Gemelle Kessler
Inutile tergiversare: non c'è niente di più allettante di un supershow
del sabato sera nell'Italia del 1965. Il cinema ne risente molto anche
se la crisi che arriverà da qui a poco non si fa ancora sentire. I
grandissimi ascolti lo confermano. STUDIO UNO edizione primavera 1965 è
il non plus ultra dell'eleganza, della raffinatezza e del buon gusto
all'italiana. Mina, Lelio Luttazzi, Milly, Luciano Salce, Paolo Panelli
e le gemelle Kessler. Le quali fanno un'apparizione che certo non manca
di farsi notare: scendono dal cielo del Teatro Delle Vittorie, issate su
una piattaforma circolare con un palo nel mezzo, a sua volta attaccata
ad un argano. Piano piano scendono giù e cantano la sigla iniziale della
trasmissione LA NOTTE E' PICCOLA. E naturalmente è subito successo. Alle
volte basta anche un azzeccata combinazione scenografica per decretare
il favore del pubblico e questa di certo non passa inosservata. Sembrano
di panna montata invece sono di acciaio. Così dicono in Rai delle
gemelline (già 29enni). Arrivano con precisione teutonica alle prove,
inflessibilmente autodisciplinate, amministrano con estrema oculatezza
gli impegni di lavoro e la fortuna in marchi tedeschi dopo anni di
attività. Sono arrivate ad accumulare un miliardo di lire (del 1965). A
paio di gambe, naturalmente. Hanno deciso di non sposarsi per non avere
intoppi nella loro carriera anche se si lasciano andare a flirt con
uomini italiani come Enrico Maria Salerno per Alice ed Umberto Orsini
per Ellen. La loro grazia apparente nasconde in realtà una ferrea
determinazione ma anche un comportamento molto signorile. Nessuno si è
mai lamentato per uno sgarbo avuto dalle due "Kessler Zwillinge". Hanno
sempre lasciato buoni ricordi. La loro storia è abbastanza particolare.
Nel 1955, a 19 anni, Alice ed Ellen erano due semplici ballerinette che
lavoravano al Palladium di Düsseldorf. Molto magre, non per scelta ma
per fame. A Lipsia o meglio Nerchau, dove sono nate, erano cresciute con
l'incubo della guerra ed erano maturate con la distruzione del loro
paese e la spartizione del territorio tedesco fra le quattro potenze
vincitrici. Il padre,ingegnere meccanico, era fuggito nella Germania
ovest, due fratelli maggiori erano morti in guerra mentre loro due
riuscirono a fuggire dalla DDR servendosi di un lasciapassare falso. Per
guadagnare qualche marco diventarono ballerine d'avanspettacolo e i
primi rudimenti di danza classica, iniziati quando ancora la guerra non
aveva cominciato a prendere una brutta piega, gli sono serviti almeno
per stare su un palcoscenico e differenziarsi dalle altre. Un impresario
del Lido di Parigi le notò e le volle lanciare nelle sue fastose riviste
francesi tanto che divennero elementi di spicco delle Bluebell. Da
allora non si sono più fermate. In Italia sono apparse per la prima
volta in GIARDINO D'INVERNO e STUDIO UNO del 1961 e da quel momento,
fino alla fine del decennio, furono protagoniste fisse degli show
televisivi tranne una breve pausa tra il 1967 e il 1968, quando
portavano in giro per l'Italia la commedia musicale di Garinei e
Giovannini VIOLA VIOLINO E VIOLA D'AMORE (scritta da Luigi Magni,
Garinei e Giovannini, con musiche di Bruno Canfora e con la
partecipazione di Pippo Franco ed Enrico Maria Salerno) che debuttò a
Roma al Sistina il 18 novembre 1967. Quando fecero la loro apparizione
alla tv italiana (che ancora era sconvolta dalle curve di Abbe Lane)
successe un mezzo finimondo. Troppo "tedesche e cavallone", altissime e
con delle gambe perfette riuscirono a sconvolgere il pubblico maschile
ancora poco avvezzo a certe immagini televisive. Tanto che la Rai,
accusata di assecondare i bassi istinti dei televedenti cedette alle
pressioni di mogli e preti facendo indossare alle due gemelle calze e
collant nero fumo che invece di nascondere "mortificando" certe
sinuosità armoniche ne accentuarono il carattere altamente erotico. A
Studio Uno sono seconde (per indice di gradimento) solo a Mina, con la
quale hanno un buonissimo rapporto, da vere professioniste. Il loro
compenso Rai per questo STUDIO UNO è di un milione alla settimana a
testa. La loro canzone diventa ben presto un tormentone arrivando ad
occupare il nono posto della classifica dei singoli più venduti,
nonostante la loro casa discografica italiana, la Derby (appoggiata alla
CGD) non abbia mai fatto nulla o quasi per loro (tanto che dovettero
cambiare casa discografica approdando alla Carosello). Anzi, erano loro
che facevano promozione alla Derby portando ogni sabato sera la canzone
