( chart USA + UK + Germania, giugno-luglio-agosto )
L'ESTATE DEL 1987 Allora… il 1987… L’estate dell’anno del definitivo ritorno in Italia dei grandi concerti. Nei mesi precedenti son usciti album epocali, come “The Joshua Tree” degli U2 e “Sign O’ The Times” di Prince. Tuttavia il pop non sembra stare molto bene. La British Invasion di pochi anni prima sta sfiorendo e tra i singoli domina un pop prefabbricato, accomunato da grandi sventagliate di sintetizzatori e batterie elettroniche. In Inghilterra stiamo entrando nell’era del trio Stock, Aitken & Waterman, che con una carrellata di divetti usa e getta e marcette monocordi dominerà le charts mondiali per un paio di anni. Urge una rivoluzione, i cui primi segnali sono già nell’aria, che esploderà solo tra qualche mese: la house music sta arrivando. Intanto dall’America arrivano le mega-star multimediali, mentre la classifica degli album è presa d’assedio dal glam-metal portato avanti da band più attente al trucco e all’acconciatura dei lunghi capelli (non per nulla è stato definito hair metal...) che alla musica. Insomma, un panorama non proprio esaltante a prima vista… Anche se cercando si trovano alcune grandi perle... Whitney Houston - La megastar canterina alla conquista del mondo Dopo aver stracciato parecchi record con l’album di debutto, Whitney Houston è tornata in maggio col nuovo singolo, I WANNA DANCE WITH SOMEBODY (WHO LOVES ME), che ha preceduto la pubblicazione dell’album “Whitney”, uscito a giugno. Il piano era la dominazione globale e le è pienamente riuscito: singolo e album raggiungono il N. 1 ovunque. Il pezzo, un accorato appello in cui la cantante implora di ballare con uno che la possa amare veramente, è stato scritto da George Merrill e Shannon Rubicam, già autori di un precedente – e simile - N. 1 della Houston, “How Will I Know”. La coppia entrerà in prima persona nelle top 10 tra il 1988 e il 1989 con la zuccherosa “Waiting For A Star To Fall” sotto il nome di Boy Meets Girl. La produzione, ricca in glassa, invece è di Narada Michael Walden e rappresenta è un tipico esempio di pop/soul della seconda metà degli anni ’80: completamente privo di ogni aspetto “black”, sintetico, perfettamente assemblato e oggi tremendamente datato. Non che la cosa preoccupi la Diva, che oramai è una superstar di prima grandezza, tipica immagine della brava ragazza della porta accanto che tanto piaceva all’America dell’epoca. Whitney è la prima donna a debuttare direttamente al N. 1 della Billboard chart con un album che, per la cronaca, ha venduto più di 12 milioni di copie, piazzando ben 4 singoli al N. 1 USA (solo Michael Jackson saprà fare meglio)! Cotanto successo non è stato privo di controversie. La più importante è quella che ha visto l’album rimanere al n. 1 davanti a GIRLS, GIRLS, GIRLS dei Motley Crue, nonostante quest’ultimo avesse venduto più copie. Questo perché all’epoca, prima dell’avvio nel 1991 del sistema Soundscan, che basa le classifiche sulla rilevazione diretta dei dati delle vendite e dei passaggi radiofonici, il sistema si basava sui dati comunicati da negozi e discografici. Ovviamente, alla band glam metal con i suoi messaggi a base di sesso e violenza da fumetto (complessivamente innocui tutto sommato, ma ricordiamo che era l’America di Reagan), l’industria, impaurita dai comitati di mamme antirock (con Tippy Gore in prima linea), ha preferito la brava cuginetta di Dionne Warwick che ricordiamo, all’epoca non aveva ancora conosciuto né Bobby Brown né tantomeno i paradisi artificiali…. Certo che il tempo riserva delle belle sorprese… Ah, I Motley si rifaranno 2 anni dopo, con l’album “Dr. Feelgood” al n. 1 USA. Per la cronaca sembra che un caso analogo sia accaduto in UK nel lontano 1977, con protagonisti il “buono” Rod Stewart (che se non altro per bevute e femmine era sicuramente meno raccomandabile dell’allora virginale Whitney) e i “cattivi” Sex Pistols… Ma questa è un’altra storia… Heart - Il cuore delle sorelle Wilson soffre di solitudine in vetta Negli USA dopo Whitney arrivano in vetta gli Heart, il gruppo guidato dalle belle sorelle Wilson, Ann e Nancy (una mora e l’altra bionda). Arrivate al successo alla fine degli anni ’70 con un rock-blues dalle venature