( da Boy Music )
Ultima occasione, per i cantanti in classifica in questo fine 1986, di
affinare le armi ed avvantaggiarsi delle feste natalizie per riuscire a
vendere più dischi: in gara i Duran Duran, Mina, gli Spandau Ballet e
Gianna Nannini. Gli altri sono solo "comparse" riempitive dei top ten
oppure piccoli fuochi di paglia, come il singolo HOLIDAY RAP del duo
M.C. Miker & Deejay Sven. Ma ci sono delle eccezioni, come il disco dei
Communards, con la versione "eighties" di DON'T LEAVE ME THIS WAY. E la
conseguente voce penetrante ed acuta di Jimmy Sommerville, che non è né
una comparsa né un fuoco di paglia.
Cindy Lauper Procediamo con ordine e occupiamoci di una cantante che questa settimana impegna il quinto posto dei singoli più venduti. Il 1984 era stato l'anno di Cindy Lauper, il 1985 quello di Madonna, nel 1986 ritorna la musica della bionda Cindy e, cosa più importante, torna nelle classifiche di vendita. Per qualche strano scherzo del destino, in questi anni, Madonna e Cindy Lauper sembrano somigliarsi come immagine e come repertorio: se una sbanca il mondo con GIRLS JUST WANT TO HAVE FUN, l'altra risponde nella stessa maniera con INTO THE GROOVE. Madonna diventa più introspettiva con LIVE TO TELL e Cindy risponde con TRUE COLORS. Entrambe sono le perfette americane che fanno dischi perfettamente americani e si rivolgono ad un pubblico che da loro vuole esattamente questo. TRUE COLORS poi è un inno dell'America reganiana. I veri colori della canzone sono quelli della bandiera americana e i valori della stessa per quello che rappresenta nel mondo intero. Un brano lentissimo , sussurrato con la voce nasale e quindi americanissima della finta oca giuliva Cindy Lauper. Un disco che, comunque sia, entra in classifica anche da noi, anche se americani non siamo e quindi potremmo perfino non capire il senso delle parole e dei sottintesi. Ma piace l'atmosfera e forse il video. Siamo negli anni ottanta, l'era dei video musicali, che fanno da enorme traino a canzoni che forse, senza l'ausilio visivo, non interesserebbero a nessuno. Ma un buon regista e delle belle immagini ripetute dieci o più volte al giorno in tv (vi ricordate VideoMusic?) riescono a vendere anche l'invendibile. In questo periodo troviamo in classifica dei singoli, come WORD UP o AMANDA dei Boston, che senza l'aiuto di un buon videoclip, così si chiamavano allora, probabilmente non avrebbero mai palesato la loro esistenza. Tornando alla Lauper, anche il suo album vende bene ma chi si aspettava un disco come il precedente trentatrè si trova spiazzato. La perfezione la frega. Un personaggio estemporaneo, fintamente pazzarello come lei che improvvisamente si mette nelle mani di produttori e musicisti perfezionisti come Nile Rodgers con le sue schitarrate, che lasciano molto poco al caso e all'atmosfera di festa tipica nei brani di Cindy per andarsi ad infilare in antri quasi jazzistici, rende tutto quanto molto artificiale. Cosa c'entra il funky degli Chic con la platinatissima Cindy Lauper che pare la parodia più estrema delle dive oche e glamour prepotentemente bianche? E cosa c'entrano brani in stile new wave e rock come WHAT'S GOING ON? Si trova certamente molto più a suo agio (per quanto neanche quella sia la musica che la caratterizza) con canzoni come IKO IKO che fanno pensare all'Africa intesa soprattutto come "festa etnica". Detto così, sembrerebbe che questa cantante debba essere legata per forza ad un genere tipicamente festaiolo e non debba uscire dai binari predisposti per non deragliare. Ma ognuno è quello che è e che rappresenta. Cindy