( da Radio Capodistria )
Un anno ai raggi X: gli aspetti socio-politici E' finito il 1974. Meno male, hanno detto in molti. Un anno che ci ha riservato parecchie sorprese negative. Partito con l'austerity, è andato avanti a forza di attentati terroristici, ammazzamenti, morti per droga, manovre economiche. Ma anche inflazione, problema energetico, crescita zero del reddito, disoccupazione, sfiducia. Per gli italiani un drammatico salto dal consumismo ad un nuovo costume d'austerità. La festa è finita per tutti strillano sociologi, politologi e scrittori. Gli italiani cambiano sistema di vita. Personaggi noti dello spettacolo dichiarano che anche per loro le cose sono cambiate: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini non hanno né fatto né ricevuto alcun regalo per Natale, Carla Fracci ha festeggiato capodanno in famiglia davanti ad un piatto di pasta e fagioli (magari servito in contenitori di finissima porcellana). Come se agli italiani potesse fregarsene di queste patetiche dichiarazioni di improvvisa povertà. Enzo Biagi, la cassandra per eccellenza, assicura che il 1974 è stato il periodo più nero dell'ultimo secolo, perfino più del 1943, e che il 1975 non sarà migliore. Dopo queste parole, molti cominciano a pensare: ma non si può passare direttamente al 1976? Scherzi a parte, anche per Natale la gente ha speso molto poco: si è comprato lo stretto necessario badando a spendere poco e bene. Anche la pubblicità è stata meno invadente: reclamizzati solo beni di prima necessità. Nei dodici mesi appena trascorsi c'è stato il record dei sequestri di persona a scopo di estorsione: ben 40! C'è stata la strage dell'Italicus, la strage a Brescia, il rapimento da parte delle BR del giudice Sossi. Estremisti di destra e di sinistra che si danno e danno la morte. Nel 1974 (rispetto al 1971) i reati sono aumentati del 50 per cento. Solamente nel Lazio, nel biennio 1971-1973, i delitti (intesi come rapine, violenze a persone e cose) hanno subito un' escalation preoccupante: da 207.234 a 335.636. L'86 per cento dei delitti rimangono impuniti. Alla Garbatella di Roma come nella zona dei Navigli milanesi (cuore rosso) o a Piazza Euclide e al suo alter ego Piazza San Babila (cuore nero) si muore per davvero. A cadere sono spesso ragazzini e ragazzi, dai 15 ai 30 anni. Morire per avere distribuito un volantino o perché si indossano scarpe etichettate di destra o di sinistra, nel 1974, era possibile. La microcriminalità fa più danni di quella attuale. Tra scippi, ladri d'auto, marchettari (che alla fine si rivelano rapinatori), violenti e attaccabrighe vari c'è una recrudescenza che fa paura. La violenza dei ragazzi di borgata, delle volte, usata solo come divertimento di una serata, sfocia in delitti che hanno dell'incredibile. Si violenta e si assalta per spregio o perché si è drogati e sfidare la legge è il nuovo gioco dei ragazzi minorenni, sia che siano figli della media borghesia che del proletariato. La questura di Roma, a corto di uomini per fronteggiare una media di 400 chiamate urgenti al giorno, utilizza quegli appuntati ed agenti che erano stati messi a sbrigare pratiche d'ufficio e al loro posto impiega civili o agenti richiamati dalla pensione. La zona di Termini come Quarto Oggiaro è sede di malavita cittadina e straniera di passaggio. Il 1975 non appare molto diverso. Nonostante l'Anno Santo, la delinquenza non dà tregua. Ma questo lo si vedrà quando si farà il bilancio di quest'anno. Nel corso del 1974 alcuni arresti eccellenti: Renato Curcio e Luciano Liggio. Il primo, fondatore delle Brigate Rosse, il secondo, detto "la primula di Corleone", viene arrestato a Milano a casa di una donna che ignorava la vera identità di Liggio. Lo cercavano le polizie di più di cento paesi. C'è un mandato di cattura anche per Michele Sindona, superbanchiere le cui spericolate avventure hanno creato un impero costruito sulle banche. Banche che ora sono sull'orlo del fallimento. Ma Sindona fugge in Svizzera dove si dichiara vittima di manovre politiche e poi vola al sicuro negli USA. L'economia mondiale del 1974 è ridotta davvero maluccio: il prezzo del greggio si è moltiplicato per quattro nel corso dell'anno e l'inflazione galoppa ovunque. Negli Stati Uniti raggiunge il 13 % e in Italia, tanto per far vedere che non siamo secondi a nessuno, il 23%. Andiamo avanti a prestiti dalla Germania, che ci permette di non scivolare nel disastro economico. Il Time a novembre esce con una copertina che ha fatto storia, quasi come quella di Spiegel del 1977, con un piatto di spaghetti e sopra una P38. Un corteo con pugni chiusi e sotto la scritta ITALY IN AGONY. L'articolo parla di un paese in mano all'estremismo di sinistra (e di destra). All'Unità non piace l'accostamento pugno chiuso-paese alla deriva e si dissocia dall'articolo del Time. Ugo La Malfa dichiara giuste alcune affermazioni mentre non è d'accordo con la visione pessimistica del settimanale americano per il futuro. Nell'articolo si scrive di una poco adeguata offensiva dello Stato contro le BR che presto alzeranno il tiro colpendo quegli stessi uomini che sembrano prenderli ora sotto gamba. Ogni riferimento al fatto Moro (lì da venire) è puramente casuale? Insomma, un annetto niente male. E nel mondo, cosa ha portato questo 1974? La cosiddetta Rivoluzione dei Garofani in Portogallo: un colpo di stato che si manifesta il 25 aprile di quest'anno, per abbattere il governo di Salazar. Un anno dopo, provata l'esperienza "comunista", con un elezione democratica, i portoghesi dicono ciao ai "liberatori" e scelgono un governo di centro sinistra (37,8% contro il 12% del PC portoghese). Giscard D'estaing prende il posto di Pompidou che muore all'improvviso. La sfida con Mitterand, che aveva dietro tutte le sinistre, vede trionfatore il gollista Giscard. Cade la dittatura greca e torna il re Costantino, chiamato a restaurare la democrazia. In Russia lo scrittore Solženicyn viene arrestato da sei uomini del KGB accompagnati da agenti della polizia. Comunque, a parte alcune situazioni non immaginabili nell'attualità, il resto potrebbe essere anche storia dei nostri giorni. Gli aspetti musicali Abbiamo parlato dell'aspetto socio-politico dell'anno, ora facciamo le pulci al 1974 musicale. E' un anno di transizione: finito il periodo, ormai da un pezzo, delle vacche grasse i dischi si vendono molto ma molto di meno. I ragazzi si scambiano i long playing e se li registrano su cassetta. I 45 giri ormai sono solo un veicolo per far conoscere l'intero album, anche se ci sono delle eccezioni. E nel 1975 di eccezioni di questo genere (tipo PIANGE IL TELEFONO o BUONASERA DOTTORE) ce ne saranno di clamorose. I cantanti si dividono sempre più in "televisivi" e "di successo". Nel primo tipo rientra quel genere di cantanti che fanno serate soprattutto nelle piazze di paese e che non sono più nelle grazie degli acquirenti di dischi. Un po' come adesso quando in programmi orribili, tipo Buona Domenica o La Vita in Diretta, si vedono ex attori o ex qualcosa che non sono più nessuno e che vengono riciclati come "opinionisti" tanto per dar loro un senso. Chi appare molto in tv non è detto che venda dischi, anzi sembra proprio il contrario. E' il caso dei finalisti di Canzonissima, una trasmissione che è alla sua ultima edizione (anche se ancora non lo sa) che non aiuta l'asfittico panorama musicale italiano "popolare" (diverso dal "cantautoriale" e da quello pop) anzi, ne pone in risalto tutti gli aspetti manchevoli e l'arretratezza rispetto agli altri generi che invece vanno per la maggiore. Ma di Canzonissima 1974/75 e della sua rocambolesca finale, ne parleremo più in là. Vediamo invece chi sono quei personaggi che si sono affermati nel corso del 1974 e quelli che hanno fatto un passo indietro : scomparsi o quasi dalle classifiche alcuni dei mattatori delle hit parade dell'anno precedente come Carly Simon, Artie Kaplan, Don McLean, Today's People, Dr. Hook & The Medicine Show, Lobo, Gilbert O'Sullivan ed anche Elton John. Al loro posto i Rubettes, Barry White, Tritons, Gorge McCrae, MFSB, Abba, Suzi Quatro. Alcuni nomi italiani escono dalla lista dei più venduti, come quello della Ferri, una delle interpreti femminili più richieste l'anno precedente, Massimo Ranieri e Lucio Battisti, quest'ultimo scende dal primo posto del 1973 al