( da Qui Giovani )
Classifica 33 giri
Il Padrino Una cosa è certa: non si è mai vista tanta ressa intorno a due titoli come in questo periodo. E i titoli sono POPCORN e IL PADRINO. Come cani intorno all'osso si sbranano, a colpi di copie vendute (o non vendute) alcuni dei cantanti più importanti o in attesa di rilancio. Per tutta l'estate c'era stato fermento per il tema musicale de IL PADRINO. Si sapeva per certo che sarebbe stato un successo. I presupposti c'erano tutti: un grande film con grandi attori tratto da un best seller di chiara fama. Una pubblicità senza pari. Ci fu una lotta per accaparrarsi l'esclusiva della canzone. Gianni Morandi chiese subito - alla casa editrice che deteneva i diritti del brano - il permesso di incidere la versione in italiano. Ma la stessa idea venne ad altri. Due nomi su tutti, Ornella Vanoni e Johnny Dorelli. Alla fine, tra versioni strumentali e versioni cantate ci furono in giro qualcosa come venti dischi a 45 giri. Il film sarebbe uscito il 21 settembre ma a Ferragosto tutti i jukebox suonavano quel tema malinconico che sapeva di antico, di emigrazione e di un'Italia già molto lontana nel tempo. Prima ancora che esca il film, la settimana tra il 9 e il 16 settembre, una versione sopra tutte le altre arriva prima in classifica, spodestando dal trono i Nomadi con IO VAGABONDO e I Dik Dik con VIAGGIO DI UN POETA (a seconda di quale classifica o quale giornale si consulti). E sebbene siano accreditati più artisti nella stringa degli esecutori dopo il titolo, i negozianti sanno benissimo che i veri vincitori sono gli italo-americani Santo & Johnny. Quindi i nomi in più sono da prendere con le molle perché, in fondo, non corrispondono a verità. E' stato più che altro un non volere scontentare le case discografiche che sarebbero ricorse a piccoli stratagemmi poco verificabili per dimostrare che il proprio disco avrebbe venduto più dell'altro, etc. etc. La versione cantata sembrava non andare. Ma come mai? Eppure i nomi sulla carta c'erano eccome! A parte il buon Johnny Dorelli, che escludendo un paio di pezzi fortunati, non è mai stato un recordman nelle vendite almeno non quanto il suo innegabile successo personale gli avrebbe consentito, c'era un Morandi in attesa di rilancio e una Vanoni "primadonna". Ma se la versione della Vanoni era un po' troppo caricata e poco adatta per l'ex cantante della mala, Dorelli era perfetto. In fondo Andy Williams non era salito in cima alle classifiche americane con la versione inglese SPEAK SOFTLY LOVE? E che, Johnny Dorelli vale meno di Andy Williams, un crooner qualsiasi e anche con poca voce? E in fondo lo stesso Dorelli non aveva interpretato con discreto successo il tema in italiano di LOVE STORY (tema ripescato anche dal solito Andy Wiliams col titolo WHERE DO I BEGIN). E Gianni Morandi? Vabbè che è un momento no per lui, ma un motivo del genere è di quelli capaci di far resuscitare anche i morti. Invece non succede niente, nonostante il veicolo pubblicitario di Canzonissima. Eppure la canzone è - naturalmente - ben cantata da Gianni, il testo (scritto da Gianni Boncompagni) sebbene vecchiotto dal punto di vista stilistico, non fa proprio schifo. Lo stesso Boncompagni dirà di averlo scritto retrò per preciso volere della RCA: una canzone tratta da un film che parla di fatti vecchi di 50 anni e di italiani emigrati in Usa, abbisognava di un testo semplice, immediato, facile. Ma quando vide che sia la Vanoni, sia Morandi e sia Dorelli non riuscivano a stare dietro al passo del duo italo americano Santo & Johnny, pensò che fosse colpa del testo. Invece probabilmente la colpa non era né sua nè dei tre interpreti ma del fatto che la gente preferiva la versione strumentale originale di Carlo Savina o quella più calda e romantica di Santo & Johnny. Il singolo viene inciso ad aprile quando tutti avevano letto il libro ma nessuno ancora aveva potuto vedere il film. Il ragionamento è stato abbastanza semplicistico: l'arrangiamento della colonna sonora originale (che ancora non avevano sentito) pensavano sarebbe stato ridondante d'archi e sorretto da un'orchestra coi fiocchi. Questo è quanto pensavano Santo & Johnny e il loro produttore italiano, ossia Federico Monti Arduini alias Il Guardiano Del Faro (di cui ci occuperemo più avanti). Insieme a Natale Massara (ex Ribelli) hanno pensato ad un arrangiamento meno pomposo e più scarno. In sala d'incisione Massara suona il piano mentre Monti Arduini l'organo. La steel guitar di Santo e la chitarra di Johnny hanno fatto il resto. Battere tutti con l'arma della semplicità è stata una sorpresa anche per loro. Negli Usa la canzone ha altri esecutori (da Ray Conniff a Percy Faith passando per Al Martino e lo stesso Carlo Savina) ma la migliore posizione la raggiunge Andy Williams. In Francia Dalida ne cura una versione in lingua dal titolo PARLE PLUS BAS ottenendo un buon successo di vendita. Ora viene spontanea una domanda: siamo sicuri che il film avrebbe avuto davvero il successo strepitoso che ha avuto se non ci fosse stata la musica di Nino Rota che lo ha reso eterno? Il gabbiano infelice
La storia de IL GABBIANO INFELICE arriva invece dalla Scozia. Per la
prima volta nelle classifiche inglesi un 45 giri inciso da una banda
militare con tanto di kilt e cornamusa arriva al primo posto assoluto
della classifica dei singoli più venduti. Un'ascesa rapidissima: dal 21°
al 9° e poi subito al 1° posto. Ogni anno si può star sicuri che in
Inghilterra esce un disco che in teoria non avrebbe nessuna possibilità
di imporsi e che, per varie ragioni che spesso sono inspiegabili, si
impone in modo massiccio. AMAZING GRACE, un inno tradizionale
d'oltremanica, diventato poi un canto gospel in America, è "quel" disco.
E' stato inciso da una formazione che non ha amplificatori e chitarre
distorte e che ha i capelli molto ma molto corti: la Royal Scot Dragoon
Guard's Band. Una banda formata da suonatori di tamburi e cornamuse
scozzesi, in stile Barry Lindon. E' un successo imprevedibile che non ha
precedenti perché un hit del genere si crea solo col passaparola della
gente e del pubblico che acquista musica e che, si sa, è prevalentemente
giovane. E in molti si chiedono perché, in pieno 1972, invece di
comprare il singolo di Rod Stewart, di Elton John o dei T.Rex, dei
ragazzini debbano comprarsi un 45 giri di una banda scozzese di
cornamuse. La Royal Scot Dragoon Guards Band è nata nel 1971, nonostante
le sue origini risalgano al 1678. Fino al luglio '71 era la banda
ufficiale dei Royal Scots Greys, reggimento che ha combattuto in decine
e decine di guerre, i soldati del quale riuscirono ad impossessarsi
dello stendardo dell'esercito napoleonico a Waterloo. Dopo lo
scioglimento della banda, la maggior parte dei musicisti fu trasferita
vicino ad Edinburgo e incorporata nel terzo reggimento dei Carabiniers
(nulla a che vedere con i nostri carabinieri, ovviamente) detti anche
Prince Of Wales Dragoon Guards. Vennero fusi anche i due nomi e la banda
riprese immediatamente a suonare. Tra i primi impegni ci fu la
registrazione di una trentina di pezzi per un trentatré giri edito dalla
RCA inglese - che ha pubblicato immediatamente dopo il successo del
singolo. Il titolo dell'ellepi è FAREWELL TO THE GREYS. Uno del gruppo
di brani era per l'appunto AMAZING GRACE che, fatto uscire in versione
single, stravende in patria e fuori. L'origine del brano è controverso:
c'è chi dice sia un canto cherokee perché le tribù indiane durante le
guerre civili americane non avevano tempo di seppellire i loro morti e
allora intonavano il motivo come viatico per i verdi pascoli di Manitù.
