Settimana 13 Ottobre 1972
( da Qui Giovani )

# TITOLO INTERPRETE
1Il padrino SANTO & JOHNNY / AUGUSTO MARTELLI / ORNELLA VANONI
2Popcorn LA STRANA SOCIETA' / MISTER K / HOT BUTTER
3Il gabbiano infelice IL GUARDIANO DEL FARO
4Un albero di trenta piani ADRIANO CELENTANO
5Run to me BEE GEES
6Gioco di bimba LE ORME
7Noi due nel mondo e nell'anima POOH
8Io vagabondo (che non sono altro)I NOMADI
9Piccolo uomo MIA MARTINI
10Viaggio di un poeta DIK DIK
11Quel che si dice CHARLES AZNAVOUR
12Per chi GENS
13Giu' la testa ENNIO MORRICONE
14I gotcha JOE TEX
15Rocket man ELTON JOHN
16Midnight rider JOE COKER

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Il padrino Orchestra CARLO SAVINA
2Trilogy EMERSON,LAKE & PALMER
35043 MINA
4I mali del secoloADRIANO CELENTANO
5Himself GILBERT O'SULLIVAN

Il Padrino

Una cosa è certa: non si è mai vista tanta ressa intorno a due titoli come in questo periodo. E i titoli sono POPCORN e IL PADRINO. Come cani intorno all'osso si sbranano, a colpi di copie vendute (o non vendute) alcuni dei cantanti più importanti o in attesa di rilancio. Per tutta l'estate c'era stato fermento per il tema musicale de IL PADRINO. Si sapeva per certo che sarebbe stato un successo. I presupposti c'erano tutti: un grande film con grandi attori tratto da un best seller di chiara fama. Una pubblicità senza pari. Ci fu una lotta per accaparrarsi l'esclusiva della canzone. Gianni Morandi chiese subito - alla casa editrice che deteneva i diritti del brano - il permesso di incidere la versione in italiano. Ma la stessa idea venne ad altri. Due nomi su tutti, Ornella Vanoni e Johnny Dorelli. Alla fine, tra versioni strumentali e versioni cantate ci furono in giro qualcosa come venti dischi a 45 giri. Il film sarebbe uscito il 21 settembre ma a Ferragosto tutti i jukebox suonavano quel tema malinconico che sapeva di antico, di emigrazione e di un'Italia già molto lontana nel tempo. Prima ancora che esca il film, la settimana tra il 9 e il 16 settembre, una versione sopra tutte le altre arriva prima in classifica, spodestando dal trono i Nomadi con IO VAGABONDO e I Dik Dik con VIAGGIO DI UN POETA (a seconda di quale classifica o quale giornale si consulti). E sebbene siano accreditati più artisti nella stringa degli esecutori dopo il titolo, i negozianti sanno benissimo che i veri vincitori sono gli italo-americani Santo & Johnny. Quindi i nomi in più sono da prendere con le molle perché, in fondo, non corrispondono a verità. E' stato più che altro un non volere scontentare le case discografiche che sarebbero ricorse a piccoli stratagemmi poco verificabili per dimostrare che il proprio disco avrebbe venduto più dell'altro, etc. etc. La versione cantata sembrava non andare. Ma come mai? Eppure i nomi sulla carta c'erano eccome! A parte il buon Johnny Dorelli, che escludendo un paio di pezzi fortunati, non è mai stato un recordman nelle vendite almeno non quanto il suo innegabile successo personale gli avrebbe consentito, c'era un Morandi in attesa di rilancio e una Vanoni "primadonna". Ma se la versione della Vanoni era un po' troppo caricata e poco adatta per l'ex cantante della mala, Dorelli era perfetto. In fondo Andy Williams non era salito in cima alle classifiche americane con la versione inglese SPEAK SOFTLY LOVE? E che, Johnny Dorelli vale meno di Andy Williams, un crooner qualsiasi e anche con poca voce? E in fondo lo stesso Dorelli non aveva interpretato con discreto successo il tema in italiano di LOVE STORY (tema ripescato anche dal solito Andy Wiliams col titolo WHERE DO I BEGIN). E Gianni Morandi? Vabbè che è un momento no per lui, ma un motivo del genere è di quelli capaci di far resuscitare anche i morti. Invece non succede niente, nonostante il veicolo pubblicitario di Canzonissima. Eppure la canzone è - naturalmente - ben cantata da Gianni, il testo (scritto da Gianni Boncompagni) sebbene vecchiotto dal punto di vista stilistico, non fa proprio schifo. Lo stesso Boncompagni dirà di averlo scritto retrò per preciso volere della RCA: una canzone tratta da un film che parla di fatti vecchi di 50 anni e di italiani emigrati in Usa, abbisognava di un testo semplice, immediato, facile. Ma quando vide che sia la Vanoni, sia Morandi e sia Dorelli non riuscivano a stare dietro al passo del duo italo americano Santo & Johnny, pensò che fosse colpa del testo. Invece probabilmente la colpa non era né sua nè dei tre interpreti ma del fatto che la gente preferiva la versione strumentale originale di Carlo Savina o quella più calda e romantica di Santo & Johnny. Il singolo viene inciso ad aprile quando tutti avevano letto il libro ma nessuno ancora aveva potuto vedere il film. Il ragionamento è stato abbastanza semplicistico: l'arrangiamento della colonna sonora originale (che ancora non avevano sentito) pensavano sarebbe stato ridondante d'archi e sorretto da un'orchestra coi fiocchi. Questo è quanto pensavano Santo & Johnny e il loro produttore italiano, ossia Federico Monti Arduini alias Il Guardiano Del Faro (di cui ci occuperemo più avanti). Insieme a Natale Massara (ex Ribelli) hanno pensato ad un arrangiamento meno pomposo e più scarno. In sala d'incisione Massara suona il piano mentre Monti Arduini l'organo. La steel guitar di Santo e la chitarra di Johnny hanno fatto il resto. Battere tutti con l'arma della semplicità è stata una sorpresa anche per loro. Negli Usa la canzone ha altri esecutori (da Ray Conniff a Percy Faith passando per Al Martino e lo stesso Carlo Savina) ma la migliore posizione la raggiunge Andy Williams. In Francia Dalida ne cura una versione in lingua dal titolo PARLE PLUS BAS ottenendo un buon successo di vendita. Ora viene spontanea una domanda: siamo sicuri che il film avrebbe avuto davvero il successo strepitoso che ha avuto se non ci fosse stata la musica di Nino Rota che lo ha reso eterno?

Il gabbiano infelice

La storia de IL GABBIANO INFELICE arriva invece dalla Scozia. Per la prima volta nelle classifiche inglesi un 45 giri inciso da una banda militare con tanto di kilt e cornamusa arriva al primo posto assoluto della classifica dei singoli più venduti. Un'ascesa rapidissima: dal 21° al 9° e poi subito al 1° posto. Ogni anno si può star sicuri che in Inghilterra esce un disco che in teoria non avrebbe nessuna possibilità di imporsi e che, per varie ragioni che spesso sono inspiegabili, si impone in modo massiccio. AMAZING GRACE, un inno tradizionale d'oltremanica, diventato poi un canto gospel in America, è "quel" disco. E' stato inciso da una formazione che non ha amplificatori e chitarre distorte e che ha i capelli molto ma molto corti: la Royal Scot Dragoon Guard's Band. Una banda formata da suonatori di tamburi e cornamuse scozzesi, in stile Barry Lindon. E' un successo imprevedibile che non ha precedenti perché un hit del genere si crea solo col passaparola della gente e del pubblico che acquista musica e che, si sa, è prevalentemente giovane. E in molti si chiedono perché, in pieno 1972, invece di comprare il singolo di Rod Stewart, di Elton John o dei T.Rex, dei ragazzini debbano comprarsi un 45 giri di una banda scozzese di cornamuse. La Royal Scot Dragoon Guards Band è nata nel 1971, nonostante le sue origini risalgano al 1678. Fino al luglio '71 era la banda ufficiale dei Royal Scots Greys, reggimento che ha combattuto in decine e decine di guerre, i soldati del quale riuscirono ad impossessarsi dello stendardo dell'esercito napoleonico a Waterloo. Dopo lo scioglimento della banda, la maggior parte dei musicisti fu trasferita vicino ad Edinburgo e incorporata nel terzo reggimento dei Carabiniers (nulla a che vedere con i nostri carabinieri, ovviamente) detti anche Prince Of Wales Dragoon Guards. Vennero fusi anche i due nomi e la banda riprese immediatamente a suonare. Tra i primi impegni ci fu la registrazione di una trentina di pezzi per un trentatré giri edito dalla RCA inglese - che ha pubblicato immediatamente dopo il successo del singolo. Il titolo dell'ellepi è FAREWELL TO THE GREYS. Uno del gruppo di brani era per l'appunto AMAZING GRACE che, fatto uscire in versione single, stravende in patria e fuori. L'origine del brano è controverso: c'è chi dice sia un canto cherokee perché le tribù indiane durante le guerre civili americane non avevano tempo di seppellire i loro morti e allora intonavano il motivo come viatico per i verdi pascoli di Manitù. C'è chi dice che la canzone è opera di un certo John Newton che, nel 1700, era capitano di una nave negriera. Un giorno, col mare in burrasca e con la nave in procinto di affondare, cadde in deliquio mistico e scrisse i versi (che chiamò HOW SWEET THE NAME OF JESUS SOUNDS) sul giornale di bordo. Si salvò e di lì a poco smise con quel lavoro poco cristiano. Difatti il primo capoverso recita:
Amazing grace! (how sweet the sound)
That saved a wretch like me!
I once was lost, but now I'm found,
Was blind, but now I see.