quarto del 1974. La stessa Patty Pravo, che è quinta assoluta tra i dischi più venduti con MAI UNA SIGNORA e che eguaglia la posizione del 1973 con PAZZA IDEA, fa in realtà un passo indietro nel borsino della popolarità perché il suo 33 giri, seppur venduto molto bene, usufruisce di un grande lancio pubblicitario grazie all'exploit dell'anno precedente e quindi i negozianti e gli acquirenti acquistano a scatola chiusa anche se, in realtà, non è un disco che sia piaciuto poi molto. Avanti tutta per un branco di novellini delle classifiche: Drupi, Gianni Bella, Sandro Giacobbe, Umberto Balsamo e gli "stupefacenti" Cugini Di Campagna. Stupefacenti nel senso che sono stati ricostruiti a tavolino dal duo Meccia-Zambrini dopo tre anni di anonimato. E ritroviamo in classifica tutti i Beatles da "marcatori liberi", così come accadde nel 1971. E' l'anno delle conferme per Claudio Baglioni, al suo quarto album, Riccardo Cocciante ed Alan Sorrenti, gli Alunni Del Sole e Le Orme. I Pooh fanno un passo indietro rispetto al 1973. Risale la china anche Celentano grazie a due hit come PRISINCOLINENSINANCIOUSOL e BELLISSIMA (e l'album NOSTALROCK). Si conferma grande Marcella Bella, si attesta tra le più qualificate interpreti di casa nostra una smagliante Mia Martini (INNO, E STELLE STAN PIOVENDO e l'album E' PROPRIO COME VIVERE); scende di parecchi scalini Iva Zanicchi così come Gilda Giuliani, che nonostante la continua presenza in tv e la bontà dei prodotti che propone, non riesce a vendere. Mina sovrasta tutti con il successo dei due singoli …E POI e NON GIOCO PIU' e gli album FRUTTA E VERDURA e AMANTI DI VALORE. L'anno precedente era quasi sparita dalle classifiche (LAMENTO D'AMORE non fu un gran successo). Le colonne sonore vivono un anno d'oro: JESUS CHRIST SUPERSTAR (il disco più venduto del 1974), DUNE BUGGY degli Oliver Onions da ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO, L'ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA di Franco Micalizzi (dall'omonimo film che ha avuto molto meno successo della sua colonna sonora), 007 VIVI E LASCIA MORIRE ovvero LIVE AND LET DIE del magnifico Paul McCartney e della sua band , gli Wings, il Bob Dylan di PAT GARRETT & BILLY THE KID (KNOCKIN' ON HEAVEN'S DOORS) e il vintage di Scott Joplin con THE ENTERTAINER tratto da LA STANGATA. E non dimentichiamo il grandissimo successo di Berto Pisano e la sua A BLUE SHADOW tratto dalla colonna sonora di HO INCONTRATO UN' OMBRA, uno di quei casi nel quale è la musica a trainare un prodotto televisivo non così esaltante. Restando nel campo degli strumentali, non possiamo non citare il re, ovvero Fausto Papetti, il quale ha venduto uno sproposito di dischi della sua XVIII° RACCOLTA, arrivando al settimo posto assoluto dell'anno per vendite dei 33 giri. Alla grande anche i Daniel Sentacruz Ensemble con SOLEADO, Johnny Sax con la sua SNOOPY, James Last e la sua ROMANCE'74. Tempo di duetti: oltre ai già citati Oliver Onions, nel 1974 sono andati non bene ma benissimo la coppia Wess & Dori Grezzi, Ike & Tina Turner e alla fine dell'anno, con un primo posto nel 45 giri più venduti, Cochi & Renato. C'è gloria anche per un "carosello", quello musicato da Franco Godi con SI-RE-SI-RE. Il giornale più autorevole italiano e cioè Musica & Dischi, stila la classifica degli interpreti più segnalati (cioè quelli più presenti nelle classifiche dell'anno a prescindere dal numero di copie vendute).
Il 1974 musicale, che è stato davvero un anno interessante, ci regala due generi che si erano timidamente affacciati l'anno precedente: il liscio e il revival degli anni '50. Il primo grazie all'Orchestra Casadei che è presente al Festival Di Sanremo, al Disco Per L'Estate e al Festivalbar. Uscito allo scoperto, non più prodotto di nicchia e relegato ad un confine geografico ben definito, ma musica popolare per l'Italia intera. Gli anni cinquanta ritornano prepotentemente alla ribalta grazie al film AMERICAN GRAFFITI, al ritorno del rock'n'roll e ai complessi e non (inglesi ed americani) come gli Showaddiwaddy, Glitter Band, Brian Ferry, Suzi Quatro, Bay City Rollers e ad una montagna di singoli insediatisi ai primissimi posti di tutte le classifiche di canzoni anni '50 e '60 riviste e vitalizzate col suono del '74, a metà tra la nostalgia, il glam e le teeny-band. Ecco il rock sanguigno, quello vero, a battere il genere progressive e hard che l'hanno fatta da padroni negli ultimi 4 anni. E visto che siamo all'estero, vediamo come sono andate le cose dove si parla l'inglese. E' stato l'anno dei grandi ritorni sui palcoscenici e delle lunghe tournèe: Bob Dylan, Crosby-Still-Nash & Young, Eric Clapton, George Harrison, Deep Purple, Jehtro Tull, Led Zeppelin. In Italia, di questi, non è venuto nessuno. Come detto varie volte gli anni settanta sono stati di un buio totale perché i grandi nomi venivano malvolentieri per via dei continui tafferugli a sfondo politico che si verificavano nei nostri stadi: ricordiamo quel che successe ai concerti dei Led Zeppelin e i Santana, così come a quello di Lou Reed: botte, molotov, aggressioni fin sopra il palco, lanci di pietre. Giustamente, gli artisti si guardavano bene da venire in questo paese di trogloditi. Ma nonostante ciò qualche temerario c'era: nel 1974 abbiamo visto dal vivo i Genesisi, King Crimson, Cat Stevens, Yes, Soft Machine, Traffic, Gentle Giant, Frank Zappa e gli Amazing Blondel. Hanno invece dato buca Elton John (non era la prima volta), i Black Sabbath, gli America, Eric Clapton, Weather Report ed altri. E' tornato dopo due anni anche il gruppo olandese degli Ekseption, che dall' inizio della loro carriera si prodiga nel reinventare in chiave pop-prog brani classici, facendolo peraltro molto bene. Musicisti per palati fini, sono sopravvissuti alla defezione del carismatico Rick Van Der Linden, sostituendolo con Hans Janssen, che suona il clavicembalo e il mellotron. Come detto prima, gli anni '50 sono stati la parola d'ordine di questo 1974. AMERICAN GRAFFITI è stato il catalizzatore dell'interesse per i giovani verso il decennio del rock e dei drive in. Ne approfittano tipetti come Neil Sedaka e Paul Anka che ritornano alla grande nelle classifiche, sia coi vecchi successi che con i nuovi: Sedaka con LAUGHTER IN THE RAIN, Paul Anka con YOU'RE HAVING MY BABY (che verrà cantata da Wess con il titolo di ASPETTI UN BAMBINO) e ONE MAN WOMAN, ONE WOMAN MAN in coppia con Odia Coates. Si sciolgono alcuni complessi: Ten Years After, Moody Blues, King Crimson, Tempest, Mahavishnu Orchestra. Muoiono Nick Drake, Bobby Darin, Cass Elliot (la voce dei Mama's & Papa's), Robbie McIntosh (degli Average White Band), Vinnie Taylor (degli Sha-Na-Na). Dagli USA comincia l'ondata funky e disco: dalla scuola americana californiana ecco Barry White e la Love Unlimited Orchestra. Da Miami George McCrae, i KC. & The Sunshine Band, Timmy Thomas, James Knight. Da Philadelphia gli O'Jays, la MFSB, Harold Melvin & The Blue Notes. Ora passiamo alle classifiche. LE CLASSIFICHE DI FINE ANNO Per il settimanale Billboard (Usa) i dischi a 45 giri più venduti sono:
In Inghilterra questi sono i magnifici 5 dell'anno a 45 giri; secondo il primo canale della BBC sono:
Per i 33 giri (New Musical Express):
Diamo uno sguardo anche in Francia, dove c'è un trionfatore assoluto che è Claude François. Tre canzoni al primo posto : CHANSON POPULAIRE, LE MAL-AIME' e LE TELEPHONE PLEURE, che in Italia subisce la stessa sorte arrivando, nel 1975, al primo posto con Domenico Modugno. Tanto per gradire, lui si accontenta anche di un secondo posto con SHA LA LA. Altri trionfatori del 1974 sono C.JEROME (si chiama proprio così) che canta C'EST MOI, Daniel Guichard con MON VIEUX, Serge Lama con JE SUIS MALADE (STO MALE di Ornella Vanoni) e ROCK YOUR BABY di George McCrae. Concludiamo questo giro del mondo delle hit parade con una nazione che ha sempre avuto classifiche molto interessanti. L'Olanda che, come la Germania, prende il meglio e non dalle mode musicali di tutto il mondo e si crea un mercato delle vendite molto particolare dove si trova veramente di tutto, dalla canzone arrivata terza all'Eurofestival, al disco che ha avuto più successo in Spagna; ricordiamoci del disco più venduto in Olanda nel 1972 che era UN CANTO A GALICIA, cantato da un ancora sconosciuto per l'Italia Julio Iglesias.
