( da Boy Music & Il Monello )
Classifica 33 giri
Le elezioni politiche anticipate sono sempre probabili e il centenario
della morte di Garibaldi fa gola a tutti. Chi se ne appropria abbastanza
sfacciatamente è il Partito Socialista, vuoi perché l’Eroe Dei Due Mondi
ha la camicia rossa, vuoi perché Bettino Craxi è un appassionato di
storia garibaldina. Ma il “socialismo” di Garibaldi era piuttosto un
pensiero romantico della socialità, alla Edmondo De Amicis, in fondo
anche dai suoi scritti non traspare troppa simpatia neppure per la
monarchia che serviva, per quel tanto di autoritarismo che i tempi
accordavano alle monarchie. Non che quello craxiano o comunque italiano
sia mai stato un socialismo liberticida: resta il fatto che Garibaldi
non si sarebbe mai prestato volentieri a farsi prendere per la giacca da
questo o da quel tiranno. E comunque il 1982 è troppo vicino al 1981,
che ha visto i fatti di Polonia: ci si ricorda che Garibaldi scrisse a
suo tempo delle torture inflitte al popolo polacco nel corso del secolo
diciannovesimo, ben diverse da quelle patite nel ventesimo ma comunque
paragonabili. E’ di questi giorni l’inasprimento nell’applicazione della
legge in Polonia contro i sindacalisti, operai e giovani che impegnano
duramente la polizia locale innalzando barricate per le strade per
chiedere libertà ed una vita migliore, quella che aspettano dal 1939
(prima i nazisti e poi i comunisti). Anche Giovanni Paolo II° accenna ai
fatti di Varsavia, Danzica e Gdynia appellandosi all’ormai famosa
Madonna di Czestochowa chiedendo per i suoi conterranei una vita di
speranze per un popolo a cui (sue parole) è stata tolta la vita con la
violenza. Lo stesso dicasi per la nostra destra di allora che, sebbene
abbia la parola Italia come principio base del programma, che non
nasconda un’idea nazionalista, è ancora troppo legata ad un ideale di
destra totalitaria che poco si sposa con i principi di libertà di
Garibaldi stesso. Ma il 1982 festeggerà Garibaldi nel migliore dei modi,
trovando cioè la migliore celebrazione che mai si possa pensare, la
vittoria italiana ai mondiali di calcio: l’Italia è sulla bocca di tutti
nel mondo e non per i soliti scioperi o per la mafia. Uno che ha fatto
(o cercato di fare)l’Italia, chissà come sarà stato felice. Human League Lasciamo però “Peppino” e il suo anniversario per occuparci di musica e lo facciamo parlando di un gruppo inglese, cioè gli Human League. Una delle canzoni più ascoltate e vendute di questa primavera-estate 1982, è DON’T YOU WANT ME. La storia di un tizio che dice alla sua ex ragazza che quando l’ha conosciuta era solo la cameriera di un cocktail bar e che adesso, anche grazie a lui, è diventata una numero uno (non si sa in quale campo) tanto che come ringraziamento lo vuole abbandonare. Lei risponde che sarebbe comunque arrivata alla sua condizione attuale con o senza di lui, che l’ama ancora ma che, nonostante tutto, ha deciso di vivere la sua vita da sola. Questo è quel che dice il testo della canzone più famosa del periodo, tratta dall’album DARE, il terzo del gruppo in Inghilterra. Appena uscita è arrivata subito al primo posto. Dall’album sono stati tratti singoli di successo come lo stesso DON’T YOU WANT ME, LOVE ACTION e OPEN YOUR HEART e tutti e tre sono saliti in cima alle classifiche di vendita guardando tutti dall’alto in basso. Questo boom (fattore determinante è la ritmatissima ed orecchiabile DON’T YOU WANT ME) ha fatto sì che anche l’album precedente, TRAVELOGUE, tornasse in classifica e che arrivasse in vetta anche il loro singolo BEING BOILED uscito nel 1978. E tutto ciò in un contesto molto particolare: anche altri gruppi della cosiddetta new wave e del pop elettronico hanno dischi in classifica: i Soft Cell con SAY HELLO, WAVE GOODBYE, gli OMD (quelli di ENOLA GAY) con MAID OF ORLEANS e anche gli Ultravox, gli Heaven 17 e i Depeche Mode. Addirittura un gruppo solitamente ostico come i tedeschi Kraftwerk, arriva al numero uno