C'è chi dice che la canzone è opera di un certo John Newton che, nel
1700, era capitano di una nave negriera. Un giorno, col mare in burrasca
e con la nave in procinto di affondare, cadde in deliquio mistico e
scrisse i versi (che chiamò HOW SWEET THE NAME OF JESUS SOUNDS) sul
giornale di bordo. Si salvò e di lì a poco smise con quel lavoro poco
cristiano. Difatti il primo capoverso recita: Popcorn
E a proposito di POPCORN, il successo stratosferico del momento? Ce ne
sono decine e decine in tutto il mondo (così come potete vedere a fianco
in questa pubblicità) ed ogni casa discografica non rinuncia a farne
uscire una propria versione. Ma l'origine di POP CORN arriva da molto
lontano. In realtà la
Continuando con POPCORN, abbiamo detto che di complessi (veri o fittizi)
che ne hanno inciso una propria versione ce ne sono a bizzeffe. Certo
non è facile inventarsi una versione personalizzata di un brano
elettronico della durata di una manciata di minuti. C'è la tendenza a
ricopiarsi l'uno con l'altro anche senza sentire compiutamente il lavoro
altrui. Tra i complessi che hanno curato una versione di POPCORN
parallela a quella degli Hot Butter, uno dei migliori è sicuramente
quello dei Popcorn Makers. Già dal nome si capisce che è una di quelle
sigle approntate per l'occasione e scavando un po' intorno alla
realizzazione del disco si viene a scoprire che dietro l'etichetta THE
POPCORN MAKERS c'è un altro complesso, quello degli AXIS. Qualcuno dirà
"e chi sono gli Axis?". Gli Axis sono considerati i successori degli
Aphrodite's Child. Greci come loro ma prodotti in Francia da Eddie
Barclay. Alla fine del 1971 sono esplosi con la versione inglese di
CANTO DI OSANNA dei Delirium, chiamata OSANNA e al FestivalBar del 1972
hanno portato un suggestivo brano intitolato ELA ELA, molto
interessante, a metà tra le atmosfere greche e del pop di largo consumo.
Lo stesso Eddy Barclay che nel 1969 produsse senza grosso successo il
disco di Jean Jacques Perrey e Gershon Kingsley (quello cioè dei The In
Sound di cui si parlava prima) dopo il successo ottenuto da POPCORN in
America decise di riappropriarsi del brano e questa volta di farci un
po' di soldi. Chiama in gran segreto gli Axis che incidono un disco
prova nel quale era registrata una sezione orchestrale e un
sintetizzatore che ripeteva ab libitum lo stesso giro musicale. La
versione francese di POPCORN è bell'é pronta. In Italia invece ad
eseguirla è il gruppo de La Strana Società, che, per ottenere un sound
particolare, utilizza spinetta, clavicembalo e chitarra hawaiana. C'è da
dire che il retro della loro versione è un brano che avrà successo anche
se non comparirà mai nelle classifiche del dischi, quel NEL GIARDINO DI
TAMARA che misteriosamente conoscono un po' tutti. POPCORN viene
utilizzato anche da LA DOMENICA SPORTIVA come stacchetto tra un servizio
e l'altro. Ma dopo la sua ascesa in classifica la RAI la toglie dal
programma preferendogli uno stacco di Daisy Lumini, perché all'epoca
vigeva ancora la regola che una canzone entrata in Hit Parade (tra le
prime otto) non poteva avere - per correttezza nei confronti delle altre
canzoni in lista - ulteriori passaggi radiofonici o televisivi. Sarebbe
stata pubblicità occulta. Incredibile ma la Rai aveva anche un codice
etico, del quale si è perso sicuramente il manuale. Altra versione,
italiana ma fallimentare, di questo motivo è CUORE VELOCE di Antoine. Il
francese, che non sapeva più che pesci pigliare per tornare al successo,
si getta nella mischia e tenta la carta "alimentare" ma fallisce
clamorosamente. In Olanda sono gli Anarchic System ad avere la meglio:
anche loro ne curano sia una versione cantata (POCHOCLO) che
strumentale. In Inghilterra si preferiscono i Mister K che in realtà
sono soprattutto un francese, tale Mat Camison, maniaco dell'elettronica
applicata nella strumentazione in sala d'incisione. Nel suo disco usa
anche l'arp synthetizer, strumento che dà un taglio particolare al brano
differenziandolo dagli altri. In Germania si preferiscono i Rod Hunter.
Come già detto, dietro la maggior parte di questi nomi non c'è
assolutamente niente! Sono solo degli strumentisti da sala d'incisione
con un sintetizzatore pronti a sfruttare la canzone del momento. In nove
casi su dieci non riprovano neanche con un secondo singolo.
Mina
Dopo aver imperversato per tutta la primavera con due grandi successi
lanciati a Teatro Dieci, spettacolo presentato insieme ad Alberto Lupo,
Mina si concede una pausa estiva per quel che riguarda la produzione di
singoli, lanciando un bellissimo LP al quale collabora come al solito il
gotha della musica italiana. Ma nell'estate appena trascorsa qualcosa si
è rotto tra lei ed il suo impresario Luciano Gigante, decano dello
spettacolo e già impresario di Totò negli anni quaranta. La rottura è
arrivata a causa di un premio nella notte del venticinquesimo
anniversario della nascita della Bussola di Bernardini. C'erano tutti,
da Celentano ad Ella Fitzgerald. L'unica a mancare era proprio lei,
Mina. E pensare che abitava a pochi passi dal locale! A ricevere il
premio salì Gigante e si prese i primi fischi della sua vita, a più di
settant'anni di età. Cosa che non lo fece impazzire di gioia. Da qui la
rottura, stanco di rincorrere la cantante "più puntuale ai tavoli di
gioco che agli impegni lavorativi". Di certo si sa che Mina vuole
ritirarsi a vita privata, incidendo solo dischi, non facendo più serate
e centellinando le sua apparizioni TV. Questa dichiarazione, rende
"evento" la sua esibizione del 16 settembre alla Bussola che richiama
una folla incredibile di curiosi (sarà piena all'inverosimile) e diventa
causa di un altro battibecco tra Gigante e il papà di lei, il quale si
lagnava della ressa che rendeva impossibile l'esibizione della figlia.
Esibizione poi ripresa dalla tv e trasmessa dopo qualche tempo
(disponibile una versione in dvd). Gianni Ferrio dirige l'orchesta e ci
sono grandissimi musicisti come Valdambrini e Gianni Basso. Il
repertorio spazia dai classici americani (FLY ME TO THE MOON) all'ultimo
successo della cantante (FIUME AZZURRO). Ad Elio Gigante, nonostante
l'età, non mancherà certo il lavoro, se deciderà di non ritirarsi dal
mondo dello spettacolo. Già ci sono due importantissime proposte da
parte di due primedonne della canzone italiana. Intanto Mina è quasi
pronta per la pubblicazione di due album: il primo dal vivo, registrato
proprio alla Bussola, il secondo da studio, dal titolo ALTRO. Uno dei
più belli in assoluto della cantante. C'è anche un singolo (che non
apparirà sull'album dal titolo ECCOMI), che sarà il suo hit
autunno-invernale e che si porterà dietro fino alla prima parte del
1973.