sigla in tutte le case italiane. Altre canzoni che hanno avuto una
discreta fortuna nel nostro paese sono POLLO E CHAMPAGNE (1961, un
secondo posto) DA-DA-UM-PA (1961, 14° posto) e LASCIATI BACIARE COL
LETKISS (1965, 7° posto) che lanciò la moda - seppur effimera - del
Letkiss. Non dimentichiamo la sigla iniziale della Canzonissima 1969
che comunque, sebbene non abbia venduto, è rimasta nella memoria di
tanti: QUELLI BELLI COME NOI. Per quel che riguarda la canzone LA NOTTE
E' PICCOLA, diciamo anche che non è niente di straordinario. Uno schema
già vecchiotto (stile SABATO NOTTE), che fa molto Broadway, un testo che
inneggia al nottambulismo con sottintesi vagamente sessuali ma giusto en
passant, ben eseguito sebbene alla fine risulti troppo freddo e
perfetto, un po' il limite che hanno sempre avuto le due troppo
professionali sorelle. Che non dovrebbe assolutamente essere considerato
un limite ma che, delle volte, stranamente lo è. Il retro, come
accennato, è LASCIATI BACIARE COL LETKISS. Il Letkiss era un ballo che
si voleva a tutti i costi lanciare per sostituire il surf che ormai era
caduto in disgrazia. Di origini finlandesi, basato su una danza
tradizionale folkloristica lappone (nome finlandese Letkiss-Jenka), fu
composta e lanciata da Rauno Lehtinen ed incisa dall'orchestra di Ronnie
Kranck nel 1963. Il Letkiss si balla con mosse figurate: piedi uniti ,
la coppia si avvicinava e si allontanava per poi ricongiungersi e darsi
un bacio a tempo. Troppo stupida per noi all'epoca, spopolerebbe nei
villaggi turistici per celebrolesi in tutta Italia, adesso. I passi sono
ripresi e riadattati dal Madison, dalla conga e dal bunny hop (danza
lanciata nel 1962 dall'americano Dick Clark). La canzone ebbe 92
versioni in tutto il mondo. In Italia il testo (scritto da Pallavicini)
recitava per ballare il letkiss non c'è altro da imparare, lasciati
baciare, lasciati baciare... qualche passo indietro poi ti devi
avvicinare, lasciati baciare col letkiss. Diciamo tranquillamente che in
realtà il Letkiss è una polka rivisitata e corretta. Lo stesso movimento
rapido e lo stesso ritmo binario. La canzone ebbe vita abbastanza lunga
perché nella trasmissione LA PROVA DEL NOVE, legata alla Lotteria Di
Capodanno 1965-66, fu in gara nella speciale categoria "cantando e
ballando" ed arrivò in finale. Curiosamente la incisero anche i Giganti,
non ancora molto famosi, nella serie dischi pop che lanciò nel 1965 la
Ri.Fi: ossia dischi a 45 giri di dimensione minore con cover di canzoni
famose incise da cantanti della casa discografica milanese come Giorgio
Gaber, la Zanicchi e Fabrizio Ferretti. Il singolo dei Giganti uscì con,
stampato sul retro, prima un pezzo di Tony Dallara e poi, nella
emissione successiva del 1966, uno di Ferretti che reintepretava NESSUNO
MI PUO' GIUDICARE.
Le Snobs
Si chiamano Le Snobs e sono un complesso musicale femminile in forza
alla Durium. In Italia il mondo dei complessi è abbastanza maschilista.
In Usa sono anni che band al femminile (specie black) fanno sfracelli
nelle classifiche discografiche: le Ronettes, le Crystals, le
Marvelettes, le Supremes e tante altre. Da noi, il genere beat (che
emette in questo 1965 i primi flebili vagiti) sembra appannaggio di
gruppi prevalentemente al maschile. Le quattro ragazze, nonostante il
nome, non fanno parte dei circoli mondani di Via Montenapoleone o di
Piazza Di Spagna. Sono quattro sorelle (Annamaria, Gianna, Ornella e
Renata Giusti) nate e cresciute a Desenzano del Garda, appartenenti ad
una famiglia della piccola borghesia di lunga tradizione musicale. Il
padre, professore di musica, fa da consigliere artistico ed
accompagnatore ufficiale alla figlie, dato che solo una è maggiorenne e
la più piccola ha 14 anni. Tutte e quattro però sono giunte con pieno
diritto nell'intricato mondo della musica leggera di questi convulsi
anni, giacché posseggono una notevole preparazione musicale. La più
grande, Gianna, è diplomata al conservatorio in pianoforte, altre due
sono studentesse di violino e pianoforte e la più piccola, Annamaria,
suona la batteria cercando di ricalcare le impronte di Ringo Starr. Al
contrario dei complessi al maschile, cercano di fare meno "rumore"
possibile, incidendo brani delicati e romantici, come compete ad un
gruppo di ragazze. Il loro primo disco è già un discreto successo: AMORE
TI RICORDI. L'ha scritta per loro il giovane cantante Beppe Cardile, in
forza nella stessa casa discografica. La musica è di Marcello Minerbi,
dirigente della Durium, arrangiatore e fondatore dei Marcellos Ferial.
