Il Tradimento
di Cinzia Perazzolo & Maurizio Targa


TRADIMENTO: senza dubbio uno dei temi più frequentati nel mondo della musica, italiana e non, leggera e non. Dove c'è una canzone spesso c'è amore e dove c'è amore, ahimè, molto spesso c'è tradimento.

E, visto che da qualche parte devo pur cominciare, è bene chi io cominci da un autore "maggiore", un autore che ha profondamente segnato il corso della musica leggera italiana e che, guarda caso, è quello che amo di più e che mi accompagna fin dall'età preadolescienziale: Claudio Baglioni.

E' quasi inutile sottolineare quanto e come il tema dell'amore sia stato centrale per il cantautore romano che, con gusto e grande sensibilità, ha descritto questo sentimento senza mai preoccuparsi di poter sembrare banale, "dipingendo" canzoni con i colori del cuore perché proprio al cuore erano rivolte.

Ed è proprio in una delle sue prime prove che Baglioni affronta, forse audacemente per i tempi, il tema del "Tradimento" con la canzone SIGNORA LIA, inaugurando un filone che sarà più tardi ripreso anche dall'esordiente Sandro Giacobbe, quello delle "signore", cioè delle donne sposate che, per motivi non totalmente chiari, si lasciano andare per un momento, forse per ritrovare emozioni da tempo dimenticate nella soffitta dei sentimenti.

In Signora Lia il tradimento è esplicitato fin dalla prima strofa:
Signora Lia stasera stai con tuo marito,
sta' tranquilla che non sa,
non sa che l'hai tradito

Il senso di colpa pesa sulla coscienza della signora che riconosce totalmente il suo errore, ritrovandosi ancora innamorata del marito:
ma stasera che hai capito di amare solo lui,
senti che hai sbagliato troppo ormai

Il dolore è anche solitudine, il marito non è in grado di aiutarla o forse, troppo ferito, si rinchiude nella disarmante quotidianità della vita:
Signora Lia stasera piangerai da sola...
gli hai negato anche il tuo cuore senza una parola
e ora che vorresti che parlasse un po' con te,
lui legge il giornale e pensa a sé

L'avventura di Lia è stata solo sogno impossibile, nato forse dal bisogno di una vita diversa:
Signora Lia l'amore ti ha giocato,
sai che ci fai di un sogno mai avverato

è stato il suo stesso sogno a tradirla e di questo si deve rassegnare:
Signora Lia se tu vai via,
non troverai niente per te

Ed è proprio attraverso il recupero della quotidianità coniugale e della sincerità che è possibile riavvicinarsi per provare insieme ad andare avanti:
prova a dirgli che con l'altro è tutto finito
lava i piatti, asciuga il viso, non ci pensare più,
corri, siedi e accendi la tv

Il quadretto descritto da Baglioni rappresenta forse una realtà un po' provinciale e chiusa, i personaggi, non certo di spessore, appartengono alla categoria dei mediocri e potrebbero far pensare ad un Guido Gozzano post-litteram ma, senza dubbio, il risultato del giovane cantautore ha il pregio della grande immediatezza, sostenuta un tono leggero e pacato che permette all'ascoltatore di immedesimarsi senza alcuna fatica nella Roma dei piccoli quartieri.

E dopo l'impersonale Signora Lia, un po' più avanti nel tempo, nel '72, Baglioni tornerà ad affrontare il tema del tradimento questa volta, però, in prima persona. QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE viene concepito non come un 33 giri composto da vari pezzi ma come un'unica lunga storia, la storia appunto di un amore.

C'è un po' di tutto: una manifestazione in Piazza del Popolo a Roma, la rissa improvvisa, la corsa al riparo in un bar e l'incontro con lei, all'apparenza spregiudicata, carina e intrigante. Approcci, battibecchi e altro fino ad arrivare all'amore vero, quello che cambia la vita, che fa rinunciare alla libertà... assolutamente inesprimibile. Dal brano Con tutto l'amore che posso:
Ma che gli hai fatto tu a quest'aria che respiro
e come fai a starmi dentro ogni pensiero?
Giuralo ancora che tu esisti per davvero

La magia si interrompe all'arrivo della Cartolina rosa, il saluto alla stazione, l'attesa della prima licenza. Ed è proprio durante una licenza che il "soldato innamorato" si scontra con la cocente delusione del tradimento. Il teatro è quello di Porta Portese, famoso mercatino romano, pittoresco e ridanciano, assolutamente stridente rispetto ai sentimenti che, di lì a poco, riempiranno l'animo del nostro autore.
Quella lì non è possibile che è lei insieme a un altro.
Non è certo suo fratello quello
e se 'è scelto proprio bello
ci son cascato come un pollo io