LA FINALE DI CANZONISSIMA 1974/75
ORIETTA BERTI con IL RITMO DELLA PIOGGIA di Pace-Panzeri-Conti. La più brutta ed inutile canzone della finale, ma anche del repertorio della Berti. Non assomiglia a niente di quello che lei ha fatto finora. Se volessimo trovargli una somiglianza nello stile potremmo risalire a CITTA'VERDE, altro insuccesso della nostra. Un cambiamento di tendenza improvviso in un anno in cui ci aveva abituato alle canzoncine di cortile del '700 e dell'800, un espediente come un altro per rimanere a galla e darsi al genere folk. Non avremmo altro da aggiungere se non che per l'ultima edizione di Canzonissima, trasmissione in cui la signora Berti in Paterlini è stata protagonista delle ultime sette finali, poteva presentarsi anche con qualcosa di più decente. Il singolo non vende un accidenti. Anche la Berti comincia a risentire del mutamento del gusto del pubblico. Voto: 4 perché è veramente una brutta canzone. MASSIMO RANIERI con PER UNA DONNA di Polito-Savio-Bigazzi. Cosa dire di questa canzone? Il paragone fatto prima per la Berti con CITTA' VERDE, potrebbe funzionare anche con Massimo. Nella stessa edizione di Canzonissima nella quale la Berti portò CITTA' VERDE, Ranieri si presentò con un pezzo troppo presuntuoso e tronfio, VIA DEL CONSERVATORIO, che gli fece perdere quell'edizione. Ecco, quella canzone potrebbe benissimo essere accostata a quest'altra. Perfetta l'esecuzione di Ranieri, bella l'orchestrazione, tipica della CGD/CBS del periodo, non male il testo anche se ci sono dei passaggi fintamente poetici che scadono un po' nel ridicolo e nel banale (tipo: per una donna ho respirato sere azzurre ad aspettare il mare: ma che vuol dire?). Manca il guizzo nello stile di ERBA DI CASA MIA, manca una melodia di ampio respiro, popolare. E' una gara popolare Canzonissima? Allora che presenti un pezzo nello stile di quei brani che gli hanno fatto vincere due edizioni! Come mai quando canta canzoni tipo VENT'ANNI ed ERBA DI CASA MIA riesce a vincere e quando presenta VIA DEL CONSERVATORIO o PER UNA DONNA, no? Lo chansonnier, Ranieri, può giocare a farlo nei teatri, con un pubblico pagante e selezionato; e ci riesce molto bene. In questi altri palcoscenici c'è un altro tipo di pubblico, che vede in queste canzoni un atteggiamento troppo presuntuoso, un voltafaccia di quel ragazzetto tutto istintivo di sei anni fa che adesso gioca a fare l'Aznavour di vicolo Pallonetto. Naturalmente la canzone, che fa parte di un progetto preciso, un long playing di brani per lo più tradotti dal francese, è di un certo spessore e di buona fattura. A partire dalla bellissima copertina di Crepax. Che poi non abbia avuto il successo che forse meritava è un altro discorso. Il singolo fatica ad entrare nei primi venti in classifica. Riesce a raggiungere la ventesima posizione su Musica & Dischi e la 17° su Sorrisi & Canzoni. Ma solo per una settimana. E questo per Massimo Ranieri è una grande sconfitta. Lui, si sa, non ha mai venduto tanti dischi a 45 giri che non abbiano fatto parte di qualche importante competizione come Canzonissima (o Venezia o Cantagiro o Sanremo) e che non abbiano usufruito di un veicolo pubblicitario importante come quello televisivo. Ma stavolta neanche questo lo aiuta. Vuol dire che anche per lui, per il suo genere, qualcosa è cambiato. Comunque sia la canzone è bella e lui la canta in maniera convincente. Se a cantarla fosse stato un altro, gli avrebbero tirato i pomodori. Voto 7½ (vedi sopra). MINO RETANO con INSIEME NOI di Minellono-Casile-Cultraro-F&M Reitano. Da quanto tempo non lo si avvista nelle hit parade? 4 anni? Mino Reitano nel 1975 è ormai un ex cantante. (paradossalmente è molto più famoso ora, nel 2006, che nel '75). Esiste perché esiste la televisione ma, a differenza di qualche anno prima, in questo inizio 1975 il pubblico tende un po' a prenderne le distanze. E non stiamo parlando del pubblico che ha una certa preparazione musicale, al quale non piaceva neanche prima, ma del suo pubblico, quello che gli ha decretato quel successo tipico da paese, da contrada. Lo stesso pubblico della Calabria che nel frattempo si è fatto più esperto e smaliziato. Lo si evince da quando va ospite a TANTO PIACERE di Claudio Lippi. Sembra un pesce fuori dall'acqua e fa tenerezza. Le facce della gente non sono propriamente amiche, non applaudono convinte ma per dovere. Detto questo, la canzone com'è? Oddio… ne ha cantate di peggio. E se non singhiozzasse su ogni nota e tenesse ferme quelle mani quando la presenta in tv, forse sarebbe ancora più tollerabile. E' una storia d'amore finita che nel testo ha una frase che ben si addice alla situazione attuale del cantante di Fiumara: lontani ormai da un mondo che più non è. Non è più il mondo di prima, anche per lui vale il discorso fatto per gli altri. Voto 6 perché, nonostante tutto, tira avanti la carretta cercando di migliorare il suo repertorio e non rompe le scatole a nessuno. GIANNI NAZZARO con PICCOLA MIA PICCOLA di Avogadro-Pace-Giacobbe. Nonostante che la sua casa discografica lo abbia spinto in tutte le maniere, presentato in tutte le trasmissioni possibili e gli abbia fatto vincere nel '74 il Disco Per L'Estate, si può considerare ormai un cantante in declino, che non ha ben deciso cosa fare da grande. Tanto è vero che farà, nel 1975, più l'attore nelle riduzioni televisive di operette e l'intrattenitore in programmi leggeri, che non il suo mestiere. Anzi, ci ha preso talmente gusto che insieme a Pippo Baudo e Lino Banfi (e Solvi Stubing e Carla Brait) gira per le città con un tendone in uno spettacolo itinerante che si chiama ALLE NOVE SOTTO CASA, per la regia di Gianfranco Nicotra. Anche lui si adegua ai tempi. Nazzaro si fa scrivere la canzone dall'enfant prodige della sua casa discografica, Sandro Giacobbe, che è stato una delle rivelazioni del 1974 grazie a SIGNORA MIA. La collaborazione con Sandro Giacobbe aveva dato già i suoi frutti: fu lui a scrivergli il pezzo che lo fece vincere al Disco Per L'Estate in giugno, QUESTO SI CHE E' AMORE. PICCOLA MIA PICCOLA, che poi Giacobbe riprenderà per il suo secondo album IL GIARDINO PROIBITO, è una bella canzone, lineare, melodica, evocativa di un passato non troppo lontano ma che sembra lontanissimo anni luce. Il ricordo di un amore estivo vive degli escamotage più ingenui per poter fare l'amore (sei fradicia come un pulcino e quella maglietta è certo che se te la levi si asciuga più in fretta) e della curiosità di sapere cosa farà adesso quella ragazza il cui ricordo è arrivato così, d'improvviso, insieme alla prima giornata calda e alla nostalgia di una gioventù ormai perduta. Una canzone che ha tutti i numeri per avere successo ma che invece trova solo un quindicesimo posto in classifica su Musica & Dischi e un nono su Sorrisi. Che comunque, visti questi chiari di luna e considerando che a cantarla è Gianni Nazzaro, non va male. Farà meglio nella versione di Giacobbe. Voto 8, perché è semplice, orecchiabile e molto carina. PEPPINO DI CAPRI con MAI di Depsa-Vistarini-Cicco. Certo che fa un po' effetto pensare che questa canzone sia stata scritta dalla brava Carla Vistarini, sorella di Mita Medici, e da Tony Cicco, ex Formula Tre ed ora cantautore col nome di Cico (è sua l'hit del momento: SE MI VUOI). Banale, piatta, scialba è quello che si può dire di questa composizione. Non arriva all'obbrobrio del pezzo della Berti ma non vorremmo esagerare dicendo che forse quella di Reitano sia leggermente un pelino migliore. Di Capri ha voluto atterrare su una pista a lui congeniale: un clone in minore di altri suoi successi e non del periodo (DOMANI, CHAMPAGNE, LASCIAMO STARE, MAGARI). La strofa è la parte della canzone meglio riuscita, il ritornello è scontato e ruffiano. Da uno come Peppino Di Capri ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. Voto 5 ½ (meriterebbe un 5 ma in questo caso ha prevalso il rispetto per l'artista). VIANELLA con NOI NUN MORIREMO MAI di Vianello-A.Minghi. Difficile che due volponi come Wilma ed Edoardo si presentino con qualcosa di brutto e difatti anche stavolta non si smentiscono. E' un testo in romanesco, che racconta di come tutto inesorabilmente ha una sua fine, la gioventu', le foglie in autunno, i fiori. Esempi forse semplici ma che sono in perfetta linea con il testo nel suo insieme e con la musica di questa canzone molto delicata, malinconica e cesellata perfettamente dalla voce di Wilma Goich, che esprime dolcezza e una malinconia di fondo. Nel testo si racconta di una coppia che si illude di salvarsi dalla caducità delle cose terrene inventandosi un' eternità nell'amore (er tempo poi, se ne po' annà, ma senza te e me). Una bella canzone con la quale