Eccoci ai primi giorni di primavera. Una primavera metereologicamente
calda, questa del 1984. Poche novità in classifica rispetto alla
quindicina precedente ma soprattutto conferme sanremesi. Difatti tutte
le canzoni a 45 giri nella classifica di questa settimana vengono fuori
dalla competizione ligure, sia dal versante concorrenti che su quello
degli ospiti stranieri.
Fiorella Mannoia
"E di nuovo cambio casa", la canzone di Ivano Fossati ben si addice a
Fiorella Mannoia che ha voltato pagina: nuova casa discografica, nuovo
produttore e nuovo aspetto. Mario Lavezzi, tutor di parecchie cantanti
italiane negli ultimi anni, decide di occuparsi di lei e farle da
produttore. La prima mossa si chiama COME SI CAMBIA ed è quella che,
alla distanza, viene premiata da pubblico e critica.
La casa discografica precedente, forse troppo piena di artisti di fama,
l’aveva forse lasciata troppo libera, nel senso che non c’era chi
davvero si occupasse di lei e di quello che avrebbe dovuto essere il suo
repertorio. In poche parole, un produttore. Ora ce l’ha e la musica (è
il caso di dirlo) cambia. COME SI CAMBIA è il brano che sta salendo
vertiginosamente nelle hit parade italiane, una canzone di classe per
una rinnovata cantante.
La quale, come tutti sanno, è uscita allo scoperto nel 1969 ad Un Disco
Per L’Estate. Da quel momento in poi, non si è più fermata. Anche se il
successo faticava ad arrivare, alternando brani conosciuti con altri
davvero degni di far parte della trasmissione che il sottoscritto
conduce assieme con David Guarnieri, (Il Signor ‘Allegria’ di
Sarabanda) dal titolo LE SOLITE IGNOTE, su Radio Nostalgie di Roma. Ma come
ormai sanno tutti, Fiorella alternava la sua carriera di cantante a quella di stunt
woman. Il padre, allevava cavalli e li noleggiava a chi girava film. Un giorno
del 1968 lei capitò sul set di NON CANTARE SPARA, un musical televisivo
che riuniva il Quartetto Cetra, i Rokes, Giorgio Gaber, Mina, Isabella
Biagini, Enrico Simonetti e tanti altri; venne a sapere che cercavano una
controfigura che andasse a cavallo e lei si offrì. Sempre nel 1968
cavalcò lungamente ne LA FRECCIA NERA al posto di una giovanissima
Loretta Goggi. Un’altra parte "importante" la ebbe nel film del 1969
AMORE MIO AIUTAMI con Alberto Sordi e Monica Vitti. La Mannoia era
quella che si prendeva tutti quegli schiaffoni da Sordi, sulla spiaggia
di Ostia, al posto di Monica Vitti.
COME SI CAMBIA potrebbe essere la sua filosofia di vita. Quante volte ha
cambiato pelle (musicale) la Mannoia? Davvero tante da quel 1968 quando
a Castrocaro si presentò cantando il brano di Celentano UN BIMBO SUL
LEONE. Maurizio Piccoli e Renato Pareti sono gli autori di un brano che
le calza a pennello. L’ultimo suo cambiamento risale a soli pochi mesi
prima, a quando cioè incise il LP FIORELLA MANNOIA (che includeva le
canzoni TORNERANNO GLI ANGELI e IL POSTO DELLE VIOLE). Un disco nel
quale aveva creduto e che non andò granché bene a livello di vendite.
COME SI CAMBIA è un disco molto apprezzato dalla critica che, come si
sa, delle volte ha la capacità di far lievitare l’interesse della gente
per certi personaggi che altrimenti non arriverebbero mai ad un livello
di notorietà elevata. E’ il caso specifico della Mannoia che a partire
da questo brano comincia ad attirare l’attenzione dei cantautori "a la
page" di casa nostra. COME SI CAMBIA è una canzone effettivamente bella
che spiega i compromessi che si è costretti a fare con se stessi per
evitare il naufragio esistenziale, una vita senza affetti, l’avvicinarsi
di catastrofi naturali come la maturità e cose di questo tipo.
