Un anno ai raggi X: gli aspetti socio-politici
E' finito il 1974. Meno male, hanno detto in molti.
Un anno che ci ha riservato parecchie sorprese negative. Partito con
l'austerity, è andato avanti a forza di attentati terroristici,
ammazzamenti, morti per droga, manovre economiche. Ma anche inflazione,
problema energetico, crescita zero del reddito, disoccupazione,
sfiducia. Per gli italiani un drammatico salto dal consumismo ad un
nuovo costume d'austerità. La festa è finita per tutti strillano
sociologi, politologi e scrittori. Gli italiani cambiano sistema di
vita. Personaggi noti dello spettacolo dichiarano che anche per loro le
cose sono cambiate: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini non hanno né
fatto né ricevuto alcun regalo per Natale, Carla Fracci ha festeggiato
capodanno in famiglia davanti ad un piatto di pasta e fagioli (magari
servito in contenitori di finissima porcellana). Come se agli italiani
potesse fregarsene di queste patetiche dichiarazioni di improvvisa
povertà.
Enzo Biagi, la cassandra per eccellenza, assicura che il 1974 è
stato il periodo più nero dell'ultimo secolo, perfino più del 1943, e
che il 1975 non sarà migliore. Dopo queste parole, molti cominciano a
pensare: ma non si può passare direttamente al 1976? Scherzi a parte,
anche per Natale la gente ha speso molto poco: si è comprato lo stretto
necessario badando a spendere poco e bene. Anche la pubblicità è stata
meno invadente: reclamizzati solo beni di prima necessità.
Nei dodici mesi appena trascorsi c'è stato il record dei sequestri di persona a
scopo di estorsione: ben 40! C'è stata la strage dell'Italicus, la
strage a Brescia, il rapimento da parte delle BR del giudice Sossi.
Estremisti di destra e di sinistra che si danno e danno la morte. Nel
1974 (rispetto al 1971) i reati sono aumentati del 50 per cento.
Solamente nel Lazio, nel biennio 1971-1973, i delitti (intesi come
rapine, violenze a persone e cose) hanno subito un' escalation
preoccupante: da 207.234 a 335.636. L'86 per cento dei delitti rimangono
impuniti. Alla Garbatella di Roma come nella zona dei Navigli milanesi
(cuore rosso) o a Piazza Euclide e al suo alter ego Piazza San Babila
(cuore nero) si muore per davvero. A cadere sono spesso ragazzini e
ragazzi, dai 15 ai 30 anni. Morire per avere distribuito un volantino o
perché si indossano scarpe etichettate di destra o di sinistra, nel
1974, era possibile.
La microcriminalità fa più danni di quella attuale.
Tra scippi, ladri d'auto, marchettari (che alla fine si rivelano
rapinatori), violenti e attaccabrighe vari c'è una recrudescenza che fa
paura. La violenza dei ragazzi di borgata, delle volte, usata solo come
divertimento di una serata, sfocia in delitti che hanno
dell'incredibile. Si violenta e si assalta per spregio o perché si è
drogati e sfidare la legge è il nuovo gioco dei ragazzi minorenni, sia
che siano figli della media borghesia che del proletariato. La questura
di Roma, a corto di uomini per fronteggiare una media di 400 chiamate
urgenti al giorno, utilizza quegli appuntati ed agenti che erano stati
messi a sbrigare pratiche d'ufficio e al loro posto impiega civili o
agenti richiamati dalla pensione. La zona di Termini come Quarto Oggiaro
è sede di malavita cittadina e straniera di passaggio. Il 1975 non
appare molto diverso. Nonostante l'Anno Santo, la delinquenza non dà
tregua. Ma questo lo si vedrà quando si farà il bilancio di quest'anno.
Nel corso del 1974 alcuni arresti eccellenti: Renato Curcio e Luciano
Liggio. Il primo, fondatore delle Brigate Rosse, il secondo, detto "la
primula di Corleone", viene arrestato a Milano a casa di una donna che
ignorava la vera identità di Liggio. Lo cercavano le polizie di più di
cento paesi. C'è un mandato di cattura anche per Michele Sindona,
superbanchiere le cui spericolate avventure hanno creato un impero
costruito sulle banche. Banche che ora sono sull'orlo del fallimento. Ma
Sindona fugge in Svizzera dove si dichiara vittima di manovre politiche
e poi vola al sicuro negli USA. L'economia mondiale del 1974 è ridotta
davvero maluccio: il prezzo del greggio si è moltiplicato per quattro
nel corso dell'anno e l'inflazione galoppa ovunque. Negli Stati Uniti
raggiunge il 13 % e in Italia, tanto per far vedere che non siamo
secondi a nessuno, il 23%. Andiamo avanti a prestiti dalla Germania, che
ci permette di non scivolare nel disastro economico. Il Time a novembre
esce con una copertina che ha fatto storia, quasi come quella di Spiegel
del 1977, con un piatto di spaghetti e sopra una P38. Un corteo con
pugni chiusi e sotto la scritta ITALY IN AGONY. L'articolo parla di un
paese in mano all'estremismo di sinistra (e di destra). All'Unità non
piace l'accostamento pugno chiuso-paese alla deriva e si dissocia
dall'articolo del Time. Ugo La Malfa dichiara giuste alcune
affermazioni mentre non è d'accordo con la visione pessimistica del
settimanale americano per il futuro. Nell'articolo si scrive di una poco
adeguata offensiva dello Stato contro le BR che presto alzeranno il tiro
colpendo quegli stessi uomini che sembrano prenderli ora sotto gamba.
Ogni riferimento al fatto Moro (lì da venire) è puramente casuale?
Insomma, un annetto niente male. E nel mondo, cosa ha portato questo
1974? La cosiddetta Rivoluzione dei Garofani in Portogallo: un colpo di
stato che si manifesta il 25 aprile di quest'anno, per abbattere il
governo di Salazar. Un anno dopo, provata l'esperienza "comunista", con
un elezione democratica, i portoghesi dicono ciao ai "liberatori" e
scelgono un governo di centro sinistra (37,8% contro il 12% del PC
portoghese). Giscard D'estaing prende il posto di Pompidou che muore
all'improvviso. La sfida con Mitterand, che aveva dietro tutte le
sinistre, vede trionfatore il gollista Giscard. Cade la dittatura greca
e torna il re Costantino, chiamato a restaurare la democrazia. In Russia
lo scrittore Solženicyn viene arrestato da sei uomini del KGB
accompagnati da agenti della polizia. Comunque, a parte alcune
situazioni non immaginabili nell'attualità, il resto potrebbe essere
anche storia dei nostri giorni.
Gli aspetti musicali
Abbiamo parlato dell'aspetto socio-politico dell'anno, ora facciamo le
pulci al 1974 musicale. E' un anno di transizione: finito il periodo,
ormai da un pezzo, delle vacche grasse i dischi si vendono molto ma
molto di meno. I ragazzi si scambiano i long playing e se li registrano
su cassetta. I 45 giri ormai sono solo un veicolo per far conoscere
l'intero album, anche se ci sono delle eccezioni. E nel 1975 di
eccezioni di questo genere (tipo PIANGE IL TELEFONO o BUONASERA DOTTORE)
ce ne saranno di clamorose. I cantanti si dividono sempre più in
"televisivi" e "di successo". Nel primo tipo rientra quel genere di
cantanti che fanno serate soprattutto nelle piazze di paese e che non
sono più nelle grazie degli acquirenti di dischi. Un po' come adesso
quando in programmi orribili, tipo Buona Domenica o La Vita in Diretta,
si vedono ex attori o ex qualcosa che non sono più nessuno e che vengono
riciclati come "opinionisti" tanto per dar loro un senso. Chi appare
molto in tv non è detto che venda dischi, anzi sembra proprio il
contrario. E' il caso dei finalisti di Canzonissima, una trasmissione
che è alla sua ultima edizione (anche se ancora non lo sa) che non aiuta
l'asfittico panorama musicale italiano "popolare" (diverso dal
"cantautoriale" e da quello pop) anzi, ne pone in risalto tutti gli
aspetti manchevoli e l'arretratezza rispetto agli altri generi che
invece vanno per la maggiore. Ma di Canzonissima 1974/75 e della sua
rocambolesca finale, ne parleremo più in là.
Vediamo invece chi sono quei personaggi che si sono affermati nel corso
del 1974 e quelli che hanno fatto un passo indietro : scomparsi o quasi
dalle classifiche alcuni dei mattatori delle hit parade dell'anno
precedente come Carly Simon, Artie Kaplan, Don McLean, Today's People,
Dr. Hook & The Medicine Show, Lobo, Gilbert O'Sullivan ed anche Elton
John. Al loro posto i Rubettes, Barry White, Tritons, Gorge McCrae,
MFSB, Abba, Suzi Quatro.
Alcuni nomi italiani escono dalla lista dei più venduti, come quello
della Ferri, una delle interpreti femminili più richieste l'anno
precedente, Massimo Ranieri e Lucio Battisti, quest'ultimo scende dal
primo posto del 1973 al quarto del 1974. La stessa Patty Pravo, che è
quinta assoluta tra i dischi più venduti con MAI UNA SIGNORA e che
eguaglia la posizione del 1973 con PAZZA IDEA, fa in realtà un passo
indietro nel borsino della popolarità perché il suo 33 giri, seppur
venduto molto bene, usufruisce di un grande lancio pubblicitario grazie
all'exploit dell'anno precedente e quindi i negozianti e gli acquirenti
acquistano a scatola chiusa anche se, in realtà, non è un disco che sia
piaciuto poi molto. Avanti tutta per un branco di novellini delle
classifiche: Drupi, Gianni Bella, Sandro Giacobbe, Umberto Balsamo e gli
"stupefacenti" Cugini Di Campagna. Stupefacenti nel senso che sono stati
ricostruiti a tavolino dal duo Meccia-Zambrini dopo tre anni di
anonimato. E ritroviamo in classifica tutti i Beatles da "marcatori
liberi", così come accadde nel 1971. E' l'anno delle conferme per
Claudio Baglioni, al suo quarto album, Riccardo Cocciante ed Alan
Sorrenti, gli Alunni Del Sole e Le Orme. I Pooh fanno un passo indietro
rispetto al 1973. Risale la china anche Celentano grazie a due hit come
PRISINCOLINENSINANCIOUSOL e BELLISSIMA (e l'album NOSTALROCK). Si
conferma grande Marcella Bella, si attesta tra le più qualificate
interpreti di casa nostra una smagliante Mia Martini (INNO, E STELLE
STAN PIOVENDO e l'album E' PROPRIO COME VIVERE); scende di parecchi
scalini Iva Zanicchi così come Gilda Giuliani, che nonostante la
continua presenza in tv e la bontà dei prodotti che propone, non riesce
a vendere. Mina sovrasta tutti con il successo dei due singoli …E POI e
NON GIOCO PIU' e gli album FRUTTA E VERDURA e AMANTI DI VALORE. L'anno
precedente era quasi sparita dalle classifiche (LAMENTO D'AMORE non fu
un gran successo). Le colonne sonore vivono un anno d'oro: JESUS CHRIST
SUPERSTAR (il disco più venduto del 1974), DUNE BUGGY degli Oliver Onions
da ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO, L'ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA di Franco
Micalizzi (dall'omonimo film che ha avuto molto meno successo della sua
colonna sonora), 007 VIVI E LASCIA MORIRE ovvero LIVE AND LET DIE del
magnifico Paul McCartney e della sua band , gli Wings, il Bob Dylan di
PAT GARRETT & BILLY THE KID (KNOCKIN' ON HEAVEN'S DOORS) e il vintage di
Scott Joplin con THE ENTERTAINER tratto da LA STANGATA. E non
dimentichiamo il grandissimo successo di Berto Pisano e la sua A BLUE
SHADOW tratto dalla colonna sonora di HO INCONTRATO UN' OMBRA, uno di
quei casi nel quale è la musica a trainare un prodotto televisivo non
così esaltante. Restando nel campo degli strumentali, non possiamo non
citare il re, ovvero Fausto Papetti, il quale ha venduto uno sproposito
di dischi della sua XVIII° RACCOLTA, arrivando al settimo posto assoluto
dell'anno per vendite dei 33 giri. Alla grande anche i Daniel Sentacruz
Ensemble con SOLEADO, Johnny Sax con la sua SNOOPY, James Last e la sua
ROMANCE'74. Tempo di duetti: oltre ai già citati Oliver Onions, nel 1974
sono andati non bene ma benissimo la coppia Wess & Dori Grezzi, Ike &
Tina Turner e alla fine dell'anno, con un primo posto nel 45 giri più
venduti, Cochi & Renato. C'è gloria anche per un "carosello", quello
musicato da Franco Godi con SI-RE-SI-RE. Il giornale più autorevole
italiano e cioè Musica & Dischi, stila la classifica degli interpreti
più segnalati (cioè quelli più presenti nelle classifiche dell'anno a
prescindere dal numero di copie vendute).