In pochi giorni, dopo aver preso parte ad un paio di trasmissioni
televisive, il disco ha raggiunto la cifra di 50.000 copie vendute e
sembra intenzionato a rimpinguare il bottino. Consideriamo che
all'epoca, se un disco si fosse fermato a quel livello di vendita,
sarebbe stato considerato un mezzo fallimento. Ora, una notizia del
genere, avrebbe l'onore delle prime pagine sui quotidiani. La canzone
(così come il retro, LA BALLATA DI JOHNNY MCRAE) è una ballata western.
Il loro impasto vocale non si può certo dire innovativo. Difatti la loro
giovane età stona col genere musicale che hanno intrapreso. Le voci sono
prive di originalità e non si capisce bene a quale pubblico facciano
riferimento. Le Snobs presenteranno la canzone al prossimo Cantagiro
anche se sono già in procinto di lanciare la prossima canzone, NON CI
PENSARE PIU', versione italiana di DO WHAT YOU DO DO WELL di Ned Miller,
con la traduzione di Giorgio Calabrese accoppiata a RITORNERANNO I
GIORNI BELLI di Gentile-Lentini. Il primo brano riprende il genere
country-western ed è vagamente più brioso del primo singolo. Il secondo
pezzo inizia (per i primi 5 secondi) uguale a SE MI VUOI LASCIARE di
Michele. Stessa introduzione. Anche qui un canto simil-popolare
americano, supportato da un testo che definiremmo vecchio di almeno un
decennio. Il tappeto musicale è scarno quanto quello delle altre tre
incisioni. Di certo le ragazze devono invertire la loro marcia per
riportarsi nella giusta direzione. Dopo la sorpresa iniziale, il
pubblico comincia a stancarsi della ripetitività della loro produzione
ed il loro terzo singolo si accosterà di più al genere musicale che va
per la maggiore. Macario aveva proposto loro di fare "compagnia" per
l'anno successivo ma non hanno accettato l'offerta. La Durium suggerisce
al padre che fare una tournèe teatrale con un attore di una certa età
come Macario, in calo di popolarità, avrebbe nuociuto alla carriera
delle ragazze. E lo stesso papà Giusti non era molto contento che le sue
quattro figlie andassero a calcare la ribalta di palcoscenici di
periferia e non con una compagnia di rivista.
Sonia e le Sorelle
Altro complesso "in rosa": Sonia E Le Sorelle. Tre nomi esotici (Sonia,
Nadia e Luana) per tre ragazze di Prato. Sonia è la più piccola: ha 14
anni (essendo nata il 17 agosto 1951) Poi c'è Nadia (18 anni) e Luana
(23 anni), la "vecchia" del gruppo. Di cognome fanno Natali e sono
figlie d'arte, visto che il padre fu attore di prosa. Le tre ragazze,
come sempre accade, hanno cominciato a cantare per gioco fin quando il
padre ha fatto ascoltare il trio ad un gruppo di amici in un locale
dopolavoristico di Prato. Era prassi comune, negli anni sessanta, in
pieno boom discografico, che i genitori facessero quello che nel
decennio precedente facevano in altri campi: il cinema e i concorsi di
bellezza. Ossia cercavano di spingere i loro figli in competizioni
canore con la segreta speranza che un Teddy Reno qualsiasi potesse
scoprirli e lanciarli nella serie A della musica leggera. Tutti
credevano di avere tra le mani la nuova Rita Pavone mentre la realtà era
orribilmente diversa. Personaggi improponibili si presentavano a
concorsi di canzoni rionali così come oggi shampiste e coattelli col
tatuaggio sulla schiena si presentano ai casting dei vari Grandi
Fratelli e di Amici. Tornando a Sonia e le sue sorelle, di loro si
accorse Narciso Parigi che le portò a Radio Firenze. Le presentò ai
dirigenti della sua casa discografica, la Voce Del Padrone, che fecero
loro un contratto. Prima di lavorare a tempo pieno nell'industria
musicale, erano impiegate in una sartoria e Sonia fece in tempo ad
essere nominata "sartina d'Italia", titolo che per lei aveva un enorme
significato, come aver vinto il Festival di Sanremo. Il loro primo disco
lo presentano al Festival delle Rose 1964. La canzone è SE MI LASCIO
BACIAR (di Lentini e Nisa). Il retro è NON TI ACCORGI DI ME (di Dorgia e
Di Paoli). Tutti e due sono brani in linea con i dettami del periodo. Il
primo è un hully gully, il secondo un pezzo in stile Pino Donaggio. Con
queste due canzoni prendono parte a tutte le trasmissioni di Toscana
Canta, il cui presentatore è Corrado. Toccano tutti i paesi della
regione concludendo il giro con la partecipazione al programma
televisivo UN GIORNO A LUCCA per la regia di Enzo Trapani. Il secondo
disco è BIANCO ROSSO GIALLO E ROSA (di Salerno e Nisa), un altro hully
gully in stile DATEMI UN MARTELLO. La canzone è il leit motiv
dell'omonimo film che ha per interpreti Aldo Giuffrè e Anita Ekberg. Il
retro si chiama NON SEI PIU' NIENTE PER ME (di Donaggio e Pallavicini) e
ricalca altri motivi del periodo, di cantanti come Isabella Iannetti e
Rosy. Per l'estate saranno (come le Snobs) nella categoria B del
Cantagiro e la canzone che porteranno si chiamerà SULLA SPIAGGIA C'ERA
LEI, versione italiana di THE BIRDS AND THE BEES di Jewel Akens,
tradotta da Nisa. Questa sarà quella che si potrebbe definire la loro
canzone-manifesto, il loro biglietto da visita. Che sebbene non si
inerpichi sulle vette più alte della classifica dei singoli più venduti,
riesce a diventare uno dei brani più ascoltati dell'estate 1965.