Drupi
Drupi, ovvero Giampiero Anelli, di anni 36, non è mai stato molto
prodigo di parole e di sorrisi e non ha mai cercato di abbellire la sua
figura da zingaro per compiacere di più il pubblico. Non paga nessun
tributo allo star system e non corre dietro a giornali e televisioni per
farsi fotografare. Alle frequentazioni mondane preferisce una partita
alle boccie o andare a pesca con la nazionale italiana di questa
specialità. A Sanremo è arrivato con una bella canzone arrangiata da
Tony Hymas, degli ormai disciolti P.H.D (quelli di I WON’T LET YOU DOWN
e I DIDN’T KNOW), e scritta da Cogliati, Cassano e lo stesso Drupi. Il
titolo è REGALAMI UN SORRISO. La canzone lo prende alla lettera e gliene
regala più di uno data la facilità di vendita del suo 45 giri. Come
sempre, ha cantato un pezzo che gli ha permesso di tirare fuori quella
sua particolare voce aspra, difficilmente imbrigliabile nei toni
carezzevoli del canto all’italiana tradizionale. Un bravo a un Drupi
immutabile nella sostanza ma camaleontico (oddio... forse mi sto
allargando) nella forma.
Mina
Gianni Ravera, presentando il Festival di Sanremo 1984, aveva detto che
non l’aveva potuta avere come ospite dal vivo, ma ci teneva moltissimo
ad averla vicina idealmente. E lo ha fatto affidandogli la sigla di
apertura dello spettacolo. Stiamo parlando di Mina e del suo ultimo
singolo intitolato ROSE SU ROSE. Classica canzone alla Mina anni ottanta
scritta dal figlio Massimiliano Pani e da Piero Cassano dei Matia Bazar.
Canzone sicuramente più interessante di tutte quelle presentate al
festival. Frase spezzettata con inciso potente ed immediato, voce
possente che si perde però in qualche birignao di troppo, come solo lei
riesce a fare quando decide di fare il verso a sé stessa. Forse se non
l’avesse cantata Mina sarebbe stata una canzone modesta, ma le sue
canzoni, anche quando scritte da autori prestigiosi diventano
esclusivamente le sue, perché riesce a trasformare anche il motivo più
scontato in un prodotto di estrema classe, con quel suo modo di dividere
le sillabe molto più vicino al gusto americano dei tempi d’oro dello
swing e delle grandi interpreti alla Fritzgerald che al nostro. Anche
quando il mondo musicalmente va da tutt’altra parte, la voce di Mina
riporta il pubblico in uno spazio nel quale gli anni non hanno asilo, un
mondo a parte, dove si può trovare la versione italiana di una
famosissima canzone brasiliana che da noi non conosce nessuno o il puro
divertissment alla MA CHI E’ QUELLO LI’. ROSE SU ROSE è una canzone di
gusto classico, forse un tantino demodé. Ci si potrebbe divertire ad
immaginarla filtrata attraverso altre voci e sinceramente non sappiamo
quante avrebbero prodotto l’effetto giusto senza l’ombra del ridicolo,
avendo successo lo stesso. A lei invece basta qualche accordo, un
microfono e la sua voce diffusa nell’etere attorno a noi. Sarebbe facile
contare quanti italiani non abboccano all’amo lanciato da Mina. Oggi
come ieri e come domani, certo.
I Ricchi e Poveri
I Ricchi & Poveri continuano la loro marcia trionfale europea che
sembra, in questi tempi, inarrestabile. Difatti non c’è paese del Nord
Europa (naturalmente Gran Bretagna esclusa) che non li abbia ospiti
nelle trasmissioni televisive. Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Paesi
Scandinavi e Spagna le nazioni più interessate al trio. A dicembre del
1983 esce un LP che entra in classifica a gennaio. Il titolo è VOULEZ
VOUS DANSER che è anche la canzone principale del disco. Il quale
contiene altri brani di successo quali HASTA LA VISTA, SEI LA SOLA CHE
AMO (che era già uscita nel 1982 cantata dall’autore Dario Farina) e COSA
SEI che era nata per essere sigla di Portobello edizione 1983/84 ma che
mancò l’occasione per la nota vicenda di Enzo Tortora dell’estate 1983.
VOULEZ VOUS DANSER nell’intenzione degli autori avrebbe dovuto lanciare
un ballo sullo stile di quello del qua qua ma, almeno in Italia, la cosa
non avvenne anche se i passi li avevano già fatti vedere in tv i Ricchi
& Poveri quando la presentarono. Anche il testo della canzone era stato
scritto per essere abbastanza esplicativo e per mostrare cosa si sarebbe
dovuto fare (mani su mani giù mani dove vuoi) ma l’immagine dei Ricchi &
Poveri non era tale da poter imporre un ballo inventato di sana pianta
anche perché non c’era più la moda di inventarne di nuovi per il tramite
di una canzone lanciata appositamente.