hard e dai riff travolgenti (qualcuno ricorda “Barracuda”?), le sorelle hanno tuttavia cambiato gradualmente il sound spostandosi verso un pop rock d’alta classifica dal suono un po’ tronfio che ben si addice alle radio americane della seconda metà degli anni ‘80. La drammatica power-ballad ALONE, tratta dall’album “Bad Animals”, diventa il loro maggior hit in luglio e nel mese successivo la troveremo anche nella top 3 UK. Si potrebbe definire un onesto prodotto da classifica, anche se i tempi di brani come “Crazy On You” sono ben lontani. Della loro svolta commerciale preferisco l’album del 1985, “Heart” che contiene hit come “Never” e “These Dreams” (il loro primo N. 1 USA). George Michael - Sesso in vendita E parlando di polemiche e superstar, non può mancare il buon George, che sta scalando le chart mondiali con la sua I WANT YOUR SEX, un elettro-funk in puro stile anni ’80 che non manca di scatenare controversie a causa del suo testo. George si difende dicendo che è un inno alla monogamia, ma il video, in cui il nostro flirta con la splendida modella Kathy Jeung e si diverte a scribacchiarle sul corpo col rossetto la frase "explore monogamy" (probabilmente per spiegare alla fanciulla che lui non tradiva il moroso… - poveraccio, che s’ha da fare per vendere dischi!), scatena i censori. Casey Kasem si rifiuta di nominare il brano durante l’American Top 40 Show e MTV censura il video. Tutto questo porta all’inevitabile conclusione: il pezzo arriva al N. 2 USA in agosto e vende più di 2 milioni di copie… In Europa le polemiche sono minori e il brano si assesta al N. 3 sia in UK sia in Germania. Poi George tornerà in autunno con un brano e un album nuovi. Abbiate “fede”, sarà un successo… Madonna – Chi è quella ragazza, ovvero gli intoppi della multimedialità Se “l’acquasanta” Whitney trionfa, il “diavolo” Madonna che fa? L’altra superdiva degli anni ’80, all’epoca Signora Sean Penn (matrimonio molto burrascoso che terminerà l’anno successivo), reduce dal successo globale di “True Blue” (l’ultimo hit estratto dal fortunato album, “La Isla Bonita”, si trova ancora in molte classifiche), ha già pubblicato un nuovo singolo, WHO’S THAT GIRL che luglio arriva al N. 1 in UK e al N. 2 in Germania. La canzoncina, con influenze caraibiche, segue la falsariga di “La Isla Bonita”, ed è la title track della colonna sonora del tremendo film omonimo. Se la colonna sonora è un successo, il film è invece l’ennesimo sonoro fiasco di celluloide per la cantante (eccetto in Italia, dove a seguito della storica calata in settembre l’artista acquista poteri taumaturgici e diventa in grado di operare autentici miracoli commerciali…). Non che la cosa debba crucciare particolarmente la Ciccone, dato che il suo tour mondiale, intitolato anch’esso “Who’s That Girl”, sta andando a gonfie vele. Il singolo sale rapidamente anche la USA chart, dove arriverà in vetta in agosto… Madonna come al solito fiuta l’aria e si è resa conto che negli USA sta funzionando un mix tra sonorità dance-soul e suoni latino-americani. Se Gloria Estefan ne è la versione pop-caraibica, Lisa Lisa & The Cult Jam ne costituiscono l’anima più “urban” del genere. Il 1987 è il loro anno e si portano a casa ben due N. 1 USA dal loro album “Spanish Fly”, HEAD TO TOE e la deliziosa LOST IN EMOTION. I pezzi oggi risultano un po’ datati ma comunque a mio avviso più spontanei e godibili delle produzioni della Houston realizzate nello stesso stile. U2 – Bono forse ha trovato quello che cercava Anche se il titolo del secondo N. 1 USA ( I STILL HAVEN'T FOUND WHAT I'M LOOKING FOR ) della band irlandese sembra affermare il contrario, Bono ha decisamente raggiunto l’obiettivo: l’America dopo la pubblicazione di “The Joshua Tree” è ai suoi piedi, come d’altra parte il resto del pianeta. La band nel corso dell’estate intraprende un tour mondiale trionfale, che verrà documentato dall’autocelebrativo film “Rattle And Hum” e dal doppio album “Rattle And Hum”. Proprio quell’album, troppo americano, sembra sancire la trasformazione della band in megalomane gruppo da stadio USA. Per fortuna una salutare trasferta in terra tedesca, sulle orme del Bowie berlinese, darà i suoi frutti nel ’91 (anche se una certa megalomania sarà dura