A metà dicembre, generalmente, le classifiche rimangono immutate se non
subentra una forte novità legata ad un passaggio televisivo
particolarmente indicativo o ad una sigla televisiva (ma quest'anno la
Canzonissima, che ha cambiato il nome in Partitissima, non sembra
promettere sigle tali da sconvolgere il mercato) o anche ad una canzone
comunque collegata alla trasmissione della Lotteria di Capodanno. Gli
unici due personaggi ad essersi davvero avvantaggiati della loro
presenza a Partitissima sembrano essere Dalida e Don Backy, seppure con
motivazioni differenti: la prima perché reduce dal Sanremo in coppia con
Tenco, il secondo perché la sua POESIA sembra davvero funzionare e
sfrutta l'onda lunga del successo de L'IMMENSITA', anche questa canzone
reduce dal Sanremo '67. Cosa si compra in prossimità delle feste
natalizie di quest'anno? Oltre alle canzoni in cima alla graduatoria, ci
sono un bel gruppo di singoli che vendono benissimo e sono in procinto
di entrare tra i primi venti. C'è THE LAST WALTZ di Engelbert
Humperdinck e la versione italiana di Dalida, L'ULTIMO VALZER, un vero
valzerone d'altri tempi che in Francia sta facendo la fortuna di
Mireille Mathieu col titolo di LE DERNIERE VALSE. C'è la canzone di Tony
Renis del 1960, reinterpretata per l'occasione da Gianni Morandi e la
sigla finale di Partitissima, MEZZANOTTE FRA POCO, che porta sul retro
un'altra sigla, quella di SETTEVOCI, UNA DOMENICA COSI'. Poi c'è il
pezzo della Vartan, DUE MINUTI DI FELICITA', il nuovo di Frank Sinatra
THE WORLD WE KNEW (OVER AND OVER) ripreso con un certo successo da Fred
Buongusto col titolo di ORE D'AMORE. Eppoi ancora: Patty Pravo con SE
PERDO TE, i Beatles con HELLO GOODBYE, i Bee Gees con MASSACHUSSETTS e i
Flower Pot Men con LET'S GO TO SAN FRANCISCO.
Candidature per Sanremo
Ma siccome il panorama musicale e l'annesso mercato guardano, o almeno
cercano, lontano, eccoli lì tutti indaffarati i cantanti, i discografici
e gli autori appresso al gioco natalizio più in voga in questo periodo:
manda una canzone a Sanremo e campi di rendita tutto l'anno. Quest'anno
scoprire chi è in procinto di salire sul palco sanremese è ancora più
difficile del solito. Tutto è avvolto nel mistero, manco si trattasse
del dispositivo atomico per la sicurezza nazionale e non di un gioco
fatto di canzoni. Ma a quest'epoca, Sanremo era davvero Sanremo, non
come recita lo stacchetto-sigla di Pippo Caruso delle attuali edizioni.
Per esempio, già uno come Caruso non l'avrebbero preso neanche come
trascrittore di note sugli spartiti e stiamo parlando di uno che
comunque è nel giro da 40 anni! Il fatto è che su questo gioco vengono
puntati i soliti milioni di milioni, proprio come le famose stelle di
uno spot, ed aspettare la mossa degli altri è importante così come non
scoprire i propri assi. Siamo alla vigilia di un giorno importantissimo:
entro poche ore le case discografiche dovranno presentare alla giuria
selezionatrice i provini dei cantanti e delle canzoni. Da tutta questa
massa di "lacche" e di "pronto-ascolto" si dovrà estrarre il meglio per
definire l'elenco delle 22 canzoni ammesse e i rispettivi 44 cantanti.
Un numero piuttosto esiguo quando si pensa che vengono proposte almeno
300 canzoni ogni anno. Questa 18° edizione risulta ancor più limitata
nel numero delle canzoni concorrenti rispetto allo scorso anno, quando
nel salone delle feste del Casinò sfilarono 30 canzoni e 60 cantanti. A
questo si aggiunga che due cantanti, Giusi Romeo (Giuni Russo) ed
Elio Gandolfi, sono stati ammessi di diritto perché vincitori del
Festival Di Castrocaro. Di sicuro per adesso, su questo Sanremo 1968, si
conosce solo il nome del presentatore che altri non è che il vostro
Pippo Baudo, così come si autoproclama ogni domenica da Settevoci. C'è
anche l'incognita "complessi" che a quanto pare dovranno esibirsi in
maniera dimezzata cioè esccludendo la loro partecipazione strumentale
dell'esecuzione, alla quale penserebbe l'orchestra della Rai, così come
fecero i Giganti lo scorso Sanremo quando si presentarono con Proposta.
Apriamo la parentesi grandi rifiuti. Mina, la Pavone, Morandi e Dalida.
Mina perché vede Sanremo come il fumo negli occhi ma aveva lasciato
qualche speranza all'organizzazione affermando che forse sarebbe andata
nel caso che uno dei cantanti della sua nuova etichetta discografica PDU
fosse incluso tra i partecipanti del Festival. Ma poi ha pensato: ma chi
me lo fa fare? Rimango a casa, mi scelgo un paio di pezzi da incidere su
45 giri e li frego tutti. La Pavone perché deve capire, dall'esito di
Partitissima, se la sua stella stia declinando o no, Morandi perché
veste la divisa in quel di Pavia e Dalida anche. No, aspettate: Dalida,
sebbene mascolina nei tratti, non è una soldatessa. Ma a cosa servirebbe
una sua partecipazione al Festival? Ha due singoli ai primi posti della
classifica (MAMA e L'ULTIMO VALZER), un terzo è lì lì da venire (DAN DAN
DAN). Forse un pensierino potrebbe anche farlo: una sua partecipazione
sicuramente potrebbe risolversi con una vittoria. Il ricordo della sua
partecipazione con Tenco, del suo tentato suicidio sono ancora freschi e
si sa che la gente è disposta premiare chi mostra di sé anche il lato
patetico. Ma tutto dipenderà dallo sviluppo di Partitissima. Se Dalida
vincerà la competizione del 6 gennaio, sicuramente non andrà. Una delle
canzoni di cui parlano tutti bene è quella che un ritrovato Umberto
Bindi ha scritto per Iva Zanicchi che sarà accoppiata al tedesco Udo
Jurgens, PER VIVERE. Chi l'ha sentita dice un gran bene del motivo. La
CGD e la CBS hanno consegnato i provini della Cinquetti, di Johnny
Dorelli, di Giuliana Valci, dei Sandpipers, un gruppo molto in voga in
America, uno di quelli essenzialmente vocali nel vero senso del termine,
che interpretano colonne sonore o successi di altri aggiungendo un
pizzico di classe, di eleganza e di tecnica ma che da noi non scuciono
un baffo a nessuno, così come i Lettermen o i Righteous Brothers. La
Carish, casa discografica di Peppino Di Capri, ha pochi assi da giocare.
Oltre a Di Capri ha messo sul piatto un cantante francese che si chiama
Philippe Olivier (nessuno dei due sarà presente alla kermesse). La
Durium mette in campo Rocky Roberts con una canzone di Memo Remigi dal
titolo NESSUNO FA NIENTE PER NIENTE: ma si può fare una scelta più
sbagliata? Può, uno dei re dell'estate, lo scatenato interprete di
STASERA MI BUTTO, uno che mangia rhytm'& blues mattina e sera
interpretare una canzone di Remigi? Ha un senso? Difatti sarà l'unico
tra i protagonisti dell'estate canora a starsene a casa. Sempre la
Durium ci riprova con Isabella Iannetti e una canzone dal titolo PENSO
PER TE, con Mario Zelinotti che ha un brano scritto da Sergio Centi dal
titolo RITORNERO'(ma se intendeva ritornare a Sanremo mai previsione fu
più sbagliata, almeno con quella canzone) e Little Tony con una canzone
di Marcello Marrocchi dal titolo UN UOMO PIANGE SOLO PER AMORE. Della
Phonogram si conosce solo il nome di Orietta Berti mentre avrebbero
fatto i nomi di Johnny Hallyday, di Dusty Springfield e Abi Ofarim, la
cantante che dovrebbe interpretare la canzone di Don Backy CASETTA
BIANCA (era stato suggerito di cambiare così il titolo, che era CASA
BIANCA, per non turbare i sonni del presidente Johnson). La RiFi, oltre
la Zanicchi, ci riprova con i Giganti, che nel frattempo sono ai ferri
corti fra di loro, e ha mandato i provini di due giovani, Marzio e
Ginto. Consorella dell'Atlantic, ha buttato lì qualche nome come quelli
di Wilson Pickett e Aretha Franklin, con quest'ultima che dichiara
subito di essere impegnata nel periodo sanremese. La RCA, solitamente
poco portata per Sanremo, ha messo sul piatto Tony Renis, Jimmy Fontana,
i Rokes, Paul Anka, Sandie Shaw, Sylvie Vartan (ha detto che verrà solo
se anche il marito sarà della partita) e Domenico Modugno, il figliol
prodigo che ha presentato alla commissione MERAVIGLIOSO, canzone che è
stata incredibilmente bocciata! Quindi sembrerebbe che non possa far
parte del cast a meno che accetti di cantare una canzone non sua. E
Modugno ha un bisogno di rilancio artistico come un pesce dell'acqua.
Gli vengono incontro Tony Renis e Alberto Testa, che hanno una canzone,
già accettata, che potrebbe fare al caso suo, IL POSTO MIO, che
sicuramente è più nelle sue corde di LE OPERE DI BARTOLOMEO, una
sconclusionata composizione di Sergio Bardotti e Ruggero Cini che pare
dovrà essere cantata dai Rokes, canzone che per il suo argomento strano
tra il nonsense e il sociale starebbe meglio addosso ad Antoine, a
Jannacci o anche a Gaber. Si parla di Gian Pieretti, come secondo
esecutore ma i giochi sono ancora aperti. Comunque, alla fine, i
campioni dell'estate, a parte Fontana, Bobby Solo e Rocky Roberts, ci
sono tutti: c'è la Cinquetti, Al Bano, Leali e c'è anche Wilma Goich,
miracolata da SE STASERA SONO QUI al Disco per l'Estate e che comunque, a
Sanremo, il suo posticino lo ha avuto quasi sempre nelle ultime 4
edizioni. C'è chi alla vigilia del Festival da amico è diventato nemico
e quindi o dentro uno o dentro l'altro. E' il caso di Celentano e Don
Backy su cui preferiamo non soffermarci perché di parole se ne sono
spese troppe e - sembra assurdo - ancora se ne spendono. Di sicuro chi
rimane fuori non è Celentano, questo ci pare chiaro. Per tanti e tanti
motivi.
