Avviso Ai Naviganti - Questo è un articolo fiume: abbiamo ricucito
l'articolo dell'anno scorso (che trattava proprio della prima decade del
mese di settembre 1970) con il nuovo articolo. Alcuni concetti sono
stati ampliati, riveduti e corretti, taluni lasciati così com'erano
stati scritti un anno fa ed altri nuovi di zecca. C'è anche la consueta
rubrica curata da David Guarnirei che questa volta ci parlerà del
programma E NOI QUI.. di cui avevamo già accennato nell'articolo dedicato
al settembre '70 del 2005. C'è una vasta carrellata sulle manifestazioni
musicali e un'altra sulle novità del mese in Francia e Usa. Ce n'è per
tutti gusti. L'importante è avere voglia di leggere.
Rieccoci qua dopo la pausa estiva, riprendendo il discorso interrotto
nella classifica precedente, divisa in due parte per lunghezza
eccessiva. E riprendiamo parlando di alcune cose che avevamo lasciato in
sospeso ma anche della nuova stagione e degli accadimenti nella musica e
nello spettacolo di questo inizio settembre. Lasciamo da parte (solo un
poco) i dischi in classifica, che non si differenziano poi tanto da
quelli di un mese fa.
E così, come tutte le estati, anche quella del 1970 è arrivata al giro
di boa. Certamente non si può dire che sia stata un'estate tranquilla,
sotto tutti i punti di vista. Era cominciata con l'arresto per droga di
Walter Chiari e Lelio Luttazzi (di cui parleremo dopo) ed era proseguita
con le dimissioni del governo Rumor e con l'incarico a Giulio Andreotti
dopo 5 giorni. Incarico che verrà poi dato ad Emilio Colombo, 12 giorni
dopo, per l'abbandono dell'impresa da parte dello stesso Andreotti. Poi
scioperi ed episodi di violenza a non finire. Il 14 luglio, quando viene
confermata Catanzaro città capoluogo della Calabria, a Reggio Calabria
scoppia una rivolta capeggiata dal tribuno Ciccio Franco, iscritto al
MSI. I partiti sono contestati in blocco e nelle piazze, per protesta,
si bruciano giornali come L'UNITA' e IL SECOLO D'ITALIA. Lo slogan che
caratterizza questa rivolta farà epoca: Boia Chi Molla! Con tanto di
punto esclamativo alla fine. Il 21 di luglio Gheddafi annuncia la
confisca delle proprietà italiane ed ebraiche e l'espulsione delle due
comunità dalla Libia. Il 20 luglio il conte Filippo Giordano delle Lanze
viene assassinato nella sua casa sul Canal Grande dopo una nottata di
sesso veneziano di natura particolare. Il marchese Camillo Casati Stampa
uccide la moglie Anna Fallarino e un ragazzo venticinquenne, Massimo
Minorenti, dopo che si era creato fra loro un torbido menage del tutto
particolare: cinque colpi di Browning e poi anch'egli si spara. I
giornali si buttano a capofitto rovistando nelle pieghe più intime della
vicenda e pubblicando fotografie della povera signora Fallarino degne di
un settimanale pornografico.
Agostino 'O Pazzo
C'è poi una storia davvero singolare, in questa estate 1970 che se ne
sta andando, quella di Antonio Mellino, detto Agostino 'O Pazzo.
Agostino in omaggio a Giacomo Agostini, 'o pazzo perché il comportamento
del tipo era alquanto singolare. La penultima domenica d'agosto verso
mezzanotte Piazza San Ferdinando è messa a soqquadro da una
motocicletta. A cavalcarla è un ragazzo di 17 anni. La cosa nasce da una
protesta nei confronti della polizia: nel solo mese di luglio i reati
contro il patrimonio a Napoli sono stati oltre duemila. Scippi
soprattutto. Si decide così di usare il pugno di ferro contro tutte
quelle motorette che per legge non sono obbligate ad avere la targa, se
pescate in circolazione con più di un passeggero, prassi vietata, oppure
irregolarmente truccate. In meno di un mese quasi cinquecento motorini
fuorilegge, utilizzati per il classico scippo, vengono sequestrati. E a
questo punto sale alla ribalta il Masaniello '70, riconoscibile per la
maniera spericolata di guidare e per il giubbotto di finta pelle nera
completamente aperto sul petto alla maniera di Easy Rider. La moto usata
è un 125 modificato. Da quella sera domenicale, Agostino O'Pazzo compare
regolarmente nel centro di Napoli diventando l'incubo dei turisti, dei
napoletani per bene e della polizia, con le sue acrobazie da stunt che
contravvengono a tutti i regolamenti di circolazione, dai semafori rossi
imboccati a 120 all'ora al vezzo di procedere contromano. Le sue azioni
sono terribilmente esibizionistiche: dallo strappo della paletta
dell'alt agli agenti di polizia stradale alle pernacchie nel cortile
della caserma dei carabinieri in piena notte sfidandoli ad inseguirlo. A
Napoli non si parla che di lui e Agostino non si fa attendere: una notte
circa cinquecento persone si erano assiepate intorno a Piazza Trieste e
Trento: tra gli spettatori, la crème della malavita locale. E quando gli
automobilisti arrabbiati dal forzato stop a vantaggio dello show del
ragazzo si sono fatti sentire, è scoppiato il finimondo: botte e
danneggiamenti di tutte le auto in fila. A quel punto la polizia
interviene e i ragazzi armati di mazze ferrate e di sassi scendono di
corsa per i vicoli pronti alla battaglia contro le forze dell'ordine.
Intanto Antonio Melillo era riuscito a prendere il largo senza farsi
rivedere più. Ma intanto il caos di quella notte si ripeterà per altre
tre di fila. A far finire tutto sarà la stessa malavita napoletana
preoccupata dalla tensione creata intorno alla questione, una tensione
che rallentava le attività dei borsaioli, dei contrabbandieri, delle
prostitute e via discorrendo. In un attimo tutto cessa e torna la
normalità. La tv si accorge della situazione a bocce ferme quasi che si
fosse trattato di una goliardata estiva e non di un vero e proprio
tentativo di rivolta di uno strato sociale delinquenziale, frenato solo
quando la grossa malavita si stanca del giochetto. Ma nel frattempo si
contano i danni: 56 feriti, 57 arresti, 221 fermati e 700 agenti
mobilitati giorno e notte per quasi una settimana a presidiare il centro
e le strade di accesso per Napoli. C'è stato anche in questo caso
qualche autorevole imbecille, capace di magnificare tutto, innalzando a
segno di protesta sociale il volgare teppismo di quei giorni. Inutile
specificare da quale parte venissero questi vaneggiamenti. Per
terminare, Melillo viene preso mentre era a bordo di una macchina
insieme ad altri ragazzi il 18 settembre. Aveva già un discreto
curriculum alle spalle. Comunque quei pochi giorni di gloria gli diedero
lustro, tanto che i registi lo vollero come stuntman . Tra i film girati
con lui, UN POSTO IDEALE PER UCCIDERE con Ornella Muti e Irene Papas ,
LA PELLE della Liliana Cavani e MACCHERONI di Ettore Scola, tanto per
citare tre dei più noti. Oggi fa il restauratore di mobili nel centro di
Napoli.
Walter Chiari e Lelio Luttazzi
Si parlava dell'arresto per droga di Walter Chiari e di Lelio Luttazzi.
I due varcano la soglia del carcere di Regina Coeli il 22 maggio. La
spettacolarizzazione dell'arresto è clamorosa: prende la prima pagina di
tutti (e dico tutti) i quotidiani e settimanali italiani. I giudici
arrivano alla convinzione che in 25 anni di carriera, Luttazzi e Chiari
hanno in realtà lungamente camuffato quella di trafficanti di droga. Poi
cadono le accuse di traffico e cessione di stupefacenti ma rimane in
piedi quella di uso personale di stupefacenti. Il 21 giugno Luttazzi
viene scarcerato, anche Chiari spera di poter uscire ma il giudice si
oppone alla richiesta di libertà provvisoria. L'8 agosto Alida Chelli,
compagna di Chiari, dà alla luce un bambino, Simone. Venerdì 28 agosto
alle ore 14 una folla di fotografi tiene d'occhio la porta della casa
circondariale romana perché appena si aprirà ne uscirà Walter Chiari
dopo 100 giorni di detenzione. Oltre ai circa cento fotografi c'erano
più di trecento persone che lo acclamavano (per cosa, poi?). Certo, a
parte la libertà negata, in carcere Walter Chiari non era trattato come
un semplice detenuto. Potenza del nome ma anche del patrimonio di stima
che si era creato negli anni di cinema e tv che tutti, guardie
carcerarie e detenuti, rispettavano. In carcere riceve il copione dello
spettacolo teatrale IL GUFO E LA GATTINA, che debutterà a settembre, con
Chiari e Paola Quattrini come protagonisti. Mentre recita ad Alessandria
viene colto da un malore: qualcuno maligna sia per astinenza, mentre gli
amici dicono che è colpa dello stress. Il processo finale si tiene ad
aprile del 1971. E' condannato a due anni di galera ma non torna in
carcere. Il pubblico comunque è sempre dalla sua parte. La Rai gli
riapre le porte. Chi invece ne esce male e veramente deluso (anche del
comportamento di Chiari che non lo va a trovare e neanche gli telefona)
è Luttazzi. Esce invece immacolato dalla brutta storia capitatagli: un
errore giudiziario. Le accuse vennero a cadere e l'artista fu
completamente scagionato. Sulla vicenda scriverà anche un libro,
OPERAZIONE MONTECRISTO. Non c'è nessuno che gli dia il sostegno che un
personaggio del suo rango e della sua capacità artistica meriterebbe.
