( da Bolero TV )
Classifica 33 giri
L’estate 1981 è un’estate particolarmente mediatico-televisiva: si apre
all’insegna di un avvenimento sportivo varato esclusivamente per essere
trasmesso in televisione, il Mundialito (o Superclub 81), il primo
grande evento ad uso e consumo della televisione privata, in questo caso
Canale Cinque. I tempi di Sky erano ancora ben lontani da venire ma
Berlusconi aveva già anticipato gli eventi creando un campionato
alternativo ai classici mondiali ed europei di calcio con cadenze
quadriennali, per squadre di club come Inter, Milan, Feyenoord, Santos.
A vincerlo è l’Inter ed Evaristo Beccalossi si guadagnerà anche il
Telegatto d’Oro di Sorrisi e Canzoni TV come miglior giocatore del
torneo. Altro evento, ma assolutamente tragico, è il dramma di
Vermicino, dove troverà la morte il bambino Alfredino Rampi. In una
delle prime dirette fiume televisive, gli italiani seguiranno i
disperati tentativi di riportare in superfice vivo il ragazzino caduto
in un pozzo artesiano. Trenta milioni di persone incollate al video
tutta la notte. Punta massima di ascolto mai registrata prima in Italia:
mobilitati TG1, TG2, TG3. Diversi servizi, stesso argomento. E’ la P2 ad
occupare le prime pagine dei giornali, come pure la vicenda di Calvi.
E’anche l’estate in cui Pinocchio, il personaggio di Collodi, compie
cent’anni (nato a Firenze nel 1881 sul “Giornale per i bambini”). Grandi
celebrazioni per un personaggio che si è ritagliato un posto d’onore
nella letteratura italiana. E’ anche (e soprattutto) l’anno dei Bronzi
greci, trovati a Riace Marina che, dopo il lungo restauro a Firenze,
proprio qui vennero ‘scoperti’ dalla folla, nel corso di una mostra che
avrebbe dovuto essere breve. Successe il putiferio e, per mostrarli alla
nazione tutta, fu necessario esporli a Roma dove 345 mila persone, una
folla mai vista al Quirinale, transitò per vedere questi famosi bronzi i
quali, finalmente, giunsero esausti a dimora nel Museo Nazionale di
Reggio Calabria. Una mania collettiva, una delle tante, che spesso
contagiano gli italiani. C’è addirittura chi sfrutta l’occasione per
farne un singolo. E’ Mino Reitano, figlio di quella stessa Calabria alla
quale i Bronzi avevano ridato lustro. Siamo buoni e mettiamo in chiaro
subito che la canzone è il retro del disco per l’estate di Reitano, IO
TI AMERO’ (tiepido successo), naturalmente strombazzato dal solito
famosissimo settimanale milanese, dove c’è un amico intimo del Reitano,
per il quale ogni cosa che lui fa è meritevole di massima lode. La
canzone dedicata ai Bronzi di Riace sembra uscita da un antologia per le
classi elementari del Ventennio. Questo è il testo : Bronzi di Riace,
guerrieri della pace, a Fidia date luce, lo sguardo non è truce. Poi c’è
tutta una parte dedicata al merito del ritrovamento e del restauro nella
quale si lodano anche personaggi che c’entrano relativamente: "il maestro
di Firenze li ha truccati" (i restauratori della Soprintendenza
Archeologica), "poi a Roma il gran Pertini ospitati". Una cosa, questa
sì, truce! Comunque diamo a Mino il beneficio del dubbio: sicuramente
era in buona fede e sicuramente ha creduto sinceramente in
quest’obbrobrio di luoghi comuni e di sviolinate da pelle d’oca.