I pensieri si confondono, stupore e sgomento, orgoglio ferito e dolore, in un'inarrestabile girandola di sensazioni (Quanto ti voglio):
Cosa ho fatto nella testa una musica che mi fa diventar matto

I ricordi si riaffacciano taglienti alla finestra della memoria:
e rivedo in un attimo un bar, una strada e una chiesa

Grande il senso di impotenza di fronte a quel sentimento che, comunque, è vivo più che mai:
ma io ti voglio, quanto ti voglio
e non posso a fare a meno di te,
di ieri, dei tuoi grandi occhi chiari

e rivendica il suo inesorabile bisogno di possesso, totale e assoluto:
Io ti voglio, quanto ti voglio
e non me ne importa niente di ciò che hai fatto
se ci sei stata a letto tanto il tempo aggiusta tutto

Ed è amore ma ovviamente anche odio:
Io ti odio, ti odio, ti odio,
ma perché sei tanto bella
ti odio perché non scompari,
perché non ti uccidi
e perché ti voglio tanto io

Il "piccolo grande amore", quello che ha fatto sognare tante generazioni, la mia compresa, finisce così, schiacciato dal peso del tradimento, nella solita Roma un po' "borgatara", sui versi di un giovane cantautore allora davvero "romantico".

E continuando la nostra romantica passeggiata tra i "grandi" della canzone italiana, che hanno affrontato "classicamente" la tematica del tradimento, è assolutamente inevitabile l'incontro con un maestro: Lucio Battisti. Sarebbe goffo e inutile soffermarsi ad introdurre il personaggio Battisti insieme al suo "alter ego" Giulio Rapetti, in arte Mogol; diventa quindi più facile e divertente passare subito a descrivere quante volte e con quali modalità il tema del tradimento sia stato messo in musica nelle indimenticabili ed indimenticate melodie di uno dei più amati artisti della musica leggera italiana.

29 settembre è un brano del 1967 che inaugura la collaborazione tra Battisti e l'Equipe 84. E' una prova di portata decisamente innovativa, che propone il tema del tradimento in una cornice realistica, vedi la precisazione temporale, dove, dentro ad uno scenario di vita quotidiana, si realizza l'imprevedibile:
Seduto in quel caffè io non pensavo a te...
...poi d'improvviso lei sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei
quasi come se non ci fosse che lei

E' come un puzzle di tanti attimi, la città, il ristorante, la discoteca e poi a casa, in una girandola di continue e nuove emozioni. Il secondo riferimento temporale

Giornale radio: oggi 30 Settembre

arriva preciso, quasi come una cesura tra quell'incantato momento di incoscienza e la consapevolezza di un sentimento consolidato e presente:
Mi son svegliato e
e sto pensando a te
ricordo solo che,
che ieri non eri con me...
...parlo, rido e tu, tu non sai perché

La storia d'amore è destinata a durare, secondo un modello un po' retrogrado che vede il maschio "felice e vincente" e la femmina, ahimè, "becca e contenta".

Tutt'altro tipo di figura femminile è invece quello descritto nel brano, ancora del 1967, Non è Francesca.

L'ignaro "becco e contento" è, questa volta, il maschio, pronto a giurare sulla fedeltà dell'amata e a non rassegnarsi nemmeno di fronte alla più spietata evidenza. L'attacco va subito ad esplicitare questo tentativo, quasi commovente, di negazione della realtà:
Ti stai sbagliando chi hai visto non è, non è Francesca...

E sarà quindi un continuo tentativo di affermare verità ritenute disperatamente certe:
Lei è sempre a casa che aspetta me, non è Francesca...

Nemmeno ipotizzabile l'ombra di un'altra figura maschile:
Se c'era un uomo poi, no, non può essere lei...

Ed il motivo è semplice, chiaro, ancora una volta assoluto:
Francesca non ha mai chiesto di più,
chi sta sbagliando son certo sei tu,
Francesca non ha mai chiesto di più perché lei vive per me

Certo qualche segnale potrebbe creare l'equivoco:
Come quell'altra è bionda però, non è Francesca,
era vestita di rosso, lo so, ma non è Francesca

Anche la fisicità di Francesca è da ritenersi inviolabile:
Se era abbracciata poi, no, non può essere lei

Tenera e struggente è la storia di quest'uomo ridicolo.

