- Il primo posteggiatore su disco - di Antonio Sciotti
La posteggia ha rappresentato uno degli aspetti più piacevoli e caratteristici della Napoli di una volta. Una tradizione della città canora che è stata di gran fascino sia per i turisti, sia per gli stessi napoletani, amanti della buona tavola e della canzone. Una tradizione durata per secoli e che fino ad oggi, anche se in piccolissime proporzioni, è ancora viva. I posteggiatori (eredi degli antichi menestrelli, trovatori, tzigani) hanno avuto, nel corso della storia musicale, nomi di grosso prestigio che hanno dato lustro alla secolare tradizione: tra questi nomi va menzionato senz'altro quel di Pietro Mazzone. Pietro Mazzone (detto 'o romano) nasce a Napoli il 13 febbraio del 1868. Inizia la sua attività musicale fin da bambino, esibendosi, come cantante, nelle piccole trattorie di Piazza Garibaldi. Pietro si crea, per le sue serate, un repertorio di canzoni molto eterogeneo, anche se il suo genere musicale preferito è sicuramente quello della barcarola, tanto che è stato il primo (e forse l'unico) cantante ad eseguire la versione originale della famosa canzone 'O marenariello scritta, ricordiamo, nel 1892 da Diodato Del Gaizo e musicata da Salvatore Gambardella. Poi, nel 1893, Ottaviano, utilizzando la stessa musica di Gambardella, creò un nuovo testo letterario, realizzando una seconda versione del brano "O marenariello" che è poi quella che tutti noi conosciamo. Ritornando a Mazzone, verso la fine del secolo, egli trova lavoro fisso presso il ristorante "Le Sirene" di Pozzuoli, per poi ritornare a Napoli, nel 1900, per esibirsi al "Bergantino" di Via Firenze, insieme con il chitarrista Walter Fugazza, detto 'o figlio d"a signora. Grazie a quest'ultimo, Pietro impara a suonare la chitarra e a cantare, nelle sue serate, il folk napoletano (Cicerenella, O guarracino, Cicuzza, ecc.). Nel 1905 il posteggiatore agisce al ristorante di Luigi Bolognini "Allegria", sito sulla collina di Posillipo, con la seguente formazione: Gennaro Spinelli (violino), Raffaele De Pompeis (mandolino), Giuseppe De Maria (chitarra) e Alberto Rubino, detto 'o barraccaro (secondo cantante). Il 24 aprile 1910 è una data importante sia per Mazzone, sia per la storia della musica napoletana, perché grazie ai fratelli Amerigo e Vincenzo Esposito, titolari della casa discografica "Phonotype", Pietro diventa il primo posteggiatore della storia ad incidere un disco, naturalmente a 78 giri: Stornelli montagnoli 1^ e 2^ parte e A malignità d"e femmene/A lusinga d"o piscatore. L'ottima performance discografica comporta che il posteggiatore, insieme con Elvira Donnarumma, Giuseppe Godono, Roberto Ciaramella e Diego Giannini, diventi una delle punte di diamante dell'etichetta musicale degli Esposito. Dotato di una voce calda, ben modulata, con toni a volte scuri ed a volte accorati, Pietro diventa, in questi anni, molto popolare, tanto che decide di abbandonare il cosiddetto repertorio classico partenopeo per lanciare nuove canzoni sul mercato di Piedigrotta. Nel 1911, infatti, il posteggiatore partecipa ad una "Strenna" della casa editrice La Canzonetta, eseguendo il brano di Libero Bovio e Vincenzo Medina Serenatella. (Bisogna però sottolineare che la canzone, nonostante sia considerata un brano inedito di Mazzone, altro non è che la composizione "Na lacrema luntana" (Bovio-Fanti) già pubblicata quattro anni prima in occasione dell'audizione di Piedigrotta Morano). Nel 1912, Pietro partecipa alla sua prima e autentica audizione di Piedigrotta, organizzata dall'editore Magliani, per eseguire sul palcoscenico del Teatro Bellini di Napoli la canzone Si viene a Napule, un allegretto scherzoso di Magliani-Feola che gli dà molto popolarità. Nel 1913, Mazzone partecipa al concorso bandito dalle case editrici napoletane, legato al lancio delle canzoni di primavera. Quasi si trattasse di una seconda Piedigrotta, al concorso partecipano i cantanti più illustri del periodo (Mario Pasqualillo, Silvia Coruzzolo, Diego Giannini, Renèe Francis, Alba Primavera, Marinella, ecc.) e Pietro e tra questi, per eseguire la campagnola Quanta vote si bella scritta da firme illustri, Ernesto Murolo e Gaetano Lama, che dimostrano la continua affermazione del posteggiatore. Intanto, nonostante la continua crescita di popolarità, Pietro non abbandona affatto il suo antico mestiere di girovago. In questi anni, infatti, grazie anche alla raggiunta affermazione, si esibisce al ristorante "La Bersagliera" di Mergellina (meta ambita da tutti i posteggiatori dell'epoca) dove canta e suona la chitarra. Naturalmente non lascia affatto la sala d'incisione della Phonotype, dove alterna le registrazioni di brani antichi e contemporanei ("E curvine", "O capitano a buordo", "E mo?", "A malanova", ecc.) con scenette dal vivo ("A festa 'e Piererotta", "O cantante 'e pianino" ecc.), insieme con gli altri artisti dell'etichetta degli Esposito. Nel 1915, Pietro accantona per un attimo la musica, per avventurarsi nell'esperienza teatrale, mettendo in scena alcuni lavori insieme con la cantante-attrice Rosa Vitolo, in arte Vitolina. Con la futura soubrette di Totò, Mazzone incide anche alcuni dischi, in particolare scene dal vivo, quali "A festa 'e Muntevergine", "A festa 'e Porta Capuana", ecc. Nel 1916, Mazzone partecipa all'ultima audizione di Piedigrotta organizzata da La Canzonetta, lanciando il brano Pusilleco dorme di Ernesto Murolo e Rodolfo Falvo, dopodiché passa al team dell'edizione musicale Gennarelli, dove, nel 1919, ottiene un mirabile successo con il brano O munno sotto e 'ncoppa di Murolo-Di Chiara. Sarà questo uno dei suoi ultimi successi musicali, poiché, a partire da questa data la sua stella tentenna a decollare. Nel 1924, Pietro ritrova l'amico chitarrista Fugazza, e con quest'ultimo ritorna ad esibirsi in trattorie di second'ordine, quali la Capasso e la Vittozzi di Secondigliano. Continua la sua attività fino alla fine degli anni '20, dopodiché alcuni acciacchi al cuore lo obbligano al riposo assoluto, fino alla sua morte che avviene il 31 maggio del 1934. Trent'anni dopo, suo nipote Antonio Mazzone, in arte Nino Fiore, farà onore alla tradizione familiare, diventando, negli anni '60/'70 del '900, la punta di diamante dell'etichetta discografica Phonotype, oltre che uno dei cantanti partenopei più popolari in Italia e all'estero. ANTONIO SCIOTTI
DISCOGRAFIA 1910/1911 (tutti PHONOTYPE)
Antonio Sciotti
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