Lauper dà una precisa immagine di sé, non può fare la Patti Smith o l'underground. Al massimo le si può concedere un ritmo alla Tina Turner o un brano-ballata nello stile di TIME AFTER TIME che, nel gioco Cindy Lauper vs. Madonna, potrebbe essere la risposta a PAPA DON'T PREACH. Non puoi vestirti con gonne di carta stracciata, capelli bicolori, vocetta stile Minne e fare la perfezionista, perché l'insieme non sta in piedi. E non ha neanche la pazzia geniale di una Lene Lovich o di una Nina Hagen. E' solo una ragazzotta che ha trovato la canzone giusta al momento giusto e che ha una voce irritante. Ai più pare strano che ancora "giri" , come si dice in gergo. Madonna le ha tolto visibilità e spazio mediatico (almeno in Italia). Sono passati solo due anni da quella famosissima GIRLS JUST WANT TO HAVE FUN ma sono stati anni in cui Veronica Ciccone si è data da fare alla grande ed è senza ombra di dubbio la cantante numero uno al mondo per fama, popolarità e vendite di dischi. In Italia, esterofili come siamo, amplifichiamo tutto e lei ci pare un gigante della musica davanti al quale tutti i nostri scompaiono, mentre invece basterebbe togliersi gli occhiali con le fette di prosciutto annesse e vedremmo (o avremmo visto) una tracagnotta un po' burina, con la classica faccia da italo americana di paese che per farsi notare diventa volgare. Ma tant'è, Madonna, il nulla musicale fattasi persona, tutto fumo e niente arrosto e quindi la personificazione dei luoghi comuni più triti e ritriti, a quasi 50 anni ancora "gira", come si diceva prima. Un vero "mistero della fede", tanto per sconfinare nel profano. Ma per una che si fa chiamare Madonna non ci dovrebbero essere problemi. Tornando ai nostri tempi, la Lauper, invece, è da parecchio che non gira più. E' diventata una di quelle cantanti che per far vedere che ancora esiste deve incidere il suo bravo dischetto natalizio, classica operazione di marketing che in Usa fanno da una vita e sempre con buoni risultati. Paul McCartney Un altro disco brutto, anche se dispiace dirlo. E' quello di Paul McCartney che sembra incidere per routine e non perché abbia qualcosa che valga la pena di far ascoltare. Il disco si chiama PRESS TO PLAY e le cose migliori dell'album sono la title track, che comunque vive di un'unica strofa, e la copertina: non tanto per l'immagine (lui e l'onnipresente moglie Linda in stile DOUBLE FANTASY di John Lennon) ma per il fotografo, che è George Hurrell, il famoso ritrattista delle dive degli anni '30. Un disco in cui l'IO smisurato di Paul McCartney sopraffà ogni cosa. Ormai a lui tutto è concesso e non c'è nessuno che gli negherebbe una collaborazione perché collaborare con Paul, anche per un artista affermato, è comunque una tappa importante. Quindi svogliatezza assoluta nelle canzoni, mancanza di stimoli e noia nell'ascoltatore. E pensare che con lui c'erano Phil Collins e Pete Townshend, cioè Genesis e Who, senza dimenticare Eric Stewart dei 10 CC. La cosa che più infastidisce chi normalmente ama McCartney è questo strizzare l'occhio ad una musica commerciale in stile elettronico pop dell'epoca, tipo Paul Hardcastle (quello di 19,) o a banalissimi brani dance. Ma come, tu Paul McCartney che ti adatti a ricalcare sonorità di altri e per giunta brutte? Tu che hai rivoluzionato la musica del ventesimo secolo? Allora ti devi fermare e capire cosa ti stia succedendo perché non puoi mettere in gioco la tua reputazione. Un conto erano le polemiche a distanza con Lennon quando ti accusava di fare muzak (musicaccia) e tu nel frattempo uscivi con cose meravigliose