- INTERPRETE MASCHILE A 45 GIRI : DRUPI
- INTERPRETE MASCHILE A 33 GIRI : DEMIS ROUSSOS
- INTERPRETE FEMMINILE A 45 GIRI: MINA
- INTERPRETE FEMMINILE A 33 GIRI: MINA
- COMPLESSO A 45 GIRI: I CUGINI DI CAMPAGNA
- COMPLESSO A 33 GIRI: DEEP PURPLE
- COLONNA SONORA ORIGINALE A 33 GIRI: JESUS CHRIST SUPERSTAR
- COLONNA SONORA ORIGINALE A 45 GIRI: DUNE BUGGY (ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO)
- DISCO STRUMENTALE A 45 GIRI: DANIEL SENTACRUZ ENSEMBLE
- DISCO STRUMENTALE A 33 GIRI: FAUSTO PAPETTI
Per il settimanale Sorrisi & Canzoni le cose sono leggermente differenti: il loro
referendum vede trionfare per le voci femminili Marcella Bella, per quelle maschili
Drupi e per i complessi i Pooh. Il 45 giri più venduto risulta essere E TU di Claudio
Baglioni mentre per i 33 giri viene indicato FRUTTA E VERDURA di Mina. Musica & Dischi
conferma Baglioni al primo posto per i 45 giri ma propone la colonna sonora di JESUS
CHRIST SUPERSTAR come disco a 33 giri (per giunta doppio) più venduto. Baglioni è
11° negli album per Musica & Dischi (forse troppo poco) e al 3° per Sorrisi & Canzoni.
Confrontiamo i primi 5 dell'anno a 33 giri e a 45 nei due periodici:
Per Sorrisi & Canzoni | Per Musica & Dischi |
45 giri | 45 giri |
- E Tu - Claudio Baglioni
- A Blue Shadow - Berto Pisano
- Anima Mia - Cugini Di Campagna
- E Poi - Mina
- Piccola E Fragile - Drupi
|
- E Tu - Claudio Baglioni
- Anima Mia Cugini Di campagna
- Soleado - Daniel Sentacruz E.
- A Blue Shadow - Berto Pisano
- E Poi - Mina
|
33 giri | 33 giri |
- Frutta E Verdura - Mina
- Jesus Christ Superstar - OST
- E Tu - Claudio Baglioni
- Parsifal - Pooh
- Mai Una Signora - Patty Pravo
|
- Jesus Christ Superstar - OST
- Frutta & Verdura - Mina
- Burn - Deep Purple
- A Un Certo Punto - O. Vanoni
- Mai Una Signora - Patty Pravo
|
Vediamo che Sorrisi contempla tra i primi 5 anche Parsifal dei Pooh, che
uscì verso la fine del 1973, mentre Musica & Dischi lo cita solo al 17°
posto. Ma decide che al terzo posto devono esserci i Deep Purple che
Sorrisi & Canzoni relega al 10°. Papetti è "presentissimo" sia per il
settimale che per il mensile: per Sorrisi & Canzoni, Papetti è al sesto
posto con la XVII° raccolta e al settimo con la XVIII°. Per Musica &
Dischi al settimo con la XVIII° e al quattordicesimo con la XVII°. Lucio
Battisti al 15°, con IL NOSTRO CARO ANGELO, per Musica & Dischi e all'8°
per Sorrisi. Per tornare a quelli spariti dalla circolazione e dalle
classifiche, dobbiamo citare(oltre che Ranieri) anche altri cantanti che
si sono comunque visti poco (compresi quelli che erano sempre presenti
in tv) come Rosanna Fratello, sparita dalla circolazione, Iva Zanicchi
nonostante un 'inutile vittoria al Festival di Sanremo, Al Bano,
Domenico Modugno, che comunque può contare sempre su un battage
televisivo di un certo livello, Milva (Sanremo e teatro, ma le
classifiche?), Nicola Di Bari, scomparso Gianni Morandi (crisi nera per
il golden boy della canzone italiana, già da qualche anno)e tanti altri.
Il 1974 musicale, che è stato davvero un anno interessante, ci regala
due generi che si erano timidamente affacciati l'anno precedente: il
liscio e il revival degli anni '50. Il primo grazie all'Orchestra
Casadei che è presente al Festival Di Sanremo, al Disco Per L'Estate e
al Festivalbar. Uscito allo scoperto, non più prodotto di nicchia e
relegato ad un confine geografico ben definito, ma musica popolare per
l'Italia intera. Gli anni cinquanta ritornano prepotentemente alla
ribalta grazie al film AMERICAN GRAFFITI, al ritorno del rock'n'roll e
ai complessi e non (inglesi ed americani) come gli Showaddiwaddy,
Glitter Band, Brian Ferry, Suzi Quatro, Bay City Rollers e ad una
montagna di singoli insediatisi ai primissimi posti di tutte le
classifiche di canzoni anni '50 e '60 riviste e vitalizzate col suono
del '74, a metà tra la nostalgia, il glam e le teeny-band.
Ecco il rock sanguigno, quello vero, a battere il genere progressive e
hard che l'hanno fatta da padroni negli ultimi 4 anni.
E visto che siamo all'estero, vediamo come sono andate le cose dove si
parla l'inglese.
E' stato l'anno dei grandi ritorni sui palcoscenici e delle lunghe
tournèe: Bob Dylan, Crosby-Still-Nash & Young, Eric Clapton, George
Harrison, Deep Purple, Jehtro Tull, Led Zeppelin. In Italia, di questi,
non è venuto nessuno. Come detto varie volte gli anni settanta sono
stati di un buio totale perché i grandi nomi venivano malvolentieri per
via dei continui tafferugli a sfondo politico che si verificavano nei
nostri stadi: ricordiamo quel che successe ai concerti dei Led Zeppelin
e i Santana, così come a quello di Lou Reed: botte, molotov, aggressioni
fin sopra il palco, lanci di pietre. Giustamente, gli artisti si
guardavano bene da venire in questo paese di trogloditi. Ma nonostante
ciò qualche temerario c'era: nel 1974 abbiamo visto dal vivo i Genesisi,
King Crimson, Cat Stevens, Yes, Soft Machine, Traffic, Gentle Giant,
Frank Zappa e gli Amazing Blondel. Hanno invece dato buca Elton John
(non era la prima volta), i Black Sabbath, gli America, Eric Clapton,
Weather Report ed altri. E' tornato dopo due anni anche il gruppo
olandese degli Ekseption, che dall' inizio della loro carriera si
prodiga nel reinventare in chiave pop-prog brani classici, facendolo
peraltro molto bene. Musicisti per palati fini, sono sopravvissuti alla
defezione del carismatico Rick Van Der Linden, sostituendolo con Hans
Janssen, che suona il clavicembalo e il mellotron.
Come detto prima, gli anni '50 sono stati la parola d'ordine di questo
1974. AMERICAN GRAFFITI è stato il catalizzatore dell'interesse per i
giovani verso il decennio del rock e dei drive in. Ne approfittano
tipetti come Neil Sedaka e Paul Anka che ritornano alla grande nelle
classifiche, sia coi vecchi successi che con i nuovi: Sedaka con
LAUGHTER IN THE RAIN, Paul Anka con YOU'RE HAVING MY BABY (che verrà
cantata da Wess con il titolo di ASPETTI UN BAMBINO) e ONE MAN WOMAN,
ONE WOMAN MAN in coppia con Odia Coates. Si sciolgono alcuni complessi:
Ten Years After, Moody Blues, King Crimson, Tempest, Mahavishnu
Orchestra. Muoiono Nick Drake, Bobby Darin, Cass Elliot (la voce dei
Mama's & Papa's), Robbie McIntosh (degli Average White Band), Vinnie
Taylor (degli Sha-Na-Na). Dagli USA comincia l'ondata funky e disco:
dalla scuola americana californiana ecco Barry White e la Love Unlimited
Orchestra. Da Miami George McCrae, i KC. & The Sunshine Band, Timmy
Thomas, James Knight. Da Philadelphia gli O'Jays, la MFSB, Harold Melvin
& The Blue Notes. Ora passiamo alle classifiche.
LE CLASSIFICHE DI FINE ANNO
Per il settimanale Billboard (Usa) i dischi a 45 giri più venduti sono:
- THE WAY WE WERE - BARBRA STREISAND
- LOVE'S THEME - BARRY WHITE
- SEASONS IN THE SUN - TERRY JACKS
- DANCING MACHINE - JACKSON FIVE
- TSOP - MFSB
A parte i Jackson Five, ascoltati solo nelle discoteche, qui da noi
tutte queste canzoni sono dei successi, anche SEASON IN THE SUN, che
altro non era se non LE MORIBOND di Jacques Brel del 1961. Terry Jacks
la riprese dopo i Kingston Trio nel 1962 e vendette 11 milioni e mezzo
di copie. In Italia la cantò Maurizio (Arcieri) col titolo STAGIONI
FUORI TEMPO e Vecchioni nel 2005 col titolo di STAGIONE NEL SOLE.
Passiamo ora i 33 giri:
- GOODBYE YELLOW BRICK ROAD - ELTON JOHN
- GREATEST HITS - JOHN DENVER
- BAND ON THE RUN - PAUL MCCARTNEY & WINGS
- INNERVISIONS - STEVIE WONDER
- YOU DON'T MESS AROUND WITH JIM - JIM CROCE
A parte John Denver e Jim Croce, gli altri tre hanno avuto un grosso
successo anche da noi, Elton John e McCartney sopratutto.