Si parlava prima dei due giovani vincitori di Castrocaro e cioè
Giusi Romeo (Giuni Russo) ed Elio Gandolfi, il ragazzino col vocione. La
cantante catanese dovrebbe interpretare NO AMORE, scritta da Pallavicini
ed Enrico Intra, ma ancora non c'è chi la doppi. Si è pensato a Dionne
Warwick, a Louis Armstrong, a P.P. Arnold, legata alla Immediate, la
casa discografica molto vicina a Mick Jagger e in classifica nel mondo
con THE FIRST CUT IS THE DEEPEST. Su Elio Gandolfi, che dovrebbe
interpretare LA VITA ancora non si sa nulla. Lui spera che non arrivi un
grande nome internazionale, che potrebbe oscurare la sua prestazione,
essendo alla prime armi. Il vincitore del Cantagiro nel girone giovani,
Massimo Ranieri, trova una collocazione sicura: in coppia coi Giganti
che, a quanto si dice, non sarebbero contenti perché vorrebbero qualcuno
con più prestigio al loro fianco e Ranieri è solo un ragazzino di sedici
anni e mezzo. Gianni Ravera ha invitato la cantante francese più in
vista al momento, Mireille Mathieu, che ha già risposto di no. La
Barclay (e quindi Sif e Rare) è stata contattata per Nino Ferrer e
Christophe e la Vogue per Françoise Hardy, in rotta con la sua casa
discografica perché chiede un rinnovo di contratto per 150 milioni, che
la Vogue reputa eccessivi. Un altro cantante francese, uno che è di casa
da noi, Antoine, si è visto bocciare una canzone, tra l'altro non sua,
LA LIBERTA', una di quelle canzoni in stile protestatario della Linea
Verde che nel 1968 erano già in disarmo, scritta da Marino Marini. Il
testo non ha avuto l'approvazione della commissione di censura e quindi
Antoine ripiegherà, forse, su LA TRAMONTANA. Si sa chi è fuori: Maurizio
Arena, che tenta la carta di cantante dopo che la sua carriera
cinematografica è ferma da circa dieci anni. E vista la pubblicità
derivata dalla sua storia d'amore con la principessa Titti, ha pensato
di approfittarne, ma la commissione non è propensa ad accettare questi
compromessi osceni (mentre magari oggi toglierebbe volentieri un
antante di professione per far posto ad uno dei tanti falliti reduci da
L'Isola Dei Famosi o da La Talpa. Così come non è detto che, siccome si
ha un cognome famoso o si è mogli di personaggi famosi, si debba far
parte del cast per assunto. E' il caso di alcune canzoni musicate o
scritte da Manuel De Sica (in compenso ci andrà il fratello nel '73,
come cantante) e di Annarita Torsello, famosa per essere la moglie di
Mike Bongiorno e di avere velleità compositorie. Strano caso, le uniche
canzoni che ha firmato nella sua vita, sono state le sigle del
Rischiatutto, dove guarda caso a presentarlo chi c'era? Altri
compositori esclusi sono stati, a parte Modugno, Gorni Kramer
considerato di gusti troppo "vecchi" per il Sanremo '68, come se un
valzerone già ammesso al festival tipo, STANOTTE SENTIRAI UNA CANZONE, a
dir poco osceno, fosse un fulgido esempio di modernità! Fuori anche
Gianni Ferrio per far posto a GLI OCCHI MIEI di Mogol, altro
intoccabile, ma ci rendiamo conto??? Come quando esclusero nel 1994 Mia
Martini per far posto a Claudia Mori!!! A proposito, Claudia di chi è
moglie, che al momento non mi rammento. E sono fuori anche Fred Bongusto
e Vianello. Dimenticavamo la solita pantomima con cadenza periodica di
Claudio Villa: non ci vado perché sono troppo importante - ci vado per
farvi un piacere - mi hanno escluso - scandaloso - avete paura di me -
protesto - faccio i dispetti e mi presento lo stesso. Comunque per
ancora qualche giorno le voci di chi va e chi resta circoleranno. Poi,
per fortuna, tutto tacerà e resteranno le solite polemiche degli
esclusi. Ma fa parte del gioco.
CantaEuropa
Mentre in cima alle classifiche italiane i Procol Harum, i Bee Gees,
Scott McKenzie, Stevie Wonder, I Camaleonti e Don Backy continuano a
vendere migliaia di copie, gli esclusi (ma per una concidenza) della top
ten italiana partono per il Cantaexpress o CantaEuropa (di cui parleremo
approfonditamente in un'altra occasione), una grande kermesse canora che
salpa da Venezia il 28 novembre per concludersi ad Alassio il 18
dicembre. Rita Pavone, Bobby Solo, Gigliola Cinquetti, Caterina Caselli,
Wilma Goich, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Dino, Ricky Shayne e i
giovani Mauro Lusini e Massimo Ranieri daranno voce ad altrettanti
quadri di artisti italiani del passato e contemporanei come Carlo Carrà
e Domenico Purificato, Omiccioli, Morandi (il pittore!), Aligi Sassu,
Giorgio De Chirico e De Pisis per il presente e Tiziano Vecellio
(Ritratto di giovane scenziato), Ridolfo del Ghirlandaio (Ritratto di
Pietro Soderini), Raffaellino del Garbo (Madonna con bambino) per il
passato. Naturalmente, la mostra è ben più ampia di questi pochi quadri
elencati, anche se non si vede il nesso tra pittura italiana e canzone
italiana, visto che la maggior parte delle canzoni di questo periodo
hanno di italiano solo gli interpreti perché sono in maggioranza
espressioni di culture importate da altre nazioni. Il giro europeo della
canzone e della pittura toccherà nove paesi stranieri: Austria, Belgio,
Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda e
Svizzera. Qualche perplessità la stanno creando le autorità locali di
Praga, Liegi, Londra e Rotterdam poiché non hanno ancora individuato il
luogo dove far esibire gli artisti italiani. In Italia è invece
sufficiente presentarsi con un nome straniero e subito tv e teatri gli
spalancano le porte. Ma ve lo immaginate nella Swingin' London del '67
un carico di sfollati dal tipo di Bobby Solo, la Cinquetti, la Goich o
Vianello? E' come se da noi arrivassero in blocco un treno di cantanti
rumeni o croati! In un momento in cui l'Inghilterra è al top della
musica planetaria, un personaggio che può avere una sua precisa
collocazione in Italia come un Dino, cosa potrebbe dire di interessante,
per esempio, ad un teenager inglese? Comunque il CantaEuropa, che ha
preso il via il 28 novembre, ha in realtà un avvio fuori programma: la
partenza è da Mestre ma in realtà "parte" dal Sistina di Roma per
esigenze televisive. E per questa "prima" i cantanti hanno scelto di
eseguire i loro cavalli di battaglia, anche se magari non tutti fanno
ascoltare le ultime incisioni. Questo è il programma e i cantanti della
serata:
Rita Pavone in PIPPO NON LO SA
Dino in IL SOLE E' DI TUTTI
Gigliola Cinquetti in PICCOLA CITTA'
Wilma Goich in SE C'E' UNA STELLA
Edoardo Vianello in POVERO LUI
Ricky Shayne in DOLCEMENTE
Patty Pravo in SE PERDO TE
Massimo Ranieri in PIETA' PER CHI TI AMA
Mauro Lusini in LA MIA CHITARRA
Caterina Caselli in SOLE SPENTO
Tony Santagata in MI DAI IL MONDO
Cosa dire del cast: a parte gli emergenti Ranieri (vincitore del
Cantagiro girone giovani) e Lusini ("pupillo" di Morandi) o anche big
del livello della Pavone, della Cinquetti, della Caselli e di Dino gli
altri sono un po' in ribasso se non totalmente al di fuori del giro che
conta (vedasi Vianello). Addirittura un cantante folk semi sconosciuto
all'epoca come Toni Santagata, preso forse perché sarebbe piaciuto agli
emigranti nel nord Europa essendo lui pugliese. Comunque il fatto che
nel 1968 la manifestazione non si farà più la dice tutta.
Miscellanea
Alcune notizie dal mondo della musica leggera, dove le situazioni si
evolvono con un ritmo parossistico e appena uno si muove in una
direzione gli altri lo seguono per non essere da meno. Così, mentre i
big stranieri fanno rapide puntate da noi (Scott McKenzie, Sylvie
Vartan, Stevie Wonder), quelli di casa nostra rendono loro la pariglia
organizzando tournèe all'estero o in casa. Adriano Celentano, che
ultimamente aveva dedicato la sua attività solo all'incisione dei dischi
ha deciso di tornare sul palcoscenico e lo fa in occasione delle feste
natalizie. Uno show al teatro Smeraldo di Milano e una replica al
Palasport di Torino in compagnia di Teo Teocoli, Riki Maiocchi, Gian
Pieretti, Pilade, I Ragazzi Della Via Gluck, Mario Tessuto (ancora
sconosciuto) e altrettanti ignoti come La Ragazza Del Ring (sì, avete
letto bene, non del Clan) il gruppo La Felicità, Lui e Giorgio Bristol,
che poi avrebbe avuto una carriera non molto densa di successi.
A proposito, la vera ragazza del Clan, Milena Cantù, estromessa dal gruppo
col consueto garbo di Adriano durante il Cantagiro (lui sobillato dalla
moglie) ha firmato per la RiFi, casa alla quale appartiene il suo
prossimo sposo Fausto Leali. Le canzoni che Milena dovrebbe incidere
sono proprio state scritte da Fausto Leali. A proposito di divorzi
artistici è annunciato quello fra Rocky Roberts e i suoi Airedales. Dal
prossimo anno, Rocky non si varrà più del complesso che ha validamente
contribuito al suo successo ma si assocerà ad un altro gruppo, I
Pyranas, di nazionalità francese. Gli Airedales continueranno comunque
la loro attività ma con il nuovo capo, Wess Johnson, meglio conosciuto
come Wess, che nel frattempo ha già inciso una bellissima versione di A
WHITER SHADE OF PALE per la Durium. E' in arrivo in Italia per
partecipare ad uno spettacolo televisivo il cantante brasiliano dai
ritmi meno brasiliani in assoluto, Roberto Carlos. Dovrebbe accordarsi
per far parte anche lui del cast sanremese. Nativo dello stato di
Espirito Santo è alla ribalta da sempre, essendo stato un bambino
prodigio, quando debuttò a Radio Cachoeiro Do Itapemerim a cinque anni.
Il suo più grande successo finora è stato QUERO QUE TU VADA PRO INFERNO
(desidererei tu andassi all'inferno) tradotto in italiano come NON CONTA
NIENTE e cantato quest'estate da Sergio Leonardi. Roberto è già venuto
in Italia a settembre quando ha cantato a Venezia, durante la Mostra
Internazionale Di Musica Leggera LA DONNA DELL'AMICO MIO con la quale ha
riscosso molto successo.
