( da Alba )
Elezioni Politiche Maggio è cominciato con le elezioni politiche. E' andata così: la Democrazia Cristiana, il partito che ci governa dal 1946, aveva una gran paura di perdere voti a destra a favore del PLI e a sinistra a favore del PSDI. La DC ha dato prova di grande vitalità raggiungendo al termine degli scrutini il tetto di 13 milioni di voti. Questo è l'elemento più significativo all'indomani dell'appuntamento elettorale più infido per la DC nella sua storia. L'ultima volta che gli italiani avevano votato era il 1968 e l'Italia era diversa o perlomeno stava cambiando, la DC non aveva (o quasi) rivali. Quelle di quest'anno sono le prime elezioni dopo lo scoppio della violenza politica in Italia. Qualche avvisaglia si era avuta nelle amministrative del 1971: in un feudo democristiano come la Sicilia, il partito di governo aveva quasi dimezzato i suoi voti, tutti a favore di Almirante e del MSI, che era riuscito a raddoppiare i consensi. E così in tutto il sud. Nel centro e nel nord le perdite della DC erano state minori ma comunque sufficienti da mettere un po' di paura ai dirigenti. Alla DC non rimase che mollare i socialisti e convergere verso destra, cercando di ridare fiducia alla gente sempre più spaventata dal dilagare della delinquenza comune e politica. Il 9 maggio Forlani tira un sospiro di sollievo: il suo partito guadagna mezzo milione di voti in più rispetto alle precedenti del '68. Il PCI ha raggiunto quasi nove milioni di voti nelle elezioni per la Camera guadagnando anche due seggi ma al Senato ha subito un calo notevole: da 101 a 94 seggi. Chi vince e guadagna voti è il MSI di Giorgio Almirante: da 1.414.036 voti del 1968 passa a 2.894.789 del 1972. Esattamente il doppio, diventando così il quarto partito italiano. Almirante, da persona intelligente qual'era, già nel 1972 presagiva un parlamento diviso in due poli: uno di centro sinistra e l'altro di centro destra. Il successo più vistoso degli allora ancora fascisti si è registrato nell'Italia insulare (il 14,8% dei voti) e meridionale (10,3%). A Roma il MSI ha avuto il 17,4% e a Milano il 10,3%. Efficacissima la campagna elettorale DC: due i manifesti più indicativi: quello che vedete qui a fianco dove si vede una ragazza dubbiosa e un po' preoccupata con la scritta: tu voti per la prima volta. Attenta che non sia anche l'ultima. Il riferimento ovviamente è per il MSI e il PCI. Un altro manifesto, ancora più bello, è quello dove si vede un ragazzo vestito in tre modi diversi: il primo come una guardia rossa con tanto di colbacco, il secondo come squadrista della prima ora con manganello d'ordinanza e la terza con una maglietta ed un paio di blue jean. E la scritta che recita: come sarà la moda quest'estate? A te la scelta. Fra i nuovi personaggi che entreranno alle Camere vi sono alcuni giornalisti come il repubblicano Giovanni Spadolini, i missini Mario Tedeschi (direttore del Borghese) e Giorgio Pisanò (direttore del Candido) e Pino Rauti, indiziato per atti di terrorismo e posto in libertà durante la campagna elettorale. Poi Concetto Lo Bello, famoso arbitro in forza alla DC. Nessun personaggio dello spettacolo è riuscito a prendere voti sufficienti. Né Calindri (DC), né Buazzelli, né Ugo Gregoretti (PCI), né Bruno Lauzi né tantomento Franco Parenti. Che gli italiani fossero stati meno facili da infinocchiare di quelli di oggi?? Festivalbar Essendo ormai entrati nella bella stagione, a parte il solito Disco Per L'Estate (già in corso da aprile), si delinea completamente il cast del prossimo Festivalbar di Vittorio Salvetti, che ha un bacino di pubblico certamente superiore alla manifestazione radiofonica e televisiva dell'ente di stato. Un cast assolutamente competitivo e giovane, che stride enormemente a confronto di quello paludato del Disco Per L'Estate. Questa edizione del Festivalbar è la nona e per celebrare l'approssimarsi del decennale Vittorio Salvetti fa le cose in grande, chiamando grossi nomi difficilmente disponibili per altre situazioni come Fabrizio De Andrè, Charles Aznavour e il nuovo golden boy della canzone internazionale Gilbert O'Sullivan. Il cantautore genovese non ha mai voluto partecipare a gare e la sua presenza ha subito sollevato polemiche ed una vertenza che dovrà essere risolta in tribunale. De Andrè, difatti, dopo che il Festivalbar aveva preso il via, aveva smentito di parteciparvi mentre Salvetti aveva annunciato il suo nome nel corso della conferenza stampa del 18 aprile. Il giorno dopo De Andrè aveva escluso di aver dato il suo consenso e il suo avvocato ha provveduto ad inviare una lettera di diffida al patron. Egli a sua volta continua a considerare De Andrè un partecipante a tutti gli effetti anche perché gli accordi sono stabiliti tra l'organizzatore e le case discografiche. E il signor Casetta, titolare della Produttori Associati, casa che ha in scuderia Fabrizio De Andrè, ha dato l'okay all'operazione. Quindi il disco resta in gara (la gara si combatte nei juke box) ma De Andrè potrebbe non partecipare alla finale di Asiago ed è probabile che si crei una vertenza tra il cantautore e la sua casa discografica. Ma che venga o non venga alla finalissima a Salvetti interessa poco. Il suo nome (come quello della Vanoni, di Aznavour e della Pravo) serve solo a far salire di tono e di interesse la manifestazione, la quale è già vincente ai nastri di partenza. E ai ragazzi presenti ad Asiago, a parte qualcuno, vedere o meno un Fabrizio De Andrè con la chitarra sul palco fa poca differenza. Quel tipo di pubblico è il pubblico dei ragazzini e i ragazzini daranno possibilità di vittoria sopratutto a gente nuova come Marcella, Pappalardo, Mia Martini, i Delirium ma anche i Dik Dik, i Pooh, i New Trolls, i Gens e Gilbert O'Sullivan. Ecco il cast al completo diviso per settori. Pert tutte le età:
CHARLES AZNAVOUR - QUEL CHE NON SI FA PIU' Pattuglia Giovani
MIA MARTINI - PICCOLO UOMO Legione Straniera:
GILBERT O'SULLIVAN - ALONE AGAIN (NATURALLY) Complessi Pop:
POOH - NASCERO' CON TE Il girone dei complessi è composto dal meglio che si può trovare sulla piazza: dal pop leggero al progressive, passando per i nuovi idoli trionfatori delle classifiche e cioè I Delirium. Stesso discorso vale per gli stranieri. Dai Pop Tops al già citato Gilbert O'Sullivan. Poi c'è il trittico cosiddetto giovane che farà incetta dei premi finali e il gruppo di cantanti dedicato a fruitori di tutte le età, veramente prestigioso. Insomma, un Festivalbar molto bello e di grande richiamo. [Lancio un appello: se qualcuno avesse la ripresa filmata della sera finale ad Asiago, si metta, per favore, in contatto con me.]