La donna - diavolo torna a farsi angelo solo nei sogni e in uno dei pezzi "cult" della storia della musica italiana: Mi ritorni in mente.
...un angelo caduto in volo,
questo tu ora sei,
in tutti i sogni miei
come ti vorrei

Mi ritorni in mente rimane scolpita nell'immaginario collettivo proprio per quel brusco passaggio, ampiamente sottolineato dalla melodia, che rappresenta l'inequivocabile spia dell'imminente fine:

Ma c'è qualcosa che non scordo
quella sera, ballavi insieme a me
e ti stringevi a me
all'improvviso, mi hai chiesto
lui chi è lui chi è
un sorriso e ho visto la mia fine sul tuo viso,
il nostro amor dissolversi nel vento
ricordo sono morto in un momento

E anche noi non possiamo fare altro che ricordare quante volte, per amore, stupidità, immaturità o altro, abbiamo creduto di morire, sul serio, anche per un solo momento.


Intervento di Maurizio Targa
Un cenno merita senz'altro anche il pentito Riccardo Fogli nell'arcinota Tanta voglia di lei, il quale si sveglia di soprassalto dopo aver concupito la sua conquista occasionale, e viene assalito dai sensi di colpa:
Mi dispiace di svegliarti
forse un uomo non sarò
ma ad un tratto so che devo lasciarti
tra un minuto me ne andrò

Ma, quello che dubitava di essere "un uomo", scopre improvvisamente in sè un inappagabile appetito sessuale, chiedendosi:
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà

Ma lui, chi se no? Inoltre, diciamo la verità, ormai è proprio infastidito da quell'estranea accanto a sè nel letto, e, con scarso tatto, la congeda definendola "strana" e "amica" a sottindendere che quel loro accoppiamento è stato del tutto casuale e non avrà un seguito, nonchè spiattellandole in faccia che fra lei e sua moglie (?) non c'e' proprio paragone:
strana amica di una sera
io ringrazierò
la tua pelle sconosciuta e sincera
ma nella mente c'e' tanta tanta voglia di lei

Davvero poco gentleman, questo Riccardo!

Ancora più odioso, però, risulta a mio parere Venditti, in un altro genere di tradimento, se possibile peggiore. Analizziamo infatti Sara, una delle sue canzoni più popolari, che nasconde un fondo di indifferenza e cinismo davvero insoliti.

Dopo averla invitata ad accendere il motorino, andare a scuola, ecc., le ricorda che aspetta un bimbo, suo naturalmente. All'inizio, quello che sembra un padre amorevole:
mentre dormivi l'ho sentito respirare
mentre dormivi gli batteva forte il cuore

rivela la sua indole pilatesca lavandosi le mani di fronte alle sue responsabilità:
se avessi i soldi ti porterei ogni giorno al mare
se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore
ma Sara mi devo laureare

Caspita, e dove vuole arrivare allora, signor Venditti? E poi, non è un pò troppo comodo?
ma forse un giorno ti sposerò

ne dubitiamo, visto che poi afferma che:
tu non sei più sola
il TUO amore gli basterà
il TUO bambino se ci credi nascerà

Sembra prendere le distanze dalla povera Sara e dal piccolo, e si permette di sparlare pure della mancata suocera con malcelata ironia:
ma forse un giorno ti sposerò
magari in Chiesa
dove tua madre sta aspettando per poter piangere un po'

Cattivello 'sto neo papà!

Altro excursus sul tradimento visto dall'inossidabile Gianni nazionale (mi riferisco a Morandi, ovviamente). Tre classici esempi del "machismo" imperante negli anni '60 e dello stereotipo, tanto per citare la simpatica Cinzia, del lui super gallo e della lei "becca e contenta". Nella prima, la celeberrima In ginocchio da te, il nostro attacca dicendo:
Ritornerò in ginocchio da te
l'altra non è, non è niente per me

accompagnando il "niente" con un gesto di disprezzo ed un tono di repulsione che avrà fatto la felicità della malcapitata amante, immaginiamo.

