( da Ciao 2001 )
Prima di cominciare il nostro articolo, permettete una premessa: come
avrete notato, a fianco dei nostri magnifici dieci in classifica, nelle
apposite cellette, non ci sono le consuete quotazioni. Chi ha avuto modo
di leggere negli ultimi giorni il nostro sito avrà avuto l'occasione di
apprendere il grave lutto, per la dipartita di Giancarlo Di Girolamo,
che ha colpito HPI, il mondo dei collezionisti tutti e in particolar
modo la sua famiglia. In collaborazione con HPI Giancarlo stilava il suo
precisissimo borsino dei brani in classifica. Dico precisissimo perché,
inutile nascondersi dietro un dito, i prezzi di mercato in Italia li
faceva praticamente lui e tutti gli altri lo seguivano. Nonostante fosse
un filino più caro dei colleghi (vista la qualità eccellente del
materiale in suo possesso) il buon 80% delle quotazioni dei dischi più
rari e particolari (quindi non quelli che troviamo solitamente nella
nostra classifica) erano dettate da lui. Per questo motivo, accanto al
box dei titoli e degli interpreti qui sopra, resterà un campo vuoto. A
me ha insegnato molto sulle quotazioni dei dischi, specialmente quelli
che lui chiamava "di difficile reperimento", che non significa per forza
costoso ma più che altro raro; non è poi detto che un 45 giri molto
particolare, di un cantante magari considerato minore, abbia un reale
riscontro sulle quotazioni del mercato. Così preferisco non interferire
in un campo che non è propriamente il nostro (inteso come HPI) e visto
che non vogliamo assolutamente sostituire Giancarlo con un qualsiasi
collezionista (ce ne sono tanti, forse troppi), questo campo accanto al
titolo del brano rimarrà, ma sarà lasciato vuoto. In sua memoria. Video Music Eccoci alla fine di febbraio: in classifica troviamo 10 canzoni su 10 che hanno provenienza straniera. E' il nuovo corso, quello degli anni ottanta, anni che vivono sull'immagine più che sul contenuto. E quindi è normale che anche la musica faccia la sua parte. Fino al biennio 1982-83 le cose erano state molto diverse: cantanti come Riccardo Fogli, Sandro Giacobbe, Al Bano e Romina, Toto Cutugno sembravano aver trovato la formula del successo eterno. E' bastata una televisione privata, Video Music, a stravolgere completamente i piani della discografia italiana. Fino ad un anno e mezzo fa bastava andare a Sanremo o presentarsi a Domenica In, oppure a Discoring con una canzoncina azzeccata ed orecchiabile: ora tutto questo è saltato. C'è bisogno di un'ulteriore cosa: un'immagine vincente. Che non è soltanto il sapersi presentare davanti un pubblico televisivo vestiti in maniera classica o alla moda, ma qualcosa di più. E in questo gli stranieri ci sanno fare molto più che gli italiani. Ecco uscire dal nulla i Duran Duran, gli Spandau Ballet, i Culture Club, George Michael, i Talk Talk, gli Eurythmics, o gli U2. Anche il più grande bluff che la musica mondiale ricordi dalla notte dei tempi, Madonna, con l'immagine, e solo con quella, ha fatto la propria fortuna. E nonostante gli anni passati e il vuoto pneumatico in termini di talento musicale, ancora tira, nonostante i suoi quasi cinquant'anni. Tanto per una che è stata soltanto ciò che è "apparsa", un lifting in più o in meno al momento del bisogno non è un problema. I video fanno di questi signori delle star globali. Ma perché, diranno i più, forse prima i cantanti stranieri non si vedevano lo stesso in tv e non avevano un grande seguito? Certo, ma non avevano a disposizione un canale che 24 ore su 24 trasmetteva i video delle loro canzoni o di quelle delle future stelle da giornaletto adolescenziale, già pronte e confezionate per essere amate da una folla ninfomane di adolescenti di entrambi i sessi. E i nostri cantanti sono arrivati troppo in ritardo. Ecco quindi che il bombardamento a tappeto produce i suoi effetti: via dalle classifiche quelli che non hanno una