Nicola Di Bari Nicola Di Bari indubbiamente sta vivendo il periodo più felice della sua carriera: due Sanremo consecutivi vinti e, nel mezzo, una Canzonissima scippata all'ultimo momento a Massimo Ranieri. Ora sta diventando un terribile concorrente anche per quanto riguarda il cinema. TORINO NERA, pellicola di Carlo Lizzani, lo vede protagonista al posto di Marcello Mastroianni e di Serge Reggiani. E' stato lo stesso regista che nonostante le titubanze del produttore De Laurentis ha insistito per avere Nicola benché praticamente sia un debuttante (nel suo carnet due filmetti di serie B). Questa volta la garanzia dell'importanza del film esiste non soltanto per il nome del regista ma anche per quello degli intepreti: Bud Spencer in primis. Poi il Pinocchio televisivo Andrea Balestri, Francoise Fabian e dei caratteristi come Gigi Ballista e Saro Urzì. Nicola Di Bari è anche reduce dall'Eurofestival di Edimburgo, dove ha presentato la canzone vincitrice a Sanremo, I GIORNI DELL'ARCOBALENO ottenendo un lusinghiero sesto posto. Dopo aver cantato, è partito il più lungo applauso da parte del pubblico presente in sala e la stampa straniera ha espresso giudizi più che lusinghieri per questo buffo personaggio che più che il fisico da star della canzone ha il fisico da emigrante in cerca di fortuna. Il Festival è vinto dal Lussemburgo con Vicky Leandros che canta APRES TOI, canzone ridicola ma che otterrà successo in buona parte dell'Europa. La cantante ne cura anche una versione italiana tradotta da Parazzini, DOPO TE. Ma giustamente non se la fila nessuno. Secondi arrivati, gli stagionati New Seekers con BEG, STEAL OR BORROW, altra canzone per la quale la contemporanea UN VIAGGIO IN INGHILTERRA dei Nuovi Angeli al confronto sembra La Traviata di Verdi. Canzoni il più delle volte ridicole che trovano estimatori in Belgio, Lussemburgo, Germania, Olanda, Lapponia, etc. L'Italia non vince mai (o quasi) perché la Rai non ha nessuna voglia di organizzare la manifestazione. Perché se putacaso dovesse vincere l'Italia l'anno seguente tocca alla Rai organizzare tutto con una spesa non indifferente. L'esempio più clamoroso: nel 1975 la vittoria sarebbe dovuta andare a Wess & Dori Ghezzi ma poi vinsero i Paesi Bassi con DING-A-DONG dei Teach In. Non c'è interesse. La dimostrazione sta nel fatto che l'Italia da tempo immemorabile non partecipa più. Rita Pavone Dieci anni or sono nasceva la favola di Rita Pavone. E fu subito un fiorire di collettini, di collettone, di balli del mattone, di bretelle alla maschiaccio, di lentiggini, di saggi sul suo personaggio scritti da fior di scrittori come Umberto Eco. Tutto questo ebbe un brusco stop nel 1968, quando Rita sposò il suo manager e quando scoppiò la bufera dei milioni contesi tra il padre di Rita e Rita stessa. Una querelle che disgustò il pubblico e che contribuì a mettere una pietra tombale sul personaggio. Per una serie di equivoci, la gente ha deciso che Rita Pavone è un oggetto del passato e l'essere stata messa in disparte per vicissitudini familiari l'ha posta fuori dal giro importante e autori che scrivono per lei non ce ne sono più tanti come prima perché quelli che contano sono convinti che il pubblico si sia definitivemente staccato da lei. Ma gli italiani così facili a giudicare sono facili anche a perdonare (indice di poca serietà?) e dopo due bruttissimi anni la Pavone, seppur faticosamente risalì la china anche se senza mai più arrivare ai livelli di un tempo. Quest'anno la sua partecipazione a Sanremo non è andata molto bene: bocciata nonostante la bontà del pezzo portato (AMICI MAI). Ma il destino così come toglie così dà. Il 25 febbraio viene bocciata a Sanremo, il 28 sbarca a Parigi per incidere un brano in francese, la riedizione in lingua de LA SUGGESTIONE, canzone scritta per lei da Claudio Baglioni e presentata - con sfortuna - alle semifinali di Canzonissima 1971. Nella versione italiana si parlava di quali scherzi può fare la suggestione facendo credere di essere innamorati ed invece non esserlo; nella versione francese c'è la storia di un'artista italiana che sbarca a Parigi dove le si spalancano le porte del successo come d'incanto. Il titolo è BONJOUR LA FRANCE. Avrebbe dovuto essere un auspicio ma si è rivelato una premonizione. Un successo, questo francese, che è stato voluto e minuziosamente preparato dal marito Teddy Reno. Rita incontra il presentatore tv Guy Lux che le chiede di andare ospite in una sua trasmissione che è una delle più viste in Francia. Il titolo è Cadet Rousselle, un equivalente del nostro Teatro Dieci o di uno di questi megashow del sabato sera. Rita non ha però fatto una fugace apparizione bensì ha dato vita ad un minispettacolo di circa 22 minuti dove ha presentato la famosa BONJOUR LA FRANCE. Effetto immediato: nel giro di poche settimane la canzone si piazza al quarto posto della Hit Parade d'oltralpe e riesce a vendere ben 300.000 dischi. Rita viene richiamata a gran voce