Popcorn

E a proposito di POPCORN, il successo stratosferico del momento? Ce ne sono decine e decine in tutto il mondo (così come potete vedere a fianco in questa pubblicità) ed ogni casa discografica non rinuncia a farne uscire una propria versione. Ma l'origine di POP CORN arriva da molto lontano. In realtà la canzoncina scoppiettante come per l'appunto il pop corn, è stata scritta ed incisa nel 1969 da tal Gershon Kingsley e fece il suo debutto nell'album MUSIC TO MOOG BY. Kingsley era (ed è ancora) un innovativo compositore nel campo della musica elettronica. Registrò due album con il leggendario sperimentatore elettronico francese Jean Jacques Perrey e la sua band, la The In Sound. Dischi molto rari e che costano una fortuna nel mercato del collezionismo non italiano. Iniziò la collaborazione con Perrey quando alcune agenzie pubblicitarie gli chiesero dei suoni strani e nuovi per pubblicizzare determinati prodotti. Dopo questi due album Kingsley e Perrey andarono per diverse strade e nel 1972 un session man (in Italia lo chiameremmo "turnista") che si chiamava Stan Free e che aveva lavorato con Paul Simon e Peggy Lee, scovò questo brano casualmente ed ascoltandolo gli parve che avrebbe potuto avere buonissime possibilità di successo. Chiamò altri turnisti e, insieme, decidesero di inciderlo e di darsi anche un nome, gli Hot Butter (burro caldo), perché tutti e sei erano abbastanza sopra peso. Il resto è noto. Al singolo seguì un album (HOT BUTTER) e un altro ancora nel 1973 (MORE HOT BUTTER). Naturalmente nel primo album (quello datato 1972) non poteva mancare in versione syntetizher di AMAZING GRACE, il successo del momento oltre alla versione americana di JE T'AIME MOI NON PLUS tradotta LOVE AT FIRST SIGHT. Naturalmente qui è solo strumentale. C'è da dire che i moog e i sintetizzatori sono tra gli strumenti (relativamente) nuovi più usati in tutto il 1972: basti pensare al successo dei Chicory Tip SON OF MY FATHER, scritto da Giorgio Moroder (e rovinato in italiano da Caterina Caselli col titolo TU SEI MIO PADRE), a quello della colonna sonora di ARANCIA MECCANICA di Walter Carlos, uno dei pionieri dei sintetizzatori. Si conosce il successo ottenuto in Italia dal moog di Federico Monti Arduini, ex cantante e poi autore e produttore, approdato alla musica elettronica sotto il nome di IL GUARDIANO DEL FARO; il suo 45 giri edito dalla Ricordi - IL GABBIANO INFELICE - è la versione italiana di AMAZING GRACE, canzone di cui si parlava nel paragrafo precedente, motivo che fa parte del trittico dei brani strumentali in testa alle classifiche italiane e non. Motivo messo in orbita grazie ad un bombordamento a tappeto dalla trasmissione radiofonica "Aperto Per Ferie" di cui era sigla, pre3sentata da Mike Bongiorno. Il disco è costato pochissimo: per inciderlo sono bastati tre strumenti: un moog, un pianoforte e un organo. E tutti e tre sono stati suonati dal funzionario-produttore-autore che si cela sotto il particolarissimo pseudonimo di Il Guardiano Del Faro. Un giorno, in un taxi che lo portava dalla City all'aereoporto di Heatrow sente la versione originale, antica che, senza un motivo apparente, gli fa venire in mente immagini legate al mare, alla solitudine e ai gabbiani. Il gabbiano è un animale che Federico Monti Arduini ha sempre amato fin da piccolo, quando in villeggiatura a Porto Santo Stefano, sull'Argentario, un gabbiano diventò il suo amico dell'estate per tre anni consecutivi. La solitudine viene espressa sotto forma di un mestiere tanto strano quando solitario, quello appunto del guardiano del faro. La cosa che invece non è molto simpatica è che sotto il titolo , al posto degli autori non c'è la dicitura anonimo ma Arfemo che è l'acronimo del suo nome. Quindi per l'Italia, ogni volta che viene trasmessa sia la versione originale sia quella italiana, i soldi li prende lui. Eppoi dicono che il mestiere di guardiano del faro non rende!

Continuando con POPCORN, abbiamo detto che di complessi (veri o fittizi) che ne hanno inciso una propria versione ce ne sono a bizzeffe. Certo non è facile inventarsi una versione personalizzata di un brano elettronico della durata di una manciata di minuti. C'è la tendenza a ricopiarsi l'uno con l'altro anche senza sentire compiutamente il lavoro altrui. Tra i complessi che hanno curato una versione di POPCORN parallela a quella degli Hot Butter, uno dei migliori è sicuramente quello dei Popcorn Makers. Già dal nome si capisce che è una di quelle sigle approntate per l'occasione e scavando un po' intorno alla realizzazione del disco si viene a scoprire che dietro l'etichetta THE POPCORN MAKERS c'è un altro complesso, quello degli AXIS. Qualcuno dirà "e chi sono gli Axis?". Gli Axis sono considerati i successori degli Aphrodite's Child. Greci come loro ma prodotti in Francia da Eddie Barclay. Alla fine del 1971 sono esplosi con la versione inglese di CANTO DI OSANNA dei Delirium, chiamata OSANNA e al FestivalBar del 1972 hanno portato un suggestivo brano intitolato ELA ELA, molto interessante, a metà tra le atmosfere greche e del pop di largo consumo. Lo stesso Eddy Barclay che nel 1969 produsse senza grosso successo il disco di Jean Jacques Perrey e Gershon Kingsley (quello cioè dei The In Sound di cui si parlava prima) dopo il successo ottenuto da POPCORN in America decise di riappropriarsi del brano e questa volta di farci un po' di soldi. Chiama in gran segreto gli Axis che incidono un disco prova nel quale era registrata una sezione orchestrale e un sintetizzatore che ripeteva ab libitum lo stesso giro musicale. La versione francese di POPCORN è bell'é pronta. In Italia invece ad eseguirla è il gruppo de La Strana Società, che, per ottenere un sound particolare, utilizza spinetta, clavicembalo e chitarra hawaiana. C'è da dire che il retro della loro versione è un brano che avrà successo anche se non comparirà mai nelle classifiche del dischi, quel NEL GIARDINO DI TAMARA che misteriosamente conoscono un po' tutti. POPCORN viene utilizzato anche da LA DOMENICA SPORTIVA come stacchetto tra un servizio e l'altro. Ma dopo la sua ascesa in classifica la RAI la toglie dal programma preferendogli uno stacco di Daisy Lumini, perché all'epoca vigeva ancora la regola che una canzone entrata in Hit Parade (tra le prime otto) non poteva avere - per correttezza nei confronti delle altre canzoni in lista - ulteriori passaggi radiofonici o televisivi. Sarebbe stata pubblicità occulta. Incredibile ma la Rai aveva anche un codice etico, del quale si è perso sicuramente il manuale. Altra versione, italiana ma fallimentare, di questo motivo è CUORE VELOCE di Antoine. Il francese, che non sapeva più che pesci pigliare per tornare al successo, si getta nella mischia e tenta la carta "alimentare" ma fallisce clamorosamente. In Olanda sono gli Anarchic System ad avere la meglio: anche loro ne curano sia una versione cantata (POCHOCLO) che strumentale. In Inghilterra si preferiscono i Mister K che in realtà sono soprattutto un francese, tale Mat Camison, maniaco dell'elettronica applicata nella strumentazione in sala d'incisione. Nel suo disco usa anche l'arp synthetizer, strumento che dà un taglio particolare al brano differenziandolo dagli altri. In Germania si preferiscono i Rod Hunter. Come già detto, dietro la maggior parte di questi nomi non c'è assolutamente niente! Sono solo degli strumentisti da sala d'incisione con un sintetizzatore pronti a sfruttare la canzone del momento. In nove casi su dieci non riprovano neanche con un secondo singolo.

