( da Ciao 2001 )
Classifica 33 giri
L'Italia di fine 1977 Nell'Italia violenta del 1977 , dove ogni giorno sui giornali appare il resoconto di un bollettino di guerra, succede anche che un Generale di Corpo D'Armata possa esplodere con il suo elicottero poco dopo un decollo da Catanzaro. Enrico Mino, classe 1915, considerato politicamente un socialdemocratico stava compiendo un giro di visite a comandi dei carabinieri in varie regioni. Dopo la fuga di Kappler (avvenuta in agosto dall'ospedale militare del Celio a Roma) era rimasto molto amareggiato, soprattutto perché la sorveglianza era stata affidata ai suoi carabinieri. Il 16 agosto, giorno successivo a quello dell'evasione, rassegnò le proprie dimissioni che furono respinte. Come tutti sappiamo, l'ex ufficiale tedesco aveva attaccato alla porta della sua camera il cartello "non disturbare fino alle dieci di domattina" e i carabinieri avevano rispettato le sue decisioni. Solo che poi Herbert Kappler se ne andò dentro una valigia della moglie, che aspettava sotto l'ospedale e che lo trascinò fino alla 132 Fiat parcheggiata di fuori. Non è una barzelletta, anche se ne ha tutti i contorni, ma la realtà. Il cancelliere tedesco Schmidt aveva richiesto l'estradizione ma il governo Andreotti, con il sostegno esterno del PCI, non poteva concederla così facilmente; visto che non riuscivano a venirne fuori, Enrico e Giulio si inventarono una fuga degna d'una comica finale, cosa che non piacque al generale Mino. Che dopo un po' - brooom! - esplose sull'elicottero. Cosa c'è di strano? Spesso succede che gli elicotteri esplodano in volo. Non li avete mai visti? Il Consiglio Dei Ministri nomina al suo posto Pietro Corsini. Soltanto nel mese di novembre, sulle pagine dei quotidiani, ce ne sarebbero di cose da annotare. Ma sono davvero così tante che a raccontarle neanche ci si crederebbe. Solamente tra ottobre e novembre gli attentati rivendicati dalle BR da Prima Linea e altri gruppi non sono meno di 56. Senza considerare le bravate cosiddette minori tipo autobus incendiati, atti di vandalismo, aggressioni a persone etc. Il primo periodo degli anni di piombo è caratterizzato dalla pressoché esclusiva presenza dei gruppi di destra. Il peso di codesta attività tra il 1969 e il 1975 è del 95%, 85% nel 1974 e 61% nel 1975. Per tutto il periodo che va dal 1976 al 1982 il colore politico predominante è il rosso. Il 91% nel 1976,l'85% nel 1977, l'89% nel 1978 e l'82% nel 1979. Le sigle di sinistra che rivendicheranno gli attentati sono oltre 24. Molto di più quelle di destra (120 sigle attive tra il 1969 e il 1982). In questa tristissima gara, "vincono" le BR con 494 attentati. Alla fine dei giochi a rimetterci le penne saranno 1119 persone colpite. Verso la fine di questo saggio troverete altri accadimenti(i più rappresentativi) della settimana corrente. Franco Simone Franco Simone sta cominciando a raccogliere i risultati di una carriera iniziata 5 anni prima e che fino ad ora non gli aveva ancora dato grosse soddisfazioni. Sebbene avesse partecipato a manifestazioni importanti (Canzonissima e Sanremo) e che alcune delle sue canzoni fossero molto belle, per qualche strano motivo non era riuscito a fare breccia nel grande pubblico. Sarà che ha deciso di iniziare in un periodo caratterizzato dalla moda del cantautore politicizzato quando, se non lo sei e a meno che non ti chiami Baglioni o Battisti, non ti si fila nessuno. O dichiari di essere un impegnato o eri finito. Franco Simone continua con costanza e la RIFI lo sostiene credendo nelle cose che fa. E' nato ad Acquarica del Capo nel 1949, un paesino del Salento, e arriva a Roma come studente, verso il 1970, quando si iscrive ad Ingegneria. La sua passione per la musica fa sì che nel 1972 si presenti al Festival Di Castrocaro, che riesce a vincere senza problemi. Ezio Leoni, produttore della Ri.Fi, lo scrittura e lo invia a Venezia, alla Mostra Internazionale di Musica Leggera. Insieme a lui, nel girone dei giovani (giovani sì, ma già con un certo nome), troviamo Antonello Venditti (che porta a Venezia CIAO UOMO) e Carla Bissi, reduce da Sanremo, che si presenta con LA FESTA MIA. Franco ha una canzone molto suggestiva e con un testo abbastanza particolare: CON GLI OCCHI CHIUSI E I PUGNI STRETTI. Il primo album si intitola SE DI MEZZO C'E' L'AMORE