nello spettacolo Cadet Rousselle (questo ad aprile) dove ha presentato QUE REST-T-IL, la famosa canzone di Charles Trenet, proprio per espresso desiderio dell'autore. Lo spettacolo era un omaggio al cantante autore, il quale ebbe per Rita parole a dir poco lusinghiere. Poco dopo partecipa ad un'altra famosa trasmissione dedicata all'Italia dove oltre alla Pavone partecipano gli oriundi Nino Ferrer, Dalida e Adamo. Ma la fortuna più grossa è stata quella di essere riuscita a sfondare all'Olympia, celebre teatro dal pubblico intransigente. Monsieur Bruno Coquatrix (il patron del teatro) è contento del successo di Rita e del fatto che i francesi, così sciovinisti, abbiano tributato un trionfo al di sopra di ogni aspettativa ad un'artista italiana. Non dimentichiamo che un anno e mezzo prima all'Olympia fu Ornella Vanoni, colpevole di aver cantato dei brani di Edith Piaf e "toppare" clamorosamente. Rita ha critiche favorevoli dalla stampa e continua il suo spettacolo come vedette per tre settimane (dal 24 maggio al 14 giugno) cantando in francese e in italiano canzoni vecchie e nuove e cover di brani non suoi come CHE SARA' e MONTAGNE VERDI, hit del momento della giovane Marcella Bella. Nel frattempo la coppia Pavone-Reno ha affittato un appartamento a Champs Elysees. Era diventata così popolare che c'era chi ne rifaceva il verso, come l'attrice Sophie Darel. Uno dei più popolari attori comici, Thierry Le Luron, le ha proposto di lavorare con lui nella prossima stagione teatrale in una commedia scritta da Luy Lussac che dovrebbe essere rappresentata al teatro Chatelet. Ma gli impegni della cantante torinese non si fermano alla Francia. Stelvio Cipriani (che negli anni sessanta era il suo pianista) e il produttore della CAM, Giuseppe Giacchi, propongono a Rita l'incisione in spagnolo della canzone UNA VOZ che è il titolo di testa e di coda di un film, TIMANFAYA, nome del vulcano che sovrasta le isole Canarie. Le missioni all'estero, per Rita, hanno sempre portato fortuna: Usa, Uk, Spagna, Germania, Urss, Brasile: ogni volta andava dritta al bersaglio. Le hit parade avevano sempre un posto per lei e per le sue canzoni. E non stiamo parlando di zone depresse musicalmente. Ma nonostante ciò Rita non aveva mai curato con impegno il mercato estero. Le cose andavano così bene in Italia che le sembrava inutile curarsi troppo delle tournèe mondiali: tanto con poco sforzo aveva già ottenuto il massimo. Ma adesso che i tempi d'oro sono terminati può trovare una via d'uscita in un patrimonio di stima meno labile che in Italia. John Kongos Fra le tante uscite del mese citiamo due singoli tra i meno noti. Il primo, a dir la verità, è uscito già da qualche tempo ma comincia ad avere qualche riscontro commerciale solo adesso. John Kongos è l'interprete e l'autore di TOKOLOSHE MAN. Di origine sudafricana si è stabilito da diversi anni in Inghilterra. Ma le sue origini artistiche risalgono ancora ai tempi di Johannesburg, quando agli inizi degli anni sessanta formò un gruppo, The Dukes poi diventati Johnny Bongos & The G Men. Nel 1966 sbarca a Londra nel bel mezzo della british invasion e cerca di insinuarsi con scarso successo. La PYE, importantissima casa discografica, lo scrittura e nel 1967 incide il suo primo singolo come FLORIBUNDA ROSE. La canzone si chiama ONE WAY STREET e suona come fosse una canzone dei Kinks o dei Manfred Mann. Il retro è l'ambigua LINDA LOVES LINDA, musicalmente meno incisiva del lato A. Poi cambia per così dire ragione sociale e diventa Scrugg. Ma dietro a questi nomi di complessi c'è sempre e solo lui. Eccoci alla fine del 1967 con un brano dal titolo EVERYONE CAN SEE, un misto tra le canzoni con tanto di organo da cattedrale così come andava di moda in quei mesi e una spruzzata di psichedelia molto trendy e facilmente digeribile per tutti i palati. Poi arriva WHEN I WAS FIVE (molto interessante, chiarissimo affresco musicale della scena pop londinese dell'epoca). Ma nessuno di questi dischi ebbe un grande impatto sul pubblico inglese ed europeo, che andava abituandosi a ricerche musicali sempre più avanzate e sofisticate mese per mese. Nel 1969 arriva il primo disco solista di John che si presenta col suo vero nome. Il disco si chiama CONFUSIONS ABOUT A GOLDFISH. Piccolo spot pubblicitario: questo disco (più i singoli antecedenti) sono stati ristampati dalla benemerita Castle Records, che come la Bear e la Repertoire (tedesche entrambe) stampano i migliori dischi per interesse storico e di rarità sul mercato internazionale. Il cd si chiama per l'appunto LAVANDER POPCORN (dal titolo di uno dei singoli uscito sotto il nome di Scrugg) e consigliamo di comprarlo o su Amazon od in una delle vostre sortite all'estero. In Italia tanto NON LO TROVERESTE MAI! Il successo, per il finora incompreso John Kongos, arriva con il singolo della CBS, HE'S GONNA STEP ON YOU AGAIN. Bellissimo esempio di pop song inizio settanta: viene citato anche dal Guinness Dei Primati