come MY LOVE o MULL OF KYNTIRE; un conto è fare quello che fai ora (1986), canzoni inutili, tanto per andare in sala d'incisione. Sicuramente il disco più brutto della sostanziosa discografia solistica di Paul McCartney. Tant'è vero che per un anno se ne sta buono buono a leccarsi le ferite per poi uscire con il pluripremiato ALL THE BEST, una raccolta di successi ed un inedito semplicemente meraviglioso, ONCE UPON A LONG AGO, alla fine del 1987 e presentato sul palco di Sanremo '88, per la prima volta ospite in tv in Italia. C'è anche chi difende il disco dicendo che Paul sta guardando in avanti, ai Genesis di INVISIBLE TOUCH o a David Bowie di TONIGHT, e chi lo incensa (le critiche di Billboard e della stampa inglese in generale) ma la pochezza dei contenuti è sconcertante: in PRESS il singolo, non si contano tutte le volte che ripete Darling I Love You Very, Very, Very Much o Never Like This... it Was Never Like This. Certo, la musica è di quelle che rimangono nella testa ma non può bastare. Il disco viene pubblicato a settembre in UK e raggiunge la posizione numero 8 nelle classifiche inglesi, la posizione numero 30 in America e la dodicesima qui da noi. Cosa dire ancora? Che il 33 giri dell'epoca aveva dieci tracce e il cd, uscito sempre nel 1986, tre bonus track. Nella riedizione in cd degli ultimi anni, le tracce sono diventate 15, con l'immissione di SPIES LIKE US, dal film con Dan Aykroyd e Chevy Chase, e della versione più lunga di ONCE UPON A LONG AGO. C'è una canzone che comunque, nella pochezza melodica del gruppo, risalta un po' di più ed è l'ennesima ballata intervallata da sprizzi pop e di elettronica: FOOTPRINTS, che parla della solitudine di una persona anziana i cui amici stanno morendo poco a poco e lui passa il tempo in un giardino pubblico sfamando gli uccelli e termina con "It's getting dark outside, the old man going home, has he someone waiting there or is he living on his own?" (sta facendo buio e ritorna a casa. Ci sarà qualcuno ad aspettarlo o vive da solo?) Ricalca un pochino la solitudine del personaggio di ELEONOR RIGBY. Le "orme" del titolo (footprints) sono quelle che il protagonista della canzone non ha mai fatto, che non ha mai lasciato sulla neve, le orme della memoria. Alla fine del 1986, Paul incide insieme ai figli Mary, Stella e James (ai cori) SIMPLE AS THAT, per l'album a fine benefico THE ANTI HEROIN PROJECT nel quale ci sono anche due pezzi di Ringo Starr. Questa canzone (un reggae) sarà inclusa nella ristampa, come bonus track, del cd di PIPES OF PEACE. Duran Duran Restiamo ancora in Inghilterra parlando del disco più venduto questa settimana, NOTORIUS dei Duran Duran. Dopo la loro apparizione a Fantastico con Pippo Baudo, Lorella Cuccarini ed Alessandra Martines, il loro disco subisce un impennata nelle vendite italiane e si assesta alla prima posizione dei singoli e degli LP più venduti, spodestando i Pooh di GIORNI INFINITI e l'orecchiabile HOLIDAY RAP del duo M.C.Maker G. e Dee Jay Seven. Il quintetto, diventato trio dopo la defezione di Andy e Roger Taylor, ora è composto da Simon Le Bon, John Taylor e Nick Rhodes. Il successo italiano dei Duran Duran nel periodo 1984-1986 non è paragonabile a niente che possa rapportarsi con l'attuale scena non solo italiana. Era come se gli adolescenti, soprattutto ragazze, di quel preciso momento avessero cercato qualcuno e qualcosa sui quali rivolgere un fanatismo estremo. Dal tempo dei Beatles non si assisteva ad un fenomeno simile con alcune differenze. Per prima cosa i Beatles musicalmente erano, e rimangono, qualcosa