visibilità ossessionante su Video Music e dentro gli altri. Il lavaggio del cervello funziona. Le radio private si adeguano: se fino alla fine del 1983 nessuno si sarebbe scandalizzato se si fosse trasmesso l'ultimo singolo di uno Stefano Sani o di un Roberto Soffici di turno, ora pare quasi impossibile farlo, si rischia lo spernacchiamento via etere. Tutto questo perché si devono trasmettere solo le canzoni di coloro che sono costantemente visibili in tv, sui diari di scuola, sui giornali, in modo che il quattordicenne tipo possa accendere la tv ed avere l'occasione di vedere lo stesso brano, trasmesso in radio, in versione video. Una reazione a catena ben orchestrata dalle grandi case discografiche che hanno in mano il mercato mondiale. Quando è accaduto che la musica leggera pop e rock ha cominciato ad essere costantemente manovrata da forze che poi sarebbero riuscite ad affossarla definitivamente? Si potrebbe far risalire la datazione a questo momento, a quando cioè anche i discografici italiani, reggicode e servili, hanno abbandonato personaggi magari validi per preferire mezze cartucce totalmente incapaci di tirare fuori una nota senza l'ausilio di qualche apparecchiatura elettronica ma che avevano dalla loro una presenza scenica ed un'età accettabile per il pubblico dei minorenni teledipendenti dell'epoca. Se per definire questi ultimi uso l'aggettivo "idioti" non offendetevi perché anche noi eravamo dei loro, nonostante avessimo i nostri gusti musicali. Se non hai un video in tv o se non passi su Radio Dee Jay e similari, sei morto. E cosi sia. Il mercato italiano riprende fiato solo durante il momento di Sanremo (o nel mercato dei 33 giri). Finito il periodo delle grandi manifestazioni popolari, restano solo il Festivalbar (anche questo, un via vai di canzoni estere che durano lo spazio di una stagione) o Riva Del Garda. I cantanti che hanno un mercato sicuro sono davvero pochi in questo 1985: Claudio Baglioni, Mina, Vasco Rossi, Zucchero, i Pooh, Antonello Venditti, Pino Daniele, Eros Ramazzotti e Adriano Celentano. Da notare che il 99,9% di questi cantanti non hanno singoli in produzione, ma solo album. Quindi manca il classico successo italiano a 45 giri, quello che ha fatto grande la nostra musica dalla fine degli anni cinquanta ad ora. Il brano del tipo TI AMO o GLORIA, quello che si può fischiettare, continua ad essere sfornato all'estero e trova poi grande riscontro anche nelle nostre classifiche. Noi invece vogliamo pensare solo in grande, ma successi tipo DO THEY KNOW IT'S CHRISTMAS non sono tratti da album. LAST CHRISTMAS o EVERYTHING SHE WANTS, tanto per citare canzoni famosissime in classifica questa settimana, nascono già come singoli, si muovono in naturale scioltezza senza portarsi sulle spalle un'intera "casa", il 33 giri. La "casa" magari la trovano dopo, ma nel frattempo sono agilissimi nell' arrivare al traguardo prima degli italiani. Ed in più hanno l'ausilio delle immagini a dargli ancora forza ed autonomia. Sanremo Sanremo è un buon periodo per la musica italiana ma quante di queste canzoni finiranno poi nelle case dei giovanissimi? Lo stesso Baudo, che presenta Sanremo, dà molto più risalto agli ospiti stranieri (che sono noti, ma l'importanza che gli attribuiamo noi italiani non gliela dà nessuno in nessuna nazione!) che ai concorrenti italiani. L'enfasi che spende per gli Spandau Ballet e i Duran Duran non ha gli stessi toni di quando deve annunciare Anna Oxa o Fiordaliso. E questo è sbagliatissimo. Forse che la voce di un Tony Hadley è migliore di quella di una Fiordaliso? Forse che Simon Le Bon è migliore di un Riccardo Fogli? Ma non esiste al mondo! Dalla loro le star straniere presenti al Festival hanno solo la grancassa mediatica delle radio private e delle televisioni musicali. E anche le esagerazioni di Pippo Baudo. E' naturale che poi tutte le ragazzine spasimino per