per essersi avvalso per prima di un tape loop di tamburi tribali africani presenti per tutta la durata del brano. E' il 1971 e il 45 giri ha un successo mondiale: nonostante una fortissima campagna pubblicitaria (presente negli spettacoli televisivi TUTTI INSIEME con Lucio Battisti e SPECIALE TRE MILIONI) indovinate, dove passa quasi inosservato? Ma in Italia, naturalmente. E sorte migliore non tocca a Mal che ne fa una cover (sempre in inglese) che qua da noi non vende ma in Germania, Austria ed Olanda sì. Ora la CBS fa uscire il secondo singolo, TOKOLOSHE MAN. Non si distacca molto dal primo hit. E' un rock tradizionale che prende a prestito formule del neonato glam e da giri di chitarra cari a Marc Bolan dei T.Rex. La base è costruita dal basso che si muove insieme alla batteria, i borghi ed altri strumenti tribali danno corpo ad un ossessivo e trascinante ritmo. Gli strumenti che man mano entrano in gioco occupano un ruolo di secondo piano rispetto alla forza della ritmica. Piena di grinta la voce, che in certi passaggi sporchi sembra quella di John Lennon, cioè secca e tagliente. Anche il viso sembra quello dell'ex Beatles. Dopo questo secondo singolo e un album chiamato KONGOS, John scompare praticamente dalla scena musicale come esecutore e ne rimane come autore. Tra gli artisti che hanno dato voce alle canzoni di John Kongos possiamo annoverare Daliah Lavi, Oliva Newton John, Sheila, Demis Roussos e tanti altri. Kongos è ora in Arizona dove gestisce uno studio di registrazione. Jungle's Men Secondo singolo del quale vogliamo parlare è JUNGLE'S MANDOLINO dei Jungle's Men, scritta da Andrea Lo Vecchio e Luciano Beretta. Non bisogna farsi trarre in inganno dal nome del complesso. E' un nome fittizio: dietro ci sono gli autori del brano e i frequentatori della Numero Uno, la casa discografica di Lucio Battisti. Nasce così, per puro divertimento, un divertimento che coinvolge e si estende anche a chi l'ascolta. Il disco passa spessissimo in programmi come ALTO GRADIMENTO o PER VOI GIOVANI e la voce del solista che ostenta un finto accento inglese per nascondere meglio la propria identità, pronuncia frasi volutamente assurde. Anche qui un ritmo tribale, africano. In primissimo piano la ritmica che ricrea l'ambiente della giungla africana con l'uso di tamburi, borghi, legni ed altri strumenti tipici della musica africana, intervallata da ruggiti, barriti e urli scimmieschi. Naturalmente è molto orecchiabile e ti entra nel cervello in un attimo. Sarebbe interessante scoprire chi canta la canzone, di chi è la famosa voce solista. Sul retro la medesima canzone cantata da un secondo complesso (e falso come una moneta da 300 lire): La Racchia. Greyhound Un altro disco che è stato già un buon successo di vendite in Inghilterra: MOON RIVER dei Greyhound. La versione reggae del celebre leit motiv di COLAZIONE DA TIFFANY scritta da Henry Mancini, interpretata da un gruppo black che incide per la Trojan, la famosa casa discografica dove a farla da padroni sono gli artisti reggae (tra gli altri complessi e cantanti troviamo Jimmy Cliff e Desmond Dekker). I Greyhound, guidati dal leader Sonny Binns hanno inciso parecchi dischi sotto diversi nomi fino a trovare quello più adatto, appunto Greyhound, che in inglese significa levriero. Nel 1969 i cinque musicisti lasciano Kingston in Giamaica ed approdano a Londra. Fu grazie all'interessamento di Mick Jagger dei Rolling Stones che trovarono l'ingaggio alla Trojan. Ma nonostante la raccomandazione di un personaggio come Jagger, il primo periodo londinese non fu tutto rose e fiori per i Greyhound. Il lancio definitivo coincise con un avvenimento mondano di grande richiamo: il matrimonio tra Mick jagger e Bianca Morena Perez De Macias, meglio conosciuta come Bianca Jagger. Mick scelse i Greyhound che entusiasmarono tutti, compresi Paul McCartney e Ringo Starr, tra gli invitati. Dopo il clamore pubblicitario arrivò anche il successo discografico con BLACK AND WHITE che rimase a lungo nella classifica inglese. Il prossimo impegno sarà quello italiano: a Venezia in settembre presenteranno I'VE BEEN TRYING che non è un classico esempio di reggae ma che sembra invece uscito da un disco di Rod Stewart, così come l'attacco iniziale, tipicamente nelle corde del cantante scozzese. La canzone non ha successo e dei Greyhound non si saprà praticamente più nulla da noi. Mina Parlare di Mina e di un suo disco pare a volte superfluo per una rubrica come la nostra nella quale si privilegiano personaggi che non vogliamo definire minori ma sicuramente meno roboanti. Ma non si può evitarlo a priori. Sarebbe un atteggiamento snobistico poco conforme al principio base dei saggi stessi e cioè quello di cercare di fare arrivare, alla maggior parte della gente che ci legge, notizie e fatti che probabilmente farebbero fatica a reperire altrove. Quindi parliamo pure di Mina (o chi come lei) quando sembra inevitabile farlo. La cantante di Cremona è