Mia Martini
Il Festival Di Musica Leggera Di Venezia è passato senza grandi
sconvolgimenti nelle classifiche di dischi. E' servito perlomeno a
valorizzare alcuni giovani italiani che troveranno il loro spazio nel
mondo della canzone. Carla Bissi (Alice) vince la Gondola D'Argento con
la canzone LA FESTA MIA, scritta da Franco Califano. Seguono il
vincitore dell'ultimo Castrocaro, Franco Simone (CON GLI OCCHI CHIUSI E
I PUGNI STRETTI) e Antonello Venditti (ROMA CAPOCCIA).La vera
trionfatrice della manifestazione è comunque Mia Martini, che
presentando il bellissimo brano DONNA SOLA ha confermato il suo stato di
grazia attuale. Lei, che a 25 anni sta finalmente mettendo ordine nella
sua vita, può davvero considerarsi soddisfatta: dopo aver trionfato al
Festivalbar con PICCOLO UOMO ora mette a segno un altro colpaccio. L'ex
ragazzina yè-yè degli esordi, quella che si baloccava con il surf di ED
ORA CHE ABBIAMO LITIGATO e che si chiamava col suo vero nome Mimì
(Domenica) Bertè, ora si fa chiamare Mia Martini. Dopo parecchie
vicissitudini approda al successo vero, quello con la S maiuscola, che
aveva già cominciato ad intravedere un anno prima quando Alberigo
Crocetta, decidendo di rilanciarla, le aveva cambiato il nome
affidandola alle mani di autori giovani, come Claudio Baglioni ed altre
nuove leve targate RCA. Perché Mia Martini? Perché è un nome
internazionale. Mia come Mia Farrow, Martini come il celebre aperitivo
italiano. Due nomi/parole comprensibili ad ogni latitudine. Il 1972 è
l'anno in cui Mia lascia LA RCA. Il contratto di Crocetta è scaduto e
lei non se la sente di proseguire da sola e nonostante Melis la pregasse
di rimanere, lei decide di seguire il suo "creatore" alla Ricordi (non
senza grane legali) casa che in lei crede molto e dove tutti sembrano
darsi un gran da fare intorno alla sua persona: il personaggio in
pratica, esiste di già ma bisogna perfezionarlo. Un mezzo sicuro per
chiarire la sua posizione nella canzone è un pezzo adatto, un biglietto
da visita. Ecco che si scatena la ricerca per trovare il brano più
adatto alla nuova Mia. Si ascoltano decine e decine di provini e si
discute una linea da seguire. Quella precedente (il periodo RCA) era
probabilmente troppo complicato: bello ma spettrale a partire dalla
copertina, che di per sé era un plagio di una copertina dei Nirvana, la
formazione psico-progressive della fine degli anni sessanta (il disco si
chiamava LOCAL ANAESTHETIC). Le canzoni incise erano molto "forti",
alcune anche dure ma accanto a pezzi di rilievo come PADRE DAVVERO ce
n'erano altri dai toni volutamente cupi come OLTRE LA COLLINA, che sì,
forse rispecchiavano sia l'anima dell'autore in quel preciso momento (un
giovane Claudio Baglioni a metà tra Foscolo e Leopardi) sia quella della
cantante stessa ma potevano gettare un'ombra sul personaggio che già
aveva vissuto sulla sua pelle dicerie poco piacevoli. Ad esempio quando
uno dei ragazzi de La Macchina, il complesso che l'accompagnava nei vari
festival Pop tra il 1970 e il 1971, muore in un incidente stradale
tornando proprio da uno spettacolo o quando durante una sua esibizione
saltano le luci e il palco diventa un campo elettromagnetico. Dopo
innumerevoli ripensamenti si sceglie una canzone scritta dai Fratelli
La Bionda, Dario Baldan Bembo e Bruno Lauzi. La canzone è PICCOLO UOMO.
In realtà Dario Baldan Bembo non era affatto d'accordo sulla scelta
della cantante. Era convinto che il pezzo, dato ad una cantante seppure
brava ma semiconosciuta per il grosso pubblico, si sarebbe bruciato. E
lui su quella canzone puntava moltissimo. La sua idea era di affidarla
ai Camaleonti, che da due anni erano alla ricerca spasmodica di un brano
che li riportasse sulla cresta dell'onda. Ma Giovanni Sanjust (un tempo
cantante di belle speranze ed ora funzionario) non ci sta. Secondo lui
quella canzone deve essere cantata da Mia Martini. Dario Baldan Bembo
cede ma non senza una piccola vendetta: lo stiramento della bobina (dove
c'era inciso il provino di PICCOLO UOMO) sino a quasi renderla
inutilizzabile. Per lui quella canzone era già morta. Un sicuro successo
gettato al vento. Rifiuta perfino di suonare l'organo in sala
d'incisione e al suo posto chiamano un turnista. Questa atmosfera
negativa intorno al progetto viene somatizzata dalla stessa Mia Martini
che comincia a trovare difetti nella canzone a partire del ritornello:
secondo lei quel "piccolo" prolungato suonava male. Il disco comunque
viene stampato e mandato al Festivalbar. Il successo è davvero enorme.
La Rai invita la Martini a CHISSA' CHI LO SA, TUTTO E' POP, SENZA RETE,
ADESSO MUSICA. La stessa Mina (per citare una collega al di sopra di
ogni sospetto) durante le trasmissioni domenicali di POMERIGGIO CON MINA
esalta Mia Martini e - scherzando tra il serio e il faceto - si rivolge
a Lauzi sgridandolo di non aver serbato per lei la canzone. E la vuole
in scaletta fino a quando non assurgerà nei magnifici dieci della Hit
Parade. Come abbiamo detto PICCOLO UOMO è il successo dell'estate e la
canzone vincitrice del Festivalbar (punti 123.780 contro i 120.416 di
Adriano Pappalardo) e la sua "battistiana" E' ANCORA GIORNO. Una canzone
facile con un testo semplice ma bello, interpretata in maniera
indefinibile, sicuramente diversa. Adesso diremmo "alla Mia Martini" ma
allora non c'era un'altra Mia Martini da poter prendere come pietra di
paragone. Ora però arriva il guaio di dover dare conferme e bissare il
disco precedente. Di nuovo ci si getta alla ricerca di qualcosa degno
del personaggio e si torna al solito team formato da Bruno Lauzi e Dario
Baldan Bembo con l'aggiunta di un altro autore targato Ricordi , Luigi
Albertelli. In realtà il testo viene scritto in prima battuta dal solo
Albertelli ma non piace molto a Mia Martini. Allora Bruno Lauzi lo
rielabora lasciando il titolo (che in origine era SOLA) e aggiungendovi
la parola DONNA. Ed è così signore da dividere l'eventuale ricavo delle
royalties lasciando nei crediti anche il nome di Luigi Albertelli. La
canzone in realtà era già stata incisa per la PDU in versione
strumentale dal sassofonista Johnny Sax. Sanjust, a cui questa canzone
piaceva molto, decide di destinarla a Mia Martini. Ed è subito il bis. A
Venezia mette in crisi le altre cantanti della manifestazione lagunare
che si presentano con canzoni al di sotto delle aspettative. L'unica a
poterle stare dietro è Ornella Vanoni che ha una canzone forse troppo
debole al confronto ma di buon impatto : IO, UNA DONNA, scritta dagli
stessi autori della canzone della Zanicchi dal titolo ALLA MIA GENTE:
Corrado e Camillo Castellari. La Vanoni ha parole di elogio per la
Martini dicendo che è la miglior cantante giovane degli ultimi anni e
sicuramente la più interessante della Mostra Internazionale Di Musica
Leggera. DONNA SOLA vende subito molto bene. Gli acquirenti (sarebbe
forse meglio dire le acquirenti perché la maggior parte sono donne)
comprano Mia Martini a scatola chiusa, come di solito succede solo con
Lucio Battisti o con Mina. E questo è un buon segno. Gigi Vesigna,
indimenticabile giornalista e direttore di Sorrisi & Canzoni TV
(giornale che sotto la sua direzione divenne il settimanale più venduto
in Italia) in quell'occasione dirà: c'è voluta tutta l'intelligenza e la
caparbietà dello staff della Ricordi per riuscire togliere a Mia Martini
quell'aura di donna vampiro che si portava appresso (riferito al periodo
di OLTRE LA COLLINA). I critici, in generale, osannano l'esibizione
della cantante e concordano unanimi nell'affermare che è la voce più
moderna che abbiamo oggi in Italia. Altri, più radicali, intravedono un
progresso in nome della musica, considerata più accessibile a confronto
con la strada percorsa in precedenza. Non era agevole, come già detto,
mettere in ombra personaggi ultranoti come la Vanoni, Milva, Iva
Zanicchi e la Cinquetti. Sono quattro donne e quattro cantanti che la
gente conosce a memoria e che considera ormai di casa per quante volte
le ha viste in tv in tutti questi anni. Probabilmente se avessero saputo
come sarebbe andata a finire, con tutta la stampa specializzata intorno
alla vera trionfatrice della Mostra, molte concorrenti non sarebbero
neanche andate. Nel frattempo, la RCA "sedotta e abbandonata" cerca di
sfruttare la situazione dando alle stampe un singolo: CREDO ed
OSSESSIONI. CREDO era la canzone che Migliacci e Mattone avevano scritto
per Mia Martini nel caso avesse accettato di andare al Sanremo 1972. Lei
non andò, d'accordo con Crocetta. Una che aveva vinto al Festival Della
Musica D'Avanguardia E Nuove Tendenze, cosa c'entrava con Sanremo? Anche
se poi i Delirium, gruppo pop partecipante allo stesso festival, a
Sanremo andarono e come. E sappiamo tutti come andò a finire con
JESAHEL. Il retro del 45 giri edito dalla vecchia casa della cantante è
invece tratto dall'unico ellepi inciso. La canzone scelta è OSSESSIONI.