e contiene alcune canzoni molto importanti per la sua carriera: MI ESPLODEVI NELLA MENTE, ANCORA LEI e DI NOTTE, in coppia con Silvana dei Circus 2001 (che nel frattempo era diventata solista). Poi una partecipazione alla Canzonissima di quell'anno dove ben figura e arriviamo al 1974, a Sanremo, con FIUME GRANDE. Sanremo ormai è quello che è, vola a livelli molto bassi e le vendite ne risentono. La canzone viene molto apprezzata ma non entra nelle classifiche. Viene anche tradotta in spagnolo (RIO GRANDE) e in francese (JE NE COMPRENDS PLUS RIEN). Un anno di stasi o pressappoco, nel 1975. Esce solo un singolo, TRIANGOLO (retro MIELE E FUOCO) molto bello ma anche molto sfortunato. Poi, improvvisamente, il cielo si fa più chiaro: esce TU E COSI' SIA, un brano nato nel 1975 ed arrivato al successo l'anno dopo. Ed il suo cammino artistico improvvisamente comincia a prendere tutt'altra piega. Nel giro di pochissimo tempo quattro grandi gioie per lui: la nascita di sua figlia Sara, la vittoria a Venezia (Gondola D'Oro), la vittoria come paroliere dell'anno (battendo, sia pure di pochissime schede, Giorgio Calabrese e Sergio Bardotti, rispettivamente secondo e terzo) e un brano del 1960 riportato in classifica con un nuovo arrangiamento, IL CIELO IN UNA STANZA. Non è un brano qualunque. Il paragone fra lui e gli interpreti originali avrebbe dato da pensare a chiunque ma Franco Simone, che dalla sua ha molta umiltà e mestiere, l'ha saputo trattare con molta umiltà e mestiere, cosa che si percepisce subito all'ascolto del singolo. Bella l'intro con quel basso che in pratica "reinventa" qualcosa ben difficile da reinventare. E' comunque una prova ardua da superare un confronto di questo tipo. Se si pensa che nel 1999 ha distrutto Giorgia, non si può che lodare questa onesta versione, fatta con amore da Franco Simone. In questo periodo (novembre) sta ultimando il missaggio del suo prossimo ellepi che si intitolerà RESPIRO che contiene altre canzoni di grossa presa le quali contribuiranno ad aumentare non poco la sua popolarità: RESPIRO, CARA DROGA e IO CHE AMO SOLO TE, un'altra cover, e stavolta chiama in causa Endrigo. Leroy Gomez (Santa Esmeralda)
Ogni tanto nel mondo dei dischi - come ben sa
chi segue queste scorribande sulle classifiche dal 1964 al 1990 - nasce
qualcosa di nuovo. E solitamente succede in modo inaspettato. Non si sa
né come né perché, forse una specie di ricambio naturale o forse di
calcolo progettato e studiato a tavolino. Sta di fatto che nel filone
della discomusic, che prosegue imperterrito nel suo successo
stratosferico, adesso è apparso un tizio aitante, accompagnato da tre
ragazze, per la verità neanche tanto bellocce ma volgari quel tanto che
basta per fare colpo sulla massa; è lui che ha introdotto nella musica
da discoteca un gusto latino. Avrete capito che stiamo parlando di Leroy
Gomez (o Santa Esmeralda). Questa combriccola di persone, non molto bene
assortite tra loro, ha riportato in auge quel vecchio brano degli
Animals (del 1964) che si intitola DON'T LET ME BE MISUNDERSTOOD e l'ha
fatto con esiti superiori alle aspettative. Chi mai si sarebbe
immaginato che questa canzone sarebbe volata in cima alle classifiche di
tutto il mondo? Durante l'estate i disc jockey di tutti i club più
famosi l'avevano proposta incessantemente e solo ora raccoglie i suoi
meritati frutti. I Santa Esmeralda o Leroy Gomez? Beh, entrambi, dato
che l'uno non esclude l'altro. Leroy Gomez è il cantante solista, Santa
Esmeralda sono le tre donne. Solo che sulla copertina dell'LP campeggia
solo il nome del gruppo. Lui si affretta a dichiarare che Leroy Gomez è
i Santa Esmeralda! La loro formula è azzeccatissima. Ritmo
spagnoleggiante su un brano di successo, un tempo musicale molto
trascinante ma mai finora reso commerciale. Atteggiamenti volutamente
kitsch (le ballerine ballano il flamenco come io ballo la danza del
ventre), battiti di mani a scandire il ritmo nello stile bailaor
Andaluso, chitarre spagnoleggianti, voce sexy e mani sui fianchi.
Comunque sia si tratta di una delle cose più dignitose viste sulla scena
della discomusic in questo 1977. Gomez viene da Cape Cod e ha nelle vene
sangue portoghese e nero. Comincia la sua carriera come sassofonista ed
entra nelle file dei Tavares, rivali dei Commodores di Lionel Richie.