Nella successiva e non meno famosa Non son degno di te, Gianni dimostra che la lezione non gli è bastata, e che il vizietto delle corna deve essere proprio irreversibile, visto che prima ammette che:
Non son degno di te
non ti merito più

ma subito minaccia:
ma quando la sera tu resterai sola
ricorda qualcuno che amava te

quindi si autoassolve dicendo che:
al mondo no non esiste nessuno che non ha sbagliato una volta

Per cui, tutto superabile. E non finisce qui, in quanto in un'altra canzone, un pò meno nota ma pur sempre un successo, Capriccio, insiste e asserisce che:
Per un capriccio non si può
far morire questo amor
rovinare un'esistenza

e, spocchioso:
sì mi perdonerai lo so
mi vorresti odiare ma
il tuo amore è troppo grande

sbeffeggiando quasi la povera innamorata. Chissà se a parti invertite l'intramontabile Gianni sarebbe stato così sportivo!

Si è già incontrato il tradimento visto dalla straordinaria coppia Mogol-Battisti, attraverso l'ottica del tradito (Non è Francesca) e del traditore (29 settembre). Assai gustosa è anche la cronaca fatta dall'aspirante cornificatore, al quale però il sopraggiungere quanto mai inopportuno della partner ufficiale rompe letteralmente le uova nel paniere e manda a monte la tanto agognata scappatella erotico-sentimentale.

Mi riferisco ovviamente alla godibilissima Innocenti evasioni, nella quale il maldestro latin lover confida che:
Il giradischi le luci rosse e poi
champagne ghiacciato e l'avventura può iniziare ormai
immaginando mi siedo vicino a qualcuno
stasera arriva qualcuno
sorrido intanto che fumo

che ci catapulta in un'atmosfera di alcova e peccato e ci fa immaginare quanti e quali sotterfugi abbia dovuto architettare il nostro per organizzarsi una "botta di vita" di questo tipo. Ma, accidenti, invece...
ma come mai tu qui stasera
ti sbagli sai non potrei
non aspettavo ti giuro nessuno
strana atmosfera, ma cosa dici, mia cara
non sono prove no no no
un po' di fuoco per scaldarmi un po'
e poca luce per sognarti no

giura e spergiura che tutta quella messinscena era per lei, suo unico, ufficiale e indiscusso amore, tanto che, il Giuda...
siediti qui accanto anima mia
ed abbandona la tua gelosia se puoi
combinazione ho un po' di champagne se vuoi AMORE

Che sfacciato!! Ma come non provare simpatia per questo maldestro playboy casareccio, quando poi la mancata amante suona alla porta e lui, Fantozzi ante litteram, balbetta:
chi puo' bussare a quest'ora di sera
sarà uno scherzo o un amico o chi lo sa
no non alzarti chiunque sia si stancherà AMORE
come sei bella AMORE
(ho ancora un brivido al cuore!!!)

Una delle canzoni più gustose ma così vere, nell'imbranataggine del protagonista, che pure ci appare così vicino tanto da farci sembrare di averlo vissuto, quest'abbozzo di avventura.

Giugno 1970: è l'inizio della collaborazione tra Bruno Lauzi e Mogol-Battisti che porterà a risultati decisamente convincenti e a canzoni di grande impatto come E penso a te. Il brano nasce come semplice lato B di Mary oh Mary ma diventa quasi subito un classico della musica leggera italiana e verrà in seguito più volte interpretato da altri artisti.

La struttura melodica del brano si presenta attraverso una modalità relativamente semplice e il testo segue il medesimo schema lineare e discorsivo, proponendo una sorta di dialogo a due livelli: quello diretto del protagonista con la nuova compagna e quello interiore dello stesso con un'altra lei da poco perduta. Il tradimento non viene interpretato secondo i canoni classici, ma è il vero e proprio tradimento del cuore o, per meglio dire, qui è l'amore a tradire l'amore.

Rigorosamente in prima persona, l'intero testo si pone come una sorta di breve film, con tanto di dialoghi in diretta, in cui appare uno spaccato, piuttosto preciso, della vita del protagonista e dei suoi sentimenti:
Io lavoro e penso a te,
torno a casa e penso a te,
le telefono e intanto penso a te

Ogni attimo della giornata viene scandito da un unico pensiero ricorrente, sempre lo stesso, quasi uno stillicidio:
Come stai?
e penso a te
Dove andiamo?
e penso a te,
le sorrido, abbasso gli occhi
e penso a te

I pensieri si accavallano fino ad esplodere in un'accorata e disarmante confessione interiore:
Non so con chi adesso sei,
non so che cosa fai,
ma so di certo a cosa stai pensando.

E' un evidente caso di amore impossibile:
E' troppo grande la città
per due che come noi,
non sperano però se stan cercando.