In Inghilterra questi sono i magnifici 5 dell'anno a 45 giri; secondo il
primo canale della BBC sono:
- TIGER FEET - MUD
- SEASONS IN THE SUN - TERRY JACKS
- BILLY, DON'T BE A HERO - PAPER LACE
- WHEN WILL I SEE YOU AGAIN - THE THREE DEGREES
- ROCK YOUR BABY - GEORGE MCCRAE
E qui il discorso cambia perché il mercato inglese è veramente ampio e
pieno di sorprese. Il genere che va per la maggiore in questo periodo
poco incontra il gusto degli italiani ed è così che artisti come i Mud o
i Paper Lace, sebbene diversissimi fra di loro, non hanno terreno facile
qui da noi. Le Three Degrees e McCrae, invece hanno successo (ma non
sono inglesi e fanno musica da discoteca).
Per i 33 giri (New Musical Express):
- SINGLES 1969-1973 - THE CARPENTERS
- BAND ON THE RUN - PAUL MCCARTNEY & WINGS
- TUBULAR BELLS - MIKE OLFIELD
- GOODBYE YELLOW BRICK ROAD - ELTON JOHN
- DARK SIDE OF THE MOON - PINK FLOYD
Anche qui vediamo che la globalizzazione dei successi a 33 giri ha
tenuto. A parte i Carpenters, il resto è roba da classifica anche da
noi.
Diamo uno sguardo anche in Francia, dove c'è un trionfatore
assoluto che è Claude François. Tre canzoni al primo posto : CHANSON
POPULAIRE, LE MAL-AIME' e LE TELEPHONE PLEURE, che in Italia subisce la
stessa sorte arrivando, nel 1975, al primo posto con Domenico Modugno.
Tanto per gradire, lui si accontenta anche di un secondo posto con SHA
LA LA. Altri trionfatori del 1974 sono C.JEROME (si chiama proprio così)
che canta C'EST MOI, Daniel Guichard con MON VIEUX, Serge Lama con JE
SUIS MALADE (STO MALE di Ornella Vanoni) e ROCK YOUR BABY di George
McCrae. Concludiamo questo giro del mondo delle hit parade con una
nazione che ha sempre avuto classifiche molto interessanti. L'Olanda
che, come la Germania, prende il meglio e non dalle mode musicali di
tutto il mondo e si crea un mercato delle vendite molto particolare dove
si trova veramente di tutto, dalla canzone arrivata terza
all'Eurofestival, al disco che ha avuto più successo in Spagna;
ricordiamoci del disco più venduto in Olanda nel 1972 che era UN CANTO A
GALICIA, cantato da un ancora sconosciuto per l'Italia Julio Iglesias.
- ROCK YOUR BABY - GEORGE MCCRAE
- SUGAR BABY LOVE - THE RUBETTES
- BE MY DAY - THE CATS
- DYNAMITE - MUD
- TIGER FEET - MUD
Addirittura due singoli tra i primi cinque dei Mud, il gruppo glam-rock leggero
che tanto successo ha in Inghilterra. La conferma di un George McCrae che dovrà
incorniciare questo 1974 come il più bello, artisticamente parlando, da lui vissuto
e il revival dei Rubettes, con SUGAR BABY LOVE, strafamosa anche fa noi, ma in coda
al '74. Il dutch sound si sprigiona col terzo posto del Cats, complesso molto valido
e dal suono pulito.
LA FINALE DI CANZONISSIMA 1974/75
Come è stato detto tante altre volte in queste pagine, Canzonissima
edizione 1974/75 è stata un'edizione particolarmente strana, uno show ad
personam di Raffaella Carrà che quando se n'è ricordata ha presentato,
con fare svogliato e come se gli stessero rubandoli palcoscenico, i
cantanti in gara. Cantanti che, escluso un paio di nomi, non hanno
davvero più peso sulla bilancia del mercato nazionale. Non vendono ormai
da tempo immemorabile, nonostante abbiano aperte le porte di Via Teulada
ogni volta che occorre. La finale di Canzonissima ne è un esempio
lampante. Raffaella, per accettare la conduzione della trasmissione, ha
dettato delle regole ben precise alla direzione Rai: lei padrona
assoluta della scena, il direttore d'orchestra è l'amico,
semisconosciuto al grande pubblico, Paolo Ormi (quindi ciao ciao ai vari
Canfora, Simonetti e Pisano, direttori d'orchestra precedenti) e
supervisore il suo uomo Gianni Boncompagni. Tutto in famiglia, per far
sentire il più possibile a casa la ragassuola di Bellaria, che ha già
compiuto 31 anni e che ha alle spalle quel megaspettacolo dal titolo
MILLELUCI, dal quale è uscita rafforzata più che mai. I cantanti, dei
quali non importa più a nessuno, sono un riempitivo, tanto per dare un
senso alla Lotteria. Lo si evince anche dalla carrellata finale di ogni
puntata: i partecipanti "ammanettati" a due ballerini-secondini avanzano
in un corridoio che ricorda quello di DEAD MAN WALKING, guardati a vista
dai loro angeli custodi mentre sotto c'è il reprise di FELICITA' TA' TA'
che fa da sigla d'apertura alla trasmissione. Le loro espressioni
variano dal rodimento allo sbigottimento del tipo "ma chi me l'ha fatto
fare". Non ci sono più le casalinghe che bruciano la cena nel forno per
non perdere un acuto della Berti o un singhiozzo di Mino Reitano. I
tempi sono cambiati. Forse in peggio, ma sono cambiati. Cantanti come
Gigliola Cinguetti, vincitrice della passata edizione, Gilda Giuliani,
Nicola Di Bari, I Camaleonti, I Nomadi, Gino Paoli, Al Bano e Claudio
Villa, sono stati mandati a casa dal pubblico senza tanti complimenti e
senza che nessuno se ne scandalizzasse. Facciamo l'esempio di Claudio
Villa, che si era fatto tutte le 18 edizioni e che era arrivato in
finale in tutte tranne la precedente: arriva alla quarta trasmissione,
in gara con Wess & Dori Grezzi, Orietta Berti, Al Bano e l'Equipe 84.
L'Equipe 84 arriva ultima e lui penultimo. Eliminati alla prima uscita.
Soltanto due anni prima sarebbe stato un disastro nazionale: Villa
avrebbe gridato al complotto, scritto ai giornali e al Presidente Leone.
Se ne sarebbe parlato per giorni e giorni. Ora, come si suol dire a
Cambridge "non gliene può fregare di meno" a nessuno e il bello è che
non gliene frega niente neanche ai cantanti! Sanno bene che qualcosa è
definitivamente finito. Il pubblico di Canzonissima e delle cartoline è
evaporato in due anni di grossi problemi sociali, economici e politici.
Quando cammini per strada e rischi di prendere una sprangata in testa o
venire coinvolto in tafferugli un giorno sì e uno no, sai che voglia hai
di mandare il voto ad Orietta Berti? Prima si scherzava sulla "ducessa"
Raffaella, ma se le cose non sono precipitate già dalla prima puntata è
perché lei si è accollata tutti gli oneri di questa trasmissione alla
deriva e sola soletta, l'ha portata sulle spalle fino al sei gennaio.
Cochi & Renato, messi lì per elevare il tono e per fare un umorismo
raffinato e alla moda, hanno fallito perché il loro è un genere per un
pubblico meno vasto e più preparato. Finchè facevano in tv IL BUONO E IL
CATTIVO o IL POETA E IL CONTADINO andavano bene. La gente accendeva il
televisore e sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Canzonissima è
totalmente differente. Di certo è andata meglio con la sigla che è in
testa ad hit parade. La stessa industria discografica non è presente al
Delle Vittorie. Se una volta si scomodavano i vari Sugar, Ansoldi, Melis
etc, ora l'unica che si dà da fare è la moglie di Gianni Nazzaro. I
grossi nomi hanno disertato la trasmissione. E' andato solo chi cercava
un rilancio. I giovani di successo (a parte Gianni Bella) non si sono
visti neanche in fotografia. E non stiamo parlando di big acclamati come
Baglioni, Cocciante e Mia Martini ma dei vari Giacobbe, Drupi e gli
altri che sono usciti alla ribalta nel corso dell'anno. I complessi,
solo quelli "classici" e comunque hanno fatto una brutta fine. I
trionfatori dell'anno, I Cugini di Campagna, hanno detto "no, grazie".
Perfino i Ricchi & Poveri, che stanno sempre in mezzo, hanno rifiutato.
Gli unici veramente " a la page" che hanno detto di sì sono stati gli
Alunni Del Sole, uno dei complessi più seguiti dai giovani e non, che
nel 1974 è stato incessantemente in classifica. Si era presentato con
una bella canzone, perfettamente in stile col proprio repertorio: I TUOI
SILENZI. Ma viene eliminato in semifinale. Questi sono i finalisti.
ORIETTA BERTI con IL RITMO DELLA PIOGGIA di Pace-Panzeri-Conti. La più
brutta ed inutile canzone della finale, ma anche del repertorio della
Berti. Non assomiglia a niente di quello che lei ha fatto finora. Se
volessimo trovargli una somiglianza nello stile potremmo risalire a
CITTA'VERDE, altro insuccesso della nostra. Un cambiamento di tendenza
improvviso in un anno in cui ci aveva abituato alle canzoncine di
cortile del '700 e dell'800, un espediente come un altro per rimanere a
galla e darsi al genere folk. Non avremmo altro da aggiungere se non che
per l'ultima edizione di Canzonissima, trasmissione in cui la signora
Berti in Paterlini è stata protagonista delle ultime sette finali,
poteva presentarsi anche con qualcosa di più decente. Il singolo non
vende un accidenti. Anche la Berti comincia a risentire del mutamento
del gusto del pubblico. Voto: 4 perché è veramente una brutta canzone.