Non appare come frontman ma è uno degli strumentisti in retrovia. Poi
lavora con Elton John e suona il sassofono nel tour americano per
l'album GOODBYE YELLOW BRICK ROAD. Di quel periodo ricorda
l'impossibilità di scambiare una parola con l'artista inglese. Il
rapporto tra i musicisti e la superstar è lo stesso che sarebbe potuto
intercorrere tra la buonanima dell'avvocato Agnelli e gli operai della
Fiat. Un "ciao cavi" e poi ognuno per sé (che è anche giusto, ci
mancherebbe). Una collaborazione con la showgirl Lola Falana, poi si
stabilisce a Parigi dove trova un dinamico producer di nome Marc
Negroni. Il suo primo LP dal titolo LEROY e un singolo fortunato, HERE
WE GO ROUND, ai quali fa seguito l'attuale hit che è veramente un
successo di dimensioni enormi. Milioni e milioni di copie in tutto il
mondo. In breve diventarà un classico della discomusic di tutti i tempi.
Di rimbalzo dall'Europa, è entrato in tutte le classifiche americane in
brevissimo tempo, specie quelle dedicate alla musica da discoteca, ancor
prima che sia stato pubblicato ufficialmente. Le copie d'importazione
europea vanno via come il pane. Curiosamente neanche in UK l'album è
stato messo in commercio. Forse perchè la consorella della casa francese
in Inghilterra non credeva ad un successo di tali proporzioni ma nella
DJ Hot List è primo, seguito dai Boney M. Sul 33 giri il brano occupa un
intera facciata, un extended version che serve ai DJ (dura 63 minuti).
E' arrangiato egregiamente, con tanto di nacchere e ritmiche spagnole
che danno al pezzo una nuova veste. Le trovate continue ed originali
rendono il brano fortemente d'impatto; tre accordi in successione
vengono ripetuti di continuo ma ogni volta in maniera differente. I
fiati usati in maniera intelligentissima e con grande spettacolarità.
Sedici minuti sono tanti, ma non si avvertono affatto.
STAR WARS/GUERRE STELLARI: LA MUSICA
Restiamo nel campo della
discomusic. La nuova follia americana si chiama STAR WARS. Il film che
in America viene programmato da qualche mese ha suscitato una specie di
collettiva isteria di massa e la sempre perfetta macchina commerciale
americana ha trasformato questa follia in colossale business. Business
che, nonostante siano passati quasi 30 anni, è ancora attiva! Le
industrie di giocattoli e altro sfornano a pieno ritmo maschere,
pupazzetti, picture disc a forma dei personaggi, magliette etc. Era dal
1975, anno de LO SQUALO, che non si assisteva ad un successo del genere.
In Italia la Phonogram si è assicurata la distribuzione della colonna
sonora senza badare a spese. La Mondadori ha pubblicato negli Oscar il
romanzo tratto dal film e sulla scia del successo degli Stati Uniti (un
milione e mezzo di copie vendute ogni settimana) fa uscire un fumetto.
Infine, l'onnipresente Panini ha deciso di spezzettare in 350 fotogrammi
le scene più esaltanti e la Herbert di Milano, ditta di giocattoli, ha
acquisito l'esclusiva di qualsiasi gadget legato al film. L'unica cosa
che non si fa è la spalletta con il motto "che la forza sia con te" che
in Usa è andata letteralmente a ruba. GUERRE STELLARI è naturalmente il
film più visto in tutto il mondo. Racconta di lontanissime guerre nello
spazio e i discografici prendono spunto da queste battaglie spaziali.
Chi ha visto il film sa bene che la musica ha un ruolo speciale. Una
musica forte, illustrativa, che prende subito dal primo ascolto. I
discografici sono quindi pronti a dichiarare guerra e a scatenare
un'offensiva massiccia sul versante musicale facendo a gara a chi arriva
prima ad incidere il tema principale della colonna sonora. La stessa
cosa che successe per IL PADRINO e LOVE STORY. Recentemente non sono
mancati esempi di musica pop ispirata alla fantascienza. Dai Pink Floyd
a David Bowie, ai Tubes e ai Rockets. Il tema del futuro, del 2000
prossimo venturo, ispira parecchi e appassiona il pubblico. Sta di fatto
che la musica spaziale va di pari passo con un avvenimento legato
all'attualità o ad una moda (come può essere un film come questo). Se si
pensa a 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO, che anticipa di pochi mesi la
conquista della luna. La colonna sonora del film è stata scritta e
diretta da John Williams ed eseguita dalla London Symphony Orchestra (ma
buona parte dei diritti spetta alla solita Star Wars Corporation) ha
raggiunto le vette della classifiche americane, inglesi e del buon 90%
della superficie terrestre e a ruota sono arrivate le altre versioni da
quelle in stile disco alle versioni meno sofisticate ed eseguite da
orchestre e solisti europei, tutti saliti sull'astronave di Guerre
Stellari, giusto in tempo per assicurarsi una fettina di "spazio" sul
mercato discografico. Ciò che George Lucas (il produttore) desiderava
per il film era un genere di musica che fosse ad un livello emozionale
quasi familiare. Non voleva una musica elettronica o concreta ma
piuttosto una dicotomia delle sue fantasie mentali. Dimostrò quindi a
Williams (che gli fu presentato da Spielberg ai tempi de LO SQUALO) che
la disparità di stili era la via giusta e ciò determinò le scelte di
John Williams che si spostarono verso soluzioni tonali ed orchestrali
dove tutto è acustico e naturale. Ad un certo punto Lucas parlò di voler
integrare la colonna sonora con qualcosa del repertorio classico, così
come successe per 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO. Ma Williams non accettò.