Tutta l'attenzione è calamitata sull'istrionico Walter Chiari che riesce
e trasformare in show suo malgrado anche un fatto di cronaca come
questo. E i giornali fanno da grancassa. Per chi è invece più schivo e
meno avvezzo al plateale, come Luttazzi, c'è una sorta di rigetto del
personaggio, di oblio. Sicuramente fa meno notizia lui rispetto al
vulcanico attore veronese, con un figlio appena nato che amplifica il
tutto. Il noto presentatore (Studio Uno, Ieri E Oggi, Doppia Coppia)
direttore d'orchestra e eccellente musicista (TRIESTE MIA, IL GIOVANOTTO
MATTO, UNA ZEBRA A POIS, EL CAN DE TRIESTE, VECCHIA AMERICA, SOUVENIR
D'ITALIE) accusa il colpo e subisce un totale rifiuto verso il mondo
dello spettacolo. Ci vorrà del tempo prima di rivederlo in pubblico. E a
proposito di droga: è nel giugno del 1970, dopo la scoperta del
droga-boat sulle rive del Tevere, che nasceva il nucleo antidroga dei
carabinieri. Ma tutto l'agosto del 1970 è stato costellato da storie,
anche tragiche, di droga. L'11 agosto a Genova i carabinieri sorprendono
9 uomini e 3 ragazze in una tenda che si stavano drogando: una delle
ragazze è la nipote del cardinale Siri. Il 12 agosto sempre a Genova i
carabinieri sequestrano a sei minorenni tre chili di hashish e
altrettanti di marijuana. Lo stesso giorno una ragazza viene sorpresa a
spacciare in pieno giorno in Piazza del Duomo a Milano hashish e LSD. Il
13 agosto al Foro Italico una quindicina di ragazzi si passano una pipa
colma di hashish per circa un'ora e via di questo passo fino al
ritrovamento del cadavere di un diciassettenne di Bolzano, ripescato a
Firenze, città dov'era andato a rifornirsi di eroina e anfetamina. Il
ragazzo frequentava lo slargo che si apre a metà di Ponte Vecchio,
all'epoca popolato da decine di hippies e drogati. La vigilia di
Ferragosto, i negozianti avevano chiamato la polizia perché gli hippies
(chiamiamoli impropriamente così) coadiuvati da una decina di non bene
identificati ragazzi, facenti comunque parte del sottobosco politico
extraparlamentare, avevano cominciato ad infastidire turisti e locali
dopo aver fumato tutto quello che era possibile . Il ragazzo di Bolzano
era insieme al gruppo e una notte con altri ragazzi, era andato a
rifugiarsi sotto le arcate del Ponte alle Grazie, dove in quel periodo
c'era una tendopoli mobile di drogati e "capelloni". Lo ritrovano
nell'acqua il giorno dopo. Nelle foto lo vediamo ripescato dai
sommozzatori con le mani protese in avanti, nella rigidezza della morte.
I ROKES
Cominciamo con i ROKES, che si separano dopo 6 anni di onorata società
in Italia. Il gruppo capitanato da Shel Shapiro (insieme a John, Bobby e
Mike) si scioglie al caldo sole dell'estate romana. Vuoi perchè, nati
col beat, sono troppo datati e compromessi con quel tipo di musica e di
moda che non esiste più. Vuoi perchè sono abbastanza stanchi di
continuare. Ognuno ha differenti idee per il proprio futuro: chi vuole
restare nell'ambito musicale, chi ha altri obiettivi. John ha
un'industria di strumenti elettronici per uso legato alla musica, Mike e
Shel invece continuano a lavorare nell'ambiente musicale. Mike è, in
questo momento, in prestito all'Equipe 84 perchè il batterista Alfio
Cantarella è in galera per droga. Shel è in procinto di incidere il
primo LP da solista sempre con la RCA ed affianca una carriera di
produttore e arrangiatore-autore di pezzi. Bobby è ancora incerto. Il
loro contratto con la RCA scade nel 1973 ma sono in rotta. I dirigenti
non credono più in loro e loro pensano che la RCA sia stanca dei Rokes
(la stanchezza in questi casi si chiama mancanza di provento monetario
dovuto allo scarso successo). I quattro sono abbastanza amareggiati per
certi atteggiamenti assunti nei loro confronti, tutti risalenti al
periodo fine 1968 inizio 1969. La canzone SCENDE LA PIOGGIA, che Morandi
portò in finale a Canzonissima e con la quale si aggiudicò la vittoria
finale, avrebbero dovuto inciderla loro perchè erano stati proprio loro
a segnalarla alla RCA dopo aver sentito il disco originale (Turtles -
Eleonore). Invece all'ultimo momento i dirigenti decisero di farla
incidere a Morandi per permettergli di partecipare con un pezzo robusto
alla competizione finale della trasmissione legata alla Lotteria Italia.
Al Sanremo successivo hanno scelto MA CHE FREDDO FA. La RCA gli affianca
una quindicenne che vuole lanciare a tutti i costi e tutto il battage
pubblicitario legato alla canzone è esclusivamente per lei. La fine
della storia la conoscono tutti. MA CHE FREDDO FA vende 600 mila copie
nella versione di Nada e poche migliaia in quella dei Rokes. Per un
gruppo che ha fatto guadagnare alla casa madre miliardi di lire con
canzoni come È LA PIOGGIA CHE VA, CHE COLPA ABBIAMO NOI, BISOGNA SAPER
PERDERE etc. essere messi da parte come una scarpa vecchia è
mortificante. Ma essendo dei ragazzi intelligenti capiscono che il
capitolo Rokes è terminato e quindi fanno la giusta scelta: separarsi
prima di essere definitivamente abbandonati sia dal pubblico (che ha già
trovato i loro sostituti) sia dalla RCA. E' lo show-biz. Non c'è spazio
per i sentimenti e la riconoscenza.
MR.BLOE
C'è una canzone che si ascolta sempre per radio e che si fa ascoltare
anche molto volentieri. È un brano strumentale che dimostra che in fondo
ci vuole poco a fare un disco divertente e gradevole, a patto di avere
qualche idea e di farne buon uso. Il nome dell'autore di GROOVIN' MITH
MR. BLOE è proprio Mr.Bloe, nome fittizio dietro il quale si nascondono
gli Hookfoot, complesso che ha accompagnato Elton John dal 1968 al 1970.
Insieme agli Hookfoot ci sono l'arrangiatore e pianista Zack Laurence e
il vero Mr. Bloe, l'armonicista sarebbe Harry Pitch, noto musicista
inglese. Il 45 giri, in men che non si dica, riesce a salire su in alto
nelle classifiche inglesi per poi catapultarsi in quelle europee
(specialmente in Olanda, Germania,Francia, Italia). Ritmica aggressiva
e, come strumento principe, un'armonica a bocca. Un disco è stato
ballatissimo in tutte le discoteche durante l'estate e proprio per
questa ragione ora ce lo ritroviamo, a fine stagione, in classifica da
noi. Non è facilissimo che un disco strumentale arrivi di prepotenza in
hit parade (il periodo clou sarà il 1974/1975) ed è ancora più raro che
un disco con queste prerogative abbia un successo pari ad altre
interpretazioni eseguite da complessi o da noti cantanti pop. Il
requisito principale è la spontaneità e l'immediatezza del motivo e una
buona dose di professionaloità. Trovare questo brano in commercio in
qualche CD non è particolarmente difficile se lo si cerca fuori dai
confini nazionali. Comunque una ricerca su programmi come SoulSeek è
d'obbligo per togliersi la curiosità di riascoltare questo singolo che
tanta notorietà ebbe nel periodo settembre-ottobre e con altrettanta
facilità venne subito dimenticato a favore delle nuove uscite.