loro, abbindolate sia dalla pubblicità che quotidianamente viene fatta in tv, sia dalle rivistucole tipo DEBBY, RAGAZZA IN, TUTTIFRUTTI, etc.: i libelli dell'epoca. Certo, gli editori di queste riviste, per vendere, mettono in copertina John Taylor dei Duran Duran o George Michael degli Wham, non certo Marco Armani. "Marco Armani? E chi è? Mica ha un video!" dicono i più. E magari la sua canzone è dieci volte migliore di cento a caso passate su Video Music in una giornata qualsiasi. Tornando a Sanremo, chi scrive ha di quella edizione un ricordo confuso ma anche vivo. Confuso perché la memoria di quel fatto comincia a sbiadire, vivo perché l'ha potuto vedere da dietro le quinte in prima persona. Ed era così "stupido" da preferire di scambiare due chiacchiere con un Rodolfo Banchelli (del girone dei giovani) che accodarsi alla mandria di pecore dietro ai Duran Duran. O scherzare con i Ricchi & Poveri piuttosto che sbavare dietro ai Frankie Goes To Hollywood o a quella nana di Pia Zadora. Naturalmente poi, a scuola, doveva subire gli sberleffi scherzosi dei compagni di classe "leggermente" intruppati dalle radio, dalle tv e dai giornali. Com'è quest'anno il Festival di Sanremo? A vederlo con gli occhi di ora, sembrerebbe bruttino. All'epoca era accettabile. Certo, quello del 1988 o del 1989 sarebbe stato tutta un'altra cosa ma purtroppo le coincidenze storiche hanno voluto che l'unico Sanremo vissuto da vicino dal vostro narratore sia stato il 35°. Ed è già tanto: erano almeno due anni che c'era questa premura per andare, ma chi aveva la possibilità di far reale quel sogno, da quell'orecchio non ci sentiva proprio. Non si capisce ancora come, ma quell'anno la cosa avvenne. Ora mi si permetta di dar conto dell'evento in prima persona, come fosse un racconto.
Il giovedì mattina presi l’aereo per Genova; rimasi a pranzo da mia
nonna paterna (vicino Marassi) e il pomeriggio ero già a Sanremo. Mi
sembrava molto strano. Tutto era successo così in fretta. non ero
particolarmente eccitato e mi sentivo un pò un intruso, più per colpa di
ataviche e strane manie di persecuzione che per altro. Comunque non mi è
mai piaciuto entrare in certi ambienti di straforo: o ci entro per bene
o me ne sto fuori. Ma era solo questione di tempo. Mi adattai subito
anche grazie alla pazienza di tutti, compresa la redazione di”Domenica
In” tutta che mi conosceva molto bene (purtroppo per loro). Qualche
cantante l’avevo già incontrato, altri li conoscevo abbastanza. Taluni,
i giovani per esempio, per niente. Eppure è strano, perché mi sarei
dovuto ricordare almeno dei due che avevano preso parte al Festival,
dopo essere passati attraverso le eliminatorie del concorso DUE VOCI PER
SANREMO, che si era svolto all’interno di "Domenica In". Mi ricordo
Chi mi piaceva? Anna Oxa e Drupi (perchè piaceva a mia nonna e perchè
era di Pavia), Fiordaliso (perchè piacentina), i Matia Bazar e i Ricchi
Credevo chissà cosa fosse Sanremo prima di andarci, ma dopo un giorno
già me ne volevo tornare a casa. Dietro le quinte o seduto in platea
ascoltavo i cantanti provare ma ero molto deluso dal tutto. Ora capivo
chi diceva che Sanremo era in realtà una grande rottura di scatole per
chi lo fa. Imputavo la cosa alla mancanza di personaggi che mi
piacessero davvero ma forse non era neanche questa la verità. Mi ero
fissato con Michele Zarrillo: chiedevo un po’ a tutti "ma perché non va
a più a Sanremo? Anzi, perché non va più da nessuna parte?" Era dal 1982
che mancava all’appello. La gente, mi guardava strano, come fossi un
extraterrestre. Le mie domande hanno sempre provocato reazioni di questo
tipo e quindi non me ne curavo più di tanto. Ma quella di Zarrillo,
pedina mancante nell’ambito sanremese, era una mia fissazione di quei
giorni. Insomma, tra spintoni dati dietro le quinte, nell’indifferenza
totale della gente che sembrava avesse un paraocchi e neanche ti vedeva