della classifica dopo che la loro casa discografica, come si usava fare solitamente, insieme al 33 giri fa stampare anche un singolo, THE MODEL. Ma i Kraftwek avevano già avuto grandi hit come AUTOBAHN e TRANS EUROPE EXPRESS. Ma chi avrebbe scommesso su un gruppo di provincia inglese dedito al pop combinato con l’elettronica, solamente cinque anni fa, in piena ondata punk e disco? Gli Human League, ad un intervistatore che chiede quali sia il loro modello musicale e se per caso risponda al nome di Stockhausen, dicono invece: no, ci siamo rifatti ai Kraftwerk, agli Sparks e a Donna Summer. Molto strana come risposta, soprattutto la citazione della Summer. Poi dicono di rispecchiarsi in qualche maniera nel glam rock di Bowie e dei T.Rex, e difatti incidono una versione del brano di Glitter ROCK’N’ROLL PART ONE, ma anche in un pop raffinato anni sessanta alla Phil Spector quando incidono YOU’VE LOST THAT LOVIN’ FEELING, incluso nel loro primo disco. Per fare un po’ di storia del gruppo bisogna dire che il primo nucleo risale al 1972 e che solo nel 1977 cominciano a fare le cose sul serio diventando dei professionisti e usando il nome di The Future. L’anno dopo mandano dei demo ad una casa discografica e il factotin dell’etichetta Fast Product fa incidere il primo singolo diventato ora un hit di tutto rispetto, quel BEING BOILED di cui sopra. Nel 1979 arrivano in Italia ma sono davvero artisti di nicchia e di loro si parla poco. Solo alcuni giornali come Rockerilla, molto informato su tutta la scena pop-rock internazionale, li intervista. Nel 1982 tornano come big del pop europeo e le loro date a marzo (Torino, Milano, Roma) sono pubblicizzate anche sui giornali e naturalmente fanno il pienone. Mentre, come detto, la ripubblicazione dei loro vecchi dischi fa il pieno nelle classifiche, con il loro ultimo LP fanno intuire quanto ancora si possa attingere al pozzo degli Human League. Dal resto, anche il nome dell’album, DARE (osare) suggerisce di per sè una risposta. New Trolls Un altro gruppo, questo tutto italiano: sono i New Trolls, sugli scudi a causa di una sigla televisiva, quella finale di Discoring: LA’ NELLA CASA DELL’ANGELO, dove anche questa volta non rinunciano a fare il verso ai fratelli Gibb. Gli acuti di Nico Di Palo alla Barry Gibb sono diventati ormai un marchio di fabbrica dell’ex complesso beat e poi progressive, genovese. La canzone, molto carina ed orecchiabile, si apre con sonorità hard, con chitarre elettriche svisate per tutto il percorso musicale grazie agli assoli di Ricky Belloni, e prosegue con un ritornello “catchy”, molto dolce e di estrema presa sul pubblico. La popolarità della trasmissione domenicale fa sì che il singolo prenda il volo ed anticipa un album di cui ancora si sa pochino ma che a detta del gruppo dovrebbe essere molto interessante. Ma si sa, ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Stanchi di essere considerati la risposta italiana al Bee Gees, non fanno nulla però per distaccarsi da quell’immagine, sicuramente vincente. L’unico accorgimento è quello di smetterla di vestirsi come loro. Ed è già un passo avanti. Per il resto, Dio provvede. Nada Nada ha già rodato in varie trasmissione quello che sarà il suo successo estivo e sembra proprio abbia intenzione di ripetere il boom dell’anno precedente. TI STRINGERO’ è il titolo della canzone che si basa su un terzinato - non canoro ma musicale - in stile anni cinquanta ed è anche il secondo pezzo di cui ha scritto il testo (il primo era DIMMI CHE MI AMI CHE MI AMI CHE TU AMI CHE TU AMI SOLO ME, dell’anno prima). Un testo in cui si diverte a sdrammatizzare la passione amorosa e a prenderne in giro gli aspetti più drammatici (nel senso buono) in maniera sarcastica e scanzonata. E’ una nuova Nada, questa del 1982. Un taglio di capelli corto in stile punk, vestiti punteggianti ma firmati, comprati nei negozi del centro. Negli anni che vanno dal 1974 al 1980 ha alternato momenti prettamente canori a