il duo credeva davvero possibile una vittoria o un secondo posto alle spalle di Ranieri. Vedremo poi com'è andata. Voto 8½ (perché la canzone e la coppia lo merita in pieno). WESS & DORI GHEZZI con UN CORPO E UN ANIMA - di Albertelli-Lubiak-Dattoli-U.Tozzi. Altro duo, ma di diverso genere quello di Wess e Dori Grezzi. La coppia è un prodotto da laboratorio, creata a tavolino, la loro musica è spesso di gusto mitteleuropeo. Non è difficile trovare i loro dischi nelle classifiche tedesche, austriache, olandesi, svizzere. Il loro è un repertorio molto vicino al genere Eurofestival, che da quelle parti và fortissimo. UN CORPO E UN ANIMA è una canzone molto carina che nel tempo è diventata, suo malgrado, un piccolo cult. L'aver fatto da colonna sonora ad uno spot azzeccato come quello del calcio Sky, ne ha cambiato anche le connotazioni originali: da canzoncina semplice e un po' banalotta a capolavoro degli anni settanta. Tutto, visto con gli occhi di poi, viene rivalutato. Si sente parecchio la mano del primo Tozzi, nella parte musicale: un giro che in alcuni punti ricorda da vicino DONNA AMANTE MIA, canzone che il cantautore torinese avrebbe portato al successo (e al Festivalbar) da qui ad un anno. La strofa si basa su un battibecco più discorsivo che musicale e possiamo addurre a questa trovata la ragione del successo della canzone. E' senza dubbio un modo originale di scrivere e la professionalità, un po' algida e calcolata con la quale affrontano il brano i due interpreti, dà un contributo maggiore al successo e alla fortuna del disco. La bravura di Wess fa da contraltare alla non brillante vocalità della Ghezzi, che sebbene sia un bel vedere (in questo particolare periodo della sua vita) non avrebbe forse quelle doti necessarie per essere davvero una cantante di mestiere. Ha una voce gradevole, questo sì. Diciamo che quanto manca alle doti canore viene tuttavia supportato dalla presenza fisica e da una disinvoltura naturale sul palco. Nella vita bisogna avere soprattutto fortuna e la bella Dori, ne ha avuta abbastanza. Dopo anni di fiaschi su fiaschi ha trovato la chiave giusta per aprire la porta del successo e "svoltare" alla grande. E nel frattempo instaura una relazione sentimentale importante con De Andrè che, per una certa critica, "nobilita" la carriera stessa della cantante, nonostante che lui non scriva una sola riga per il duo. A parte queste facezie di ordine non prettamente artistico, insieme a quella di Nazzaro, UN CORPO E UN ANIMA è la canzone più adatta per vincere la gara del sei gennaio, se si esclude la grossa personalità e il peso di un nome come quello di Massimo Ranieri. I Vianella sono, pur nella loro popolarità romanesca, troppo sofisticati, sebbene possa sembrare un paradosso, per una vittoria finale. Voto 7½ (fedeli alla linea, affiatamento perfetto. Sembrano davvero marito e moglie). E passiamo adesso al girone folk. Due i cantanti in gara. TONY SANTAGATA con LU MARITIELLO - di Toni Santagata. Una canzone che sembra un pezzo della tradizione italiana tipo QUANTO E' BELLA L'UVA FOGARINA. Ma è una canzone nuova, scritta dal cantautore pugliese, seppure con dei rimandi a motivi antichi e popolarissimi. Prendendo in prestito una battuta ormai vecchia, la si potrebbe chiamare di genere bifolk più che folk. Sappiamo bene che il testo in una canzone folk o parla di gioia amorosa e di festa o è di rivendicazione per una condizione disagiata. Spesso è anche di tono sarcastico e satirico. Una via di mezzo sembra non esistere. Santagata esagera e la fa troppo popolare, di quel popolare che dà fastidio, che sfiora il burino (non so se rendiamo bene l'idea) Vorrei coprir la tua bocca di baci di baci di baci, per dirti quanto mi piaci e poi tenerti sul cuor. Questo non è folk, questo è Casadei versione Sant'Agata di Puglia! E' una mistificazione del folk che comunque rende i suoi frutti. Arriva al sesto posto sia nella classifica di Sorrisi & Canzoni che in quella di Musica & Dischi. Voto 5½ (perché chi conosce Toni Santagata sa bene che in quello che fa non c'è malafede. Purtroppo ci crede veramente). MARIA CARTA con AMORE DISISPERADU - di Maria Carta-Laurani. Questo è il folk. Può piacere o non piacere ma la canzone di Maria Carta colpisce per il suo rigore e per la teatralità innata dell'interprete che pare sempre tutt'uno con quello che canta. Severa e concentrata, vestita di nero come la sua gente di Siligo (Sassari), canta con modi da prèfica la tradizione sarda così come le canzoni nuove (ma sempre in dialetto) come fossero antiche. Una figura sicuramente nobile a dispetto della sua origine contadina. Ha un viso perfetto per fare l'attrice (e difatti verrà utilizzata spesso) un po' all'Irene Papas, della quale potrebbe essere l'epigono italiano. Stesse radici, isolane entrambe, impegno sociale non "peloso", coraggio nel portare avanti un discorso artistico sicuramente di difficile apprendimento. La canzone ha un testo molto interessante (sebbene sia in sardo, leggendolo è comprensibile) anche se un po' ripetitiva è la parte musicale. Voto alla canzone 6 (voto al personaggio così particolare 10). Ed ora che abbiamo visto i protagonisti di questa finale parliamo di come si è svolta la finalissima del 6 gennaio. I telespettatori non hanno visto la finale, a causa di uno sciopero dei dipendenti Rai-Tv. I vincitori sono stati dichiarati tali in coda al telegiornale delle otto. Una fine davvero ingloriosa per la diciottenne Canzonissima alla sua ultima presenza televisiva. Viene mandata in onda il lunedì successivo, 9 gennaio, in edizione ridotta e cucita insieme da un troppo euforico Mike Bongiorno al quale Raffaella si era affrettata a dare la (finta) linea come si danno dieci centesimi a quelli che al semaforo puliscono i vetri. Raffa, dall'alto delle sue zeppe di cinquanta centimetri, si limita ad annunciare i cantanti guardandosi bene dal fare un abbozzo di sorriso rivolto alla telecamera. Un atteggiamento davvero stupefacente. I vincitori sono, a sopresa, Wess & Dori Ghezzi. Lo meritavano, essendo gli unici (insieme a Gli Alunni Del Sole, Gianni Bella e i Nomadi) ad avere un peso sulla bilancia dell'industria discografica. Hanno avuto il coraggio di presentarsi a questa edizione e rimanere sempre umili e apparentemente distaccati. Nel girone folk ha vinto Tony Santagata. Massimo Ranieri, considerato da tutti il vincitore già dalla prima puntata, è arrivato al secondo posto ma le giurie popolari lo hanno relegato al quarto e il fatto di essere in vetta per numero di cartoline non è che il ricordo di un passato glorioso. Difatti, se andiamo a vedere la classifica finale, Ranieri ha addirittura 200 mila cartoline più della coppia vincitrice, ma le giurie hanno scaricato la maggior parte dei loro voti su Wess & Dori, manifestando un giudizio ben differente da quello degli acquirenti di cartoline, per lo più gente adulta. Massimo Ranieri non prende molto bene la sconfitta: ha soltanto 24 anni ed è sulla breccia da 7. Ha bruciato in sette anni quello che una persona normale brucerebbe in 30. Ha fatto di tutto, ha avuto un successo strepitoso in ogni campo nel quale si è cimentato (cinema, teatro, televisone, canzone). Oggi, gennaio 1975, si trova ad essere un ex cantante di successo e un attore cinematografico ridimensionato rispetto a 3 anni fa. Da METELLO, BUBU' DI MONTPARNASSE, IMPUTAZIONE DI OMICIDIO PER UNO STUDENTE o anche IL FARO IN CAPO AL MONDO (con Kirk Douglas, Yul Brinner e Fernando Rey) ora si ritrova al fianco di Christian De Sica in LA CUGINA (pseudo erotico con pretese alla Bellocchio) o a produzioni patetiche come SALVO D'ACQUISTO, ostacolato anche dalla famiglia del carabiniere ucciso dai tedeschi. Comunque, un bagno di umiltà non fa male e Massimo che, come sappiamo, saprà risalire la china al più presto. Nel frattempo si consola con il programma radiofonico settimanale ANDATA E RITORNO e col Festival Dei Due Mondi di Spoleto, dove debutterà nel ruolo di protagonista di NAPOLI: CHI PARTE E CHE VIENE, testo di Raffaele Viviani elaborato da Giuseppe Patroni Griffi. I Vianella sono delusi: speravano in una vittoria o perlomeno in un secondo posto. Certo, Wess & Dori Grezzi non se li sarebbero mai immaginati come vincitori. Ma a sentire tutti i protagonisti, nessuno se li sarebbe mai immaginati. Era stata già una sorpresa l'averli visti arrivare in finale a discapito della sofisticata Gilda Giuliani. La previsione di un piazzamento fluttuava tra il quinto e il settimo posto. I coniugi Vianello dichiarano che per loro la trasmissione era finita quando hanno saputo dello sciopero. La barca stava affondando e nessuno se ne curava più. Anche loro si danno al teatro: sotto la regia di