NANDO GAZZOLO
Inaspettatamente entra in classifica un disco molto diverso dai soliti,
per metà recitato e per metà cantato. Un singolo interpretato non da un
cantante ma da un attore, cosa non nuova. Difatti sono molti i nostri
attori che si improvvisano cantanti ma mentre la maggior parte tenta con
un'incoscienza quasi tragica (per dirla alla Fantozzi) di fare la
concorrenza ai cantanti veri, con risultati facilmente immaginabili,
solo pochissimi riescono ad accostarsi al 45 giri con gusto e misura.
L'unico che finora era riuscito ad entrare in classifica era Alberto
Lupo 3 anni fa, con IO TI AMO. Ma allora c'era il traino della
trasmissione legata Lotteria Italia, PARTITISSIMA, anche se il brano non
ne era la sigla. Nando Gazzolo, splendida dizione, è uno di quelli. In
questo brano intitolato DI NOTTE (la versione originale si chiama NACHTS
e la canta un tedesco che si chiama Roland W.), Gazzolo canta solo in
alcuni frammenti del brano ma quando lo fa è intonato né più né meno che
nelle parti parlate. Recita e se la cava brillantemente dimostrando
anche di avere una notevole sensibilità musicale e un mestiere che non
ha nulla da invidiare ai veri professionisti canori del microfono. Il
pezzo è anche piacevole, non noioso ed è accompagnato da un sottofondo
orchestrale che fa molto atmosfera, in carattere con il testo, anch'esso
di buon livello. E fa piacere trovarlo in una classifica italiana, che
in questo periodo si avvicina alle classifiche inglesi. Cioè ci si può
trovare di tutto e di più con estrema facilità.
HAIR al Sistina
Venerdì 3 settembre è la prima, al Sistina di Roma, dello spettacolo
HAIR in versione italiana. C'è stata tanta attesa per questo evento. Al
botteghino del Sistina (aperto mattina e sera) c'è sempre la fila da
circa dieci giorni per accaparrarsi i biglietti della prima e delle
rappresentazioni successive. La gente è morbosamente curiosa di vedere
come sarà la versione italiana di questo spettacolo che ha avuto 30
versioni locali nella maggior parte dei paesi liberi con l'eccezione
della Jugoslavia. I produttori italiani dello spettacolo dichiarano di
essere molto preoccupati delle possibili reazioni del pubblico italiano
(ma soprattutto delle autorità) ad alcune scene, a loro avviso parecchio
scabrose, come quelle in cui tutti gli attori si presentano nudi sul
palcoscenico. Chi segue da due anni questa piece teatrale in tutto il
mondo non riesce davvero a capire di quale paura parlino i produttori:
dal 29 aprile 1968 HAIR continua a fare il tutto esaurito a New York e
ormai è entrata a fare parte della tradizione teatrale mondiale: un
classico. Di soli due anni, ma sempre un classico. Chi a Roma riuscisse
ad invidiare spunti di genere scabroso forse avrebbe fatto meglio a
spendere i suoi soldi non in una poltrona del Sistina ma in quella di
qualche analista. HAIR, a parte l'innocua nudità dei giovani
contestatori e contestatrici che chiude il primo atto, è basato su un
dialogo tra opposte generazioni che si ispira alla filosofia della pace,
del fate l'amore non fate la guerra e di alcune manifestazioni esteriori
come il rifiuto programmatico del materialismo, della civiltà dei
consumi. La stessa ideologia hippy che comunque ha fatto guadagnare
milioni a palate agli stessi hippies che crearono HAIR in uno
scantinato, quei Ragni e Rado che tanto contrastavano la società
consumistica. Ma questa è un'altra storia. Nella traduzione italiana a
cura di Giuseppe Patroni Griffi c'è ben poco di rivoluzionario, a parte
l'ostentata fumata di marijuana, il rogo delle cartoline precetto (ma in
Italia non c'è il Vietnam!) e il rito del sesso libero con i ragazzi che
si scambiano le partner gioiosamente. C'è l'apologia dell'onanismo
(MASTURBATION CAN BE FUN è il titolo di una delle canzoni) e la famosa
scena del nudo sarà attenuata da un gioco di luci psichedeliche
attentamente studiato. Per il lato ideologico, la polemica è molto
attenuata se si guarda lo spettacolo con gli occhi italiani. Infatti,
sbeffeggiare la bandiera a stelle e strisce fa un altro effetto rispetto
a quello che farebbe su uno spettatore americano. E pensare che anche il
copione jugoslavo era pieno di spunti sarcastici su Mao e sull'Albania,
sulla presa in giro (bonaria) del socialismo reale. In Inghilterra si
sfottevano i reali, in Francia De Gaulle e Pompidou e in quella
americana, si salvi chi può. In Italia non si prende in giro nessuno e
questo delude un po' gli spettatori che credevano di sentire chissà
cosa. Nella versione italiana le canzoni perdono una buona parte di
mordente. AQUARIUS e LET THE SUNSHINE IN diventano AQUARIO e DATEGLI
LUCE, che però si sono attenute il più possibile ai testi originali. La
produzione è costata 150 milioni di lire, una trentina di riflettori
sono stati aggiunti a quelli del teatro per ottenere effetti di luce
particolari e sul palcoscenico pendono 22 microfoni. Chi sono gli attori
della versione italiana? C'è Ronnie Jones, Penny Brown, Carlo De Mejo
(figlio di Alida Valli),Mita Medici (nella foto insieme a De Mejo e la
Brown), Teo Teocoli Loredana Bertè, Renato Zero ed altri. Ma il vero
spettacolo è in platea, dove il gotha dello spettacolo italiano si è
dato convegno per questa attesissima prima nazionale. Luchino Visconti,
Marcello Mastroianni, Romolo Valli, Anna Magnani, Enrico Maria Salerno,
Giorgio De Lullo, Gina Lollobrigida,Rossella Falk, Ornella Vanoni, Nino
Manfredi, Renato Rascel, Domenico Modugno, Monica Vitti, Michelangelo
Antonioni, Sofia Loren, Carlo Ponti, tanto per fare qualche nome. Se
fosse stato fatto adesso alla prima avremmo notato Massimo Ghini, la
fidanzata di Totti e certamente Veltroni: che tristezza! Poi tutta la
televisione italiana capitanata da una Gabriella Farinon a piedi nudi
(imitata da Marisa Mell) e modelle internazionali come Veruskha e
Donyale Luna. Non era un caso, forse, se la gente regolare guardava più
in platea che sul palcoscenico.
MIREILLE MATHIEU
Secondo tentativo della SIF (di cui fanno parte la Riviere e la Barclay)
di lanciare Mireille Mathieu qui da noi. Arrivata due anni fà per
esibirsi in due spettacoli a Sanremo con un cachet di sei milioni, fece
due apparizioni televisive ma non riuscì a fare leva sul pubblico
italiano. Quest'anno si pensa di lanciarla alla grande, facendola
passare (come in realtà è) per una vedette internazionale e dedicandole
(seppure in coppia con Dorelli) una puntata di SENZA RETE in onda l'8 di
agosto (qui nella foto). Come si prevede di farle conquistare il mercato
italiano? Prima di tutto confezionandole due canzoni in italiano tratte
da due successi francesi e cioè SCUSAMI SE e VIVRO' PER TE, due canzoni
melodiche molto suggestive ma anche troppo sfacciatamente francesi, cosa
che il pubblico di massa qui da noi pare non gradire molto. In Francia
si chiamavano LA PREMIERE ETOILE e PARDONNE MOI (CE CAPRICE D'ENFANT).