momenti di attrice di un certo livello. Ha lavorato con Bolchi, Dario Fo, Giulio Bosetti e Oreste Lionello. Ha anche fatto alcuni originali televisivi come L’ACQUA CHETA e PUCCINI, dove faceva la parte della servetta di casa Puccini, innamorata di Giacomo che a sua volta era interpretato da un grandissimo (ed è sempre poco) Alberto Lionello. Ogni due anni tirava fuori un disco a 33 giri che riscuoteva plausi dalla critica ma che rimaneva invenduto nei negozi. Questo perché aveva completamente rinnegato il suo passato prossimo, quello dei Sanremo e delle Canzonissime e ad aprirle gli occhi fu Piero Ciampi col quale collaborò per il primo disco assolutamente anti-Nada, inteso come personaggio degli esordi in cui canta frasi come "io non ho lasciato il mio cuore a San Francisco" ma Ciampi aiutò molto Nada ad uscire dall’involucro, dal clichè nel quale i produttori volevano tenerla imprigionata e di questo lei gliene fu infinitamente grata e ancora lo ricorda, nelle interviste, come una delle cose più belle che le siano mai capitate nella vita. In questo 1982 arriva la collaborazione con personaggi come Maurizio Piccoli, i Goblin, con l’amico Mauro Lusini e soprattutto col marito Gerry Manzoli, bassista dei Camaleonti, che le produce anche il long playing. Questa crescita artistica ha anche un risvolto culturale. Certo, l’aver frequentato in tenera età personaggi dotati di un certo magnetismo, come Dario Fo o Sandro Bolchi, significa che Nada, in qualche modo, è stata plagiata dalle loro idee e dal loro modo di vedere la vita. Passare da Franco Migliacci a Dario Fo, non deve essere stata cosa molto semplice. Era entrata nel mondo della musica quando con una mano teneva la bambola e con l’altra il microfono, ne doveva uscire disgustata dall’atteggiamento distruttivo delle case discografiche che, se non si fa quello che decidono loro, sei praticamente morto. Ha passato forti momenti di perplessità a domandarsi chi realmente fosse perché giustamente non si rispecchiava più nel personaggio costruitole su misura dalla RCA. Tre album belli ma passati praticamente inosservati e neanche ben promozionati. Poi la nascita della figlia le dà una forza nuova, una volontà che aveva perso e con quella anche la voglia di fare. Difatti cambia casa discografica, passa alla Polydor e fa subito centro con PASTICCIO UNIVERSALE e relativo album. Poi ancora ROSA, DOLCE PIU’ DOLCE, DIMMI CHE MI AMI CHE MI AMI CHE TU AMI CHE TU AMI SOLO ME e quest’ultimo TI STRINGERO’, grosso successo che ci accompagnerà per tutta la stagione estiva. E non è che l’inizio perché l’anno successivo il successo sarà ancora maggiore e con la sua AMORE DISPERATO vince praticamente qualsiasi manifestazione ci sia da vincere. Ma questa è un’altra storia. Aneka Lei si chiama Mary Sanderman ed è di nazionalità scozzese e da un anno ha una doppia vita. Quando è Mary è un soprano ed interprete di musica contemporanea ad Edimburgo. Non solo, è la voce ufficiale del Festival di Edimburgo e fa parte dell’orchestra della radio scozzese. Recentemente ha anche tenuto un concerto alla Albert Hall in omaggio alla principessa Margaret. Questo quando si chiama Mary. Quando invece si fa chiamare Aneka, indossa kimono da geisha e gira l’Europa spacciandosi per giapponese, cantando canzoni come JAPANESE BOY. Successo internazionale e, di rimbalzo, successo anche italiano. Com’è arrivata a questa scelta così bizzarra? Per sfizio, decide di interpretare una canzone leggera, un singolo adatto a tutti i palati, utilizzando una voce “normale”, non cioè da soprano, pescando a piene mani nelle sonorità tipiche del paese del Sol Levante abbinate alla musica pop. Con l’aiuto del produttore Neil Ross ha così scelto in breve tempo il brano che avrebbe inciso e che l’avrebbe portata nelle hit europee. Inghilterra, Francia, Olanda, Germania e Spagna hanno visto salire in men che non si dica il singolo nelle rispettive graduatorie, imitate dall’Italia che, sebbene non sia rimasta