Partecipano anche a varie trasmissioni tv come LA FIERA DEI SOGNI di
Mike Bongiorno. Una parola sul loro stile: le voci sono squillanti e le
sanno modulare molto bene senza rischiare di essere mai monotone e
ripetitive. Il genere è quello adatto per le feste da ballo ginnasiali.
Dopo un disco dei Beatles o uno della Pavone, Sonia E le Sorelle ci
stanno bene. Né troppo ritmato né troppo lento. Una via di mezzo. Anche
qui vale il discorso fatto prima per le Snobs: bisogna sapersi rinnovare
altrimenti da qui a sei mesi rischiano di sparire. Ritmi ibridi o adatti
a balli che ormai hanno dato già tutto quello che potevano, come l'hully
gully, sono in forte calo. La svolta beat è alle porte. Chi non si
adegua scompare nel nulla. Il 1966 le troverà preparate con un brano
adeguato ai tempi: UN RIPARO PER NOI. La versione dei Nomadi, in
compagnia dei quali affrontano il Festival Delle Rose, è beat. Nella
loro versione c'è parecchio Bob Dylan ed echi stile Barry McGuire. Col
1967 c'è lo scioglimento del gruppo ed inizia il periodo di Sonia come
solista. Le altre due si limiteranno ad accompagnarla nelle serate e in
sala d'incisione.
France Gall
A Napoli è terminato l'Eurofestival o Gran Premio Eurovisione 1965. A
vincerlo è stata France Gall. Il
settimanale parigino Tele 7 Jours, il più diffuso periodico francese di
televisione, nel numero 262 ha rivelato che la votazione del Gran Premio
era truccata. I punti assegnati dalle giurie per telefono? Inventati. Il
piccolo termometro luminoso che dava la temperatura dei concorrenti. Non
funzionava. La prova? Eccola: il disco di France Gall inviato ai critici
una settimana prima del "Gran Premio Eurovisione 1965" portava già
questa etichetta: Gran Premio Eurovisione 1965. Una maniera per dire e
non dire ossia: la canzone ha vinto il Gran Premio Eurovisione o può
anche essere interpretata come partecipante al Gran Premio Eurovisione.
In quel caso ci sarebbe dovuto essere la dicitura "partecipante", come
hanno fatto le altre case discografiche. La canzone vincente si chiama
POUPEÉE DE CIRE, POUPEÉ DE SON.
Parole e musica di Serge Gainsbourg. Il
disco si vende al ritmo di 18.000 esemplari al giorno. A tempo di
primato è stata lanciata la versione italiana dal titolo IO
SI TU NO, che perde molto del suo brio originale cantata nella nostra lingua,
nonostante France Gall sfoggi una buona pronuncia. Ma si intuisce che le
sfugge il senso delle parole, anche se non è un male grave visto che il
testo (scritto da Vito Pallavicini) è alquanto banale. Il retro reca SE
AGLI AMICI DIRAI (traduzione di DIS A TON CAPITAINE a cura di Leo
Chiosso). France Gall partecipa per il Lussenburgo. Perché? Perché i
francesi, monopolizzatori della gara dai suoi albori, vorrebbero sempre
vincere e se non ci riescono con i propri mezzi, cosa fanno? Prestano
cantanti a paesi francofoni. Lussemburgo, Monaco, Svizzera e Belgio. E
questi "legionari" della musica leggera transalpina affrontano sempre
con puntualità ed impegno le loro battaglie canore. Quattro anni fa, a
Cannes, Jean Claude Pascal vinse, sotto la bandiera lussemburghese, il
festival con la canzone NOUS, LES AMOREUX. Ora è la volta della
ragazzina francese. Il testo della canzone della Gall prende a modello
quello col quale Gigliola Cinquetti vinse l'anno precedente, ossia NON
HO L'ETA'. Dice pressappoco così: bambola di cera, bambola di stoppa,
sono meglio sono peggio di una bambola da salotto. Mi chiedo a cosa
valga cantare l'amore che ignoro. Ma un giorno vivrò anch'io le mie
canzoni senza aver paura dell'amore. Certo, il testo è molto più
particolare di quello della Cinquetti ma il senso è lo stesso. Un tema,
quello delle ragazzine gettate nella mischia del mondo della musica
leggera, per cantare canzoni che parlano d'amore senza sapere davvero
cosa sia. Una sottile descrizione della classica ragazzina yè-yè
dell'epoca. Per la parte musicale, Gainsbourg non è che si sia spremuto
le meningi più di tanto. Un ritmo andante con una forte connotazione
surf. France Gall in realtà si chiama Isabelle ed è nata a Parigi nel
1947. Suo padre Robert è l'autore de LA MAMMA, di Charles Aznavour e suo
nonno uno dei fondatori della Petits Chanteurs A La Croix De Bois,
scuola musicale per ragazzi che quest'anno compie i cento anni, essendo
stata creata nel 1907. Isabelle fa corsi di chitarra e di piano e nel
1963, a 16 anni, incide un brano che il padre distribuisce direttamente
nelle radio. Denis Burgeois ascolta il brano e le fa firmare un
contratto per la Philips. Il suo repertorio è molto vicino a quello di
un'altra stella dello yè-yè francese, Sheila. In comune hanno entrambe
la capacità di non saper cantare o quasi. France Gall non ha voce ed è
al limite della quadratura musicale. Sheila è monocorde come un flauto
di pan. La canzone SACRÉ CHARLEMAGNE diventa un "tube" fenomenale (tube
in francese sta a significare un grosso hit). In Italia viene incisa da
Milena col titolo di CARLOMAGNO (versione curata da Giorgio Calabrese)
ed è una lamentela in entrambe le versioni (francese ed italiana) di una
ragazzina che se la prende con Carlo Magno che ha "inventato la scuola".