Ma il disco non ottiene grosso successo perché l'artista,
contrattualmente legata alla Ricordi, non può assolutamente promozionare
il singolo. E' giunto il tempo di un nuovo album, il primo per la
Ricordi. Ed è un grande album, degno di un' interprete sensibile quale è
Mia Martini: NEL MONDO UNA COSA, presentato in anteprima proprio a
Venezia. Bella la copertina, curatissima: l'art director è Cesare
Montalbetti, fido di Battisti e fratello di Pietro dei Dik Dik. Al disco
partecipa tutto lo staff che la Ricordi le ha affiancato: da Dario
Baldan Bembo a Natale Massara passando per gli ottimi (e mai elogiati
abbastanza) fratelli La Bionda e ai fratelli Fabrizio (Popi e Maurizio),
che fino all'anno precedente avevano dato vita al duo Maurizio &
Fabrizio. Ecco le canzoni inserite nell'album: DONNA SOLA : presa di
coscienza di una donna che sente un bisogno di solitudine estrema per
riuscire a guardarsi dall'interno. Non per stare con un altro uomo -
così come assicura al suo compagno - ma per stare sola con la propria
anima nel far quadrare i conti della vita e di quello che la circonda.
Anzi, al suo uomo dice che se non ci fosse lui ad alleviarle
un'esistenza non sempre facile, probabilmente la farebbe finita. Più che
una canzone un presagio o il manifesto stesso della vita di Mia Martini.
Termina in perfetto stile gospel. Struggente, non lascia spazio
all'ottimismo. Grande testo, grande musica. NEVE BIANCA :in parecchi
vedono un riferimento alla cocaina (ma ce lo vedete Bruno Lauzi alle
prese con la cocaina?). La musica è stata già utilizzata per il secondo
singolo di Ivana Spagna, ARI ARI uscito in primavera inoltrata. Il testo
è ovviamente differente. Invertendo le parole del titolo si legge
Biancaneve e le liriche fanno riferimento anche alla favola, presa un
po' alla lontana: e dentro lo specchio non sono più io (il riferimento
allo specchio di Grimilde) con sette fratelli che solo per me han rubato
il tempo che non c'è (naturalmente è ovvio il riferimento ai sette
nani). E continua con quella mela rossa non si mangia , quasi un
ammonizione. L'incanto è finito mi sveglio con te è il principe azzurro
che però svicola dal letto e se ne va via. LA NAVE (di Albertelli e
Dario Baldan Bembo) tratta di due che si lasciano. La nave è più che
altro un simbolo di partenza, di separazione, qualcosa più forte
dell'amore e della complicità che nasce tra due persone. Un fede sola
non basta per rimanere ancorati a quel molo. Ne servono almeno due. Lei
sarebbe pronta a tutto se solo venisse ascoltata da colui che oramai le
ha voltato le spalle e che la fa assomigliare ad una delle onde lasciate
dietro il cammino dalla prua della nave. Il viaggio sarà lungo o corto,
questo non si sa. Lei però sa che una parte di sé è salita su quella
nave. Tipica ballata pop interpretata alla grande. Di questa canzone c'è
anche una versione alternativa cantata da Caterina Caselli e che viene
inclusa nell'album del 1972: MEGLIO MORIRE CHE PERDERE TE, col ridicolo
testo di Giancarlo Bigazzi. Sull'interpretazione della stessa Caselli
meglio sorvolare. MADRE è la trasposizione italiana di MOTHER di John
Lennon. Il testo è curato dalla stessa Mia. Un blues che lei ha cantato
anche in una puntata di Senza Rete, in estate. Canzone molto triste,
sentita e sofferta dove c'è molto di autobiografico nel testo e si sente
da come il brano viene interpretato. Una richiesta di aiuto ad una madre
(e ad un padre) da parte di una ragazza andata via da casa forse anche
per la poca comprensione dei genitori. Durante questo peregrinare ha
fatto degli errori ma non ha mai smesso di pensare a loro, con
rimpianto, nostalgia e un poca di rabbia. Come a dire: io ero lì con
voi, ho parlato ma non sono stata ascoltata. Ora però sento il bisogno
di tornare a casa. E un avvertimento per un ipotetico fratello: se non
hai buone gambe per camminare è inutile mettersi a correre. Forse la
strada che ti sembra più ostica (la famiglia) è quella più sicura. UN
UOMO IN PIU'. Ancora Dario Baldan Bembo e i La Bionda per quest'altra
canzone. Il testo è debole, la musica regge un po' di più. E' forse
l'episodio meno riuscito del disco, che riecheggia un po' la musica
dell'Elton John prima maniera. Di questa canzone c'è anche una versione
dello stesso autore dal titolo MONDO NUOVO, incisa nel 1975, l'anno di
ARIA. Una replica viene incisa anche da Nicola Di Bari per un 33 giri
del 1976 edito su Carosello. Il titolo è uguale (MONDO NUOVO) ma il
testo è diverso. VALSINHA: Il brano inedito (non uscito precedentemente
su 45 giri) più bello del disco. Due minuti scarsi di vera poesia. Una
traduzione eccezionale di Sergio Bardotti per una canzone firmata
Vinicius e Chico Barque de Hollanda. Più che una canzone è un quadretto
di vita. Come volersi bene ed inventarsi qualcosa di nuovo ogni giorno,
anche dopo anni di convivenza. Dalla serie contro il logorio della vita
moderna etc. etc. Una canzone che sarebbe stato più naturale fosse stata
cantata da un'interprete in età più adulta di quella della Mia Martini
del momento perché lei, nonostante la sua grande maturità
interpretativa, ha solo 25 anni. Claudio Baglioni e la sua POSTER devono
molto a questa canzone, per la parte prettamente musicale. Patty Pravo
ne incide una sua personale versione nell'album del 1972 SI, INCOERENZA.