di irripetibile nel tempo; se vogliamo paragonare i due gruppi potremmo farlo in questa maniera: i Beatles stanno ai Duran Duran come Laurence Olivier sta ad un discreto comprimario. Detto questo dobbiamo anche aggiungere che i ragazzi degli anni ottanta erano più liberi di esprimere le loro, anche sciocche, preferenze musicali facendole sconfinare in idolatria senza scomodare sociologi e benpensanti, così come invece successe alla fine degli anni sessanta. Inoltre i Beatles, a parte la tournèe italiana in occasione della quale ancora non erano veramente famosi, non erano soliti venire dalle nostre parti, non partecipavano a trasmissioni televisive. Quindi erano praticamente inavvicinabili, salvo le immagini su pagine di giornali e voci su disco. Il rapporto con i Duran Duran e i loro fan è diverso. C'è una sorta di interscambio tra pubblico e cantanti. Il fan (dall'inglese "fanatic") vede il proprio idolo e ricambia questa disponibilità con urli di ammirazione, atteggiamenti sopra le righe forse nemmeno sentiti veramente. Ma lo fa la moltitudine e il singolo si adegua. Infine i Duran Duran erano famosi soprattutto come immagine. La loro musica era discreta, ma paradossalmente, era il fattore meno interessante del fenomeno. I Duran Duran "esistevano" perché esistevano i video musicali, le trasmissioni tv come Fantastico che li ospitavano, i giornali per ragazzini dove erano costantemente in copertina perché erano dei bei ragazzi secondo i canoni estetici dell'epoca. I Beatles in copertina, anche sui giornali musicali per giovani, ci sono stati molto poco (sfogliare le annate di Big, Giovani e Ciao Amici per controllare). I quattro di Liverpool, oltre ad essere un fenomeno di costume mondiale, erano soprattutto "musica" al 100%. Non erano considerati dei belli (a parte una breve parentesi all'inizio ma subito rientrata) e venivano giudicati per quello che realmente erano e facevano. I Duran Duran sono qui per la maggior parte del tempo. Simon Le Bon dice "ciao Roma" e le ragazzine svengono. John Taylor si sistema i capelli con mosse studiate e altre quattro scoppiano a piangere. Non sono stupidi; sanno che facendo leva soltanto sulla loro musica probabilmente sarebbero soltanto quello che sono in patria, cioè un complesso come tanti e neanche dei più acclamati. I ragazzi di quel periodo erano perfettamente consapevoli delle loro azioni, del fatto che nessuno avrebbe loro impedito qualcosa perché quelle stesse scene di isteria collettiva le avevano viste decine e decine di volte in televisione ed ora, finalmente,toccava a loro! Volevano viverle in prima persona e i primi bellocci disponibili di quel periodo si chiamavano Duran Duran (o Spandau Ballet). Detto questo, dobbiamo anche dare a Cesare quel che è di Cesare. I Duran Duran non erano certo geni musicali ma abili strateghi di mercato con un un occhio particolare all'immagine e una saggia amministrazione di loro stessi. Vendevano per oro quello che probabilmente era ottone. Ma lo facevano con furbizia ed una certa classe, tanto che quasi ti faceva piacere cascarci. Canzoni come THE WILD BOYS o A VIEW TO A KILL sono state dei piccoli gioiellini nel loro genere. Hanno inciso dischi sofisticati, moderni, forse furbi, ma fatti bene. Una mossa intelligente è stata quella di contornarsi da gente veramente in gamba, musicisti bravissimi estranei al gruppo, gente padrona del mestiere. Questa volta si sono affidati a Nile Rodgers (ancora lui??) e Steve Ferrone. Incontrano Rodgers a Parigi alla fine di aprile mentre stava registrando con Grace Jones. A giugno avevano pronte