La Mathieu bazzica l'Italia anche di nascosto visto che due suoi grandi
successi sono le versioni francesi di due canzoni italiane presentate a
Sanremo. La prima era NON PENSARE A ME e l'altra UNA CANZONE (titolo
italiano per STANOTTE SENTIRAI UNA CANZONE). La casa discografica della
quale fanno parte anche Nino Ferrer, Dalida e Aznavour intende
valorizzare lo slogan che ha funzionato ovunque, cioè Mireille Mathieu
la nuova Edith Piaf. Anche lei viene da un infanzia povera, anche lei è
piuttosto bassina. In più Mireille Mathieu imita sfacciatamente la Piaf
anche se sul piano interpretivo c'è un abisso. La Piaf faceva sentire
nella voce uno struggimento e una disperazione tremendamente vera. La
Mathieu si limita a cantare senza dare spiegazioni gestuali a quello che
canta, senza approfondire il testo come dovrebbe fare una vera
interprete. Corre dritta verso l'effetto plateale, l'acuto tenuto lungo
per strappare l'applauso ai più ingenui. Senza voler fare paragoni
antipatici, potrebbe essere l'epigono francese (per mancanza di
sensibilità interpretativa) di Orietta Berti. Solo che guadagna come una
macchina mangiasoldi. IL suo impresario si chiama Johnny Stark e l'ha
creata pezzo per pezzo, a partire dalla sua infanzia misera così troppo
spesso sbandierata, al suo repertorio. Egli incassa il 50% di quello che
guadagna la sua pupilla e si è rifiutato di cederla ad un altro manager
per due miliardi (di lire, del 1970) in contanti. Solamente per
interpretare un film la Mathieu incassa 250 milioni (sempre di lire del
1970). Ok, ma tutto questo non ci fa effetto e la Mathieu qui da noi,
sebbene accompagnata da roboanti parole di grandezza, continua a non
vendere un disco. E così sia.
La Sif ha importato dalla Francia un grosso quantitativo di copie di
dischi di cantanti d’oltralpe e non (100 mila). Lo scopo è stabilire
attraverso le cifre dei dischi venduti quali di questi cantanti sono
risultati più graditi dal pubblico italiano per scegliere gli LP da
pubblicare direttamente in Italia. Tra questi troviamo i singoli di
Zanini (WANA NENE WANA NANA), Jeff Da Silva (E MI SEMBRA CHE..), Moebius
Bottle (O MY MOTHER), Michel Delpech (CARA LISA), Alain Barriere
(ANGELA), Daliah Lavi (LOVE SONG), Alan Dell (SIMPATHY), Leo Ferrè
(C’EST EXTRA), Darwin’s Theory (SALLY’S UPTIGHT), Julie Bergen (PIUME
BLU PIUME BIANCHE), Tim Twinkelberry (IO SON INNAMORATO DELLA VITA).
Festival, Festival e ancora Festival:
FESTIVAL POP DI PALERMO
Quattro giorni all'insegna della musica e della pace (così titolava la
pubblicità) rifacendosi al concerto di Woodstock. Ma in un' Italia
percorsa da sud a nord da continui e spesso ingiustificati episodi di
contestazione e violenza politica, la pace è ancora un utopia. Come
l'educazione e il senso civico di chi vorrebbe insegnare agli altri e a
forza, il significato della parola (ormai super inflazionata) pace.
Ormai, in questo 1970, ai disordini pubblici causati per puro sport non
fa più caso nessuno. Sono frequenti quanto gli scioperi e le crisi dei
governi DC. Ma a manifestazioni clamorose da parte di artisti sul
palcoscenico non si è tanto abituati, almeno in Italia. Arthur Brown,
che nel 1968 ebbe un bel successo discografico con la canzone visionaria
FIRE sale sul palco a torso nudo insieme al suo gruppo dei Crazy World.
Dopo aver eseguito alcune canzoni tra cui proprio FIRE, si denuda
completamente tra lo stupore e il divertimento generale del pubblico e
continua a saltare e a cantare come niente fosse. Finita la sua
esibizione e sceso dal palco lo aspettano i carabinieri che lo accusano
di atti osceni in luogo pubblico. E più pubblico di un palcoscenico
all'aperto proprio non esiste. Capirai, è l'occasione giusta per dare
contro le forze dell'ordine e per scatenare una mega rissa. Paolo
Villaggio, che era il presentatore della serata ha dovuto faticare non
poco per ricondurre alla normalità lo spettacolo in modo di normalizzare
una situazione che stava diventando incandescente. Il caldo ha fatto il
resto. Il giorno dopo sei ragazzi palermitani vengono arrestati per i
disordini e per avere inscenato una protesta mediante cartelli con
scritte oscene e contro le forze dell'ordine. Arthur Brown viene
naturalmente rilasciato. Lui quelle cose le fa da sempre, ma in
Inghilterra, dove alcune espressioni d'arte sono tollerate e accettate
da molto tempo. La stessa cosa (disordini) accade a Chicago, durante un
festival pop. Ma lì la cosa assume proporzioni differenti. Più di 2000
giovani si sono scontrati con le forze dell'ordine il 28 luglio con un
bilancio di 132 feriti (tre dei quali per arma da fuoco)165 arresti,
macchine incendiate, negozi saccheggiati. Tutto perchè alcune centinaia
di ragazzi non erano riusciti ad entrare nel parco Grant dove si teneva
il festival pop. Allora hanno forzato le recinzioni e hanno cominciato a
tirare pietre e sassi ai gruppi che si esibivano e a colpire con mazze
da baseball gli agenti di polizia. Non c'è niente da fare: quando gli
americani si mettono in testa di fare qualcosa la fanno molto meglio di
noi. Palermo con Chicago? Nemmeno da paragonare!
FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA CANZONE DI RIO DE JANEIRO
Molti si chiederanno: ma che razza di festival è? Però, dopo aver letto
i partecipanti di questa kermesse che prenderà il via il 25 ottobre allo
stadio Maracanasinho capace di 30 mila posti, gli scettici avranno
occasione di ricredersi. Una manifestazione che si svolge di solito ai
primi di settembre e che quest'anno è giunta alla sua quinta edizione. È
un festival molto particolare e viene seguito come un carnevale, con
gente vestita nelle fogge più incredibili. Gente competente sul piano
musicale che non conosce la parola campanilismo e che è capacissima di
fischiare un idolo carioca se questi non li soddisfa ampiamente. I
brasiliani che partecipano sono Wilson Simonal, Astrud e Joao Gilberto,
Sergio Mendes, Chico Buarque De Hollanda, Elza Soares. Basterebbero
questi nomi per correre in massa allo stadio. Nomi che significano un
altissimo livello musicale. Poi vengono gli stranieri (presidente della
giuria internazionale è Pelè, nominato di fresco campione del mondo in
Messico) che sono Dionne Warwick (per gli USA), James Last (per la
Germania), Simon & Garfunkel (sempre per gli USA), Wallace Collection
(per il Belgio), Joe Dolan (per l'Irlanda), Nino Bravo (per la Spagna),
Tina (per il Marocco), Shirley Bassey e Dusty Springfield (per
l'Inghilterra), Donovan (per la Scozia), Moustaki (per la Francia), Iva
Zanicchi e Little Tony (per l'Italia e San Marino). Italia che ha sempre
ben figurato a Rio. Nel 1967 Jimmy Fontana vinse, nel 1968 terzo si
classificò Pino Donaggio e nel 1969 Al Bano, pur non classificandosi tra
i primi tre, ebbe il suo bravo successo e portò la sua canzone in
classifica in Brasile.
FESTIVAL DI CASTROCARO
La cosiddetta "fabbrica dei sogni" anche quest'anno incorona due
vincitori, in questo caso meglio dire vincitrici. I loro nomi sono Mara
Nanni, vent'anni, da Ravenna e Marisa Sacchetto, sedici anni (è nata nel
1954) da Piove di Sacco, in provincia di Padova. Mentre di Mara Nanni si
perderanno le tracce subito, della Sacchetto sentiremo parlare per lungo
tempo. Al primo concorso al quale ha partecipato ha vinto e dopo la
vittoria arriva anche il primo contratto discografico, nientemeno che
con la PDU di Mina, che trova la giovanissima cantante molto
interessante dal punto di vista vocale. La sua voce è una via di mezzo
tra la Fratello e Milva. Ha bisogno però di rifinirsi ancora un po' e di
fare delle modifiche al suo look un po' troppo provinciale. Il suo
lancio nel mondo della canzone di serie A avviene alla fine dell'anno
con un singolo, come annunciato su etichetta PDU. Lei appare molto bella
e dimagrita rispetto all'esibizione di Castrocaro. Della Sacchetto
riparleremo appena si ripresenterà l'occasione giusto perchè è
un'interprete tra quelle minori della canzone italiana che merita ampio
spazio.