e con la mia timidezza feroce dell’epoca posso definire, dal punto di
vista personale ed umano, il Sanremo 1985 un fallimento nella maniera
Ma parliamo della cronaca e dei partecipanti da un punto di vista più
ufficiale. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, per colpa del
presentatore, sembra più un festival dell'ospite internazionale che un
festival di canzoni italiane. Troppo risalto ai gruppi inglesi sminuisce
di molto il senso della competizione, appiattendola fino a renderla un
inutile contorno ai vari Duran Duran e company. Un atteggiamento
ridicolo, fintamente giovanilistico, che certamente non fa del bene alla
musica italiana. Chi è davanti allo schermo potrebbe lasciarsi
influenzare dalle troppe parole spese per gli ospiti stranieri e difatti
Una panoramica sui giovani (molti dei quali dimenticati): c'è Marco Rancati, di Piacenza, da sette anni nel giro. Canta una canzone di Ron dal titolo OCCHI NERI. Poi Stefano Borgia (Roma) canta SE TI SENTI VERAMENTE UN AMICO, canzone scritta da lui stesso. Entrambi hanno preso parte (e hanno vinto) a Due Voci Per Sanremo, selezione all'interno di Domenica In. Baudo chiamava Marco Rancati "Mark" con la K. Non si sa perché. Poi c'è la fiorentina Laura Landi con la canzone FIRENZE, PICCOLI PARTICOLARI, firmata da Gaio Chioccio ed Amedeo Minghi. Lena Biolcati, reduce da Castrocaro, porta al Festival INNAMORATEVI COME ME firmata da Facchinetti e Negrini, rispettivamente componente ed autore dei Pooh. C'è Viani (Vanni), di Udine, che porta ME NE ANDRO' ed è molto vicino come look alla new wave e ai Duran Duran. Poi c'è Cristiano De Andrè, figlio d'arte, già Tempi Duri, che se non fosse stato figlio di Fabrizio probabilmente non sarebbe stato riciclato come solista nei giovani, dato il mezzo fallimento con il complesso. Canta BELLA PIU' DI ME, della quale è coautore. Passiamo a Silvia Conti, che è toscana e propone un pezzo scritto da Aldo Tagliapietre delle Orme: LUNA NUOVA. Ed ecco finalmente il simpatico Rodolfo Banchelli (di Sesto Fiorentino) che porta una canzone meno forte dell'anno precedente; si chiama BELLA GIOVENTU' (strano: Scialpi l'anno dopo avrebbe portato a Sanremo BELLA ETA' e dopo circa dieci anni Renato Zero avrebbe cantato una canzone con lo stesso titolo). Poi c'è un'omonima della solista dei Matia Bazar, Antonella Ruggiero, di Napoli. Ha circa 16 anni (non si sanno mai le età precise dei concorrenti del girone GIOVANI; ogni giornale dava un'età diversa) e canta SUL MARE. Cinzia Corrado ha vent'anni ed è pugliese e propone NIENTE DI PIU'. Poi c'è il genovese Antonio Valentini che presenta una canzone scritta da lui, LASCIAMOCI ANDARE. E ancora il nipote del cuoco Carnacina e fratello di Stella: si chiama Lanfranco (romano) e canta A GOCCIA A GOCCIA. Un gruppo, gli Champagne Molotov: sono quelli che normalmente accompagnano Enrico Ruggeri e sono tutti romani. La canzone che portano si chiama VOLTI NELLA NOIA ed è firmata dallo stesso Ruggeri. Poi c'è l'emiliano Claudio Patti che canta CHE AMORE E', il romano Roberto Kunstler, amico di Locasciulli, che canta SARANNO I GIOVANI scritta a metà con lo stesso Locasciulli. E per concludere il giovane meno giovane di tutti che stranamente è stato inserito in questo girone, Mango. Beh, non dimentichiamoci che nel 1982 tra i giovani c'erano anche Claudio Villa, Orietta Berti e Michele Zarrillo! Comunque Mango, cantante da circa una decina di anni con all'attivo parecchi album; canta IL VIAGGIO. Alla fine vince Cinzia Corrado (della provincia di Lecce) pupilla di Ravera (guarda un po' il caso!) Con la canzone NIENTE DI PIU', che batte di tre punti Viani e la sua ME NE ANDRO'. Al terzo posto un'altra ragazza che proveniva da Castrocaro, Lena Biolcati (della provincia di Novara) con INNAMORATEVI CON ME (ma vincerà nel 1986 nella stessa categoria). Al quarto De Andrè con BELLA PIU' DI ME.