abbacinata totalmente da questa gradevole canzoncina, ne conferma il successo europeo accogliendola tranquillamente nelle proprie classifiche. Tanto da noi un posticino al sole non lo si nega davvero a nessuno. Tantomeno se si tratta di stranieri. Discoinverno Due ore di musica a Pistoia, dall’ Auditorio della città toscana. E’ l’ennesima edizione del Discoinverno (prima chiamato Disco Neve) e quale città migliore di Pistoia quando si parla di neve, vista la vicinanza con l’Abetone? Va bene, ce ne saranno almeno 20 che avrebbero fatto da giusta cornice alla manifestazione ma in questo caso si è scelto Pistoia e non è la prima né l’ultima volta che si sceglierà come “location” proprio la città toscana per questa manifestazione. Il Discoinverno è una manifestazione nata da un’idea dell’AID (Associazione Italiana Disc Jockey) della quale è presidente l’onnipresente Renzo Arbore e vice presidente (e come poteva non esserlo) Gianni Naso, che questa manifestazione l’ha voluta. Attraverso i voti dei disc jockey italiani iscritti all’AID, ma anche attraverso le schede pervenute dai lettori del settimanale Ragazza Inn, è stata compilata una classifica dei dischi che sono più piaciuti ai DJ e al pubblico, sia nelle discoteche che nelle radio private. Quindi una classifica che corrisponde assolutamente al gusto imperante del momento (almeno così dovrebbe essere nelle intenzioni) Vincitore assoluto (e fin qui tutti d’accordo) Richard Sanderson, con il tormentone dell’autunno inverno, REALITY, colonna sonora strafortunata dell’ancora più fortunato IL TEMPO DELLE MELE. Poi ci sono i vincitori di categoria: per SPAZIO ITALIA, dedicata alla produzione nazionale, il vincitore è Sammy Barbot. E qui ci sarebbe da fare un piccolo appunto: va bene che la sua ARIA DI CASA è stata una sigla tv, una canzone di discreto successo commerciale e comunque un brano molto trasmesso radiofonicamente, ma il fatto che lo stesso Barbot sia un disc jockey, potrebbe far torcere il naso a qualcuno. E comunque, davvero non c’erano alternative? Per la categoria Saranno Famosi vince Garbo, che presenta A BERLINO CHE GIORNO E’, per la categoria LONG PLAYING a vincere è Drupi con l’album omonimo (dal quale si possono estrapolare brani come SOLI, terzo a Sanremo o LA MIA CANZONE AL VENTO), per la categoria BALLATE CON NOI gli Earth Wind & Fire con LET’S GROOVE. La graduatoria è stata un po’ modificata per esigenze di spettacolo; non si poteva contare sulla presenza di artisti stranieri e si è così pensato di “addomesticare” i risultati a favore di personaggi nazionali più disponibili. Cartellone comunque tutt’altro che povero: Le Orme, Vasco Rossi , Riccardo Cocciante, Mia Martini, I Cugini Di Campagna, Michele Zarrillo, Toto Cutugno, Alice, Anna Oxa, Luca Barbarossa, Stefano Sani, Plastic Bertrand, che è l’unico straniero insieme ai Kim & The Cadillacs, e Richard Sanderson presente alla serata finale. Naturalmente degli Earth Wind & Fire nessuno ha potuto vedere neanche l’ombra. Quando gli si è proposta la cosa , saputa la città, che candidamente hanno detto di non avere mai sentito nominare, hanno declinato l’invito. Alternative valide per il gruppo sono Roma , Milano o la riviera ligure. Gli Earth Wind & Fire , per quanto bravi possano essere, naturalmente non sono stati accontentati e sono rimasti in California. Boomtown Rats In un Piper stracolmo di gente, si esibisce per la prima volta in Italia una band irlandese. Non sono gli U2 ma i Boomtown Rats. Duemila persone si sono date convegno per ascoltare il gruppo di cui Bob Geldof è il leader. Lo stesso Bob Geldof, che due anni più tardi darà il via ai grandi concerti benèfici per raccogliere fondi a favore dell’Africa. Poche smancerie e tanta musica. Hanno dato fondo ai cinque album fin qui incisi e c’è da dire che la loro popolarità in Italia è decisamente di nicchia. Non sono mai apparsi in classifica e l’80 % della gente neanche sa chi siano ma riescono nel miracolo di coinvolgere