FESTIVALBAR 1970
Il Festivalbar è giunto alla sua settima edizione. E Vittorio Salvetti,
animatore ed organizzatore di questa sempre più importante
manifestazione, per sfatare il mito della crisi del settimo anno ha dato
vita ad alcune innovazioni. Pur mantenendo intatte le caratteristiche
che l'hanno resa popolare, la manifestazione si è presentata infatti
singolarmente rinnovata. Nel nome,innanzitutto. Al tradizionale nome di
Festivalbar si è aggiunto il sottotitolo piuttosto significativo di
Jukeboxconcerto. Questo perchè Salvetti ha pensato di mettere in gara
anche dischi di musica classica. Così facendo, quest'anno, si è avuto in
competizione anche questo genere di musica. Sono bastate soltanto cento
lire per ascoltare sia Arturo Benedetti Michelangeli che Lucio Battisti.
Terza innovazione è stata l'istituzione di un girone a parte per i
complessi. Cosicché i gironi sono diventati quattro: i due tradizionali
dedicati ai big della musica leggera (serie rosa)e ai futuri big (serie
verde - ci sarebbe anche qui da obiettare per i nomi); la serie gialla
per i complessi e quella oro per la musica classica. Per ciò che si
riferisce al regolamento vero e proprio, i dischi partecipanti ad ognuna
delle quattro serie sono quindici. Chiunque li ha ascoltati ha avuto
diritto ad una speciale cartolina-voto in distribuzione presso ogni sede
di jukebox. E sono stati poi questi voti a determinare i vincitori di
ogni singolo raggruppamento, proclamati ad Asiago il 29 di agosto. A
pochi giorni dal termine però gli organizzatori hanno rilevato che le
cartoline voto sono state la metà di quelle della precedente stagione.
Il mix tra canzoni e brani classici non ha dato il risultato sperato. La
stanchezza del pubblico, già manifestatasi clamorosa nel periodo di
Sanremo e proseguita col Disco Per L'Estate, è stata evidente. Nei 38
mila jukebox italiani si è comunque votato. Le cartoline sono
all'incirca mezzo milione e non avranno superato certamente quota 600
mila per la fine di agosto. Stranamente, le preferenze maggiori si sono
concentrate sul settore classico e in particolare sulle splendide
esecuzioni dei Solisti Veneti e di Michelangeli. Le affinità (e i plagi)
tra la moderna musica leggera e la classica sono balzati così evidenti
agli occhi e alle orecchie del pubblico. Ascoltando un motivo di seguito
ad un altro non sono sfuggite le similitudini di alcuni passaggi e le
somiglianze di alcuni brani di canzoni tra le più note degli ultimi anni
alle composizioni classiche. Dato per scontato che Bach e compagnia non
hanno avuto modo e possibilità materiale per saccheggiare i repertori
degli autori di musica leggera o pop è evidente che questi ultimi, per
fare entrare immediatamente in testa le loro canzoni al pubblico, hanno
scopiazzato qua e là dai testi classici. A partire da Tino Rossi, un
italo francese in voga in Francia negli anni quaranta che incise
TRISTESSE da Chopin a STORIA DI DUE INNAMORATI(estate 1970) di Al Bano e
Romina Power . Per non parlare delle reminiscenze classiche di un gruppo
tra i più famosi negli ultimi due anni, gli Aphroditès Child. E che dire
del vincitore del Disco Per L'Estate 1970, cioè Renato (dei Profeti) e
la sua LADY BARBARA, attinta dai Vespri Siciliani di Verdi? O per
restare in questo anno e sempre al Disco Per L'Estate, al successo
arriso dopo anni di tentativi a Peppino Gagliardi e alla sua SETTEMBRE,
molto simile ad un brano di TChaikovski? Ora, dopo anni di furti, si è
realizzato uno scambio di cortesie. Se per rendere orecchiabili le
canzoni si è fatto ricorso a stralci del corredo melodico diffuso nella
musica classica ora, per far conoscere la musica classica al grande
pubblico la si esibisce alternandola a brani di musica leggera
costringendo l'ascoltatore ad ascoltare entrambi i generi. Addirittura
qualuno potrà aver detto: sopportiamo FIORI ROSA FIORI DI PESCO, tanto
poi arriva Weissemberg che ci suona il Notturno In Mi Bemolle Maggiori
di Chopin. Sarà sembrata pura utopia ma l'esperimento in parte è
riuscito. Perchè se è vero che le cartoline non sono state quanto quelle
dell'anno scorso è anche vero che le gettonature per ascoltare brani
classici non sono state molto inferiori di numero rispetto a quelle
registrate per ascoltare le canzoni dell'estate. Ma stiliamo la lista
completa dei tre gironi di musica leggera (i nomi in neretto sono i
primi sei qualificati di ogni girone).
SERIE ROSA (Big)
Lucio Battisti – Fiori Rosa Fiori di Pesco (324.720)
Orietta Berti – Fin Che La Barca Va (275.150)
Patty Pravo – Per Te (221.344)
Nada – Bugia
Al Bano – Quel Poco Che Ho
Tony Del Monaco – Cuore Di Bambola
Gigliola Cinquetti – Solo Un Momento D’Amore
Joe Dassin – Champs Elysées
Franco I° & Franco IV° - Tu Bambina Mia
Robin Gibb – August October
Enzo Jannacci – Mexico E Nuvole
Fausto Leali – Ave Maria No Morro
Carlos Rico – Gioca Bambino
Mario Tessuto – Blu Notte Blu
Wess – Tu Che Non Mi Conoscevi Bene
SERIE VERDE (Giovani)
Christian – Firmamento (216.298)
Giuliano – Il Ballo Dei Fiori (204-116)
Romina Power – Armonia (202.980)
Patrick Samson – Vola Vola Va
Le Voci Blu – Emanuela, Gianna E Luisella
Pilade - Tacatà
Paola Battista – Hai Bruciato Il Mio Cuore
Ico Cerutti – Il Mondo Di Arlecchino
Graziella Ciaiolo – Vedo Lui
Dominga – Cieli Azzurri Sul Tuo Viso
Joe Dolan – Yoùre Such a Good Looking Woman
Sergio Menegale – Odio e Amo
Rosalino (Ron) – Passeggiata
Armando Savini – Buttala A Mare
Roberto Soffici – Il Caldo Tocco Dell’Amore
SERIE GIALLA (Complessi)
Aphrodite's Child – It’s Five ÒClock (391.940)
Camaleonti – Ti Amo Da Un’Ora (215.061)
Dik Dik – L’Isola Di Wight (203.437)
Formula Tre – Sole Giallo Sole Nero
Ricchi & Poveri – In Questa Città
Califfi – Acqua e Sapone
Alluminogeni – L’Alba Di Bremit
Ekseption – Julia
Equipe 84 – Il Sapone La Pistola La Chitarra..
Gens – Ancora e Sempre
Led Zeppelin – Whole Lotta Love
Nuovi Angeli – Quando Giulia Tornerà
Shocking Blue – Mighty Joe
Tee Set – Ma Belle Amie
Trip – Take Me (non esiste come singolo ufficiale nella discografia del complesso)
SERIE ORO (Classica)
Solisti Veneti (diretti da Claudio Scimone) – Concerto Per Due Mandolini di Vivaldi (263.211)
Narciso Yepes – Concerto di Aranjuez di Rodrigo (229.581)
Arturo Benedetti MIchelangeli – Sonata In Do Maggiore n.104 di Vivaldi (166.703) seguita dalla Danza Norvegese di Grieg
Salvatore Accardo – Il Cigno di Saint-Saens/Heifetz
L.Bernstein – Schiaccianoci di Tchaikovksy
Nessuna sorpresa per la vittoria arrisa a Lucio Battisti (nella foto in
una pausa della finale con la Pravo e Little Tony) che bissa il successo
dell'anno precedente. Scontata anche l'affermazione, tra i complessi,
degli Aphrodite's Child e della loro stravenduta, ancor prima che
iniziasse la gara, IT'S FIVE O'CLOCK. Tra i giovani un ragazzo
palermitano che da due anni partecipa a tutte le gare canore
raggiungendo sempre ottimi piazzamenti ma senza riuscire ad affermarsi
completamente. Il suo nome è Cristiano Rossi ma è conosciuto come
Christian. Tra i partecipanti della serie ORO, quella dedicata alla
classica, la vittoria è andata ai Solisti Veneti con una musica
difficile come l'andante del concerto per due mandolini di Vivaldi. Per
quel che riguarda il girone big non si può certo dire sia nutritissimo.
A parte qualche nome, per il resto sono cantanti in declino (Mario
Tessuto) o illustri sconosciuti al grande pubblico (Carlos Rico) o i
soliti nomi che troviamo in ogni manifestazione canora. La Berti si
aggiudica un secondo posto che fa scalpore in una manifestazione
giovanile come dovrebbe essere il Festivalbar. A dimostrazione che non
solo i giovani gettonano i dischi o perlomeno non solo quel tipo di
giovani. La Berti è infatti l'eccezione, un fenomeno a sé.