Mina

Dopo aver imperversato per tutta la primavera con due grandi successi lanciati a Teatro Dieci, spettacolo presentato insieme ad Alberto Lupo, Mina si concede una pausa estiva per quel che riguarda la produzione di singoli, lanciando un bellissimo LP al quale collabora come al solito il gotha della musica italiana. Ma nell'estate appena trascorsa qualcosa si è rotto tra lei ed il suo impresario Luciano Gigante, decano dello spettacolo e già impresario di Totò negli anni quaranta. La rottura è arrivata a causa di un premio nella notte del venticinquesimo anniversario della nascita della Bussola di Bernardini. C'erano tutti, da Celentano ad Ella Fitzgerald. L'unica a mancare era proprio lei, Mina. E pensare che abitava a pochi passi dal locale! A ricevere il premio salì Gigante e si prese i primi fischi della sua vita, a più di settant'anni di età. Cosa che non lo fece impazzire di gioia. Da qui la rottura, stanco di rincorrere la cantante "più puntuale ai tavoli di gioco che agli impegni lavorativi". Di certo si sa che Mina vuole ritirarsi a vita privata, incidendo solo dischi, non facendo più serate e centellinando le sua apparizioni TV. Questa dichiarazione, rende "evento" la sua esibizione del 16 settembre alla Bussola che richiama una folla incredibile di curiosi (sarà piena all'inverosimile) e diventa causa di un altro battibecco tra Gigante e il papà di lei, il quale si lagnava della ressa che rendeva impossibile l'esibizione della figlia. Esibizione poi ripresa dalla tv e trasmessa dopo qualche tempo (disponibile una versione in dvd). Gianni Ferrio dirige l'orchesta e ci sono grandissimi musicisti come Valdambrini e Gianni Basso. Il repertorio spazia dai classici americani (FLY ME TO THE MOON) all'ultimo successo della cantante (FIUME AZZURRO). Ad Elio Gigante, nonostante l'età, non mancherà certo il lavoro, se deciderà di non ritirarsi dal mondo dello spettacolo. Già ci sono due importantissime proposte da parte di due primedonne della canzone italiana. Intanto Mina è quasi pronta per la pubblicazione di due album: il primo dal vivo, registrato proprio alla Bussola, il secondo da studio, dal titolo ALTRO. Uno dei più belli in assoluto della cantante. C'è anche un singolo (che non apparirà sull'album dal titolo ECCOMI), che sarà il suo hit autunno-invernale e che si porterà dietro fino alla prima parte del 1973.