emotivamente un pubblico rotto a tutti i generi, da anni ed anni. Quasi tutte le canzone sono opera di Bob Geldof che caracolla come un novello Mick Jagger sul palco (sebbene di Jagger non abbia il fascino erotico e carismatico). La canzone che più li rappresenta è I DON’T LIKE MONDAYS, grande successo in Gran Bretagna, narra di una studentessa americana che nel 1980 fece una strage nella sua scuola e, interpellata dalla polizia sul perché di cotanto gesto, rispose tranquillamente “non mi piacciono i lunedì”. Come a dire, io il lunedì ammazzo... chi c’è c’è. Rolling Stones E a proposito di Mick Jagger e dei Rolling Stones, c’erano già i contratti firmati per alcune date a luglio, il prezzo fissato (dodicimila lire a persona) e un milione e mezzo di dollari per i componenti della band inglese ma il principe Rupert Lowenstein ha mandato a monte la trattativa dichiarando che finora nessun accordo è stato fatto e sottoscritto dai Rolling stessi per quel che concerne le date italiane. Per indurli a venire in Italia ci si mette di mezzo anche la Gilera del gruppo Piaggio, presidente Umberto Agnelli, il costo a data che la Gilera ha proposto è di cento milioni a componente (per due date da inserirsi nell’intero carnet del tour europeo). Ipotesi che per essere confermate bisognerà attendere l’arrivo a Roma di Mick Jagger stesso che, come ambasciatore del gruppo, toccherà personalmente tutte le città dove il tour farà tappa per parlare di soldi e altro. Memori dei tremendi incidenti occorsi nel decennio precedente (per un certo periodo, i gruppi internazionali avevano deciso di non toccare più l’Italia nei loro tour mondiali per l’alta inciviltà di pseudo-spettatori politicizzati e per la paura dei brigatisti) i Rolling Stones chiedono garanzia per quel che concerne l’ordine pubblico e di avere come spalla musicale personaggi in grado di fornire esibizioni di alto livello. Chiedono poi (questo non solo all’Italia) di poter attraversare la Spagna durante i mondiali per seguirli da vicino e che l’organizzazione logistica della carovana sia gestita in prima persona da Billy Graham, primo vero organizzatore di grandi eventi di musica rock e pop dal tempo dei tempi. Mick Jagger ha un’estrema paura di venire rapito dalle Brigate Rosse, il suo incubo quando si parla dell’Italia. Un incubo che lo perseguita da quando fu rapito il generale Dozier. Ci vorranno tanti soldi e soprattutto bisognerà riuscire a convincere Mick che le Br non sono più quello spauracchio che erano negli anni settanta. Del resto, il cantante, quando è negli Usa gira con una pistola nella fondina per non fare la fine di Lennon. In Inghilterra evita perché non si può. Insomma, sembrerebbe davvero un ultra previdente, questo Mick Jagger. Peccato però che invece, fino agli inizi degli anni ottanta fosse solito farsi così tanto di cocaina (e non solo) da non sapere neppure quale fosse il suo nome. Comunque, se tutto andrà bene (i contratti tra la Gilera e il principe Loewenstein) ci penserà lo stesso Jagger ad annunciare se verranno o meno in Italia. Firenze viene esclusa: la giunta di Palazzo Vecchio, su richiesta di tre esponenti DC, decide di negare il placet al gruppo perché Firenze non è città da sostenere l’impatto di una folla di 300 mila persone. Ma in realtà né gli Stones e né l’impresario aveva pensato al capoluogo toscano. L’idea è venuta ad una radio privata fiorentina, che da sola si sarebbe sobbarcata l’onore e gli oneri di portare le pietre rotolanti allo stadio. Alla porta del sindaco Gabbuggiani nessuno ha mai bussato se non i più realisti del re democristiani e questa super attiva radio locale, Centofiori. E’ chiaro che fin quando nessuno avrà informato sindaco e giunta non potrà essere presa alcuna decisione. Sappiamo poi come andrà a finire, cioè con Mick Jagger che zompetterà sul palco del comunale a Torino vestito con la bandiera dell’Italia, neocampione mondiale di calcio appena il giorno prima. Il cubo di Rubik