Ma la realtà torna subito in primo piano:
Scusa è tardi e penso a te
Ti accompagno e penso a te
Non son stato divertente e penso a te

La giornata si chiude così com'era iniziata e la notte sicuramente non porterà il giusto consiglio:
Sono al buio e penso a te,
chiudo gli occhi e penso a te,
io non dormo e penso a te.

Ancora il 1970. Sull'onda dei grandi successi di quell'anno e dell'anno precedente, la Ricordi pubblica una sorta di "raccolta" che contiene gli ultimi quattro singoli di Battisti e altri brani meno recenti. Nasce così un LP destinato a rimanere, perdonate la banalità, una pietra miliare della musica leggera italiana.

Qui è interessante analizzare un brano che porta nel titolo, ancora una volta, un nome di donna: Anna. Il testo, marcando una linea di decisa modernità, propone una sorta di dialogo "in presa diretta" tra l'autore e un anonimo interlocutore. A guardar bene, quello che alla fine risulta, è un lungo monologo, in cui si alternano momenti di lucida ragione e infiniti spazi di irrazionalità, in cui il cuore altro non può che esternare i suoi irrealizzabili desideri.
Hai ragione anche tu, cosa voglio di più,
un lavoro io l'ho, una casa io l'ho,
la mattina c'è chi mi prepara il caffè, questo io lo so,
e la sera c'è chi non sa dirmi no
cosa voglio di più, hai ragione tu...

Lo scenario ci presenta la vita di un uomo normale, con un lavoro e una moglie pronta a soddisfare ogni richiesta, secondo i precisi canoni dell'epoca. Apparentemente tutto questo potrebbe bastare a rendere felice un uomo. Ma esiste un "di più". Ed è in quel nome di donna.
cosa voglio di più, cosa voglio
Anna...
voglio Anna

E la forza di questo desiderio è tanta e tale da riuscire ad annullare quell'immagine di "uomo-macho" tanto cara agli autori anni '70:
Non hai mai visto un uomo piangere
apri bene gli occhi sai perché tu ora lo vedrai
se tu non hai mai visto un uomo piangere ...guardami

Ebbene sì, anche un uomo piange per amore. Un uomo normale che ha trovato nella trasgressione orizzonti forse mai considerati. Un uomo normale che, insieme ad una donna, ha scoperto se stesso:
Ho dormito lì, tra i capelli suoi,
io insieme a lei ero un uomo.

E questa donna, il cui nome è diventato intenso quanto il culmine della passione, sa lasciarsi andare alla propria femminilità e al proprio desiderio senza paura:
Quanti e quanti sì, ha gridato lei
quanti non lo sai
ero un uomo

Fuori da questa alchimia non c'è spazio per la felicità. Questa sembra essere l'amara conclusione del nostro autore.
Cosa sono ora io? Cosa sono mio Dio?
Resta poco di me, io che parlo con te di...
Anna...
voglio Anna...

E se provassimo a pensarci su?


Intervento di Bradipo61
Sono già state citate molte canzoni di Battisti sull'argomento, ma mi piace ricordarne ancora due. Pare proprio che a Lucio il tema del tradimento ispirasse particolarmente. Una è Le tre verità, sempre dei primi anni 70; meno nota di altre, ma particolarmente interessante perché fornisce le diverse versioni dei 3 protagonisti: la "fedifraga", il "tentatore" e il "cornuto". I primi due tentano di giustificarsi e si incolpano a vicenda:
Colpa sua, colpa sua,
La sua forza è stata ancora più forte della mia volontà
E l'innocente pagherà
Delle false lacrime ora berrai
Quello che dice lei non è verità
La sua dolcezza è stata ancor più forte della mia onestà

Il terzo non sa chi accusare, ma in fondo non gli importa neanche: dopo tutto, cosa cambia per lui? Chiede solo di essere lasciato in pace.
So solo che di tutti e tre uno soltanto morirà
Lei era mia non è più mia ora di chi è?
Andate via, andate via!

Il tutto con un sottofondo musicale arpeggiato che sottolinea il dramma della situazione. Qualche anno dopo, in Nessun dolore un Battisti cresciuto e smaliziato affronta la faccenda con un ammirevole sangue freddo:
Ti sei innamorata, cosa c'è che non va?
Io dovrei perciò soffrire da adesso
Per ragioni ovvie di orgoglio e di sesso
E invece niente no, non sento niente no,
Nessun dolore.