MASSIMO RANIERI con PER UNA DONNA di Polito-Savio-Bigazzi. Cosa dire di
questa canzone? Il paragone fatto prima per la Berti con CITTA' VERDE,
potrebbe funzionare anche con Massimo. Nella stessa edizione di
Canzonissima nella quale la Berti portò CITTA' VERDE, Ranieri si
presentò con un pezzo troppo presuntuoso e tronfio, VIA DEL
CONSERVATORIO, che gli fece perdere quell'edizione. Ecco, quella canzone
potrebbe benissimo essere accostata a quest'altra. Perfetta l'esecuzione
di Ranieri, bella l'orchestrazione, tipica della CGD/CBS del periodo,
non male il testo anche se ci sono dei passaggi fintamente poetici che
scadono un po' nel ridicolo e nel banale (tipo: per una donna ho
respirato sere azzurre ad aspettare il mare: ma che vuol dire?). Manca
il guizzo nello stile di ERBA DI CASA MIA, manca una melodia di ampio
respiro, popolare. E' una gara popolare Canzonissima? Allora che
presenti un pezzo nello stile di quei brani che gli hanno fatto vincere
due edizioni! Come mai quando canta canzoni tipo VENT'ANNI ed ERBA DI
CASA MIA riesce a vincere e quando presenta VIA DEL CONSERVATORIO o PER
UNA DONNA, no? Lo chansonnier, Ranieri, può giocare a farlo nei teatri,
con un pubblico pagante e selezionato; e ci riesce molto bene. In questi
altri palcoscenici c'è un altro tipo di pubblico, che vede in queste
canzoni un atteggiamento troppo presuntuoso, un voltafaccia di quel
ragazzetto tutto istintivo di sei anni fa che adesso gioca a fare
l'Aznavour di vicolo Pallonetto. Naturalmente la canzone, che fa parte
di un progetto preciso, un long playing di brani per lo più tradotti dal
francese, è di un certo spessore e di buona fattura. A partire dalla
bellissima copertina di Crepax. Che poi non abbia avuto il successo che
forse meritava è un altro discorso. Il singolo fatica ad entrare nei
primi venti in classifica. Riesce a raggiungere la ventesima posizione
su Musica & Dischi e la 17° su Sorrisi & Canzoni. Ma solo per una
settimana. E questo per Massimo Ranieri è una grande sconfitta. Lui, si
sa, non ha mai venduto tanti dischi a 45 giri che non abbiano fatto
parte di qualche importante competizione come Canzonissima (o Venezia o
Cantagiro o Sanremo) e che non abbiano usufruito di un veicolo
pubblicitario importante come quello televisivo. Ma stavolta neanche
questo lo aiuta. Vuol dire che anche per lui, per il suo genere,
qualcosa è cambiato. Comunque sia la canzone è bella e lui la canta in
maniera convincente. Se a cantarla fosse stato un altro, gli avrebbero
tirato i pomodori. Voto 7½ (vedi sopra).
MINO RETANO con INSIEME NOI di Minellono-Casile-Cultraro-F&M Reitano. Da
quanto tempo non lo si avvista nelle hit parade? 4 anni? Mino Reitano
nel 1975 è ormai un ex cantante. (paradossalmente è molto più famoso
ora, nel 2006, che nel '75). Esiste perché esiste la televisione ma, a
differenza di qualche anno prima, in questo inizio 1975 il pubblico
tende un po' a prenderne le distanze. E non stiamo parlando del pubblico
che ha una certa preparazione musicale, al quale non piaceva neanche
prima, ma del suo pubblico, quello che gli ha decretato quel successo
tipico da paese, da contrada. Lo stesso pubblico della Calabria che nel
frattempo si è fatto più esperto e smaliziato. Lo si evince da quando va
ospite a TANTO PIACERE di Claudio Lippi. Sembra un pesce fuori
dall'acqua e fa tenerezza. Le facce della gente non sono propriamente
amiche, non applaudono convinte ma per dovere. Detto questo, la canzone
com'è? Oddio… ne ha cantate di peggio. E se non singhiozzasse su ogni
nota e tenesse ferme quelle mani quando la presenta in tv, forse sarebbe
ancora più tollerabile. E' una storia d'amore finita che nel testo ha
una frase che ben si addice alla situazione attuale del cantante di
Fiumara: lontani ormai da un mondo che più non è. Non è più il mondo di
prima, anche per lui vale il discorso fatto per gli altri. Voto 6
perché, nonostante tutto, tira avanti la carretta cercando di migliorare
il suo repertorio e non rompe le scatole a nessuno.
GIANNI NAZZARO con PICCOLA MIA PICCOLA di Avogadro-Pace-Giacobbe.
Nonostante che la sua casa discografica lo abbia spinto in tutte le
maniere, presentato in tutte le trasmissioni possibili e gli abbia fatto
vincere nel '74 il Disco Per L'Estate, si può considerare ormai un
cantante in declino, che non ha ben deciso cosa fare da grande. Tanto è
vero che farà, nel 1975, più l'attore nelle riduzioni televisive di
operette e l'intrattenitore in programmi leggeri, che non il suo
mestiere. Anzi, ci ha preso talmente gusto che insieme a Pippo Baudo e
Lino Banfi (e Solvi Stubing e Carla Brait) gira per le città con un
tendone in uno spettacolo itinerante che si chiama ALLE NOVE SOTTO CASA,
per la regia di Gianfranco Nicotra. Anche lui si adegua ai tempi.
Nazzaro si fa scrivere la canzone dall'enfant prodige della sua casa
discografica, Sandro Giacobbe, che è stato una delle rivelazioni del
1974 grazie a SIGNORA MIA. La collaborazione con Sandro Giacobbe aveva
dato già i suoi frutti: fu lui a scrivergli il pezzo che lo fece vincere
al Disco Per L'Estate in giugno, QUESTO SI CHE E' AMORE. PICCOLA MIA
PICCOLA, che poi Giacobbe riprenderà per il suo secondo album IL
GIARDINO PROIBITO, è una bella canzone, lineare, melodica, evocativa di
un passato non troppo lontano ma che sembra lontanissimo anni luce. Il
ricordo di un amore estivo vive degli escamotage più ingenui per poter
fare l'amore (sei fradicia come un pulcino e quella maglietta è certo
che se te la levi si asciuga più in fretta) e della curiosità di sapere
cosa farà adesso quella ragazza il cui ricordo è arrivato così,
d'improvviso, insieme alla prima giornata calda e alla nostalgia di una
gioventù ormai perduta. Una canzone che ha tutti i numeri per avere
successo ma che invece trova solo un quindicesimo posto in classifica su
Musica & Dischi e un nono su Sorrisi. Che comunque, visti questi chiari
di luna e considerando che a cantarla è Gianni Nazzaro, non va male.
Farà meglio nella versione di Giacobbe. Voto 8, perché è semplice,
orecchiabile e molto carina.
PEPPINO DI CAPRI con MAI di Depsa-Vistarini-Cicco. Certo che fa un po'
effetto pensare che questa canzone sia stata scritta dalla brava Carla
Vistarini, sorella di Mita Medici, e da Tony Cicco, ex Formula Tre ed
ora cantautore col nome di Cico (è sua l'hit del momento: SE MI VUOI).
Banale, piatta, scialba è quello che si può dire di questa composizione.
Non arriva all'obbrobrio del pezzo della Berti ma non vorremmo esagerare
dicendo che forse quella di Reitano sia leggermente un pelino migliore.
Di Capri ha voluto atterrare su una pista a lui congeniale: un clone in
minore di altri suoi successi e non del periodo (DOMANI, CHAMPAGNE,
LASCIAMO STARE, MAGARI). La strofa è la parte della canzone meglio
riuscita, il ritornello è scontato e ruffiano. Da uno come Peppino Di
Capri ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. Voto 5 ½ (meriterebbe
un 5 ma in questo caso ha prevalso il rispetto per l'artista).
VIANELLA con NOI NUN MORIREMO MAI di Vianello-A.Minghi. Difficile che
due volponi come Wilma ed Edoardo si presentino con qualcosa di brutto e
difatti anche stavolta non si smentiscono. E' un testo in romanesco, che
racconta di come tutto inesorabilmente ha una sua fine, la gioventu', le
foglie in autunno, i fiori. Esempi forse semplici ma che sono in
perfetta linea con il testo nel suo insieme e con la musica di questa
canzone molto delicata, malinconica e cesellata perfettamente dalla voce
di Wilma Goich, che esprime dolcezza e una malinconia di fondo. Nel
testo si racconta di una coppia che si illude di salvarsi dalla caducità
delle cose terrene inventandosi un' eternità nell'amore (er tempo poi,
se ne po' annà, ma senza te e me). Una bella canzone con la quale il duo
credeva davvero possibile una vittoria o un secondo posto alle spalle di
Ranieri. Vedremo poi com'è andata. Voto 8½ (perché la canzone e la
coppia lo merita in pieno).
WESS & DORI GHEZZI con UN CORPO E UN ANIMA - di
Albertelli-Lubiak-Dattoli-U.Tozzi. Altro duo, ma di diverso genere
quello di Wess e Dori Grezzi. La coppia è un prodotto da laboratorio,
creata a tavolino, la loro musica è spesso di gusto mitteleuropeo. Non è
difficile trovare i loro dischi nelle classifiche tedesche, austriache,
olandesi, svizzere. Il loro è un repertorio molto vicino al genere
Eurofestival, che da quelle parti và fortissimo. UN CORPO E UN ANIMA è
una canzone molto carina che nel tempo è diventata, suo malgrado, un
piccolo cult. L'aver fatto da colonna sonora ad uno spot azzeccato come
quello del calcio Sky, ne ha cambiato anche le connotazioni originali:
da canzoncina semplice e un po' banalotta a capolavoro degli anni
settanta. Tutto, visto con gli occhi di poi, viene rivalutato. Si sente
parecchio la mano del primo Tozzi, nella parte musicale: un giro che in
alcuni punti ricorda da vicino DONNA AMANTE MIA, canzone che il
cantautore torinese avrebbe portato al successo (e al Festivalbar) da
qui ad un anno. La strofa si basa su un battibecco più discorsivo che
musicale e possiamo addurre a questa trovata la ragione del successo
della canzone. E' senza dubbio un modo originale di scrivere e la
professionalità, un po' algida e calcolata con la quale affrontano il
brano i due interpreti, dà un contributo maggiore al successo e alla
fortuna del disco. La bravura di Wess fa da contraltare alla non
brillante vocalità della Ghezzi, che sebbene sia un bel vedere (in
questo particolare periodo della sua vita) non avrebbe forse quelle doti
necessarie per essere davvero una cantante di mestiere. Ha una voce
gradevole, questo sì. Diciamo che quanto manca alle doti canore viene
tuttavia supportato dalla presenza fisica e da una disinvoltura naturale
sul palco. Nella vita bisogna avere soprattutto fortuna e la bella Dori,
ne ha avuta abbastanza. Dopo anni di fiaschi su fiaschi ha trovato la
chiave giusta per aprire la porta del successo e "svoltare" alla grande.
E nel frattempo instaura una relazione sentimentale importante con De
Andrè che, per una certa critica, "nobilita" la carriera stessa della
cantante, nonostante che lui non scriva una sola riga per il duo. A
parte queste facezie di ordine non prettamente artistico, insieme a
quella di Nazzaro, UN CORPO E UN ANIMA è la canzone più adatta per
vincere la gara del sei gennaio, se si esclude la grossa personalità e
il peso di un nome come quello di Massimo Ranieri. I Vianella sono, pur
nella loro popolarità romanesca, troppo sofisticati, sebbene possa
sembrare un paradosso, per una vittoria finale. Voto 7½ (fedeli alla
linea, affiatamento perfetto. Sembrano davvero marito e moglie).
E passiamo adesso al girone folk. Due i cantanti in gara.
TONY SANTAGATA con LU MARITIELLO - di Toni Santagata. Una canzone che
sembra un pezzo della tradizione italiana tipo QUANTO E' BELLA L'UVA
FOGARINA. Ma è una canzone nuova, scritta dal cantautore pugliese,
seppure con dei rimandi a motivi antichi e popolarissimi. Prendendo in
prestito una battuta ormai vecchia, la si potrebbe chiamare di genere
bifolk più che folk. Sappiamo bene che il testo in una canzone folk o
parla di gioia amorosa e di festa o è di rivendicazione per una
condizione disagiata. Spesso è anche di tono sarcastico e satirico. Una
via di mezzo sembra non esistere. Santagata esagera e la fa troppo
popolare, di quel popolare che dà fastidio, che sfiora il burino (non so
se rendiamo bene l'idea) Vorrei coprir la tua bocca di baci di baci di
baci, per dirti quanto mi piaci e poi tenerti sul cuor. Questo non è
folk, questo è Casadei versione Sant'Agata di Puglia! E' una
mistificazione del folk che comunque rende i suoi frutti. Arriva al
sesto posto sia nella classifica di Sorrisi & Canzoni che in quella di
Musica & Dischi. Voto 5½ (perché chi conosce Toni Santagata sa bene che
in quello che fa non c'è malafede. Purtroppo ci crede veramente).
