- 'O Prufessore - di Antonio Sciotti
Giuseppe Godono nasce a Napoli il 4 settembre 1876 e muore a Roma il 22 dicembre del 1963. Giuseppe, o Peppino, come ha sempre desiderato essere chiamato, fin da piccolo ha la passione per la musica lirica. Nello stabilimento meccanico del padre, tra gli operai, Godono si lega al papà di Enrico Caruso che già bazzica nel mondo della lirica e con costui che inizia a conoscere le prime opere. Già dalla fine dell'Ottocento il cantante debutta nello spettacolo, cantando nei teatri lirici d'Italia. Nel 1902 egli affronta la prima tournèe all'estero, trovando con l"Elisir d'amore", uno strepitoso successo al Teatro Reale di Madrid. Nello stesso anno egli inaugura il Teatro Biondo di Palermo con l'opera "La Sonnambula" di Bellini. Nei primi dieci anni del '900 il cantante si dedica solo ed esclusivamente alla lirica interpretando le migliori opere in circolazione, dalla "Carmen" di Bizet alla "Favorita" di Donizetti, dalla "Marta" di Flotow alla "Aida" di Versi, dalla "Lucrezia Borgia" di Donizetti alla "Traviata" di Verdi, dal "Werther" di Massenet al "Barbiere di Siviglia" di Rossini, dal "Don Pasquale" di Donizetti all'Africana di Meyerbeer, dalla "Luisa Miller" di Verdi al "Faust" di Gounod, dai "Puritani" di Bellini al "Rigoletto" di Verdi, alla "Cavalleria rusticana" di Mascagni. Un primo approccio con la canzone napoletana avviene nel 1910 quando Giuseppe, dal repertorio del suo amico Enrico Caruso, recupera e incide su disco a 78 giri il motivo "Mamma mia che vuò sapè" di Ferdinando Russo ed Emanuele Nutile. Godono passa alla pura melodia partenopea nel 1911 incidendo i motivi "Si sta chitarra" di Nardella e "Chitarrata triste " di Falvo, scritti appositamente per lui. Le canzoni, al contrario di "Mamma mia che vuò sapè" sono interpretate dal cantante in maniera melodica, accantonando per un attimo il suo stile lirico. Naturalmente questi sono solo primi tentativi del tenore, che continua con la sua intensa attività lirica nei maggiori teatri italiani ed europei. Con il soprano Matilde Principe Di Marzio, Godono, nel 1911, incide "Gran Dio, morir sì giovine", "Prendi quest'è l'immagine", "Amami Alfredo", "Parigi o cara" e "Scena della borsa", brani tutti tratti dalla "Traviata" di Giuseppe Verdi. Il passaggio alla canzonetta Godono lo effettua nel 1912 quando decide di partecipare, per la prima volta, all'audizione di Piedigrotta Feola-Capolongo (La Canzonetta) che si disputa alle Terrazze Santa Lucia. I brani consegnati a Godono sono: "Te voglio bene" di Rainone-Medina e "O mare 'e Margellina" di Irace-Fassone. Intanto, dal punto di vista discografico, Don Peppino continua il suo viaggio nella lirica incidendo con i soprani Maria Fornaro e Angela De Angelis alcuni brani tratti dalla "Traviata" di Verdi e con il mezzo soprano Maria Cappiello brani tratti da "Favorita" di Donizetti e dal "Trovatore" di Verdi. Con il baritono Franz Glejieses, infine, registra alcuni duetti tratti dai "Pescatori di perle" di Bizet e da "Forza del destino" di Verdi. Ritornando alla melodia napoletana, sul finire del 1912, arriva per Giuseppe Godono un contratto che cambia totalmente la sua carriera. È scritturato dalla Poliphon, l'editoria tedesca di Massimo Weber ed Emilio Gennarelli, e con la Poliphon Godono decide di diventare cantante di melodie partenopee, lasciando la lirica all'occasione. Già alla prima audizione di Piedigrotta il cantante trova successo immediato con il motivo "So 'nnammurato 'e te" di Gian Battista De Curtis. Da questa data, per Godono, sarà un susseguirsi di successi musicali, diventando, con Pietro Mazzone, Roberto Ciaramella, Silvia Coruzzolo, Diego Giannini, Giorgio Schottler ed Elvira Donnarumma, la punta di diamante della casa discografica Phonotype Record di Amerigo Esposito. "Inchiniamo l'altissimo cantore, e tributiamogli gli onori dovuti ai grandi. La definizione, la lode, l'aggettivo sciuperebbero la fama del divo tenore. Godono canta: gli autori della canzone s'inebriano alla voce, al gesto, all'arte di un grande maestro del canto e pensano con legittimo orgoglio che gran ventura è stata