Edoardo Bennato Cosa fare dopo un travolgente successo? Minimo, bissarlo. Ma come si fa? Non sempre è cosa facile. Edoardo Bennato, nel 1980 aveva in classifica due album che si contendevano il primato (uno uscito venti giorni prima dell’altro) UFFA’ UFFA’ e SONO SOLO CANZONETTE. Nessuno dei due aveva un singolo di rappresentanza, Chi voleva, ad esempio, SONO SOLO CANZONETTE doveva comprarsi il 33 giri. Nel 1981 Bennato stupisce il pubblico procedendo in senso inverso. Un solo singolo, nessun album che lo rappresenti. Ma il successo è di nuovo in agguato (se così si può dire) e il 45 giri arriva al primo posto dei dischi più venduti. Il titolo è E INVECE NO. La storia è quella di un cantante sfortunato che sogna sempre cose più grandi di lui, successi improbabili e posizioni di vertice in classifica. Tutto quello che nella realtà succede al cantore di cotante disgrazie. Il personaggio della canzone si immagina come sarebbe bello se il vento cominciasse a girare un po’ dalla sua parte, se riuscisse a riempire gli stadi, se riuscisse ad arrivare al primo posto della classifica dei dischi. Invece si rende conto di essere solo come un cane in quest’estate, nessuno che lo ascolti o che lo pensi. Forse che a piangere miseria porti bene? A giudicare dai risultati parrebbe proprio di sì. Certo che, a vedere la cosa da lontano, cioè dalla prospettiva dei giorni nostri, potrebbe sembrare che questo primo posto fosse un risultato un po’ esagerato. In fondo Bennato, in quell’estate 1981, non si può dire che si sia sentito più di un ENOLA GAY, un ON MY OWN o di SEMPLICE o DONATELLA. Resta comunque il fatto che alcuni giornali lo mettono al primo posto (altri al secondo). Sul lato B un altro brano di successo. CANTA APPRESS’A’ NUIE, una specie di prova di NISIDA, un assaggio di quello che sarebbe stato il successo dell’anno seguente. Ritmo caraibico, un calypso misto alle ritmiche partenopee che in Bennato sono sempre presenti. Cosa dire di più? Un lavoro molto più in surplace rispetto alla fatica dell’anno precedente, che comunque era servita a raggiungere lo scopo di farlo restare sulla cresta dell’onda. Ivan Cattaneo Ivan Cattaneo finalmente (per lui) comincia a raccogliere i frutti di una carriera iniziata qualche tempo prima come artista di “rottura”, che spaziava dal punk al rock al pop leggero. Non c’è una definizione tipologica per la sua musica negli anni settanta. Mentre è molto più facile catalogarlo in questo inizio di anni ottanta. Ska e new wave, forse la definizione più giusta. Il cambio di casa discografica (dalla Numero Uno della RCA alla CGD) gli fa senz’altro bene anche se approda su lidi molto più sicuri e molto meno sperimentali. Il suo LP, molto venduto, si chiama ITALIAN GRAFFITI 2060, dove lui immagina alcuni brani degli anni sessanta riarrangiati cento anni dopo (da qui quel 2060 del titolo). Questa operazione ha incontrato larghi consensi tra il pubblico sia giovane che meno giovane, quello cioè che aveva nel sommerso della memoria d’infanzia determinate canzoni che sono tornate a galla. Perché, ricordiamoci, nel 1981 le cose non erano come sono ora, con decine e decine di radio in tutta Italia che trasmettono solo musica di un passato lontano e non. Anche le stazioni per cosi dire “normali” non disdegnano affatto riproporre canzoni di venti, trent’anni fa. Anzi, è normale. All’epoca, quando una canzone era vecchia, era vecchia e basta. Nel senso che nessuno la riproponeva in radio. A che pro quando c’erano tante canzoni nuove ogni mese? Il disco di Cattaneo potrebbe essere visto come un azzardo anche se le canzoni presentate erano molto famose e spaziano nell’arco dell’intero decennio e gli stili musicali erano molto differenti l’uno dall’altro. Quattordici canzoni, da TINTARELLA DI LUNA (che in realtà è del 1959 e che quindi con gli anni sessanta non avrebbe niente a che fare) a YEEEEH! dei Primitives del 1967. Soltanto otto anni di differenza tra