STAR WARS aveva - secondo lui - bisogno di una stretta unità tematica e
si preferì seguire una linea creativa autonoma, al di fuori del copione.
Tante sono le cover di STAR WARS, che contribuiscono alla ressa delle
versioni non originali della soundtrack. La RCA esce con Meco che con
STAR WARS AND ANOTHER GALACTIC FUNK, sia in versione 45 che 33, ottiene
un grossissimo successo anche in Usa, arrivando al primo posto in
classifica. E' una rivisitazione della colonna sonora in chiave disco.
Meco sta per Meco Monardo, grosso producer (Gloria Gaynor, per esempio).
In realtà Meco è solo una copertura dietro la quale si celano una
settantina di professionisti della musica. Gente che proviene dal jazz,
ricca di gusto e di inventiva. Il risultato è pressoché perfetto. Musica
da discoteca di altissimo livello, una di quelle produzioni che solo
artisti quali la Biddu Orchestra, Barry White o la band di Philadelphia
MFSB sono in grado di generare. Il singolo tratto dall'album arriva
dritto dritto alla posizione numero uno dei singoli più venduti in USA.
Mentre la colonna sonora originale del film eseguita dalla London
Simphony Orchestra soppianta gli stravenduti Fleetwood Mac e il loro
album RUMOURS al primo posto dei 33 nella stessa nazione. Bisogna però
citare per onor di cronaca anche le produzioni minori come quelle di
David Matthews, i Galaxy 42 e gli Electric Moog Orchestra. La versione
più famosa è comunque quella di Meco (oltre che quella della colonna
sonora originale). Meco Monardo è di Johannesburg (Sud Africa). Suo
padre faceva il trombonista in un'orchestrina italiana e Meco sceglie di
suonare quello strumento a nove anni. A 18 anni,nel 1957, vince una
borsa di studio e si trasferisce a New York, dove incontra altri giovani
che come lui diventeranno delle stelle del jazz (Ron Carter e Chuck
Mangione). Tanta gavetta come turnista fino al 1974 quando fa il salto
di qualità e diventa produttore e arrangiatore. NEVER CAN SAY GOODBYE di
Gloria Gaynor è prodotto e arrangiato da Monardo. Altro brano in cui c'è
lo zampino di Meco in entrambi i ruoli: DOCTOR'S ORDERS di Carol
Douglas. Nei credit del disco non appare il suo nome proprio per motivi
contrattuali, bensì un suo nome di battaglia, Lew Del Gatto. Nel 1977
Meco , appassionato di fantascienza, va a vedere il film campione
d'incassi e ne rimane piacevolmente colpito, tanto da tornarci altre
undici volte e fu lì, naturalmente, che gli venne l'idea di utilizzare
il tema principale in chiave disco. Si rivolse al boss della Casablanca,
Neil Bogart, etichetta che per definizione era la discomusic e che la
curò fino alla perfezione fino a egemonizzare il genere. Bogart non era
d'accordo ma dopo la prima settimana di programmazione del film (sette
giorni che bastarono a polverizzare ogni record d'incasso precedente)
cambiò improvvisamente idea coinvolgendo la Millenium, consorella con
sede a Manhattan. Monardo incontrò il produttore Tony Bongiovi e
l'arrangiatore Harold Wheeler, con i quali aveva già lavorato al tempo
di Gloria Gaynor, e in tre settimane incise la title track e le altre
canzoni incluse STAR WARS AND OTHER GALACTIC FUNK. STAR WARS divenne una
suite di 15 minuti e 46 secondi ed occupava un'intera facciata del
trentatré e per registrarla furono impiegati 75 musicisti. Il 45 giri è
una versione ridotta della long version incisa su lp. Carina l'idea di
inserire un clarinetto che d'improvviso crea un atmosfera tra il
dixieland ed il jazz. Non c'entra nulla nel contesto dei suoni
utilizzati nel brano ma proprio per questo molto divertente.