Il gruppo aveva appena vinto l’edizione di Premiatissima, programma
concorrente a Fantastico che andava in onda su Canale 5 e che ricordava
Canzonissima. Quell’edizione superò il Fantastico di Gigi Proietti,
Heather Parisi e Teresa De Sio nell’indice di gradimento (ricordiamo che
Premiatissima era condotta da Johnny Dorelli, Gigi Sabani, Amanda Lear e
Nadia Cassini). Tornando ai Ricchi & Poveri, negli ultimi due anni hanno
venduto in Europa qualcosa come 13 milioni di dischi. Questo boom arriva
dopo l’esplosione europea del singolo SARA’ PERCHE’ TI AMO (il quale tra
l’altro avrà un nuovo lancio nel 1987 in Germania, dove ha già
conosciuto il successo 6 anni prima). All’estero, paradossalmente, sono
più amati che in patria, dove uno stuolo di critici militanti sono
pronti a sguainare la penna contro la loro musicaccia atta solo a
divertire le masse invece che educarle. Nei concerti all’estero del 1983
e 1984 il trio raggiunge affluenze record nei paesi prima elencati e
anche in Sudamerica dove cantano brani che difficilmente interpretano in
Italia. Un esempio su tutti, CIAO ITALY, CIAO AMORE, effettivamente
bruttina e nata proprio in previsione di un tour mondiale. Il loro
successo estero è dovuto all’immediatezza della musica e alla simpatia
che riscuotono sul palco. Anche se il pubblico non capisce cosa dicono
(e francamente, a parte rari esempi, non è che si perdano poi molto)
canta a memoria le loro canzoni, frutto di un’azzeccata formula musicale
che, se volessimo essere cattivi, potrebbe definirsi quella del
zum-pa-pà. Ma siccome i Ricchi & Poveri sono simpatici prendiamo per
buona quella di musica estremamente popolare. A febbraio hanno
partecipato al Festival di Vina del Mar in Cile ottenendo un buon
successo. Questa settimana sono alla posizione numero cinque degli album
per quel che concerne la classifica dei 33 del settimanale BOLERO.
Mentre per SORRISI & CANZONI sono alla quarta posizione con nove
settimane di permanenza.
Hit Parade in Cina
Restando in tema di hit parade, appare curioso il nuovo veto che arriva
dalla repubblica cinese in tema di musica leggera.
Pare che le canzoni che parlano di prostitute felici che vivono in isole
da sogno non debbano essere ascoltate nel paese che fu di Mao. BAHAMAS
MAMA, una canzone americana da cabaret e con un buon ritmo, è stata
tradotta in cinese e intitolata MAMA IN A DREAM, canzone che nel giro di
un mese ha raggiunto la vetta della hit parade cinese. Ma le sue origini
dubbie hanno fatto sì che la canzone venisse messa subito al bando dal
governo cinese, sempre attivo in fatto di divieti. Il quotidiano di
partito (IL QUOTIDIANO DEI LAVORATORI) spiega che canzoni come queste
sono fetidi fiori nel giardino dell’arte e che inquinano l’anima dei
giovani. Di fatto il disco viene subito fatto ritirare e chiunque lo
avesse venduto sotto banco sarebbe stato condannato alla galera. E
stiamo parlando di un disco: pensate quando si parla di cose serie! E’
di questi giorni la manifestazione dei profughi tibetani a Pechino, i
quali ricordano l’anniversario dell’occupazione del Tibet voluta da Mao
nel 1950. Manifestazione che termina come sempre in modo violento con
cariche della polizia cinese contro i manifestanti.
Paul Young
Fino ad ora abbiamo trattato di musica italiana tralasciando la
straniera che questa settimana fa bella mostra di sé addirittura sul
trono della classifica nazionale. Alla posizione numero uno troviamo
difatti un nuovo beniamino del pubblico italiano, Paul Young. Un
singolo, un LP (NO PARLEZ) e un passaggio a Sanremo in qualità di ospite
d’onore lo lanciano prepotentemente sul mercato. Un successo che però
parte dall’Inghilterra: l’album ha venduto in Gran Bretagna
quattrocentomila copie ed è stato per tre settimane al numero uno e per
altre venti nei top ten. Il disco esce nel 1983 ed è composto da cover
(termine che detesto ma che purtroppo ormai è di uso comune). I brani
sono in tutto undici ed è un naturale tributo alla soul music da parte
di un ragazzo bianco inglese che da adolescente era un grande fan del
r’n’b americano e soprattutto delle etichette Stax e Tamla Motown.
Tutto perché, leggendo un’intervista dedicata al cantante dei Free (Paul
Rogers) il quale dichiarava il suo amore per la musica nera, il giovane
Young volle scoprire un universo fino a quel momento trascurato. E fu
amore a prima vista. I brani che si rifanno a quel genere sono in tutto
otto e Paul Young li interpreta con passione.
LOVE OF THE COMMON PEOPLE è una cover di un brano del 1970 cantata
originariamente dai Winstons (USA) e Nicky Thomas (UK).