le 14 canzoni ma non erano tranquilli perché erano insicuri del giudizio di Nile Rodgers. Il produttore tranquillizza gli animi dicendo che i pezzi sono belli e tutto procede in scioltezza. Perché NOTORIUS? Per una strana concidenza esce quando muore Cary Grant, che di NOTORIUS il film, insieme ad Ingrid Bergman, era stato il protagonista. NOTORIUS come operazione di spionaggio? Negli ultimi tempi i Duran Duran hanno giocato un po' agli agenti segreti. Sia con la colonna sonora del film di 007 in cui hanno cantato A VIEW TO A KILL, sia nel confondere le tracce ai fan con sottogruppi come gli Arcadia e i Powerstation. A suonare con i Duran Duran anche Walter Cuccurullo, nome tipicamente "americano", che suonerà con loro anche nel tour dell'87. La presenza di Nile Rodgers spiega da sé il principale risultato al quale volevano arrivare i Duran: perfezione stilistica e raffinata mistura fra musica black e dance americana al pop rock inglese. I ritmi sono un po' strani per i Duran Duran: ritmi ai quali non erano abituati e conseguentemente non lo era il pubblico. Un po' di Prince in SKIN TRADE, confusionaria canzone ma molto piacevole e suggestiva che dà l'esatta percezione del nuovo corso del gruppo, così come MEET EL PRESIDENTE o AMERICAN SCIENCE. Non dimentichiamo naturalmente NOTORIUS che forse ricalca un po' troppo la passata produzione. Non poteva mancare una ballata in stile SAVE A PRAYER che questa volta si chiama WINTER MARCHES ON e l'intelligente e futurista VERTIGO. Particolare e curatissimo il video di NOTORIUS. Girato a Manhattan, è un assemblaggio di immagini e cambi di ripresa rapidissimi, così come si usa in un certo cinema d'azione o thriller. I presupposti per continuare ad essere dei numero uno ci sono tutti: il disco vende (più da noi che nel mondo, a dir la verità : in UK arriva al 16° posto e in Usa al 12°), loro continuano ad essere adeguati ai tempi ma c'è qualcosa che inspiegabilmente si interrompe tra di loro e col pubblico. E' come se da un momento all'altro la gente avesse voluto voltare pagina senza una ragione precisa. Forse le adolescenti del 1984 sono cresciute e hanno altre priorità e a seguirli rimane solo la figlia di Pippo Baudo. Comunque, da questo momento in poi i Duran Duran scompaiono clamorosamente dalla scena musicale, il loro tour del 1987 si rivelerà un mezzo fiasco e una cosa analoga accade anche per gli altri artisti della loro epoca. Sembra quasi che tutti insieme si vogliano estinguere: gli Spandau Ballet, gli Eurythmics (che comunque ritorneranno sia come gruppo che solo con Annie Lennox), I Culture Club, i Talk Talk, gli Wham. Come una lunga processione di elefanti che in fila indiana, vanno a morire. Finiti da un giorno all'altro. Nel 1987 gli idoli saranno altri: Rick Astley, Nick Kamen, Terence Trent D'Arby, Robbie Nevil o lo stesso George Michael, liberatosi dal fardello degli Wham! E da Andrew Ridgeley. Ma torniamo a quel dicembre 1986: i Duran Duran scendono all'Excelsior di Roma, tra Villa Borghese e Via Veneto. Davanti all'albergo dimorano centinaia di ragazzine urlanti per tutto il loro soggiorno. Le urla si sentono già da Porta Pinciana. I tre sono arrivati da Parigi su un aereo privato, e scese le scalette sono stati caricati su un furgone della polizia che sarebbe stato il loro mezzo di trasporto per tutto il fine settimana. Hanno presentato il loro disco a Fantastico e a Domenica In e poi sono tornati in albergo. Alcune ragazzine cercavano di entrare ostentando un fintissimo accento francese e obiettando che erano delle clienti. Peccato che avessero 12 anni