a morire). Los Lobos – La resurrezione della Bamba Tra i film dell’estate americana (e dell’autunno/inverno del nostro scontento) c’è "La Bamba”, biografia romanzata de povero Ritchie Valens (Richard Steven Valenzuela), la prima star chicana del rock’n’roll, tragicamente scomparso il 3 febbraio 1959 nell’incidente aereo in cui se ne andò anche Buddy Holly (“the day the music died", come cantò Don McLean). Valens all’epoca aveva ottenuto tre successi, uno dei quali era stata la versione rock’n’roll di una canzone tradizionale messicana, LA BAMBA, risalente a più di 300 anni fa. La versione 1987 della canzone, impiegata nel film, è stata invece realizzata dai Los Lobos, una band rock tex-mex attiva da fine anni ’70, che negli anni precedenti aveva ottenuto un considerevole successo di critica con album come “How Will the Wolf Survive?”, prodotto da T-Bone Burnett. La nuova versione del brano ottiene un successo enorme, piazzandosi in vetta sia in UK che negli USA in agosto. Da noi si sentirà solo in autunno, ma il risultato non cambierà (ovvero N. 1 anche qui). Dopo un tale successo i Los Lobos sono ritornati alla loro musica, dedicandosi a sperimentazioni miscelando sonorità rock, country, e suoni tradizionali di matrice ispano-americana. Bob Seger & The Silver Bullet Band – Come ottenere l’unico N. 1 di una carriera leggendaria con un pezzo minore Arriva al N. 1 USA anche il leggendario rocker del Michigan. Si tratta dell’unico N. 1 di una carriera iniziata nel lontano 1966 e capace di regalare tra i ’70 e gli ‘80 classici del rock come “Still The Same”, “Turn The Page”, “Against The Wind” e soprattutto “Night Moves”. E come spesso accade, questo unico N. 1, intitolato SHAKEDOWN, è un brano decisamente minore e anomalo del suo repertorio (con invadenti sintetizzatori). Il suo successo principalmente è dovuto al fatto che è stato inserito nella colonna sonora del film di maggiore successo dell’estate, il mediocre “Beverly Hills Cop 2” con Eddie Murphy (in cui compare anche l’allora signora Stallone, la monumentale Brigitte Nielsen). Scritto da Harold Faltermeyer, già autore anche della colonna sonora del primo episodio, doveva essere interpretato dall’ex Eagle Glenn Frey (che aveva già interpretato per la soundtrack del primo episodio l’hit “The Heat Is On”). Alla fine Frey non era disponibile e così il pezzo è passato a Seger. Il brano è anche l’ultimo top 10 USA del rocker che comunque non deve averlo mai amato granché, dato che non l’ha neppure inserito nel suo fortunato (8 milioni di copie vendute) “Greatest Hits” del 1994. Una curiosità: anche “I Want Your Sex” compare nel film, in una scena ambientata in un locale di lap dance (che fantasia, eh?). Pet Shop Boys – Pop intelligente dalla perfida Albione Tra tante pop star USA, gli inglesi non stanno certo a guardare. Il 1987 è l’anno della definitiva affermazione commerciale e artistica del duo Tennant-Lowe, ovvero i Pet Shop Boys. Con il loro secondo album “Actually” i due mettono a segno uno degli album di pop elettronico di maggior peso degli anni ’80, e il successo del primo singolo estratto, ITS A SIN (N.1 in UK e Germania) li conferma come una delle punte di diamante della musica britannica. Autentico peana sul senso di colpa cattolico vissuto da Neil Tennant, educato in una scuola cattolica, caratterizzato da sottili allusioni all’omosessualità, questo singolo è un vero tour de force produttivo, con creazione di un imponente suono orchestrale al fine di ottenere il maggior impatto drammatico e teatrale. Non per niente i due son andati a scuola da Morricone e Badalamenti prima di realizzare l’album… Da ricordare anche il video, diretto da Derek Jarman. Per il singolo successivo i due arriveranno a rispolverare la grande Dusty Springfield, diva anni ’60 caduta in disgrazia e risorta proprio grazie a loro. Suzanne Vega – Il ragazzino del secondo piano ha qualche problema in famiglia In agosto arriva un po’ a sorpresa nella top 3 americana il singolo della cantautrice di Santa Monica (ma trapiantata subito a New York). In un momento in cui le figure femminile nel pop americano sono prevalentemente intrattenitrici (più o meno di classe…), Suzanne rappresenta la capostipite della nuova generazione