Molto fredda e cerebrale, niente a che vedere con il calore, la magia
del timbro e il misterioso incanto che sa trarne Mia Martini. IO
STRANIERA è la versione italiana di BORDER SONG di Elton John. Il testo
di Maurizio Piccoli e abbastanza criptico e qualche frase è sdrucciola.
Comunque è molto moderno sotto tutti i punti di vista e si fa ascoltare
con piacere. QUESTO AMORE VERO di Albertelli e Guantini. Classico testo
alla Mia Martini che sembra anticipare le tematiche di MINUETTO. La
protagonista vorrebbe aggrapparsi con tutta se stessa ad un uomo che,
manco a farlo apposta, anche in questo testo le sfugge come può fare una
saponetta sotto la doccia. L'amore vero del titolo sembra davvero a
senso unico. AMANTI di Fabrizio ed Albertelli. Canzone già incisa da
Dino (e passata sotto il più assordante silenzio) che viene qui ripresa
da Mia Martini. La storia di due ex che si rincontrano casualmente dopo
tanti anni e che si narrano un po' della loro vita. La nostalgia, il
rimpianto e il ricordo di un amore che è stato grande (tu un amico? Ma
cosa dico...in fondo sei qualcosa in più) prendono il sopravvento e li
trascinano loro malgrado in un letto. Nella vita si hanno sempre troppi
rimpianti, si sta sempre a rimuginare su ciò che poteva essere e non è
stato. Perché non approfittare delle occasioni che talvolta si
presentano? Si sono rivisti per caso, il domani non li vedrà di nuovo
insieme perché le loro vite hanno preso strade diverse. Ma il domani è
domani e il presente sono loro due di nuovo insieme. Per una volta,
specie se con amore, perché no? Canzone bellissima. Tornando alla
versione originale, Dino non l'aveva cantata male a suo tempo (qualche
mese prima). Aveva messo molta delicatezza nella sua interpretazione ma
come personaggio era ormai passato di moda e la canzone, poi, richiedeva
un'interpretazione femminile per lasciare davvero il segno. IL TUO CUORE
DI NEVE, cover di una canzone straniera di Gary Wright.(SING A SONG).
Non eccezionale il testo di Maurizio Piccoli ma è plausibile credere che
neanche la versione originale fosse di grande respiro (anche se non ne
abbiamo prove tangibili). Di un brano cosi scialbo, anche se in
confezione "lusso", in un disco del genere non se ne sentiva il bisogno.
TU CHE SEI SEMPRE TU (anche questa di Maurizio Piccoli) Questa canzone,
per alcuni, parrebbe affrontare un argomento scabroso: gli abusi
sessuali perpetrati nel tempo da un individuo nei confronti di un
soggetto in tenera età. Bambina non ero matura, era il tuo giardino una
serra dove mi allevavi con cura ma la notte rubavi la terra e sentivo le
guance bagnate. Ora da grande la protagonista di queste violenze fatte
passare come "attenzioni premurose",non ha più paura e glielo grida in
faccia: mezzo uomo non sei più nessuno...tu che non parli più...tu, che
non si fa sera più. Naturalmente si avverte la ricerca di una forma
letteraria dal tono elegante e scorrevole che non vuol rendere
totalmente esplicito lo scabroso evento narrato. Era un po' la mania
degli autori di quel periodo, intenti a trovare argomenti osè da
descrivere con un certo pudore ed eleganza. E dopo il successo de IL
GIGANTE E LA BAMBINA di Ron, molti si erano gettati sulla scia con testi
in cui si raccontavano vicende di donne facili, di violenze domestiche e
della perdita della verginità. L'autore dirà che intendeva affrontare
proprio questo tema, quello della verginità perduta. Il narrato è
costruito come fosse un film; le immagini si associano in modo da
coinvolgere la sfera visiva come quella olfattiva. Il testo de L'AMORE
RUBATO - che Luca Barbarossa presentò al Sanremo 1988 - di questa
canzone è il diretto discendente. L'album termina con PICCOLO UOMO, di
cui tutti conosciamo perfettamente argomento e testo. Pare che l'idea
del piccolo uomo sia dovuto ad un appellativo della moglie di Lauzi al
proprio marito. La canzone ha un successo internazionale. Oltre ad
inciderla in varie lingue lei stessa, viene anche incisa dal complesso
spagnolo dei Pop Tops in inglese col titolo di MY LITTLE WOMAN e in
spagnolo come NO ME DEJAS (stesso titolo con il quale è stato inciso
dalla stessa Mia). Nella scelta dei brani rimangono fuori 4 titoli:
MONDO NUOVO, nella versione originale scritta da Sergio Bardotti prima
che diventasse UN UOMO IN PIU' col testo di Michelangelo La Bionda. A
POCO A POCO, poi edita nel cd CANZONI SEGRETE (del 2003). MARE APERTO
(rimasta inedita tutt'oggi) e una versione fiume di un altro brano,
KARMA 2426, scritta l'anno precedente dopo un viaggio in India. Il primo
trentatré del nuovo corso inizia quindi con l'ultimo successo a 45 giri
e termina con quello della passata stagione. Vince il premio come
miglior album del 1972. E sì che i concorrenti erano quanto di più
temibile si potesse pensare: UMANAMENTE UOMO:IL SOGNO di Lucio Battisti,
5043 di Mina, QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE di Claudio Baglioni (che poi
rientrerà nella stessa categoria anche per il 1973), UOMO DI PEZZA delle
Orme, L'AMORE E' FACILE NON E' DIFFICILE di Gabriella Ferri, 'O SURDATO
'NNAMMURATO di Massimo Ranieri, UN GIOCO SENZA ETA' di Ornella Vanoni e
BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour. Bastano? Anche se non si capisce
perché abbiano messo sullo stesso piano il 33 giri delle Orme che era di
un genere completamente differente dagli altri. E allo stesso momento
abbiano scelto di escludere STORIA DI UN MINUTO della Premiata Forneria
Marconi. NEL MONDO UNA COSA è anche l'ellepì più venduto della cantante
(33° posto nella classifica finale annuale) anche se questo dato non
significa che implicitamente debba essere anche il più bello in
assoluto. Ritornando alla vittoria in quanto album dell'anno, per quanto
bello sia, non penso che possa superare l'eleganza e lo stile di un 5043
di Mina dove sono racchiuse perle come SUONERANNO LE SEI, E' MIA, FIUME
AZZURRO, IO TI AMAVO QUANDO (YOU'VE GOT A FRIEND di James Taylor) o
l'importanza e la classe di un BUON ANNIVERSARIO di Charles Aznavour che
ospita titoli come NO, NON MI SCORDERO' MAI o MORIR D'AMORE e la stessa
BUON ANNIVERSARIO. E' sicuramente un disco da 8 - 8 e mezzo. Un lavoro
confezionato come si deve, premiato oltre che dalla critica anche dal
pubblico. Soprattutto, alla Ricordi si ha la consapevolezza di avere tra
le mani un'interprete unica, a cui si può dare in pasto qualsiasi cosa.
Sicuramente quello che ne uscirà fuori, male che vada non sarà mai da
buttare via. La cosa migliore che la casa milanese abbia mai avuto dal
tempo di Lucio Battisti.