Questo nella categoria Giovani. Cose ne è stato
invece dei big? Vincono i Ricchi & Poveri con SE M'INNAMORO, una canzone
festivaliera adatta alla competizione anche se, come si è detto, non
certo la migliore del trio. Al secondo posto Luis Miguel con NOI RAGAZZI
DI OGGI: brano parecchio orecchiabile e ruffiano, scritta da Toto
Cutugno, che quando non è presente al Festival, deve comunque farne
parte sotto mentite spoglie. Coautore Cristiano Minellono. Al terzo
Una cosa simpatica e goliardica è il Telesorcio, da assegnare al
Beatles (o quello che ne resta)
Parliamo di attori e di cinema, quindi parliamo anche della classifica
dei film che questa settimana vede in testa. Campionato di Calcio
Detto ciò passo la palla come sempre a David che ci porterà per mano dietro le quinte del Festival di Sanremo 1985 facendo pagelle e raccontandoci qualche aneddoto. Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. XXXV Festival di Sanremo di David Guarnieri Cari amici e lettori di "Hit Parade Italia", anche questa volta vi parlo - ed attribuisco (chiedendo venia) i miei personalissimi voti a brani ed artisti in gara - di un'edizione del Festival di Sanremo: nella fattispecie, la trentacinquesima nella storia della manifestazione, organizzata da Gianni Ravera e, diretta da Antonio A. Moretti. I conduttori sono, Pippo Baudo e Patty Brard. CANZONI E CANTANTI:
"SOUVENIR" - MATIA BAZAR: ottima proposta per la band ligure, a due anni dal successo ottenuto al Festival con "Vacanze romane". Nonostante le polemiche della vigilia (i quotidiani scoprono che il brano in gara non è inedito, in quanto presente, seppur con un altro titolo (Chanson d'amour), nella colonna sonora del film "Magic Moments" di Luciano Odorisio [1984] con Stefania Sandrelli e Sergio Castellitto), i componenti del gruppo forniscono una performance all'altezza della situazione (come sempre, nota di merito per la bellissima voce di Antonella Ruggiero). (Voto, canzone: 8; interprete: 8)
"CHIAMALO AMORE" - GIGLIOLA CINQUETTI: divenuta mamma per la seconda volta da qualche mese, "Ola" torna al Festival dopo un'assenza di dodici anni. Il delicato brano, firmato da Antonio Cassella e Dario Farina, viene ben interpretato da una sofisticata e misurata Cinquetti, tra l'altro, particolarmente apprezzata per l'eleganza ed il fascino. Terzo posto meritato. (Voto, canzone: 7; interprete: 8)
"FACCIA DI CANE" - NEW TROLLS: il testo originale, l'arrangiamento in chiave pop britannico e la grande sicurezza interpretativa del gruppo (formato per l'occasione da Vittorio De Scalzi, Gianni Belleno, Nico Di Palo e Ricky Belloni), fanno di questa canzone, una delle migliori proposte in gara. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 8) "E MO' E MO'" - PEPPINO DI CAPRI: modesta canzoncina. Normalmente cantata. (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "IL MIO ANGELO" - FIORDALISO: più che la canzone (un pochino furba) vale la convincente interpretazione della cantante piacentina, a suo agio nei brani melodici, come in quelli ritmati e grintosi. (Voto, canzone: 6,5; interprete: 7,5) "FRANCA TI AMO" - IVAN GRAZIANI: prima volta a Sanremo per Graziani. Il motivo, anche se non all'altezza dei migliori brani del cantautore abruzzese è senza dubbio ben congegnato. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "GRANDE JOE" - BANCO: gli anni del rock progressive sono lontani (lo stile è divenuto tipicamente pop), ma il felice connubio tra musica, testo ed interpretazione (del front-man Francesco Di Giacomo) rendono la canzone interessante e piacevole. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 7,5) "SULLA BUONA STRADA" - RICCARDO FOGLI: dopo anni di brani romantici, Fogli cerca una nuova via, più ritmata ed attuale (per i tempi!) facendo un po' rimpiangere la genuinità di "Malinconia" o "Storie di tutti i giorni". (Voto, canzone: 6; interprete: 6,5) "A LEI" - ANNA OXA: la performance 1985 della Oxa viene ricordata principalmente per l'audace abbigliamento (una tuta rossa, che poco o nulla lascia all'immaginazione), ma questo aspetto (non trascurabile) farebbe torto alla prestazione vocale della cantante di Bari, in perfetto equilibrio tra grinta e amaro disincanto. Da non sottovalutare minimamente il bel testo di Roberto Vecchioni (bravissimo, come sempre) e l'ispirata musica di Mauro Paoluzzi. (Voto, canzone: 8; interprete: 8,5) "DA QUANDO NON CI SEI" - DARIO BALDAN BEMBO: rilanciato dal tormentone "Amico è" (1982), il cantautore si presenta a Sanremo (dopo il terzo posto conseguito nel 1981 con "Tu cosa fai stasera?"). Canzone di buona fattura, piacevolmente eseguita. (Voto, canzone: 7; interprete: 7) "DONNE" - ZUCCHERO: passato quasi inosservato al Festival, il brano conquista il meritato successo, grazie all'attenzione riservata dalle radio private. L'astro di Zucchero, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, comincia ad esplodere. (Voto, canzone: 8; interprete: 8) "BUONA FORTUNA" - MIMMO LOCASCIULLI: anch'esso debuttante, il medico-cantautore si fa apprezzare per il consueto stile, adatto maggiormente alla rassegna (non competitiva) del "Club Tenco", piuttosto che ad una gara canora. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 7,5) "COSE VELOCI" - GARBO: secondo tentativo consecutivo a Sanremo per il cantautore milanese (dopo il discreto successo di critica e di pubblico, riportato con "Radioclima"). La canzone scelta per il Sanremo '85 risulta ben costruita ma non troppo incisiva. (Voto, canzone: 6; interprete: 6)
"NOTTE SERENA" - CHRISTIAN: amorfa melodia. Scontata e prevedibile la performance. (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "VIA CON ME" - EDUARDO DE CRESCENZO: bella canzone (firmata da Daniele Pace assieme a Claudio Mattone - autore di "Ancora" - personale successo di De Crescenzo), interpretata con voce sicura ed estrema autorevolezza dal vocalist partenopeo. (Voto, canzone: 7,5; interprete: 8) "SE M'INNAMORO" - RICCHI E POVERI: canzone vincitrice di questa edizione del Festival di Sanremo. Banalotta e scopiazzata ("She's A Lady" di Tom Jones è ben più di un'ispirazione). Forse un "premio alla carriera" per i Ricchi e Poveri. Chissà!? (Voto, canzone: 5,5; interprete: 5,5) "NOI, RAGAZZI DI OGGI" - LUIS MIGUEL: secondo classificato ed assoluta rivelazione della 35^ rassegna. Il giovane italo-messicano conquista (per qualche mese) l'Italia, interpretando le "soffuse" e "poco appariscenti" musiche di Toto Cutugno (l'italiano vero!) e la "profonda" natura poetica di Cristiano Minellono... Comunque, l'acuto da gran soprano di Luis Miguel, sul finale del brano, non si dimentica (in tutti i sensi!!!!!!). (Voto, canzone: 5; interprete: 5) "VORREI SVEGLIARTI" - EUGENIO FINARDI: un altro dei debuttanti a Sanremo '85. Il cantautore, ormai dimentico del passato rock trasgressivo, propone un buon pezzo, dalle atmosfere rarefatte ed avvolgenti. (Voto, canzone: 7; interprete: 7,5) CONDUTTORI: PIPPO BAUDO: per la terza volta, padrone di casa al Festival, Baudo (reduce dai grandi successi di "Fantastico 5" e di "Domenica in") si destreggia tra cantanti affermati, debuttanti, star del pop-rock internazionale, esponenti cinematografici, assessori e regolamenti vari, con la stessa naturalezza e lo stesso vigore di un Tarzan, svolazzante tra le liane della Giungla. (voto 10) PATTY BRARD: di nazionalità incerta (un po' olandese, un po' indonesiana), dal curriculum professionale indefinito (cantante, show-girl, attrice, conduttrice), completamente ignota in Italia (ma imparentata con la famiglia Agnelli), viene scelta - a sorpresa - per affiancare il "Pippo nazionale". Nelle tre serate fa conoscere al pubblico il suo bel portamento, l'innegabile eleganza... e nulla più. (voto 5,5)
Alla prossima!!! Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. |
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