Enrico Maria Salerno dovrebbero debuttare in una piece musicale chiamata IL VANGELO SECONDO NOARTRI, una rivisitazione del Vangelo in romanesco. Autore, insieme a Vianello, Amedeo Minghi. Maria Carta è contenta: l'essere arrivata in finale non era una cosa preventivata. Troppo difficile il suo repertorio. Canzonissima sarebbe dovuta servire a farla conoscere a più gente possibile. Ma si accorge anche che per andare avanti non basta avere il pubblico dalla propria parte ma anche una buona dote di fortuna. Difatti, pare che già dal 22 dicembre, in Sardegna non si trovassero più cartoline, tutto dipeso da una mancata consegna che doveva arrivare da Roma. Di Santagata, il vincitore, dice che il suo è un "malinteso" folk. Maria Carta non aveva nessuna intenzione di partecipare alla trasmissione autunnale ma un suo amico senatore (del Pci) le dice che quello che canta e come lo canta, non è solo suo ma patrimonio di tutto il popolo della Sardegna e quindi la convince a tentare. Lei continua ad essere scettica ed invece di puntare su un repertorio più noto, porta canzoni meno conosciute (e comunque, fuori dalla Sardegna, i canti sardi non sono poi così famosi). Ma con suo grande stupore vince le tre eliminatorie ottenendo più di un milione di voti. Al Delle Vittorie sono anche più stupiti di lei: ci hanno sempre scherzato sopra dicendo che quello che cantava era arabo, che non si capiva una parola. La lingua che canta, più che un vero dialetto, è una lingua-romanza parlata solo in alcune zone della Sardegna nord occidentale. E voi sapete benissimo che anche a distanza di 15 chilometri l'uno dall'altro i sardi parlano una lingua talmente differente che certe volte non si capiscono. Maria Carta ha sempre cantato, da quando era una bambina. Svaghi ce n'erano pochi nella sua zona e il cantare era un'arma per scacciare paure e preoccupazioni (canta che ti passa la paura, cantava Herbert Pagani). A 18 anni la svolta della sua vita. Insieme ad un'amica chiede un passaggio in macchina a Salvatore Laurani, uno sceneggiatore che stava in Sardegna per lavoro. Non sapendo cosa fare e dire, per la timidezza, si mise a cantare. La cosa piacque tanto all'uomo che da lì a poco se la sposò. Il marito le fece da pigmalione, le fece leggere dei libri, sentire differenti modelli musicali da quelli ai quali era abituata e lei si rese conto di cosa significasse il non poter essere andata a scuola. Cominciò a prepararsi per la sua futura carriera come cantante, girando ogni volta che tornava in Sardegna per le campagne alla ricerca di canzoni molto antiche, di quelle tramandate oralmente di generazione in generazione, finchè non le imparava a memoria. Il suo primo contatto con un pubblico che non fosse quello composto da amici avvenne nel 1969, spinta dal marito. E, pur senza parteciparvi, avvertì che quell'anno era quello in cui cominciava a farsi strada il genere folk: anche il Cantagiro di allora aveva un girone denominato "musica folk" che però era più dedicato agli attori o cabarettisti che al vero genere. Difatti ci si potevano trovare personaggi presi pari pari dalla tv come Lino Toffolo o Cochi & Renato. Maria Carta incide il suo primo LP dopo qualche tempo e ne vende 40 mila copie. Tante per una sconosciuta che fa una musica cosi particolare. Ha fatto recital in vari teatri ed ha cantato in Germania, Russia, Svizzera, Olanda. Franco Enriquez, marito di Valeria Moriconi, l'ha scelta come corista greca nella Medea di Sofocle e nel 1974 ha girato il Padrino Numero II di Coppola. Bella? E' un personaggio talmente fiero delle sue origini, temprato nelle privazioni e nella fatica di una vita non facile da sembrare addirittura bella. Di certo, se possono non piacere le sue canzoni (l'osticità del sardo, la sua voce con i battimenti tipici di quei luoghi, un repertorio che rimane sempre quello) non può non colpire lei, il modo in cui affronta il palcoscenico, i suoi scialli che sanno di antico, i suoi lunghi capelli neri che la rendono austera, fragile e dolce nel contempo. Il suo canto risale la notte dei tempi. Un grande personaggio che avrebbe dovuto essere l'Amalia Rodriguez italiana, se solo l'industria discografica l'avesse aiutata un po' di più. Maria Carta muore a Roma nel settembre 1994. Al tempo di Canzonissima aveva 40 anni. Toni Santagata, dal canto suo, non può che essere felice per la vittoria contro un personaggio come Maria Carta, data per sicura vincente (giravano già fotografie in cui lei e Ranieri venivano ritratti come i vincitori). Dalla sua parte aveva anche quella critica impegnatissima per cui tutto ciò che è cultura (secondo il loro punto di vista) è buono e giusto. Figuriamoci poi se dietro ci si lasciano intravedere disegni riconducibili alla politica. Santagata ce la fa lo stesso, anche non avendo nessuno che remi dalla sua parte. Di certo ha il pubblico della sua Puglia, in questa Italia dei campanili. Però non solo: anche quelli che trovavano i canti di Maria Carta troppo difficili o noiosi. E' il primo specialista in folk ad avere vinto una gara istituzionale. Nato a Sant'Agata in Puglia, Antonio Morese (questo il suo vero nome) prese lezioni di musica da un tenore a Napoli al quale pagava 8 mila lire al mese. Nel 1964, con un primo repertorio di motivi popolari in dialetto cominciò a frequentare il Bagaglino di Roma e il Folkstudio. Nel 1966 passò anche per il Derby di Milano dove tornò nel 1969 (come detto, anno cardine per il folk in Italia) con QUANT'E' BELLO LU PRIMM'AMMORE e SANT'ANTONIO A LU DESERTO, canzoni in dialetto che riproposero anche la Colli (in una versione rivista e corretta) e Rosanna Fratello nell'album dedicato alle canzoni del sud, entrambe nel 1971. Santagata inventa anche il genere trash-pugliese senza però scadere nel volgare. Quello che poi ha fatto Leone Di Lernia, anche lui pugliese, ma con ben altri toni e senza un filo di classe e buon gusto. Santagata fece la versione pugliese di JE T'AIME MOI NON PLUS di Jane Birkin col titolo IO T'EEME, PEPPI', canzone che fu giudicata come migliore composizione originale per il cabaret dell'anno. Seguirono tre LP dei quali uno su Padre Pio. Poi la tv, Canzonissima l'anno precedente (quando portò AUSTERITY) e la vittoria finale di quest'anno. Tony pareva chiuso da Lando Fiorini, che giocava in casa. Lui stesso non avrebbe scommesso una lire sull'eventualità di arrivare in finale. L'aver battuto Fiorini che di Santagata fu il principale competitore dato che aveva lavorato parecchio al Puff (locale trasteverino di Lando) fa sembrare la cosa del tipo "l'allievo batte il maestro". Ma maestro di cosa? Sono due generi completamente differenti: il primo canta canzoni strappacuore del tipo PUPO BIONDO o pezzi più scanzonati come potrebbe essere SEMO CENTOVENTITRE', l'altro canzoni che sono il più delle volte composizioni originali dell'autore, mentre Lando Fiorini spesso sì affida a canzoni della tradizione romanesca. Certo, le accuse di Maria Carta gli dispiacciono ("è un buon showman ma non c'entra niente col folk") ma è la vittoria l'unica cosa che conta e che rimane. Peppino Di Capri arriva ultimo e dà la colpa all'utilizzazione dei vecchi filmati che sono stati mandati in onda al posto delle esibizioni dal vivo dei cantanti per la non finale (accusa mossa anche dai Vianella). Dichiara vincitori gli scioperanti che non solo non hanno mandato in onda Canzonissima ma che hanno fermato anche la Domenica Sportiva, cosa non da poco in Italia! Fa i complimenti al duo vincitore, dicendo che Wess canta proprio bene e che Dori Grezzi in pochi anni è diventata una vera artista: sicura di sé e che sa come stare sul palco. Mino Reitano è soddisfatto del suo terzo posto dietro Ranieri. E siccome Mino Reitano resta sempre Mino Reitano, ci tiene a far sapere che sta per girare un film dal titolo POVERO CRISTO (che non è la sua autobiografia!). Film orrido che esce nelle sale della Calabria per mezza giornata e poi viene ritirato per la vergogna. In questo film, se può far piacere, il protagonista, cioè Reitano, viene messo sotto da un autotreno. Ma è solo finzione. Gianni Nazzaro non parla mai: ci pensa la moglie-manager e caporal maggiore Nada Ovcina. Non è affatto contenta del quinto posto ma "ha capito che il tempo delle competizioni canore è finito". Allora come mai ci ha spedito l'incolpevole marito? Orietta Berti, quarta classificata, se la prende anch'essa con lo sciopero che ha penalizzato questa finale. Non sa se dirà di no alle prossime competizioni canore perché decide la casa discografica e non lei (bugia) e quindi sarebbe stupido opporsi, un comportamento da non professionisti. Orietta Berti dovrebbe essere sincera e dire, in primo luogo, che se