( da Ciao 2001 )
Prima di cominciare il nostro articolo, permettete una premessa: come
avrete notato, a fianco dei nostri magnifici dieci in classifica, nelle
apposite cellette, non ci sono le consuete quotazioni. Chi ha avuto modo
di leggere negli ultimi giorni il nostro sito avrà avuto l'occasione di
apprendere il grave lutto, per la dipartita di Giancarlo Di Girolamo,
che ha colpito HPI, il mondo dei collezionisti tutti e in particolar
modo la sua famiglia. In collaborazione con HPI Giancarlo stilava il suo
precisissimo borsino dei brani in classifica. Dico precisissimo perché,
inutile nascondersi dietro un dito, i prezzi di mercato in Italia li
faceva praticamente lui e tutti gli altri lo seguivano. Nonostante fosse
un filino più caro dei colleghi (vista la qualità eccellente del
materiale in suo possesso) il buon 80% delle quotazioni dei dischi più
rari e particolari (quindi non quelli che troviamo solitamente nella
nostra classifica) erano dettate da lui. Per questo motivo, accanto al
box dei titoli e degli interpreti qui sopra, resterà un campo vuoto. A
me ha insegnato molto sulle quotazioni dei dischi, specialmente quelli
che lui chiamava "di difficile reperimento", che non significa per forza
costoso ma più che altro raro; non è poi detto che un 45 giri molto
particolare, di un cantante magari considerato minore, abbia un reale
riscontro sulle quotazioni del mercato. Così preferisco non interferire
in un campo che non è propriamente il nostro (inteso come HPI) e visto
che non vogliamo assolutamente sostituire Giancarlo con un qualsiasi
collezionista (ce ne sono tanti, forse troppi), questo campo accanto al
titolo del brano rimarrà, ma sarà lasciato vuoto. In sua memoria. Video Music Eccoci alla fine di febbraio: in classifica troviamo 10 canzoni su 10 che hanno provenienza straniera. E' il nuovo corso, quello degli anni ottanta, anni che vivono sull'immagine più che sul contenuto. E quindi è normale che anche la musica faccia la sua parte. Fino al biennio 1982-83 le cose erano state molto diverse: cantanti come Riccardo Fogli, Sandro Giacobbe, Al Bano e Romina, Toto Cutugno sembravano aver trovato la formula del successo eterno. E' bastata una televisione privata, Video Music, a stravolgere completamente i piani della discografia italiana. Fino ad un anno e mezzo fa bastava andare a Sanremo o presentarsi a Domenica In, oppure a Discoring con una canzoncina azzeccata ed orecchiabile: ora tutto questo è saltato. C'è bisogno di un'ulteriore cosa: un'immagine vincente. Che non è soltanto il sapersi presentare davanti un pubblico televisivo vestiti in maniera classica o alla moda, ma qualcosa di più. E in questo gli stranieri ci sanno fare molto più che gli italiani. Ecco uscire dal nulla i Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Culture Club, George Michael, i Talk Talk, gli Eurythmics, o gli U2. Anche il più grande bluff che la musica mondiale ricordi dalla notte dei tempi, Madonna, con l'immagine, e solo con quella, ha fatto la propria fortuna. E nonostante gli anni passati e il vuoto pneumatico in termini di talento musicale, ancora tira, nonostante i suoi quasi cinquant'anni. Tanto per una che è stata soltanto ciò che è "apparsa", un lifting in più o in meno al momento del bisogno non è un problema. I video fanno di questi signori delle star globali. Ma perché, diranno i più, forse prima i cantanti stranieri non si vedevano lo stesso in tv e non avevano un grande seguito? Certo, ma non avevano a disposizione un canale che 24 ore su 24 trasmetteva i video delle loro canzoni o di quelle delle future stelle da giornaletto adolescenziale, già pronte e confezionate per essere amate da una folla ninfomane di adolescenti di entrambi i sessi. E i nostri cantanti sono arrivati troppo in ritardo. Ecco quindi che il bombardamento a tappeto produce i suoi effetti: via dalle classifiche quelli che non hanno una visibilità ossessionante su Video Music e dentro gli altri. Il lavaggio del cervello funziona. Le radio private si adeguano: se fino alla fine del 1983 nessuno si sarebbe scandalizzato se si fosse trasmesso l'ultimo singolo di uno Stefano Sani o di un Roberto Soffici di turno, ora pare quasi impossibile farlo, si rischia lo spernacchiamento via etere. Tutto questo perché si devono trasmettere solo le canzoni di coloro che sono costantemente visibili in tv, sui diari di scuola, sui giornali, in modo che il quattordicenne tipo possa accendere la tv ed avere l'occasione di vedere lo stesso brano, trasmesso in radio, in versione video. Una reazione a catena ben orchestrata dalle grandi case discografiche che hanno in mano il mercato mondiale. Quando è accaduto che la musica leggera pop e rock ha cominciato ad essere costantemente manovrata da forze che poi sarebbero riuscite ad affossarla definitivamente? Si