e appena vista un'ombra che vagamente poteva somigliare a qualcuno dei tre, dimentiche dell'accento francese, si mettessero ad urlare ed invocare i loro idoli con cadenza tipicamente romana. Risultato, fuori dall'Excelsior in un secondo. C'è chi dorme davanti all'albergo e ci passa la notte. Ragazze arrivate da tutt'Italia alle quali i camierieri la mattina portano cappuccini e cornetti caldi, considerando la non tiepida temperatura della notte romana. Ogni tanto si sente un boato: i Duran Duran escono sul balcone e benedicono la folla adorante. I Duran Duran torneranno in auge nel 1993 con ORDINARY WORLD e nel 2004 grazie allo spot della Tim (SUNRISE). Ma è un altro tipo di ritorno. Gli adolescenti di ieri, oggi trentenni, ricordano con nostalgia quel periodo particolare della loro vita. Come dimenticare cose imbarazzanti come diari segreti intitolati a Simon o John, telefonate immaginarie a Nick Rhodes e cose del genere? Mi riferisco in particolare ad una certa amica… E poi c'è questo reflusso degli anni ottanta, un decennio che avrebbe dovuto essere dimenticato per mille ragioni e soprattutto per aver dato molto poco ma che per pochezza attuale di situazioni e di personaggi riesce a farsi riabilitare come uno dei più interessanti. Per dire come nei fumetti: gulp! Fausto Leali La rinascita di Fausto Leali in questa seconda parte degli anni ottanta, è dovuta sicuramente a Mina e alla canzone VIA DI QUA, sigla della trasmissione televisiva condotta da Paolo Frajese 30 ANNI DELLA NOSTRA STORIA. Il decennio, dal punto di vista musicale, per Fausto Leali era cominciato con MALAFEMMENA, sigla di TUTTOTOTO', altra sigla tv che riuscì a trovare la via delle classifiche discografiche. Poi un LP dal titolo UN ATTIMO DI BLU e due dischi di scarsa fortuna come GENTE COMUNE (1982) e la bellissima CANZONE AMARA, che lui portò al Festivalbar 1983 seguito da una lenta discesa nell'oblio. Poi, alla fine dell'estate 1986, come sempre, Giorgio Calabrese manda quattro pezzi a Mina, uno dei quali precedentemente già musicato dal figlio di lei Massimiliano Pani. E' VIA DI QUA. La storia di questa canzone è molto semplice: come ogni estate, l'autore passa circa un mese in una zona dell'Oltrepò Pavese, Santa Maria Della Versa, zona a lui congeniale perché ricca di vini pregiati come ad esempio il Pinot. Essendo lui un esperto conoscitore di vino ed un buon enologo ed avendo parecchi amici nella zona, ogni anno si fa convincere (a dir la verità senza fatica) dai suoi figli ad accompagnarli in quella zona dove di amici ne hanno parecchi. La località è tranquilla, silenziosa, contornata da colline e vigneti. Tutta un'altra cosa rispetto alla frenesia di Roma e alle riunioni in Rai. In più, non c'erano i cellulari e il numero dell'albergo lo avevano solo i parenti più stretti. Riposo assoluto e rigenerante. Da qui lo spunto per scrivere il testo della canzone: le colline, la serenità, il camminare più lento della piccola comunità: cioè la differenza sostanziale del modus vivendi delle persone che colpiva già dal primo impatto. In città le strade che ti stringono addosso ed ogni semaforo rosso è un insulto alla tua libertà. Di semafori nella zona ce ne saranno due partendo da Zavattarello per arrivare a Stradella, cioè lungo un percorso di circa 35 chilometri. Chi ci abita sogna forse la città e le comodità che la stessa potrebbe dare ma questo distacco, alla fine, non c'è mai: via di qua, dove il tempo si riposa e dove l'ombra si dirada. Dove fare un passo è già considerato un avvenimento e il proposito di andarsene è forte. Ma poi ci si