di cantautrici che sta per invadere le classifiche e che comprenderà nomi come Tracy Chapman. Il suo nome oramai è ben conosciuto agli appassionati sin dal 1985, anno di pubblicazione del suo album di debutto, che includeva pezzi eccellenti come “Marlene On the Wall” e che ha conosciuto un buon successo in Gran Bretagna. In più la ragazza ha iniziato ad acquisire una discreta fama anche presso il grande pubblico americano, grazie all’inclusione nel 1986 della sua “Left Of The Center” (con Joe Jackson al piano!) nella colonna sonora del blockbuster giovanile “Bella In Rosa”. Nel 1987 pubblica l’album “Solitude Standing” che diventa immediatamente un grande successo di critica e pubblico, trainato dall’inatteso successo del singolo LUKA. Il pezzo è davvero buono, un pop-rock acustico e delicato, in cui la voce della Vega diventa quella di Luka, un ragazzino vittima di violenze in famiglia. Il tema all’epoca è ritenuto poco adatto a una canzone pop, tuttavia Suzanne riesce ad evitare tutte le trappole del caso e realizza un brano sinceramente commovente. L’album contiene anche un brano eseguito a cappella, “Tom’s Diner”. Tre anni dopo un gruppo di produttori inglesi, i DNA, lo abbinerà a una ritmica dance in stile Soul II Soul creando un hit internazionale. Bruce Willis - Quando la TV genera hit …a volte fa danni. Che diavolo ci fa Bruce Willis al N. 2 della UK chart?? Semplicemente, il corpulento ex marito di Demi Moore, all’epoca ancora dotato di capelli, star cinematografica in ascesa e affermata star televisiva grazie alla serie “Moonlighting”, è sempre stato un appassionato di musica, e in particolare di soul e R’n’B. Pertanto, sfruttando un alter ego, il cantante blues Bruno, il nostro, all’apice della fama televisiva, ha ben pensato di confezionare un album, “The Return Of Bruno” da cui sono stati tratti ben due hit da top 10, “Respect Yourself” (cover di un successo del ’71 degli Staple Singers) e UNDER THE BOARDWALK, la cover del classico datato 1964 dei Drifters, che in luglio è al N. 2 UK. Diciamo che il risultato commercialmente ha funzionato, ma che le vendite sono state dovute essenzialmente alla fama dell’interprete, dato che la cover in questione non è decisamente all’altezza dell’originale. Per una cover interessante del pezzo, vi consiglio di rivolgervi ai Tom Tom Club. Per la cronaca, Bruce ha pubblicato altri due album, ma per fortuna alla fine ha preferito dedicarsi esclusivamente al cinema. Michael Jackson – Sta tornando ed è veramente cattivo
… tenete alla larga i bambini! Ops.. Battutaccia… Torniamo seri. Cosa
fare quando il tuo album precedente (per i 3 che non lo sanno si tratta
di “Thriller”) ha venduto uno spirilione di copie? Semplice: fai un
album con lo stesso produttore (Quincy Jones) cercando di superare il
predecessore per imponenza, audacia e “cattiveria” (anche se Michael in
completino borchiato di pelle non da proprio l’idea del teppista di
strada…) Il risultato ottenuto non ha eguagliato “Thriller”, ma ha
comunque venduto 32 milioni di copie piazzando ben 5 N. 1 negli USA
(record questo rimasto ineguagliato). Come primo singolo Jacko fa uscire
una ballata, eseguita in duetto, esattamente come aveva fatto con
“Thriller”. Allora “The Girl Is Mine” con l’amico di una volta Paul
McCartney, stavolta
I JUST CAN’T STOP LOVING YOU,
eseguita con Siedah Garreth, autrice del brano e protetta di Quincy Jones. A dire
il vero l’intenzione era di duettare con Barbra Streisand, Whitney Houston o
Aretha Franklin, ma non tutte le ciambelle riescono col buco… (una
curiosità, anche il pezzo “Bad” doveva essere un duetto, con Prince, che
però rifiutò dicendo che il pezzo sarebbe stato comunque un hit a
prescindere dalla sua presenza). In ogni caso la ballata, comunque di
buona fattura, arriva al N. 1 USA e UK, mentre in Germania si deve
accontentare della seconda piazza, per colpa di una strana tizia
francese con la chioma a scopettone di nome Desireless e della sua
VOYAGE VOYAGE,
rimasta inchiodata in vetta alla classifica tedesca per
buona parte di agosto e tutto settembre… A settembre partirà anche il
tour mondiale di Jackson, che ovviamente sfracellerà ogni record
precedente. Tra le coriste del tour c’è una futura star: Sheryl Crow.