MARIA CARTA con AMORE DISISPERADU - di Maria Carta-Laurani. Questo è il
folk. Può piacere o non piacere ma la canzone di Maria Carta colpisce
per il suo rigore e per la teatralità innata dell'interprete che pare
sempre tutt'uno con quello che canta. Severa e concentrata, vestita di
nero come la sua gente di Siligo (Sassari), canta con modi da prèfica la
tradizione sarda così come le canzoni nuove (ma sempre in dialetto) come
fossero antiche. Una figura sicuramente nobile a dispetto della sua
origine contadina. Ha un viso perfetto per fare l'attrice (e difatti
verrà utilizzata spesso) un po' all'Irene Papas, della quale potrebbe
essere l'epigono italiano. Stesse radici, isolane entrambe, impegno
sociale non "peloso", coraggio nel portare avanti un discorso artistico
sicuramente di difficile apprendimento. La canzone ha un testo molto
interessante (sebbene sia in sardo, leggendolo è comprensibile) anche se
un po' ripetitiva è la parte musicale. Voto alla canzone 6 (voto al
personaggio così particolare 10).
Ed ora che abbiamo visto i protagonisti di questa finale parliamo di
come si è svolta la finalissima del 6 gennaio. I telespettatori non
hanno visto la finale, a causa di uno sciopero dei dipendenti Rai-Tv. I
vincitori sono stati dichiarati tali in coda al telegiornale delle otto.
Una fine davvero ingloriosa per la diciottenne Canzonissima alla sua
ultima presenza televisiva. Viene mandata in onda il lunedì successivo,
9 gennaio, in edizione ridotta e cucita insieme da un troppo euforico
Mike Bongiorno al quale Raffaella si era affrettata a dare la (finta)
linea come si danno dieci centesimi a quelli che al semaforo puliscono i
vetri. Raffa, dall'alto delle sue zeppe di cinquanta centimetri, si
limita ad annunciare i cantanti guardandosi bene dal fare un abbozzo di
sorriso rivolto alla telecamera. Un atteggiamento davvero stupefacente.
I vincitori sono, a sopresa, Wess & Dori Ghezzi. Lo meritavano, essendo
gli unici (insieme a Gli Alunni Del Sole, Gianni Bella e i Nomadi) ad
avere un peso sulla bilancia dell'industria discografica. Hanno avuto il
coraggio di presentarsi a questa edizione e rimanere sempre umili e
apparentemente distaccati. Nel girone folk ha vinto Tony Santagata.
Massimo Ranieri, considerato da tutti il vincitore già dalla prima
puntata, è arrivato al secondo posto ma le giurie popolari lo hanno
relegato al quarto e il fatto di essere in vetta per numero di cartoline
non è che il ricordo di un passato glorioso. Difatti, se andiamo a
vedere la classifica finale, Ranieri ha addirittura 200 mila cartoline
più della coppia vincitrice, ma le giurie hanno scaricato la maggior
parte dei loro voti su Wess & Dori, manifestando un giudizio ben
differente da quello degli acquirenti di cartoline, per lo più gente
adulta. Massimo Ranieri non prende molto bene la sconfitta: ha soltanto
24 anni ed è sulla breccia da 7. Ha bruciato in sette anni quello che
una persona normale brucerebbe in 30. Ha fatto di tutto, ha avuto un
successo strepitoso in ogni campo nel quale si è cimentato (cinema,
teatro, televisone, canzone). Oggi, gennaio 1975, si trova ad essere un
ex cantante di successo e un attore cinematografico ridimensionato
rispetto a 3 anni fa. Da METELLO, BUBU' DI MONTPARNASSE, IMPUTAZIONE DI
OMICIDIO PER UNO STUDENTE o anche IL FARO IN CAPO AL MONDO (con Kirk
Douglas, Yul Brinner e Fernando Rey) ora si ritrova al fianco di
Christian De Sica in LA CUGINA (pseudo erotico con pretese alla
Bellocchio) o a produzioni patetiche come SALVO D'ACQUISTO, ostacolato
anche dalla famiglia del carabiniere ucciso dai tedeschi. Comunque, un
bagno di umiltà non fa male e Massimo che, come sappiamo, saprà risalire
la china al più presto. Nel frattempo si consola con il programma
radiofonico settimanale ANDATA E RITORNO e col Festival Dei Due Mondi di
Spoleto, dove debutterà nel ruolo di protagonista di NAPOLI: CHI PARTE E
CHE VIENE, testo di Raffaele Viviani elaborato da Giuseppe Patroni
Griffi. I Vianella sono delusi: speravano in una vittoria o perlomeno in
un secondo posto. Certo, Wess & Dori Grezzi non se li sarebbero mai
immaginati come vincitori. Ma a sentire tutti i protagonisti, nessuno se
li sarebbe mai immaginati. Era stata già una sorpresa l'averli visti
arrivare in finale a discapito della sofisticata Gilda Giuliani. La
previsione di un piazzamento fluttuava tra il quinto e il settimo posto.
I coniugi Vianello dichiarano che per loro la trasmissione era finita
quando hanno saputo dello sciopero. La barca stava affondando e nessuno
se ne curava più. Anche loro si danno al teatro: sotto la regia di
Enrico Maria Salerno dovrebbero debuttare in una piece musicale chiamata
IL VANGELO SECONDO NOARTRI, una rivisitazione del Vangelo in romanesco.
Autore, insieme a Vianello, Amedeo Minghi.
Maria Carta è contenta:
l'essere arrivata in finale non era una cosa preventivata. Troppo
difficile il suo repertorio. Canzonissima sarebbe dovuta servire a farla
conoscere a più gente possibile. Ma si accorge anche che per andare
avanti non basta avere il pubblico dalla propria parte ma anche una
buona dote di fortuna. Difatti, pare che già dal 22 dicembre, in
Sardegna non si trovassero più cartoline, tutto dipeso da una mancata
consegna che doveva arrivare da Roma. Di Santagata, il vincitore, dice
che il suo è un "malinteso" folk. Maria Carta non aveva nessuna
intenzione di partecipare alla trasmissione autunnale ma un suo amico
senatore (del Pci) le dice che quello che canta e come lo canta, non è
solo suo ma patrimonio di tutto il popolo della Sardegna e quindi la
convince a tentare. Lei continua ad essere scettica ed invece di puntare
su un repertorio più noto, porta canzoni meno conosciute (e comunque,
fuori dalla Sardegna, i canti sardi non sono poi così famosi). Ma con
suo grande stupore vince le tre eliminatorie ottenendo più di un milione
di voti. Al Delle Vittorie sono anche più stupiti di lei: ci hanno
sempre scherzato sopra dicendo che quello che cantava era arabo, che non
si capiva una parola. La lingua che canta, più che un vero dialetto, è
una lingua-romanza parlata solo in alcune zone della Sardegna nord
occidentale. E voi sapete benissimo che anche a distanza di 15
chilometri l'uno dall'altro i sardi parlano una lingua talmente
differente che certe volte non si capiscono. Maria Carta ha sempre
cantato, da quando era una bambina. Svaghi ce n'erano pochi nella sua
zona e il cantare era un'arma per scacciare paure e preoccupazioni
(canta che ti passa la paura, cantava Herbert Pagani). A 18 anni la
svolta della sua vita. Insieme ad un'amica chiede un passaggio in
macchina a Salvatore Laurani, uno sceneggiatore che stava in Sardegna
per lavoro. Non sapendo cosa fare e dire, per la timidezza, si mise a
cantare. La cosa piacque tanto all'uomo che da lì a poco se la sposò. Il
marito le fece da pigmalione, le fece leggere dei libri, sentire
differenti modelli musicali da quelli ai quali era abituata e lei si
rese conto di cosa significasse il non poter essere andata a scuola.
Cominciò a prepararsi per la sua futura carriera come cantante, girando
ogni volta che tornava in Sardegna per le campagne alla ricerca di
canzoni molto antiche, di quelle tramandate oralmente di generazione in
generazione, finchè non le imparava a memoria. Il suo primo contatto con
un pubblico che non fosse quello composto da amici avvenne nel 1969,
spinta dal marito. E, pur senza parteciparvi, avvertì che quell'anno era
quello in cui cominciava a farsi strada il genere folk: anche il
Cantagiro di allora aveva un girone denominato "musica folk" che però
era più dedicato agli attori o cabarettisti che al vero genere. Difatti
ci si potevano trovare personaggi presi pari pari dalla tv come Lino
Toffolo o Cochi & Renato. Maria Carta incide il suo primo LP dopo
qualche tempo e ne vende 40 mila copie. Tante per una sconosciuta che fa
una musica cosi particolare. Ha fatto recital in vari teatri ed ha
cantato in Germania, Russia, Svizzera, Olanda. Franco Enriquez, marito
di Valeria Moriconi, l'ha scelta come corista greca nella Medea di
Sofocle e nel 1974 ha girato il Padrino Numero II di Coppola. Bella? E'
un personaggio talmente fiero delle sue origini, temprato nelle
privazioni e nella fatica di una vita non facile da sembrare addirittura
bella. Di certo, se possono non piacere le sue canzoni (l'osticità del
sardo, la sua voce con i battimenti tipici di quei luoghi, un repertorio
che rimane sempre quello) non può non colpire lei, il modo in cui
affronta il palcoscenico, i suoi scialli che sanno di antico, i suoi
lunghi capelli neri che la rendono austera, fragile e dolce nel
contempo. Il suo canto risale la notte dei tempi. Un grande personaggio
che avrebbe dovuto essere l'Amalia Rodriguez italiana, se solo
l'industria discografica l'avesse aiutata un po' di più. Maria Carta
muore a Roma nel settembre 1994. Al tempo di Canzonissima aveva 40 anni.