E dopo aver espresso la sua indifferenza, continua elencando i difetti della traditrice, come a dire che se lo aspettava e per lui è stata una liberazione:
Quella fragile eterea coerenza
Di bambina senza troppa pazienza
Tutte le occhiate maliziose che davi
Erano semi sparsi al vento, qualcosa che perdevi

Sta bluffando? Probabilmente sì. Ma non dà più alla traditrice la soddisfazione di vederlo disperato. Della stessa canzone, Mina inciderà in seguito una versione (ovviamente al femminile) ancora più ironica e graffiante, che termina con una bella risata in faccia al traditore. Se poi si tratti di un riso spontaneo o forzato, questo sta all'interpretazione che ne vuol dare l'ascoltatore.

Anche lasciando da parte Battisti e altri grandi, il tradimento nella canzone italiana è un tema così diffuso che non c'è che l'imbarazzo della scelta. Possiamo fare un salto fino agli anni 90 e vedere che se n'è occupato perfino un gruppo recente e "alternativo" come la Bandabardò. La canzone in questione è Cuore a metà, nelle parole dell'autore "un dramma in 2 atti".
Era un momento senza importanza, un bacio solo in una danza,
Un bacio distratto del tipo che ti ritrovi distrutto pensando che
Ormai è certo lei ama te
Dormo col cuore a metà, diviso tra il sogno e la realtà
Tra un corpo da mille carezze e le mille incertezze della libertà.

Cambiano i tempi e l'impegno, ma le tentazioni sono sempre quelle. La novità arriva nel secondo atto:
Un altro posto un'altra danza, stesso momento di uguale importanza
Non t'immagini certo la tua ragazza che si dice che in fondo è in vacanza
E che vuole godersi l'età che avanza.

Giusto, adesso c'è la pari opportunità! Non siamo più indulgenti con lui che con lei, come 30 anni fa. Però, è un po' triste pensare che nessuno si salva dal tradimento. Forse è meglio guardare il lato comico (o tragicomico) della cosa. I Pooh ci avevano provato negli anni '70 con Una storia che fa ridere:
C'è un ragazzo strano senza sangue nelle vene
Ha un amico solo e quello sono io, che chissà perché gli vuole bene
E ogni giorno lui l'amico sempre pieno di allegria
Sparge intorno a lui il sapore buono della vita
E l'esempio primo della vita è lei

Insomma, il bravo protagonista fa di tutto per svezzare l'amico imbranato. E ci riesce così bene che quello, alla fine, gli porta via la ragazza!
Sì perché è magia che piace tanto nelle favole
Il ragazzo fragile un bel giorno si è svegliato
E nel modo in fondo più perfetto sì!

Fa davvero ridere, a vederla dal di fuori. Ma il povero tradito reagisce proprio come il Battisti delle "Tre verità":
Via di qui, per favore via!

E a peggiorare le cose c'è il fatto che si tratta di un doppio tradimento, da parte sia del partner sia dell'amico. Fatto tutt'altro che raro, tanto che gli stessi Pooh sentono il bisogno, molti anni dopo, di trattare di nuovo l'argomento e puntualizzare certi principi con La donna del mio amico:
Ti vorrei, ma lo so, non si può
Tra di noi, questo no, non si può
Sei la donna del mio amico e a qualunque costo
Non possiamo fargli questo, non sarebbe giusto
Scivolarsi tra le braccia e guardarsi ancora in faccia
Non si può non si può.

Veramente nobile! Peccato che molti non si facciano certi scrupoli. Non se li fa l'amica di Gianna Nannini nella canzone che s'intitola, appunto, Bell'amica:
La mattina dopo, dolce come un ago,
Ti sei infilata fra di noi
Con quei tuoi finti approcci da falco svizzero
Gli hai chiesto la mano, gli hai detto "ci sono",
E io non ti perdono.

Gianna, che notoriamente non è uno zuccherino, reagisce violentemente:
Non fare la fanatica, piccola vipera,
Con me hai già chiuso, e quello è l'uscio,
Vattene via da qui
E dopo nella notte, dopo averla presa a botte,
Mangiata dalla gelosia,
Sono andata da lui.

E chi può darle torto? Forse solo Riccardo Cocciante, che nel suo inno all'amicizia, Per un amico in più, tocca anche questo argomento:
E se ti sei innamorato di lei
Io rinuncio anche subito sai
Forse rimango con qualcosa di più
Un nuovo amico, tu.

Troppo buono per essere vero! E poi magari bisognerebbe sentire anche l'opinione della ragazza, che forse (e giustamente) non gradirebbe di essere usata come "regalo di amicizia"...

Cinzia Perazzolo
con contributi di Maurizio Targa