Cosa clamorosa, per la ballata Jackson non ha preparato nessun video.
Tuttavia su YouTube un suo fan ne ha realizzato uno montando una serie
di suoi video. Almeno così posso farvi ascoltare il pezzo… Debbie Gibson – Quando le teenager pens(av)ano Negli USA uno dei nomi nuovi che stanno esplodendo nelle charts è quello di Debbie, una sedicenne che diventa rapidamente l’idolo delle teenagers americane. La ragazzina è la classica biondina acqua e sapone made in USA, per cui le mamme approvano, e arriverà a piazzare ben quattro singoli in top 5 dall’album di debutto “Out Of The Blue”, compreso un N. 1, “Foolish Beat”. Attualmente è in classifica con il suo primo singolo, ONLY IN MY DREAMS, un pezzettino dance-pop molto facile ma contagiosissimo (non nascondo che mi è sempre piaciuto). La sorpresa è che la ragazzina scrive sia musica sia testi delle canzoni, tanto da farle guadagnare l’appellativo di Billy Joel dei teenagers. La carriera di Debbie procede senza intoppi per altri 2-3 anni, poi le vendite iniziano a calare con il passaggio del pubblico verso sonorità diverse. La ragazza allora cambia piazza e dal 1992 partecipa ad alcuni musical di Broadway e del West End. Parallelamente alla carriera teatrale, incide ancora dischi e recentemente è ricomparsa in Tv grazie alla versione USA di “Pattinando con le stelle”. Ah, nel 2005 la ragazzina acqua e sapone, oramai cresciuta, ha mostrato le tette in un numero di Playboy (beccatevi queste mamme antirock anni ’80!). Terence Trent D’Arby – Il fascino discreto della modestia Al N.1 degli album Gran Bretagna c’è invece un tizio che si è autoproclamato un genio della musica dicendo che il suo album di debutto è migliore di “Sgt. Pepper”. A dire il vero qualcuno pure arriverà a credergli, vista la qualità del suddetto album, che tutt’oggi regge bene, anche se un po’ penalizzato da certa produzione dell’epoca. Stiamo parlando di Terence Trent D’Arby, che dopo aver debuttato con il gioioso singolo soul “If You Let Me Stay”, arriva al N. 4 UK con WISHING WELL. Il pezzo, un funk-soul minimalista molto contagioso, arriverà nel 1988 al N. 1 USA. Dall’album, che vende un milione di copie in una settimana, vengono estratti altri due grandi hit. Gli album successivi, più sperimentali, non hanno replicato il colpo, pur vendendo in discrete quantità. Passati i giorni da pop star, Terence ha anche sostituito per un breve periodo il povero Michael Hutchence come cantante degli INXS… Libero da contratti con case discografiche, ora pubblica album, disponibili solo tramite il suo sito web, con il nuovo nome di Sananda Maitreya. Rick Astley – Inizia la pioggia di meteore dalla galassia Stock, Aitken & Waterman Solo pochi anni prima il pop britannico, rinvigorito dalla New wave, aveva conosciuto una fioritura clamorosa, dando il via alla cosiddetta seconda “British Invasion”, complice anche un’attenzione per il nuovo mezzo di comunicazione, ovvero il video musicale. Proprio nel 1987 il pop di matrice inglese va incontro a un’involuzione da cui si tirerà fuori solo anni e anni dopo. La differenza sta nel fatto che le band dei primi anni ’80 si sceglievano i produttori, mentre ora sono i produttori a scegliere i cantanti… E si parla in particolare di un famigerato trio di produttori, ovvero Stock, Aitken & Waterman, artefici di un pop da batteria, caratterizzato da basi ritmiche preregistrate e drammaticamente simili l’una all’altra. Davanti, a cantare le loro marcette (alcune – poche - a dire il vero dotate di melodie accattivanti e riuscite) il nefasto trio recluta una serie di belle faccine, sprecandone a volte in modo spudorato il talento. Il trio aveva già curato la produzione di alcuni grandi hit Hi-NGR nei primi anni ’80, tra