Toni Santagata, dal canto suo, non può che essere felice per la
vittoria contro un personaggio come Maria Carta, data per sicura
vincente (giravano già fotografie in cui lei e Ranieri venivano ritratti
come i vincitori). Dalla sua parte aveva anche quella critica
impegnatissima per cui tutto ciò che è cultura (secondo il loro punto di
vista) è buono e giusto. Figuriamoci poi se dietro ci si lasciano
intravedere disegni riconducibili alla politica. Santagata ce la fa lo
stesso, anche non avendo nessuno che remi dalla sua parte. Di certo ha
il pubblico della sua Puglia, in questa Italia dei campanili. Però non
solo: anche quelli che trovavano i canti di Maria Carta troppo difficili
o noiosi. E' il primo specialista in folk ad avere vinto una gara
istituzionale. Nato a Sant'Agata in Puglia, Antonio Morese (questo il
suo vero nome) prese lezioni di musica da un tenore a Napoli al quale
pagava 8 mila lire al mese. Nel 1964, con un primo repertorio di motivi
popolari in dialetto cominciò a frequentare il Bagaglino di Roma e il
Folkstudio. Nel 1966 passò anche per il Derby di Milano dove tornò nel
1969 (come detto, anno cardine per il folk in Italia) con QUANT'E' BELLO
LU PRIMM'AMMORE e SANT'ANTONIO A LU DESERTO, canzoni in dialetto che
riproposero anche la Colli (in una versione rivista e corretta) e
Rosanna Fratello nell'album dedicato alle canzoni del sud, entrambe nel
1971. Santagata inventa anche il genere trash-pugliese senza però
scadere nel volgare. Quello che poi ha fatto Leone Di Lernia, anche lui
pugliese, ma con ben altri toni e senza un filo di classe e buon gusto.
Santagata fece la versione pugliese di JE T'AIME MOI NON PLUS di Jane
Birkin col titolo IO T'EEME, PEPPI', canzone che fu giudicata come
migliore composizione originale per il cabaret dell'anno. Seguirono tre
LP dei quali uno su Padre Pio. Poi la tv, Canzonissima l'anno precedente
(quando portò AUSTERITY) e la vittoria finale di quest'anno. Tony pareva
chiuso da Lando Fiorini, che giocava in casa. Lui stesso non avrebbe
scommesso una lire sull'eventualità di arrivare in finale. L'aver
battuto Fiorini che di Santagata fu il principale competitore dato che
aveva lavorato parecchio al Puff (locale trasteverino di Lando) fa
sembrare la cosa del tipo "l'allievo batte il maestro". Ma maestro di
cosa? Sono due generi completamente differenti: il primo canta canzoni
strappacuore del tipo PUPO BIONDO o pezzi più scanzonati come potrebbe
essere SEMO CENTOVENTITRE', l'altro canzoni che sono il più delle volte
composizioni originali dell'autore, mentre Lando Fiorini spesso sì
affida a canzoni della tradizione romanesca. Certo, le accuse di Maria
Carta gli dispiacciono ("è un buon showman ma non c'entra niente col
folk") ma è la vittoria l'unica cosa che conta e che rimane.
Peppino Di Capri arriva ultimo e dà la colpa all'utilizzazione dei vecchi filmati
che sono stati mandati in onda al posto delle esibizioni dal vivo dei
cantanti per la non finale (accusa mossa anche dai Vianella). Dichiara
vincitori gli scioperanti che non solo non hanno mandato in onda
Canzonissima ma che hanno fermato anche la Domenica Sportiva, cosa non
da poco in Italia! Fa i complimenti al duo vincitore, dicendo che Wess
canta proprio bene e che Dori Grezzi in pochi anni è diventata una vera
artista: sicura di sé e che sa come stare sul palco.
Mino Reitano è soddisfatto del suo terzo posto dietro Ranieri. E siccome
Mino Reitano resta sempre Mino Reitano, ci tiene a far sapere che sta per girare
un film dal titolo POVERO CRISTO (che non è la sua autobiografia!). Film
orrido che esce nelle sale della Calabria per mezza giornata e poi viene
ritirato per la vergogna. In questo film, se può far piacere, il
protagonista, cioè Reitano, viene messo sotto da un autotreno. Ma è solo
finzione.
Gianni Nazzaro non parla mai: ci pensa la moglie-manager e
caporal maggiore Nada Ovcina. Non è affatto contenta del quinto posto ma
"ha capito che il tempo delle competizioni canore è finito". Allora
come mai ci ha spedito l'incolpevole marito?
Orietta Berti, quarta classificata, se la prende anch'essa con lo sciopero
che ha penalizzato questa finale. Non sa se dirà di no alle prossime competizioni canore
perché decide la casa discografica e non lei (bugia) e quindi sarebbe
stupido opporsi, un comportamento da non professionisti. Orietta Berti
dovrebbe essere sincera e dire, in primo luogo, che se non partecipa a
qualche gara praticamente lei non esiste e, in secondo luogo, che il
tempo del vino e delle rose è finito anche per lei, ormai.
E i vincitori cosa dicono? Wess & Dori Ghezzi per adesso si godono la vittoria.
Certo, sono contenti, ma a differenza di qualche collega, sanno che è un po'
una vittoria di Pirro, che più che altro ha un valore simbolico. Vincere
Canzonissima 1974 è stato come vincere Il Tartufo D'Oro ad Alba (con
tutto il rispetto per Alba). Una cosa buona questa vittoria l'ha
portata: il biglietto aereo andata e ritorno per Stoccolma, dove il duo
rappresenterà l'Italia all'Eurofestival. La canzone pare sia ERA, un
brano proposto a Loredana Berté e che è stato messo in stanby dalla
stessa. Coppia professionista come poche: i due, oltre a presentarsi
insieme, hanno anche una propria vita professionale separata, lui col
suo complesso (bravissimo/i), lei con un quintetto. I rispettivi manager
continuano a prendere impegni separatamente per l'uno e per l'altro,
anche perché sono pochi i gestori di locali che possono accollarsi la
spesa di averli entrambi sul palco. Forse dovrebbero fare un cachet a
forfait? Lui guadagna circa due milioni a sera, lei oltre il milione.
Certamente, dopo questa vittoria, ci sarebbe più di un impresario
disposto a sborsare tre milioni a sera per avere "il corpo" (lei) e
"l'anima" (lui) insieme. Ma le precedenti scritture obbligano Wess ad
esibirsi senza la bella Dori. Ma se la coppia manterrà intatto il
successo e se l'eco della vittoria resisterà all'usura del tempo, Wess e
Dori potranno soddisfare le richieste. E qualcosa ci dice che sarà
proprio così.
La cosa più deprimente da parte dei cantanti è che tutti
si affannano a cercare una giustificazione non richiesta da nessuno. Una
giustificazione che nessuno chiede loro perché nessuno ha mai davvero
preso sul serio questa edizione, tanto meno il pubblico. Che non si è
strappato i capelli di certo quando, per la prima volta nella storia
della televisione, la finale di una trasmissione legata alla Lotteria
Italia non è andata in onda. Quindi, accampare scuse o dare la colpa a
questo o a quello fa tanto pensare ad una guerra tra poveri, a gente
disperata a cui sta mancando il terreno sotto i piedi. Sembra una
visione catastrofista della situazione, e anche un tantino esagerata, ma
non è così. Per molti di questi cantanti, la fine di Canzonissima o del
Disco Per L'Estate (che terminerà proprio nel 1975) significa fine della
visibilità e della carriera vera e propria. S'è rotto il giocattolo. Da
questo momento si dovranno accontentare di qualche passaggio sanremese
ogni 7-8 anni o delle comparse deprimenti nelle varie trasmissioni in
televisione (per lo più dal 2000 in poi) del tipo "guardate un po' chi
vi abbiamo riportato?" C'è quindi la paura e l'incertezza di quello che
sarà il loro futuro. Ve lo diciamo noi cosa gli riserverà nei prossimi
due anni, il futuro: per la Berti e Reitano sta arrivando un periodo
nero, artisticamente parlando. Reitano si manterrà a galla con le sigle
tv legate alle trasmissioni di Mike Buongiorno: anche se non si vendono
almeno lo faranno rimanere nella mischia. La Berti non venderà dischi ma
farà tante, tante serate. I Vianella sono ormai agli sgoccioli, più che
altro perchè come coppia nella vita reale pare non vadano molto
d'accordo. Nazzaro deve accendere un cero a Santa Televisione per tutto
il periodo 1975-1977 (le operette su Rai Uno, La Compagnia Stabile Della
Canzone, L'Amico Della Notte). Wess & Dori Grezzi avranno ancora un
anno, forse due, di successo e poi si separeranno. Di Capri, lo sappiamo
bene, non l'ammazza nessuno (tanto lui nelle competizioni con le
cartoline di mezzo è andato sempre male). Ranieri farà molto teatro e
televisione e lascerà perdere, tranne sporadiche occasioni, la canzone.
Queste naturalmente sono le "previsioni" per i prossimi due anni.
Passato quel periodo, le cose cambieranno un po' per tutti questi
protagonisti. La classifica finale potete vederla qui a fianco.
In tutto questo caos organizzativo preventivato, c'è una nota positiva
per la protagonista: due dischi in hit parade. FELICITA' TA' TA' (la
sigla) e RUMORE, che è un esempio di proto-discomusic all'italiana, una
canzone che, nel suo piccolo, è un cult. Una canzone che ha fatto il
giro del mondo, esportata ovunque, cantata in varie lingue dalla stessa
Carrà. Ma dietro a questo grande successo, c'è una magagna grande come
una casa. Nel marzo 1974 Guido Maria Ferilli e Andrea Lo Vecchio (gli
autori) insieme al produttore Shel Shapiro, portano il pezzo a Donatella
Moretti, cantante di un certo successo negli anni sessanta e che adesso
si sta rifacendo una verginità musicale con cose molto particolari,
album di pezzi scritti da importanti autori italiani. La Moretti incide
il provino per la canzone con la quale avrebbe dovuto prendere parte al
Disco Per L'Estate 1974 e successivamente al Festivalbar. Poi per
ragioni sue, o anche degli organizzatori, rinuncia. Raffaella Carrà,
alla ricerca di un secondo pezzo da affiancare alla sigla così come
d'uso a Canzonissima per le presentatrici (regola che ha varato lei per
prima nelle edizioni 1970 e 1971 con REGGAE RRR! e TUCA TUCA, lanciate
quando le sigle erano MA CHE MUSICA MAESTRO e CHISSA' SE VA) intravede
un alto potenziale in quella canzone lasciata lì in un cassetto. E la
incide, includendola sia nell'album che lanciandola come singolo. Fin
qui niente da dire: una cantante abbandona una canzone, un'altra la
riprende. La rogna arriva quando sulla copertina del disco si scrive
Raffaella Carrà ma si legge Donatella Moretti. Perché la CGD ha pensato
bene di utilizzare il provino della cantante perugina, lasciando la sua
voce ad inerpicarsi nelle note più alte del pezzo, là dove Raffa non
arriva. E questo non solo nel disco ma anche nelle due interpretazioni
televisive, dato che vengono usate le basi registrate. Una strana ed
improvvisa padronanza della voce in certi registri che non sono della
Carrà. Quando si arriva alla frase "quando ho deciso che facevo da me",
il me corrisponde ad un mi naturale, un acuto che la voce della Moretti
tiene per otto battute e che la Carrà non potrebbe tenere neanche se
dovesse piangere in aramaico del 300 avanti Cristo. La Carrà, la cui
estensione vocale arriva al si, riesce con un copia ed incolla da sala
di registrazione e ad un variatore di toni, a far diventare un si un mi.
Ma anche per quel si c'è voluto l'ausilio involontario della Moretti,
perché la Carrà non teneva quella nota per più di quattro battute. E
così per le altre quattro subentra la voce naturale della cantante umbra
a quella artefatta della showgirl. Donatella Moretti pare che non abbia
preso troppo bene la cosa e cita in giudizio la Carrà per uso
illeggitimo della sua voce. La CGD dopo aver giurato e spergiurato che
quella era la voce della Carrà, ha poi, in un secondo tempo, ammesso che
c'era sì una voce ma era quella di una ragazza del coro che aiutava
Raffaella nelle note più ostiche. Ammesso che sia così, sembrerebbe
logico pensare che in RUMORE c'è una voce che non appartiene alla Carrà.