crogiola tra le sicurezze di sempre, tra la gente della propria tribù, dove anche un camion della spazzatura col suo lampeggiatore è un rumore amico, col suo orario e le abitudini. Quando Mina legge il testo se ne innamora all'istante e pensa subito a Fausto Leali come seconda voce, perché la canzone ha una seconda chiave di lettura: quella del protagonista che vive in quella zona, combattuto se restare od andarsene e i pensieri di quello che nel posto ci va per riposarsi e che invece ne vede solo le virtù. I due personaggi non si incontrano mai ma i loro pensieri si accavallano nello spazio e nel tempo (che è il medesimo), come nella scena di un film, dove la macchina da presa si sposta fra l'uno e l'altro, rimarcando la loro diversità che paradossalmente è anche il loro punto in comune. Due mondi molto diversi che convergono sullo stesso pensiero. La canzone avrà un grandissimo successo e riporta Mina al primo posto (l'anno precedente era salita fino alla seconda posizione). Del disco VIA DI QUA, contenuto nell'album SI BUANA, esce anche un curioso disco mix per le discoteche, della stessa durata del singolo normale. Fausto Leali, dopo il grande successo riprende coraggio e a febbraio 1987 parteciperà a Sanremo portando la canzone IO AMO, di Franco Fasano, Italo Janne e Toto Cutugno, dei quali tutti conosciamo gli splendidi risultati. Sorpasso Fininvest A dicembre, per la prima volta, Fininvest sorpassa negli ascolti la Rai. Un passaggio che il gruppo di Berlusconi sognava da quel 13 novembre 1980, giorno mese ed anno in cui nacque il marchio Canale 5. La responsabilità è dovuta ad un film, quello del lunedì sulla prima rete: I CANNONI DI NAVARONE, film trasmesso molte volte, interpretato da Gregory Peck. In concorrenza diretta veniva trasmesso NON CI RESTA CHE PIANGERE, con Troisi e Benigni, in prima visione e naturalmente non c'è stata partita. Oggi la cosa non farebbe certamente effetto ma nel 1986 una televisione privata che batte la Rai, intoccabile azienda entrata nel dna degli italiani, era qualcosa di incredibile. Tanto che presidente e direttore generale non hanno commentato il fatto trincerandosi dietro un no comment carico di nervosisimo. Frank Sinatra Ad un mese di distanza dall'intervento allo stomaco cui è stato sottoposto, Frank Sinatra torna a cantare in pubblico. Per questa rentrèe ha scelto un posto ed un'occasione particolare: il Carnegie Hall di New York, tempio della musica, che era rimasto chiuso per qualche tempo in vista di un accurato maquillage. Il pubblico è quello delle grandi occasioni: Vanderbilt, i Rockfeller, ma anche i protagonisti della serie Dallas, Larry Hagman e Linda Gray. Molti gli artisti che hanno voluto festeggiare Sinatra e la riapertura del Carnegie Hall. All'eccezionale serata hanno partecipato Wladimir Horowitz, grande pianista e Leonard Bernstein che ha diretto la Filarmonica di New York proponendo brani di Haydn, Bach e Wagner ed omaggiando The Voice. Gorbaciov Gorbaciov comincia ad attuare la promessa della trasparenza (glasnost) liberando dall'esilio Andrej Sakharov dopo 6 anni. Il fisico dissidente, padre della bomba H, premio Nobel, torna a Mosca insieme alla moglie Elena Bonner (accusata di attivita anti-sovietiche) con tutti gli onori, dopo esserne stato cacciato per "calunnie contro lo stato". Fu la pubblicazione clandestina di un suo saggio il pretesto colto dal PCUS per escludere lo scienziato da ogni ricerca scientifica. Sakharov era nato a Mosca nel 1921 e lo si può definire figlio d'arte perché suo padre era insegnante di fisica all'Istituto Pedagogico