cui la memorabile “You Spin Me Round” dei Dead Or Alive, il loro primo N. 1 UK. Tuttavia è proprio nel 1987 che i tre creano la formula che caratterizzerà tutti i loro prodotti di fine anni ’80. Già in primavera hanno riassaporato la vetta della UK chart con “Respectable” delle sorelline Mel & Kim. E ora è il turno del rosso chiomato Rick Astley, il cui singolo di debutto NEVER GONNA GIVE YOU UP, arriva al N. 1 britannico in agosto, rimanendovi per 5 settimane (il singolo più venduto dell’anno oltremanica). Di lì a poco diverrà un hit mondiale (nel 1988 arriverà al N. 1 anche negli USA). Il pezzo è divertente e Rick sa cantare e ha una voce potente, tuttavia il materiale che il trio gli fornirà per assemblare il suo primo album sarà una serie di copie carbone di questo primo hit, sciupando così ogni possibilità di fare di lui una figura artisticamente più completa e duratura. L’album conterrà anche una cover di “When I Fall In Love”, brano portato al successo da Nat King Cole. La voce di Rick non sfigura, anche se la produzione appare grossolana. Rick cercherà di sottrarsi al trio di produttori-padroni e alla fine ci riuscirà, tuttavia non riuscirà più a riagguantare il successo, anche a causa dei mutati gusti del pubblico. E il diabolico trio? Beh, ha altre frecce al proprio arco: Kylie Minogue (che faticherà non poco a levarsi il marchio infamante SAW), Jason Donovan, Bananarama (da “Venus” in poi), London Boys, Sonia… Solo nell’estate 1987 i tre piazzano altri hit: FLM per Mel & Kim, I HEARD A RUMOUR delle Bananarama (futuro N. 4 USA) e soprattutto Sinitta, cuginetta di Amii Stewart, che proprio in agosto arriva al N. 4 UK con l’orripilante TOY BOY (niente paura, visto che la volete ascoltare a tutti costi ve l'abbiamo linkata), prodotta (e si sente) dai tre (in confronto alla quale, il pezzo di Astley è un capolavoro di raffinatezza). E proprio nell’estate 1987 mette pure a segno un hit a proprio nome, con “Roadblock”, che poi è stato campionato dal pezzo che spodesterà Rick Astley dal N. 1: il pezzo si intitola “Pump Up The Volume” e da allora le cose (nel bene e nel male, a seconda dei punti di vista) non saranno più le stesse… New Order – L’estasi della vera fede arriva da Manchester In agosto arriva al n. 4 della UK chart uno dei migliori singoli dell’anno e, probabilmente, del decennio. Il singolo in questione è TRUE FAITH e riporta il quartetto di rock alternativo elettronico di Manchester nelle parti alte delle classifiche definendo alla perfezione lo stato dell’arte della musica elettronica dell’epoca. Scritto come inedito per la raccolta “Substance 1987”, il brano riuscirà anche a penetrare l’ostica Top 40 Americana grazie al memorabile video surreale diretto da Philippe Decouflé, geniale coreografo e scenografo anche della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Albertville (1992). Questo nonostante il testo accennasse alle droghe (secondo alcuni parla proprio della nuova droga che all’epoca si stava diffondendo nei club britannici, ovvero l’ecstasy). I New Order godono di un punto di osservazione privilegiato sulla materia, in quanto all’epoca proprietari, con la Factory Records, del club The Haçienda, storico locale di Manchester nato nel 1982, il primo a suonare house music fuori dagli States nel 1986. Il locale è destinato a diventare la culla dei movimenti musicali che caratterizzeranno la scena inglese di fine anni ’80: l’acid house (versione britannica della house music americana) e quella geniale mescolanza tra rock alternativo, funk, psichedelia e ritmiche house che verrà definita “Madchester”, in onore della città in cui è nato. Ma ne parleremo un’altra volta… The Smiths – Tutte le cose belle son destinate a