queste due canzoni che musicalmente sembrano essere venti. Come i tre che intercorrono tra I WATUSSI (1963) di Vianello e RAGAZZO TRISTE (1966) di Patty Pravo. Tre anni. Sembra quasi impossibile. Cantare 14 pezzi strafamosi non è certamente un azzardo e Cattaneo del suo ci mette un'interpretazione provocatoria e molto ambigua, legata ad un gusto dissacratore e alla sostituzione di qualche vocabolo (tanto per fare un po’ di scena). Così usufruisce anche di un lancio in grande stile giacchè le sue canzoni vengono ascoltate tutte le settimane in MISTER FANTASY, il programma di Carlo Massarini che tratta di musica, tecnologia e videoclips, molto visto e di tendenza all’epoca. Viola Valentino Molto bellina ma voce nisba. Questo è quello che dicono spesso di lei. Lei è Viola Valentino, al secolo Virginia Minetti, moglie di Riccardo Fogli (lasciata e poi ripresa più volte), artisticamente nata da Giancarlo Lucariello (“creatore” dei Pooh, di Alice, di Gianni Togni e dello stesso Fogli) che le ha cucito un personaggio addosso non male dal punto di vista dell’immagine. Capelli effetto-bagnato, abiti griffati ma casual portati con gran classe (non per niente è stata una modella) su un corpo notevole. Voce, si diceva prima, da gatta (è nella triade delle sfiatate: Romina Power, Mita Medici e lei) ma canzoncine piacevoli ed orecchiabili. La sua carriera comincia nel 1968 quando incide per la Durium un 45, DIXIE, che si rifà alla moda del momento, cioè gli anni ’20 e ’30. Poi ci prova fondando un duo (Renzo e Virginia) ma le va malissimo. Nel 1978 il primo successo sotto la dicitura Fantasy. Al Festivalbar presenta CANTANDO ed è un buon successo. L’estate 1979 è quella del suo lancio come Viola Valentino e della canzone COMPRAMI. Le femministe contestano il fatto che una donna canti una canzone nella quale si dica comprami, io sono in vendita. Ma le femministe ormai non fanno più notizia e la canzone diviene un successo. La sua immagine fa sempre più spesso capolino dalle pagine dei giornali rosa. Essere la moglie di Riccardo Fogli certo l’aiuta non poco in quel momento. La voce poca ma intonata, per dirla alla Petrolini, non basterebbe forse se non avesse anche un aspetto gradevole, se non sorridesse maliziosa (un’immagine che non disdegna il richiamo sessuale) e se non avesse una storia di dominio pubblico come quella di Albano e Romina. La consapevolezza di essere un prodotto da laboratorio discografico senza atteggiarsi ad artista vera la rende accettabile anche a quella stampa e a quella critica che sicuramente non glie ne avrebbe perdonata una. A COMPRAMI seguono SEI UNA BOMBA, ANCHE NOI FACCIAMO PACE, SERA COI FIOCCHI ed ora GIORNO POPOLARE, una canzoncina balneare in cui la Valentino rivanga finti ricordi familiari legati agli anni sessanta ed alla stagione estiva con lei che ad una tavola calda si accontenta di una spaghetto scarno e scivoloso sperando in un secondo muscoloso (che vorrà dire?) e con i camerieri che ballano il twist. La musica si adatta bene al testo, dà l’idea del ricordo lontano, del sole e della nostalgia. Non è un successo clamoroso se paragonato ai precedenti ma accettabile se si pensa che sta cominciando la fase in discesa per la cantante. Una carriera breve ma intensa e zeppa di successi discografici, che continua ad avere un seguito perché proprio quest’anno la Valentino è tornata al suo pubblico. Un pubblico che comunque non l’ha dimenticata visto che in rete ci sono un paio di siti dedicati a lei. C’è gloria perpetua nell’epoca di internet. Franco Simone Continuiamo a restare in Italia e a parlare di un cantautore del quale non abbiamo mai scritto un rigo fino ad ora (senza una ragione precisa: ci sono personaggi veramente strafamosi di cui non si è mai parlato, in tre anni). Questo personaggio è Franco Simone. Un cantautore schivo ma allo stesso tempo leggermente presuntuoso, cosa che forse gli ha alieneato parecchie amicizie nell’ambiente