Ve lo ricordate il cubo di Rubik? Quel cubo colorato chiamato così dal nome del suo inventore, l’ungherese Erno Rubik? E’ stato l’assillo di tutti i ragazzini nel periodo 1980-1982. C’erano naturalmente quelli a cui di quel maledetto cubo non gliene poteva fregare di meno (eccomi qua! N.d.r) ma c’erano anche quei tipetti, i classici intelligentoni, che passavano ore ed ore con quel coso in mano per riuscire a rimontarlo nella giusta maniera. Uno di questi, uno studente romano di sedici anni, ha ricomposto il cubo in 26 secondi. Sembra sia il tempo più basso registrato al mondo in una competizione ufficiale, quando cioè un concorrente si trova tra le mani un cubo disfatto e un cronometro accanto. Ora il ragazzo dovrà affrontare gli altri 30 concorrenti internazionali proprio a Budapest. Anche la città dove tenere la singolar tenzone subisce un piccolo giallo: la casa produttrice del cubo vuole che sia Budapest anche se alcuni concorrenti(per motivi di boicottaggio politico) e la consorella americana vorrebbero Montecarlo come sede ufficiale. Ma Erno Rubik, che del cubo è l’artefice primario, sceglie Budapest, per questioni campanilistiche. Egli, in due anni ha fatto guadagnare alla Politoys, una fabbrica di giocattoli ungherese, 25 miliardi di lire. Alla Mondadori Giochi, che ne ha l’esclusiva, in poco più di un anno ha reso tre miliardi. A questi vanno aggiunti tutti quelli relativi alle esclusive di tutte le nazioni europee. Nel solo Giappone si sono registrati ben 120 tentativi di imitazioni, un po’ come la Settimana Enigmistica! Un gioco che concilia bellezza e logica, tra gioco e ricerca, tra spazio e movimento. Queste sono le parole scritte nell’introduzione de IL CUBO DI RUBIK, edito dalla Mondadori. Non bastava il gioco, ora anche un libro che ti spiega come usarlo. Campionato di Calcio Il 17 maggio finisce il campionato di calcio con la vittoria -sicuramente non meritata- della Juventus che comunque si potrà così fregiare della seconda stella avendo vinto il suo ventesimo scudetto. Ma è la Fiorentina la vera trionfatrice dell’anno. Anche se ha peccato proprio all’ultima giornata per mancanza di coraggio e alla fine, la sua ignavia sportiva è stata punita. Ha scelto di giocare con le orecchie invece che con le gambe, orecchie puntate in direzione di Catanzaro, dove si trovava la Juventus. E la Juventus al 75’, non sapendo far di meglio, si fa assegnare un rigore dall’arbitro Pieri. Lo batte Liam Brady e fa goal. La Fiorentina, dal canto suo, aveva segnato un goal regolare al 60’ con Ciccio Graziani, ma in questo caso l’arbitro Mattei lo annulla. Perché? Dice che c’è stato un fallo di Daniel Bertoni sul portiere del Cagliari Corti. Ma è una cosa che ha visto solo lui. Sfuma lo spareggio e i sogni del terzo scudetto per la squadra gigliata che comunque, nel cuore dei tifosi, questo scudetto l’ha vinto lo stesso. Peccato sia solo nel cuore e non negli almanacchi. La Juventus, comunque, all’arrivo a Catanzaro, è stata accolta da 3000 tifosi locali che le hanno tirato di tutto. Paolo Rossi, il graziato del calcio scommesse, è stato preso a schiaffoni. Uno striscione grossissimo recita lo slogan: sorcio Rossi, avanzo di galera, tu e la tua squadra meritate solo la fogna. Si poteva decisamente fare di meglio, ma al grafomane calabrese mancava forse un po’ di fantasia. Il parapiglia si sviluppa quando i giocatori e i dirigenti bianconeri entrano nel salone dell’aereoporto. Pugni a Zoff (che per un momento riesce a dare anche segni di vita), Cabrini scaraventato per terra due volte, lanci di monetine e un ladri, ladri che accompagna la squadra fino allo stadio. Paolo Rossi tremante si rifugia da combattente qual è subito nel pullmino della società che comunque riuscirà a partire solo dopo mezz’ora, all’arrivo, con calma e per favore della volante della polizia, che probabilmente ha aspettato che finissero i convenevoli del comitato d’accoglienza. Visto il risultato bugiardo del campo, questo era