finire Una notizia sconvolge la stampa musicale britannica in agosto: il chitarrista John Marr, autore dei riff inconfondibili che caratterizzano il sound della band di maggior culto degli anni ’80, ha lasciato gli Smiths. In realtà Marr e Morrissey erano orami ai ferri corti da tempo. In settembre uscirà quindi l’ultimo album della band “Strangeways Here We Come”, preceduto dal delizioso singolo GIRLFRIEND IN A COMA. I tentativi di rimpiazzare Marr infatti son destinati a falire e alla fine gli Smiths cessano di esistere, lasciando Moz libero di intraprendere una fortunata carriera solista che sta tuttora procedendo brillantemente. Marr invece ha intrapreso una serie di collaborazioni con il gotha del pop rock alternativo internazionale (l’ultima con i Modest Mouse, risale a quest’anno – il 2007 intendo), formando, tra l’altro, con Bernard Sumner dei New Order e Neil Tennant dei Pet Shop Boys, il supergruppo Electronic nel 1989.
DI TUTTO, DI PIU' In Inghilterra, va piuttosto bene anche una versione pop (un po’ tanto slavata a dire il vero), del cosiddetto blue eyed soul, ovvero il soul bianco. A portarlo nelle classifiche sono numerosi gruppi. L’estate vede buoni piazzamenti per i Curiosity Killed The Cat con MISFIT, per SWEET LITTLE MISTERY dei Wet Wet Wet, e per il duo scozzese Hue & Cry, con la travolgente LABOUR OF LOVE (il loro unico top 10). Anche vecchie glorie dei primi anni ’80 come gli ABC, ormai ridotti al duo Martin Fry e Mark White, piazzano un titolo di questo genere con WHEN SMOKEY SINGS (N. 11), pezzo che ricorda molto il northern soul britannico, dedicato alla leggenda soul americana. Il pezzo diventerà anche un top 5 USA. E proprio il grande Smokey Robinson arriva in luglio al n. 8 USA con JUST TO SEE HER, un pezzettino senza infamia e senza lode, ma che se non altro permette di apprezzare ancora una volta la sua leggendaria voce di velluto. Intanto in UK arriva in agosto al N. 2 un pezzo già noto alle platee italiane: CALL ME di Ivana Spagna, dimostrando ancora una volta l’enorme successo internazionale della dance italiana. Gli inglesi avevano resistito stoicamente di fronte ad “Easy Lady” (grande hit continentale) ma son caduti di fronte al nuovo lavoro della nostra, che comunque è piuttosto simile al precedente. Si segnala inoltre l’arrivo nella top 5 britannica del pezzo dei titoli di testa del nuovo 007. All’epoca James Bond era interpretato per la prima volta da Timothy Dalton, e questa THE LIVING DAYLIGHTS è stata realizzata dagli A-ha. Il trio norvegese sembra non sbagliare un colpo dai tempi di “Take On Me” e anche questo pezzo si arrampicherà rapidamente nelle charts europee, nonostante la genesi tribolata con beghe in sala di incisione col compositore John Barry. Arriva invece nella top 10 USA la bella SOMETHING SO STRONG dei Neozelandesi Crowded House, reduci dal successo planetario della splendida “Don’t Dream It’s Over”, quest’ultima poi massacrata poi da Venditti col titolo “Alta Marea”. E parlando di cover, un altro hit dall’Oceania approda in top 10 su ambo le sponde dell’oceano. Si tratta degli australiani Pseudo Echo e della loro cover synth pop di FUNKY TOWN dei Lipps Inc. Molto meglio l’originale. Tra i maggiori hit del periodo ci sono due pezzi R’N’B che indicano come il genere si stia incartando pericolosamente. Arriva al n. 1 USA e al N. 4 UK la ballatona ALWAYS degli Atlantic Starr, gruppo nato alla fine degli anni ’70, che ha come marchio di fabbrica un R’N’B levigato e suadente tipico dell’epoca. Produzione raffinata senza dubbio, ma standardizzata e da sconsigliare ai diabetici. Al N. 4 negli Usa invece arrivano i The System (DON'T DISTURB THIS GROOVE), ovvero Mic Murphy e David Frank, rappresentanti di un