sugli scudi per le sue recenti fatiche musicali e televisive. Tra le più importanti la partecipazione alla spettacolo Teatro 10 che, nonostante lo spostamento alla domenica sera per privilegiare il Pinocchio di Comencini, riesce comunque a batterlo e i suoi dischi sono ancora ai primissimi posti della Hit Parade a 45 giri e a 33. GRANDE GRANDE GRANDE è la canzone delle coppie di mezza età, bandiera melodica di mariti delusi e mogli insoddisfatte, che nelle liriche del brano si rispecchiano. Poi la sigla tv PAROLE PAROLE, nella quale duetta con un Alberto Lupo che, nonostante gli sforzi, non riesce ad essere così autoironico come avrebbe dovuto nelle intenzioni degli autori; invece Mina una buona dose di ironia ce la infila con abbonza e dalle immagini filmate si nota. La storia di GRANDE GRANDE GRANDE è la seguente: la canzone doveva essere cantata dal suo autore che è Tony Renis mentre il testo è di Alberto Testa. Renis è un cantante pressocchè finito. Lo si vede qualche volta in tv ma non incide o se lo fa ottiene scarsissimo successo. Il suo passaggio alla Numero Uno di Battisti avrebbe dovuto facilitargli la sua risalita ma così non è stato. Qualcuno sconsiglia agli autori di bruciare la canzone facendola cantare allo stesso Renis. Sarebbe un peccato - si dice - la canzone è molto bella ma cantata da lui non avrebbe avuto nessun successo. Si cerca di indorare la pillola dicendo che interpretata da un uomo avrebbe meno impatto. In fondo sono le donne, si dice, ad essere più masochiste degli uomini e a trovare in certi comportamenti il risvolto positivo: un uomo che le bistratta ma che al punto giusto sa essere dolce e comprensivo. Resta il fatto che la canzone è stata scritta nel 1970 e fino ad oggi nessuno l'ha incisa. Mina la include nel 33 giri uscito ad ottobre, quello con la scimmia in copertina, ma non ne fa il singolo base preferendo la composizione di Battisti e Mogol LA MENTE TORNA con UOMO sulla facciata B. Ma le varie radio le molte trasmissioni a carattere musicale si danno un gran da fare per trasmettere questo gioiellino nascosto tra la pieghe dell'album che comincia ad avere un forte gradimento. Ma Mina non è ancora sicura se immettere sul mercato un nuovo 45 giri con la canzone che comunque piace a molti. C'è chi la consiglia dicendole che il pezzo è troppo dolce e sensibile e che potrebbe far pensare ad una riedizione riveduta e corretta del brano di Paolo Limiti VIVA LEI. C'è chi invece le suggerisce, quando la scelta è tra NON HO PARLATO MAI (poi diventato il lato B) e lo stesso GRANDE GRANDE GRANDE a preferire il secondo titolo. Come ad esempio la moglie dell'autore Giorgio Calabrese la quale durante una sessione della stessa Mina in sala d'incisione (per la registrazione di un pezzo da inserire nel prossimo 33 giri chiamato CINQUEMILAQUARANTATRE') le dice che una canzone di quella forza, elegante e semplice al contempo e quindi comprensibile per ogni tipo di pubblico è rara a trovarsi, mentre NON HO PARLATO MAI di Robbiani è certamente un brano molto elegante e di atmosfera ma di minore impatto. Intanto c'è la ressa di nomi femminili che fa la coda per poterla incidere: Iva Zanicchi, Rosanna Fratello ed Orietta Berti. Mina taglia la testa al toro dando alle stampe il singolo recante sulla facciata A GRANDE GRANDE GRANDE ed è il successo clamoroso che tutti conosciamo. Nessuno dice però che in qualche modo il pezzo si riallaccia ad una canzone degli stessi autori, IL POSTO MIO, presentata con scarsa fortuna al Sanremo 1968. E forse ancora nessuno dice che gli stessi autori, andato bene il giochetto, per riaccattivarsi la simpatia della Zanicchi le confezionano un brano calato sulla falsa riga di GRANDE GRANDE GRANDE. Iva lo porterà al Disco Per L'Estate, ma NONOSTANTE LEI non avrà successo anche se la canzone non è da buttare. La cosa che infastidisce di più è il fatto che Tony Renis sfrutti il momento presentando lui stesso la canzone data a Mina accoppiandola ad una fotocopia della stessa (musicalmente parlando) cioè a UN UOMO TRA LA FOLLA. Dispiace soprattutto che un autore intelligente come Alberto Testa si sia reso complice di un giochetto simile. Nonostante Renis e il suo momento di grazia dovuto soprattutto a luce riflessa e nonostante il suo presentarla in una trasmissione di grande ascolto come SENZA RETE, UN UOMO TRA LA FOLLA rimane un mezzo successo e un fiasco clamoroso in termini di vendita. Tornando a Mina, il riscontro mediatico e di pubblico della cantante in questa primavera è enorme. Era da tempo che Mina non aveva un'immagine mediatica "forte" come quest'anno. Sarà il cambio di personaggio (trucco, capelli, taglia), sarà la sua scioltezza davanti alle telecamere che danno la percezione di donna forte e volitiva e padrona assoluta della sua vita e delle sue scelte; si potrebbe addirittura azzardare a dire che è dal 1968 che la sua visibilità non era così ampia, da quando cioè presentò Canzonissima con eccellenti risultati