Scott McKenzie
Un solo disco, due milioni e mezzo di copie vendute in tutto il mondo,
primo posto nelle classifiche di vendita in molti paesi dei cinque
continenti, Italia compresa. Si presenta con questo biglietto da visita
Scott McKenzie al cocktail offerto in suo onore dalla CBS italiana, la
casa discografica che, così come in Usa e nel mondo, ha distribuito in
Italia il super 45 giri SAN FRANCISCO (BE SURE TO WEAR SOME FLOWERS IN
YOUR HAIR), l'inno "commerciale" degli appartenenti al mondo del flower
power, cioè degli hippies. La canzone è stata scritta da John Philips,
leader dei Mama's & Papa's. Un successo clamoroso in tutto il mondo. Ora
pare proprio che il fenomeno hippy stia diventando molto più
commercializzabile di quello del beat, che ormai segna il passo. Certo,
il fenomeno hippy del 1967 è ancora in embrione ed è tutta "apparenza".
A Roma e a Milano c'era la moda, in quel fine anno '67, di vestirsi con
le palandrane damascate e i ponchi e con sopra giri di collane molto
vistose, tatuaggi removibili a forma di fiori da applicare sulle guance,
cappelli a larga tesa. Tutte cose che naturalmente gli hippy veri,
quelli facente parte del movimento pacifista californiano, non avevano.
Prima di tutto perché, anche volendo, non se li potevano permettere, in
secondo luogo perché non sarebbe mai venuto loro in mente di
commercializzare un'idea o un modo di vivere al quale credevano
veramente. L'abbigliamento hippy pret-a-porter della Standa così come
dei sarti di grido, era solo una rivisitazione elegante dell'esplosione
del flower power, esplosione che era avvenuta quell'estate, la famosa
estate americana di amore, musica e pace partita dall' Haight Asbury di
San Francisco (dove adesso c'è un negozio di dischi molto particolare
chiamato Ameba) e dal Greenwich Village di New York. Una generazione di
ragazzi e ragazze che vivono una vita spesso miserabile illudendosi di
trovare nella marijuana, nella musica e nel libero amore la felicità.
Fanno dei sit-in contro la guerra del Vietnam, contestano la società e i
loro genitori istupiditi davanti alla televisione ma non danno nessuna
risposta al quesito che loro stesso fanno: qual è l'alternativa? Non è
certo possibile passare la vita fumando erba e fare sit-in (oddio... c'è
gente che in Italia lo fa da quarant'anni senza rendersi conto di quanto
sia ridicola e patetica, i famosi manifestanti di professione). Sono
comunque loro le prime vittime della droga. Nella sola New York, in
tutto il 1967, muoiono 2100 persone per eroina. Comunque il fenomeno
tira e molto: I Beatles si sono vestiti da hippy un po' borghesi nel
filmato di ALL YOU NEED IS LOVE. I Nomadi come i Rokes, hanno tirato
fuori dal cilindro due canzoni che parlano del mondo hippy (UN FIGLIO
DEI FIORI NON PENSA AL DOMANI e CERCATE DI ABBRACCIARE TUTTO IL MONDO
COME NOI) e si vestono anche loro con quelle palandrane multicolori che
vanno tanto di moda adesso. Per presentare in tv la canzone SOLE SPENTO,
anche la Caselli si veste alla maniera hippy, così come Antoine e via
discorrendo. E allora ecco tutto il marketing per diventare un vero
figlio dei fiori, dalle magliette psichedeliche ai poster alle caramelle
al gusto di marijuana. Al che, sapendo di essere stati messi in
commercio in scala mondiale, i veri hippies, il 6 ottobre sfilano per
San Francisco con bare e drappi mortuari per dichiarare la fine del
movimento e i gruppi musicali che da quel mondo avevano tratto dei
vantaggi iniziano a far le valigie per New York dove i contratti erano
più consistenti e dove avrebbero consumato le ultime energie del peace &
love per poi dare inizio ad una nuova decade, molto più violenta e poco
incline ai fiori tra i capelli come segno di rivoluzione pacificista:
gli anni settanta. E' quindi una moda e come una moda già nel 1968
scompare. L'ultima festa hippy sarà al Piper per il lancio della canzone
di Patty Pravo LA BAMBOLA, nell'aprile '68. La moda hippy tornerà
prepotentemente, ma con altri canoni estetici e di costume, alla fine
del 1969, per durare fino alla fine degli anni settanta. Ma come al
solito abbiamo "dirazzato". Si stava parlando di SAN FRANCISCO e di
Scott McKenzie. Nato ad Arlington, Virginia, nel 1944, era un membro del
complesso dei Journeymen, poco noti soprattutto al di là dell'oceano.
Insieme a lui John Phillips. Quando Phillips lasciò il gruppo per
fondare I Mama's & Papa's, McKenzie si staccò anch'egli dalla formazione
e cominciò a cantare brani folk-rock alla steegua di Buffy saint Marie,
Bob Lind e Barry McGuire, finchè non incappò in quella che è stata
sicuramente qualcosa di più di una semplice canzone di successo, SAN
FRANCISCO, l'inno dei (falsi) hippies di tutto il mondo e diverrà la
canzone di bentornato a tutti i marines reduci dal Vietnam che sbarcano
proprio a Frisco mentre nei paesi dell'est diventa l'inno di quanti sono
stati imprigionati soltanto per avere ascoltato musica occidentale. A
scriverla, come detto, il suo amico Phillips che ne era anche il
co-produttore. La canzone viene registrata tutta in una notte negli
studi della L.A Sound Factory. Le liriche del testo sono forse ingenue e
ad una lettura disincantata possono apparire un po' ridicole, ma
bisognerebbe "entrare" in quel preciso momento e luogo per capirle.
Oggi, che i cosiddetti pacifisti assaltano banche e prendono a sprangate
poliziotti e negozi, non avrebbe più senso, ma allora e in quell'angolo
di mondo, sebbene per pochissimo tempo, si è creduto davvero che si
potessero cambiare le regole del gioco senza colpo ferire ma solamente
con un sorriso ed un fiore fra i capelli. In Italia la cantò Bobby Solo
che con il movimento hippy c'entra come il cioccolato sulla sogliola
alla mugnaia, ma tant'è... Scriviamo qui il testo in italiano che tradotto
è un'ulteriore riprova di quanta ingenuità e quanta buona volontà
qualche mattacchione oltre oceano abbia usato in quel 1967.
Se stai andando a San Francisco
Assicurati di metterti un fiore tra i capelli
Se stai andando a San Francisco
Incontrerai sicuramente delle persone gentili
Per quelli che vengono a San Francisco
L'estate sarà d'amore
Nelle strade di San Francisco
Ci sono persone gentili con dei fiori nei capelli
In tutta la nazione
Una vibrazione così forte e strana
Di gente in movimento
Perché c'è una nuova generazione
Con una nuova formula
Gente in movimento...
McKenzie, naturalmente, non riuscirà a bissare un successo di tali
proporzioni. Il suo LP, uscito all'inizio del 1968, si chiama THE VOICE
OF SCOTT MCKENZIE e presenta anche il successivo singolo che si chiama LIKE
AN OLD TIME MOVIE e in Italia esce con una copertina fuorviante che
tende a ricalcare il nuovo boom del 1968, il ritorno agli anni trenta,
di cui abbiamo ampiamente parlato in altre occasioni, che naturalmente
con la canzone non ha niente a che vedere. Ma il disco vende pochino
anche perché il posto di McKenzie, nel cuore del volubile pubblico
italiano, lo prende anche se solo per un quarto d'ora un altro
americano, David McWilliams, quello che ha scritto THE DAYS OF PEARLY
SPENCER (IL VOLTO DELLA VITA) che guardacaso, a McKenzie ci assomiglia
un pochino (e non solo per il suffisso scozzese del cognome).
Orietta Berti
Qualcuno ha detto che mettendo in verticale un milione di dischi si
ottiene una scala alta 4000 metri. Credo non si sia mai appurata una
cosa del genere e quindi se sia vero o meno, resta il fatto che Orietta
Berti nel 1967 ha venduto tale quantità. I singoli che hanno raggiunto
questi livelli di vendita sono DOVE NON SO, IO TU E LE ROSE, SOLO TU e
IO POTREI. Ora, francamente, pare esagerato il fatto che questi quattro
45 giri abbiano venduto davvero tanto considerando che le vendite di
DOVE NON SO sono state doppiate da una Rita Pavone in gran spolvero, che
SOLO TU sia stato un mezzo passo falso dopo il successo sanremese di IO
TU E LE ROSE e che IO POTREI è praticamente sconosciuto ai più. Forse se
alle vendite di queste canzoni venissero aggiunte quelle di TU SEI
QUELLO e IO TI DARO' DI PIU', la cosa avrebbe più senso e forse
supererebbero il traguardo del milione di copie. Ma se la Phonogram, nel
novembre 1967 dichiara una cosa del genere a mezzo stampa con tanto di
rinfresco alla Terrazza Martini di Milano, chi siamo noi per
contestarla? Tanto per restare nel suo personaggio di miracolata, la
Berti arriva direttamente da Cavriago con un pallore spettrale: era
stata coinvolta in un incidente stradale sull'Autostrada del Sole.
C'erano stati dei feriti, lei fortunamente, illesa. Il ragionier Corsi,
direttore generale della Phonogram, consegnando il disco d'oro alla
cantante ha voluto sottolineare che l'aureo simbolo non intende segnare
soltanto un'ambita tappa commerciale ma soprattutto premiare la bravura
e la serietà di una cantante tipicamente italiana. C'è da considerare
che la Berti del 1967 non è ancora la Berti che conosciamo un po' tutti,
quella degli anni che vanno dal 1969 al 1978,cioè la Orietta Berti presa
di mira dalla stampa e dai conduttori televisivi e radiofonici, ma che
vende parecchi dischi in provincia. FIN CHE LA BARCA VA era ancora di là
da venire, ma come si vede, già prometteva bene quanto a vendite. Ora,
della Berti, esce un long playing, una raccolta di canzoni del biennio
1966-67, portata al successo dalla cantante stessa e che ha ottenuto
successo con altri cantanti. Ad esempio, è ben rappresentato il Sanremo
1967 che oltre alla sua canzone IO TU E LE ROSE è citato per CANTA
RAGAZZINA (cantata da Bobby Solo, Connie Francis e poi da Mina) e per MA
PIANO (presentata a Sanremo da Cher e Nico Fidenco). Poi eccoci ad
alcuni successi della cantante di Cavriago come SOLO TU, DOVE NON SO (ma
un successo più grande l'ebbe Rita Pavone) e a canzoni del passato come
NON TI SCORDAR DI ME. Fa effetto pensare che in questo 33 giri è la
Berti a lanciare per prima la canzone che quasi passò inosservata
all'Eurofestival 1967 e che si prese poi una rivincita incredibile nel
1968: LOVE IS BLUE, divenuta L'AMORE E' BLU. In Italia la incise poi
Maurizio Arcieri, I Renegades, I Ragazzi Della Via Gluck, i Talent Sound
e Sammy (non ancora Barbot). Nel mondo una miriade di cantanti ed
orchestre (primi fra tutti Vikki Carr e Paul Mauriat). Poi ancora, PER
QUESTO VOGLIO TE, canzone eseguita a Sanremo da Giuseppe di Stefano e
P.J. Proby, NON MI DIRA' ADDIO e AMORE BACIAMI, altro successo del
passato. Orietta si cimenta anche con la canzone di Claude François, NON
E' CASA MIA, che in Italia, oltre ad essere riproposta dallo stesso
François, è cantata anche da Dalida. La Berti l'interpreta con un
tratteggio vocale diverso dal solito, più vivace, incline alla ritmica
beat. E visto che in questo periodo non si parla d'altro che della
finale di PARTITISSIMA o di Sanremo, Orietta ci fa sapere che lei a
Sanremo ci sarà. Due sono le canzoni in ballo: TU CHE NON SORRIDI MAI o
NON ILLUDERTI MAI. Alla Polydor vorrebbero che portasse quest'ultima
perché molto orecchiabile ma lei preferirebbe la prima. Sappiamo tutti
come andrà: a Sanremo porterà difatti la prima canzone (in coppia con
Piergiorgio Farina) e NON ILLUDERTI MAI sarà il suo cavallo di battaglia
per l'estate '68.