Indipendentemente da ciò che propone è un'artista che ha un pubblico
assolutamente trasversale. Il girone giovani è come al solito
controverso: troviamo Romina Power che di certo (se non anagraficamente)
giovane, nel senso di novizia, certamente non è. L'anno scorso ha
addirittura vinto lo stesso girone con ACQUA DI MARE ed un anno dopo la
ritroviamo a gareggiare tra i cadetti. E Patrick Samson? Pilade e
Cerruti (due cantanti transfughi del Clan Celentano degli anni sessanta
ora riciclati come novità)? E Joe Dolan che è in classifica in mezza
Europa con la medesima canzone? Come è successo anche al Cantagiro, non
si capisce il criterio con cui vengono fatte queste stranissime liste.
La serata finale (trasmessa in tv il 10 settembre) ha un cast di ospiti
molto nutrito: dal redivivo Focaccia di PERMETTE SIGNORA a Morandi con
OCCHI DI RAGAZZA. Da Claudio Baglioni con UNA FAVOLA BLU ai Rare Bird
con il successo del momento SIMPATHY. E ancora Little Tony (CUORE
BALLERINO) ed Aznavour (ED IO TRA DI VOI e TI LASCI ANDARE). Qui a
fianco mostriamo due immagini abbastanza rare: i tre componenti della
Formula Tre (Radius, Lorenzi e Tony Cicco) che giocano a ping pong con
due Aphrodite's Child (Demis Roussos e Vangelis) e il vincitore della
serie Rosa (Lucio Battisti) che conversa amabilmente con il vincitore
della serie Oro (Claudio Scimone dei Solisti Veneti) e Nicola Di Bari.
I nervi tesi degli artisti italiani : MILVA & RENATO RASCEL
E' stato un caldo e polemico agosto per la cantante di Goro. Forse
provata dalle snervanti serate e dagli impegni televisivi è stata
querelata dal proprietario di un locale del cuneese per comportamento
non propriamente etico e professionale. L’uomo, proprietario de LE
CUPOLE a Cavallermaggiore contrattò a suo tempo con Milva un recital per
il 15 di agosto, la quale si impegnava a mantenere l’impegno preso
dietro un compenso di un milione di lire. Una clausola l’obbligava a non
esibirsi nella zona per un raggio di 50 chilometri in un lasso di tempo
limitato ad un mese. Milva aveva accettato la clausola ed era d’accordo
sulla cifra stabilita. Ma poco dopo si venne a sapere che la cantante si
era esibita al TRAFORO di Bricherasio il 19 di luglio infrangendo così i
patti. Alle rimostranze del proprietario Milva offrì in un primo momento
di cantare addirittura gratis. In seguito si venne ad un accordo nel
quale si prevedeva l’esibizione per metà del compenso accordato in
precedenza. Poi Milva, la sera del 15 di agosto arriva al locale di
pessimo umore. Si lagna della ristrettezza del palcoscenico al quale il
proprietario risponde che qualche giorno prima in quel palcoscenico
avevano trovato posto senza problemi sia Moustaki sia i tredici elementi
dell’orchestra di Augusto Martelli. Durante il recital Milva, seccata si
rivolgeva al pubblico con frasi tipo che caldo qui dentro. Ma come fate
a resistere? Oppure con questo piccolo palco se cado, cado in mezzo a
voi. Poi dopo ventisei minuti Milva se ne va lasciando tutti di stucco.
L’accordo era per un tempo non inferiore ai 50 minuti. Esce sulla scena
il proprietario e dice alla cantante (davanti al pubblico) che gli
accordi non erano questi. Lei gli fa una bella risata in faccia e se ne
và. E con quella bocca che si ritrova, doveva proprio essere stata una
grassa risata. La canzone che ha lanciato quest’estate, come spesso
accade alla cantante, non ha un forte riscontro commerciale, ma la
partecipazione a varie trasmissioni tv e la messa in onda per radio
molto sovente le dà una certa notorietà. Il pezzo lo merita. Si chiama
IPTISSAM, che originariamente era stato inciso dall’attrice israeliana
Daliah Lavi e che ora viene riproposto dalla rossa cantante. Il motivo è
largamente costruito su una base popolare molto ariosa ed orecchiabile
così come possono essere i canti popolari del medio oriente, di
connotazione fortemente folk. Il retro si chiama IO LO FAREI e sebbene
Milva esageri come sempre con tutte quelle vocali aperte dal suono
prolungato, ne dà una superba interpretazione. Merito comunque va anche
al brano scritto da Marcello Marrocchi e agli arrangiamenti di Pino
Massara.
Altra infelice uscita per uno dei capisaldi del varietà italiano del
dopoguerra, Renato Rascel, e come scena del crimine non poteva scegliere
un posto peggiore: il difficile e supersnob pubblico della BUSSOLA di
Focette. Irritato dalla fredda accoglienza (a suo giudizio) e sebbene
gli applausi fossero stati nutriti, Rascel si è rifiutato di tornare sul
palco, la sera del 23 di agosto, al termine del suo show. E quando lo ha
fatto, costretto dai richiami del pubblico, è stato per gridare
polemicamente al microfono: domani c'è Mina. Perchè per voi ci vuole
Mina. Solo questo vi meritate. E si è barricato in camerino non dando
retta a nessuno. Più tardi ha spiegato ai giornalisti di non essere
abituato ad una platea così distaccata. Lavorando in teatro è invece
abituato ad un atmosfera più viva, più calda e soprattutto più attenta.
Chiama in causa Mina perchè sa che quando c'è lei alla Bussola succede
un putiferio. Non sarà invece che Rascel (solitamente invidioso del
successo degli altri) essendosi ripresentato con i soliti soliloqui, le
solite scenette (dal corazziere a Napoleone) che già faceva nel 1945,
possa avere stancato una parte di pubblico che queste cose ormai le
conosce a memoria? In più avrebbe dovuto concludere il suo show cantando
la sua vecchia canzone ROMANTICA ma arrabbiato si è anche dimenticato le
parole.
Il Settembre 1970 in francia
Dando un'occhiata a giornali come Salut Les Copains del settembre 1970
ci possiamo fare un' idea di quello che accade nella vicina Francia.
Bourvil e Jacquelin Maillan, incidono una versione "mezza età" della
celebre JE T'AIME MOI NON PLUS: il titolo è ÇA. A Parigi è "ospite"
Marianne Faithfull per il suo solito ricovero disintossicante dalle
droghe di cui lei fa solitamente uso (un simpatico retaggio di quando
stava insieme a Mick Jagger). Michel Polnareff ritorna in stato di
grazia con una bellissima canzone che si intitola GLORIA e ritorna anche
nelle classifiche francesi. Il retro è JE SUIS UN HOMME e se non ce
l'avesse detto, probabilmente, non ce ne saremmo accorti. Vogliamo dare
un'occhiata alla classifica dei 45 giri? Vediamo in prima posizione Joe
Dassin con L'AMERIQUE che altro non è che la versione francese di YELLOW
RIVER, successo internazionale dei Christie. Ma guardiamo i primi dieci:
1) L'AMERIQUE - JOE DASSIN
2) GLORIA - MICHEL POLNAREFF
3) JESUS-CHRIST - JOHNNY HALLYDAY
4) COMME J'AI TOUJOURS ENVIE D'AIMER - MARC HAMILTON
5) IN THE SUMMERTIME - MUNGO JERRY
6) YELLOW RIVER - CHRISTIE
7) GIRL, I'VE GOT NEWS FOR YOU - MARDI GRAS
8) SYMPATHY - RARE BIRD
9) GET READY - RARE EARTH
10) J'AI DEUZ MAINS, J'AI DEUX PIEDS, UNE BOUCHE ET PUIS UN NEZ - SILVYE VARTAN
EDWIN STARR
Il 29 agosto sbanca la cima della hit parade americana la canzone di
Edwin Starr WAR per rimanerci fino al 19 settembre. Il suo vero nome è
Charles Edwin Hatcher ed è nato a Nashville in Tennessee, sebbene
cresciuto a Cleveland. A 15 anni è già sulla scena col gruppo The Future
Tones per poi aggregarsi ai Bill Doggett Commbo di Don Briggs, lo stesso
che gli diede il nome d'arte di Edwin Starr perché un giorno sarebbe
diventato una star con due r. Da quel momento Starr diventò il suo
middle name. Dopo il servizio militare (tre anni tra l'America e la
Germania), Edwin si stabilì a Detroit dove fu scritturato dall'etichetta
Ric-Tic e nel 1966 incise due canzoni che diventarono due inni della
northern soul britannica. La norhtern soul britannica era qualcosa di
similare al genere Tamla in Usa. La differenza è che la comunità nera
inglese privilegiava canzoni ritenute minori dal mercato statunitense
facendole diventare dei veri successi in patria e così riusciva a
lanciare artisti inglesi ed anche americani che erano tenuti in ombra
dal colosso Tamla. E conseguentemente ritornavano indietro con un
curriculum di tutto rispetto ottenuto lavorando nei circoli northern
inglesi. Anche la musica sebbene improntata sul R&B aveva degli intarsi
mod e beat che la rendevano davvero interessante. In questi circuiti
Edwin Starr divenne una star (è il caso di dirlo) con canzoni come STOP
HER ON SIGHT (S.O.S), AGENT DOUBLE 0 SOUL e BACK STREET. I singoli in
Inghilterra erano stampati su etichetta Polydor. Dopo il tour in Uk,
Edwin tornò alla base e volò direttamente all'Apollo Theater di New York
in uno spettacolo con i Temptations. Quando arrivò in teatro, uno dei
Temptations lo salutò come facente parte della famiglia Tamla Motown.