soul-funk leggero leggero, elettronico, condito di cascate di tastiere e batterie elettroniche che tanto è in voga in questo periodo. Il duo non replicherà più il colpo, tuttavia Murphy otterrà delle buone soddisfazioni come autore per altri artisti. “Genie In A Bottle” di Christina Aguilera è scritta da lui (pertanto sicuramente non rischia di morire di fame…). Intanto in Germania, oltre alla già citata Desireless, vanno citati alcuni prodotti tipicamente continentali, come gli australiani trapiantati in Germania The Other Ones, la cui HOLIDAY, pezzettino tipico dell’epoca con cascate di fiati synth, sta diventando un hit di considerevoli proporzioni. Grande successo in terra tedesca ottiene anche Billy Idol in versione acustica con SWEET SIXTEEN, N. 2 in luglio. Nel pezzo, che raggiunge anche le top 20 USA e UK, l’artista inglese flirta con sonorità country rock. Non è affatto male, ma io preferisco il simpatico truzzo ossigenato in versione elettronico-elettrica… Comunque per il biondo dal ghigno diabolico sta arrivando un autunno d’oro… E vi propino anche l’hit GUTEN MORGEN LIEBE SORGEN di Jürgen von der Lippe, popolare star televisiva tedesca, arrivato al N. 3.
USCITE CHIAVE In questo periodo vengono pubblicati album diversissimi, considerati tuttavia tra i più importanti della seconda metà del decennio. “Appetite For Destruction” dei Guns’N’Roses deriva dal glam metal per distruggerlo, recuperando la rozzezza del suono anni ’70. L’album esploderà solo dopo un anno, arrivando a vendere qualcosa come 25 milioni di copie (!), quando la fama del gruppo, alimentata dal carisma dei componenti (su tutti il cantante Axl Rose e il chitarrista maestro dei riff Slash), da comportamenti a base di sex, drugs & rock’n’roll, da controversie legate anche alla copertina dell’album e da concerti travolgenti avrà raggiunto vertici epocali. Eccovi a titolo di esempio una versione live di WELCOME TO THE JUNGLE Sul versante del rock da stadio più commerciale, bisogna citare l’uscita di “Hysteria” degli inglesi Def Leppard, che dopo alcune tragedie (il batterista Rick Allen ha perso un braccio in un incidente), con la produzione del mago dell’hard rock Mutt Lange, hanno piazzato più di 12 milioni di copie solo negli USA. Eccovi il rockazzo ANIMAL, il primo estratto, top 10 nel Regno Unito in agosto… PAID IN FULL di Eric B & Rakim è invece salutato come uno degli album più influenti della storia dell’hip hop. Il lavoro possiede quello che oggi l’hip hop sembra aver perduto: è inventivo, geniale e intelligente. L’ironica title track è diventata un pezzo di culto, grazia anche al leggendario remix ad opera dei Coldcut, ma l’album contiene anche altre gemme come I KNOW YOU GOT SOUL che campiona brillantemente “I Want You Back” dei Jackson 5. Esce anche “Darklands”, il secondo album dei Jesus & Mary Chain, la band alternativa scozzese che ha influenzato in modo significativo la produzione alternativa successiva stabilendo i canoni del suono indie: feedback e distorsioni su melodie orecchiabili cantate con voci sognanti. Il nuovo album tuttavia è una sorpresa, andato via il batterista Bobby Gillespie, che nel frattempo ha formato un’altra band di culto, i Primal Scream, questo album fa uso di chitarre acustiche e batterie elettroniche, evitando i feedback che caratterizzavano il primo lavoro. Il cambiamento è comunque ben accolto dai fan e l’album si piazza nella top 5 britannica. APRIL SKIES è il singolo estratto. Alla prossima, tra quindici giorni, quando parleremo di classifiche invase dalla disco music e dell'ascesa di una nuova onda... Marco (aka ilgmk) Fare clic qui per inserire un commento a questa monografia.  
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