nonostante la note polemiche. Una Mina cambiata nel fisico, più baraccona (detto nel senso buono del termine) e molto felliniana come immagine. Una volta prima di iniziare una nuova trasmissione si metteva a dieta stretta per smaltire qualche chilo in eccesso. Quest'anno deve aver interrotto questa abitudine. In fondo non fu Vasco Pratolini a dire che con la sua immagine da matrona turrita avrebbe potuto benissimo simboleggiare l'Italia? E non fu Giuseppe Ungaretti, dopo averla contemplata da vicino, che si offrì di alterare in suo onore le parole di una sua famosa poesia declamando "m'illumino di Mina"? E non fu il celebre Michele Galdieri che dopo averla sentita cantare alla Bussola agli esordi disse ad Elio Gigante "Gesù, ma chista non è una cantante, è un'orchestra". I risultati sono questi due brani in testa alle classifiche dei dischi più venduti cosa che, a parte Lucio Battisti, non capitava da anni nelle classifiche italiane (bisogna ritornare agli anni sessanta). Il suo 33 giri rimane saldamente in testa nonostante la carica di Battisti, dei Jethro Tull, dei Deep Purple e della Premiata Forneria Marconi. Non ha singoli per l'estate in arrivo (anche perché parrebbe esagerato) ma un album molto bello, quel CINQUEMILAQUARANTATRE' di cui abbiamo accennato prima. C'è però un brano in airplay nelle radio italiane (e su Montecarlo e Capodistria), FIUME AZZURRO. Una canzone molto bella scritta da Albertelli e Riccardi che non uscirà mai su singolo ma solo in edizione speciale per i giornalisti e gli addetti ai lavori. Sul retro una canzone degli Logan Dwight, gruppo progressive che incide per la PDU. Punta Raisi Una delle più grandi tragedia dell'aviazione civile italiana: un McDonnell Douglas DC-8-43 dell'Alitalia precipita sulla vetta della Montagna Longa di Palermo pochi minuti prima dell'atterraggio. L'aereo era partito da Roma e al momento dell'incidente si trovava fuori rotta e volava ad una quota inferiore al normale. Il pilota, un veterano con 9000 ore di volo alle spalle aveva appena annunciato via radio alla torre di controllo a Punta Raisi di vedere chiaramente la pista e della decisione di atterrare manualmente. Proprio in quell'istante, superato il monte Pecoraio (l'unico illuminato in tutta la zona) si è trovato di fronte alla vetta della Montagna Longa. Sarebbe bastato un niente per superarla ma da terra nessuno ha potuto aiutare il pilota poiché nell'aereoporto di Punta Raisi mancava... il radar! Così, quando si è visto la massa scura del monte davanti al muso dell'aereo il pilota ha cercato di virare perdendo una parte di ala sinistra e le "gondole" dei quattro motori hanno toccato la pietraia esplodendo e avvolgendo l'aereo in un manto di fuoco. L'aereo cade alle 22.22 minuti facendo 115 vittime. Tra i morti il regista Franco Indovina: per arrivare in tempo a Fiumicino aveva passato anche due semafori col rosso. Era in partenza per Palermo per votare ma non poteva perdere tempo perché impegni di lavoro richiedevano la sua presenza nella capitale. Morto anche il figlio di Vyckpalec, l'allenatore della Juventus. Si chiamava Cestmir come il padre. Si recava a Palermo per il voto dell'indomani ed era partito in anticipo rispetto al padre il quale sarebbe giunto la sera dopo la partita di campionato. Cestmir Jr. era impiegato alla Fiat. Il padre aveva chiesto alla Juventus, all'atto del contratto d'ingaggio come allenatore, l'impiego del figlio maggiore nell'azienda di famiglia del patron della squadra. Giocava discretamente a calcio ed aveva militato nelle file della Carrarese e in quelle di una formazione piemontese che giocava in promozione, il Ciriè. Sicuramente tutto un altro stile rispetto ai figli degli allenatori di oggi, tutti immanicati nel mondo del calcio come procuratori o dirigenti o intrallazzatori. Cestmir fino alla mattina era indeciso se salire sull'aereo a causa di un fastidioso mal di denti ma poi il desiderio di andare a trovare il fratello a Palermo aveva rimosso ogni dubbio. Aveva 23 anni. Tra le vittime non note, quella che sarebbe dovuta diventare la moglie di un capo della mafia, Giusto Sciarabba. Il suo nome era Renate Heichlinger ed avrebbe dovuto sposare in carcere il boss. Morta anche la prima passeggera a scendere dal Super Convair che si posò sulla pista palermitana, inaugurandola, nel 1960. Il suo nome era Lydia Biondi e tutte le settimane faceva quella tratta per rifornire la sua boutique di Mondello. I familiari delle vittime si accalcano nei corridoi dell'Istituto di Medicina Legale di Palermo per riconoscere i resti carbonizzati, sistemati alla meglio nelle bare in un odore ammorbante di bruciato misto a putrefazione, tanto che sono costretti a tenere fazzoletti sul volto per resistere ai miasmi. A bordo dell'aereo c'era anche Ignazio Alcamo, presidente della Corte D'Appello del tribunale di Palermo. Al suo nome erano legati tutti i processi di mafia in corso e qualcuno ha ipotizzato un atto terroristico. Qualche