Mia Martini

Il Festival Di Musica Leggera Di Venezia è passato senza grandi sconvolgimenti nelle classifiche di dischi. E' servito perlomeno a valorizzare alcuni giovani italiani che troveranno il loro spazio nel mondo della canzone. Carla Bissi (Alice) vince la Gondola D'Argento con la canzone LA FESTA MIA, scritta da Franco Califano. Seguono il vincitore dell'ultimo Castrocaro, Franco Simone (CON GLI OCCHI CHIUSI E I PUGNI STRETTI) e Antonello Venditti (ROMA CAPOCCIA).La vera trionfatrice della manifestazione è comunque Mia Martini, che presentando il bellissimo brano DONNA SOLA ha confermato il suo stato di grazia attuale. Lei, che a 25 anni sta finalmente mettendo ordine nella sua vita, può davvero considerarsi soddisfatta: dopo aver trionfato al Festivalbar con PICCOLO UOMO ora mette a segno un altro colpaccio. L'ex ragazzina yè-yè degli esordi, quella che si baloccava con il surf di ED ORA CHE ABBIAMO LITIGATO e che si chiamava col suo vero nome Mimì (Domenica) Bertè, ora si fa chiamare Mia Martini. Dopo parecchie vicissitudini approda al successo vero, quello con la S maiuscola, che aveva già cominciato ad intravedere un anno prima quando Alberigo Crocetta, decidendo di rilanciarla, le aveva cambiato il nome affidandola alle mani di autori giovani, come Claudio Baglioni ed altre nuove leve targate RCA. Perché Mia Martini? Perché è un nome internazionale. Mia come Mia Farrow, Martini come il celebre aperitivo italiano. Due nomi/parole comprensibili ad ogni latitudine. Il 1972 è l'anno in cui Mia lascia LA RCA. Il contratto di Crocetta è scaduto e lei non se la sente di proseguire da sola e nonostante Melis la pregasse di rimanere, lei decide di seguire il suo "creatore" alla Ricordi (non senza grane legali) casa che in lei crede molto e dove tutti sembrano darsi un gran da fare intorno alla sua persona: il personaggio in pratica, esiste di già ma bisogna perfezionarlo. Un mezzo sicuro per chiarire la sua posizione nella canzone è un pezzo adatto, un biglietto da visita. Ecco che si scatena la ricerca per trovare il brano più adatto alla nuova Mia. Si ascoltano decine e decine di provini e si discute una linea da seguire. Quella precedente (il periodo RCA) era probabilmente troppo complicato: bello ma spettrale a partire dalla copertina, che di per sé era un plagio di una copertina dei Nirvana, la formazione psico-progressive della fine degli anni sessanta (il disco si chiamava LOCAL ANAESTHETIC). Le canzoni incise erano molto "forti", alcune anche dure ma accanto a pezzi di rilievo come PADRE DAVVERO ce n'erano altri dai toni volutamente cupi come OLTRE LA COLLINA, che sì, forse rispecchiavano sia l'anima dell'autore in quel preciso momento (un giovane Claudio Baglioni a metà tra Foscolo e Leopardi) sia quella della cantante stessa ma potevano gettare un'ombra sul personaggio che già aveva vissuto sulla sua pelle dicerie poco piacevoli. Ad esempio quando uno dei ragazzi de La Macchina, il complesso che l'accompagnava nei vari festival Pop tra il 1970 e il 1971, muore in un incidente stradale tornando proprio da uno spettacolo o quando durante una sua esibizione saltano le luci e il palco diventa un campo elettromagnetico. Dopo innumerevoli ripensamenti si sceglie una canzone scritta dai Fratelli La Bionda, Dario Baldan Bembo e Bruno Lauzi. La canzone è PICCOLO UOMO. In realtà Dario Baldan Bembo non era affatto d'accordo sulla scelta della cantante. Era convinto che il pezzo, dato ad una cantante seppure brava ma semiconosciuta per il grosso pubblico, si sarebbe bruciato. E lui su quella canzone puntava moltissimo. La sua idea era di affidarla ai Camaleonti, che da due anni erano alla ricerca spasmodica di un brano che li riportasse sulla cresta dell'onda. Ma Giovanni Sanjust (un tempo cantante di belle speranze ed ora funzionario) non ci sta. Secondo lui quella canzone deve essere cantata da Mia Martini. Dario Baldan Bembo cede ma non senza una piccola vendetta: lo stiramento della bobina (dove c'era inciso il provino di PICCOLO UOMO) sino a quasi renderla inutilizzabile. Per lui quella canzone era già morta. Un sicuro successo gettato al vento. Rifiuta perfino di suonare l'organo in sala d'incisione e al suo posto chiamano un turnista. Questa atmosfera negativa intorno al progetto viene somatizzata dalla stessa Mia Martini che comincia a trovare difetti nella canzone a partire del ritornello: secondo lei quel "piccolo" prolungato suonava male. Il disco comunque viene stampato e mandato al Festivalbar. Il successo è davvero enorme. La Rai invita la Martini a CHISSA' CHI LO SA, TUTTO E' POP, SENZA RETE, ADESSO MUSICA. La stessa Mina (per citare una collega al di sopra di ogni sospetto) durante le trasmissioni domenicali di POMERIGGIO CON MINA esalta Mia Martini e - scherzando tra il serio e il faceto - si rivolge a Lauzi sgridandolo di non aver serbato per lei la canzone. E la vuole in scaletta fino a quando non assurgerà nei magnifici dieci della Hit Parade. Come abbiamo detto PICCOLO UOMO è il successo dell'estate e la canzone vincitrice del Festivalbar (punti 123.780 contro i 120.416 di Adriano Pappalardo) e la sua "battistiana" E' ANCORA GIORNO. Una canzone facile con un testo semplice ma bello, interpretata in maniera indefinibile, sicuramente diversa. Adesso diremmo "alla Mia Martini" ma allora non c'era un'altra Mia Martini da poter prendere come pietra di paragone. Ora però arriva il guaio di dover dare conferme e bissare il disco precedente. Di nuovo ci si getta alla ricerca di qualcosa degno del personaggio e si torna al solito team formato da Bruno Lauzi e Dario Baldan Bembo con l'aggiunta di un altro autore targato Ricordi , Luigi Albertelli. In realtà il testo viene scritto in prima battuta dal solo Albertelli ma non piace molto a Mia Martini. Allora Bruno Lauzi lo rielabora lasciando il titolo (che in origine era SOLA) e aggiungendovi la parola DONNA. Ed è così signore da dividere l'eventuale ricavo delle royalties lasciando nei crediti anche il nome di Luigi Albertelli. La canzone in realtà era già stata incisa per la PDU in versione strumentale dal sassofonista Johnny Sax. Sanjust, a cui questa canzone piaceva molto, decide di destinarla a Mia Martini. Ed è subito il bis. A Venezia mette in crisi le altre cantanti della manifestazione lagunare che si presentano con canzoni al di sotto delle aspettative. L'unica a poterle stare dietro è Ornella Vanoni che ha una canzone forse troppo debole al confronto ma di buon impatto : IO, UNA DONNA, scritta dagli stessi autori della canzone della Zanicchi dal titolo ALLA MIA GENTE: Corrado e Camillo Castellari. La Vanoni ha parole di elogio per la Martini dicendo che è la miglior cantante giovane degli ultimi anni e sicuramente la più interessante della Mostra Internazionale Di Musica Leggera. DONNA SOLA vende subito molto bene. Gli acquirenti (sarebbe forse meglio dire le acquirenti perché la maggior parte sono donne) comprano Mia Martini a scatola chiusa, come di solito succede solo con Lucio Battisti o con Mina. E questo è un buon segno. Gigi Vesigna, indimenticabile giornalista e direttore di Sorrisi & Canzoni TV (giornale che sotto la sua direzione divenne il settimanale più venduto in Italia) in quell'occasione dirà: c'è voluta tutta l'intelligenza e la caparbietà dello staff della Ricordi per riuscire togliere a Mia Martini quell'aura di donna vampiro che si portava appresso (riferito al periodo di OLTRE LA COLLINA). I critici, in generale, osannano l'esibizione della cantante e concordano unanimi nell'affermare che è la voce più moderna che abbiamo oggi in Italia. Altri, più radicali, intravedono un progresso in nome della musica, considerata più accessibile a confronto con la strada percorsa in precedenza. Non era agevole, come già detto, mettere in ombra personaggi ultranoti come la Vanoni, Milva, Iva Zanicchi e la Cinquetti. Sono quattro donne e quattro cantanti che la gente conosce a memoria e che considera ormai di casa per quante volte le ha viste in tv in tutti questi anni. Probabilmente se avessero saputo come sarebbe andata a finire, con tutta la stampa specializzata intorno alla vera trionfatrice della Mostra, molte concorrenti non sarebbero neanche andate. Nel frattempo, la RCA "sedotta e abbandonata" cerca di sfruttare la situazione dando alle stampe un singolo: CREDO ed OSSESSIONI. CREDO era la canzone che Migliacci e Mattone avevano scritto per Mia Martini nel caso avesse accettato di andare al Sanremo 1972. Lei non andò, d'accordo con Crocetta. Una che aveva vinto al Festival Della Musica D'Avanguardia E Nuove Tendenze, cosa c'entrava con Sanremo? Anche se poi i Delirium, gruppo pop partecipante allo stesso festival, a Sanremo andarono e come. E sappiamo tutti come andò a finire con JESAHEL. Il retro del 45 giri edito dalla vecchia casa della cantante è invece tratto dall'unico ellepi inciso. La canzone scelta è OSSESSIONI. Ma il disco non ottiene grosso successo perché l'artista, contrattualmente legata alla Ricordi, non può assolutamente promozionare il singolo. E' giunto il tempo di un nuovo album, il primo per la Ricordi. Ed è un grande album, degno di un' interprete sensibile quale è Mia Martini: NEL MONDO UNA COSA, presentato in anteprima proprio a Venezia. Bella la copertina, curatissima: l'art director è Cesare Montalbetti, fido di Battisti e fratello di Pietro dei Dik Dik. Al disco partecipa tutto lo staff che la Ricordi le ha affiancato: da Dario Baldan Bembo a Natale Massara passando per gli ottimi (e mai elogiati abbastanza) fratelli La Bionda e ai fratelli Fabrizio (Popi e Maurizio), che fino all'anno precedente avevano dato vita al duo Maurizio & Fabrizio. Ecco le canzoni inserite nell'album: DONNA SOLA : presa di coscienza di una donna che sente un bisogno di solitudine estrema per riuscire a guardarsi dall'interno. Non per stare con un altro uomo - così come assicura al suo compagno - ma per stare sola con la propria anima nel far quadrare i conti della vita e di quello che la circonda. Anzi, al suo uomo dice che se non ci fosse lui ad alleviarle un'esistenza non sempre facile, probabilmente la farebbe finita. Più che una canzone un presagio o il manifesto stesso della vita di Mia Martini. Termina in perfetto stile gospel. Struggente, non lascia spazio all'ottimismo. Grande testo, grande musica. NEVE BIANCA :in parecchi vedono un riferimento alla cocaina (ma ce