Ma è WHEREVER I LAY MY HAT, brano che fu di Marvin Gaye, a consacrarlo a
Top Of The Pops e rimane al primo posto in classifica (in UK) per tutta
l’estate. Altra versione personalizzata inclusa nel disco è LOVE WILL TEAR US
APART dei Joy Division, una delle meno conosciute del gruppo almeno fino
a quando Paul Young non la cita, per così dire, nel suo album. Racconta
una storia di droga.
Paul Young non è un novizio della scena musicale. Ha iniziato come
bassista, poi nel 1976 decide di lasciare Luton per Londra ed entra
nella Streetband, gruppo che ha avuto anche un discreto successo col
singolo TOAST che però dava un’immagine di loro totalmente differente
da quella che avrebbero voluto. Dopo vari tentativi di riaffermare un
carattere dissolto per compromessi di mercato il gruppo si scioglie nel
1979 e tre mesi dopo, con alcuni amici, Paul fonda i Q-Tips con i quale
incide un album, per l’etichetta Chrysalis, e tre singoli. Il disco non
vende granché ma i Q-Tips si fanno un nome on the road, con tantissimi
concerti per il Regno Unito, settecento tra il 1979 e il 1982. Poi, dopo
tre anni, il gruppo cessa di esistere perché ormai ha già dato tutto
quello che poteva. Nel 1981 Paul aveva firmato un contratto come solista
per la CBS, anche se si trovava ancora impegnato nel gruppo. La CBS
voleva lanciarlo come il nuovo Shakin’ Stevens e gli proponevano pezzi
alla Pat Benatar che lui non amava. La sua passione è la soul music. I
suoi idoli sono Sam Cooke, Joe Tex e Otis Redding. Un anno e mezzo per
guardarsi intorno e poi la decisione di ricominciare per conto proprio.
NO PARLEZ è l’album di esordio e, a giudicare dai risultati, la cosa non
sembra andargli poi tanto male.
Sondaggi
Un settimanale tra i più venduti in Italia indìce un referendum, o
meglio un’inchiesta, sulla piccola Italia che cresce e cioè sul mondo
dell’infanzia e dell’adolescenza, sui loro personaggi preferiti, sul
mondo della scuola, sulle amicizie etc. Per quel che concerne la musica
e la tv vediamo che tra i ragazzini delle medie i cantanti che piacciono
di più sono:
1)Scialpi
2)Vasco Rossi
3)Gazebo
4)Adriano Celentano
5)Claudio Baglioni
Le cantanti invece sono:
1)Irene Cara
2)Loredana Bertè
3)Nada
4)Rettore
5)Cristina D’Avena
Per i ragazzini delle elementari le cantanti preferite sono:
1)Raffaella Carrà
2)Heather Parisi
3)Cristina D’Avena
4)Marcella
5)Loretta Goggi
I cantanti invece sono:
1)Scialpi
2)Miguel Bosè
3)Gazebo
4)Mike Olfield
5)Robin Gibb
Naturalmente vediamo che sono contemplati nell’elenco alcuni personaggi
che hanno ballato una sola stagione e che l’estate prima erano al top
del successo. Un personaggio come Mike Olfield, che ha sempre fatto
della musica altamente impegnata è potuto entrare nelle grazie degli
undicenni solamente dopo il successo estivo legato a MOONLIGHT SHADOW.
Lo stesso dicasi per Robin Gibb (l’estate ’83 era quella di JULIET). E
che dire del primo posto di Scialpi in entrambe le classifiche
(elementari e medie)? O della presenza di Irene Cara, subito diventata
la numero uno grazie a FLASHDANCE? L’anno dopo non sarebbe entrata
neanche nella posizione numero 200. Sono quindi preferenze date in base
alla notorietà del momento (per la maggior parte), molto istintive e
legate all’attualità. Mentre per altre si affaccia la tradizione e la
consapevolezza di essere cresciuti con alcune figure ormai entrate
nell’immaginario familiare. Stiamo parlando di Celentano, la Goggi e la
Carrà.
Raffaella Carrà
A proposito della Carrà si deve tener presente che, in un recentissimo
sondaggio, appare al terzo posto tra gli italiani più amati, dietro al
Papa e a Pertini. E sempre lei, per la modica cifra di sei miliardi in
tre anni, resterà alla Rai: il consiglio di amministrazione ha deciso in
questo modo, dopo una vivacissima discussione. L’approvazione del maxi
contratto, naturalmente, non ha precedenti nella storia della
televisione italiana. E’ il miglior riconoscimento per la conduttrice
della miglior trasmissione europea, secondo il giudizio della stampa
specializzata internazionale. Pur di prendere il suo posto, Baudo
andrebbe in onda con una parrucca bionda travestito da donna.