potrebbe far risalire la datazione a questo momento, a quando cioè anche i discografici italiani, reggicode e servili, hanno abbandonato personaggi magari validi per preferire mezze cartucce totalmente incapaci di tirare fuori una nota senza l'ausilio di qualche apparecchiatura elettronica ma che avevano dalla loro una presenza scenica ed un'età accettabile per il pubblico dei minorenni teledipendenti dell'epoca. Se per definire questi ultimi uso l'aggettivo "idioti" non offendetevi perché anche noi eravamo dei loro, nonostante avessimo i nostri gusti musicali. Se non hai un video in tv o se non passi su Radio Dee Jay e similari, sei morto. E cosi sia. Il mercato italiano riprende fiato solo durante il momento di Sanremo (o nel mercato dei 33 giri). Finito il periodo delle grandi manifestazioni popolari, restano solo il Festivalbar (anche questo, un via vai di canzoni estere che durano lo spazio di una stagione) o Riva Del Garda. I cantanti che hanno un mercato sicuro sono davvero pochi in questo 1985: Claudio Baglioni, Mina, Vasco Rossi, Zucchero, i Pooh, Antonello Venditti, Pino Daniele, Eros Ramazzotti e Adriano Celentano. Da notare che il 99,9% di questi cantanti non hanno singoli in produzione, ma solo album. Quindi manca il classico successo italiano a 45 giri, quello che ha fatto grande la nostra musica dalla fine degli anni cinquanta ad ora. Il brano del tipo TI AMO o GLORIA, quello che si può fischiettare, continua ad essere sfornato all'estero e trova poi grande riscontro anche nelle nostre classifiche. Noi invece vogliamo pensare solo in grande, ma successi tipo DO THEY KNOW IT'S CHRISTMAS non sono tratti da album. LAST CHRISTMAS o EVERYTHING SHE WANTS, tanto per citare canzoni famosissime in classifica questa settimana, nascono già come singoli, si muovono in naturale scioltezza senza portarsi sulle spalle un'intera "casa", il 33 giri. La "casa" magari la trovano dopo, ma nel frattempo sono agilissimi nell' arrivare al traguardo prima degli italiani. Ed in più hanno l'ausilio delle immagini a dargli ancora forza ed autonomia. Sanremo Sanremo è un buon periodo per la musica italiana ma quante di queste canzoni finiranno poi nelle case dei giovanissimi? Lo stesso Baudo, che presenta Sanremo, dà molto più risalto agli ospiti stranieri (che sono noti, ma l'importanza che gli attribuiamo noi italiani non gliela dà nessuno in nessuna nazione!) che ai concorrenti italiani. L'enfasi che spende per gli Spandau Ballet e i Duran Duran non ha gli stessi toni di quando deve annunciare Anna Oxa o Fiordaliso. E questo è sbagliatissimo. Forse che la voce di un Tony Hadley è migliore di quella di una Fiordaliso? Forse che Simon Le Bon è migliore di un Riccardo Fogli? Ma non esiste al mondo! Dalla loro le star straniere presenti al Festival hanno solo la grancassa mediatica delle radio private e delle televisioni musicali. E anche le esagerazioni di Pippo Baudo. E' naturale che poi tutte le ragazzine spasimino per loro, abbindolate sia dalla pubblicità che quotidianamente viene fatta in tv, sia dalle rivistucole tipo DEBBY, RAGAZZA IN, TUTTIFRUTTI, etc.: i libelli dell'epoca. Certo, gli editori di queste riviste, per vendere, mettono in copertina John Taylor dei Duran Duran o George Michael degli Wham, non certo Marco Armani. "Marco Armani? E chi è? Mica ha un video!" dicono i più. E magari la sua canzone è dieci volte migliore di cento a caso passate su Video Music in una giornata qualsiasi. Tornando a Sanremo, chi scrive ha di quella edizione un ricordo confuso ma anche vivo. Confuso perché la memoria di quel fatto comincia a sbiadire, vivo perché l'ha potuto vedere da dietro le quinte in prima persona. Ed era così "stupido" da preferire di scambiare due chiacchiere con un Rodolfo Banchelli (del girone dei giovani) che accodarsi alla mandria di pecore dietro ai Duran Duran. O scherzare con i Ricchi & Poveri piuttosto che sbavare dietro ai Frankie Goes To Hollywood o a quella nana di Pia Zadora. Naturalmente poi, a scuola, doveva subire gli sberleffi scherzosi dei compagni di classe "leggermente" intruppati dalle radio, dalle tv e dai giornali. Com'è quest'anno il Festival di Sanremo? A vederlo con gli occhi di ora, sembrerebbe bruttino. All'epoca era accettabile. Certo, quello del 1988 o del 1989 sarebbe stato tutta un'altra cosa ma purtroppo le coincidenze storiche hanno voluto che l'unico Sanremo vissuto da vicino dal vostro narratore sia stato il 35°. Ed è già tanto: erano almeno due anni che c'era questa premura per andare, ma chi aveva la possibilità di far reale quel sogno, da quell'orecchio non ci sentiva proprio. Non si capisce ancora come, ma quell'anno la cosa avvenne. Ora mi si permetta di dar conto dell'evento in prima persona, come fosse un racconto. Il giovedì mattina presi l’aereo per Genova; rimasi a pranzo