Nico e i Gabbiani
Da parecchie settimana c'è un singolo che è sempre presente nella
classifica discografica italiana, PAROLE. Dopo essere stato per lungo
tempo secondo dietro ai Procol Harum o Al Bano, si prende anche la
soddisfazione di arrivare primo! A cantare questa canzone sono Nico & I
Gabbiani, un complesso di siciliani sbarcati a Roma con l'intenzione di
sfondare e, clamorosamente, ce la fanno. Clamorosamente perché la
canzone sembra molto vecchia, non ha nulla da spartire con la musica del
1967. E' addirittura un terzinato e l'arrangiamento è talmente povero
che sembra eseguito con l'ausilio di un solo organo Bontempi e
l'acustica da festicciola del dopolavoro dei tranvieri. Una cosa
inconcepibile per quel periodo, che nemmeno nelle balere più remote
della provincia si azzardavano a proporre. Ma quando una cosa deve
andare, lei và, nonostante tutto e tutti. Certo è che PAROLE, in una
classifica in cui ci sono HOMBURG e A WHITER SHADE OF PALE dei Procol
Harum oppure SAN FRANCISCO di Scott McKenzie, una canzone così
anacronistica stride anziché no. Ma facciamo un po' di storia del
complesso: I Gabbiani sono quattro ragazzi di Carini mentre Nico Tirone
è di Sambuca, provincia di Agrigento. I nomi dei compomenti sono Vito
Balsamo (proprietario di un negozio di calzature, chitarra basso e sax
tenore), Franco Mannino (chitarra ritmica), Giulio Prestigiacomo
(tastiere) e "Dick" Cataldo (parrucchiere per signora e batterista a
tempo perso). Come si vede, i quattro tentano la carta della canzone
come per scommessa e decidono di mettersi insieme diventando
l'attrazione principale delle sagre paesane di Carini e delle città
limitrofe. A Palermo incontrano Nico Tirone, studente alla Facoltà
palermitana di Scienze, e gli propongono di unirsi a loro. Siamo
arrivati all'estate del 1966, un anno e mezzo prima, quindi. A questo
punto si fa avanti un appassionato di musica leggera, un noto antiquario
palermitano, tale signor Traina, proprietario anche di una fiorente
torrefazione, il quale propone di diventare il loro impresario e da
questo momento ha inizio la "vera" carriera del gruppo. La canzone che
Prestigiacomo aveva scritto spiccò il volo dalle feste di paese a
livello nazionale, grazie al contratto con la City Record, una piccola
etichetta che sul gruppo aveva puntato molto. La incidono in poche
migliaia di copie e per venderle il complesso si trasforma in press
agent di sé stesso. Con i soldi guadagnati si pagano la pubblicità nei
cinema della Sicilia, che si prestano a far sentire la canzone alla fine
del primo tempo, mentre loro collocano i dischi nei "fonografi" di
quella specie di jukebox ambulanti che erano in voga quarant'anni prima
ma che in alcune cittadine siciliane erano ancora realtà (praticamente
servivano a far sentire i nuovi motivi di successo). In questo modo, con
un simile passaparola, si diffondono le prime mille copie e intanto il
complesso (siamo arrivati all'inizio dell'estate 1967) decide di andare
a fare un po' di soldi all'estero e per due mesi si esibisce in Olanda.
A settembre tornano e alla City Records, dicono che il disco sta andando
forte e che è addirittura entrato nella classifica discografica
radiofonica. A loro sembrava quasi impossibile (e pure a noi!): a
Viareggio, in un ristorante, la radio stava trasmettendo la Hit Parade e
Luttazzi annunciava PAROLE al settimo posto. Saltarono in piedi ad
abbracciarsi davanti agli astanti molto stupiti di questa euforia
all'apparenza immotivata. Perché Nico & I Gabbiani un' immagine ancora
non ce l'avevano e quindi non potevano essere riconosciuti. Dopo PAROLE
il gruppo cambia casa discografica e passa alla più importante Ariston:
il disco successivo RITORNERA' L'ESTATE è la brutta copia di PAROLE e
praticamente mette fine alla carriera del gruppo. Nico, invece,
conoscerà di nuovo il successo nel 1971 quando casualmente inciderà la
sigla de IL SEGNO DEL COMANDO, CENTO CAMPANE (din don, din don, amore,
cento campane stanno a di' de no), il brano scritto da Fiorenzo
Fiorentini ed interpretato, oltre che da Nico, dallo stesso Fiorentini e
da Lando Fiorini.
Massiel
Nella Spagna di Franco c'è un grande fermento musicale con cantanti e
gruppi che si fanno onore in tutta Europa e, in alcuni casi, nel mondo.
I Los Bravos, Los Iberos, Marisol, Salomè, Enrico Macias e gli appena
nati Pop Tops. C'è anche una cantante "contestataria", Massiel, un po'
fuori le righe per un paese che, comunque sia, si regge su una
dittatura, anche se soft. Massiel, alla pari dei colleghi d'oltreoceano,
decide di contestare a modo suo. La Spagna è un paese prevalentemente
rurale perciò incide sulla pubblica opinione una canzone che parla di
ragazze che abbandonano le campagne per cercare lavoro in città, che
vengono avvicinate da uomini i quali abusano di loro, approfittandosi
della loro solitudine e del fatto di trovarle indifese. Un problema che
negli ultimi anni sta crescendo esponenzialmente in rapporto al numero
di ragazze che emigrano verso Barcellona e Madrid. Il disco vende 200
mila copie (OJOS VERDES) in due settimane e arriva al primo posto della
classifica della penisola iberica. Il fatto di protestare e di affermare
di essere una lettrice de Il Capitale di Marx, il fatto poi che il
governo di Cuba l'abbia invitata per una serie di spettacoli televisivi
fa abbastanza scalpore. Con maggior ragione se si pensa che tutto questo
accade in una Spagna della quale il padre-padrone è il Caudillo. Ma la
stravaganza della cantante non si ferma qui: scrive articoli sui
settimanali spagnoli che parlano di marijuana e dei problemi dei
giovani, indossa minigonne di Paco Rabanne e le televisioni europee
fanno a gara per contendersela più come fenomeno di costume che come
cantante, compresa la BBC. Il suo agente è il padre, che la segue
dappertutto. Massiel (vero nome Maria de Los Angeles Felix Santamaria) è
nata a Madrid ed è sempre vissuta in un ambiente artistico essendo
figlia di un impresario tra i più noti della Spagna. Donna tutto pepe e
di forte temperamento, a meno di due anni dal suo debutto e non ancora
ventenne è diventata la numero uno in Spagna ed è pronta al lancio
internazionale. Tanto che la stampa spagnola le ha dedicato in un anno
più di 30 copertine. Come autrice Massiel incide canzoni che si
inquadrano nei mosaici delle cronache di vita quotidiana e come cantante
le interpreta con grande sensibilità. Però, guardacaso, questa nemica
del regime, pare godere delle disgrazie altrui "causate" da quello
stesso regime che avversa. Nel 1968, Manuel Serrat doveva andare
all'Eurofestival con una sua canzone. Ma era cantata in catalano.
Francisco Franco non era d'accordo che la Spagna partecipasse con una
canzone non spagnola e allora, Serrat, declinò l'invito. E chi ne
approfittò se non Massiel? Lei si presentò con LA LA LA e vinse
addirittura l'Eurofestival battendo per un punto il super favorito Cliff
Richard che portava CONGRATULATIONS, canzone che era la vincitrice
morale della competizione.
Chissà chi lo sa
Riprende sul primo canale tv, alle 17,45, la popolare trasmissione per i
ragazzi CHISSA' CHI LO SA, lo spettacolo quiz a cura di Cino Tortorella
(il Mago Zurlì) e presentato da Febo Conti. CHISSA' CHI LO SA è arrivata
alla sua quinta edizione e a giudicare dal suo indice di gradimento la
strada sarà ancora molto lunga. Febo Conti è il grande fondista della tv
italiana. Per quanto relegato in una trasmissione non di prima serata,
conduce programmi che hanno il pregio di una lunga durata. Ne è un
esempio la trasmissione radiofonica Sala Stampa Sport che Febo Conti
(alias Amilcare) conduceva insieme a Franco Tuminelli (alias Calogero) a
cavallo degli anni cinquanta e sessanta. E' durata un decennio. A Radio
Lugano presenta da ben nove anni La Costa Dei Barbari, un bisettimanale
nel quale il proteiforme presentatore tiene corsi di perfezionamento
della lingua italiana agli ascoltatori svizzeri. In CHISSA' CHI LO SA il
divertimento ha frequenti parentesi di carattere istruttivo culturale e
questo insieme è probabilmente la formula per il successo della
trasmissione che, per partire alla grande, può contare su super ospiti.
Rita Pavone fa l'allieva di Febo Conti per quanto riguarda l'imitazione
di Ridolini (a Rita Pavone prendevano spesso questi raptus improvvisi
nei quali credeva di essere una grande imitatrice). Ricordiamo che
l'imitazione di Ridolini è un cavallo di battaglia di Febo Conti che
fisicamente è a metà fra Danny Kaye e lo stesso Ridolini. Altri ospiti
per augurare una buona stagione al programma saranno Giorgio Albertazzi,
Al Bano, Gigliola Cinquetti e Bobby Solo. Mica robetta da ridere!