l’anticipo di quello che i festeggiati avrebbero offerto dopo. E così, un altro scudetto inventato e messo in bacheca. L’anno prima era stato scippato vergognosamente alla Roma. Quella Roma che quest’anno arriva terza, vincendo ad Udine con una bomba alla Di Bartolomei: da trenta metri Agostino insacca dietro le spalle di Borin. Coppa Uefa sarà, gridavano i tifosi romanisti ai quali bastava la partecipazione alla Coppa Uefa per sognare da grandi. E coppa Uefa fu, col Napoli distanziato di tre punti. Questo quando in Coppa Uefa ci andavano solo due squadre e non l’Armata Brancaleone di oggi. E Roberto Pruzzo vince ancora la classifica dei cannonieri con 15 goal . A guardarle oggi, queste 15 reti fanno ridere, se si pensa ai bottini dei cannonieri attuali. Ma allora, per diventare capocannoniere della serie A bastava segnare tra i 15 e i 20 goal, a seconda della stagione. Dietro Pruzzo, Edi Bivi del Catanzaro con 12 reti. Naturalmente Pruzzo, non viene convocato in nazionale. Per la strana logica di Bearzot, il miglior capocannoniere degli ultimi due anni deve cedere il posto al grandissimo Franco Selvaggi, in forza al Cagliari. Si salva il Genoa grazie ad un goal di Faccenda all’85 a Napoli (2-2) e in serie B finiscono Como, Bologna e Milan. Ve lo immaginate un Milan in serie B oggi? Proprio calcio di altri tempi. Se non fosse per la solita Juve. Christian Calabrese
AZZURRO '82 di David Guarnieri Cari amici di “Hit Parade Italia”, oggi vi parlo di una manifestazione musicale, nata proprio nel periodo preso in esame, in questa occasione da Christian Calabrese: il mese di maggio del 1982. La Rai, all’indomani della XXXII^ edizione del Festival di Sanremo, rivelatasi un grosso successo di ascolti, nonché accolta positivamente dagli acquirenti di dischi, decide di proporre un nuovo concorso musicale, ambientato a Bari, nello splendido Teatro Petruzzelli. L’azienda televisiva di Stato, memore della passata esperienza sanremese (dominata dalle roventi polemiche a causa della vittoria, fin troppo annunciata di Riccardo Fogli, con la canzone “Storie di tutti i giorni” e dalle veementi accuse e denunce di Claudio Villa, riguardanti le votazioni “truccate” e le conseguenti giurie “inesistenti”), sceglie di affidarsi, per quel che riguarda punteggi e classifiche alla Società “Makno”, un’azienda leader nel settore delle indagini demoscopiche. “Azzurro ‘82” è una gara musicale, composta di sette squadre, formate da dieci elementi. Il conduttore della manifestazione è il giornalista Beppe Viola, notissimo cronista sportivo della Rai, conduttore della “Domenica sportiva”, nonché scrittore, sceneggiatore cinematografico ed autore di canzoni (vedi il fortunato binomio con Enzo Jannacci). La regia dello spettacolo è affidata ad Eros Macchi. La competizione canora si svolge in quattro gare, divise in due giorni: venerdì 14 e sabato 15 maggio 1982. La seconda rete tv della Rai e Radio Uno ospitano il concorso, totalizzando quasi otto ore di diretta. Le sette squadre sono composte dai seguenti interpreti: “ROCK D’AUTORE”: capitanata da Alice (la quale canta “Messaggio”) con Eugenio Finardi (“Secret Streets”), Ashford & Simpson (“Love It Away”), Laura Luca (con “Raggi di sole”), Garbo (“Vorrei regnare”), Alexandra, Andrea Biondi, Fabrizio Fierro e Manuel Manù. L’ospite d’onore è Franco Battiato (“Centro di gravità permanente”). “ROCK COLORATO”: capitanata da Alberto Camerini (“Tanz bambolina”) con Vasco Rossi (“Splendida giornata”), Pheobe Cates (“Paradise”), Stella Carnacina (con “Antille”, un’assoluta “pietra miliare” della nostra canzone), Bernando Lanzetti (“Gente nervosa”), il duo Gino Santercole – Melù Valente, gli “Accademia” (“Accademia in classics”), Gerry Manton (alias Alberto Anelli) e Marco Armani (con “Domani”). L’ospite d’onore è Rettore (“Lamette”). “ROCK SPETTACOLO”: capitanata da Loredana Bertè (“Non sono una signora”) con Franco Califano (“Buio e luna piena”), i Passengers, Franco Fanigliulo (“La