Il sequel naturale della canzone di Sheila L'ECOLE EST FINIE per un
target di età inferiore. La versione francese vende la bellezza di due
milioni di dischi. Ricordiamo, per dovere di cronaca, che Milena era una
delle tre vallette di Mike ne LA FIERA DEI SOGNI. Le altre due erano
Anna Identici e Anna Marchetti. Tornando all'Eurofestival 1965, questa
edizione è servita ad illustrare il fatto che gli italiani quando
scopiazzano non hanno da insegnare più niente a nessuno. La canzone
svizzera NON À JAMAIS SANS TOI cantata da Yovanna sembra tolta para para
da un 78 giri di Edith Piaf. La canzone della Jugoslavia, EZNIA,
cantata da Vice Vukov riecheggia motivi da Chopin e Schubert. La canzone
in gara per la Svezia, ANNORSTÄDES VALS di Ingvar Wixell è (o perlomeno
sembra) un'antica ballata russa in stile OCI CIORNIE. E così via. Solo
la canzone italiana ossia SE PIANGI SE RIDI di Bobby Solo non denunciava
somiglianze di sorta.
Domenico Modugno e Claudio Villa
Storia di due insuccessi: SIFOLINA e COME SI FA A NON VOLERTI BENE. Le
cantano rispettivamente Claudio Villa e Domenico Modugno. Un tempo
acerrimi rivali a Sanremo ed oggi quasi comprimari nel rinnovato mondo
della musica leggera. Come abbiamo spesso argomentato in queste colonne,
sappiamo che Modugno vive un periodo di crisi lungo quasi un decennio,
quello dei sessanta. Colpa delle canzoni che incide o colpa di un
personaggio ormai diventato vecchio? Diciamo, tutt'e due le cose. Le
canzoni non lo aiutano, la casa discografica (la Curci) non aiuta lui a
togliersi da dosso quella patina di antico e di poco adeguato ai tempi.
Stesso discorso per Claudio Villa, anche se lui stesso era già antiquato
nel periodo 1956-57, quando Modugno diede il via ad una nuova stagione
musicale italiana culminata con le due vittorie sanremesi del '58 e '59.
Entrambi estromessi dalle classifiche discografiche hanno tuttavia un
loro pubblico, ancorché differente. E continuano ad incidere. Il brano
di Modugno è stato scritto da Pallavicini, Canfora ed Amurri. Non è
male, ma non basta. Frasi studiate a tavolino alla ricerca di un effetto
che non arriva mai. Uno scarto di Mina? Una canzone che avrebbe potuto
calzare a pennello alla Shirley Bassey del periodo 1968-1969, quando
cantava canzoni vecchiotte come CONCERTO D'AUTUNNO e CHI SI VUOL BENE
COME NOI. La canzone comincia e finisce con la stessa frase del titolo,
la melodia ha il respiro corto. Modugno cerca di fare del suo meglio
mettendoci la solita grinta ma qualcosa non funziona. Sembra non
crederci neanche lui. Eppure dopo TU SI' NA COSA GRANDE era tornato
sugli scudi, riuscendo a ritrovare la strada delle hit parade. Anche se
c'è da dire che quella canzone, il vero successo, forse l'ebbe dopo la
sua rinascita del 1970. A Modugno non va bene neanche col teatro. Dopo
aver perso un bel po' di milioni con la commedia musicale TOMMASO
D'AMALFI, di cui era autore, protagonista e produttore, l'eclettico
pugliese ha dovuto registrare un nuovo stop nella sua attività teatrale.
Quest'anno infatti il popolare cantautore aveva voluto tornare al teatro
di prosa come protagonista della commedia DELITTO ALL'ISOLA DELLE CAPRE
di Ugo Betti. All'inizio tutto sembrava dover andare per il meglio ma
dopo poche settimane dal debutto a Roma la compagnia ha dovuto
sciogliersi per difficoltà finanziarie. Ora Mimmo punta tutto su
SCARAMOUCHE, il teleromanzo. Anche qui però non mancano le difficoltà.