lo vedete Bruno Lauzi alle prese con la cocaina?). La musica è stata già utilizzata per il secondo singolo di Ivana Spagna, ARI ARI uscito in primavera inoltrata. Il testo è ovviamente differente. Invertendo le parole del titolo si legge Biancaneve e le liriche fanno riferimento anche alla favola, presa un po' alla lontana: e dentro lo specchio non sono più io (il riferimento allo specchio di Grimilde) con sette fratelli che solo per me han rubato il tempo che non c'è (naturalmente è ovvio il riferimento ai sette nani). E continua con quella mela rossa non si mangia , quasi un ammonizione. L'incanto è finito mi sveglio con te è il principe azzurro che però svicola dal letto e se ne va via. LA NAVE (di Albertelli e Dario Baldan Bembo) tratta di due che si lasciano. La nave è più che altro un simbolo di partenza, di separazione, qualcosa più forte dell'amore e della complicità che nasce tra due persone. Un fede sola non basta per rimanere ancorati a quel molo. Ne servono almeno due. Lei sarebbe pronta a tutto se solo venisse ascoltata da colui che oramai le ha voltato le spalle e che la fa assomigliare ad una delle onde lasciate dietro il cammino dalla prua della nave. Il viaggio sarà lungo o corto, questo non si sa. Lei però sa che una parte di sé è salita su quella nave. Tipica ballata pop interpretata alla grande. Di questa canzone c'è anche una versione alternativa cantata da Caterina Caselli e che viene inclusa nell'album del 1972: MEGLIO MORIRE CHE PERDERE TE, col ridicolo testo di Giancarlo Bigazzi. Sull'interpretazione della stessa Caselli meglio sorvolare. MADRE è la trasposizione italiana di MOTHER di John Lennon. Il testo è curato dalla stessa Mia. Un blues che lei ha cantato anche in una puntata di Senza Rete, in estate. Canzone molto triste, sentita e sofferta dove c'è molto di autobiografico nel testo e si sente da come il brano viene interpretato. Una richiesta di aiuto ad una madre (e ad un padre) da parte di una ragazza andata via da casa forse anche per la poca comprensione dei genitori. Durante questo peregrinare ha fatto degli errori ma non ha mai smesso di pensare a loro, con rimpianto, nostalgia e un poca di rabbia. Come a dire: io ero lì con voi, ho parlato ma non sono stata ascoltata. Ora però sento il bisogno di tornare a casa. E un avvertimento per un ipotetico fratello: se non hai buone gambe per camminare è inutile mettersi a correre. Forse la strada che ti sembra più ostica (la famiglia) è quella più sicura. UN UOMO IN PIU'. Ancora Dario Baldan Bembo e i La Bionda per quest'altra canzone. Il testo è debole, la musica regge un po' di più. E' forse l'episodio meno riuscito del disco, che riecheggia un po' la musica dell'Elton John prima maniera. Di questa canzone c'è anche una versione dello stesso autore dal titolo MONDO NUOVO, incisa nel 1975, l'anno di ARIA. Una replica viene incisa anche da Nicola Di Bari per un 33 giri del 1976 edito su Carosello. Il titolo è uguale (MONDO NUOVO) ma il testo è diverso. VALSINHA: Il brano inedito (non uscito precedentemente su 45 giri) più bello del disco. Due minuti scarsi di vera poesia. Una traduzione eccezionale di Sergio Bardotti per una canzone firmata Vinicius e Chico Barque de Hollanda. Più che una canzone è un quadretto di vita. Come volersi bene ed inventarsi qualcosa di nuovo ogni giorno, anche dopo anni di convivenza. Dalla serie contro il logorio della vita moderna etc. etc. Una canzone che sarebbe stato più naturale fosse stata cantata da un'interprete in età più adulta di quella della Mia Martini del momento perché lei, nonostante la sua grande maturità interpretativa, ha solo 25 anni. Claudio Baglioni e la sua POSTER devono molto a questa canzone, per la parte prettamente musicale. Patty Pravo ne incide una sua personale versione nell'album del 1972 SI, INCOERENZA. Molto fredda e cerebrale, niente a che vedere con il calore, la magia del timbro e il misterioso incanto che sa trarne Mia Martini. IO STRANIERA è la versione italiana di BORDER SONG di Elton John. Il testo di Maurizio Piccoli e abbastanza criptico e qualche frase è sdrucciola. Comunque è molto moderno sotto tutti i punti di vista e si fa ascoltare con piacere. QUESTO AMORE VERO di Albertelli e Guantini. Classico testo alla Mia Martini che sembra anticipare le tematiche di MINUETTO. La protagonista vorrebbe aggrapparsi con tutta se stessa ad un uomo che, manco a farlo apposta, anche in questo testo le sfugge come può fare una saponetta sotto la doccia. L'amore vero del titolo sembra davvero a senso unico. AMANTI di Fabrizio ed Albertelli. Canzone già incisa da Dino (e passata sotto il più assordante silenzio) che viene qui ripresa da Mia Martini. La storia di due ex che si rincontrano casualmente dopo tanti anni e che si narrano un po' della loro vita. La nostalgia, il rimpianto e il ricordo di un amore che è stato grande (tu un amico? Ma cosa dico...in fondo sei qualcosa in più) prendono il sopravvento e li trascinano loro malgrado in un letto. Nella vita si hanno sempre troppi rimpianti, si sta sempre a rimuginare su ciò che poteva essere e non è stato. Perché non approfittare delle occasioni che talvolta si presentano? Si sono rivisti per caso, il domani non li vedrà di nuovo insieme perché le loro vite hanno preso strade diverse. Ma il domani è domani e il presente sono loro due di nuovo insieme. Per una volta, specie se con amore, perché no? Canzone bellissima. Tornando alla versione originale, Dino non l'aveva cantata male a suo tempo (qualche mese prima). Aveva messo molta delicatezza nella sua interpretazione ma come personaggio era ormai passato di moda e la canzone, poi, richiedeva un'interpretazione femminile per lasciare davvero il segno. IL TUO CUORE DI NEVE, cover di una canzone straniera di Gary Wright.(SING A SONG). Non eccezionale il testo di Maurizio Piccoli ma è plausibile credere che neanche la versione originale fosse di grande respiro (anche se non ne abbiamo prove tangibili). Di un brano cosi scialbo, anche se in confezione "lusso", in un disco del genere non se ne sentiva il bisogno. TU CHE SEI SEMPRE TU (anche questa di Maurizio Piccoli) Questa canzone, per alcuni, parrebbe affrontare un argomento scabroso: gli abusi sessuali perpetrati nel tempo da un individuo nei confronti di un soggetto in tenera età. Bambina non ero matura, era il tuo giardino una serra dove mi allevavi con cura ma la notte rubavi la terra e sentivo le guance bagnate. Ora da grande la protagonista di queste violenze fatte passare come "attenzioni premurose",non ha più paura e glielo grida in faccia: mezzo uomo non sei più nessuno...tu che non parli più...tu, che non si fa sera più. Naturalmente si avverte la ricerca di una forma letteraria dal tono elegante e scorrevole che non vuol rendere totalmente esplicito lo scabroso evento narrato. Era un po' la mania degli autori di quel periodo, intenti a trovare argomenti osè da descrivere con un certo pudore ed eleganza. E dopo il successo de IL GIGANTE E LA BAMBINA di Ron, molti si erano gettati sulla scia con testi in cui si raccontavano vicende di donne facili, di violenze domestiche e della perdita della verginità. L'autore dirà che intendeva affrontare proprio questo tema, quello della verginità perduta. Il narrato è costruito come fosse un film; le immagini si associano in modo da coinvolgere la sfera visiva come quella olfattiva. Il testo de L'AMORE RUBATO - che Luca Barbarossa presentò al Sanremo 1988 - di questa canzone è il diretto discendente. L'album termina con PICCOLO UOMO, di cui tutti conosciamo perfettamente argomento e testo. Pare che l'idea del piccolo uomo sia dovuto ad un appellativo della moglie di Lauzi al proprio marito. La canzone ha un successo internazionale. Oltre ad inciderla in varie lingue lei stessa, viene anche incisa dal complesso spagnolo dei Pop Tops in inglese col titolo di MY LITTLE WOMAN e in spagnolo come NO ME DEJAS (stesso titolo con il quale è stato inciso dalla stessa Mia). Nella scelta dei brani rimangono fuori 4 titoli: MONDO NUOVO, nella versione originale scritta da Sergio Bardotti prima che diventasse UN UOMO IN PIU' col testo di Michelangelo La Bionda. A POCO A POCO, poi edita nel cd CANZONI SEGRETE (del 2003). MARE APERTO (rimasta inedita tutt'oggi) e una versione fiume di un altro brano, KARMA 2426, scritta l'anno precedente dopo un viaggio in India. Il primo trentatré del nuovo corso inizia quindi con l'ultimo successo a 45 giri e termina con quello della passata stagione. Vince il premio come miglior album del 1972. E sì che i concorrenti erano quanto di più temibile si potesse pensare: UMANAMENTE UOMO:IL SOGNO di Lucio Battisti, 5043 di Mina, QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE di Claudio Baglioni (che poi rientrerà nella stessa categoria anche per il 1973), UOMO DI PEZZA delle Orme, L'AMORE E' FACILE NON E' DIFFICILE di Gabriella Ferri, 'O SURDATO 'NNAMMURATO di Massimo Ranieri, UN GIOCO SENZA ETA' di Ornella Vanoni e BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour. Bastano? Anche se non si capisce perché abbiano messo sullo stesso piano il 33 giri delle Orme che era di un genere completamente differente dagli altri. E allo stesso momento abbiano scelto di escludere STORIA DI UN MINUTO della Premiata Forneria Marconi. NEL MONDO UNA COSA è anche l'ellepì più venduto della cantante (33° posto nella classifica finale annuale) anche se questo dato non significa che implicitamente debba essere anche il più bello in assoluto. Ritornando alla vittoria in quanto album dell'anno, per quanto bello sia, non penso che possa superare l'eleganza e lo stile di un 5043 di Mina dove sono racchiuse perle come SUONERANNO LE SEI, E' MIA, FIUME AZZURRO, IO TI AMAVO QUANDO (YOU'VE GOT A FRIEND di James Taylor) o l'importanza e la classe di un BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour che ospita titoli come NO, NON MI SCORDERO' MAI o MORIR D'AMORE e la stessa BUON ANNIVERSARIO. E' sicuramente un disco da 8 - 8 e mezzo. Un lavoro confezionato come si deve, premiato oltre che dalla critica anche dal pubblico. Soprattutto, alla Ricordi si ha la consapevolezza di avere tra le mani un'interprete unica, a cui si può dare in pasto qualsiasi cosa. Sicuramente quello che ne uscirà fuori, male che vada non sarà mai da buttare via. La cosa migliore che la casa milanese abbia mai avuto dal tempo di Lucio Battisti.