da mia nonna paterna (vicino Marassi) e il pomeriggio ero già a Sanremo. Mi sembrava molto strano. Tutto era successo così in fretta. non ero particolarmente eccitato e mi sentivo un pò un intruso, più per colpa di ataviche e strane manie di persecuzione che per altro. Comunque non mi è mai piaciuto entrare in certi ambienti di straforo: o ci entro per bene o me ne sto fuori. Ma era solo questione di tempo. Mi adattai subito anche grazie alla pazienza di tutti, compresa la redazione di”Domenica In” tutta che mi conosceva molto bene (purtroppo per loro). Qualche cantante l’avevo già incontrato, altri li conoscevo abbastanza. Taluni, i giovani per esempio, per niente. Eppure è strano, perché mi sarei dovuto ricordare almeno dei due che avevano preso parte al Festival, dopo essere passati attraverso le eliminatorie del concorso DUE VOCI PER SANREMO, che si era svolto all’interno di "Domenica In". Mi ricordo invece che provai, a pelle, una fortissima antipatia per Eros Ramazzotti e tutto il suo entourage. Lo stesso accadde per il mio quasi coetaneo Luis Miguel (15 anni all’epoca): un signor nessuno con una bocca da castoro che credeva di essere chissà chi. Però, diciamo la verità : in sudamerica era un numero uno e sulla scena, in quanto a presenza, dava dei punti a tutti i cantanti italiani eccezion fatta per alcuni. Si muoveva con classe e con mosse studiate ad arte. Era davvero un gran “paraculo”, come si suol dire , "posone" ma efficace. Difatti adesso è ancora un numero uno del mercato latino. Antipatia anche nei confronti della "donna ghiacciolo" per eccellenza, Gigliola Cinquetti, che nel 1985 mi sembrava una giurassica, ma che aveva soltanto 38 anni. Una donna che quando eri accanto a qualcuno che conosceva ti salutava facendoti grandi sorrisi e quando eri solo non ti guardava neanche in faccia nonostante fosse stata gentile e cortese con te solo cinque minuti prima. Profondamente disinteressato per Mimmo Locasciulli, Dario Baldan Bembo, Franco Simone e un po’ per il Banco anche se Francesco Di Giacomo mi era simpatico e già mi aveva fatto autografi in precedenza (li collezionavo) e in quell’occasione me ne regalò uno (o quasi) per ogni mio compagno di classe, anche se poi al ritorno a scuola i compagni mi dissero che il Banco non interessava a nessuno! Vai a far del bene agli asini! Chi mi piaceva? Anna Oxa e Drupi (perchè piaceva a mia nonna e perchè era di Pavia), Fiordaliso (perchè piacentina), i Matia Bazar e i Ricchi & Poveri. Anzi, tifavo spudoratamente per questi ultimi, forse perché sentivo intorno a loro un atmosfera particolarmente densa di antipatia da parte dei giornalisti. I Ricchi & Poveri non avevano una bella canzone ma sentivo che qualcosa era cambiato nell’aria : il loro “secondo periodo d’oro” stava esaurendosi, si stava ormai raschiando il barile e avrei voluto che avessero ancora un po’ di tempo. Tanto per non smentire il mio essere sempre fuori dal coro (ma non volutamente, lo giuro!) degli stranieri preferivo i Talk Talk, forse per quel loro look così diverso dalle band dell’epoca. Preferivo i Ricchi & Poveri e la loro musica ai celebratissimi Duran Duran o Spandau. Anzi, forse perché piacevano tanto alla figlia di Baudo, a me facevano quasi schifo e non capivo perché il padre era tanto contento che la figlia passasse più tempo con loro che con lui. Così come non capivo chi fosse Patty Brard, la conduttrice del Festival insieme a Baudo. Sembrava una Lara Saint Paul riveduta e corretta. Non andavo oltre l’apparenza e non capivo che era lì, perché imparentata con Giovanni Agnelli. Come non capivo la presenza di Claudio Villa, autoinvitatosi a Sanremo e la cosa mi imbarazzava, perché notavo che provocava nella gente un po’ di ilarità mista a compatimento ed un senso di fastidio in alcuni. Gli stessi che se lo avessero avuto a disposizione qualche anno prima, non avrebbero esitato a portargli il caffè in camerino. Non capivo, soprattutto perché mi accorgevo di certe situazioni e non se ne accorgevano gli altri, gli adulti. Chi avrebbe dovuto tenermi a bada era “troppo” impegnato ad organizzare il Festival e ad essere galante con non meglio identificate ventenni/trentenni e quindi avevo campo libero. Però mi annoiavo. Credevo chissà cosa fosse Sanremo prima di andarci, ma dopo un giorno già me ne volevo tornare a casa. Dietro le quinte o seduto in platea ascoltavo i cantanti provare ma ero molto deluso dal tutto. Ora capivo chi diceva che Sanremo era in realtà una grande rottura di scatole per chi lo fa. Imputavo la cosa alla mancanza di personaggi che mi piacessero davvero ma forse non era neanche questa la verità. Mi ero fissato con Michele Zarrillo: chiedevo un po’ a tutti "ma perché non va a più a Sanremo? Anzi, perché non va più da nessuna parte?" Era dal 1982 che mancava all’appello. La gente, mi