Gilbert O'Sullivan
Tra le canzoni straniere ai primi posti in
classifica in questo periodo ce ne sono alcune veramente molto belle:
pensiamo ai Bee Gees e la stupenda RUN TO ME, ad Elton John e la sua
ROCKET MAN. Probabilmente la più bella di tutte è ALONE AGAIN
(NATURALLY) di Gilbert O'Sullivan. Una melodia magica che ha fatto il
giro del mondo e che ha portato il suo autore in testa a tutte le
classifiche. E quando si parla di ALONE AGAIN (NATURALLY) e si dice tutte
le classifiche, si intende proprio tutte. E' una di quelle canzoni che
sono state interpretate da quei cantanti che hanno un repertorio proprio
e che non lesinano comunque di pescare in quello altrui: da Frank
Sinatra a Tom Jones, da Bobby Vinton a Perry Como. Direttori di
orchestra come Ray Conniff e Percy Faith la onorano dedicandole il
titolo dei loro 33 giri (così come fa anche Andy Williams). In Italia
viene incisa da Marisa Sacchetto, Nicola Di Bari, Fred Bongusto e Paola
Musiani. Il titolo è PENSO A LEI (E STO CON TE). Di questi quattro
cantanti, sarà solo la sfortunata interprete nativa di Vignola, Paola
Musiani, ad usarla anche come singolo. Gli altri si limiteranno ad
includerla nei loro ellepi autunnali. Vediamo chi è questo giovane
irlandese di cui tutti parlano. Figlio di un macellaio e di una
pasticcera, il suo vero nome è Raymond Edward O'Sullivan. All'età di 11
anni si sposta dalla contea di Wateford in Irlanda a Swindon in
Inghilterra. Dopo il college Raymond parte per Londra alle ricerca di
una sua vita che, aveva deciso, doveva essere nell'ambito della musica.
Per intanto trovò un lavoretto part time in un C&A, catena di negozi
alimentari e non, meglio conosciuti all'estero come department store. Un
altro ragazzo che lavorava con lui, aveva un contratto con la CBS e un
giorno andò con lui portandosi dietro una chitarra e facendosi ascoltare
da alcuni funzionari della multinazionale discografica. E siccome a
quell'epoca un contratto non lo si rifiutava a nessuno (era il 1967, in
piena swingin' London)Ray firmò per cinque anni con l'impegno di
incidere almeno un 45 giri all'anno. In realtà ne incise solo due,
DISAPPEAR e WHAT CAN I DO, poi, dispiaciuto del fatto di non poter mai
avere voce in capitolo circa il missaggio e l'arrangiamento dei dischi
volle rompere e la CBS non lo trattenne, visto il flop dei singoli sul
mercato. Firmò per un'altra etichetta, la Major Minor e nel 1969 uscì
con I WISH I COULD CRY. Non successe niente neanche stavolta ma un disc
jockey della BBC lo notò e lo volle in un programma di musica dove ai
brani di successo del momento, capitava l'occasione di far ascoltare
qualcosa di suo. E' in questo periodo che Raymond si industria per
inventarsi un personaggio: una specie di Charlie Chaplin giovane, con i
pantaloni alla zompafosso, cappello che a malapena nasconde il suo
taglio di capelli stile orfano vittoriano, giacca di flanella e
cravattina da scolaro del Regno Unito. In cerca di un manager, spedì dei
demo a Gordon Mills, lo scopritore di Tom Jones e Engelbert Humperdinck.
Intorno a questi due campioni dell'easy listening inglese, costruì un
impero di 40 milioni di dollari (del 1970). Insieme ai nastri incluse
delle foto con la sua nuova divisa da lavoro. Mills individuò subito
qualcosa di speciale in quel buffo ragazzo stile anni venti e lo chiamò
nel suo ufficio facendogli firmare un contratto come autore. Non senza
però avergli fatto cambiare nome in Gilbert O'Sulliavan. Gilbert &
Sullivan (Sir William e Sir Arthur) erano due scrittori di operette
britannici durante il regno della regina Vittoria. Chiamandolo così
avrebbe accentuato il lato "buffonesco" e retrò del suo stile di
abbigliamento. Il primo disco fu registrato nell'ottobre del 1970. Era
NOTHING RHYMED, canzone stupenda, che nel novembre dello stesso anno
salì fino alle posizione numero 8 della classifica inglese restando nei
primi venti per 12 settimane. Nel gennaio 1971 la canzone, senza tanta
promozione da parte dell'autore, arrivò al primo posto in Olanda
rimanendo per 5 settimane in vetta. Anche da noi, ebbe una certa
notorietà: la versione del cantante irlandese, anche non entrando in
classifica, era molto passata in radio perché i programmatori si erano
innamorati di questa dolcissima ballata con un testo intelligente. La
storia di una ragazzo che si arroga il diritto di fare delle scelte in
proprio anche se alla fine risulteranno sbagliate. Niente è in rima
(nothing rhymed) ossia non tutte le ciambelle riescono col buco. In
Italia a rovinarla ci pensa la voce sguaiata di Nazzareno dei Profeti,
che aveva preso il posto di vocal leader nel gruppo dopo la defezione di
Renato Brioschi. Nella loro versione diventa un successo estivo di tutto
rispetto. Anche grazie a quella versione, Raymond o meglio Gilbert,
comincia ad essere un nomino anche in Italia. Little Tony lo vuole nel
suo show STASERA LITTLE TONY dove canta per l'appunto NOTHING RHYMED. Il
programma viene mandato in onda nel gennaio 1972. Nel frattempo in
Inghilterra e sul mercato estero erano usciti altri 45 giri: UNDERNEATH
THE BLANKET GO, WE WILL e NO MATTER HOW I TRY. Il primo fu un mezzo
flop: 40° nella classifica inglese. Che non sarebbe male se il
precedente non fosse andato così bene. Incredibilmente arriva al primo
posto in Olanda e ci rimane per ben due settimane. Il secondo singolo
(WE WILL)sale sino al 16° posto in Inghilterra, il terzo (che poi in
realtà sarebbe il quarto dell'era Mills)fa ancora meglio, piazzandosi al
5° posto. Il primo album del cantautore irlandese si chiama HIMSELF e
contiene alcune hit come la solita NOTHING RHYMED ed anche una canzone
molto carina dal titolo MATRIMONY, subito disponibile su singolo. Ma
come cantano gli americani, the best is yet to come ossia il meglio deve
ancora arrivare. Il meglio si chiama ALONE AGAIN (NATURALLY). Entra in
classifica in Inghilterra a marzo 1972 e negli Usa il 17 di giugno. Il
29 luglio è primo in classifica in America. E per dare al mondo un
immagine diversa del cantante da quella finora data, Gordon Mills decide
di cancellare il personaggio burlesque inizio secolo. Il nuovo Gilbert
ora indossa maglioni in stile campus americano con tanto di G rossa
ricamata sul petto. Lo sguardo è ammiccante e sornione da ragazzo della
porta accanto, mentre prima doveva sembrare in perpetuo stato di
timidezza e di timore tipo ma che ci sto a fare io qua? ALONE AGAIN
(NATURALLY) entra in classifica in Italia alla chetichella in aprile,
poi esce e ritorna a metà giugno per rimanerci fino al gennaio 1973. Il
14 ottobre raggiunge la sua punta massima arrivando al quarto posto
assoluto. Nel frattempo aveva partecipato ad ADESSO MUSICA e al
Festivalbar dove aveva fatto attendere il pubblico buoni 8-10 minuti
soltanto per trovare la posizione giusta sullo sgabello del pianoforte.