non partecipa a qualche gara praticamente lei non esiste e, in secondo luogo, che il tempo del vino e delle rose è finito anche per lei, ormai. E i vincitori cosa dicono? Wess & Dori Ghezzi per adesso si godono la vittoria. Certo, sono contenti, ma a differenza di qualche collega, sanno che è un po' una vittoria di Pirro, che più che altro ha un valore simbolico. Vincere Canzonissima 1974 è stato come vincere Il Tartufo D'Oro ad Alba (con tutto il rispetto per Alba). Una cosa buona questa vittoria l'ha portata: il biglietto aereo andata e ritorno per Stoccolma, dove il duo rappresenterà l'Italia all'Eurofestival. La canzone pare sia ERA, un brano proposto a Loredana Berté e che è stato messo in stanby dalla stessa. Coppia professionista come poche: i due, oltre a presentarsi insieme, hanno anche una propria vita professionale separata, lui col suo complesso (bravissimo/i), lei con un quintetto. I rispettivi manager continuano a prendere impegni separatamente per l'uno e per l'altro, anche perché sono pochi i gestori di locali che possono accollarsi la spesa di averli entrambi sul palco. Forse dovrebbero fare un cachet a forfait? Lui guadagna circa due milioni a sera, lei oltre il milione. Certamente, dopo questa vittoria, ci sarebbe più di un impresario disposto a sborsare tre milioni a sera per avere "il corpo" (lei) e "l'anima" (lui) insieme. Ma le precedenti scritture obbligano Wess ad esibirsi senza la bella Dori. Ma se la coppia manterrà intatto il successo e se l'eco della vittoria resisterà all'usura del tempo, Wess e Dori potranno soddisfare le richieste. E qualcosa ci dice che sarà proprio così. La cosa più deprimente da parte dei cantanti è che tutti si affannano a cercare una giustificazione non richiesta da nessuno. Una giustificazione che nessuno chiede loro perché nessuno ha mai davvero preso sul serio questa edizione, tanto meno il pubblico. Che non si è strappato i capelli di certo quando, per la prima volta nella storia della televisione, la finale di una trasmissione legata alla Lotteria Italia non è andata in onda. Quindi, accampare scuse o dare la colpa a questo o a quello fa tanto pensare ad una guerra tra poveri, a gente disperata a cui sta mancando il terreno sotto i piedi. Sembra una visione catastrofista della situazione, e anche un tantino esagerata, ma non è così. Per molti di questi cantanti, la fine di Canzonissima o del Disco Per L'Estate (che terminerà proprio nel 1975) significa fine della visibilità e della carriera vera e propria. S'è rotto il giocattolo. Da questo momento si dovranno accontentare di qualche passaggio sanremese ogni 7-8 anni o delle comparse deprimenti nelle varie trasmissioni in televisione (per lo più dal 2000 in poi) del tipo "guardate un po' chi vi abbiamo riportato?" C'è quindi la paura e l'incertezza di quello che sarà il loro futuro. Ve lo diciamo noi cosa gli riserverà nei prossimi due anni, il futuro: per la Berti e Reitano sta arrivando un periodo nero, artisticamente parlando. Reitano si manterrà a galla con le sigle tv legate alle trasmissioni di Mike Buongiorno: anche se non si vendono almeno lo faranno rimanere nella mischia. La Berti non venderà dischi ma farà tante, tante serate. I Vianella sono ormai agli sgoccioli, più che altro perchè come coppia nella vita reale pare non vadano molto d'accordo. Nazzaro deve accendere un cero a Santa Televisione per tutto il periodo 1975-1977 (le operette su Rai Uno, La Compagnia Stabile Della Canzone, L'Amico Della Notte). Wess & Dori Grezzi avranno ancora un anno, forse due, di successo e poi si separeranno. Di Capri, lo sappiamo bene, non l'ammazza nessuno (tanto lui nelle competizioni con le cartoline di mezzo è andato sempre male). Ranieri farà molto teatro e televisione e lascerà perdere, tranne sporadiche occasioni, la canzone. Queste naturalmente sono le "previsioni" per i prossimi due anni. Passato quel periodo, le cose cambieranno un po' per tutti questi protagonisti. La classifica finale potete vederla qui a fianco. In tutto questo caos organizzativo preventivato, c'è una nota positiva per la protagonista: due dischi in hit parade. FELICITA' TA' TA' (la sigla) e RUMORE, che è un esempio di proto-discomusic all'italiana, una canzone che, nel suo piccolo, è un cult. Una canzone che ha fatto il giro del mondo, esportata ovunque, cantata in varie lingue dalla stessa Carrà. Ma dietro a questo grande successo, c'è una magagna grande come una casa. Nel marzo 1974 Guido Maria Ferilli e Andrea Lo Vecchio (gli autori) insieme al produttore Shel Shapiro, portano il pezzo a Donatella Moretti, cantante di un certo successo negli anni sessanta e che adesso si sta rifacendo una verginità musicale con cose molto particolari, album di pezzi scritti da importanti autori italiani. La Moretti incide il provino per la canzone con la quale avrebbe dovuto prendere parte al Disco Per L'Estate 1974 e successivamente al Festivalbar. Poi per ragioni sue, o anche degli organizzatori, rinuncia. Raffaella Carrà, alla ricerca di un secondo pezzo da affiancare alla sigla così come d'uso a Canzonissima per le presentatrici (regola che ha varato lei per prima nelle edizioni 1970 e 1971 con REGGAE RRR! e TUCA TUCA, lanciate quando le sigle erano MA CHE MUSICA MAESTRO e CHISSA' SE VA) intravede un alto potenziale in quella canzone lasciata lì in un cassetto. E la incide, includendola sia nell'album che lanciandola come singolo. Fin qui niente da dire: una cantante abbandona una canzone, un'altra la riprende. La rogna arriva quando sulla copertina del disco si scrive Raffaella Carrà ma si legge Donatella Moretti. Perché la CGD ha pensato bene di utilizzare il provino della cantante perugina, lasciando la sua voce ad inerpicarsi nelle note più alte del pezzo, là dove Raffa non arriva. E questo non solo nel disco ma anche nelle due interpretazioni televisive, dato che vengono usate le basi registrate. Una strana ed improvvisa padronanza della voce in certi registri che non sono della Carrà. Quando si arriva alla frase "quando ho deciso che facevo da me", il me corrisponde ad un mi naturale, un acuto che la voce della Moretti tiene per otto battute e che la Carrà non potrebbe tenere neanche se dovesse piangere in aramaico del 300 avanti Cristo. La Carrà, la cui estensione vocale arriva al si, riesce con un copia ed incolla da sala di registrazione e ad un variatore di toni, a far diventare un si un mi. Ma anche per quel si c'è voluto l'ausilio involontario della Moretti, perché la Carrà non teneva quella nota per più di quattro battute. E così per le altre quattro subentra la voce naturale della cantante umbra a quella artefatta della showgirl. Donatella Moretti pare che non abbia preso troppo bene la cosa e cita in giudizio la Carrà per uso illeggitimo della sua voce. La CGD dopo aver giurato e spergiurato che quella era la voce della Carrà, ha poi, in un secondo tempo, ammesso che c'era sì una voce ma era quella di una ragazza del coro che aiutava Raffaella nelle note più ostiche. Ammesso che sia così, sembrerebbe logico pensare che in RUMORE c'è una voce che non appartiene alla Carrà. Comunque, la canzone ottiene un successo enorme e come detto prima, non soltanto in Italia. A parte la voce, alla Moretti, si può dire che non è stato rubato nulla. Una canzone abbandonata in un cassetto e ripresa da un personaggio di successo come la Carrà, se diventa un hit che varca i confini nazionali, non può generare una colpa per chi ha creduto nel brano. E' comprensibile l'amarezza della simpatica Donatella Moretti, ma certamente se l'avesse incisa lei, i risultati sarebbero stati di tutt'altro tenore. Praticamente non se ne sarebbe parlato più già dal giorno dell'incisione. Quando Raffaella Carrà la presenta in trasmissione (per due volte) si capisce benissimo che quella canzone ne farà molta di strada, già dalla coreografia e dalla scenografia delle riprese: una discoteca, gli ottimi ballerini professionisti della Rai vestiti normalmente come fossero dei ragazzi qualsiasi, Raffaella Carrà su una pedana con un vestito che ha una grandissima scollatura sul di dietro e le inquadrature del viso di lei stessa che si sovrappongono alle luci stroboscopiche e dei ballerini. Molto evocative le immagini, danno risalto ad una canzone che ha tutti i numeri per diventare un grande successo, a partire dallo stupendo arrangiamento di Shel Shapiro: aspettava solo la cantante e l'occasione giusta. E con tutto il rispetto, questa non poteva essere Donatella Moretti, che in quel periodo aveva tra l'altro optato un'altra strada, sicuramente più di nicchia. Comunque Raffaella Carrà viene invitata al prestigioso Midem, che gli anni scorsi ha ospitato per l'Italia