Sandra Milo che avrebbe dovuto interpretare addirittura tre personaggi
ha dato forfait (già, di parti, faceva fatica a farne una) e la
sostituiranno Carla Gravina, Liana Orfei ed una giovanissima Raffaella
Carrà. Per quel che riguarda la canzone di Villa, è una di quei motivi
orribili che solo il Divo Claudio riusciva a cantare con una parvenza di
credibilità. La storia surreale (un po' alla Edoardo Vianello ma senza
la dovuta intelligente ironia) di una ragazza che ama così tanto i
fischi da passare col semaforo rosso per il gusto di sentir trillare il
fischietto del vigile. L'impianto musicale è frusto così quanto la sua
interpretazione tanto che tutto sarebbe potuto andar bene in un contesto
sanremese inizi anni cinquanta: AVEVA UN BAVERO e simili.
Assegnato il premio Pagella TV Philips nel corso di una serata di gala
al Casinò Municipale di Sanremo. Le trasmissioni prese in considerazione
erano quelle andate in onda nel periodo marzo 1964-febbraio 1965. A
vincere la targa d'oro è stata la trasmissione JOHNNY SETTE. Premiati -
oltre all'animatore Johnny Dorelli - anche Paola Pitagora, il regista e
co-autore Eros Macchi, Maurizio Jurgens, Guido Castaldo e Francesco Luzi
(gli autori), Pino Calvi autore delle musiche originali, lo scenografo
Giorgio Aragni e il costumista Folcol.
Provocazione in Polonia: un dirigente del Partito Comunista Polacco si
lamenta per mezzo stampa del fatto che venti anni prima i tedeschi
avrebbero (a suo dire) lasciato vivi troppi ebrei. Un nuovo movimento
antisemita sta nascendo a Varsavia e trova proseliti soprattutto fra i
giovani. Il Partito si serve della propaganda razzista per galvanizzare
le nuove leve con un argomento "facile" agevolando nello stesso tempo le
manovre dei Paesi Arabi, i quali vogliono coinvolgere nella loro
politica anti-israeliana gli stati d'oltre cortina. Il governo sinora si
è comportato con molta correttezza ignorando le pressioni arabe e
rimanendo neutrale di fronte al fenomeno migratorio che, da qualche
anno, si sta verificando fra le comunità ebraiche della Polonia. Nel
1965 vivono in questa nazione 30 mila ebrei ma il loro numero è
destinato a diminuire gradualmente perché almeno mille ebrei ogni anno
scappano dal regime comunista rifugiandosi in Israele e negli Stati
Uniti.
Helena Rubinstein
Muore a 94 anni Helena Rubinstein, la sacerdotessa della bellezza. Nata
a Cracovia nel 1871, dopo aver provato a studiare da medico (smise
perché non sopportava l'odore degli ospedali) si trasferì in Australia.
Rimase colpita dai volti aridi e rugosi delle donne, che contrastavano
col suo, ammorbidito da una crema che aveva portato con sé dalla
Polonia. Da quella crema, venduta dapprima ad alcune amiche e poi ad un
numero sempre maggiore di donne, ebbe inizio la fortuna della
Rubinstein. Il suo primo salone lo apre nel 1902 a Melbourne. Studiando
accuratamente la pelle umana, mise a punto una speciale crema che fu
letteralmente divorata dal mercato australiano tanto che in un anno e
mezzo, la tenace polacca aveva guadagnato la bellezza di 100.000 dollari
"aussie". Helena capì che la sua fortuna sarebbe stata maggiore in
Europa, anche se lì non mancavano di certo i saloni di bellezza. Ma vi
ritornò approfondendo i suoi studi di dermatologia e nel 1904 affittò un
palazzo di venti stanze a Londra. Il successo arrivò in un attimo. Nel
1908 si sposa con il giornalista americano Edward Titus e nel 1912 apre
un terzo salone a Parigi, all'epoca capitale mondiale della moda.
Successo enorme anche lì. Nel 1915 apre il suo quarto salone a New York
nella 49° strada, la Maison de Beautè. In un anno guadagnò quanto la
Merryll Linch. Alla fine della prima guerra mondiale, sulle ali del boom
economico americano, diede l'avvio alla produzione mondiale delle sue
creme di bellezza. L'impero Rubinstein era ormai una certezza. L'impero,
ossia la Helena Rubinstein Inc. è nelle mani del figlio Roy Titus, ultra
cinquantenne.
Grave lutto anche nel mondo del calcio. E' morta Daniela, la figlia
ventiduenne di Helenio Herrera, venuta a mancare per l'improvvisa
recrudescenza di una malattia d'origine virale che l'aveva costretta per
due anni a lunghe cure a Parigi. Daniela viveva nella capitale francese
assieme alla madre, alle sorelle e al fratello.