altro deficiente di giornalista ha invece fatto illazioni politiche per le quali, secondo l'imbecille pennaiolo, non a caso proprio in quella circostanza in Sicilia il MSI registra balzo in avanti dovuto dall'onda di commozione. Taciamo il nome del giornale per il quale scrive ma è facile intuirlo. I cadaveri dei 115 passeggeri erano praticamente disintegrati, come se quelle persone avessero trovato la morte in una tremenda esplosione piuttosto che in un violento urto e alcuni hanno dichiarato di aver visto un aereo in fiamme schiantarsi sulla montagna. Nel 1984 la Corte di Cassazione, in relazione all'incidente occorso il 5 maggio 1972, afferma che "non essendo ancora state recepite nel nostro ordinamento le norme contenute nei predetti Allegati ed annessi tecnici, l'omissione contestata agli imputati non rappresentava una violazione di legge, in quanto non sussisteva un obbligo giuridico ma era rimessa alla discrezionalità del direttore dell'aeroporto la installazione del faro di aerodromo". Quindi, tutti contenti e a casa. Chi è morto tace e chi vive si da pace. Nino Pagot Per la serie chi va e chi viene, dobbiamo notificare la scomparsa di Nino Pagot, veneziano, classe 1908. Chi è Nino Pagot? E' un disegnatore molto noto e soprattutto l'inventore di Calimero, il pulcino piccolo e nero che dal 1960 circa ha conquistato i cuori e le fantasie dei bambini di tutta Italia. Calimero non era comunque l'unico personaggio uscito dalla matita del disegnatore. Nel 1940 inventò le paradossali avventure di Poldo e Paola e le storielle a lieto fine di Casimiro Centimetri sul Corriere Dei Piccoli. Nel 1947 viene premiato a Venezia con la medaglia d'oro come autore (con l'aiuto del fratello Toni) del lungometraggio de I FRATELLI DINAMITE. Poi vennero altri personaggi come Grisu il traghetto pompiere e Cocco Il Bacillo ormai finito nel dimenticatoio della carta stampata. Ma è Calimero (che dedicò al figlio Marco) il personaggio di maggiore successo anche perché riesce ad entrare nelle case della gente tramite una nota pubblicità ("Ava come lava!"). E chissà cosa direbbe se venisse a sapere che oggi Calimero ha varcato i confini nazionali ed è diventato un personaggio mondiale di grandissimo successo specialmente in Giappone, patria della nuova animazione, dei tamagoci e delle tecniche più innovative. Una bella soddisfazione per un antico signore che disegnava a matita invece che al computer. Campionato di calcio
Penultima partita del campionato di calcio 1971-72. Ancora novanta
minuti di suspense e poi (probabilmente) per la Juventus sarà il 14°
scudetto. La 29° giornata è stata un'altalena di emozioni per i tifosi
di Juventus, Torino e Milan. Un alternanza di risultati avvantaggiavano
una volta questa ed un'altra quest'altra squadra. Alla fine la Juventus
riesce a portare via un punto dall'Artemio Franchi di Firenze. Al gol di
Merlo ci pensa Ferrante con un autogol al 70° a pareggiare i conti e a
ridare fiato alla Juve. Il Milan vince a Bergamo grazie ad un gol di
Bigon e il Torino batte la Roma per due reti a zero (gol di Rampanti e
Bui) facendo retrocedere di una posizione la squadra capitolina (dalla
sesta alla settima). Ne trae vantaggio l'Inter nella corsa alla coppa
Uefa che si avvantaggia della situazione liquidando il Mantova
(penultima in classifica) con due gol di "Bonimba" che scavalca Riva
nella classifica dei marcatori (20 gol l'attaccante del Cagliari e 21
quello dell'Inter). Ma ecco i risultati finali della giornata:
FIORENTINA - JUVENTUS 1-1 Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. TEATRO 10 (1972) di David Guarnieri Cari amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di un notissimo spettacolo: "Teatro 10". La terza edizione dello show (nato nel 1964 e, riproposto nel 1971), partita sabato 11 marzo 1972, approda all'ottava ed ultima puntata, il 14 maggio '72 (di domenica sera, dopo lo spostamento voluto dai dirigenti Rai, per far posto allo sceneggiato "Pinocchio" di Luigi Comencini, interpretato da Andrea Balestri, Nino Manfredi e Gina Lollobrigida). Il regista dello spettacolo è sempre Antonello Falqui (in cabina di regia, anche nelle precedenti serie). I testi sono firmati da Leo Chiosso (notissimo autore televisivo e musicale, noto soprattutto per il suo binomio con il grande Fred Buscaglione) e Giancarlo Del Re (giornalista de "Il Messaggero", quotidiano per cui firma articoli anche in questo 2006). Le scene sono ideate da Cesarini da Senigallia; i costumi sono firmati da Enrico Rufini; le coreografie sono curate da Renato Greco ed Umberto Pergola, i quali si occupano degli originali balletti di contrappunto tra un numero e l'altro (interpretati da un ottimo corpo di ballo, capeggiato da Joel Galietti, Silvano Scarpa, Marisa Barbaria e Fausta Mazzucchelli). Il direttore d'orchestra, nonché autore delle musiche del programma è Gianni Ferrio (storico collaboratore di Falqui). Il conduttore, per il secondo anno consecutivo è