Dei sei miliardi, il venticinque per cento andrà al suo coreografo (e
compagno di vita) Sergio Japino. Perché questo maxi contratto? Prima di
tutto perché Raffaella è sempre Raffaella e quindi una garanzia di
continuità e di successo.
Il suo PRONTO RAFFAELLA? ha un grandissimo riscontro di pubblico e
naturalmente tantissimo ascolto. Al tempo stesso è anche l’inizio della
fine dei programmi di qualità, con l’avvio di produzioni di livello
scadente, dedicato ad un pubblico di bocca buona, quello che sbircia la
televisione mentre cucina il sugo per il pranzo. Quello, per intenderci,
che telefona in diretta come se stesse telefonando ad un’amica "famosa"
ed esordisce dicendo: sono tanto emozionata di parlare con
te... complimenti per la trasmissione. Situazioni da pelle d’oca.
Nel salotto di Raffaella sono passati tantissimi personaggi illustri:
Alberto Sordi, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Spadolini, Pietro
Longo (Ministro del Bilancio e segretario del PSDI, che non ha resistito
alla tentazione di fare quattro salti insieme al corpo di ballo della
Carrà!), Zeffirelli, Sergio Leone, Mario Monicelli, Rudolf Nurejev,
Carla Fracci, Gianni Morandi e tanti altri ancora. Ci sono punte di
ascolto forse dovremmo dire "di visione") da dodici milioni di
spettatori. Per una trasmissione che comincia a mezzogiorno sono cifre
incredibili. Se Sanremo facesse questi ascolti, oggi, sarebbe successo
oltre ogni rosea previsione!
C’è anche una seconda motivazione per la quale Raffa ha spuntato un
contratto da sultano. Se la Rai voleva continuare a lottare ad armi pari
con la concorrenza doveva per forza allargare i cordoni della borsa. In
poco meno di due anni aveva perduto Mike, Corrado e la metà di Baudo,
che si barcamenava tra l’ammiraglia della Rai e Rete Quattro. Berlusconi
ha offerto alla Carrà sette miliardi di lire. Lei preferisce guadagnarne
uno in meno pur di restare alla Rai. E poi, costi alla mano, una puntata
di PRONTO RAFFAELLA? viene a costare meno di un telefilm. Magari in
diretta Raffaella riceve la telefonata di una mamma, che parla della sua
bambina affetta da gravi difficoltà di espressione, ma che ritrova
facoltà di parola quando la vede in tv... Che dire in questi casi? La
poveretta esprime attraverso il video tutta la sua riconoscenza e il suo
amore, col tono di chi sta facendo un contratto ad una santa. E questo
avviene proprio mentre il consiglio di amministrazione discuteva se
fosse giusto che un’attrice o conduttrice o showgirl percepisse una
cifra così rimarchevole mentre agli italiani si continuavano a chiedere
sacrifici. Il contratto fa discutere perché, comunque sia, la Carrà ha
uno straordinario successo e in Italia il successo, oltre un certo
limite, non è più tollerabile perché si tramuta in invidia. Ne abbiamo
di casi... Mussolini stesso diceva: in Italia ti perdonano tutto tranne il
successo. Ottiene più voti lei in un’ora di trasmissione che i due Poli
(se ci fossero stati). E la Carrà, alle sue spalle, non ha nessun
partito. Le manca anche questa giustificazione. I miliardi non
c’entrano, sono solo un pretesto. Difatti, dopo qualche mese, in una
città piena di problemi come Napoli, approda un argentino di nome Diego
Armando Maradona che spunta un contratto tra i dieci e i quindici
miliardi di lire a stagione per giocare nel Napoli... e allora il
contratto della Carrà sembra davvero poca cosa. In fondo lei lavora in
un’azienda, Maradona è costantemente esibito davanti a migliaia di
disoccupati napoletani che invece che contestarlo, stravedono per lui.
Ognuno ha quel che si merita.
E naturalmente, ogni trasmissione ha una sua sigla. Questa della Carrà
ne ha una nello stile tipico della showgirl. Si chiama FATALITA’ ed è in
circolazione sia su 33 che su singolo. Un brano molto facile così come
si addice ad una sigla televisiva. Un giro armonico semplice per un
motivo di sicuro successo, anche se per scalare la classifica dei dischi
questa volta ci sono resistenze anche per una abituèe come Raffaella. La
canzone entra nella testa di tutti gli italiani, un po’ meno nelle loro
case. Nell’album brani scritti da Malgioglio, Roberto Carlos, Gianni
Belfiore, Danilo Vaona, Boncompagni (e come potrebbe non esserci?).