Gigi Meroni
Può un calciatore della Nazionale essere anticonformista al punto di
spendere buona parte dei suoi guadagni in vestiti fantasiosi, occhiali
da sole, stivaletti alla Beatles e capelli con la frangetta? Questa
domanda curiosa se la rivolgono tanti giornalisti sportivi. Il
calciatore di cui si sta parlando è Luigi Meroni, ala destra del Torino,
che i tifosi chiamano Calimero per via della massa di capelli che gli
copre la fronte a guisa di guscio d'uovo. La cosa non gli fa piacere
perché si arroga il diritto di pettinarsi come più gli piace senza per
questo dover essere criticato o preso in giro. L'estate scorsa arrivò
dal Genoa al Torino che lo pagò 300 milioni di lire. Fabbri,
l'allenatore della Nazionale, lo ha incluso nella comitiva azzurra ma a
Varsavia, contro la Polonia, non lo fece giocare. Il motivo poco
calcistico fu: o ti tagli i capelli o non giochi. Meroni rispose: io i
capelli non me li taglio. Lei giudichi il calciatore non la sua
capigliatura. La partita, per la cronaca, finì 0 a 0. Prima di dedicarsi
al calcio professionalmente Luigi faceva il disegnatore in un'industria
tessile di Como, sua città natale. Non aveva molti soldi e quelli che
guadagnava li spendeva per gli abiti. Elegante è per lui sinonimo di
vistoso (ma non pacchiano). E' lui che disegna i suoi cappotti e le sue
giacche e, certe volte, anche le scarpe. Le cravatte sono fantasia (cosa
che all'epoca era ancora vista come una stravaganza) e non sono annodate
ma allacciate a mo' di foulard. I pantaloni sono larghi e senza piega
(nel 1966 adotterà la moda del pantalone stretto e a vita bassa), i
gilet sono di broccato, le camicie a jabot di seta bianca e bretelle
disegnate. Gli occhiali scivolano sempre sulla punta del naso. Guida una
Giulietta Sprint e una Balilla del 1935 con sedili foderati di velluto
nero. Gli juventini gli danno dell'omosessuale, i torinisti lo chiamano
dandy. In Italia, dal 1966, lo chiameranno semplicemente il calciatore
beat. Scompare a soli 24 anni investito da una macchina dopo la partita
Torino- Sampdoria nell'ottobre del 1967.
Gigi Meroni
Passiamo quindi al campionato di calcio. Siamo alla 27° giornata.
Nonostante il lutto di cui si è detto sopra, l'Inter di Herrera,
battendo il Bologna per due reti a zero, raggiunge il Milan in testa
alla classifica totalizzando l'ottava vittoria consecutiva. L'Inter ha
giocato col lutto al braccio, si è osservato un minuto di silenzio per
Daniela Herrera. Un autogol di Janich su calcio di punizione di Corso ed
un gol di Bedin chiudono la pratica felsinea. Il Milan pareggia zero a
zero a Firenze (traversa di Hamrin che salva il portiere Ghezzi). La
Juventus pareggia nel derby con il Torino (reti di Leoncini per i
bianconeri e di Ferrini per il Toro). La coppia di testa (42 punti) è
inseguita dalla Juventus e dal Torino (34 punti). Quinta la Fiorentina a
32 punti. Male si mette per la Lazio che rischia la retrocessione .
Perde a Cagliari per 3 a 0 con gol di Martiradonna, Cappellaro e Gigi
Riva. Ora è quart'ultima. Ma ecco i risultati completi:
CAGLIARI - LAZIO 3-0
CATANIA - ATALANTA 4-1
FIORENTINA- MILAN 0-0
INTER - BOLOGNA 2-0
JUVENTUS - TORINO 1-1
FOGGIA - L.R. VICENZA 1-0
VARESE - MESSINA 1-0
ROMA - MANTOVA 0-0
GENOA - SAMPDORIA 1-0
Christian Calabrese
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STUDIO UNO 1965
di David Guarnieri
Cari amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di una vera e
propria pietra miliare del varietà televisivo: "Studio Uno",
precisamente della sua terza edizione (dopo quelle del 1961 e del
1962-63), quella del 1965. Il regista è sempre Antonello Falqui,
assistito dal suo "braccio destro", il produttore Guido Sacerdote. I due
allestiscono una rivista musicale tesa a soddisfare i gusti
dell'esigente pubblico italiano, presentando un cast variegato e di
sicura presa: dal conduttore Lelio Luttazzi (proveniente dalla positiva
affermazione di "Teatro 10" dell'estate 1964) alle famose gemelle Alice
ed Ellen Kessler (beniamine dei telespettatori, fin dagli esordi di
"Giardino d'inverno" del 1961), dall'ironico Luciano Salce alla
carismatica Milly, dall'effervescente Paolo Panelli al personaggio più
atteso del cast: Mina. La cantante cremonese ritorna in qualità di
vedette fissa in uno show tv, dopo la nascita del figlio Massimiliano
(avuto da Corrado Pani) e il conseguente ostracismo (la condizione di
ragazza madre non venne accettata dai dirigenti Rai del tempo,
preoccupati di dare un'immagine "scandalosa" e lasciva dell'azienda di
Stato). Gli autori dei testi sono Castellano e Pipolo (nomi d'arte di
Francesco Castellano e Giuseppe Moccia); il direttore d'orchestra è
Bruno Canfora; il costumista è Folco; lo scenografo è Cesarini da
Senigallia; il coreografo è, nientemeno che Hermes Pan (glorioso nome,
legato all'epoca d'oro di Broadway e alla Hollywood dei musical più
importanti, interpretati, tra gli altri da Fred Astaire, Ginger Rogers,
Judy Garland, Irene Dunne, ecc.). La trasmissione parte sabato 13
febbraio 1965. Nello specifico, parliamo della settima puntata,
trasmessa il 3 aprile '65.