TITOLO - Interpreti (Spettatori) N.D.R.: Una cosa molto curiosa: forse per saggiare il pubblico, i produttori italiani fecero uscire il film all'inizio di settembre in una città di provincia, credo Crema, vicino a Cremona (se ci fosse qualcuno in grado di potermi aiutarmi a ricordare..,). Dico "credo" perché ero piccolo e non rammento bene. So solo che era settembre e mi trovavo a Caorso, provincia di Piacenza, per la fiera di San Rocco. Il mio fratellino, appassionato di fantascienza come mio padre, chiese di essere portato a vedere questo film di cui tutti parlavano e che aveva provocato già l'uscita di un giornaletto. Sul periodico LA LIBERTA' c'era un titolo che recitava pressappoco così: il film che ha fatto impazzire gli spettatori americani, in prima visione assoluta in Italia. Ci andammo e vedemmo il film tra i miei continui sbadigli e la felicità dei miei familiari. L'unica nota positiva fu che sfruttai la luce dello schermo per finirmi di leggere l'Almanacco Topolino comprato prima di entrare. I Pooh Hanno appena vinto un altro disco d'oro (il terzo), consegnatogli due mesi fa per la vendita del milionesimo disco nell'arco di tre anni. Con ROTOLANDO RESPIRANDO i Pooh hanno fatto un leggero passo indietro di qualche anno per ciò che riguarda l'immediatezza del suono. Agli accompagnamenti barocchi e raffinati dei due precedenti album (quelli prima di POOHLOVER) si alternano semplicità e limpidezza di suono. Volevano forse dimostrare che non hanno bisogno sempre di sonorità particolari e che le loro canzoni, con un semplice arrangiamento da complesso "normale" sono efficaci lo stesso. Brani da segnalare sono IN DIRETTA NEL VENTO, che parla del dj notturno di una radio privata. Pensieri notturni che ritroviamo protagonisti ascoltando la bella CHE NE FAI DI TE. DAMMI SOLO UN MINUTO che caratterizza la produzione Pooh alla fine degli anni settanta. Entra in classifica alla fine di ottobre ed esce solo nel febbraio 1978. Nonostante la lunga permanenza tra i dischi più venduti non riesce per un soffio a conquistare la vetta, preclusagli dai Santa Esmeralda e dai Matia Bazar (SOLO TU). Il long playing è arrangiato da Franco Monaldi, già collaboratore del complesso sin dai tempi di TANTA VOGLIA DI LEI. Egli, che è anche artefice della canzone di Umberto Tozzi TI AMO, con molta volontà si mise al servizio dei quattro, di cui conosceva benissimo il perfezionismo maniacale, e si limitò a dare loro dei consigli sui cori e sul modo di creare un'atmosfera particolarmente ricca senza far ricorso agli archi. All'inizio, l'introduzione della chitarra di Dodi Battaglia è da considerarsi un classico, una di quelle trovate che ti fanno riconoscere subito la canzone al primo attacco. Il brano che chiude il disco si intitola ANCORA FRA UN ANNO ed è un congedo bene augurante dal pubblico, al quale viene rinnovato un appuntamento che ancora, dopo quasi 30 anni dalla sua incisione, non è mai mancato. Roberto Vecchioni
Un tempo era l'autore della Cinquetti, dei Nuovi Angeli, di Michele, di Bongusto
o dei meno conosciuti Raccomandati (nei quali militava un giovanissimo
Alberto Fortis). Era il Roberto Vecchioni di "scrivi Vecchioni, scrivi
canzoni che più ne scrivi e più sei bravo e fai i dané" che poi, ad un
certo momento, dice stop, forse per una questione di coerenza. Non si
potevano fare brani come BARBAPAPA', colonna sonora di un cartone
animato che tanto successo ebbe in tv tra il 1976 e il 1977 e cantare
canzoni come CANZONE PER LAURA o VELASQUEZ. La svolta comunque comincia
nel 1975 quando presenta al pubblico IPERTENSIONE. La voce appare più
matura senza quei toni melodrammatici e piagnucolosi degli esordi
canori, i testi più interessanti e la musica più fresca e meno
intimista/pessimista. Non si canta più addosso. Di quel disco si ricorda
con piacere IRENE, dedicata alla moglie, scritta nel tentativo di
chiarire il rapporto che li lega e la libertà che entrambi debbono avere
come esseri umani capaci di scelte, anche se quelle scelte possono
essere contro ognuno di loro ("scappa via, insieme a me o contro di me,
non importa"). Come si diceva, per anni Vecchioni è stato un autore di
successo ed un cantautore di elite. Il Vecchioni 1977 trova la sua
giusta dimensione anche come cantautore di successo toccando argomenti
importanti come il destino e la morte trattati con delicatezza, senza
farli troppo pesare all'ascoltatore. Raccontandoglieli invece come in
una favoletta. E il suo album SAMARCANDA, si può senza dubbio affermare,
è stato in assoluto l'album più venduto (anche il singolo, naturalmente)
raggiungendo la posizione numero uno su entrambi i fronti. Nel disco ci
sono contributi di alto livello a partire dal violino di Angelo
Branduardi fino alle percussioni di Toni Esposito. Non mancano due Nuovi
Angeli come Paky Canzi (il cantante e leader del gruppo) e Mauro
Paoluzzi alle chitarre. Rispetto al precedente album, questo è un 33
giri molto più elaborato musicalmente, in modo particolare nella seconda
facciata dove i tre brani formano una suite. Qui ogni canzone ha il suo
significato preciso che si coglie maggiormente ascoltando le due
seguenti. In tutto sono 7 brani introdotti da un prologo. Due pezzi (UN
VECCHIO BAMBINO e CANZONE PER SERGIO) sono stati scritti per due
familiari: il padre, scomparso da poco al quale aveva già dedicato la
canzone che portò a Sanremo nel 1973, dal titolo L'UOMO CHE SI GIOCA IL
CIELO A DADI, e l'altra al fratello Sergio. Mentre il brano che tutti
conoscono ossia SAMARCANDA è tratto da un racconto irlandese di John
O'Hara del 1935 (che a sua volta si rifà ad una vecchia leggenda
olandese che a sua volta si rifà, etc.) dal titolo "Appointment in
Samarcanda". L'appuntamento non è tra due innamorati o tra due amici ma
tra un soldato e la morte - la sua - alla quale credeva di sfuggire. E
invece le si butta tra le braccia per uno sbaglio di calcolo. Non si
sfugge al proprio destino, questo è quanto ci insegna la canzone.