Comunque, la canzone ottiene un successo enorme e come detto prima, non
soltanto in Italia. A parte la voce, alla Moretti, si può dire che non è
stato rubato nulla. Una canzone abbandonata in un cassetto e ripresa da
un personaggio di successo come la Carrà, se diventa un hit che varca i
confini nazionali, non può generare una colpa per chi ha creduto nel
brano. E' comprensibile l'amarezza della simpatica Donatella Moretti, ma
certamente se l'avesse incisa lei, i risultati sarebbero stati di
tutt'altro tenore. Praticamente non se ne sarebbe parlato più già dal
giorno dell'incisione. Quando Raffaella Carrà la presenta in
trasmissione (per due volte) si capisce benissimo che quella canzone ne
farà molta di strada, già dalla coreografia e dalla scenografia delle
riprese: una discoteca, gli ottimi ballerini professionisti della Rai
vestiti normalmente come fossero dei ragazzi qualsiasi, Raffaella Carrà
su una pedana con un vestito che ha una grandissima scollatura sul di
dietro e le inquadrature del viso di lei stessa che si sovrappongono
alle luci stroboscopiche e dei ballerini. Molto evocative le immagini,
danno risalto ad una canzone che ha tutti i numeri per diventare un
grande successo, a partire dallo stupendo arrangiamento di Shel Shapiro:
aspettava solo la cantante e l'occasione giusta. E con tutto il rispetto,
questa non poteva essere Donatella Moretti, che in quel periodo aveva
tra l'altro optato un'altra strada, sicuramente più di nicchia. Comunque
Raffaella Carrà viene invitata al prestigioso Midem, che gli anni scorsi
ha ospitato per l'Italia artisti come Mia Martini, Ornella Vanoni,
Adriano Celentano e tanti altri. Shel Shapiro è perplesso perchè ha
saputo che bisogna cantare dal vivo e tutti gli accorgimenti ed effetti
speciali del disco posti in essere in sala d'incisione non potranno
essere impiegati. La stessa Carrà è incerta perchè dice di non essere
una cantante a tempo pieno (ma intanto il singolo va forte in tutta
Europa). Non sarà che la povera Donatella Moretti avesse davvero ragione
lei?
LA SOUL EXPLOSION E LA TK RECORDS
Si era parlato più su dell'esposione della soul-funky music e di come un
pezzo come ROCK YOUR BABY fosse stato un best seller in tutto il mondo.
Il merito è anche della casa discografica TK e del sound di Miami
(abbiamo visto che la musica nera più alla moda si divide in diverse
scuole: quella losangelina, newyorchese, di Philadelphia e della
Florida). Detroit è rimasta un po' indietro. La TK viene distribuita qui
da noi dalla RCA che, sulla scia della consorella inglese, lancia la
seria Soul Explosion, di cui vediamo qui a fianco il logo. I dischi di
successo sono davvero tanti. Stiamo entrando in pieno nel periodo della
discomusic che ci acompagnerà fino al 1979 inoltrato. Gente come gli
Hues Corporation o i Main Ingredient erano già ai vertici delle
classifiche R&B di Billboard da molto tempo, ma pressocchè sconosciuti
in Europa. Gli unici più ricettivi erano stati i tedeschi, che avendo
importanti basi militari americane in suolo germanico, movimentavano un
po' il mercato discografico e lanciavano successi in formato 45 o maxi
single dalla radio della Nato. Comunque il 1975 si apre sotto l'insegna
black power, intesa musicalmente. Basta citare alcuni dei più grossi hit
dell'anno: LADY MARMALADE, FLY ROBIN FLY, THE HUSTLE, DO IT ('TIL YOU'RE
SATISFIED), THATS THE WAY (I LIKE IT), DON'T LEAVE ME THIS WAY (nella
versione di Harold Melvin & The Blue Notes), MOVIN', I'M ON FIRE, REACH
OUT I'LL BE THERE (nella versione di Gloria Gaynor), YOU'RE THE FIRST,
THE LAST, MY EVERYTHING e molte altre. E la TK fa la sua parte: Timmy
Thomas, i Foxy (gruppo bianco per un'etichetta nera), Cely Bee & The
Buzzy Bunch, Anita Ward, Jimmy Bo Horne, Queen Samantha, Peter Brown,
Betty Wright, Wild Honey, Gorge McCrae, K.C & The Sunshine Band e molti
altri faranno la fortuna di questa etichetta. Artefice di questo
successo è Henry Stone, nativo di New York (Bronx), nato nel 1921, un
ragazzo molto intraprendente. Entra nel mondo dello spettacolo alla fine
degli anni quaranta dopo aver lasciato l'esercito. Nel 1947 fonda la
Seminale Records Distributions con la quale rifornisce i negozi di
dischi e i jukebox della Florida. Ha anche uno studio di registrazione
(Crystal Recording Companies), nel quale registrano personaggi legati
alla musica gospel e blues ma anche Ray Charles. Nel 1972 le case
discografiche che Stone utilizzava per la sua compagnia di distribuzione
decidono di farsi rappresentare da una nuova etichetta, la Wea. Intanto
Stone aveva fondato una piccola casa discografica, distribuita
dall'Atlantic, la Alston. Questa piccola etichetta sfornò due successi
clamorosi come CLEAN UP WOMAN di Betty Wright e FUNKY NASSAU dei
Beginning Of The End. A questo punto decide di fare davvero per conto
proprio e di mettere su una casa discografica con i fiocchi: ed è così
che nasce la TK Records. Cosa significa TK? Può sembrare strano ma è
l'omaggio che Henry Stone fa all'ingegnere che costruì il suo studio di
registrazione ad otto piste che si chiamava Terry Kane. Ma ciò avviene
anche perché Stone aveva già una corporation che usava quelle iniziali e
quindi aveva pensato bene di andare avanti con quelle. Il primo disco ad
uscire sotto l'etichetta TK è il best seller WHY CAN'T WE LIVE TOGETHER,
che in Italia conosciamo benissimo per essere stato nelle classifiche
ufficiali tanto tempo e in testa alle classifiche speciali delle
discoteche per tutta l'estate del 1973. La canzone guadagna il primo
posto delle classifiche statunitensi e fa il giro del mondo. Poi
arrivarono tutti quei campioni dei dancefloor mondiali. Il primo maxi
single dell'etichetta uscirà nell'estate 1976 e esarà AT THE TOP OF THE
STAIR dei Wild Honey. Henry Stone e la TK Records non si limitano a
sfornare dischi sotto quella dicitura ma nascono numerose sotto
etichette come la Marlin, la Amazon, la Blue Candle, la Cat, la Sunshine
Sound, la A.P.A, la Dash e altre dove incidono nomi come quelli delle
Ritchie Family, Gwen McCrae, T.Connection, Alice Street Gang e cosi via.
Quando l'etichetta chiuderà, nel 1981, la CBS realizzerà una trasmissione
intitolata "La Disco è morta". Henry Stone è tutt'ora vivente, risiede
ancora in Florida (a Coconut Grove) dove è conosciuto come il padrino
del Miami Sound. Ora produce artisti rap come i Black Haze. Ad 85 anni,
non è male.
Neil Sedaka
Si era citato all'inizio, ora parliamone un pochettino più
approfonditamente, di Neil Sedaka. Dopo circa quindici anni e venticinque
milioni di dischi venduti (dal 1959 al 1962), torna nelle classifiche
americane. Quando nel 1962 vide la sua stella declinare in patria sbarcò
in pianta stabile a Roma dove cominciò ad incidere una serie di successi
memorabili in lingua italiana, per lo più traduzioni dei suoi pezzi in
italiano (ma anche originali di Pes, Migliacci, Zambrini) come
ESAGERATA, LA TERZA LUNA, UN GIORNO INUTILE (dal quale Venditti attinse
a piene mani per C'E' UN CUORE CHE BATTE, nel 1986), LA NOTTE E' FATTA
PER AMARE, I TUOI CAPRICCI e tante altre canzoni che furono autentici
bestseller. Questa rinascita, comunque parziale, è dovuta sia
all'interesse generale per il periodo degli anni cinquanta, quando lui
cantava OH CAROL!, sia alla mano tesagli da Elton John, che gli propone
di passare alla sua etichetta, la Rocket. Perché dopo la parentesi
italiana, per anni, Sedaka ha girovagato di casa discografica in casa
discografica senza che nessuna porta gli venisse aperta: questa è
l'ingratitudine tipica del mondo dello spettacolo per il quale finchè
vendi sei qualcuno, appena smetti, puoi anche morire. Così è andato
avanti per circa 8 anni. Si mette al lavoro ed entra in sala
d'incisione, registrando alcuni pezzi tra i quali LAUGHTER IN THE RAIN,
che in breve tempo entra nelle classifiche USA e UK, prima nella
speciale classifica Easy Listening, dove compaiono i nomi di Bacharach,
Carpenters, Tom Jones, e poi nella classifica ufficiale a 45 giri. Per
Neil Sedaka sono giorni davvero emozionanti. Come succedeva nel 1959,
ogni settimana dà una scorsa alle classifiche di Billoboard, New Musical
Express, Melody Maker per vedere fino a che punto stia andando il suo
singolo e più il tempo passa più il disco sale. Una soddisfazione
particolare che aveva dimenticato. E il disco si vende bene anche in
Olanda, Germania ed Austria. Nel mese di marzo ha in programma un tour
in Inghilterra e la cosa lo spaventa un poco. Su Melody Maker dichiara:
"quando hai 18 anni è stupendo, quando ne hai quasi 40 e sei fuori dal
giro da tanto, è faticoso. All'epoca facevo anche 3 spettacoli al giorno
e mi divertivo sempre." Ora ha una famiglia e sua figlia di undici anni
l'aiuta ad organizzare l'agenda giorno per giorno.
Ogino-Knaus
Diciamo addio a Ogino, il famoso ginecologo giapponese, che insieme
all'austriaco Knaus aveva scoperto l'unico metodo anticoncezionale
ammesso dalla Chiesa. Muore proprio quando il mondo ha definitivamente
messo da parte il suo insicuro metodo di controllo delle nascite. Si
basava sul fatto che l'ovulo femminile ha una vitalità limitata e
pertanto se si praticano rapporti sessuali quando l'ovulo non è vitale,
il concepimento è impossibile. Per mettere in pratica questo metodo
occorre però sapere con certezza il giorno esatto in cui l'ovulo è
maturo. Ogino aveva fatto questa scoperta nel 1923, quando studiava la
cura per alcune forme di tumore all'utero. Allo stesso risultato era
giunto nello stesso periodo Hermann Knaus e il metodo venne perciò
chiamato Ogino-Knaus. Pio XII, nel 1951, e Paolo VI, nel 1964, avevano
benedetto la scoperta. Knaus muore nel 1970, Kyusaku Ogino muore ora a
92 anni.