Classifica Discoteche
Ed ora una classifica davvero speciale quella di fine novembre dedicata
alle canzoni più utilizzate nelle discoteche italiane. Locali come il
Piper di Roma o il Paip's di Milano utilizzano soprattutto complessi e
cantanti dal vivo che richiamano tanta gente e fanno scena. Ma nei tempi
morti si ascoltano anche dischi per far ballare la gente e questa è la
classifica della seconda quindicina del mese:
1) SHOOT YOUR SHOT - JUNIOR WALKER
2) COVER ME - PERCY SLEDGE
3) HELLO GOODBYE - THE BEATLES
4) FLYING - THE BEATLES
5) DANDELION - THE ROLLING STONES
6) HOMBURG - PROCOL HARUM
7) SE PERDO TE - PATTY PRAVO
8) CHAIN OF FOOLS - ARETHA FRANKLIN
9) LOVE IS ALL AROUND - THE TROGGS
10) WHO'LL BE THE ONE - THE EASYBEATS
Partitissima
Anticipiamo David Guarnieri che ci parlerà in generale della
trasmissione principe di questo periodo e del suo successo od insuccesso
presso il pubblico dei telespettatori italiani, cioè di Partititissima.
Siamo ormai arrivati alla dodicesima puntata e questa gara a squadre
vede protagonista un nome che ha sempre ben fatto a Canzonissima o
derivate, il vincitore della passata stagione, quando la trasmissione si
chiamava Scala Reale, cioè Claudio Villa che è al terzo posto in
graduatoria dietro la coppia regina Rita Pavone e Dalida e che vuole
risalire con tutte le forze gli scalini della graduatoria. Per
registrare questa puntata il reuccio è giunto appositamente da Tokio
dove si trovava in tournèe (si, vabbè, ciao). Villa ha in squadra
Orietta Berti che canterà PER QUESTO VOGLIO TE, presentata con scarso
successo dal tenore Giuseppe Di Stefano al Sanremo 1966, e Lea Massari
che canterà ROMA NUN FA LA STUPIDA STASERA, canzone che risale al 1962,
facente parte di quel fortunatissimo spettacolo teatrale he è RUGANTINO.
Lo sfondo sarà Roma d'inverno. Come ogni puntata, lo show personale
della squadra in campo prevede una location particolare. L'altra volta
Claudio Villa si è presentato "in Giappone" con tanto di pagode e madame
butterfly. Ora si colloca nella cornice che più gli compete, cioè la
Roma popolare. Difatti la sua CASETTA DE TRASTEVERE sarà eseguita in una
Piazza Navona ricostruita. Ma come, si parla di Trastevere e ci fanno
vedere Piazza Navona? Boh! La sua sfidante è anche l'ultima in
classifica dei sei cantanti: Rita Pavone, Dalida, Claudio Villa,
Domenico Modugno, Bobby Solo e lei, Ornella Vanoni. La Vanoni ha dalla
sua uno dei più famosi cantanti del momento, Christophe, che canta la
versione italiana di J'AI ENTENDU LA MER, cioè ESTATE SENZA TE (quella
che dice: castelli di sabbia che sbatto giù su questa spiaggia dov'eri
tu). Poi una compagna di scuderia della Vanoni, Anna Identici con NON
PASSA PIU', una canzone del 1941 cantata da Ernesto Bonino, ripresa a
cavallo del 1959 e 1960 da Tony Dallara che la cantò secondo i canoni
dell'urlo in voga a quel tempo. Ora invece il pezzo è tinto di
rhytm'n'blues nell'arrangiamento per la voce aggraziata e piacevole di
Anna identici. Lei ne confeziona una versione veramente gradevole dove
non esaspera più i toni drammatici dei precedenti cantanti cogliendo del
brano un aspetto moderno e fresco. La caposquadra Ornella Vanoni
presenta invece una bellissima canzone di Paolo Ferrara portata al Disco
Per L'Estate da Fausto Leali e purtroppo cannibalizzata dal successo
estivo che lui aveva avuto con A CHI. La Vanoni fornisce
un'interpretazione meno spigliata e forse più drammatica rispetto a
quella originale, ma non per questo meno efficace. La puntata sarà
miracolosamente pareggiata e Ornella Vanoni è la prima a stupirsi del
risultato. A Claudio Villa non resta che preparare la sua offensiva per
il big match contro la Pavone, la sera del 30 dicembre, che si
preannuncia abbastanza drammatico. In un precedente articolo abbiamo
parlato di come la Rai parteggiasse un po' troppo per Rita, dandole la
possibilità di avere uno spazio molto più ampio rispetto a quello dei
suoi concorrenti. C'è stata una puntata in cui, i due gregari canori
(che strano caso non sono mai all'altezza della stessa Rita ma sempre un
gradino sotto) hanno dato uno spettacolo nello spettacolo, tanto Felice
Gimondi che Giuliano Gemma, senza contare l'ausilio solito dei
collettoni e delle collettine, ormai famosi per il pubblico italiano.
Naturalmente il malumore degli sfidanti monta sempre di più. E, se non
bastasse, Teddy Reno ci mette del suo (e di più) per far sì che a Rita
non potesse mancare la minima cosa e godesse del massimo vantaggio, in
uno sfoggio di mezzi non comune nel far intervenire ospiti e gregari.
Gli unici ad aver dato buca al "terribile" duo sono stati Gianni Moranti
e Mina. A lui Teddy Reno era perfino riuscito a provvedergli un permesso
dal Ministero Della Difesa allo scopo di portarlo come ospite della sua
quasi moglie e che poi Gianni declinò per non fare uno sgarbo all'amico
Bobby Solo. Mina, poi, non volle andare per non creare polemiche con gli
altri cantanti. Spendiamo qualche parola in più per il caso Morandi
perchè c'è stato uno scontro tra i responsabili di PARTITISSIMA e
Gianni, al quale si voleva imporre di schierarsi nella squadra di Rita.
L'ordine di partecipazione era venuto nientemeno che dal Ministero della
Difesa, nonostante l'interessato aveva già dichiarato da circa due mesi
il proposito di non partecipare alla trasmissione per i motivi sopra
citati. Credendo di avere trovato il modo per obbligarlo a scendere in
gara, i dirigenti della Rai si sono rivolti al ministro Tremelloni, che
all'oscuro della manovra di corridoio, aveva dato il suo assenso,
concedendo al soldato Morandi un permesso straordinario. La
comunicazione giunge a Gianni quando era già a Roma per la licenza
natalizia. In divisa (così gli era stato chiesto per fare un po' si
scena) si presenta al Delle Vittorie dove apprende che deve schierarsi
per forza al fianco della Pavone e non come semplice ospite d'onore
(PARTITISSIMA non prevedeva ospiti al di fuori della due squadre
partecipanti). Al che, dopo essersi consultato con i discografici e con
Migliacci e la moglie Laura Efrikian, decide di non apparire in
trasmissione. Gianni era disposto a fare qualsiasi cosa , cantare
qualsiasi canzone purchè lo si presentasse al di fuori della
competizione e in mezzo ai due contendenti (in quel caso la Pavone e
Claudio Villa). Claudio Villa, con la sua solita verve e non-senso
dell'opportunità, gia protestava a mezzo stampa dicendo che avrebbe
abbandonato Partitissima nel caso che Morandi si fosse schierato con la
Pavone. Non aveva capito che era proprio quello che Gianni non voleva
fare anche per l'amicizia che lo legava a lui. Così dicendo, fa
dietrofront e se ne torna nella sua villa di Tor Lupara. Allora Teddy
Reno, che tanto si era dato da fare scomodando anche il ministro,
contatta per propiziarne l'intervento, la neo mamma Iva Zanicchi che
però declina l'invito perché non ancora in grado di lasciare la clinica.
Anche Manfredi si nega, facendo indispettire parecchio Rita e Teddy.
Alla fine in soccorso della despota Pavone viene Johnny Dorelli che,
comunque sia, è pur sempre una garanzia (fa pure rima). Così, oltre
venti milioni di telespettatori (forse il 30 dicembre saranno di più)
risponderanno al fischio iniziale di chiamata in campo della sigla,
effettuato da Alberto Lupo in veste di vigile urbano. Un'ultima cosa:
per la trasmissione che riguardava lo scontro tra la Pavone e Dalida si
è registrato un record di cartoline che difficilmente sarà battibile:
ben 150 quintali di cartoline pervenute a Torino.
Marilù Tolo
Il pretore di Milano, applicando un certo articolo 700, ha inibito alla
società editrice della rivista MEN (che vende uno sproposito di copie
ogni qualvolta esce in edicola) la diffusione di un numero sul quale
erano state pubblicate foto di scena un po' "spinte" dell'attrice Marilù
Tolo. Il pretore ha inoltre inibito al fotografo e all'agenzia la
distribuzione e lo sfruttamento delle fotografie in questione. L'attrice
ha così vinto il primo round della sua vertenza giudiziaria contro il
settimanale che ha pubblicato alcune sequenze tratte dal film I DANNATI
DELLA TERRA, senza il suo consenso. La sentenza è interessante perché
stabilisce che non solo non si possono fotografare liberamente le
persone note ma neppure utilizzare le fotografie per scopi diversi salvo
autorizzazione. Marilù Tolo ha anche espresso l'intenzione di chiedere
un notevole risarcimento di danni al settimanale in questione. Come
cambiano i tempi: adesso certe squinzie che lavoricchiano in televisione
se le scatterebbero anche da sole pur di apparire su qualche giornaletto
per donne di servizio.
Maurizio Arena e Beatrice di Savoia
Si era accennato a Maurizio Arena e al suo desiderio di risalire la
china dopo aver conosciuto il successo cinematografico e essere
successivamente abbandonato da quel medesimo mondo. Il Principe Fusto è
però nei guai. La notizia della sua relazione con Maria Beatrice di
Savoia, su tutti i giornali, sta prendendo una brutta piega. E' stato
incriminato per plagio. La decisione è stata presa dai giudici romani.
Il reato di cui l'attore è stato riconosciuto colpevole è trattato dal
codice penale. Plagio, giuridicamente è il delitto consistente nel
sottoporre una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale
stato di soggezione. Quindi, secondo i giudici, Maurizio Arena, ha
soggiogato Titti una donna dedita all'alcool e costantemente depressa.
