RIA DIANA
-'A sciantusella-
di Antonio Sciotti


Ria Diana è il nome d'arte di Rosa Attanasio. Nasce a Santa Maria Capua Vetere (provincia di Caserta) il 21 maggio del 1913. Figlia d'arte, sua madre Maria Caruso è nota soubrette del Café Chantant. Maria trasmette alla figlioletta la passione per la musica. In casa si provano i primi passi di danza e le canzoncine allegre, tipiche delle sciantose. Maria si trasferisce nella città di Napoli nel 1919, dando la possibilità alla figlia di avere i primi contatti con il fertile mondo della musica napoletana. Il debutto di Ria avviene (utilizza in quest'occasione il suo vero nome) nel 1927 al Teatro Diana di Napoli, con un repertorio costruito su misura da sua madre.

Il debutto va oltre ogni attesa e Ria, nel giro di pochi anni, diventa una delle canzonettiste più richieste dagli impresari, quando, in particolare, si produce il genere delle macchiette femminili. Ria assume il nome d'arte dal Teatro che l'ha battezzata artista di Café Chantant. La naturale inclinazione verso questo genere musicale porta inevitabilmente Ria sulla strada della canzone da sciantosa, anche se, essendo ancora poco nota al grande pubblico, è costretta a recuperare repertorio edito. Nonostante la graduale affermazione, la Diana s'impone lo studio della danza e del repertorio folk napoletano. Lo scopo è di sostenere da sola un'intera serata concertistica.

Tra il 1928 ed il 1930 Ria fa parte della Compagnia di Rivista dove milita Nino Taranto e Dolores Palumbo e l'anno successivo arriva l'incontro con il principe Antonio De Curtis, in arte Totò. Nel 1931 Ria entra a far parte della Compagnia Musicale "Cadetti della Canzone" diretta dal poeta Enzo Bonagura non trovando però, nonostante il successo della Compagnia, un ruolo ben preciso o una posizione tale da poterla lanciare verso il successo personale. Così già l'anno successivo l'artista lascia la Compagnia perché è riuscita ad avere la sua prima importante scrittura: il suo nome, infatti, compare nell'audizione musicale Eamario del 1932.

Il noto poeta di "Santa Lucia luntana" affida alla giovane debuttante il motivo A canzone d'e tre figliole che rimane fino al termine della carriera il suo più grande successo personale. In occasione dell'audizione Ria incontra la popolare regina degli emigranti Gilda Mignonette, presente alla rassegna musicale. Le due donne simpatizzano subito e Ria, grazie a quest'amicizia, diventa una delle poche cantanti donne ad esibirsi in più di un'occasione con il popolare soprano internazionale.

Nel 1933, Ria è confermata all'audizione di Eamario dove esegue, tra l'altro, il motivo "L'oro d'e suonne" firmato dallo stesso poeta. Intanto la cantante, nello stesso anno, in accordo con sua cugina Eva Nova (vero nome Nunzia Masotola), decide di creare un duetto femminile teatrale: il duo Sister Diana. Con la supervisione di Maria Caruso, il numero delle due ragazze è costruito sul duetto comico-sentimentale, sul balletto folkloristico, sulla fantasia musicale e naturalmente sulle canzoni del repertorio di sciantose, cui Ria è legata. Il duetto funziona bene e Ria alterna l'esibizione con sua cugina, con la partecipazione da sola alle audizioni di Piedigrotta. Nel 1934, infatti, il suo nome è nel cast dell'audizione musicale Bideri e nel 1935 in quella della Epifani. Inoltre, dal 1936 al 1939, Ria Diana fa parte del cast dell'audizione di Piedigrotta La Canzonetta, dove interpreta numerosi motivi del collaudato duo d'autori Pisano-Cioffi. Accompagnata dall'Orchestra di Giuseppe Cioffi, Ria incanta il pubblico con la sua grazia e la sua particolare verve che la contraddistingue. In questo periodo lancia il motivo "Lauretta Pompapon" del duo Pisano-Cioffi.

Sempre nel 1939, dall'America arriva la regina di New York, Gilda Mignonette, che deve presentare le nuove canzoni di Piedigrotta. Gilda, per l'occasione allestisce uno spettacolo musicale. Enzo Barile che dirige l'orchestra con mandolino e chitarra, suggerisce a Gilda il nome della Ria Diana da inserire nella manifestazione. La Mignonette accetta ben volentieri la presenza della Diana, anzi è molto contenta di rivedere l'amica dopo tanto tempo. Lo spettacolo va in scena al Teatro Augusteo di Napoli il 26 agosto del 1939 con il seguente cast: Gilda Mignonette (Vedette), Rosa Tieri, Duo Bonack, Ria Diana, Duo Francioli, Tina Tarti, Lidia Vivanti, Gianna Italia, Duo Rota, Siria De Menach, Eva Nova, Duo Koren e Lidia Carcas. Durante lo spettacolo, le due amiche hanno tanto da discutere, scambiandosi, in particolare, opinioni su Mussolini. Entrambe sono d'accordo sull'operato del duce (sia Gilda sia Ria appoggiano il movimento fascista), anche se c'è qualche perplessità sulla questione dell'Africa tricolore. Gilda è contenta della conquista africana, tanto è vero che a New York allestisce una rivista teatrale, mentre Ria è contraria perché ha visto tornare suo zio (il fratello di Maria Caruso) dall'Africa completamente cieco (perde la vista durante una battaglia).

Inevitabile il successo della manifestazione con la Mignonette che invita Ria a presenziare con lei anche lo spettacolo successivo, previsto, pochi giorni dopo, a Torre del Greco. Un bel giro nell'enorme automobile della Mignonette, dove Gilda e Ria si scambiano confidenze, dopodiché le due artiste si salutano e non s'incontreranno mai più.

Intanto le prime difficoltà sentimentali di Ria sono iniziate, perché il suo fidanzato, Edmondo Mele, a seguito delle Truppe del Banco di Napoli, è trasferito in Croazia. Il suo soggiorno si prolunga e Ria vorrebbe raggiungerlo. Ciò significa rinunciare alla carriera. Ma l'amore di Ria per Edmondo è talmente grande che nell'agosto del 1941 decide di sposarsi per procura, con immediata partenza per la Croazia. La Diana decide, così, di abbandonare una gloriosa nonché avviata carriera. Ringrazia il Maestro Cioffi che l'ha seguita fin dall'inizio e spiega la decisione a sua cugina Eva (il duo si scioglie). Dopo circa un anno, nell'ottobre del 1942, Edmondo riceve il trasferimento in Italia e la coppia ritorna a Napoli dove celebrano sposalizio cattolico.

Ria, nonostante fosse ritornata in Patria, non vuole più saperne del mondo dello spettacolo. È stata per lei una meravigliosa esperienza, non rinnega nulla, ma ora consegue un altro scopo di vita: una famiglia da seguire. Vive felice tutta la sua esistenza, con l'unico rimpianto di non aver lasciato nessuna traccia discografica delle sue interpretazioni. È morta nella sua casetta sulla collina vomerese il 1° marzo del 1998.

ANTONIO SCIOTTI

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