LA CLASSIFICA DEI FILM NELLE SALE
E visto che questo è stato un articolo
sulle classifiche di tutti i tipi, non poteva mancare quella dei film
della settimana, che questa volta prende il posto del consueto sguardo
al campionato. Una classifica che non si discosta molto da quella delle
feste natalizie. Si riconfermano campioni d'incasso il duo Bud
Spencer-Terence Hill, mentre sorprende in negativo l'ultima produzione
Disney, che nonostante la massiccia campagna pubblicitaria (su Topolino
per tutto novembre e dicembre le copertine erano state dedicate a tutti
i personaggi del film) non raccoglie il successo sperato.
Titolo | Regia | Interpreti | Incassi (milioni L.) |
1. Porgi l'altra guancia | F. Rossi | T.Hill; B.Spencer | 996.823 |
2. C'eravamo tanto amati | E. Scola | N.Manfredi; V.Gassman; S.Sandrelli | 638.448 |
3. Travolti in un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto | L.Wertmuller | G.Giannini; M.Melato | 479.292 |
4. Agente 007, l'uomo dalla pistola d'oro | G.Hamilton | R.Moore; B. Ekland | 435.136 |
5. Borsalino & Co | J. Derey | A.Delon; R.Cucciola | 399.827 |
6. Finché c'è guerra c'è speranza | A. Sordi | A.Sordi; S.Monti | 398.081 |
7. Robin Hood | Prod. Disney | Cartoni animati | 327.411 |
8. Assassinio sull'Orient Express | S. Lumet | A.Finney; M.Balsam; I.Bergman | 246.077 |
9. Profumo di donna | D.Risi | V.Gassman; A.Belli | 182.822 |
10.Gruppo di famiglia in un interno | L. Visconti | B.Lancaster; S.Mangano; H.Berger | 178.116 |
Christian Calabrese
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TOTANBOT (1975)
di David Guarnieri
Cari amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di un varietà
Rai, intitolato "Totanbòt" (letteralmente: all'improvviso). Il regista è
Romolo Siena (reduce dal grande successo di critica e di pubblico di
"Tante scuse", trasmesso nell'autunno 1974, condotto da Sandra Mondani e
Raimondo Vianello). Gli autori sono Italo Terzoli ed Enrico Vaime; le
coreografie sono curate da Renato Greco; le scene, ideate da Tullio
Zitkowsky; i costumi sono delle creazioni di Enzo Altieri. Il direttore
della fotografia è Corrado Bartoloni, mentre, a dirigere l'orchestra e a
firmare le musiche originali dello show è Pino Calvi. La regina del
programma è Iva Zanicchi (non a caso, il titolo richiama alle sue
origini emiliane). La popolarissima "Aquila di Ligonchio" ricopre, non
solo il ruolo di cantante, bensì di primadonna a tutto tondo, sull'onda
delle affermazioni ottenute da Ornella Vanoni in "L'appuntamento" (1973)
e di Mina in "Milleluci" (1974).
Lo spettacolo viene registrato allo Studio 1 della Rai (sito in Roma,
via Teulada n. 66). Per realizzare la trasmissione, la Zanicchi
trascorre 400 ore (10 ore al giorno per 40 giorni) nello studio tv e 80
ore (2 al giorno per 40 giorni) in sala trucco. L'impianto scenico è
fisso: una pista circolare attorno alla quale siedono cento persone e
l'orchestra che, con uno speciale accorgimento compare e scompare a
seconda delle esigenze.
In ogni puntata di "Totanbòt", la Zanicchi viene affiancata da un famoso
attore.
Nella prima serata (sabato 11 gennaio 1975), l'apertura dello spettacolo
è affidata all'ospite d'onore, Walter Chiari. Questi si lamenta per
l'eccessivo ritardo di Iva e per essere stato lasciato da solo in scena
dagli autori del programma. Nell'attesa della protagonista, Chiari
intrattiene il pubblico, raccontando barzellette. Finalmente entra in
scena Iva, la quale ironizza sui tempi lunghi negli sketch dell'attore
veronese. Al termine del siparietto, la cantante interpreta il brano
"L'indifferenza". Dopo lo spazio riservato al balletto (dedicato agli
strumenti musicali), torna Chiari con un monologo imperniato sui Capi di
Stato in visita ufficiale in Italia. È il momento del "sogno" di Iva.
L'"Aquila" immagina, rispettivamente di vincere un Gran Premio di
Formula 1, superando Jackie Stewart e Ronnie Peterson; di divenire una
sorta di Calamity Jane nel West (affrontando il Gary Cooper di
"Mezzogiorno di fuoco"); di posare per Federico Fellini, per una sua
personale versione della "Gioconda" di Leonardo Da Vinci; di ottenere il
Premio Oscar, dalle mani di Lee Marvin e di Julie Christie. Al
risveglio, Iva propone il brano "Libera, senza complessi". In chiusura
di puntata, la Zanicchi e Chiari ripropongono il famoso numero dei
"Fratelli De Rege". Ai due si aggiunge Carlo Campanini (da sempre,
spalla ideale di Walter).
La seconda puntata (18 gennaio 1975) si apre con Iva Zanicchi, che
interpreta il brano "Amerò" (cover di "I Belong" dei Today's People).
L'ospite d'onore è Alighiero Noschese. Nel presentarlo, Iva scambia per
delle perfette imitazioni di Alighiero, Wilma Goich, Edoardo Vianello e
Maria Giovanna Elmi. Segue una serie di immagini filmate, doppiate da
Noschese, con protagonisti, Henry Kissinger (abbinato alla voce di
Alberto Sordi), Golda Meir (Sophia Loren), Henri Sadat (Raimondo
Vianello) e Leonid Breznev (Aldo Fabrizi). Al termine del balletto
dedicato alla danza Jazz, Iva e Alighiero sono protagonisti di una
ironica scenetta, dedicata ai loro esordi di cantante da balera e di
animatore di feste di scarso valore. La Zanicchi, interpreta "Cha cha
cha della segretaria", "Aveva un bavero" e "Accarezzame", mentre
Noschese imita Achille Togliani, Renato Rascel, Carlo Dapporto, Betty
Curtis, Nunzio Filogamo, Nicola Arigliano, Vittorio De Sica, Totò e Tina
Pica. In questa puntata, Iva sogna di essere diretta da Herbert Von
Karajan; di distruggere un incrociatore della Marina U.S.A. e di essere
processata (il Pubblico Ministero è Van Johnson, mentre il suo difensore
è Alberto Sordi); di essere catturata da un gruppo di indigeni e salvata
nientemeno che da Tarzan. Dopo queste disavventure, la cantante riesce
finalmente ad essere diretta da Von Karajan, ma, delusa del risultato,
interpreta "Testarda io", con l'accompagnamento del M° Calvi. È di nuovo
il turno di Noschese, che propone una sfilata di caratterizzazioni:
Pietro Nenni, Enrico Berlinguer, Sandro Paternostro, Elisabetta
d'Inghilterra, Sergio Telmon, Lello Bersani, Gianni Agnelli, Guido
Carli, Ugo La Malfa. Nel finale, Iva accenna quattro suoi successi:
"Zingara", "Un uomo senza tempo", "Un fiume amaro", "La riva bianca, la
riva nera", coadiuvata da Noschese, che interpreta, rispettivamente,
Gianni Morandi, Fred Bongusto, Sergio Endrigo e Adriano Celentano.
Terza puntata (25 gennaio 1975): la Zanicchi apre il programma cantando
la celebre "Ti lasci andare" di Charles Aznavour. Il partner di puntata
è il beniamino delle telespettatrici: Alberto Lupo (preferito a Marlon
Brando, Jean Paul Belmondo e Frank Sinatra). L'attore genovese ironizza
sul suo ruolo di seduttore e di fine dicitore. Il balletto è dedicato
alla musica nei film di guerra. Al termine, Iva confessa di aver sempre
desiderato essere un'attrice famosa, proponendo la poesia "Il giovane
Werther". Segue una scherzosa analisi di Lupo sugli sceneggiati in
costume dell'800, dalle situazioni improbabili e dai molteplici nomi,
difficili da ricordare. Il "sogno" di Iva, questa volta, la vede
diventare una cantante lirica di successo, interprete delle opere di
Giuseppe Verdi, dal "Rigoletto" (nel ruolo di Gilda) alla "Traviata"
(nel ruolo di Violetta). Tornata nei propri panni, la Zanicchi canta il
brano "Sempre tua". Nel finale, Lupo ed Iva presentano una parodia del
quiz televisivo, anche in questo caso improntato sulla capacità di
sedurre dell'attore (il gioco si chiama "Miliardo o maliardo").
Quarta ed ultima puntata (1° febbraio 1975). Iva canta uno dei suoi
primi successi: "Accarezzami amore". La guest-star è Johnny Dorelli.
"L'Aquila di Ligonchio", ispirandosi al programma "Ieri e oggi", mostra
al suo ospite una serie di brani, tratti da "Canzonissima '58:
"Piccolissima serenata", "Mamma" e "Meravigliose labbra". Dorelli canta
poi il brano "Angela". A seguire, una parodia dei numeri da circo:
Giustino Durano, nei panni dell'animatore circense, presenta Iva, la
quale esegue dei numeri "straordinari": stirare, lavorare a maglia e
fare il nodo alla cravatta. Dopo il balletto del quarto appuntamento,
dedicato a Venezia, Dorelli e Iva propongono una divertente scenetta,
ambientata dietro le quinte del Festival di Sanremo ed impostata sulle
ansie, i timori dei cantanti in gara, prima di salire sul palco.
Terminato lo sketch, Johnny interpreta "Un uomo solitario" (cover di
"Solitaire" di Neil Sedaka). La Zanicchi, nel suo quarto "sogno",
diviene un'eroina protagonista del telefilm "Ufo", accanto al Comandante
Straker (interpretato da Ed Bishop). La cantante, interpreta poi il
brano "A far l'amor con te". In chiusura di puntata, Dorelli ironizza
sui precedenti partner della Zanicchi e sul corollario dei "soliti"
ospiti d'onore dei varietà televisivi.
La sigla finale dello show, "E la notte è qui", scritta da Terzoli,
Vaime, Vistarini e Calvi è, ovviamente interpretata da Iva Zanicchi, ed
inclusa (assieme alle altre canzoni nuove presentate nel varietà) nel 33
giri "Io ti propongo" (Ri-fi Record), il quale, anche grazie alla
promozione avuta nel corso delle puntate, entra nella classifica degli
album più venduti.
"Totanbòt", conquista un buon indice d'ascolto (circa 22 milioni di
teleutenti) e, assieme alla sua protagonista, un buon consenso da parte
del pubblico.
Il programma preso in esame, pur risentendo del clima di "Austerity" che
ha investito la televisione italiana in quegli anni, risulta tuttora,
abbastanza convincente, sia per lo spirito ironico ed informale e,
soprattutto, grazie alla simpatia ed alla versatilità di Iva Zanicchi
(oltre alle ben note doti di interprete canora), ben affiancata da
quattro protagonisti assoluti dello spettacolo come Walter Chiari,
Alighiero Noschese, Alberto Lupo e Johnny Dorelli.
A presto!!!!!!!
David Guarnieri
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