Dalida
Dalida è sempre Dalida.
Nonostante gli anni che passano inesorabilmente, i francesi continuano
ad amarla. E' solo di qualche mese fa il tentativo di suicidio
(l'ennesimo) che la cantante ha cercato di mettere in atto senza
riuscirvi. I suoi dischi vanno sempre molto bene ma ve ne sono alcuni
che oltrepassano le barriere delle classifiche nazionali ed
internazionali e che si insediano nei cuori dei fan, come questa SALMA
YA SALAMA, singolo tratto da un album che reca lo stesso titolo. E'
basata su un tema tradizionale egiziano che narra di un tale, persosi
tra le dune del deserto africano e che ha delle visioni
paradisiache.
Hit Parade in Russia Per la prima volta l'Unione Sovietica, tramite un giornale, pubblica una hit parade. Il giornale in questione è il Moskovski Komsomolets. Ma non è una vera e propria hit parade, bensì una classifica dei brani più popolari dell'annata 1977. Fino ad ora la rubrica era stata vietata per il motivo che vi apparivano in lista troppo poche canzoni russe, mentre le straniere facevano la parte del leone. Questo nonostante fosse pressoché impossibile trovare i relativi dischi sul mercato. Il gruppo più noto è quello degli Abba che con due canzoni (MONEY MONEY MONEY ed SOS) si aggiudica il terzo posto, il cantante che occupa la seconda posizione è Demis Roussos e alla prima Joe Dassin con una canzone italiana che ha già due anni, INDIAN SUMMER, scritta da Toto Cutugno e lanciata qui da noi col titolo di AFRICA (rieccola!). Alberto Lupo Alberto Lupo è stato colpito da improvvisa trombosi alla carotide destra e al collo. E' stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la rivascolarizzazione celebrale. L'operazione che è durata due ore è consistita nel collegare con una bretella due tratti di un'arteria ostruita da un embolo che impediva al sangue di raggiungere regolarmente il cervello. Alla fine la diagnosi sarà più precisa: ictus celebrale. Il popolare attore era stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale milanese di Niguarda nel reparto di neurologia. Era stato colpito da un malore mentre tornava in albergo. Aveva appena finito di recitare in teatro CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF con Lilla Brignone al Teatro San Babila. Poi si era recato agli studi della fiera per registrare una comparsata nello spettacolo di Walter Chiari e Vittorio Caprioli IO TE TU IO. Poche ore dopo, il malore. Le sue condizioni non apparivano gravi. Lamentava una semiparesi facciale che interessava anche parzialmente il corpo. Con il passare delle ore però i medici si sono resi conto che il malore che aveva colpito Lupo non era dei più semplici. Gli organizzatori dello spettacolo teatrale hanno interrotto le repliche per un po' e poi hanno contattato altri attori (Gabriele Ferzetti e Enrico Maria Salerno). La politica Rieccoci a parlare della violenza politica. L'on. Publio Fiori , consigliere DC (ora in AN) 39enne, è stato gambizzato dalle Brigate Rosse a Roma. Attentato che rientra nel quadro degli attacchi contro la DC tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. Sette giorni, sei azioni contro la Democrazia Cristiana. Un bel rullino di marcia. Publio Fiori usciva dalla sua abitazione in Via Monte Zebio per recarsi in ufficio. Tre persone, due uomini ed una donna attendevano a bordo di una 128 rubata. Hanno atteso che si avvicinasse al commando e due di loro (un uomo e una donna) hanno sparato all'uomo politico che, sebbene ferito e caduto, è riuscito a reagire sparando anch'egli con la sua pistola. Gli attentatori si sono incattiviti e l'hanno crivellato di colpi. Al Santo Spirito i chirurghi hanno riscontrato nel suo corpo dieci fori da arma da fuoco (mitra). Più tardi, una telefonata alla redazione dell'Ansa e un volantino rivendicheranno la paternità dell'attentato alle Brigate Rosse. A Genova, il direttore della pianificazione dell'Ansaldo, Carlo Castellano, viene affrontato nei pressi della sua abitazione da tre giovani che sparano otto colpi in rapida successione. Quattro colpiscono le gambe, uno l'addome e tre mancano il bersaglio. Gli attentatori sono giovanissimi, tra i 16 e i 17 anni. Pochi minuti dopo, una telefonata al quotidiano Secolo XIX rivendica l'azione la colonna genovese delle Brigate Rosse. A Torino, Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa viene ferito con quattro colpi di pistola il 16 novembre. L'attentato viene preannunciato da vari segnali arrivati precedentemente, come una bomba fatta