guardava strano, come fossi un extraterrestre. Le mie domande hanno sempre provocato reazioni di questo tipo e quindi non me ne curavo più di tanto. Ma quella di Zarrillo, pedina mancante nell’ambito sanremese, era una mia fissazione di quei giorni. Insomma, tra spintoni dati dietro le quinte, nell’indifferenza totale della gente che sembrava avesse un paraocchi e neanche ti vedeva e con la mia timidezza feroce dell’epoca posso definire, dal punto di vista personale ed umano, il Sanremo 1985 un fallimento nella maniera più assoluta. Meno male che qualcuno che mi si filava un pochettino c'era: i cantanti. Fiordaliso, i Ricchi & Poveri, Ivan Graziani, i New Trolls e Rodolfo Banchelli sopra gli altri. Al ritorno a scuola la domanda era sempre quella: hai visto i Duran Duran? Gli hai parlato? A parte il fatto che erano proprietà privata di Tiziana Baudo, chi avrebbe avuto il coraggio di dire che in realtà a me dei Duran Duran, non me ne fregava assolutamente nulla? Allora regalai l’unico autografo fattomi dal gruppo inglese alla duraniana più accanita della classe, che per poco non svenne dall'emozione. Naturalmente con molta non chalance, come se ne avessi avuti altri. Invece non era così. Ma ad essere sincero, ero molto più contento del terzo o quarto autografo di Drupi fattomi negli ultimi 5 anni, che non di quello che avevo appena donato con fare cavalleresco. Ma parliamo della cronaca e dei partecipanti da un punto di vista più ufficiale. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, per colpa del presentatore, sembra più un festival dell'ospite internazionale che un festival di canzoni italiane. Troppo risalto ai gruppi inglesi sminuisce di molto il senso della competizione, appiattendola fino a renderla un inutile contorno ai vari Duran Duran e company. Un atteggiamento ridicolo, fintamente giovanilistico, che certamente non fa del bene alla musica italiana. Chi è davanti allo schermo potrebbe lasciarsi influenzare dalle troppe parole spese per gli ospiti stranieri e difatti anche le vendite dei 45 giri in gara, rispetto all'anno prima, sono sostanzialmente calate. Un po' meglio sul fronte "compilation". La Baby Records, casa discografica di Freddy Naggiar, si dimostra una delle più agguerrite. L'anno scorso vinse il festival con Al Bano & Romina Power, quest'anno ha tre assi nella manica: Peppino Di Capri, Gigliola Cinquetti e i Ricchi & Poveri. Con un trio simile almeno uno dei piazzamenti che contano è assicurato. Comunque in un festival super-strombazzato come questo, l'importante è farsi notare, come diceva qualcuno. Tre le possibilità: riconferma per i cantanti già famosi (non c'è l'eliminazione nel girone dei big), successo per le nuove proposte. Veicolo promozionale non indifferente. Francesco Di Giacomo de Il Banco dice che venire a Sanremo equivale a fare dieci volte di fila Domenica In. Ci sono cantanti che sanno già in partenza che non vinceranno mai (Il Banco, Ivan Graziani, Mimmo Locasciulli, Garbo, Eugenio Finardi) ed altri che ci sperano (New Trolls, Drupi, Riccardo Fogli, Marco Armani). Altri invece che hanno più che una speranza (Ricchi & Poveri, Christian, Fiordaliso, Anna Oxa, Eros Ramazzotti, Matia Bazar, Gigliola Cinquetti). Altro non fosse che per l'esperienza delle ultime edizioni dove si è visto trionfare un genere nazional-popolare. Un cantante che si autodichiara "impegnato" (poco politicizzato ora ma vicino alla corrente del 1977 all'epoca) come Eugenio Finardi, afferma una cosa in parte molto veritiera: sedici anni fa se avessi partecipato a Sanremo al mio ritorno mi avrebbero picchiato con le spranghe o sparato. E' una frase detta quasi con un senso di vanto e di appartenenza a quella corrente di pensiero, come se fosse una cosa giusta. Però dice quello che altri suoi colleghi partecipanti a questa edizione, non dicono, magari confondendo un po' i periodi (sedici anni prima era il 1969 e cose del genere eventualmente sarebbero potute accadere tra il 1973 e il 1978). Ma Sanremo, come sempre accade, non è fine a se stesso: può anche non far vendere dischi, ma comunque assicura perlomeno nove mesi di serate e televisioni che non è cosa da poco. Tutti parlano male di Sanremo salvo poi tornarci l'anno successivo. Fa parte delle grandi ipocrisie italiane. Vanno di moda due paragoni sfruttatissimi e diventati ormai luoghi comuni: la DC, a sentire gli italiani, non la votava nessuno e comunque era sempre la più votata; Orietta Berti non la poteva vedere nessuno, se non le massaie di Mondovì, e invece ogni anno era in finale in qualche manifestazione grazie alle cartoline del pubblico. Una panoramica sui giovani (molti dei quali dimenticati): c'è Marco Rancati, di Piacenza, da sette anni nel giro. Canta una canzone di Ron dal titolo OCCHI NERI. Poi Stefano Borgia (Roma) canta SE TI