Lo show si apre (dopo la famosa sigla iniziale "La notte è piccola",
cantata dalle gemelle Kessler) dal presentatore Lelio Luttazzi, il quale
legge lettere inviategli dai telespettatori durante la settimana e
rispondendo alle domande fattegli da alcune ammiratrici. È il momento
del primo ospite dello spettacolo: Fred Bongusto. Il cantante molisano,
conversando con Luttazzi annuncia la sua partecipazione alla seconda
edizione di "Un disco per l'estate" (con il brano "Il mare,
quest'estate"). Bongusto si esibisce (accompagnato al piano da Luttazzi)
in una fantasia di suoi successi, composta dai brani: "Malaga", "Amore
fermati", "Una rotonda sul mare" e "Va bbuono"). L'esibizione di Fred
termina con il brano "Aspetta domani" (presentato con discreta fortuna
al Festival di Sanremo '65, in coppia con Kiki Dee). A seguire, il
numero musicale di Alice ed Ellen Kessler. Le gemelle tedesche
presentano il loro nuovo 45 giri: "Lasciati baciare col Letkiss" (un
ballo che avrà notevole successo nell'estate del 1965). Primo spazio
umoristico con Luciano Salce, il quale, assistito da Luttazzi, commenta
con la consueta verve i fatti della settimana: (dai derby calcistici di
Milano e Roma, ai progetti spaziali degli Stati Uniti e dell'Unione
Sovietica, dalla censura radio-televisiva alle recensioni teatrali e
cinematografiche, spesso incomprensibili rilasciate sui vari quotidiani
italiani). La musica torna protagonista grazie alla raffinata voce di
Milly. Quest'ultima propone due celebri brani: la romantica "Prime
lacrime" di Gorni Kramer e la spiritosa "Si fa, ma non si dice". La
trasmissione prosegue nuovamente con le gemelle Kessler, le quali,
coadiuvate dal balletto di Hermes Pan si esibiscono in un omaggio a
Broadway, cantando la leggendaria "Top Hat, White Tie And Tail". Il
secondo spazio ironico vede protagonista Paolo Panelli. L'attore romano
presenta una nuova puntata delle avventure di "Cecconi Bruno"
(senz'altro, il personaggio più noto, nella lunga carriera di Panelli).
Il balletto di Hermes Pan ha il compito di introdurre la parte di
spettacolo affidata a Mina. La "Tigre di Cremona" interpreta il brano
"Un anno d'amore" (dopo il lancio, avvenuto nella seconda puntata di
"Studio 1"), sull'onda delle tantissime richieste dei telespettatori,
dopodiché esegue (splendidamente), accompagnata da soli strumenti
percussivi, il famosissimo brano "Bahia" di Ary Barroso. L'ospite
d'onore di puntata, nella rubrica "L'uomo per me" è Enrico Maria
Salerno. L'attore milanese, intervenuto per pubblicizzare il film "La
bugiarda", da lui interpretato assieme a Catherine Spaak (diretto da
Luigi Comencini), prende in giro bonariamente i colleghi intervenuti in
precedenza in qualità di ospiti di Mina: da Nino Manfredi (garbatamente
sfottuto per le sue origini ciociare) a Mastroianni (definito la "spalla
della Loren"). Salerno, deciso a dimostrare le sue qualità di show-man
balla poi il tamurè con Mina e le dedica alcuni versi poetici, per poi
concludere l'esibizione, offrendole (primo ospite a farlo) un mazzo di
fiori. La parata musicale di chiusura, eseguita da Mina, Lelio Luttazzi,
le gemelle Kessler, Milly, il balletto di Hermes Pan e da un Paolo
Panelli (di sublime auto-ironia) è composta dai brani: "Firenze sogna",
"Un disco dei Platters", "Oh, come son felice", "Camminando sotto la
pioggia", "On The Sunny Side Of The Street", "Bambina dall'abito blu",
"El choclo", "Nessuno al mondo", "Tic-tì, tic-tà" e "Oh, What A
Beautiful Morning". Lo spettacolo termina con la sigla finale, un
bellissimo motivo di Bruno Canfora, intitolato "Soli", cantato da Mina.
"Studio Uno '65" ottiene un ottimo indice di ascolto (pari a 16 milioni
e 200 mila teleutenti) ed un gradimento di 77. Il personaggio più
apprezzato risulta Mina, seguita da Paolo Panelli, le gemelle Kessler,
Lelio Luttazzi, Luciano Salce e Milly. Giudizio (personalissimo) di
David: è difficile giudicare un programma come "Studio Uno", senza
cadere nella retorica, nelle ripetizioni e nelle iperboli. Scrivo,
semplicemente: 110 e lode (per regia, cast tecnico ed artistico).
Alla prossima!
David Guarnieri
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