Brani in stile Julio Iglesias (in previsione di un lancio del disco nei
paesi spagnoli e sudamericani, puntualmente avvenuto), uno strano titolo
(che ricorda la FACCETTA NERA della conquista d’Africa) che suona SPERA,
ASPETTA E SPERA, un altro che istiga al cannibalismo, GNAM GNAM, dove si
spiega come cucinare la persona amata con una particolare ricetta, un
"commovente" saluto all’aereoporto in CON TE e un finale romantico ed
orecchiabilissimo con AVRO’ BISOGNO DI TE. Cosa dire del disco?
Rispecchia la Carrà in toto. Simpatico ma modesto, con un piede in
Italia e l’altro all’estero, estremamente nazional-popolare, sicuramente
ruffiano, che tenta di essere un prodotto di classe ma che nel contempo
deve piacere alle masse. Non si può avere tutto dalla vita, ma c’è chi
comunque ci prova. E Raffaella lo fa. La botte piena e la moglie
ubriaca. Lo fa con ingenuità e le viene perdonato. Chi potrebbe, anche
volendo, criticare una taumaturgica televisiva, una santona del video
come lei? Si potrebbe essere accusati di eresia. Difatti anche le
polemiche che piovono sul maxi contratto sono timide, quasi sussurrate,
per non dare fastidio. Non dimentichiamoci che la Carrà va
tranquillamente in Quirinale a prendere accordi con Pertini per
un’intervista e lo fa con la stessa naturalezza di chi va
dall’elettrauto o dal parrucchiere. E poi magari, in diretta, fa finta
di essere emozionata. Parafrasando un successo di Rita Pavone si può
dire che come lei non c’è nessuno. Forse neanche Bruno Vespa.
Pensate se si fossero messi insieme... la potenza al massimo grado della
scala Richter. Probabilmente sarebbero scoppiate tutte le televisioni. E
forse non sarebbe stato neanche male.
Daniele D'Anza
Considerato uno dei padri fondatori della televisione italiana, muore il
12 aprile il regista Daniele D’Anza, sessantadue anni. Nel dopoguerra i
primi passi, a teatro. Nel 1946 a Milano rappresenta PER VENTICINQUE
METRI DI FANGO, tratto da SEPPELLIRE I MORTI di Irvin Shaw. Che fu il
primo caso di produzione pubblica, a Milano, dopo la guerra. Tanto
teatro e tanta tv negli anni successivi. Nel 1951 fu chiamato a Torino
insieme a Gino Landi e Franco Enriquez per i primi esperimenti sull’uso
del nuovo mezzo e nel 1952 inaugurò quella che fu chiamata la settimana
modello della tv, punto di partenza del palinsesto di là a venire. Dal
1954 al 1957 in poi diresse parecchie commedie per la televisione, anzi,
la prima trasmessa fu proprio diretta da lui. Si chiamava LA CARROZZA
DEL SS. SACRAMENTO di Merimèe. Nel 1957 inaugura la stagione gloriosa
degli sceneggiati televisivi chiamati allora romanzi sceneggiati. E lo
fa con ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen e LA SIGNORA DELLE CAMELIE
entrambi nel 1957. Poi verranno (qualche titolo perché sono davvero
tanti) VITA COL PADRE E CON LA MADRE (1960), SCARAMOUCHE nel 1965, con
Domenico Modugno e con una parte anche per la giovane Raffaella Carrà,
NON CANTARE SPARA (1968), con i Cetra, I Rokes, Mina, Gaber, la Biagini e
Simonetti. Poi ANTONIO MEUCCI nel 1970 (quindi, lo sceneggiato dato alla
fine di marzo 2005 in tv con lo stesso titolo non è stato certo il
primo, anche se sicuramente il più brutto) e PETROSINO (1972) con un
bravissimo Adolfo Celi. Altro genere affrontato da D’Anza era il
giallo: GIOCANDO A GOLF UNA MATTINA (1969), CORALBA (1970) IL SEGNO DEL
COMANDO (1971), ESP (1973) col grandissimo Paolo Stoppa, e ancora il
famosissimo HO INCONTRATO UN’ OMBRA del 1974. Titoli che si commentano
da soli. Poi L’AMARO CASO DELLA BARONESSA CARINI, nel 1975, e MADAME
BOVARY nel 1978. Per quel che concerne lo spettacolo che non riguardi
esclusivamente la prosa e lo sceneggiato, a parte il musicale NON
CANTARE SPARA di cui sopra, ricordiamo IL MATTATORE nel 1959 con
Vittorio Gassman e IL NOVELLIERE 1 e 2, antologie televisive che
legavano insieme racconti di disparati autori che potevano andare da
Mark Twain a Oscar Wilde sino a Moravia. Un grandissimo, quindi. Di
ragguardevole competenza e cultura.
