Anno: 1989
Altri titoli: -
Interpreti: Madonna
HitParade: #1, aprile 1989
Chart annuale: Top 10
Altri interpreti: Mad'House
(#24, maggio 2002; Top 100)
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In occasione dell'uscita del nuovo CD "American Life" (il migliore da lei mai
realizzato, ma i critici statunitensi non sono d'accordo), Madonna ha registrato
per MTV uno special nel quale ha eseguito dal vivo alcuni pezzi dell'album. In
conclusione, un omaggio ai fans: dopo tredici anni (no, non siamo a Carramba!)
la popstar ha cantato "Like a prayer", uno dei suoi più grandi successi di sempre.
Il ricordo di questa canzone, che dà il titolo ad un album pubblicato nel 1989, é
indissolubilmente legato al videoclip con cui è stata lanciata. Un videoclip che
suscitò grande scandalo per il contenuto da molti giudicato blasfemo e che ebbe,
tra le varie conseguenze (quasi tutte positive in termini di pubblicità per il disco),
quella di vanificare un contratto pubblicitario da cinque milioni di dollari firmato
dalla cantante con la Pepsi: l'infinita coda di polemiche che il video si trascinò
dietro indusse infatti i dirigenti della multinazionale a ritirare dalla circolazione
uno spot nel quale Madonna interpretava proprio "Like a prayer" -benché in un contesto
completamente diverso da quello che aveva sollevato il polverone- onde evitare
qualsiasi forma di confusione tra il prodotto reclamizzato e le immagini scabrose
proposte da Lady Ciccone.
E dire che la trama del video è di per sé addirittura edificante: la protagonista,
un'inedita Madonna con i capelli castani, è testimone dell'aggressione ad una donna
nel cuore della notte. Mentre i veri malviventi (bianchi) se la svignano, un ragazzo
di colore accorso in aiuto viene ingiustamente ritenuto responsabile dell'accaduto
ed arrestato. Sarà la nostra eroina a far trionfare la giustizia, scagionando
l'innocente. Peccato che, prima di maturare la decisione che porterà al lieto fine,
la cantante debba, più o meno nell'ordine: entrare in una chiesa in sottoveste,
assistere alla lacrimazione della statua di un santo che poi si trasforma in persona
umana (toh, assomiglia al ragazzo finito in prigione!), scambiarsi varie effusioni
col neo-reincarnato, ricevere le stimmate da un coltello caduto dal simulacro ed
incautamente raccolto, ballare incitata da un coro che sembra essersi materializzato
dal nulla, dimenarsi in un campo pieno di croci infuocate. Alla fine il redivivo
torna a svolgere il suo onesto mestiere di statua e Madonna si sveglia al canto
del coro: era solo un sogno, ora si può andare al commissariato e mettere la parola
"amen" alla storia.
Il tutto per promuovere un pezzo che di trasgressivo ha ben poco, sia nel testo che,
nonostante i ripetuti riferimenti alla religione, pare ispirato al più classico
degli amori terreni, sia nella musica. Quest'ultima, tuttavia, riserva qualche
sorpresa: in primo luogo perché, nonostante una certa leggerezza di fondo, segna un
passo in avanti rispetto alla dance un po' stereotipata che aveva spadroneggiato
nei precedenti dischi della star; e poi perché fonde in maniera credibile generi
diversi come il rock, il gospel e la musica da discoteca. Si comincia con un riff
di chitarra elettrica (che ricorda un passaggio di "Jesus Christ Superstar"), quasi
subito spezzato dal rumore di una porta che si chiude. A questo punto Madonna intona
la prima strofa accompagnata da un suono simile a quello di un organo e da un coro.
Sembra un canto di chiesa, ma l'effetto dura poco: nel giro di pochi versi il tutto
si interrompe lasciando spazio alle chitarre, al basso ed alle percussioni
dell'accattivante e chiassoso ritornello, nel quale Madonna ritrova il ritmo dei
suoi hit più celebri. Per poi tornare alla quiete sacrale delle due successive
strofe, differenti dalla prima nella linea melodica. Il coro diventa protagonista
assoluto nell'esaltante finale gospel, momento migliore del pezzo: d'altra parte
voci così strepitose renderebbero accettabile qualsiasi canzone, e questo lo hanno
imparato in molti.
Lo pseudo-gruppo dei Mad'House, invece, non ha neppure perso tempo a farsi spiegare
da Madonna come si confeziona un buon successo pop, trovando più conveniente
incidere una serie di improponibili cover techno-dance dei brani più famosi della
Divina per un album che ha visto la luce nel 2002. L'astuta manovra ha consentito
loro di raggiungere, proprio con "Like a prayer", i vertici di alcune classifiche
europee ma, fortunatamente, poco in quelle italiane.
(Luca)
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