Gilbert O'Sullivan

Tra le canzoni straniere ai primi posti in classifica in questo periodo ce ne sono alcune veramente molto belle: pensiamo ai Bee Gees e la stupenda RUN TO ME, ad Elton John e la sua ROCKET MAN. Probabilmente la più bella di tutte è ALONE AGAIN (NATURALLY) di Gilbert O'Sullivan. Una melodia magica che ha fatto il giro del mondo e che ha portato il suo autore in testa a tutte le classifiche. E quando si parla di ALONE AGAIN (NATURALLY) e si dice tutte le classifiche, si intende proprio tutte. E' una di quelle canzoni che sono state interpretate da quei cantanti che hanno un repertorio proprio e che non lesinano comunque di pescare in quello altrui: da Frank Sinatra a Tom Jones, da Bobby Vinton a Perry Como. Direttori di orchestra come Ray Conniff e Percy Faith la onorano dedicandole il titolo dei loro 33 giri (così come fa anche Andy Williams). In Italia viene incisa da Marisa Sacchetto, Nicola Di Bari, Fred Bongusto e Paola Musiani. Il titolo è PENSO A LEI (E STO CON TE). Di questi quattro cantanti, sarà solo la sfortunata interprete nativa di Vignola, Paola Musiani, ad usarla anche come singolo. Gli altri si limiteranno ad includerla nei loro ellepi autunnali. Vediamo chi è questo giovane irlandese di cui tutti parlano. Figlio di un macellaio e di una pasticcera, il suo vero nome è Raymond Edward O'Sullivan. All'età di 11 anni si sposta dalla contea di Wateford in Irlanda a Swindon in Inghilterra. Dopo il college Raymond parte per Londra alle ricerca di una sua vita che, aveva deciso, doveva essere nell'ambito della musica. Per intanto trovò un lavoretto part time in un C&A, catena di negozi alimentari e non, meglio conosciuti all'estero come department store. Un altro ragazzo che lavorava con lui, aveva un contratto con la CBS e un giorno andò con lui portandosi dietro una chitarra e facendosi ascoltare da alcuni funzionari della multinazionale discografica. E siccome a quell'epoca un contratto non lo si rifiutava a nessuno (era il 1967, in piena swingin' London)Ray firmò per cinque anni con l'impegno di incidere almeno un 45 giri all'anno. In realtà ne incise solo due, DISAPPEAR e WHAT CAN I DO, poi, dispiaciuto del fatto di non poter mai avere voce in capitolo circa il missaggio e l'arrangiamento dei dischi volle rompere e la CBS non lo trattenne, visto il flop dei singoli sul mercato. Firmò per un'altra etichetta, la Major Minor e nel 1969 uscì con I WISH I COULD CRY. Non successe niente neanche stavolta ma un disc jockey della BBC lo notò e lo volle in un programma di musica dove ai brani di successo del momento, capitava l'occasione di far ascoltare qualcosa di suo. E' in questo periodo che Raymond si industria per inventarsi un personaggio: una specie di Charlie Chaplin giovane, con i pantaloni alla zompafosso, cappello che a malapena nasconde il suo taglio di capelli stile orfano vittoriano, giacca di flanella e cravattina da scolaro del Regno Unito. In cerca di un manager, spedì dei demo a Gordon Mills, lo scopritore di Tom Jones e Engelbert Humperdinck. Intorno a questi due campioni dell'easy listening inglese, costruì un impero di 40 milioni di dollari (del 1970). Insieme ai nastri incluse delle foto con la sua nuova divisa da lavoro. Mills individuò subito qualcosa di speciale in quel buffo ragazzo stile anni venti e lo chiamò nel suo ufficio facendogli firmare un contratto come autore. Non senza però avergli fatto cambiare nome in Gilbert O'Sulliavan. Gilbert & Sullivan (Sir William e Sir Arthur) erano due scrittori di operette britannici durante il regno della regina Vittoria. Chiamandolo così avrebbe accentuato il lato "buffonesco" e retrò del suo stile di abbigliamento. Il primo disco fu registrato nell'ottobre del 1970. Era NOTHING RHYMED, canzone stupenda, che nel novembre dello stesso anno salì fino alle posizione numero 8 della classifica inglese restando nei primi venti per 12 settimane. Nel gennaio 1971 la canzone, senza tanta promozione da parte dell'autore, arrivò al primo posto in Olanda rimanendo per 5 settimane in vetta. Anche da noi, ebbe una certa notorietà: la versione del cantante irlandese, anche non entrando in classifica, era molto passata in radio perché i programmatori si erano innamorati di questa dolcissima ballata con un testo intelligente. La storia di una ragazzo che si arroga il diritto di fare delle scelte in proprio anche se alla fine risulteranno sbagliate. Niente è in rima (nothing rhymed) ossia non tutte le ciambelle riescono col buco. In Italia a rovinarla ci pensa la voce sguaiata di Nazzareno dei Profeti, che aveva preso il posto di vocal leader nel gruppo dopo la defezione di Renato Brioschi. Nella loro versione diventa un successo estivo di tutto rispetto. Anche grazie a quella versione, Raymond o meglio Gilbert, comincia ad essere un nomino anche in Italia. Little Tony lo vuole nel suo show STASERA LITTLE TONY dove canta per l'appunto NOTHING RHYMED. Il programma viene mandato in onda nel gennaio 1972. Nel frattempo in Inghilterra e sul mercato estero erano usciti altri 45 giri: UNDERNEATH THE BLANKET GO, WE WILL e NO MATTER HOW I TRY. Il primo fu un mezzo flop: 40° nella classifica inglese. Che non sarebbe male se il precedente non fosse andato così bene. Incredibilmente arriva al primo posto in Olanda e ci rimane per ben due settimane. Il secondo singolo (WE WILL)sale sino al 16° posto in Inghilterra, il terzo (che poi in realtà sarebbe il quarto dell'era Mills)fa ancora meglio, piazzandosi al 5° posto. Il primo album del cantautore irlandese si chiama HIMSELF e contiene alcune hit come la solita NOTHING RHYMED ed anche una canzone molto carina dal titolo MATRIMONY, subito disponibile su singolo. Ma come cantano gli americani, the best is yet to come ossia il meglio deve ancora arrivare. Il meglio si chiama ALONE AGAIN (NATURALLY). Entra in classifica in Inghilterra a marzo 1972 e negli Usa il 17 di giugno. Il 29 luglio è primo in classifica in America. E per dare al mondo un immagine diversa del cantante da quella finora data, Gordon Mills decide di cancellare il personaggio burlesque inizio secolo. Il nuovo Gilbert ora indossa maglioni in stile campus americano con tanto di G rossa ricamata sul petto. Lo sguardo è ammiccante e sornione da ragazzo della porta accanto, mentre prima doveva sembrare in perpetuo stato di timidezza e di timore tipo ma che ci sto a fare io qua? ALONE AGAIN (NATURALLY) entra in classifica in Italia alla chetichella in aprile, poi esce e ritorna a metà giugno per rimanerci fino al gennaio 1973. Il 14 ottobre raggiunge la sua punta massima arrivando al quarto posto assoluto. Nel frattempo aveva partecipato ad ADESSO MUSICA e al Festivalbar dove aveva fatto attendere il pubblico buoni 8-10 minuti soltanto per trovare la posizione giusta sullo sgabello del pianoforte. La Gilbertmania italiana fa sì che i soliti Profeti incidano una sua canzone dell'anno prima, WE WILL, col titolo di PRIMA NOTTE SENZA LEI e concorrano nella stessa competizione nella quale lui è in gara con ALONE AGAIN (NATURALLY). La versione dei Profeti è semplicemente penosa, riesce nell'impresa di far sembrare un capolavoro di tecnica vocale la precedente ERA BELLA. Ma grazie al cielo questa volta hanno meno successo. Il testo del brano di O'Sullivan è buffo e semitragico nello stesso momento. Parla di un uomo a cui niente è andato per il verso giusto e alla fine, in ogni occasione, si è sempre ritrovato solo. La fidanzata lo molla davanti alla chiesa il giorno del suo matrimonio e la sua idea è quella di buttarsi giù da una torre non appena riuscirà a rialzarsi da quest'ultima batosta. Meglio farla finita che spiegare alla gente come ci si sente ad essere stati abbandonati per l'ennesima volta: prima la morte del padre e poi quella della madre. E alla fine della storia lui si ritrovava sempre lì, a piangere. Da solo, naturalmente. Le liriche sono concepite in maniera da sdrammatizzare fatti importanti e dolorosi come quelli accaduti al protagonista, ripetendo rassegnato alla fine di ogni capoverso ma con un sorriso rivolto alla telecamera alone again, naturally. L'arrangiamento è assolutamente geniale, con quell'assolo dolcissimo di chitarra acustica che arriva improvvisamente con l'intenzione di spezzare in due tronchi la narrazione dei fatti. La musica è quanto di più delicato si possa immaginare, la voce una carezza. Solo negli Usa vende due milioni di copie. Altri dieci nel resto del mondo. E' un successo di quelli che ti garantiscono una rendita vitalizia. Quando esce di scena dalle classifiche italiane a gennaio '73, la sua sostituta è già piazzata da due mesi in classifica. Si chiama CLAIR, ma questa ve la racconto un'altra volta.
[Disclaim: le foto del cantante sono state gentilmente offerte dal sito ufficiale www.gilbertosullivan.com, sito in cui è possibile sapere tutto sull'artista in questione ed informarsi sulle prossime uscite discografiche (ristampe e nuovo materiale)".