artistico e fatto chiudere parecchie porte. Per l’estate 1981 sceglie una canzone di 16 anni prima, IL MONDO di Jimmy Fontana. Non è il primo omaggio che fa alla canzone italiana d’autore. Rifece anche IL CIELO IN UNA STANZA e IO CHE AMO SOLO TE. Checchè ne dicano gli altri, troviamo le abbia sapute rifare senza quella presunzione che gli si attribuisce, ma anzi, avvicinandosi a questi brani famosi con molta umiltà. Cioè da vero fan, mettendosi al servizio di queste importantissime pagine di musica italiana e trattandole come si conviene a due ospiti di prestigio. L’arrangiamento de IL MONDO è raffinato e il singolo fa parte del 33 giri RECITAL, inciso con la sua personale casa discografica, la Franco Simone, che ha come logo una scoppola (forse il presagio di quello che sarebbe stata quest’avventura da industriale?). Il disco in realtà non è altro che il rifacimento del precedente, RACCONTO A DUE COLORI. Franco Simone non era molto soddisfatto del precedente missaggio e ha rifatto tutto da capo. Certo, un operazione commerciale molto strana. Quando mai si reincidono gli stessi pezzi, anche per rispetto a chi aveva comprato l’album in prima battuta? Forse un’operazione di correttezza verso se stesso e la sua coscienza di musicista, anche se non sempre tanto scrupolo può venir capito da tutti senza che si pensi ad una presa in giro. Intanto fa la spola tra l’Italia e il Sudamerica dove è un divo acclamato, molto più che in Italia. Il disco RACCONTO A DUE COLORI è diventato in Argentina FRANCO SIMONE EN ARGENTINA ed è in questo momento (luglio ’81) terzo nelle classifiche di quel paese e al primo posto c’è una compliation dove ci sono ben tre sue canzoni. Nei singoli è al secondo posto con TU PER ME, canzone dell’estate scorsa (1980). Il fatto di essere un numero uno in Sudamerica è stato sempre visto come una vanteria da guascone, come se quel mercato non fosse importante. A quel livello, solo altri due artisti italiani negli ultimi 30 anni: Nicola Di Bari e Raffaella Carrà. E i primi a storcere il naso, quando si parla di mercato argentino, cileno, venezuelano, sono quegli stessi che senza dubbio sono famosi a Roma e Milano ma che già a Chiasso non li fila nessuno... George Harrison George Harrison, il più schivo dei Beatles, il più e il meno ossequioso alle mode (le mode casomai le ha create, come d’altronde gli altri tre) e alla mondanità (il contrario di Paul e Ringo) lancia il nuovo disco. Il disco, in effetti, è già uscito da alcuni mesi sui mercati mondiali ma in Italia è fuori da poco. Il titolo dell’album è SOMEWHERE IN ENGLAND e quello del 45 ALL THOSE YEARS AGO. Pop song in puro stile Lennon, dedicata ovviamenente allo scomparso, alla quale partecipano, seppur separatamente, Paul e Ringo. E’ praticamente d’obbligo la dedica all’amico di una vita, essendo il disco stato dato alle stampe dopo l’uccisione del celebre beatle. La cosa carina è sicuramente il bisogno di comunione con gli altri due, di fare qualcosa tutti insieme in memoria di John. Questo significa lasciarsi alle spalle anni di polemiche e frecciate. L’inestricabile ambiguità – se così la vogliamo chiamare – ritorna a far capolino tra una genuina passione artistica e il business che, comunque sia, aveva sempre o spesso contraddistinto la carriera della band. A parte questo brano, che ripercorre l’esperienza come gruppo (e che all’inizio fu scritto per comparire nel disco di Ringo Starr STOP AND SMELL THE ROSES) il resto del disco è sulla falsa riga del precedente, che non venne accolto molto bene dalla stampa ma che comunque era un classico prodotto alla George Harrison, proprio come quest’ultimo. Il quale schizza subito tra i primi dieci delle classifiche mondiali. George, uomo di molteplici interessi ha nel frattempo fondato una casa cinematografica, la Handmade, che sforna notevoli pellicole in UK (nel 1974 vince l'Orso d'Argento a Berlino con LITTLE MALCOLM) oltre a produrre film americani