SENTI VERAMENTE UN AMICO, canzone scritta da lui stesso. Entrambi hanno preso parte (e hanno vinto) a Due Voci Per Sanremo, selezione all'interno di Domenica In. Baudo chiamava Marco Rancati "Mark" con la K. Non si sa perché. Poi c'è la fiorentina Laura Landi con la canzone FIRENZE, PICCOLI PARTICOLARI, firmata da Gaio Chioccio ed Amedeo Minghi. Lena Biolcati, reduce da Castrocaro, porta al Festival INNAMORATEVI COME ME firmata da Facchinetti e Negrini, rispettivamente componente ed autore dei Pooh. C'è Viani (Vanni), di Udine, che porta ME NE ANDRO' ed è molto vicino come look alla new wave e ai Duran Duran. Poi c'è Cristiano De Andrè, figlio d'arte, già Tempi Duri, che se non fosse stato figlio di Fabrizio probabilmente non sarebbe stato riciclato come solista nei giovani, dato il mezzo fallimento con il complesso. Canta BELLA PIU' DI ME, della quale è coautore. Passiamo a Silvia Conti, che è toscana e propone un pezzo scritto da Aldo Tagliapietre delle Orme: LUNA NUOVA. Ed ecco finalmente il simpatico Rodolfo Banchelli (di Sesto Fiorentino) che porta una canzone meno forte dell'anno precedente; si chiama BELLA GIOVENTU' (strano: Scialpi l'anno dopo avrebbe portato a Sanremo BELLA ETA' e dopo circa dieci anni Renato Zero avrebbe cantato una canzone con lo stesso titolo). Poi c'è un'omonima della solista dei Matia Bazar, Antonella Ruggiero, di Napoli. Ha circa 16 anni (non si sanno mai le età precise dei concorrenti del girone GIOVANI; ogni giornale dava un'età diversa) e canta SUL MARE. Cinzia Corrado ha vent'anni ed è pugliese e propone NIENTE DI PIU'. Poi c'è il genovese Antonio Valentini che presenta una canzone scritta da lui, LASCIAMOCI ANDARE. E ancora il nipote del cuoco Carnacina e fratello di Stella: si chiama Lanfranco (romano) e canta A GOCCIA A GOCCIA. Un gruppo, gli Champagne Molotov: sono quelli che normalmente accompagnano Enrico Ruggeri e sono tutti romani. La canzone che portano si chiama VOLTI NELLA NOIA ed è firmata dallo stesso Ruggeri. Poi c'è l'emiliano Claudio Patti che canta CHE AMORE E', il romano Roberto Kunstler, amico di Locasciulli, che canta SARANNO I GIOVANI scritta a metà con lo stesso Locasciulli. E per concludere il giovane meno giovane di tutti che stranamente è stato inserito in questo girone, Mango. Beh, non dimentichiamoci che nel 1982 tra i giovani c'erano anche Claudio Villa, Orietta Berti e Michele Zarrillo! Comunque Mango, cantante da circa una decina di anni con all'attivo parecchi album; canta IL VIAGGIO. Alla fine vince Cinzia Corrado (della provincia di Lecce) pupilla di Ravera (guarda un po' il caso!) Con la canzone NIENTE DI PIU', che batte di tre punti Viani e la sua ME NE ANDRO'. Al terzo posto un'altra ragazza che proveniva da Castrocaro, Lena Biolcati (della provincia di Novara) con INNAMORATEVI CON ME (ma vincerà nel 1986 nella stessa categoria). Al quarto De Andrè con BELLA PIU' DI ME.
Questo nella categoria Giovani. Cose ne è stato
invece dei big? Vincono i Ricchi & Poveri con SE M'INNAMORO, una canzone
festivaliera adatta alla competizione anche se, come si è detto, non
certo la migliore del trio. Al secondo posto Luis Miguel con NOI RAGAZZI
DI OGGI: brano parecchio orecchiabile e ruffiano, scritta da Toto
Cutugno, che quando non è presente al Festival, deve comunque farne
parte sotto mentite spoglie. Coautore Cristiano Minellono. Al terzo
posto un altro disco targato Baby Records, CHIAMALO AMORE di Gigliola
Cinquetti. Tutti gli addetti ai lavori malignano su questo doppio podio
della Baby Records anche se sulla Cinquetti nessuno osa dire nulla. Le
malignità sono riservate al solo Naggiar e ai Ricchi & Poveri. Forse
perché la Cinquetti è già entrata nel giro "giusto"? Una che va dicendo
in giro "amo questa canzone" fa parte dei "loro". Il verbo amare al
posto di piacere è usato moltissimo dalle "caste elette" (soprattutto
venti anni fa). Fa molto chic, è la traduzione imbastardita
dall'americano I LOVE e talvolta si aggiunge anche alla follia. Così
parlano personaggi come Woody Allen o Oliver Stone, così parlano i loro
doppioni in Italia, traducendo nella lingua locale. Vuoi mettere un "amo
questa canzone" con un "mi piace questa canzone"? E Gigliola ormai
frequenta ambienti di un certo tipo e quindi può permettersi di parlare
come l'intellighenzia italiota. Al quarto posto uno spento Riccardo
Fogli, al quinto un raccomandatissimo Christian, al sesto Eros
Ramazzotti. Anche lui all'epoca aveva tutti addosso. Lo stavano
costruendo alla maniera di un novello Frankenstein. L'anno prima vince
il girone giovani, nel 1985 arriva sesto, nel 1986 riesce a vincere e
poi arrivederci amore ciao: a Sanremo non è tornato più. Settima una
sensualissima Anna Oxa: all'epoca le bastava presentarsi, al limite, in
calzamaglia attillatissima rossa mentre nel 2001 era arrivata al tanga!