recapitare al quotidiano. Da qualche giorno il Ministero gli assegna una scorta. Ma un improvviso mal di denti lo spinge ad uscire dimentico del pericolo incombente. Gli sciacalli non aspettavano altro. Morirà 13 giorni dopo, a 61 anni. Le ragioni dell'attentato vanno cercate nella linea d'intransigenza del quotidiano torinese verso le Brigate Rosse e il terrorismo eversivo di sinistra. A Milano, sempre le Brigate Rosse, hanno vuotato il solito caricatore nelle gambe del solito dirigente d'azienda scelto più o meno a caso. Poi, sempre al solito, hanno trovato facilmente liberissima la via di fuga. La vittima è Aldo Grassini, dirigente dell'Alfa. E adesso, con gli attentati e i gambizzati, ci fermiamo altrimenti non finiamo più. Nel vasto parco delinquenziale del 1977, non mancano quelli che delinquenti non sono ma che forse, traviati dalla cronaca quotidiana, si comportano come tali. Un corteo di femministe a Roma, partito da Piazza Santi Apostoli crea un maxi ingorgo nelle già provate vie della capitale. Le femministe , oltre a gridare i soliti slogan contro i maschi tipo maschio represso, masturbati nel cesso (sempre meglio che provarci con una di loro. Notoria la loro bruttezza e il loro lesbismo) hanno invaso la redazione de LA REPUBBLICA e del PAESE SERA. Non paghe, per le strade, hanno cominciato a prendere a calci e a sassate le macchine incolonnate e parcheggiate. Quando sono arrivate sotto la sede dell'UNITA' hanno cominciato a gridare "comunisti bastardi fallocrati", "PCI=Vaticano", "Se Berlinguer è femminista, Paolo VI è una donna". Anche IL MESSAGGERO non si salva, colpevole di avere omesso il nome della 14enne stuprata ad Ostia. Il giorno dopo Trastevere in stato d'assedio. E non solo Trastevere. Un foltissimo gruppo di estremisti di sinistra mettono a soqquadro la città. Vogliono che si dimettano il questore di Roma Migliorini e il ministro Francesco Cossiga perché sono stati chiusi i "covi" dove si annidavano terroristi delle varie sigle ed organizzazioni. Duecento dimostranti interrompono con un automezzo messo di traverso il traffico tra Lungotevere Sanzio e Via Della Farnesina. Interviene una colonna di mezzi blindati con agenti armati di lancia-lacrimogeni e abbigliati con giubbotti antiproiettile. Carabinieri e poliziotti a piedi battono ogni metro del lungotevere e di Trastevere. Alcuni di loro vengono affrontati da tre giovani armati di pistole. I negozianti chiudono le saracinesche delle loro botteghe. Lo scontro diventa sempre più drammatico. I dimostranti lanciano bottiglie molotov ovunque all'impazzata, cercando di colpire i poliziotti e talvolta bruciando macchine, colpendo palazzi e cinema. Gli agenti rispondono con i lacrimogeni (non penso sia una risposta abbastanza adeguata all'offesa: gas contro fuoco). Cinque colpi di arma da fuoco vengono sparati ad altezza d'uomo da un dimostrante contro un mezzo dei carabinieri. Una mamma ed un bambino, attardatisi a rientrare dall'improvviso coprifuoco, vengono spinti per terra e presi a calci da un gruppo di estremisti. Dopo mezz'ora Trastevere è deserta. Negozi chiusi anneriti dal fumo delle molotov, gas e fumo ovunque. Da Monteverde, alcuni giovani cercano di entrare dentro casa del sindaco Argan (comunista) "per giustiziarlo in nome del proletariato". Intanto gli agenti fanno irruzione dentro le sedi di Radio Onda Rossa e Radio Città Futura, le emittenti che hanno aizzato la protesta usando toni molto pericolosi. Una sezione DC viene colpita da bottiglie molotov, decine di macchine incendiate in Via Giulio Cesare e Via Candia. Chi pensa che questa sia stato un fatto straordinario, una sorta di una tantum, beh, è completamente fuori strada. Il giorno dopo ci sarebbe stata una replica e così il giorno dopo ancora e quello successivo, almeno fino al rapimento di Aldo Moro a marzo 1978. Addirittura, il giorno successivo ci fu un attentato contro una scuola media, la Luigi Settembrini a Corso Trieste. Ignoti hanno versato del liquido incendiario sul portone secondario della scuola e gli hanno dato fuoco. Come intitolò IL MALE, in un'azzeccata e divertente copertina dell'epoca, non sparate sui bambini. Tanto muoiono da soli. Nell'Italia degli anni di piombo, anche i vigili non ce la fanno più. Dopo l'uccisione dell'ennesimo collega (stavolta da parte di uno scippatore che l'ha preso a calci fino a spaccargli la testa) chiedono di cambiare qualcosa. Primo, vogliono la pistola d'ordinanza calibro 9. Secondo, al posto del vecchio copricapo, in uso dal 1948, chiedono un casco antiproiettile, già collaudato al poligono di tiro. La testa del manichino, da 5 metri, ha superato indenne la prova. Campionato di calcio