come quello di Madonna. Inoltre il suo interesse per la Formula Uno lo porta a dar vita alla fondazione Petterson, nome del pilota svedese morto due anni prima a Monza. E proprio a Monza che fa una delle sue rare apparizioni in pubblico, assistendo al Gran Premio. In tutto il disco (la prima versione fu stranamente rifiutata dalla Warner che distribuiva l’etichetta Dark Horse) c’è una nostalgia per i Beatles e per l’amico scomparso, un voler affermare che se si fossero parlati un po’ di più senza rimanere fermi sulle loro posizioni, probabilmente tutto sarebbe andato diversamente. Un disco tranquillo, gioioso e meditativo, come tutte le opere di Harrison. Non ricerca - anche se potrebbe sembrare – il facile consenso del pubblico. Lui dice questo sono io, se mi volete è così, senza trucco e senza artefizi. La sua chitarra continua a gemere gentilmente fondendo il pop rock occidentale al raga indiano in uno stile che è rimasto immutato negli anni del dopo Beatles, cioè elegante e gradevolissimo sotto il profilo letterario e musicale. Certo, non si grida al miracolo ma più modestamente a una riconferma piacevole. Un pezzo da antologia è quel BALTIMORE ORIOLE, un pop lento e fiatistico di grande atmosfera che è una delle cose migliori dell’album. E, a dire il vero, non è neanche farina del suo sacco perché appartiene all’autore americano degli anni venti e trenta Hoagy Carmichael. A Lennon dedica anche una frase in copertina: non c’è mai stato un tempo in cui non sono esistito e nemmeno tu sia esistito. Così non ci sarà un futuro in cui cesseremo di esistere. Oggi entrambi, Lennon e Harrison, non ci sono più. Ma questo significa forse qualcosa? Pasquale Squitieri Manette ai polsi per Pasquale Squitieri, marito di Claudia Cardinale e celebre regista. Era andato in questura a ritirare il passaporto per recarsi a Mosca al Festival del Cinema e il cervello elettronico della Questura si è ricordato di una condanna per peculato inflittagli 13 anni prima quando non era ancora un regista ma un impiegato di banca e fu denunciato per aver alterato i conti bancari di alcuni clienti. Questo accadde nel 1968. Nel 1978 fu processato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e condannato a due anni e due mesi di detenzione per peculato continuato ed aggravato. La Cassazione, nel 1980, ridusse la condanna di un anno. Una volta passata in giudicato la sentenza, fu emesso l’ordine di carcerazione, che fino a quel momento, non era ancora stato eseguito. Quale migliore occasione, si saranno detti i poliziotti vedendoselo davanti? Comunque per Squitieri non è la prima disavventura con la giustizia. Più volte il regista è stato alla ribalta di fatti di cronaca, come quando fu condannato a 18 mesi con la condizionale per aver sparato dei colpi di pistola a dei fotografi che cercavano di ritrarlo al fianco della moglie. Poi fu denunciato da due ragazze francesi che lo accusarono di aver sparato (ancora? Ma è un vizio!) a dei loro amici. Anni prima Squitieri era stato condannato per omicidio colposo plurimo. Era infatti alla guida di un auto con cinque persone a bordo quando si verificò un incidente che costò la vita a tutti, tranne che a lui, unico superstite. Festivalbar
Luglio: tempo di Festivalbar. Giunto alla diciottesima edizione,
Vittorio Salvetti presenta anche quest’anno alla stampa la sua creatura
meglio riuscita, questo enorme luna park sparso in tutta Italia, fatto
di 30 mila juke box. Sei fuori quota: i superbig George Harrison (ALL
THOSE YEARS AGO), Lucio Dalla (TELEFONAMI TRA VENT’ANNI) e i Pooh (CHI
FERMERA’ LA MUSICA). Umberto Tozzi (NOTTE ROSA), Mia Martini (TI REGALO
UN SORRISO) ed Alan Sorrenti (LA STRADA BRUCIA) come ex vincitori e