La Gilbertmania italiana fa sì che i soliti Profeti incidano una sua
canzone dell'anno prima, WE WILL, col titolo di PRIMA NOTTE SENZA LEI e
concorrano nella stessa competizione nella quale lui è in gara con ALONE
AGAIN (NATURALLY). La versione dei Profeti è semplicemente penosa,
riesce nell'impresa di far sembrare un capolavoro di tecnica vocale la
precedente ERA BELLA. Ma grazie al cielo questa volta hanno meno
successo. Il testo del brano di O'Sullivan è buffo e semitragico nello
stesso momento. Parla di un uomo a cui niente è andato per il verso
giusto e alla fine, in ogni occasione, si è sempre ritrovato solo. La
fidanzata lo molla davanti alla chiesa il giorno del suo matrimonio e la
sua idea è quella di buttarsi giù da una torre non appena riuscirà a
rialzarsi da quest'ultima batosta. Meglio farla finita che spiegare alla
gente come ci si sente ad essere stati abbandonati per l'ennesima volta:
prima la morte del padre e poi quella della madre. E alla fine della
storia lui si ritrovava sempre lì, a piangere. Da solo, naturalmente. Le
liriche sono concepite in maniera da sdrammatizzare fatti importanti e
dolorosi come quelli accaduti al protagonista, ripetendo rassegnato alla
fine di ogni capoverso ma con un sorriso rivolto alla telecamera alone
again, naturally. L'arrangiamento è assolutamente geniale, con
quell'assolo dolcissimo di chitarra acustica che arriva improvvisamente
con l'intenzione di spezzare in due tronchi la narrazione dei fatti. La
musica è quanto di più delicato si possa immaginare, la voce una
carezza. Solo negli Usa vende due milioni di copie. Altri dieci nel
resto del mondo. E' un successo di quelli che ti garantiscono una
rendita vitalizia. Quando esce di scena dalle classifiche italiane a
gennaio '73, la sua sostituta è già piazzata da due mesi in classifica.
Si chiama CLAIR, ma questa ve la racconto un'altra volta. Gianni Magni dei Gufi
In questi anni può succedere anche questo: Gianni Magni, ex Gufi (gruppo
cabarettistico scioltosi nel 1969) è stato malmenato all'uscita di un
locale da alcuni clienti che non avevano apprezzato le sue battute.
Magni, che da quando è orfano dei Gufi ha continuato sulla strada a lui
più congeniale, ossia quella del cabaret, stava esibendosi al locale
Sette Più di Milano. Il suo repertorio era costruito su siparietti,
monologhi e canzoni. Sembra sia stato uno dei monologhi ad infastidire
un gruppo di spettatori che hanno interrotto l'attore. La discussione
sembrava essersi risolta con l'intervento pacificatore di una parte del
pubblico, ma all'uscita del locale ha ritrovato vigore. Magni è stato
aggredito e picchiato nonostante l'intervento del proprietario del
locale. Di corsa al Policlinico, poi giudicato guaribile in una decina
di giorni. L'idea di picchiare un attore se le battute non piacciono non
è male... forse un po' troppo drastica. Ma potrebbe essere calcolata come
rischio del mestiere e sarebbe un incentivo per fare sempre meglio.
Scherzi a parte, abbiamo l'impressione che Gianni Magni non sia stato
picchiato solo perché non faceva ridere...
Iva Zanicchi
E a quanto pare, non è solo con gli attori che se la prendono! Durante
lo spettacolo conclusivo dei festeggiamenti patronali di San Michele a
Vallecorsa (Frosinone), la cantante Iva Zanicchi è stata più volte
incitata da un gruppo di comunisti, con tanto di bastoni in mano, a
cantare BANDIERA ROSSA. Dopo l'esibizione di Peppino Di Capri, sul palco
è salita la Zanicchi, la quale ha cantato alcuni successi del suo
repertorio. A questo punto il gruppo di "maoisti" ha preteso che la
cantante terminasse la sua esibizione con BANDIERA ROSSA. Iva, che si
era anche attardata in un inutile colloquio a distanza con i prepotenti,
stava per lasciare il palco quando è arrivata la strana richiesta. Lei
ha negato al gruppetto il fuoriprogramma e allora un paio di questi sono
saliti sul palco per passare alle vie di fatto. Il pubblico infuriato ha
cominciato ad urlare contro il gruppo di delinquenti ed a questo punto
due componenti del comitato organizzatore hanno preso i due per la
collottola e li hanno buttati giù dal palco. Sotto c'era la folla già
pronta a "farsi giustizia" ma l'intervento dei carabinieri è servito a
riportare la tranquillità. E' rimasto comunque nell'animo degli
spettatori il fastidio e l'antipatia verso chi aveva voluto rovinare una
festa patronale e religiosa e di averla voluta buttare in politica.
Claudio Villa
C'è chi invece il "compagno" lo fa di sua spontanea volontà e come
premio ci prende un pugno in piena faccia. E' Claudio Villa che dopo
aver cantato a Paulonia Superiore in Campania è stato aggredito da un
paio di giovani ai quali non deve essere molto piaciuto il saluto a
pugno chiuso del motociclista ( o skipper) Claudio Villa. L'occasione
era la festa patronale di San Ilario. I ragazzi lo hanno circondato
domandandogli cosa c'entrasse un saluto del genere in una festa di
paese. Villa, non sapendo cosa rispondere ha cominciato a sbraitare col
risultato di prendere un pugno in faccia ben assestato. Passata la
festa, gabbato lo santo. Anche se di santi qui non ce ne sono affatto.
Roberto Righini dei Girasoli
Roberto Righini, famoso autore della RCA ed ex componente dei Girasoli,
viene arrestato per droga. Trovato in possesso di due chili e mezzo di
hashish è stato fermato nei pressi del Metro Drive (un drive in) a
Casalpalocco (Roma) mentre confabulava con alcune persone, presunti
spacciatori. La droga sarebbe stata acquistata all'estero in
quantitativi rilevanti e fatta circolare in ambienti ristretti o almeno
così ha dichiarato l'arrestato. Roberto Righini, che ha esordito l'anno
precedente con un singolo off (MONDO MALATO)è stato autore di brani di
successo come DAN DAN DAN (Dalida), ABRACADABRA e FESTA NEGLI OCCHI,
FESTA NEL CUORE (Sylvie Vartan), L'ANELLO e BUGIA (Nada) , ROMA E' UNA
PRIGIONE (Patty Pravo)
Paola Borboni
Paola Borboni 72 anni(classe 1900)è in procinto di sposarsi con un
poeta, Bruno Vilar 30 anni(classe 1942). Quarantadue anni in più di
differenza tra i due non sono pochi, specie se ad averli è la donna. Ma
se la mamma della Borboni (100 anni, classe 1872) ha dato l'assenso alle
nozze, la madre di Bruno Vilar, Armanda Martegon vedova Villaraggia, non
è per niente contenta. L'annuncio del matrimonio è stato dato a Novara.
Bruno ha presentato la sua promessa sposa agli amici. I due si erano
incontrati nel 1967 al Circolo della Stampa di Milano dove il poeta
riceveva un premio di poesia e dove lei era convenuta per leggere dei
versi. Si incontrano un anno dopo e cominciano a frequentarsi. Paola
Borboni (da donna intelligente ed acuta qual'era) dice ai giornalisti
che questo non è e non può essere amore ma solo una deliziosa illusione
che lei desidera confondere con l'amore. E' un affetto composto, fatto
di stupore, di soddisfazione personale e di gioia vanitosa per quanto
senile. Il loro è un incontro tra due anime sensibili, ognuna delle
quali ha trovato nell'altra la completa comprensione spirituale. In
fondo la Borboni dice che non sta sposando un calciatore o un boxeur ma
un poeta e la poesia aiuta a purificare tutto. Parlando del suo futuro
marito, dice che si rende perfettamente conto che costui può
rimproverarle tutto: il non essere giovane, bella e ricca. Sa
semplicemente un po' recitare ma senza esagerare. E poi essendo
un'attrice pirandelliana questa situazione al limite dell'irreale le si
addice. In fondo Bruno Vilar ha trovato in questa donna l'unica davvero
in grado di capirlo. Bruno Vilar e sua moglie incideranno un disco;
certo non il sequel di JE T'AIME MOI NON PLUS ma un microsolco a 45 giri
in cui Paola declama alcune poesie del suo giovane marito (a fianco, la
copertina). Quello che nessuno si sarebbe aspettato è che , dei due, il
primo a morire sarebbe stato proprio il più giovane, il 28 giugno 1978,
quando lui aveva solo 36 anni . A causa di un colpo di sonno si andarono
a schiantare con l'auto e sua moglie Paola, nell'incidente, divenne
invalida. Raggiungerà il suo amato solo 17 anni dopo, nel giugno del
1995. Comunque c'è voluto del coraggio per un'azione del genere: non è
facile per una donna di quell'età mettersi in gioco in questa maniera,
rischiando di passare per una povera vecchia patetica sia nell'ambiente
di lavoro sia nei pensieri dell'uomo comune della strada . E la Borboni,
che è sempre stata una donna molto coraggiosa, sempre con la risposta
pronta e disposta a rischiare del suo per un'idea da portare avanti, di
coraggio ne aveva da vendere. Anche per lui. E come dice il Jacques Brel
tradotto da Bardotti: ma c'è voluto del talento ad esser vecchi e non
adulti.