Il che concorda praticamente con la tesi sostenuta dai genitori della
donna Umberto e Maria Josè, i quali hanno aperto un procedimento di
interdizione nei confronti della figlia ritenuta incapace di intendere e
di volere. Il reato contestato all'(ex) attore prevede l'arresto. Sarà
per questo motivo che Maurizio Arena ha lasciato improvvisamente la sua
abitazione di Casalpalocco senza dare spiegazioni? Si sa che ha
consultato il suo avvocato. Forse presagiva qualcosa di spiacevole ed ha
ritenuto opportuno eclissarsi dopo una delle tante conferenze stampa
nelle quali cercava di spiegare ai cronisti il suo grande,
disinteressato amore per Titti. Il medico curante della principessa è
nientedimeno che il celebre professore spagnolo Lopez Ibor, esimio
psichiatra, il quale ha avuto sotto mano la principessa per alcune
settimane dopo che aveva cercato di spararsi una revolverata all'altezza
del cuore per motivazioni non ancora chiare. Il professore dice che la
principessa non è solo affetta da depressione ma da una vera e propria
forma patologica di natura congenita. Probabilmente le vicende della
famiglia reale durante il passaggio della guerra, quando lei era appena
nata, potrebbero avere attinenza con la sua situazione, senza
considerare che nel ramo Vittelsbach della famiglia, nella casa reale di
Baviera, ci sono stati casi di infermità mentale a addirittura il re di
Baviera uccise il suo psichiatra. Da qui l'intenzione del professore di
abbandonare il caso e la fuga di "Mau"? Si scherza, naturalmente, per
sdrammatizzare una situazione molto strana e complessa da entrambe le
parti. Beatrice è tornata a casa e Arena l'aspetta per Capodanno. E se
non dovesse arrivare ha già pronte le pastiglie di sonnifero, dice lui.
Per dormire o per morire? Titti, poco prima del 31 dicembre, dichiara al
settimanale TEMPO di non avere più intenzione di rivedere Arena.
L'attore era intenzionato a mettere in chiaro le cose e aveva tentato di
parlare con Umberto di Savoia ma la stessa principessa aveva detto
"forse non è il caso". Peccato, perché avrebbe potuto essere la trama di
un film per il rilancio di Maurizio come attore: Cenerentolo o, se
preferite, Un Coatto a Corte. E tanto per non perdere visibilità,
Maurizio, da attore disoccupato qual'era, diventa anche un caso
discografico: la sua canzone E' PERCHE' IO TI AMO, come già detto,
bocciata dalla commissione sanremese, si sta prendendo una rivincita nei
negozi di dischi. Su etichetta Parade (di proprietà del marito di
Louiselle, Alfredo Rossi, distribuita dalla RCA), il 45 giri sta
vendendo abbastanza bene se si pensa che Arena non è un cantante (anche
se nel 1959 aveva inciso qualche disco, sull'onda del grande successo
cinematografico) e che soprattutto da parecchio tempo è fuori da
qualsiasi giro artistico che conta. Ma la grande pubblicità derivata
dalla storia con Titti fa sì che legioni di domestiche a ore e di
lettrici di fotoromanzi alla lacrima, assaltino i negozi di dischi per
comprare l'ultimo fotoromanzo canoro in commercio. Già la copertina
offre tutta la misura dell'impresa pubblicitaria. Su un fondo giallo
spicca il viso pensieroso dell'Arena ruba-cuori-regali, con gli occhi
tristi rivolti verso non si sa dove. Sulla destra si staglia il profilo
di Titti permeato di amore commerciale su scala nazionale. Tra le voci
del coro ce n'è una che spicca sulle altre: sarà lei? Ognuno può dare
l'interpretazione che più gli piace ma i meno ingenui sanno che è una
cosa molto improbabile. Più che cantare sussurra un po' come fa Alberto
Lupo nella canzone che è appena entrata nelle classifiche, IO TI AMO. Il
testo è pieno di allusioni ad una storia d'amore che sembrerebbe essere
ostacolata dalla malignità degli altri. Nessuno ha il diritto di dire
chi si deve amare e se Dio ci ha fatti incontrare nessuno potrà
separarci, perché anche chi vive vicino alle stelle può aver voglia di
scendere sulla terra per vivere come vuole. Ma colei che vive vicino
alle stelle è tornata lassù tra i castelli incantati di cui parla la
canzone lasciando Maurizio Arena a borbottare da solo. Il dramma e la
commedia (involontaria) si confondono in questo disco dedicato a tutti
quelli che si amano. E visto che i guai non vengono mai da soli, tra le
tante vicissitudine giudiziarie di Maurizio Arena se ne aggiunge
un'altra del tutto imprevista. Un tranquillo ragioniere romano che si
chiama come lui (anzi, no... il vero nome di Arena è Di Lorenzo. Arena è
il nome d'arte) sta avendo dei problemi a causa dell'omonimia con
l'attore. Sembra strano ma c'è gente che vive di Titti e di Mau come gli
altri vivono di Milan o Inter o di pasta e pane. Tutto questo spiega
come certa gente si dia da fare a cercare sull'elenco telefonico
Maurizio Arena come se un attore o un cantante avesse il suo numero
sull'elenco a disposizione di tutti i rompiscatole del mondo. Il
ragioniere deve aver fatto un po' di conti e chiede all'attore i danni
morali espressi in soldi e addirittura l'inibizione dell'uso del nome:
dice difatti che non avrebbe mosso alcuna lamentela se l'omonimia fosse
casuale, ma vista la pubblicità innestata sull'affair amoroso con la
rampolla di casa Savoia e considerato il fatto che il cognome vero di
Maurizio è, in realtà, Di Lorenzo, l'attore poteva benissimo tenersi
quel suo cognome vero e lasciare il ragioniere campar.
Gigi Meroni
Storie di ordinaria follia: sembra l'episodio uscito da qualche racconto
di Edgar Allan Poe ma invece è la realtà. Un folle (di cui non facciamo
il nome perché nel frattempo potrebbe anche essere morto), ha profanato
la tomba di Luigi Meroni, il famosissimo calciatore del Torino (il
calciatore beat morto il 15 ottobre dopo Torino-Sampdoria investito da
una macchina) ed ha asportato il polmone destro. Perché? Perché era
"convinto" che Meroni in realtà non era morto. Nella sua tomba c'era in
realtà un manichino e nel petto gli avevano messo un pesce al posto del
polmone. La notte di Natale vuole controllare di persona quello che
pensava e predispone la sua incursione nel cimitero con la lucida
meticolosità dello psicopatico. Si munisce degli attrezzi necessari per
profanare una tomba ed aprire la cassa di zinco portandosi appresso
anche una macchina fotografica per documentare tutto (lampade flash
comprese). Per strappare il polmone dello sfortunato calciatore strappa
i punti di sutura messi dopo l'autopsia effettuata a Torino dopo
l'incidente mortale, lacerando anche per 5 centimetri la gola del
cadavere. Il giorno successivo al Natale, il folle (che abitava ad
Oleggio) si presenta alla questura di Como chiedendo di parlare con un
avvocato che conosceva di nome perché comparso sui giornali per un
omicidio avvenuto a Cernobbio qualche giorno prima. Quando lo vede, il
pazzo gli chiede di "difenderlo perché non è vero che Gigi Meroni sia
morto". Nella sua mente Meroni in realtà era vivo e veniva spesso a
trovarlo a casa; al suo posto, nella tomba, c'èra un manichino. Era -
secondo il pazzo - tutta una messinscena per toglierlo di mezzo perché
"troppo bravo". Meroni stesso gli avrebbe suggerito di controllare di
persona se c'era lui o meno nella bara e lui l'ha fatto. E così dicendo
si toglie un sacchetto di plastica dalla tasca con il polmone che nella
sua mente è "un merluzzo ma che sembra ormai una barbabietola cotta". E
per provarlo mostra anche la targhetta applicata sulla bara di Meroni
col suo nome. In più ci sono le foto che documentano tutto il macabro
spettacolo, con Meroni privato degli abiti, fuori dalla bara con la
quale era stato sepolto quel 16 ottobre.
Jennifer Jones
Ancora un'attrice in un episodio drammatico: Jennifer Jones, la famosa
interprete di DUELLO AL SOLE, ha tentato il suicidio gettandosi da uno
strapiombo di 30 metri sul mare, per di più imbottita di barbiturici. La
vedova del produttore David O'Selznik è stata ritrovata priva di
conoscenza tra la spuma della risacca alla base di una scogliera
californiana in una località vicina Malibù. L'attrice (qui di lato in
una foto del periodo d'oro) non respirava e gli agenti hanno dovuto
ricorrere alla respirazione bocca a bocca per rianimarla. Erano riusciti
ad intervenire in tempo perché il medico dell'attrice aveva ricevuto da
lei stessa una telefonata che l'avvertiva del suo imminente tentativo di
uccidersi. Il dottore chiamava subito la polizia che scopriva la
macchina abbandonata della Jones poco lontano dalla strada che da Los
Angeles porta a Malibù. Trecento metri più in là iniziava la scogliera e
lo sceriffo e gli agenti rinvenivano il corpo esanime della donna.
Seguiva l'immediato trasporto all'ospedale dove le riscontravano, oltre
parecchie fratture, uno stato di coma per l'eccessiva dose di sonnifero.
Perché questo gesto? Perché era consapevole del fatto che stava
invecchiando, che non era più, assieme a Rita Hayworth, la ragazza che
faceva girare la testa ai soldati americani della seconda guerra
mondiale. Anzi, i personaggi che le venivano affidati (sempre di meno),
erano quelli di madre o di suocera inacidita. Da qui il desiderio di
farla finita, come se invecchiare non fosse una cosa normale, ma una
fase della vita alla quale sottostanno "solo" i comuni mortali.
Pensionandi
Perché protestano i reduci del '15-'18? Perché era stata loro promessa
una pensione ma dopo cinquant'anni non se n'è fatto ancora nulla. In
compenso lo Stato ha ridotto i contributi per la loro assistenza. Cosa
chiedono in sostanza i mutilati di guerra o i semplici reduci? Che
quanti di loro non hanno altri mezzi di sostentamento, ottengano almeno
dallo Stato una pensione minima, che invece viene negata perché non
hanno potuto raggiungere la somma di contributi necessari. A quanto pare
non importa a nessuno se a suo tempo la loro mancata collocazione nel
mondo del lavoro era stata una conseguenza della guerra, magari perfino
l'amputazione degli arti, senza i quali non è che si possa fare molto.
In fondo il ragionamento dei reduci è questo: è stata concessa una
pensione ai coltivatori diretti, ai mezzadri, ai commercianti e agli
artigiani, anche se queste categorie non avevano versato contributi di
previdenza, quindi perché non viene riconosciuto a loro un trattamento
eguale? Considerando specialmente che una promessa del genere era stata
fatta subito, alla fine della guerra? Siamo arrivati ormai al
cinquantesimo dalla fine di questa guerra vittoriosa e lo Stato non ha
saputo tenere fede a questa promessa.
Christian Barnard
Le condizioni di Louis Waskanksy, l'uomo che ha subìto il primo
trapianto di cuore registrato nella storia della chirurgia, sta bene, a
24 ore dall'operazione. Il paziente si trova all'ospedale di Città Del
Capo sotto il continuo controllo dei medici. L'eccezionale intervento,
che segna una tappa importantissima per la chirurgia di tutti i tempi, è
durato 5 ore e ad eseguirlo è stato un medico che, da questo momento,
sarà guardato, osservato e trattato su tutti i fronti, anche da quello,
per così dire, rosa. Stiamo parlando di Christian Barnard, che la stampa
di un certo tipo definirà, con poca fantasia, il dottore "rubacuori".