quindi non in gara. Ecco la lista completa: A dare una scorsa ai nomi il cast non sembrerebbe granchè. Invece alcuni personaggi, partiti con pochissimo clamore, riescono a farsi largo sia nelle classifiche che nei juke box. Pensiamo al pezzo degli Spargo, di Ron, di Ferradini. Delle autentiche soprese. Come di sorprese si può parlare menzionando Keith Marshall o il simpatico Joe Dolce. Naturalmente l’occhio va subito ai grossi nomi, ma non è detto che tutto sia già scritto. Quindi,chi vincerà? E’ presto dirlo, bisogna aspettare fino a settembre. Anche se avrei un paio di nomi che... Stefania Rotolo Aveva 30 anni anni e (senza alcuna retorica) tanta voglia di vivere. Cantante, ballerina, showgirl: Stefania Rotolo. La chiamavano moto perpetuo per la sua carica vitale che sprizzava da tutti i pori. Non alta, non bella e a suo dire non troppo brava. Però in quello che faceva, ci metteva l’anima. Fortunata sì, ma soprattutto sfortunata. Perché dopo una gavetta di circa 15 anni era riuscita a ritaglarsi un suo spazio e subito la malattia l’ha aggredita. Ma facciamo un passo indietro, al 1966, quando ballava al Piper insieme al solito gruppo formato da Loredana Bertè, Renato Zero e company. Don Lurio la porta in tv, prima come collettina della Pavone. Poi nel 1969 diviene uno dei ragazzi fissi di AIUTO! E’ VACANZA, trasmissione estiva. In primavera aveva fatto parte del corpo di ballo di STASERA CON... Nel 1970 prende parte ad alcuni spettacoli come IO CI PROVO, show della Vanoni e parte in tournèe in Messico con il balletto di Franco Estil, dove rimane per parecchio tempo. Tornata in Italia nel 1974, viene subito reclutata dalla tv e da Franco Miseria, varca la soglia del Sistina e finalmente, nel 1977, trova quel successo che le spettava da parecchi anni. Comincia PICCOLO SLAM, la prima discoteca televisiva della storia della tv italiana, una sorta di Bandiera Gialla dieci anni dopo, in cui si votavano le migliori canzoni da discoteca (abbiamo scritto un pezzo sull’argomento). Quindi arrivano copertine ed offerte a profusione, i suoi dischi si vendono benissimo (GO, TOCCAMI, SPACCATUTTO, DISCO TIC, MARAMEO) sebbene il singolo che le darà più soddisfazione (e che darà il titolo ad un programma tv venti anni dopo la sua morte) sarà COCKTAIL D’AMORE, uscito alla fine del 1979. Ma la vita prende come dà e proprio alla fine del 1979 fa la sua comparsa la peggiore di tutte le malattie. Lei, per non smettere di lavorare (stava registrando TILT), trascurò la cosa. Ricoverata in clinica dichiarò credevo piovesse e non diluviasse. Una battuta come un’altra per sdrammatizzare un po’ sul suo gravissimo stato di salute. Sembrava si fosse ripresa alla festa di compleanno del suo amico Renato Zero a settembre 1980 ; c’era il progetto di un Peter Pan teatrale con Gassman e Proietti le offrì di essere la sua compagna nella versione italiana di STANNO SUONANDO LA NOSTRA CANZONE di Neil Simon. Ma le sofferenze ricominciarono e con quelle diminuì la voglia di combattere fino allo stremo. Nell’ultima intervista, ormai disfatta dal dolore e dalla stanchezza disse che il tumore è stata una punizione troppo forte, nonostante tutti i peccati che poteva aver commesso fino ad allora. Muore nella clinica Villa Verde a Roma, sua città natale, il 31 di luglio. Lascia una figlia di 9 anni, Federica, ricordo della sua relazione con un sassofonista brasiliano durante il suo trascorso sudamericano. Chi scrive, all’epoca dei fatti, era ancora troppo piccolo ed immaturo per giudicare un personaggio che istintivamente trovava antipatico. La sua esuberanza veniva scambiata per tracotanza, la sua verve e il suo modo di fare insieme al suo taglio di capelli un po’ androgino facevano pensare a “sfacciataggine” e poca serietà. Per fortuna si cresce. E per fortuna ci sono le immagini a testimonianza del talento, che fanno giustizia di un parere immaturo ed affrettato. Come diceva Oscar Wilde solo gli idioti (e tipi all’Armando Cossutta) non cambiano mai idea. Christian Calabrese
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SOTTO LE STELLE '81 ANTEPRIME STAGIONE TV 1981-82
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