Lui non capì: in fondo era un artista della Ric-Tic. Non disse niente ma
telefonò subito agli uffici della casa discografica e la centralinista
rispose "Motown Record Corporation, can I help you?". La Ric-Tic era
stata acquistata il giorno prima dalla Tamla. Per Edwin Starr, fare
parte di un'etichetta prestigiosa come la Motown era un sogno diveuto
realtà. Sfortunatamente, certi familiari non vanno molto d'accordo fra
di loro ed Edwin si trovò implicato in un intricato caso di contratti e
negoziazioni che lo tennero fuori dal giro per circa due anni e mezzo.
Finalmente, nel 1969 il suo nome apparve a grandi lettere su uno show
televisivo, 20 GRAND, così chiamato da un noto locale di Detroit dove si
esibivano i grandi nomi del rhytm' and blues. Edwin cantò una canzone
che scrisse nel 1965, TWENTY-FIVES MILES. La canzone raggiunse in men
che non si dica la numero sei della classifica statunitense e poi fu
cantata da tanti altri artisti della Motown come i Temptations e Michael
Jackson. La canzone viene incisa su etichetta Gordy, sottomarca della
Motown. La Motown invece fece uscire un album del cantante con lo stesso
titolo del singolo che conteneva anche il singolo successivo, I'M STILL
A STRUGGLING MAN che raggiunse l'80° posizione. A quel tempo i
Temptations stavano cercando dei pezzi per il loro nuovo album
PSYCHEDELIC SHACK e il loro produttore Norman Whitfield insieme a
Barrett Strong lavoravano alacremente alla ricerca di brani adatti al
nuovo corso dei Temptations (un commisto tra soul music e contaminazioni
psichedeliche e progressive). Essendo anche dei bravi compositori
scrissero tra le altre, WAR. Che i Tempts (così vengono chiamati in Usa)
incisero solo su 33 giri. L'ellepi ebbe buonissimi riscontri commerciali
e una delle canzoni che più piacquero fu proprio WAR. Alla Motown
continuavano ad arrivare lettere da ragazzi dei campus che premevano
perché uscisse anche come singolo. I riferimenti alla guerra del
Vietnam in corso erano puramente casuali. Gli autori avevano intenzione
di parlare di una guerra tra poveri, tra persone comuni, una guerra
giornaliera fatta di vessazioni, incomprensioni, litigi etc. Il testo,
diciamolo chiaramente, era di una banalità sconcertante: War! good God!
What is it good for? Absolutely nothing! E fino qua ci siamo. Il peggio
arriva dopo, con frasi alla Veltroni tipo War means tears to thousands
of mothers eyes. E poi noi italiani ci lamentiamo di come certi testi
siano insulsi e retorici. Sta di fatto che i Temptations avevano altre
priorità: una di queste era il singolo BALL OF CONFUSION. E fu così che
Norman Whitfield chiese ad Edwin Starr di inciderla lui stesso. Non
registrava dischi da circa sei mesi e si mise al lavoro con entusiasmo.
WAR entrò negli Hot 100 l'11 luglio, direttamente alla 72° posizione.
Sette settimane dopo era la numero uno. La canzone oltre che a farlo
diventare una vedette internazionale, gli fece vincere il Grammy per il
miglior cantante R&B del 1970. Chissà se ai Temptations poi non siano
venuti dei ripensamenti! Ci fu anche un sequel di WAR dal titolo STOP
THE WAR NOW che fu inciso di malavoglia da Edwin. Raggiunse solo la
posizione numero 26 nel febbraio 1971. La canzone WAR ritornò in
classifica in Inghilterra nel 1993 dove edwin Starr è ancora un nome di
prima grandezza nel panorama del Northern Soul. E difatti vive in
Inghilterra dagli inizi degli anni '80. In Italia sono usciti due doppi
cd con la discografia a trentatré giri dell'artista per la Motown. Per
chi volesse sapere qualcosa in più di questo interessantissimo
personaggio segnaliamo il sito www.edwinstarr.info/fanpage.
CANZONISSIMA 1970
Saranno Corrado e Raffaella Carrà a presentare la nuova edizione di
Canzonissima 1970-71. Raffaella è stata promossa a primadonna della
trasmissione della Lotteria Italia dopo l'ottima prova nello show di
Nino Ferrer IO AGATA E TU. Il popolare torneo canoro andrà in onda a
partire dal 10 ottobre e vedrà in gara 36 cantanti che concorreranno
accoppiati (un uomo e una donna) tranne che nelle semifinali e
naturalmente nella serata conclusiva del 6 di gennaio. Viene subito
chiamata la Canzonissima col divorzio, per via della legge entrata in
vigore quest'anno che prevede lo scioglimento dei matrimoni. Ad ogni
puntata interverranno ospiti di sicuro prestigio. L'orchestra anziché
essere diretta da Bruno Canfora, come nelle due precedenti edizioni,
sarà diretta da Franco Pisano. I testi sono di Paolini e Silvestri, le
coreografie di Gisa Geert e la regia di Romolo Siena. L'edizione 1970
del torneo costerà la metà dell'anno precedente e cioè dai 10 ai 15
milioni a puntata invece che i 33 del 1969. Il 1970 è l'anno delle forti
tasse (quale anno non lo è stato?), dell'inasprimento fiscale attuato
dal governo che ha colpito la maggior parte degli italiani ed è logico
che anche una trasmissione che è sempre stata lussuosa si debba
spogliare di orpelli inutili pur senza scadere di qualità. Per l'elite,
gli intellettuali, Canzonissima è uno spettacolo raccapricciante mentre
per la restante massa d'italiani è, bene o male, lo spettacolo
televisivo principe dell'annata insieme a Sanremo (anche quello
osteggiato dall'intellighenzia da salotto che conta - sempre schifati da
quello che piace alla massa, di gusti così volgari). Quella gente che
compra il biglietto nella speranza di vincere il premio finale del 6
gennaio e segue la trasmissione perchè si rende partecipe al gioco e
all'eliminazione o alla promozione di quel personaggio a discapito
dell'altro. Gli altri invece non la guardano, anzi.. non guardano
neanche la televisione. Che hanno ma che considerano soltanto un buffo
soprammobile specchio dei tempi. Comprano il biglietto ma lasciano la
cartolina perchè "non saprei davvero con cosa riempirla, con quale nome.
Magari la prendo e la regalo alla mia cameriera". Riuscirà questa
edizione in minore a far dimenticare il mezzo disastro della precedente?
Scommettiamo di sì?
WILSON PICKETT
Lanciato dal cartone animato degli Archies nel 1969, SUGAR SUGAR diventa
subito un classico dell'easy listening e della bubblegum music. In molti
si cimentano in questa canzone. Negli ultimi mesi ci ha pensato Tom
Jones e Wilson Pickett. La versione di Pickett cambia completamente
fisionomia per diventare un eccellente pezzo di rhytm'& blues in cui il
cantante può sfoderare tutte le sue doti che non sono davvero poche.
Pickett ha dimezzato il tempo originale della canzone degli Archies e
pur mentenendolo molto ritmato e quindi ideale anche per ballare, ha
ottenuto in cambio un'incredibile quantità di swing. In certi passaggi
Pickett prova anche col reggae, ottenendo una miscela ritmica
incandescente. Disco superbo, da recuperare sicuramente in CD per chi
non l'avesse di già. Il retro del 45 giri è un brano dal titolo COLE,
COOK & REDDING, che come dice il titolo è dedicato ai tre grandi
cantanti black scomparsi. Un lento cantato con grande feeling e classe
da un altro grande della musica americana.