Christian Neethling Barnard è nato a Beaufort West nel 1922 ed ha quindi
45 anni. Louis Washkansky muore dopo 18 giorni, per sopravvenute
complicazioni polmonari. Finisce così la spettacolare avventura del
55enne commerciante israelita, quando anche il cuore della giovane
donna, la ventiseienne Denise Darvall che con la sua morte ha permesso
questo miracolo della scienza, cessa di battere per la seconda volta.
Barnard vivrà poi fino al 2001 morendo incredibilmente per infarto (!!)
mentre si trovava in vacanza a Cipro.
Otis Redding
Lutto nel mondo della canzone americana e mondiale: muore il 3 dicembre
il famoso cantante soul Otis Redding. La sua tragica fine è causata da
un incidente aereo vicino alla città di Madison, nel Wisconsis. Insieme
al suo complesso, era salito sul suo aereo privato per raggiungere
Cleveland nell'Ohio. L'aereo ha tentato di atterrare in mezzo ad una
bufera di pioggia e con una fitta nebbia ma è precipitato nel lago
Monna, dalle acque ghiacciate, a sole quattro miglia dall'aeroporto di
Madison. Otis aveva appena ventisei anni. Pochi giorni prima della
morte, Melody Maker lo aveva visto al primo posto nella tradizionale
classifica dei cantanti uomini solisti, a ratificare così un successo
non solo americano ma anche europeo. Con lui sono morte anche le altre
quattro persone del suo complesso e il pilota. Al suo funerale, a Macon
City, c'erano migliaia di persone e James Brown, Joe Tex, Aretha
Franklin, Wilson Pickett, Stevie Wonder, Salomon Burke, Don Covay, Percy
Sledge, Sam & Dave, King Curtis, le Supremes, i Temptations e altri
erano tutti lì, chi a portare la bara chi a cantare un ultimo tributo:
Booker T. Jones suonava l'organo, Johnny Taylor intonava le orazioni
funebri. Un elenco di nomi a dir poco impressionante: tutta la soul
music dell'epoca era presente. Otis lascia la moglie e tre bambini.
Rimane incompiuto un suo sogno, quello di tirare fuori dal dimenticatoio
dei big degli anni cinquanta come Fats Domino e Little Richard (il quale
poi tornerà alla grande nel 1972). Pochi giorni dopo la sua morte,
William Bell, un altro grande della soul music che incideva per la Stax,
gli dedica una canzone, TRIBUTE TO A KING. Arthur Conley, con lui
all'Atlantic, gli dedica OTIS, SLEEP ON (Otis, riposa). Il suo disco
SITTIN' ON THE DOCK OF THE BAY inciso tre giorni prima dell'incidente,
arrivava in cima alle classifiche: l'unico disco di Redding ad essere
venduto in oltre un milione di copie.
Campionato di calcio
Passiamo come al solito al calcio. Si è giocata l'11 giornata del
campionato 1967-68 che vede in testa il Milan a 15 punti, seguito dal
Napoli a 14 e dalla coppia Roma e Cagliari appaiate al terzo posto con
13 punti. Il Milan passa a Brescia per 2 reti ad 1 con doppietta di
Pierino Prati e gol della bandiera per le rondinelle di D'Alessi su
rigore. Il Napoli pareggia a Torino con la Juventus: i gol sono di
Altafini per il Napoli e autogol di Pogliana a favore della Juve. Il
Cagliari batte la Spal per 2 a 0 con i gol di Gigi Riva ed Hitchens e la
Roma pareggia 0 a 0 a Mantova in un clima siberiano davanti a settemila
coraggiosi che hanno sfidato la neve e i 4 gradi sottozero dello stadio
lombardo. Ma ecco i risultati completi, dopodichè, passo la palla a
David Guarnieri che ci illustrerà la trasmissione televisiva regina del
momento e cioè PARTITISSIMA.
ATALANTA - VICENZA 1-0
BOLOGNA - VARESE 1-0
BRESCIA - MILAN 1-2
MANTOVA - ROMA 0-0
INTER - TORINO 1-0
JUVENTUS - NAPOLI 1-1
CAGLIARI - SPAL 2-0
SAMPDORIA - FIORENTINA 1-1
Christian Calabrese
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PARTITISSIMA (1967)
di David Guarnieri
Undicesima edizione televisiva per la trasmissione abbinata alla
Lotteria Italia (ancora denominata Lotteria di Capodanno). La Rai
intende confermare la formula di gara a squadre della precedente
edizione, “Scala Reale”, condotta da Peppino De Filippo. L’azienda si
occupa espressamente della competizione, proponendo ai grossi calibri
delle case discografiche di partecipare alla rassegna. Alcuni artisti
danno il loro assenso, altri, intimoriti dal “crudele” gioco di voti e
risultati, preferiscono apparire in veste di guest-star, per promuovere
i nuovi dischi per l’autunno-inverno 1967/68.
Al programma viene imposto il nome di “Partitissima”. I testi sono
firmati da Castellano e Pipolo; in cabina di regia, Romolo Siena;
l’orchestra è diretta dal M° Mario Migliardi; le coreografie sono curate
da Gino Landi mentre i costumi sono ideati dal grande Danilo Donati
(futuro premio Oscar, per “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli e per
“Il Casanova” di Federico Fellini). A condurre lo spettacolo, in veste
di arbitro, un vero e proprio beniamino del pubblico come Alberto Lupo.
Lo spazio comico viene gestito da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (al
loro primo show del sabato sera).
La sigla iniziale, “Il motivo che piace di più” viene cantata dai
Giganti, mentre la sigla di coda, “Mezzanotte fra poco” è interpretata
da Gianni Morandi.
Le sei squadre vengono rappresentate, rispettivamente da: Dalida,
Domenico Modugno, Rita Pavone, Bobby Solo, Ornella Vanoni e Claudio
Villa. In ogni puntata, ogni capitano, oltre ad esibirsi in un
fantasioso mini-show presenta due partner. Il pubblico a casa, tramite
l’invio di apposite cartoline-voto determina la classifica settimanale.
La compagine che ottiene il 60% dei voti, guadagna due punti, mentre in
caso di pareggio, viene aggiudicato un punto ciascuno. Alla fine delle
quindici trasmissioni, i punteggi ottenuti vengono sommati alle
preferenze espresse da 19 giurie dislocate in altrettante sedi Rai.
La prima puntata va in onda sabato 23 settembre 1967. A contrapporsi, la
squadra di Dalida e quella di Ornella Vanoni.
Dalida (in uno scenario che riproduce Carnaby Street) presenta il brano
“Mama” (grande successo internazionale di Cher). Accanto a lei, Dino con
“Io mi sveglio a mezzogiorno” e la rivelazione canora degli ultimi
tempi, Patty Pravo con la canzone “Qui e là”.
La Vanoni (in una redazione giornalistica) canta “La musica è finita”
(in sostituzione del brano “Ma mì”, curiosamente non gradito ai
dirigenti Rai). I suoi compagni sono, Don Backy con “Poesia” e Rocky
Roberts con “E lasciatemi stare!”.
Il responso parla chiaro: la squadra di Dalida conquista 205.155 (77.72%
dei voti) contro i 58.821 (22.28%) della squadra della Vanoni. Il
notevole divario fa intendere quanto sia popolare in questo momento la
cantante italo-francese.
La seconda puntata (30 settembre 1967) propone un confronto fra la
squadra di Domenico Modugno e quella di Claudio Villa. Modugno canta
“Piove”, venendo affiancato dal giovane Al Bano, che ripropone il suo
enorme successo intitolato “Nel sole”. Terza cantante della squadra è
Louiselle con “Uhò mammà”.
Claudio Villa presenta il celebre brano di Bixio, “Vivere!”; Gianni
Pettinati interpreta “Vai vai” e Marisa Sannia canta “Lo sappiamo noi
due”, scritta da Sergio Endrigo.
La squadra di Modugno conquista 310.921 voti (55.162%), mentre quella di
Villa, 252.720 voti (44.84%), quindi un punto ad entrambe.
Terza puntata (07 ottobre 1967). Confronto fra la squadra di Rita Pavone
e la squadra di Bobby Solo. La cantante torinese propone “Dove non so”
(il “Tema di Lara” dal “Dottor Zivago”). Suoi alfieri, Fausto Leali con
la leggendaria “A chi” e Jimmy Fontana, interprete de “La mia serenata”
(brano vincente ad “Un disco per l’estate 1967”).
Bobby Solo canta “Non c’è più niente da fare” (sigla del programma
“Tutto Totò”), mentre Julie Rogers e Massimo Ranieri, rispettivamente
cantano “Breve amore” (colonna sonora del film “Fumo di Londra”) e
“Pietà per chi ti ama” (brano vincitore del “Cantagiro ’67”).
Il successo di Rita Pavone e della sua squadra appare schiacciante:
539.563 voti (78.65%) contro i 162.480 (23.15%) riscossi da Bobby Solo e
compagni.
La quarta puntata (14 ottobre 1967) vede quali protagonisti, Dalida e
Claudio Villa.
Dalida, in un’ambientazione dedicata alla Calabria (sua Terra d’origine)
interpreta “Il silenzio”. I suoi gregari sono Nicola Di Bari, con “Se
mai ti parlassero di me” (la notissima “Smile” di Charlie Chaplin,
tradotta in italiano da Giorgio Calabrese) e Tony Renis e la sua “Non mi
dire mai good-bye”.
Claudio Villa, in un omaggio dedicato al Giappone, canta “’O
marenariello”. Nella puntata, il cantante romano viene coadiuvato da
Tullio Pane con “Tarantella internazionale” e da Aura D’Angelo con “Sola
più che mai” (Strangers In The Night).
Le due squadre ottengono un punto ciascuno, anche se prevale quella di
Dalida: 482.236 voti (58.77%) contro i 338.285 (41.23%) conquistati da
Villa & C.
Il quinto scontro (21 ottobre 1967) contrappone Domenico Modugno a Rita
Pavone. Il cantautore pugliese interpreta la sua celebre “Vecchio
frack”, mentre i compagni, Antonio Prieto e Tony Del Monaco presentano
rispettivamente “Il ritratto di Maria” e “Parla tu, cuore mio” (cover di
“I’ll Never Fall In Love Again” di Tom Jones).
La Pavone propone il suo leit-motiv “Cuore”. Accanto a lei, suo marito
Teddy Reno con “Ricordati ragazzo” (la bellissima “Nature Boy” lanciata
da Nat King Cole) e Sandie Shaw con “Lo vuole lui, lo vuole lei”.
Per Rita Pavone e soci, una vittoria abbastanza netta: 431.832 (61.92%)
contro 265.403 (38.08%) riportati dalla squadra di Modugno.