Gianni Magni dei Gufi

In questi anni può succedere anche questo: Gianni Magni, ex Gufi (gruppo cabarettistico scioltosi nel 1969) è stato malmenato all'uscita di un locale da alcuni clienti che non avevano apprezzato le sue battute. Magni, che da quando è orfano dei Gufi ha continuato sulla strada a lui più congeniale, ossia quella del cabaret, stava esibendosi al locale Sette Più di Milano. Il suo repertorio era costruito su siparietti, monologhi e canzoni. Sembra sia stato uno dei monologhi ad infastidire un gruppo di spettatori che hanno interrotto l'attore. La discussione sembrava essersi risolta con l'intervento pacificatore di una parte del pubblico, ma all'uscita del locale ha ritrovato vigore. Magni è stato aggredito e picchiato nonostante l'intervento del proprietario del locale. Di corsa al Policlinico, poi giudicato guaribile in una decina di giorni. L'idea di picchiare un attore se le battute non piacciono non è male... forse un po' troppo drastica. Ma potrebbe essere calcolata come rischio del mestiere e sarebbe un incentivo per fare sempre meglio. Scherzi a parte, abbiamo l'impressione che Gianni Magni non sia stato picchiato solo perché non faceva ridere...

Iva Zanicchi

E a quanto pare, non è solo con gli attori che se la prendono! Durante lo spettacolo conclusivo dei festeggiamenti patronali di San Michele a Vallecorsa (Frosinone), la cantante Iva Zanicchi è stata più volte incitata da un gruppo di comunisti, con tanto di bastoni in mano, a cantare BANDIERA ROSSA. Dopo l'esibizione di Peppino Di Capri, sul palco è salita la Zanicchi, la quale ha cantato alcuni successi del suo repertorio. A questo punto il gruppo di "maoisti" ha preteso che la cantante terminasse la sua esibizione con BANDIERA ROSSA. Iva, che si era anche attardata in un inutile colloquio a distanza con i prepotenti, stava per lasciare il palco quando è arrivata la strana richiesta. Lei ha negato al gruppetto il fuoriprogramma e allora un paio di questi sono saliti sul palco per passare alle vie di fatto. Il pubblico infuriato ha cominciato ad urlare contro il gruppo di delinquenti ed a questo punto due componenti del comitato organizzatore hanno preso i due per la collottola e li hanno buttati giù dal palco. Sotto c'era la folla già pronta a "farsi giustizia" ma l'intervento dei carabinieri è servito a riportare la tranquillità. E' rimasto comunque nell'animo degli spettatori il fastidio e l'antipatia verso chi aveva voluto rovinare una festa patronale e religiosa e di averla voluta buttare in politica.

Claudio Villa

C'è chi invece il "compagno" lo fa di sua spontanea volontà e come premio ci prende un pugno in piena faccia. E' Claudio Villa che dopo aver cantato a Paulonia Superiore in Campania è stato aggredito da un paio di giovani ai quali non deve essere molto piaciuto il saluto a pugno chiuso del motociclista ( o skipper) Claudio Villa. L'occasione era la festa patronale di San Ilario. I ragazzi lo hanno circondato domandandogli cosa c'entrasse un saluto del genere in una festa di paese. Villa, non sapendo cosa rispondere ha cominciato a sbraitare col risultato di prendere un pugno in faccia ben assestato. Passata la festa, gabbato lo santo. Anche se di santi qui non ce ne sono affatto.

Roberto Righini dei Girasoli

Roberto Righini, famoso autore della RCA ed ex componente dei Girasoli, viene arrestato per droga. Trovato in possesso di due chili e mezzo di hashish è stato fermato nei pressi del Metro Drive (un drive in) a Casalpalocco (Roma) mentre confabulava con alcune persone, presunti spacciatori. La droga sarebbe stata acquistata all'estero in quantitativi rilevanti e fatta circolare in ambienti ristretti o almeno così ha dichiarato l'arrestato. Roberto Righini, che ha esordito l'anno precedente con un singolo off (MONDO MALATO)è stato autore di brani di successo come DAN DAN DAN (Dalida), ABRACADABRA e FESTA NEGLI OCCHI, FESTA NEL CUORE (Sylvie Vartan), L'ANELLO e BUGIA (Nada) , ROMA E' UNA PRIGIONE (Patty Pravo)

Paola Borboni

Paola Borboni 72 anni(classe 1900)è in procinto di sposarsi con un poeta, Bruno Vilar 30 anni(classe 1942). Quarantadue anni in più di differenza tra i due non sono pochi, specie se ad averli è la donna. Ma se la mamma della Borboni (100 anni, classe 1872) ha dato l'assenso alle nozze, la madre di Bruno Vilar, Armanda Martegon vedova Villaraggia, non è per niente contenta. L'annuncio del matrimonio è stato dato a Novara. Bruno ha presentato la sua promessa sposa agli amici. I due si erano incontrati nel 1967 al Circolo della Stampa di Milano dove il poeta riceveva un premio di poesia e dove lei era convenuta per leggere dei versi. Si incontrano un anno dopo e cominciano a frequentarsi. Paola Borboni (da donna intelligente ed acuta qual'era) dice ai giornalisti che questo non è e non può essere amore ma solo una deliziosa illusione che lei desidera confondere con l'amore. E' un affetto composto, fatto di stupore, di soddisfazione personale e di gioia vanitosa per quanto senile. Il loro è un incontro tra due anime sensibili, ognuna delle quali ha trovato nell'altra la completa comprensione spirituale. In fondo la Borboni dice che non sta sposando un calciatore o un boxeur ma un poeta e la poesia aiuta a purificare tutto. Parlando del suo futuro marito, dice che si rende perfettamente conto che costui può rimproverarle tutto: il non essere giovane, bella e ricca. Sa semplicemente un po' recitare ma senza esagerare. E poi essendo un'attrice pirandelliana questa situazione al limite dell'irreale le si addice. In fondo Bruno Vilar ha trovato in questa donna l'unica davvero in grado di capirlo. Bruno Vilar e sua moglie incideranno un disco; certo non il sequel di JE T'AIME MOI NON PLUS ma un microsolco a 45 giri in cui Paola declama alcune poesie del suo giovane marito (a fianco, la copertina). Quello che nessuno si sarebbe aspettato è che , dei due, il primo a morire sarebbe stato proprio il più giovane, il 28 giugno 1978, quando lui aveva solo 36 anni . A causa di un colpo di sonno si andarono a schiantare con l'auto e sua moglie Paola, nell'incidente, divenne invalida. Raggiungerà il suo amato solo 17 anni dopo, nel giugno del 1995. Comunque c'è voluto del coraggio per un'azione del genere: non è facile per una donna di quell'età mettersi in gioco in questa maniera, rischiando di passare per una povera vecchia patetica sia nell'ambiente di lavoro sia nei pensieri dell'uomo comune della strada . E la Borboni, che è sempre stata una donna molto coraggiosa, sempre con la risposta pronta e disposta a rischiare del suo per un'idea da portare avanti, di coraggio ne aveva da vendere. Anche per lui. E come dice il Jacques Brel tradotto da Bardotti: ma c'è voluto del talento ad esser vecchi e non adulti.

Campionato di Calcio

Passiamo al campionato di calcio 1972-73. Siamo alla terza giornata e ci sono tre squadre appaiate in testa alla classifica: Milan, Roma e Torino. La Roma espugna Bologna imponendosi per 3 reti ad 1 con un gol di Spadoni e una doppietta di Mujesan . Il gol per il Bologna è segnato da Savoldi su calcio di rigore. Il Milan esagera vincendo 9 a 3 sull'Atalanta. I gol del Milan sono stati segnati da Prati (una tripletta), da Rivera e Bigon (una doppietta a testa) e da Benetti e Chiarugi. Per la povera Atalanta vanno a segno Divina, Ghio e Carelli. Due reti bastano invece al Torino per liquidare la neo promossa Ternana. A liquidare gli umbri ci pensa Paolino Pulici insaccando due gol nella rete difesa da Alessandrelli. Era la prima volta nella sua storia che la Ternana andava a Torino e comunque ha sfiorato il pareggio parecchie volte prima di incassare all'ultimo minuto di gioco il secondo gol di Pulici. La Juventus pareggia a Roma con la Lazio 1 a 1. Ad aprire le danze ci pensa Chinaglia (che proprio in questi nostri giorni è a Roma in veste di indagato) su calcio di rigore, a pareggiare i conti Roberto Bottega. Qui a fianco vediamo in un'illustrazione alcuni dei protagonisti principali di questo campionato. Ma ecco i risultati completi della 3° giornata di campionato 1972-73 (15 ottobre 1972):
BOLOGNA - ROMA 1-3
CAGLIARI - PALERMO 2-0
LAZIO - JUVENTUS 1-1
MILAN - ATALANTA 9-3
NAPOLI -LANEROSSI VICENZA 2-0
SAMPDORIA - INTER 0-1
TORINO - TERNANA 2-0
VERONA - FIORENTINA 1-2