All'ottavo la simpatica piacentina Fiordaliso con IL MIO ANGELO, una
canzone furbetta ma sicuramente diversa dalle altre. I pensieri
affettuosi, le telefonate di notte e le parole d'amore non sono per un
"lui" ma per suo figlio. Al nono posto la tradizione con Peppino Di
Capri che porta un pezzo scritto in lingua napoletana, E MO' E MO',
perfettamente nel suo stile; canzoncina non male, simpatica e
funzionale. I lunari e raffinati Matia Bazar planano direttamente al
decimo posto con un brano che comunque sembra troppo simile per genere a
VACANZE ROMANE. Il titolo è SOUVENIR e non mancherà di farsi notare
nelle classifiche di vendita. Ecco la classifica per intero (senza voti
perché se ne occuperà nel suo spazio, David Guarnieri).
Una cosa simpatica e goliardica è il Telesorcio, da assegnare al
giornalista peggio vestito, più antipatico e meno informato. Va di
diritto a Mario Luzzato Fegiz. I goliardissimi giornalisti si sono
dimenticati di assegnare un premio "al più brutto" tra di loro. La lotta
sarebbe stata all'ultimo sangue e ci sarebbero stati sicuramente degli
ex aequo. Non appaiono clamorose le vendite dei dischi all'indomani del
Festival anche se i gusti del pubblico rispecchiano abbastanza l'ordine
d'arrivo. I tre primi classificati non vanno oltre le sessantamila copie
e i fanalini di coda del Festival (Finardi, Garbo, Mimmo Locasciulli)
vendono davvero pochino. Avanzano invece la 20° e la 21° posizione: New
Trolls con FACCIA DI CANE e ZUCCHERO con DONNE. Ma, come si è
anticipato, siamo solo all'inizio. Vendono bene invece gli album di
Sanremo, le cosiddette compilation che quest'anno sono della CGD,
CBS-RICORDI e RCA-EMI-POLYDOR. Quello della CGD nei primissimi giorni ha
già venduto trecentomila copie, forse anche per la presenza degli
artisti della Baby Records (i vincitori, Di Capri e la Cinquetti). Beatles (o quello che ne resta) I tre Beatles sono in disaccordo tra di loro. George Harrison, Ringo Starr e l'ingombrantissima Yoko Ono fanno causa a Paul McCartney perché, grazie ad un accordo con la Capitol Records, pare incassi più degli altri e per questo i tre chiedono un risarcimento di 18 miliardi di lire. I particolari del ricorso sono segreti ma un tabloid inglese rivela che si parla di violazione della fiducia, rottura di contratto e altre irregolarità. Un rappresentante della Emi-Capitol ha confermato che Paul riceve una fetta maggiore di introiti sui successi come Beatles Ltd. Quando i quattro si divisero Paul firmò un contratto come solista con la EMI, per continuare le collaborazione e raggiunse un accordo in base al quale avrebbe ricevuto una percentuale maggiore sui diritti dei Beatles. Questa maggiorazione è però versata dalla compagnia e non proviene da un prelievo dalle percentuale degli altri. Comunque McCartney è dispiaciuto da questa mossa (sicuramente suggerita dalla perfida Yoko) anche perché solamente qualche mese prima avevano tutti e quattro fatto causa alla EMI reclamando dei diritti non corrisposti. Sembra comunque che il binomio Beatles-sterline non possa mai prescindere l'uno dall'altro. Buffa la situazione accaduta all'attore Giustino Durano, classe 1922. Un giornale quotidiano ha diffuso la notizia della sua morte mentre invece è vivo e vegeto nella sua casa di Prato. A morire invece era un geometra omonimo e cugino dell'attore, classe 1910. Il tutto ha generato un equivoco macabro e un grande imbarazzo nella sede del quotidiano che aveva avuto questo scoop. Soprattutto dopo che la radio aveva annunciato la ferale notizia. E così sono cominciati ad arrivare fiori, telegrammi di condoglianze e a comparire ogni tipo di articolo usato in questi casi. L'attore (non ancora sessantatreenne) dirotta il tutto allo sfortunato cugino e fa gli scongiuri. Morirà il 18 febbraio 2002.