Alberto Lupo (il primo padrone di casa, per la cronaca fu Lelio Luttazzi). L'attore genovese, oramai a suo agio nei panni di intrattenitore in programmi "leggeri", guida la trasmissione, proponendosi anche in qualità di "spalla" comica. La novità assoluta dell'edizione '72 di "Teatro 10" è la partecipazione fissa di una vedette canora. La prescelta è Mina, assente dai teleschermi (escludendo le varie ospitate) dalla trionfale "Canzonissima '68". Anche in questo terzo ciclo di puntate, lo spettacolo mantiene la sua particolare veste: una passerella di personaggi italiani ed esteri, di grande prestigio e fama (tra le presenze intervenute nelle prime sette serate, si segnalano: Carla Fracci, Wladimir Vassiliev, Elisabetta Terabust, Paolo Bortoluzzi, Liliana Cosi e Rudolf Nureyev (per l'angolo dedicato alla danza classica); Antonio Gades (per il flamenco); Fernando Germani, Salvatore Accardo e Luigi Alberto Bianchi (per la musica classica); i Bee Gees, Roberto Carlos, i Middle Of The Road, Mireille Mathieu, Marcel Amont, Johnny Hallyday, Sam & Dave (per la musica leggera internazionale); Errol Garner (per il Jazz); Vittorio Caprioli, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, Monica Vitti, Franca Valeri, Enrico Montesano e Paolo Panelli (per lo spazio comico); Gianni Morandi, Milva, Johnny Dorelli, Giorgio Gaber, Alice ed Ellen Kessler, Lucio Battisti, Gabriella Ferri, Fred Bongusto, Adriano Celentano e Caterina Caselli (per la musica italiana); Pippo Baudo, Mike Bongiorno e Corrado (per la tv). L'ottava e conclusiva parata di stelle si apre con Mina, la quale ripropone (sollecitata dalle richieste dei telespettatori) il brano che ha lanciato nella prima puntata dello show: "Grande, grande, grande" (la canzone, scritta da Alberto Testa e Tony Renis, rifiutata da diverse interpreti - da Anna Identici a Orietta Berti, da Ornella Vanoni a Patty Pravo, da Milva ad Iva Zanicchi - è ai primissimi posti della Hit-Parade da quattro mesi). La prima ospite è la grande Amalia Rodriguez. La regina del Fado presenta la famosa "E ou nao è" (versione originale de "La filanda", lanciata in Italia da Milva). A seguire, uno scintillante incontro musicale tra i Delirium (guidati da Ivano Fossati) con la loro "Dolce acqua" e la Premiata Forneria Marconi (con Franco Mussida, Franz Di Cioccio, Mauro Pagani, Giorgio Piazza e Flavio Premoli) e la celebre "Impressioni di settembre". Un altro momento musicale di livello è rappresentato dalla performance di Astor Piazzolla (con il suo bandoneon). L'eccelso musicista argentino presenta, accompagnato dai suoi musicisti, una fantasia di suoi successi. Al termine dell'esecuzione, Mina raggiunge Piazzolla ed interpreta (magnificamente) la stupenda "Balada para mi muerte". L'angolo della comicità è ad appannaggio di Pino Caruso (in frac, alla Gino Franzi), con le sue macchiette anni '20. Il momento del balletto internazionale vede protagonista Felix Blaska e del suo ensemble (il coreografo, noto anche per essere compagno di Zizì Jeanmaire, è stato uno dei protagonisti più applauditi al "Casinò de Palais"). Il numero seguente è la pirotecnica fantasia musicale di Mina, composta da: "Il cielo in una stanza", "Dominga", "Fly Me To The Moon" e "La voce del silenzio". Lo spettacolo viene chiuso dalla "Tigre di Cremona" e da Alberto Lupo, interpreti della celeberrima sigla "Parole, parole" (firmata da Gianni Ferrio, Leo Chiosso e Giancarlo Del Re), che raggiunge in poco tempo il primo posto in Hit Parade. Anche l'edizione 1972 di "Teatro 10" si rivela un grande successo. La critica giudica positivamente lo spettacolo, lodando Antonello Falqui, la conduzione elegante di Alberto Lupo e, particolarmente, l'apporto dato da una Mina al massimo del talento, del fascino e della personalità. L'ascolto medio supera i 22 milioni di telespettatori (battendo la media del "Pinocchio" di Comencini). L'indice di gradimento non fa che confermare questo risultato, attribuendo allo show un altissimo punteggio. Lo stesso dicasi per i due animatori, Mina e Lupo (anche se, quest'ultimo, per la prima volta nella carriera, non risulta il primatista per il pubblico). L'affermazione della cantante cremonese, viene polemicamente sottolineata da Lyla Rocco (moglie di Alberto Lupo), la quale, dalle pagine di "Sogno" (settimanale per cui la Rocco cura il "Diario di Teatro 10"), si lamenta per lo spazio riservato al consorte, durante le otto puntate dello show. L'attore genovese (secondo la Rocco) è stato sacrificato a favore della "pur favolosa Mina". A fine maggio '72, "Teatro 10", vince il "Premio Regia Televisiva" per il miglior programma dell'anno (notevole soddisfazione per Antonello Falqui, dopo il sonoro flop di "Sai che ti dico", trasmesso nel gennaio 1972, con Iva Zanicchi, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini e Minnie Minoprio). A presto!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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