liberté”), Walter Foini, Luciano Rossi, Loris Ceroni, i Pandemonium e Michel. L’ospite d’onore è Roberto Vecchioni (“Dentro gli occhi”). “CANTAUTORI”: capitanata da Ron (“Anima”) con Marco Ferradini (“Teorema”), Antonello Venditti (“Sotto la pioggia”), Enzo Carella, Fausto Leali (“Gente comune”), Le Orme, Isabella, Bruno Cheli e Willy Morales (“Signora malinconia”). Gli ospiti d’onore sono Lucio Dalla e gli Stadio (“Grande figlio di puttana”). “DAI ’60 AGLI ‘80”: capitanata da Nada (“Ti stringerò”) con Angelo Branduardi (“Barche di carta”), Fabio Concato (“Domenica bestiale”), Pino D’Angiò, Rosanna Fratello (“Se t’amo, t’amo”), la “Fabbrica di Stelle” (“Primavera britannica”), i Dik Dik (“Giornale di bordo”) e Daniel Danieli (“O.K. O.K.). L’ospite d’onore è Demis Roussos. “NEW ROMANTIC”: capitanata da Gianni Morandi (“Marinaio”) con Mario Castelnuovo (“Illa”), Leo Sayer (“Heart (Stop, Beating In Time)”), New Perigeo, Mimmo Locasciulli (“Intorno a trent’anni”), Goran Kuzminac (“Bugiarda”), Andrea Fort (“Volano le canzoni”), Made in Italy. L’ospite d’onore è Riccardo Cocciante (“Celeste nostalgia”). “MEDITERRANEA”: capitanata da Peppino Di Capri (“Forever”) con Franco Simone (“Sogno della galleria”), Fred Bongusto, Franco Dani (“Aspettami”), Marina Occhiena (“Serenata”), il Giardino dei Semplici, Apo, Germoleo ed Enrico Ruggeri (“Señorita”). L’ospite d’onore è Milva (“Alexander Platz”). La manifestazione viene vinta dalla squadra “New Romantic”, guidata da Gianni Morandi, il quale comincia ad assaporare il successo, mancatogli da diversi anni. Gli danno una grossa mano i suoi compagni di squadra: Mario Castelnuovo, Leo Sayer, New Perigeo, Mimmo Locasciulli, Goran Kuzminac, Andrea Fort, Tony Cicco, Made in Italy e Riccardo Cocciante. La compagine capitanata dal cantante di Monghidoro supera la favorita squadra dei “Cantautori” e la squadra “Mediterranea”, rispettivamente condotte da Ron e Peppino Di Capri. Molti successi emergono dalla competizione: da “Marinaio” di Morandi ad “Heart” di Leo Sayer, da “Intorno a trent’anni” di Locasciulli, da “Celeste nostalgia” di Cocciante a “Messaggio” di Alice, da “Vorrei regnare” di Garbo a “Centro di gravità permanente” di Battiato (campione assoluto di vendite, nel 1982 con l’album “La voce del padrone”), da “Dentro gli occhi” di Vecchioni a “Non sono una signora” della Bertè (primadonna dell’estate di quell’anno), da “Anima” di Ron a “Teorema” di Ferradini, da “Sotto la pioggia” di Venditti a “Grande figlio di puttana” degli Stadio, da “Tanz bambolina” di Camerini a “Splendida giornata” di Vasco Rossi, da “Paradise” di Pheobe Cates (un grande successo in tutto il mondo), da “Accademia in Classics” degli Accademia a “Lamette” di Rettore, da “Ti stringerò” di Nada a “Domenica bestiale” di Concato, da “Forever” (hit del 1959 di Joe Damiano), rilanciata da Di Capri a “Sogno della galleria” di Franco Simone, fino ad “Alexander Platz” di una rinnovata Milva, targata Battiato. La trasmissione ottiene un buon successo di ascolti ed anche la critica recensisce positivamente la competizione, giudicando il clima, festoso e meno “pretenzioso” di quello di Sanremo. Anche la conduzione di Beppe Viola viene apprezzata per i toni distesi ed ironici. Il regista Eros Macchi si dichiara soddisfatto dell’esperienza ed elogia lo spirito sportivo degli interpreti in gara, stigmatizzando unicamente l’atteggiamento di Alice, ritenuta dal regista milanese, eccessivamente altera e “rompiscatole”. Il positivo riscontro conseguito dalla gara musicale, induce i dirigenti Rai ad organizzare una seconda edizione di “Azzurro”, che si svolgerà nuovamente nel capoluogo pugliese, nel mese di maggio 1983, condotta da Milly Carlucci. L’anno seguente, la manifestazione verrà trasmessa dalle reti Fininvest (ora Mediaset), lasciando il “Petruzzelli” di Bari, approdando al Teatro Nazionale di Milano. Un grande saluto a tutti! David Guarnieri
 
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