E per restare in tema televisivo, da questa settimana ci sarà un ospite
di riguardo nella nostra rubrica: David Guarnieri, che la maggior parte
di voi conoscerà già nella veste di speaker radiofonico di punta per
Radio Nostalgie, una radio dell’etere romano che trasmette anche su
internet e su digitale e con la quale il nostro sito collabora. A Radio
Nostalgie il sottoscritto è ospite di David in una trasmissione che va
in onda la domenica pomeriggio e nel corso della quale vengono
selezionate alcune belle canzoni tra le meno note di cantanti famosi e
non. Il titolo è per l’appunto LE SOLITE IGNOTE. Quindi questo vuole
essere uno scambio di ospitalità tra amici, una sinergia, una
collaborazione. Oltre ad essere stato campione a Sarabanda per 124
puntate (cosa che non aumenta il merito di chi è già di per sè un
"campione" nel proprio campo) col soprannome di "Allegria", è
probabilmente l’unico di cui mi fiderei se dovessi scrivere un articolo
a quattro mani proprio perché conosco la sua scrupolosità, la sua
competenza e la sua straordinaria memoria (grrr... che rabbia!). Eccovi
quindi David Guarnieri in un ricordo televisivo.
Si comincia con AL PARADISE edizione 1983/84.
Christian Calabrese
"AL PARADISE" (1984)
di David Guarnieri
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La prima edizione di "Al Paradise" va in onda nel febbraio del 1983. Il
cast è composto da: Milva, Heather Parisi, Oreste Lionello, la
"Zavorra", Lara Orfei e Raffaele Paganini. L’orchestra è diretta da
Gianni Ferrio. Le coreografie sono di Tony Ventura e Franco Miseria. Lo
show, diretto da Antonello Falqui, con i testi dello stesso regista
romano e di Michele Guardì, conquista una media di ascolto pari a 16
milioni di telespettatori, nonché la prestigiosa "Rosa d’oro" al
Festival della tv di Montreux. Dopo un periodo relativamente buio per la
televisione italiana, il binomio Falqui-Guardì raggiunge l’obiettivo:
successo di critica e di pubblico, sia in Italia che all’estero (lo show
viene venduto a vari paesi europei, grazie anche alla presenza di Milva,
interprete molto amata e popolare in diversi paesi stranieri). La Rai,
decisamente soddisfatta dai risultati ottenuti, da’ carta bianca ad
Antonello Falqui per una seconda serie di "Al Paradise". L’idea iniziale
è quella di affiancare ad un cast fisso di attori, una serie di star,
italiche e non, pronte ad alternarsi in cicli di sei puntate (idea già
sviluppata da Falqui nel 1966 nell’ultima edizione di "Studio Uno"). Le
primedonne scelte in origine sono: la confermata Milva, Ornella Vanoni e
Loretta Goggi. Delle tre, soltanto la "Pantera di Goro" farà parte del
progetto (la Vanoni entrerà nel cast di "Risatissima", show concorrente
di "Al Paradise", trasmesso da Canale 5 e la Goggi preferirà –
giustamente – condurre la prima edizione di "Loretta Goggi in quiz", in
onda dal dicembre 1983). Dopo una lunga ricerca, i due autori arrivano a
comporre il cast definitivo dello spettacolo. Il conduttore resta Oreste
Lionello, affiancato da Franca D’Amato, giovane attrice e doppiatrice e
da una compagnia di attori: Maurizio Micheli, Alessandra Panelli, Niki
Gaida, Stefano Nosei e Antonello Fassari. Le musiche sono sempre scritte
da Gianni Ferrio. I coreografi sono: Don Lurio e Tony Ventura. Viene
scelto anche il parterre degli ospiti d’onore; le "regine" dello show
sono: Milva, Alice ed Ellen Kessler e Mariangela Melato. A queste
signore dello spettacolo vengono contrapposte altrettante show-girl
statunitensi: Sara Carlson, Bonnie Bianco ed Elisa Scarrone. Il tocco
internazionale di "Al Paradise" viene ulteriormente dato da tre
mattatori della comicità o del musical a stelle e strisce: Jerry Lewis,
Harold Nicholas e Vivian Reed.
L’attesissima seconda serie di "Al Paradise" parte l’11 febbraio 1984. I
protagonisti del primo segmento di programma sono: Alice ed Ellen
Kessler, Bonnie Bianco e Harold Nicholas. La presenza delle gemelle
Kessler suscita un po’ di perplessità, da parte della stampa,
soprattutto per la "non più verde età" delle show-woman di Lipsia (46
anni soltanto!), ma il loro mix, composto da classe, preparazione e
charme fa decisamente centro. Le Kessler propongono dei riusciti omaggi
musicali, dedicati, tra l’altro a Jacques Brel, Lucio Dalla e Fred
Buscaglione. La prima delle debuttanti è Bonnie Bianco, cantante
italo-americana, prodotta dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis. Il
terzo ospite d’onore è Harold Nicholas, "stella" del musical U.S.A.,
celebre negli anni ‘30/’40 per le partecipazioni ad alcuni famosi
musical come "The Big Broadcast of 1936", "Tin Pan Alley" e "Il pirata".