Parliamo di attori e di cinema, quindi parliamo anche della classifica
dei film che questa settimana vede in testa. Campionato di Calcio
Come sempre, uno sguardo al campionato. Si è giocata domenica 24
febbraio la ventesima di campionato. Siamo ormai a due terzi del torneo
di serie A che vede in testa il Verona a 29 punti, al secondo l'Inter
con 28 e al terzo il Torino con 26: si può dedurre che è un campionato
un po' atipico. Con la Juventus e la Roma appaiate a 23 punti, il Milan
(quinto) a 24 ed una scoppiettante Sampdoria al quarto posto con 25
punti. Le reti totalizzate in questa giornata sono state 21. La partita
clou è stata sicuramente Juventus-Verona, finita in un pareggio (1-1)
con reti di Briaschi per la Juventus e di Di Gennaro per la squadra
scaligera (che vincerà il campionato). Non meno importante la partita
che ha visto contrapporsi il Milan e la Roma: è finita 1 a 0 per il
diavolo con gol di Pietro Paolo Virdis. Era dal 6 marzo del 1983, due
anni prima, che la Roma non perdeva in casa (quella volta fu contro la
Juventus ma poi vinse ugualmente lo scudetto). L'Inter gioca in casa col
Torino e lo costringe al pari, ma la partita è stata molto bella
nonostante lo striminzito bottino di reti segnate (1-1). Segnano
Corradini per il Toro e Collovati per l'Inter. Ad un quarto d'ora dalla
fine il campionato poteva riaprirsi: all'Inter era stato dato un rigore
ed Altobelli aveva il compito di trasformarlo. Martina lo para e l'Inter
brucia gran parte delle ambizioni scudetto. (Non vorrei, dicendo questo,
provocare ricordi tristi in David Guarnieri, che comunque a questi
scherzetti dell'Inter dovrebbe esserci ormai abituato!) Colpaccio della
Sampdoria a Firenze dove va a vincere per tre reti a zero, un risultato
che non ammette discussioni. I gol sono stati firmati da Salsano e da
una doppietta di Trevor Francis. In fondo alla classifica si fa
criticissima la situazione della Lazio, ormai prossima alla serie B. Il
Napoli vince 4 a 0 con una tripletta di Maradona ed un autogol di
Filisetti. Lorenzo, il tecnico della Lazio viene cacciato. Maradona
segnerà anche una rete di "mano" che verrà annullata (quindi, quando
segnò all'Inghilterra un gol di mano ai mondiali 1986, Maradona era già
recidivo) Ma ecco la giornata in sintesi: Detto ciò passo la palla come sempre a David che ci porterà per mano dietro le quinte del Festival di Sanremo 1985 facendo pagelle e raccontandoci qualche aneddoto. Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. XXXV Festival di Sanremo di David Guarnieri Cari amici e lettori di "Hit Parade Italia", anche questa volta vi parlo - ed attribuisco (chiedendo venia) i miei personalissimi voti a brani ed artisti in gara - di un'edizione del Festival di Sanremo: nella fattispecie, la trentacinquesima nella storia della manifestazione, organizzata da Gianni Ravera e, diretta da Antonio A. Moretti. I conduttori sono, Pippo Baudo e Patty Brard. CANZONI E CANTANTI: "RITRATTO" - FRANCO SIMONE: delicata interpretazione per un romantico motivo, non troppo adatto a partecipare ad una rassegna come Sanremo. (Voto, canzone: 6; interprete: 6) "SOUVENIR" - MATIA BAZAR: ottima proposta per la band ligure, a due anni dal successo ottenuto al Festival con "Vacanze romane". Nonostante le polemiche della vigilia (i quotidiani scoprono che il brano in gara non è inedito, in quanto presente, seppur con un altro titolo (Chanson d'amour), nella colonna sonora del film "Magic Moments" di Luciano Odorisio [1984] con Stefania Sandrelli e Sergio Castellitto), i componenti del gruppo forniscono una performance all'altezza della situazione (come sempre, nota di merito per la bellissima voce di Antonella Ruggiero). (Voto, canzone: 8; interprete: 8) "FAMMI VOLARE" - DRUPI: di nuovo in lizza dopo un anno (nel 1984 impressionò favorevolmente con "Regalami un sorriso"), Drupi tenta per la quinta volta la carta sanremese con questo gradevole motivo, reso più interessante dalla penetrante e particolarissima voce del cantante pavese. (Voto, canzone: 6,5; interprete: 6) "CHIAMALO AMORE" - GIGLIOLA CINQUETTI: divenuta mamma per la seconda volta da qualche mese, "Ola" torna al Festival dopo un'assenza di dodici anni. Il delicato brano, firmato da Antonio Cassella e Dario Farina, viene ben interpretato da una sofisticata e misurata Cinquetti, tra l'altro, particolarmente apprezzata per l'eleganza ed il fascino. Terzo posto meritato. (Voto, canzone: 7; interprete: 8) "TU DIMMI UN CUORE CE L'HAI" - MARCO ARMANI: per la prima volta tra i big (dopo due partecipazioni nelle "Nuove Proposte"), il cantante barese fornisce una buona prova vocale, non sfigurando con gli altri "campioni" in gara. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "FACCIA DI CANE" - NEW TROLLS: il testo originale, l'arrangiamento in chiave pop britannico e la grande sicurezza interpretativa del gruppo (formato per l'occasione da Vittorio De Scalzi, Gianni Belleno, Nico Di Palo e Ricky Belloni), fanno di questa canzone, una delle migliori proposte in gara. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 8) "E MO' E MO'" - PEPPINO DI CAPRI: modesta canzoncina. Normalmente cantata. (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "IL MIO ANGELO" - FIORDALISO: più che la canzone (un pochino furba) vale la convincente interpretazione della cantante piacentina, a suo agio nei brani melodici, come in quelli ritmati e grintosi. (Voto, canzone: 6,5; interprete: 7,5) "FRANCA TI AMO" - IVAN GRAZIANI: prima volta a Sanremo per Graziani. Il motivo, anche se non all'altezza dei migliori brani del cantautore abruzzese è senza dubbio ben congegnato. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "GRANDE JOE" - BANCO: gli anni del rock progressive sono lontani (lo stile è divenuto tipicamente pop), ma il felice connubio tra musica, testo ed interpretazione (del front-man Francesco Di Giacomo) rendono la canzone interessante e piacevole. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 7,5) "SULLA BUONA STRADA" - RICCARDO FOGLI: dopo anni di brani romantici, Fogli cerca una nuova via, più ritmata ed attuale (per i tempi!) facendo un po' rimpiangere la genuinità di "Malinconia" o "Storie di tutti i giorni". (Voto, canzone: 6; interprete: 6,5) "A LEI" - ANNA OXA: la performance 1985 della Oxa viene ricordata principalmente per l'audace abbigliamento (una tuta rossa, che poco o nulla lascia all'immaginazione), ma questo aspetto (non trascurabile) farebbe torto alla prestazione vocale della cantante di Bari, in perfetto equilibrio tra grinta e amaro disincanto. Da non sottovalutare minimamente il bel testo di Roberto Vecchioni (bravissimo, come sempre) e l'ispirata musica di Mauro Paoluzzi. (Voto, canzone: 8; interprete: 8,5) "DA QUANDO NON CI SEI" - DARIO BALDAN BEMBO: rilanciato dal tormentone "Amico è" (1982), il cantautore si presenta a Sanremo (dopo il terzo posto conseguito nel 1981 con "Tu cosa fai stasera?"). Canzone di buona fattura, piacevolmente eseguita. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "DONNE" - ZUCCHERO: passato quasi inosservato al Festival, il brano conquista il meritato successo, grazie all'attenzione riservata dalle radio private. L'astro di Zucchero, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, comincia ad esplodere. (Voto, canzone: 8; interprete: 8) "BUONA FORTUNA" - MIMMO LOCASCIULLI: anch'esso debuttante, il medico-cantautore si fa apprezzare per il consueto stile, adatto maggiormente alla rassegna (non competitiva) del "Club Tenco", piuttosto che ad una gara canora. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 7,5) "COSE VELOCI" - GARBO: secondo tentativo consecutivo a Sanremo per il cantautore milanese (dopo il discreto successo di critica e di pubblico, riportato con "Radioclima"). La canzone scelta per il Sanremo '85 risulta ben costruita ma non troppo incisiva. (Voto, canzone: 6; interprete: 6) "UNA STORIA IMPORTANTE" - EROS RAMAZZOTTI: vincitore della sezione "Nuove Proposte 1984", Eros torna al Festival con un accattivante motivo (sicuramente più elegante rispetto a "Terra promessa"), ben scritto da Adelio Cogliati e Piero Cassano. Non vince (per la cronaca, si piazza al sesto posto) ma conquista le hit parade italiane ed estere. Penso possa bastare. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "NOTTE SERENA" - CHRISTIAN: amorfa melodia. Scontata e prevedibile la performance. (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "VIA CON ME" - EDUARDO DE CRESCENZO: bella canzone (firmata da Daniele Pace assieme a Claudio Mattone - autore di "Ancora" - personale successo di De Crescenzo), interpretata con voce sicura ed estrema autorevolezza dal vocalist partenopeo. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 8) "SE M'INNAMORO" - RICCHI E POVERI: canzone vincitrice di questa edizione del Festival di Sanremo. Banalotta e scopiazzata ("She's A Lady" di Tom Jones è ben più di un'ispirazione). Forse un "premio alla carriera" per i Ricchi e Poveri. Chissà!? (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "NOI, RAGAZZI DI OGGI" - LUIS MIGUEL: secondo classificato ed assoluta rivelazione della 35^ rassegna. Il giovane italo-messicano conquista (per qualche mese) l'Italia, interpretando le "soffuse" e "poco appariscenti" musiche di Toto Cutugno (l'italiano vero!) e la "profonda" natura poetica di Cristiano Minellono... Comunque, l'acuto da gran soprano di Luis Miguel, sul finale del brano, non si dimentica (in tutti i sensi!!!!!!). (Voto, canzone: 5; interprete: 5) "VORREI SVEGLIARTI" - EUGENIO FINARDI: un altro dei debuttanti a Sanremo '85. Il cantautore, ormai dimentico del passato rock trasgressivo, propone un buon pezzo, dalle atmosfere rarefatte ed avvolgenti. (Voto, canzone: 7; interprete: 7,5) CONDUTTORI: PIPPO BAUDO: per la terza volta, padrone di casa al Festival, Baudo (reduce dai grandi successi di "Fantastico 5" e di "Domenica in") si destreggia tra cantanti affermati, debuttanti, star del pop-rock internazionale, esponenti cinematografici, assessori e regolamenti vari, con la stessa naturalezza e lo stesso vigore di un Tarzan, svolazzante tra le liane della Giungla. (voto 10) PATTY BRARD: di nazionalità incerta (un po' olandese, un po' indonesiana), dal curriculum professionale indefinito (cantante, show-girl, attrice, conduttrice), completamente ignota in Italia (ma imparentata con la famiglia Agnelli), viene scelta - a sorpresa - per affiancare il "Pippo nazionale". Nelle tre serate fa conoscere al pubblico il suo bel portamento, l'innegabile eleganza... e nulla più. (voto 5,5)
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