per essi che un così insigne artista cedendo alla insistenza di migliaia di napoletani, abbia abbandonato il teatro lirico, ove il suo nome era assurto ad inisperabile altezza, per dedicare tutti i tesori della sua voce tutta la squisitezza della sua intelligenza tutta la sensibilità della sua anima alla bella alla grande alla dolce canzone napoletana. Rendiamo grazie al divo e scriviamo il suo nome nel libro d'oro della Poliphon". Questa splendida presentazione di Godono all'audizione di Piedigrotta Poliphon del 1914, firmata dall'editore Emilio Gennarelli, dimostra come il cantante, in meno di due anni, sia riuscito ad occupare un posto di prim'ordine nel mondo canzonettistico napoletano. Le sue interpretazioni sono, per la maggior parte, delle mandolinate, delle serenate e delle barcarole, anche se Godono non disdegna per niente generi musicali diversi. Ritroviamo, infatti, numerose incursioni del tenore nei canti degli emigranti (struggente l'interpretazione di Godono del motivo "A luna 'e Napule"), nelle canzoni a marcia e negli allegretti campagnoli e tarantellistici. "Il cav. Giuseppe Godono è uno di quegli artisti, ahimè pochissimi, che passano con facilità straordinaria della interpretazione dei "Puritani", dei "Pescatori di Perle" a quella di una canzone napoletana nella maniera più degna. E' sempre il tenore della grande scena ove ha conseguito successi memorabili e quando canta la nostra canzone riesce non meno ad essere ammirato ed applaudito perché resta sempre artista d'eccezione ed aggiunge sempre nuovi lauri ai suoi trionfi che non si contano più. Ogni canzone che canta Peppino Godono strappa sempre gridi di ammirazione e applausi sia che egli si trovi nella sua Napoli diletta, o vada per l'Italia o all'estero. Gli arrida sempre tanta fortuna per il bene che gli vogliamo". La presentazione di Godono all'audizione di Piedigrotta Gennarelli del 1917 fa capire come il cantante, nonostante abbia trovato nuovi stimoli alla sua carriera, non abbandona affatto (almeno non completamente) la musica lirica. Tra il 1917 ed il 1922, infatti, il tenore incide ancora numerosi dischi a 78 giri di musica lirica. Con Angela De Angelis e Giorgio Schottler egli registra brani della "Traviata", "Amico Fritz", "Adriana Lecouvreur", "Geisha", "Conte di Lussemburgo", "Duchessa del bel tabarin" e "Sogno d'un valzer". I poeti preferiti di Don Giuseppe sono Vincenzo Medina ("Mia dolce amica", "Addio monella", "La serenata del mio cuore sciocco"), Mario Nicolò (Marì", "Il re del tabarin", "America") ed E.A.Mario ("Ladra", "Vipera", "Santa Lucia luntana", "Ll'America") dei quali incide numerose canzoni. La maggior parte della sua produzione discografica è realizzata dalla Phonotype Record. Il cantante, tra gli anni '10 e gli anni '30 del '900, ha partecipato a quasi tutte le più importanti audizioni di Piedigrotta partenopee (Poliphon, Marechiaro, Rossi, La Canzonetta, Santa Lucia, Bideri, ecc.). Nel 1924 Giuseppe Godono, dopo la partecipazione alla prima edizione dell'audizione di piedigrotta Marechiaro, affronta la prima tournèe in America. Egli, per l'occasione, prepara un repertorio misto: alterna romanze con canzonette napoletane e italiane. Il successo trovato con questa tournèe, gli permette di partire tantissime altre volte per i paesi oltreoceano, diventando una delle star italiane più richieste all'estero. La sua preparazione sul canto e sulla musica in generale, gli permette, per richiesta di alcuni responsabili dell'Accademia musicale di Brooklyn, di gestire una scuola di canto. Ma i suoi impegni artistici, fra l'Italia, gli Stati Uniti d'America ed il Canada, non permettono a Godono di seguire con assiduità la scuola che, gestita da altri, chiude in breve tempo. Per tutta la seconda metà degli anni '20, Don Peppino, rallentando la sua attività discografica, è impegnato quasi esclusivamente all'estero, dopodiché, forte della sua passione, decide di assumere la direzione di una scuola di canto a Roma, dove si trasferisce definitivamente.
Discografia PHONOTYPE (1920-1921)
Antonio Sciotti
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