Christian Calabrese

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CANZONISSIMA '72
di David Guarnieri

Cari amici di "Hit Parade Italia", siamo nel mese di ottobre, mese "canonico" per l'inizio dei programmi abbinati alla Lotteria di Capodanno (ora, denominata "Lotteria Italia"). Questa volta parliamo dello spettacolo più importante (e spesso, più seguito della tv): "Canzonissima". Le annate 1970 e 1971 del concorso canoro si sono rivelate dei veri e propri successi. In particolare, a conquistare il pubblico, i due animatori, Corrado e Raffaella Carrà (quest'ultima, in due anni, è riuscita a diventare una beniamina del pubblico televisivo ed anche discografico, grazie ad hit come "Ma che musica maestro", "Chissà se va", "Tuca Tuca", "Maga Maghella"). L'edizione '72 di "Canzonissima" (la 17a!!!!), completamente rinnovata, è attesa con molta ansia, dai dirigenti Rai e dalla stampa specializzata, pronta ad affilare (simbolicamente, ma non più di tanto) le lame. Il regista è una colonna come Romolo Siena (di nuovo alla guida dello show, a due anni di distanza dall'affermazione di "Canzonissima '70"). Gli autori dei testi sono delle vere e proprie "vecchie volpi": Marcello Marchesi e Dino Verde. A dirigere l'orchestra, il M° Enrico Simonetti, che riprende il suo ruolo primario, dopo anni passati ad animare trasmissioni tv. Le scenografie sono firmate da Tullio Zitkowsky; i costumi, ideati da Corrado Colabucci; le luci, curate da Corrado Bartoloni. Lo spazio del balletto è affidato a Renato Greco (debuttante nello spettacolo legato alla Lotteria di Capodanno). Ad interpretare i suoi movimenti coreografici, un corpo di ballo formato da diciotto ottimi elementi, capitanato da Joel Galietti, Marisa Barbaria, Enzo Cesiro e Stefania Aprile. I cantanti in gara sono 36: diciotto uomini e altrettante donne. Lo spettacolo viene registrato al Teatro delle Vittorie di Roma. La novità assoluta del varietà, i due padroni di casa: Pippo Baudo e Loretta Goggi. Il 36enne presentatore siciliano è un debuttante di lusso nello show del sabato sera, dopo anni di affermazioni, ottenute in programmi domenicali, come "Settevoci" e "La freccia d'oro". Ad incuriosire, particolarmente, la scelta della Goggi, in qualità di show-girl. L'attrice romana, nonostante i soli 22 anni (primadonna più giovane nella storia della trasmissione) è una veterana del piccolo schermo (protagonista di tanti sceneggiati: da "Una tragedia americana" a "Vita di Dante", da "I miserabili" a "Demetrio Pianelli", da "E le stelle stanno a guardare" alla celeberrima "Freccia nera"). Il confronto a distanza tra Baudo e Corrado ed in particolare tra la Carrà e la Goggi, stuzzica particolarmente la fantasia del pubblico (e della stampa): fino alla puntata finale del 6 gennaio '73, sui vari rotocalchi "popolari", tengono banco, pagelle, votazioni, critiche ed analisi varie. Il costo medio di ogni puntata si aggira tra i 19 e i 20 milioni. Pippo Baudo percepisce 1 milione e 200 mila lire a trasmissione; la Goggi, un milione (lo stesso dicasi per gli autori, Marchesi e Verde). Il compenso per i ballerini è di 15 mila lire al giorno, più le ore di straordinario. Ai cantanti in gara, la Rai elargisce una diaria di 10 mila lire al giorno, più il 50% delle spese di viaggio. La sigla iniziale dello spettacolo, intitolata "Vieni via con me (taratapunzi-e)", è interpretata da Loretta Goggi. La sigla finale, "Il mio pianoforte" viene eseguita da Enrico Simonetti. La 17ma "Canzonissima" parte il 7 ottobre 1972. Nello specifico, andiamo ad analizzare la seconda puntata della serie (trasmessa il 14 ottobre '72).


I cantanti protagonisti sono: Tony Astarita, Ombretta Colli, Tony Cucchiara, Giovanna, Donatella Moretti, Massimo Ranieri, Little Tony e Iva Zanicchi. La giuria interna, presente al "Delle Vittorie" è formata dalla Nazionale Femminile di Pallavolo. Al termine della sigla di apertura, Pippo Baudo ringrazia il pubblico per l'affetto dimostrato all'indomani del debutto ed introduce la prima ospite della serata, Sarah Ferrati (la grande attrice, in quelle settimane è una delle protagoniste dello sceneggiato "Le sorelle Materassi", dal romanzo di Aldo Palazzeschi, diretto da Mario Ferrero ed interpretato, tra gli altri, da Rina Morelli, Ave Ninchi e Giuseppe Pambieri). Esaurito il primo momento di spettacolo, entra in scena Loretta Goggi, la quale commenta la sua prima settimana in veste di primadonna di "Canzonissima". I due danno il via alla gara musicale: i primi due interpreti sono, Donatella Moretti con "Io per amore" e Tony Cucchiara con "Vola, cuore mio" (canzone finalista di "Un disco per l'estate '71"). Lo show prosegue con il primo numero musicale della Goggi, la quale propone nell'ordine, un simpatico duetto con Paperino, un'imitazione di Milva (la canzone è "M'ama, non m'ama") e una personale versione del celeberrimo "Valzer di un minuto" di Chopin. È di nuovo il momento della gara. Ad esibirsi sono: Massimo Ranieri (di nuovo in pista a "Canzonissima", dopo la bruciante [ed inaspettata] sconfitta riportata l'anno precedente) con la nuova e bella canzone, "Ti ruberei", Ombretta Colli con "Salvatore" (l'attrice-cantante prende all'ultimo momento il posto di Milva, ritiratasi polemicamente dalla competizione) e Tony Astarita con "Non mi aspettare questa sera" (presentata ad "Un disco per l'estate '72"). Altro momento di spettacolo con la seconda ospite: Giusi Raspani Dandolo (in quei mesi, partner teatrale di Alberto Lionello nella commedia musicale "Ciao Rudy!"): l'attrice si esibisce assieme a Baudo in uno spiritoso numero, recitato e cantato. Gli ultimi tre cantanti in gara sono, rispettivamente: Iva Zanicchi, ottima interprete di "Un uomo senza tempo" (uno dei suoi cavalli di battaglia), Little Tony con la popolare "Spada nel cuore" e Giovanna (il brano presentato è "Io volevo diventare", firmato da Claudio Rocchi e Gerardo Carmine Gargiulo). Concluse le esibizioni, torna in scena Loretta Goggi, protagonista assieme al balletto, di un originale e sfarzoso momento musicale, ambientato nel laboratorio costumi della Rai. L'ospite d'onore della seconda puntata è il vulcanico Vittorio Gassman, il quale (con grande spirito auto-ironico) gioca sulla sua "megalomania" e la "voglia di strafare", ospitando tantissimi personaggi: dalle comparse di Cinecittà alle "starlet" cinematografiche, dai condomini del suo stabile alle sarte teatrali, dagli iscritti del Circolo Tennistico "S. Agnese" alla vera madre, la sig.ra Luisa Gassman (che si esibisce, recitando versi poetici). La trasmissione volge al termine, Pippo Baudo chiama in causa le giurie esterne. I voti, sommati a quelli della giuria interna, danno la seguente (e parziale) classifica:
1) IVA ZANICCHI (179.000)
2) MASSIMO RANIERI (158.000)
3) GIOVANNA (148.000)
4) DONATELLA MORETTI (138.000)
5) TONY CUCCHIARA (130.000)
6) OMBRETTA COLLI (126.000)
7) TONY ASTARITA (112.000)
8) LITTLE TONY (111.000)

Il risultato finale, ovviamente è in mano ai telespettatori, che potranno rivoluzionare la classifica, con l'invio delle cartoline-voto. La trasmissione si conclude con l'esibizione finale di Loretta Goggi e Pippo Baudo, i quali, assieme al balletto ed ai cantanti, salutano il pubblico, interpretando il motivo "La seratissima di Canzonissima", abbinato all'ormai popolare "Vieni via con me (taratapunzi-e)". L'edizione di "Canzonissima" del 1972, si fa apprezzare (ancor oggi) per il giusto mix di ironia e leggerezza, per l'innegabile coesione tra i due conduttori, il versatile ed inappuntabile Baudo e la sorprendente Goggi (felicissima primadonna del sabato sera), per l'apporto vincente degli autori, Marchesi e Verde, del regista, Siena, e del coreografo, Renato Greco (ben supportato dai suoi validi interpreti).

Saluti a tutti!!!
David Guarnieri

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