I protagonisti del varietà, si ritrovano assieme, nelle fastose parate
finali (dirette da Falqui, con la consueta maestria), ambientate nei più
importanti locali internazionali.
La seconda tranche di "Al Paradise", vede, quali ospiti di riguardo:
Milva, Jerry Lewis e Sara Carlson. La cantante emiliana, in forma
decisamente smagliante, propone alcuni motivi estratti dal suo ultimo
album, intitolato "Identikit". Tra le canzoni eseguite: "Notte italiana"
di Bruno Lauzi e Piero Cassano, "Dicono di me" e "Forse, chissà" di
Vangelis, "Occhi saraceni" di Simonluca, "Capitani coraggiosi" di Mara
Cantoni ed "Eva dagli occhi di gatto" di Antonello Venditti. Nelle varie
puntate, Milva ospita alcuni personaggi della tv o dello spettacolo: da
Pippo Baudo ad Emilio Fede, da Elliott Gould a Severino Gazzelloni. La
showgirl di turno è Sara Carlson, ventenne, interprete di alcuni film e
videoclip. Il terzo ospite è nientemeno che Jerry Lewis, al suo debutto
televisivo in Italia. L’attore americano registra i suoi sei interventi,
tutti in una giornata, facendosi notare, più che altro, per i suoi
capricci e le bizze con i tecnici e gli autori. Anche in questo ciclo
dello show, appaiono notevoli le fantasie musicali, ad esempio
ambientate nell’Italia anni ’40, nella Nashville del Country e nella
Monaco di Baviera della discomusic.
La terza ed ultima parte di "Al Paradise", si avvale della presenza di
Mariangela Melato, Vivian Reed ed Elisa Scarrone. L’attrice milanese,
per la prima volta, vedette di un varietà televisivo, non recita, bensì
si propone in qualità di danzatrice, presentando degli omaggi a film
musicali o a celebri colonne sonore: da "Ultimo tango a Parigi" a
"Cappello a cilindro", da "La febbre del sabato sera" a "Il cantante di
Jazz". La Melato si rivela ottima ballerina, prestandosi al gioco, con
un’ironia e una personalità, che solo i grandi artisti sanno possedere.
La cantante internazionale è Vivian Reed, ottima interprete di "rhytm
‘n’ blues" e attrice di successo a Broadway (tra l’altro, candidata al
"Tony Award" nel 1976 per lo spettacolo "Bubbling Brown Sugar"). La Reed
esegue alcuni classici della canzone americana. La terza debuttante
dello show è l’avvenente Elisa Scarrone, interprete di frenetiche
coreografie. Ad arricchire la terza porzione dello spettacolo ci sono
alcuni interpreti musicali, che propongono i loro cavalli di battaglia.
Tra gli altri: Nicola Arigliano, Teddy Reno, Gino Latilla, Carla Boni,
Edoardo Vianello, Betty Curtis, Riccardo Del Turco, Nico Fidenco, Jimmy
Fontana, Gianni Meccia, Mal, Memo Remigi, Umberto Bindi, Sergio Endrigo,
Bruno Lauzi e Gino Paoli.
Anche i protagonisti fissi della trasmissione danno un notevole apporto
alla riuscita della trasmissione: Oreste Lionello, per la seconda volta
padrone di casa, guida lo spettacolo con il consueto spirito; la sua
partner, Franca D’Amato è assai spigliata e divertente (l’attrice
vincerà il Telegatto di "Tv Sorrisi e Canzoni" per la rivelazione
dell’anno); notevoli le prove offerte da un raffinato Maurizio Micheli e
da una convincente Alessandra Panelli. Il terzetto comico formato da
Niki Gaida, Stefano Nosei e Antonello Fassari si integra al meglio,
facendo coesistere ironia dissacrante e sense of humor di estrazione
teatrale.
La seconda edizione di "Al Paradise", può giustamente definirsi
riuscita, per stile, idee, professionalità. Anche i risultati di ascolto
confermano il gradimento popolare nei confronti di questo maxi show
della coppia Falqui-Guardì, nonostante gli assalti della concorrenza
(vedi Canale 5), con un varietà costosissimo e maggiormente rivolto al
pubblico giovanile, intitolato "Risatissima" e condotto da Milly
Carlucci con Lino Banfi, Massimo Boldi, Gigi e Andrea, Renato Pozzetto,
Ric e Gian e Ornella Vanoni.
David Guarnieri