artisti come Mia Martini, Ornella Vanoni, Adriano Celentano e tanti altri. Shel Shapiro è perplesso perchè ha saputo che bisogna cantare dal vivo e tutti gli accorgimenti ed effetti speciali del disco posti in essere in sala d'incisione non potranno essere impiegati. La stessa Carrà è incerta perchè dice di non essere una cantante a tempo pieno (ma intanto il singolo va forte in tutta Europa). Non sarà che la povera Donatella Moretti avesse davvero ragione lei? LA SOUL EXPLOSION E LA TK RECORDS Si era parlato più su dell'esposione della soul-funky music e di come un pezzo come ROCK YOUR BABY fosse stato un best seller in tutto il mondo. Il merito è anche della casa discografica TK e del sound di Miami (abbiamo visto che la musica nera più alla moda si divide in diverse scuole: quella losangelina, newyorchese, di Philadelphia e della Florida). Detroit è rimasta un po' indietro. La TK viene distribuita qui da noi dalla RCA che, sulla scia della consorella inglese, lancia la seria Soul Explosion, di cui vediamo qui a fianco il logo. I dischi di successo sono davvero tanti. Stiamo entrando in pieno nel periodo della discomusic che ci acompagnerà fino al 1979 inoltrato. Gente come gli Hues Corporation o i Main Ingredient erano già ai vertici delle classifiche R&B di Billboard da molto tempo, ma pressocchè sconosciuti in Europa. Gli unici più ricettivi erano stati i tedeschi, che avendo importanti basi militari americane in suolo germanico, movimentavano un po' il mercato discografico e lanciavano successi in formato 45 o maxi single dalla radio della Nato. Comunque il 1975 si apre sotto l'insegna black power, intesa musicalmente. Basta citare alcuni dei più grossi hit dell'anno: LADY MARMALADE, FLY ROBIN FLY, THE HUSTLE, DO IT ('TIL YOU'RE SATISFIED), THATS THE WAY (I LIKE IT), DON'T LEAVE ME THIS WAY (nella versione di Harold Melvin & The Blue Notes), MOVIN', I'M ON FIRE, REACH OUT I'LL BE THERE (nella versione di Gloria Gaynor), YOU'RE THE FIRST, THE LAST, MY EVERYTHING e molte altre. E la TK fa la sua parte: Timmy Thomas, i Foxy (gruppo bianco per un'etichetta nera), Cely Bee & The Buzzy Bunch, Anita Ward, Jimmy Bo Horne, Queen Samantha, Peter Brown, Betty Wright, Wild Honey, Gorge McCrae, K.C & The Sunshine Band e molti altri faranno la fortuna di questa etichetta. Artefice di questo successo è Henry Stone, nativo di New York (Bronx), nato nel 1921, un ragazzo molto intraprendente. Entra nel mondo dello spettacolo alla fine degli anni quaranta dopo aver lasciato l'esercito. Nel 1947 fonda la Seminale Records Distributions con la quale rifornisce i negozi di dischi e i jukebox della Florida. Ha anche uno studio di registrazione (Crystal Recording Companies), nel quale registrano personaggi legati alla musica gospel e blues ma anche Ray Charles. Nel 1972 le case discografiche che Stone utilizzava per la sua compagnia di distribuzione decidono di farsi rappresentare da una nuova etichetta, la Wea. Intanto Stone aveva fondato una piccola casa discografica, distribuita dall'Atlantic, la Alston. Questa piccola etichetta sfornò due successi clamorosi come CLEAN UP WOMAN di Betty Wright e FUNKY NASSAU dei Beginning Of The End. A questo punto decide di fare davvero per conto proprio e di mettere su una casa discografica con i fiocchi: ed è così che nasce la TK Records. Cosa significa TK? Può sembrare strano ma è l'omaggio che Henry Stone fa all'ingegnere che costruì il suo studio di registrazione ad otto piste che si chiamava Terry Kane. Ma ciò avviene anche perché Stone aveva già una corporation che usava quelle iniziali e quindi aveva pensato bene di andare avanti con quelle. Il primo disco ad uscire sotto l'etichetta TK è il best seller WHY CAN'T WE LIVE TOGETHER, che in Italia conosciamo benissimo per essere stato nelle classifiche ufficiali tanto tempo e in testa alle classifiche speciali delle discoteche per tutta l'estate del 1973. La canzone guadagna il primo posto delle classifiche statunitensi e fa il giro del mondo. Poi arrivarono tutti quei campioni dei dancefloor mondiali. Il primo maxi single dell'etichetta uscirà nell'estate 1976 e esarà AT THE TOP OF THE STAIR dei Wild Honey. Henry Stone e la TK Records non si limitano a sfornare dischi sotto quella dicitura ma nascono numerose sotto etichette come la Marlin, la Amazon, la Blue Candle, la Cat, la Sunshine Sound, la A.P.A, la Dash e altre dove incidono nomi come quelli delle Ritchie Family, Gwen McCrae, T.Connection, Alice Street Gang e cosi via. Quando l'etichetta chiuderà, nel 1981, la CBS realizzerà una trasmissione intitolata "La Disco è morta". Henry Stone è tutt'ora vivente, risiede ancora in Florida (a Coconut Grove) dove è conosciuto come il padrino del Miami Sound. Ora produce artisti rap come i Black Haze. Ad 85 anni, non è male. Neil Sedaka Si era citato all'inizio, ora parliamone un pochettino più approfonditamente, di Neil Sedaka. Dopo circa quindici anni e venticinque milioni di dischi venduti (dal 1959 al 1962), torna nelle classifiche americane. Quando nel 1962 vide la sua stella declinare in patria sbarcò in pianta stabile a Roma dove cominciò ad incidere una serie di successi memorabili in lingua italiana, per lo più traduzioni dei suoi pezzi in italiano (ma anche originali di Pes, Migliacci, Zambrini) come ESAGERATA, LA TERZA LUNA, UN GIORNO INUTILE (dal quale Venditti attinse a piene mani per C'E' UN CUORE CHE BATTE, nel 1986), LA NOTTE E' FATTA PER AMARE, I TUOI CAPRICCI e tante altre canzoni che furono autentici bestseller. Questa rinascita, comunque parziale, è dovuta sia all'interesse generale per il periodo degli anni cinquanta, quando lui cantava OH CAROL!, sia alla mano tesagli da Elton John, che gli propone di passare alla sua etichetta, la Rocket. Perché dopo la parentesi italiana, per anni, Sedaka ha girovagato di casa discografica in casa discografica senza che nessuna porta gli venisse aperta: questa è l'ingratitudine tipica del mondo dello spettacolo per il quale finchè vendi sei qualcuno, appena smetti, puoi anche morire. Così è andato avanti per circa 8 anni. Si mette al lavoro ed entra in sala d'incisione, registrando alcuni pezzi tra i quali LAUGHTER IN THE RAIN, che in breve tempo entra nelle classifiche USA e UK, prima nella speciale classifica Easy Listening, dove compaiono i nomi di Bacharach, Carpenters, Tom Jones, e poi nella classifica ufficiale a 45 giri. Per Neil Sedaka sono giorni davvero emozionanti. Come succedeva nel 1959, ogni settimana dà una scorsa alle classifiche di Billoboard, New Musical Express, Melody Maker per vedere fino a che punto stia andando il suo singolo e più il tempo passa più il disco sale. Una soddisfazione particolare che aveva dimenticato. E il disco si vende bene anche in Olanda, Germania ed Austria. Nel mese di marzo ha in programma un tour in Inghilterra e la cosa lo spaventa un poco. Su Melody Maker dichiara: "quando hai 18 anni è stupendo, quando ne hai quasi 40 e sei fuori dal giro da tanto, è faticoso. All'epoca facevo anche 3 spettacoli al giorno e mi divertivo sempre." Ora ha una famiglia e sua figlia di undici anni l'aiuta ad organizzare l'agenda giorno per giorno. Ogino-Knaus Diciamo addio a Ogino, il famoso ginecologo giapponese, che insieme all'austriaco Knaus aveva scoperto l'unico metodo anticoncezionale ammesso dalla Chiesa. Muore proprio quando il mondo ha definitivamente messo da parte il suo insicuro metodo di controllo delle nascite. Si basava sul fatto che l'ovulo femminile ha una vitalità limitata e pertanto se si praticano rapporti sessuali quando l'ovulo non è vitale, il concepimento è impossibile. Per mettere in pratica questo metodo occorre però sapere con certezza il giorno esatto in cui l'ovulo è maturo. Ogino aveva fatto questa scoperta nel 1923, quando studiava la cura per alcune forme di tumore all'utero. Allo stesso risultato era giunto nello stesso periodo Hermann Knaus e il metodo venne perciò chiamato Ogino-Knaus. Pio XII, nel 1951, e Paolo VI, nel 1964, avevano benedetto la scoperta. Knaus muore nel 1970, Kyusaku Ogino muore ora a 92 anni. LA CLASSIFICA DEI FILM NELLE SALE E visto che questo è stato un articolo sulle classifiche di tutti i tipi, non poteva mancare quella dei film della settimana, che questa volta prende il posto del consueto sguardo al campionato. Una classifica che non si discosta molto da quella delle feste natalizie. Si riconfermano campioni d'incasso il duo Bud Spencer-Terence Hill, mentre sorprende in negativo l'ultima produzione Disney, che nonostante la massiccia campagna pubblicitaria (su Topolino per tutto novembre e dicembre le copertine erano state dedicate a tutti i personaggi del film) non raccoglie il successo sperato.
Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. TOTANBOT (1975) di David Guarnieri Cari amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di un varietà Rai, intitolato "Totanbòt" (letteralmente: all'improvviso). Il regista è Romolo Siena (reduce dal grande successo di critica e di pubblico di "Tante scuse", trasmesso nell'autunno 1974, condotto da Sandra Mondani e Raimondo Vianello). Gli autori sono Italo Terzoli ed Enrico Vaime; le coreografie sono curate da Renato Greco; le scene, ideate da Tullio Zitkowsky; i costumi sono delle creazioni di Enzo Altieri. Il direttore della fotografia è Corrado Bartoloni, mentre, a dirigere l'orchestra e a firmare le musiche originali dello show è Pino Calvi. La regina del programma è Iva Zanicchi (non a caso, il titolo richiama alle sue origini emiliane). La popolarissima "Aquila di Ligonchio" ricopre, non solo il ruolo di cantante, bensì di primadonna a tutto tondo, sull'onda delle affermazioni ottenute da Ornella Vanoni in "L'appuntamento" (1973) e di Mina in "Milleluci" (1974). Lo spettacolo viene registrato allo Studio 1 della Rai (sito in Roma, via Teulada n. 66). Per realizzare la trasmissione, la Zanicchi trascorre 400 ore (10 ore al giorno per 40 giorni) nello studio tv e 80 ore (2 al giorno per 40 giorni) in sala trucco. L'impianto scenico è fisso: una pista circolare attorno alla quale siedono cento persone e l'orchestra che, con uno speciale accorgimento compare e scompare a seconda delle esigenze. In ogni puntata di "Totanbòt", la Zanicchi viene affiancata da un famoso attore. Nella prima serata (sabato 11 gennaio 1975), l'apertura dello spettacolo è affidata all'ospite d'onore, Walter Chiari. Questi si lamenta per l'eccessivo ritardo di Iva e per essere stato lasciato da solo in scena dagli autori del programma. Nell'attesa della protagonista, Chiari intrattiene il pubblico, raccontando barzellette. Finalmente entra in scena Iva, la quale ironizza sui tempi lunghi negli sketch dell'attore veronese. Al termine del siparietto, la cantante interpreta il brano "L'indifferenza". Dopo lo spazio riservato al balletto (dedicato agli strumenti musicali), torna Chiari con un monologo imperniato sui Capi di Stato in visita ufficiale in Italia. È il momento del "sogno" di Iva. L'"Aquila" immagina, rispettivamente di vincere un Gran Premio di Formula 1, superando Jackie Stewart e Ronnie Peterson; di divenire una sorta di Calamity Jane nel West (affrontando il Gary Cooper di "Mezzogiorno di fuoco"); di posare per Federico Fellini, per una sua personale versione della "Gioconda" di Leonardo Da Vinci; di ottenere il Premio Oscar, dalle mani di Lee Marvin e di Julie Christie. Al risveglio, Iva propone il brano "Libera, senza complessi". In chiusura di puntata, la Zanicchi e Chiari ripropongono il famoso numero dei "Fratelli De Rege". Ai due si aggiunge Carlo Campanini (da sempre, spalla ideale di Walter). La seconda puntata (18 gennaio 1975) si apre con Iva Zanicchi, che interpreta il brano "Amerò" (cover di "I Belong" dei Today's People). L'ospite d'onore è Alighiero Noschese. Nel presentarlo, Iva scambia per delle perfette imitazioni di Alighiero, Wilma Goich, Edoardo Vianello e Maria Giovanna Elmi. Segue una serie di immagini filmate, doppiate da Noschese, con protagonisti, Henry Kissinger (abbinato alla voce di Alberto Sordi), Golda Meir (Sophia Loren), Henri Sadat (Raimondo Vianello) e Leonid Breznev (Aldo Fabrizi). Al termine del balletto dedicato alla danza Jazz, Iva e Alighiero sono protagonisti di una ironica scenetta, dedicata ai loro esordi di cantante da balera e di animatore di feste di scarso valore. La Zanicchi, interpreta "Cha cha cha della segretaria", "Aveva un bavero" e "Accarezzame", mentre Noschese imita Achille Togliani, Renato Rascel, Carlo Dapporto, Betty Curtis, Nunzio Filogamo, Nicola Arigliano, Vittorio De Sica, Totò e Tina Pica. In questa puntata, Iva sogna di essere diretta da Herbert Von Karajan; di distruggere un incrociatore della Marina U.S.A. e di essere processata (il Pubblico Ministero è Van Johnson, mentre il suo difensore è Alberto Sordi); di essere catturata da un gruppo di indigeni e salvata nientemeno che da Tarzan. Dopo queste disavventure, la cantante riesce finalmente ad essere diretta da Von Karajan, ma, delusa del risultato, interpreta "Testarda io", con l'accompagnamento del M° Calvi. È di nuovo il turno di Noschese, che propone una sfilata di caratterizzazioni: Pietro Nenni, Enrico Berlinguer, Sandro Paternostro, Elisabetta d'Inghilterra, Sergio Telmon, Lello Bersani, Gianni Agnelli, Guido Carli, Ugo La Malfa. Nel finale, Iva accenna quattro suoi successi: "Zingara", "Un uomo senza tempo", "Un fiume amaro", "La riva bianca, la riva nera", coadiuvata da Noschese, che interpreta, rispettivamente, Gianni Morandi, Fred Bongusto, Sergio Endrigo e Adriano Celentano. Terza puntata (25 gennaio 1975): la Zanicchi apre il programma cantando la celebre "Ti lasci andare" di Charles Aznavour. Il partner di puntata è il beniamino delle telespettatrici: Alberto Lupo (preferito a Marlon Brando, Jean Paul Belmondo e Frank Sinatra). L'attore genovese ironizza sul suo ruolo di seduttore e di fine dicitore. Il balletto è dedicato alla musica nei film di guerra. Al termine, Iva confessa di aver sempre desiderato essere un'attrice famosa, proponendo la poesia "Il giovane Werther". Segue una scherzosa analisi di Lupo sugli sceneggiati in costume dell'800, dalle situazioni improbabili e dai molteplici nomi, difficili da ricordare. Il "sogno" di Iva, questa volta, la vede diventare una cantante lirica di successo, interprete delle opere di Giuseppe Verdi, dal "Rigoletto" (nel ruolo di Gilda) alla "Traviata" (nel ruolo di Violetta). Tornata nei propri panni, la Zanicchi canta il brano "Sempre tua". Nel finale, Lupo ed Iva presentano una parodia del quiz televisivo, anche in questo caso improntato sulla capacità di sedurre dell'attore (il gioco si chiama "Miliardo o maliardo"). Quarta ed ultima puntata (1° febbraio 1975). Iva canta uno dei suoi primi successi: "Accarezzami amore". La guest-star è Johnny Dorelli. "L'Aquila di Ligonchio", ispirandosi al programma "Ieri e oggi", mostra al suo ospite una serie di brani, tratti da "Canzonissima '58: "Piccolissima serenata", "Mamma" e "Meravigliose labbra". Dorelli canta poi il brano "Angela". A seguire, una parodia dei numeri da circo: Giustino Durano, nei panni dell'animatore circense, presenta Iva, la quale esegue dei numeri "straordinari": stirare, lavorare a maglia e fare il nodo alla cravatta. Dopo il balletto del quarto appuntamento, dedicato a Venezia, Dorelli e Iva propongono una divertente scenetta, ambientata dietro le quinte del Festival di Sanremo ed impostata sulle ansie, i timori dei cantanti in gara, prima di salire sul palco. Terminato lo sketch, Johnny interpreta "Un uomo solitario" (cover di "Solitaire" di Neil Sedaka). La Zanicchi, nel suo quarto "sogno", diviene un'eroina protagonista del telefilm "Ufo", accanto al Comandante Straker (interpretato da Ed Bishop). La cantante, interpreta poi il brano "A far l'amor con te". In chiusura di puntata, Dorelli ironizza sui precedenti partner della Zanicchi e sul corollario dei "soliti" ospiti d'onore dei varietà televisivi. La sigla finale dello show, "E la notte è qui", scritta da Terzoli, Vaime, Vistarini e Calvi è, ovviamente interpretata da Iva Zanicchi, ed inclusa (assieme alle altre canzoni nuove presentate nel varietà) nel 33 giri "Io ti propongo" (Ri-fi Record), il quale, anche grazie alla promozione avuta nel corso delle puntate, entra nella classifica degli album più venduti. "Totanbòt", conquista un buon indice d'ascolto (circa 22 milioni di teleutenti) e, assieme alla sua protagonista, un buon consenso da parte del pubblico. Il programma preso in esame, pur risentendo del clima di "Austerity" che ha investito la televisione italiana in quegli anni, risulta tuttora, abbastanza convincente, sia per lo spirito ironico ed informale e, soprattutto, grazie alla simpatia ed alla versatilità di Iva Zanicchi (oltre alle ben note doti di interprete canora), ben affiancata da quattro protagonisti assoluti dello spettacolo come Walter Chiari, Alighiero Noschese, Alberto Lupo e Johnny Dorelli.
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