La sesta puntata (28 ottobre 1967) ospita lo scontro tra Bobby Solo ed
Ornella Vanoni.
Bobby Solo lancia la sua versione in italiano di “San Francisco” (grande
successo di Scott McKenzie). Le sue partner sono Milva con “Dipingi un
mondo per me” e Wilma Goich con la canzone “Se c’è una stella”.
Ornella Vanoni risponde con il motivo “Il mio posto qual è”. A
supportarla, Adriano Celentano con “Eravamo in centomila” e Françoise
Hardy e la sua “I sentimenti”.
Entrambe le compagini ottengono un punto. La Vanoni prevale a livello di
cartoline-voto, con 213.594 (52.76%) sulle 191.554 preferenze (47.24%)
di Bobby Solo.
Il settimo scontro (04 novembre 1967) ospita Dalida e Domenico Modugno.
Dalida canta “Non è casa mia” (un successo di Claude François). I suoi
alfieri sono: Michele con “Dite a Laura che l’amo” (cover di “Tell Laura
I Love Her” di Ray Peterson) e Stevie Wonder ed il suo hit-single “Il
sole è di tutti” (A Place In The Sun).
Domenico Modugno interpreta “Se Dio vorrà” (dalla commedia musicale
“Rinaldo in campo”). I supporter sono Joe Sentieri e Renato Rascel, i
quali cantano, rispettivamente: “Serenata messicana” e “Sapessi com’è
facile”.
I due punti vengono conquistati dalla squadra di Dalida, con 487.608
(71.38%) contro i 195.517 (28.62%) riportati da Modugno.
L’ottava puntata (11 novembre 1967) vede in contrapposizione Rita Pavone
ed Ornella Vanoni.
“Pel di Carota” interpreta “Fortissimo”. I suoi compagni presentano
canzoni tratte da film di successo: Petula Clark canta “Cara felicità”
(This Is My Song) (da “La contessa di Honk-Kong” di Charlie Chaplin con
Sophia Loren e Marlon Brando), mentre Nico Fidenco propone “E venne la
notte” (dal film omonimo di Otto Preminger, con Jane Fonda e Michael
Caine).
Ornella Vanoni presenta il suo successo “Tristezza (per favore vai via)”
(cover di “Tristeza” di Edû Lobo). I suoi compagni di squadra sono
Antoine con “Titina, Titina” e Caterina Caselli con “Sole spento” (a
“Casco d’oro” viene censurata l’imitazione di Gianni Morandi, mentre
alla Pavone viene concesso di proporre una re-interpretazione di Adolf
Hitler).
Ancora una volta Rita conquista due punti, con un punteggio di 549.619
voti (74.47%), contro i 188.379 (25.53%) ottenuti dalla Vanoni.
La nona puntata (18 novembre 1967) è caratterizzata dallo scontro tra
Bobby Solo e Claudio Villa.
Bobby Solo canta la versione in italiano di “Peek-A-Boo” (successo dei
New Vaudeville Band), mentre Astrud Gilberto interpreta “Dammi un’idea”.
In questa puntata, Alberto Lupo coglie l’occasione per proporre il
motivo “Io ti amo” (I Love You, You Love Me), lanciato negli Stati Uniti
da Anthony Quinn.
Claudio Villa risponde con la classica “Torna!”, avvalendosi della
collaborazione di Sergio Endrigo con “Perché non dormi fratello” e di
Carmen Villani con “Io per amore”.
Anche per Claudio Villa un ottimo successo: 383.668 (70% dei voti),
contro i 164.417 (30%) raccolti da Bobby Solo.
10^ puntata (25 novembre 1967). Scontro fra le donne più votate: Dalida
e Rita Pavone.
Dalida presenta il brano “L’ultimo valzer” (cover di “The Last Waltz” di
Engelbert Humperdinck). Accanto a lei, Nana Mouskouri con “Era
settembre” e Fred Bongusto con “Ore d’amore” (“The World We Knew”,
scritta da Bert Kaempfert e portata al successo mondiale da Frank
Sinatra).
Rita Pavone scende in gara con “Pippo non lo sa” (sigla di “Chissà chi
lo sa?”), coadiuvata da Peppino Di Capri con “Voce ‘e notte” e da Franco
Franchi con “Ciuri ciuri”.
L’atteso confronto fra la Pavone e Dalida si chiude in pareggio, anche
se Rita prevale leggermente (569.735 per il 52.64%) sulla collega
(508.444 pari al 47.16%).
11^ puntata (02 dicembre 1967). Il menù della serata prevede il
confronto fra Domenico Modugno e Bobby Solo.
“Mister Volare” interpreta “Tu sì ‘na cosa grande”, mentre i suoi
partner, Annarita Spinaci e Pino Donaggio cantano rispettivamente,
“Quando dico che ti amo” (secondo posto al Festival di Sanremo 1967) e
“Quando il sole chiude gli occhi”.
Bobby Solo rispolvera il suo brano più famoso: “Una lacrima sul viso”.
Suoi alleati di puntata, Miranda Martino con “Se io fossi come te” (dal
film “Addio, mamma!”) e Peppino Gagliardi con “Tristezze” (composta
nientemeno che da Chopin).
Un altro pareggio per i due contendenti, anche se Modugno, con 233.649
voti (51.36%) prevale lievemente su Bobby Solo con 216.054 (48.04%).
12^ puntata (09 dicembre 1967). Un altro scontro interessante: Ornella
Vanoni – Claudio Villa.
La Vanoni interpreta un bel brano di Paolo Ferrara, “Senza di te”
(lanciato ad “Un disco per l’estate 1967” da Fausto Leali). I suoi
“Jolly” sono Christophe con “Estate senza te” ed Anna Identici con “Non
passa più”.
Claudio Villa canta “Casa mia (Casetta de Trastevere)”. Le sue damigelle
d’onore, Orietta Berti e Lea Massari, propongono, rispettivamente, “Per
questo voglio te” e “Roma, nun fa’ la stupida stasera”.
Anche se Villa riceve una manciata di cartoline in più (339.315 per il
51.92%) della Vanoni (314.317 per il 48.08%), tra i due contendenti è
pareggio.
La 13^ puntata (16 dicembre 1967) offre il confronto fra Dalida e Bobby
Solo.
Dalida è interprete di “Aranjuez, la tua voce” (il celebre “Concerto di
Aranjuez” di Joaquin Rodrigo). Accanto a lei, Nini Rosso con “Uomo solo”
e Sylvie Tartan con la famosa “Due minuti di felicità”.
Bobby Solo canta “Non mi abbandonare”. A coadiuvarlo, Betty Curtis con
“Povero Enrico” ed Achille Togliani con “Posso offrirti qualcosa”.
In questa puntata, i due punti vengono assegnati a Dalida con ampio
margine di vantaggio (719.218 pari all’80.91%) su Bobby Solo (169.649
per il 19.08%).
La 14^ puntata (23 dicembre 1967) contrappone Ornella Vanoni a Domenico
Modugno.
La Vanoni, protagonista di una rievocazione della favola di Cenerentola
(con Andrea Giordana, nei panni del principe azzurro) propone “Un’ora
sola ti vorrei”. Suoi compagni di viaggio, Bruno Lauzi con “Una storia”
e Carla Boni con “L’unico amore”.
Domenico Modugno ripropone uno dei motivi più celebri del suo
repertorio: “Resta cu’ ‘mme”. A dargli man forte, Sergio Bruni con “’O
Vesuvio” e Adamo con “Il nostro romanzo”.
Ornella Vanoni ottiene più voti (389.805 pari al 57.59%) di Domenico
Modugno (287.046 per il 42.41%), ma, non raggiungendo il 60%, deve
accontentarsi di pareggiare con il collega.
La 15^ puntata (30 dicembre 1967) prevede lo scontro, forse più atteso,
quello fra Rita Pavone e Claudio Villa.
La Pavone interpreta “Questo nostro amore” (dal film “Non stuzzicate la
zanzara” di Lina Wertmüller); i suoi compagni sono Nilla Pizzi con
“Mezzanotte a Mosca” e Johnny Dorelli con “Arriva la bomba” (dal film
“Arriva Dorellik”). Dorelli, all’ultimo minuto sostituisce Iva Zanicchi,
da poco mamma di una bambina di nome Michela, avuta da suo marito Tonino
Ansoldi.
Claudio Villa propone “Non ti scordar di me”. Ad assisterlo, Gigliola
Cinquetti con “Piccola città” e Little Tony con la celebre “Cuore
matto”.
L’epico confronto si risolve in un pareggio. Villa conquista 1.398.915
voti, pari al 51.10%, mentre la Pavone ottiene 1.338.529 cartoline
(48.89%).
“Partitissima” si rivela un buon successo di pubblico, conquistando una
media d’ascolto tra il 18 e i 25 milioni di telespettatori. I biglietti
della Lotteria venduti sono 8 milioni, 218 mila 527. Alberto Lupo, come
al solito conferma di essere assai gradito al grande pubblico, mentre la
stampa definisce l’attore “gigione”, eccessivamente sentimentale e poco
spontaneo (quasi sempre, i gusti popolari e quelli della critica non
collimano). Anche i comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia dividono il
pubblico: c’è chi impazzisce per le scenette comiche dei due siciliani,
chi trova il loro umorismo “di bassa lega”, se non addirittura “penoso”.
Al termine delle quindici puntate, i sei capitani si presentano alla
finale del 6 gennaio 1968 con la seguente distribuzione di punti:
1) DALIDA 8 punti
1) RITA PAVONE 8 punti
3) CLAUDIO VILLA 6 punti
4) ORNELLA VANONI 3 punti
4) DOMENICO MODUGNO 3 punti
6) BOBBY SOLO 2 punti
In vista di questo importantissimo appuntamento, i suddetti interpreti
annunciano i titoli dei brani che presenteranno nella serata
dell’Epifania. Claudio Villa canterà “Concerto alla vita” (di Cherubini
e Concina! Alle soglie del 1968!), Bobby Solo proporrà “Siesta”, un
brano di Herbert Pagani e Alberto Anelli, Ornella Vanoni interpreterà
“Non finirà”, firmata da Paolo Ferrara, mentre Domenico Modugno opta per
“Meraviglioso” (brano rifiutato dalla commissione di ascolto del
Festival di Sanremo, per l’anno 1968). Le due regine del programma,
Dalida e Rita Pavone scelgono rispettivamente, “Dan dan dan” (di
Dossena, Righini e Lucarelli) e “Tu, cuore mio” (firmata da Leva,
Riverberi e Petracchi).
I cantanti maggiormente accreditati per la vittoria finale sono tre:
Claudio Villa, Dalida e Rita Pavone (in particolar modo, quest’ultima
risulta la favorita numero uno). Chi la spunterà? Come si suol dire: il
seguito, alla prossima puntata.
Ciao a tutti!!!
David Guarnieri
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