Passiamo a qualcosa
di meno drammatico, come il campionato di calcio. Si gioca la nona
giornata dell'edizione 1977-78. La Roma perde a Vicenza con un
rocambolesco 4 a 3. I gol dei vicentini sono stati segnati da Cerilli e
Faloppa. Paolo Rossi segna due reti, di cui una su rigore. Per la Roma
ci pensano Di Bartolomei, Maggiora e Casaroli. Il Milan vince per due
reti ad uno a Pescara: a segno i difensori Maldera e Collovati, mentre
per il Pescara un gol su rigore di Nobili all'87° dà ai sostenitori
abruzzesi la consolazione del gol della bandiera. La Juventus strapazza
il Genoa: 4-0. Due autoreti di Ogliari ed Onori e due gol di Tardelli e
Causio. Gentile (ad onta del nome) spacca il perone e la tibia della
gamba destra a Di Giovanni e non contento gli sferra anche un calcio in
faccia. Viene solo ammonito da Barbaresco. L'Inter vince a San Siro
contro l'Atalanta con un gol di Scanziani al 53° minuto. Il Milan rimane
da solo in vetta con 15 punti, la Juventus seconda con 12. Terzi il
Torino, il Perugia, il L.Vicenza. Ma ecco i risultati completi: Christian Calabrese Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. NOI... NO! (1977) di David Guarnieri Amici di "Hit Parade Italia", un grande saluto a tutti da David! Questa volta vi parlo dell'ultimo spettacolo (in senso cronologico) di varietà, trasmesso dalla Rai, nell'anno 1977: "Noi... No!". La trasmissione prende il titolo dal tormentone usato da Raimondo Vianello, nelle precedenti (e fortunatissime) serie di "Tante scuse" e "Di nuovo Tante Scuse". Ovviamente, accanto all'attore romano c'è l' "amata" consorte, Sandra Mondaini. Il regista è il fido Romolo Siena; gli autori, assieme allo stesso Vianello, Italo Terzoli ed Enrico Vaime. La direzione d'orchestra è affidata al M° Marcello De Martino; le scene sono realizzate da Tullio Zitkowsky; le coreografie, ideate da Umberto Pergola; il costumista è Corrado Colabucci; a dirigere le luci, Corrado Bartoloni. L'aspetto primario che caratterizza la trasmissione è l'equa divisione in due facce ben distinte: lo show girato a colori, fastoso, ricco di lustrini e paillettes, condotto dalla Mondaini ed il teatrino, ripreso in bianco e nero, gestito da Vianello. Il programma, registrato nel leggendario "Studio 1" del Centro di Produzione Rai di Roma (via Teulada), tra il mese di settembre ed il mese di novembre del '77 (il costo per la realizzazione delle sette puntate è di 315 milioni di lire), parte sabato 3 dicembre dello stesso anno. Vediamo, nello specifico, lo sviluppo della puntata d'esordio.
"Noi... No!" si apre con la sigla di testa, "Cerco un uomo"
(Terzoli-Vaime-De Martino), cantata da Sandra Mondaini. La show-woman
milanese, nelle eleganti vesti create da Colabucci si esibisce,
attorniata da tantissimi ballerini in perfetta tenuta da musical di
Broadway anni '30, con frac, baffetti, bastone e cilindro. Terminato il
numero iniziale, Sandra viene raggiunta da Raimondo. Dopo gli iniziali
convenevoli, i due "battagliano" sul diverso modo di fare spettacolo: la
Mondaini parteggia per il classico show, spumeggiante, sfarzoso e
scintillante mentre Vianello sostiene il cabaret, sofisticato,
essenziale, graffiante e caustico (chiaro ed ironico riferimento ai
maestri del genere, Dario Fo e Vittorio Gassman). Il primo spazio
musicale vede protagonisti il gruppo Sheila & Black Devotion. La
cantante francese, assieme ai suoi partner interpreta il brano
Love Me Baby (un grandissimo successo nelle hit-parade di tutta Europa).
Il giudizio del pubblico nei confronti dell'esordio di "Noi... No!" si rivela assai positivo: l'ascolto è di 22 milioni e 500 mila teleutenti (ottimo è anche l'indice di gradimento). Anche la critica saluta positivamente il nuovo show dei coniugi Vianello. A giudizio di chi scrive, il programma in questione è tuttora godibilissimo, di grande freschezza, gestito benissimo da una efficace, rinnovata e credibile Sandra Mondaini e da un Raimondo Vianello al meglio delle proprie risorse. Validissimi (e di gran classe) i testi di Terzoli, Vaime e dello stesso Vianello. Ideale in questo contesto la regia, accurata e mai eccessiva di Romolo Siena ed ottimo l'ausilio di tutto il cast tecnico-artistico. Alla prossima volta!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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