E NOI QUI...
È partito a ferragosto il nuovo programma del sabato di Rai Uno (allora
ancora Nazionale o Rete Uno)per la stagione estiva, quella in cui c'è
poca gente davanti alla tv. Ed è un peccato perchè il programma è molto
carino. Si intitola per l'appunto …E NOI QUI, a cui dovrebbe far seguito
nella mente dei protagonisti un …a lavorare. Perchè è proprio questo che
intendono gli autori del programma. Perché mentre i telespettatori se ne
stanno al mare, ai monti o ai laghi loro sono rinchiusi (si fa per dire)
negli studi di Corso Sempione a Milano a registrare il programma. In
realtà questo programma è già stato registrato in precedenza quando i
noi del titolo non erano a darsi da fare in giro per serate estive. Loro
sono Rosanna Fratello, Ombretta Colli e il marito Giorgio Gaber. Jolly,
Gino Bramieri, per la parte divertente della trasmissione. Sei puntate
in tutto con i testi del fido (di Gaber) Umberto Simonetta (geniale) e
dei televisivi Terzoli e Vaime. Inutile sottolineare che Gaber farà man
bassa del suo repertorio, della sue verve e della sua simpatia,
assecondato dalla bella ed intelligente moglie. Rosanna è un po'
l'azzardo. Rivelatasi a Venezia lo scorso anno, la sua popolarità
televisiva è andata crescendo moltissimo in questo ultimo periodo,
aiutata anche da una più che discreta presenza fisica ed una modestia
che la rendono simpatica ai colleghi e al pubblico. Bramieri farà una
settimanale partecipazione straordinaria in coppia col bravissimo attore
e caratterista Ettore Conti. Naturalmente non manca il giochino presente
(già da allora) in tutti gli spettacoli leggeri che cambierà di volta in
volta. Un programma leggero ma veramente di classe. E come non poteva
non esserlo visto i protagonisti dello stesso? Della serie, quando la
televisione aveva autori,talenti e personalità.
P.S. Se qualcuno si dovesse chiedere come fa l’autore di questi articoli
ad essere così preparato su trasmissioni televisive del passato, ricordo
che il medesimo ha collaborato per circa due anni ai programmi della
notte su RaiUno quando questi programmi venivano rimandati in onda,
scegliendo il meglio del meglio e soprattutto il meno scontato. Poi
venne un signore con le sue tessere di partito (ne ha una per ciascuno
da tirare fuori in ogni occasione e governo) che si piazzò davanti alle
telecamere e fece dell’orario notturno il suo sinistro regno di noia
infischiandosene di tutta quella gente che seguiva interagendo coi
collaboratori della fascia notturna, dando indicazioni. La cosa buffa è
che quel tipo è ancora lì...
Christian Calabrese
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...E NOI QUI (1970)
di David Guarnieri
Ciao a tutti! Buon rientro dalle vacanze!!!
Questa volta vi parlo di uno spettacolo estivo del Programma Nazionale
(Rai 1) del sabato sera: il titolo è "…e Noi Qui". Gli autori dei testi
sono tre colonne dell'intrattenimento e dell'umorismo italiano, come
Umberto Simonetta, Italo Terzoli ed Enrico Vaime. Il regista è Giuseppe
Recchia; l'orchestra è diretta da Giorgio Casellato; le scenografie sono
ideate da Gianni Villa. La trasmissione è realizzata al Teatro della
Fiera di Milano. I tre conduttori sono, Giorgio Gaber, Ombretta Colli e
la debuttante, per quel che riguarda il varietà televisivo, Rosanna
Fratello. L'ospite d'onore fisso, vero e proprio dominatore dello spazio
comico è Gino Bramieri. Lo scopo del programma è quello di abbattere la
consuetudine, cercando di divertire e rendere piacevoli le serate degli
italiani, evitando di sfruttare i soliti luoghi comuni, le presentazioni
abusate, pompose e convenzionali (a dimostrazione di tale proposito, gli
autori dichiarano che "…e Noi Qui" può tranquillamente definirsi "l'anti
Canzonissima").
Lo show parte il 15 agosto 1970, ma noi ci occupiamo, nello specifico,
della terza puntata (29 agosto '70). L'introduzione è affidata, come di
consueto ad Ombretta Colli e Rosanna Fratello. Le due "vedettes" danno
dimostrazione di come, una canzone (anche la più semplice), arrangiata
ed eseguita all'occorrenza, possa essere interpretata nei palcoscenici
più disparati. Il brano prescelto è "Tipitipitì". La Fratello,
ispirandosi alla "balera", esegue la canzone con un arrangiamento tipo
"ballo liscio", la Colli propone tre scenari differenti: il locale
giovanile, stile "Piper", un teatro dell'opera, con vocalizzi "lirici" e
in un night, utilizzando toni soffusi e sensuali. Per chiudere, la Colli
e la Fratello propongono il motivo, così come l'hanno lanciata (a
Sanremo '70) Orietta Berti e Mario Tessuto. A questo punto entra in
scena Giorgio Gaber, il quale presenta un divertente monologo ambientato
in tipico bar milanese. Il protagonista della scenetta è un "presunto"
amico d'infanzia di Gaber, suo compagno di scuola, ispiratore di canzoni
e testimone di nozze.
L'angolo musicale si apre con Rosanna Fratello e la sua canzone, "Il mio
sguardo è uno specchio" (sigla dello sceneggiato "I giovedì della
signora Giulia") e continua con Ombretta Colli e la simpatica
filastrocca, "Era tanto piccolino".
I tre animatori, dopo aver sciorinato una serie di "frasi fatte" sul
tema: le vacanze al mare e in montagna, introducono il terzo conduttore
del quiz settimanale (dopo Corrado e Cochi e Renato): Giorgio
Albertazzi. Quest'ultimo, dopo aver recitato dei versi d'amore
(tardo-beat, involontariamente comici, per la verità) prende possesso
dello studio e presenta una versione, riveduta e corretta del "tiro alla
fune", con due concorrenti. Al termine del gioco, nuova esibizione per
Rosanna Fratello e la sua "Ninna nanna all'omino che vende i gelati",
dopodiché, Giorgio Gaber si esibisce nello storico (e meraviglioso)
monologo, "I due bambini" (da "Il signor G."). Altro spazio canoro con
Ombretta Colli e la sua personale versione di "Non arrossire" (con un
tenero intervento vocale del celebre consorte).
È il momento della comicità: arriva Gino Bramieri (reduce dal grande
successo della commedia musicale "Angeli in bandiera", interpretata
assieme a Milva). L'attore presenta uno spiritosissimo monologo dedicato
all'eterna contrapposizione tra Roma e Milano. Segue uno sketch di
Bramieri, coadiuvato da Ettore Conti, ambientato in un bar, con
protagonisti due ragionieri, sempre alla ricerca di nuove occasioni
professionali da cogliere, per rimpinguare il conto in banca.
Lo spettacolo, giunto quasi alla fine, vede di nuovo in scena Giorgio
Gaber, il quale, accompagnato dall'orchestra diretta da Giorgio
Casellato, si esibisce in una fantasia musicale composta da quattro
belle canzoni: "Chissà dove te ne vai", "Trani a gogò", "Barbera e
Champagne" e "Come sei bella".
Il terzetto composto da Gaber, Colli e Fratello si riunisce per salutare
i telespettatori e mostrare loro una sorta di "prossimamente" (molto
originale) della puntata seguente. Scorrono poi i titoli di coda, sulla
sigla finale, "L'ultima bestia", scritta ed interpretata da Giorgio
Gaber.
La trasmissione, diretta con mano felice da Giuseppe Recchia e scritta
con sempiterno umorismo dalla triade Simonetta-Terzoli-Vaime, riesce ad
intrattenere piacevolmente, con notevole gusto. Inutile parlare della
grandezza artistica e delle capacità professionali di Giorgio Gaber
(personaggio unico nel panorama musicale e teatrale italiano). Da non
sottovalutare minimamente l'apporto di Ombretta Colli, anch'essa in
grado di sostenere diversi ruoli con spiccata ironia e sicuro fascino.
La prima prova televisiva di Rosanna Fratello (un po' acerba) può
comunque definirsi positiva. Ottimo, come al solito il vitalissimo ed
istrionico Gino Bramieri.
Ciao!!!
David Guarnieri
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