Campionato di Calcio
Passiamo al campionato di calcio 1972-73. Siamo alla terza giornata e ci
sono tre squadre appaiate in testa alla classifica: Milan, Roma e
Torino. La Roma espugna Bologna imponendosi per 3 reti ad 1 con un gol
di Spadoni e una doppietta di Mujesan . Il gol per il Bologna è segnato
da Savoldi su calcio di rigore. Il Milan esagera vincendo 9 a 3
sull'Atalanta. I gol del Milan sono stati segnati da Prati (una
tripletta), da Rivera e Bigon (una doppietta a testa) e da Benetti e
Chiarugi. Per la povera Atalanta vanno a segno Divina, Ghio e Carelli.
Due reti bastano invece al Torino per liquidare la neo promossa Ternana.
A liquidare gli umbri ci pensa Paolino Pulici insaccando due gol nella
rete difesa da Alessandrelli. Era la prima volta nella sua storia che la
Ternana andava a Torino e comunque ha sfiorato il pareggio parecchie
volte prima di incassare all'ultimo minuto di gioco il secondo gol di
Pulici. La Juventus pareggia a Roma con la Lazio 1 a 1. Ad aprire le
danze ci pensa Chinaglia (che proprio in questi nostri giorni è a Roma
in veste di indagato) su calcio di rigore, a pareggiare i conti Roberto
Bottega. Qui a fianco vediamo in un'illustrazione alcuni dei
protagonisti principali di questo campionato. Ma ecco i risultati
completi della 3° giornata di campionato 1972-73 (15 ottobre 1972): Christian Calabrese
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Cari amici di "Hit Parade Italia", siamo nel mese di ottobre, mese
"canonico" per l'inizio dei programmi abbinati alla Lotteria di
Capodanno (ora, denominata "Lotteria Italia"). Questa volta parliamo
dello spettacolo più importante (e spesso, più seguito della tv):
"Canzonissima". Le annate 1970 e 1971 del concorso canoro si sono
rivelate dei veri e propri successi. In particolare, a conquistare il
pubblico, i due animatori, Corrado e Raffaella Carrà (quest'ultima, in
due anni, è riuscita a diventare una beniamina del pubblico televisivo
ed anche discografico, grazie ad hit come "Ma che musica maestro",
"Chissà se va", "Tuca Tuca", "Maga Maghella"). L'edizione '72 di
"Canzonissima" (la 17a!!!!), completamente rinnovata, è attesa con molta
ansia, dai dirigenti Rai e dalla stampa specializzata, pronta ad
affilare (simbolicamente, ma non più di tanto) le lame. Il regista è una
colonna come Romolo Siena (di nuovo alla guida dello show, a due anni di
distanza dall'affermazione di "Canzonissima '70"). Gli autori dei testi
sono delle vere e proprie "vecchie volpi": Marcello Marchesi e Dino
Verde. A dirigere l'orchestra, il M° Enrico Simonetti, che riprende il
suo ruolo primario, dopo anni passati ad animare trasmissioni tv. Le
scenografie sono firmate da Tullio Zitkowsky; i costumi, ideati da
Corrado Colabucci; le luci, curate da Corrado Bartoloni. Lo spazio del
balletto è affidato a Renato Greco (debuttante nello spettacolo legato
alla Lotteria di Capodanno). Ad interpretare i suoi movimenti
coreografici, un corpo di ballo formato da diciotto ottimi elementi,
capitanato da Joel Galietti, Marisa Barbaria, Enzo Cesiro e Stefania
Aprile. I cantanti in gara sono 36: diciotto uomini e altrettante donne.
Lo spettacolo viene registrato al Teatro delle Vittorie di Roma. La
novità assoluta del varietà, i due padroni di casa: Pippo Baudo e
Loretta Goggi. Il 36enne presentatore siciliano è un debuttante di lusso
nello show del sabato sera, dopo anni di affermazioni, ottenute in
programmi domenicali, come "Settevoci" e "La freccia d'oro". Ad
incuriosire, particolarmente, la scelta della Goggi, in qualità di
show-girl. L'attrice romana, nonostante i soli 22 anni (primadonna più
giovane nella storia della trasmissione) è una veterana del piccolo
schermo (protagonista di tanti sceneggiati: da "Una tragedia americana"
a "Vita di Dante", da "I miserabili" a "Demetrio Pianelli", da "E le
stelle stanno a guardare" alla celeberrima "Freccia nera"). Il confronto
a distanza tra Baudo e Corrado ed in particolare tra la Carrà e la
Goggi, stuzzica particolarmente la fantasia del pubblico (e della
stampa): fino alla puntata finale del 6 gennaio '73, sui vari rotocalchi
"popolari", tengono banco, pagelle, votazioni, critiche ed analisi
varie. Il costo medio di ogni puntata si aggira tra i 19 e i 20 milioni.
Pippo Baudo percepisce 1 milione e 200 mila lire a trasmissione; la
Goggi, un milione (lo stesso dicasi per gli autori, Marchesi e Verde).
Il compenso per i ballerini è di 15 mila lire al giorno, più le ore di
straordinario. Ai cantanti in gara, la Rai elargisce una diaria di 10
mila lire al giorno, più il 50% delle spese di viaggio. La sigla
iniziale dello spettacolo, intitolata "Vieni via con me
(taratapunzi-e)", è interpretata da Loretta Goggi. La sigla finale, "Il
mio pianoforte" viene eseguita da Enrico Simonetti. La 17ma
"Canzonissima" parte il 7 ottobre 1972. Nello specifico, andiamo ad
analizzare la seconda puntata della serie (trasmessa il 14 ottobre '72).
Il risultato finale, ovviamente è in mano ai telespettatori, che
potranno rivoluzionare la classifica, con l'invio delle cartoline-voto.
La trasmissione si conclude con l'esibizione finale di Loretta Goggi e
Pippo Baudo, i quali, assieme al balletto ed ai cantanti, salutano il
pubblico, interpretando il motivo "La seratissima di Canzonissima",
abbinato all'ormai popolare "Vieni via con me (taratapunzi-e)".
L'edizione di "Canzonissima" del 1972, si fa apprezzare (ancor oggi) per
il giusto mix di ironia e leggerezza, per l'innegabile coesione tra i
due conduttori, il versatile ed inappuntabile Baudo e la sorprendente
Goggi (felicissima primadonna del sabato sera), per l'apporto vincente
degli autori, Marchesi e Verde, del regista, Siena, e del coreografo,
Renato Greco (ben supportato dai suoi validi interpreti).
Saluti a tutti!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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