Lenin. Nel 1942 Andrej si laurea all'Università di Mosca con una tesi che, secondo gli americani, fu la più brillante dissertazione in fisica mai presentata in un'università. Nel 1948 diventa membro di un gruppo di ricerca sulle armi termonucleari e nel 1953 l'Unione Sovietica sperimenta il suo primo ordigno nucleare, la bomba all'idrogeno. Due mesi dopo Sakharov viene eletto membro dell'Accademia di Scienze diventando il più giovane accademico della storia (32 anni). Nel 1968 comincia ad avere una coscienza politica propria, che gli conferisce un ruolo fondamentale nella storia del dissenso nei regimi comunisti ma nessuno dei suoi scritti viene pubblicato in URSS. Circolano invece in edizione clandestina libelli come PENSIERI SUL PROGRESSO, LA COESISTENZA PACIFICA E LA LIBERTA' INTELLETTUALE. Nel 1975, proprio per la sua attività in difesa dei diritti civili gli viene conferito il premio Nobel, cosa che in patria verrà definita "un' operazione di pornografia politica". Il PCUS (che ricordiamo, significa Partito Comunista Dell'Unione Sovietica) gli nega il visto per Oslo perché il suo viaggio potrebbe costituire un pericolo per la sicurezza nazionale, essendo lui a conoscenza di segreti di stato. Questo significa che il regime già non si fida più tanto di lui. Nel 1980 viene esiliato a Gorkij con l'accusa di attività sovversive e privato di tutte le onorificenze. In realtà stava protestando per l'invasione sovietica in Afghanistan e fu mandato in esilio perpetuo a Nihzny Novgorod, una cittadina lontana dagli occhi del mondo. L'ordine era di esiliarlo e non ucciderlo perché personaggio troppo in vista per poterlo far scomparire come una persona qualsiasi. Adesso Gorbaciov lo riabilita e con lui la Pravda che da parte sua comincia a scrivere peste e corna su Breznev elencando tutti gli errori commessi. La Pravda scrive di un tiranno, un despota sanguinario, colpevole di autocompiacimento e di aver abusato dei beni del popolo per un'ingiusta ripartizione. In parole povere, Breznev, famiglia e partito mangiavano a quattro palmenti mentre il popolo, come sempre, tirava la cinghia. In URSS era abitudine elencare gli errori commessi dai premier a decesso avvenuto degli stessi. Così fece Krusciov con la buonanima di Stalin, così fa la Pravda con il sempre accigliato Breznev (è il caso di dirlo vista la complessità della sua arcata sopraccigliare). Coraggiosi questi russi. Sacharov fu eletto parlamentare nel 1989, lo stesso anno in cui morì a causa del suo fisico minato dalle sofferenze, a soli 68 anni. In effetti ne dimostrava venti di più. E' sepolto nel cimitero di Vostryakovskoye, a Mosca. Chi ci lascia Ed eccoci alla consueta serie degli addii: muore a 85 anni, in Colorado, l'architetto William Roper Sandifer, che aveva collaborato alla progettazione dell'Empire State Building e ne aveva diretta la costruzione. Nel 1930, dopo la laurea alla Columbia University, Sandifer entrò nello studio degli architetti Shreve, Lamb e Harmon, al quale era stata commissionata la progettazione del grattacielo, quello che poi diverrà il simbolo dello skyline di New York. Aperto al pubblico il primo maggio 1931, rimase fino al 1972 il grattacielo più alto del mondo, cioè fin quando non furono innalzate le Torri Gemelle. Immortalato decine di volte in film, la scena più famosa, che lo vede come scenario "protagonista", è quella di King Kong (1933) in cui il gorilla, arrampicatosi fino in cima, cerca di scacciare gli elicotteri come fossero moscerini. Muore a 69 anni Desi Arnaz, attore nato a Cuba ma che viveva vicino a San Diego in California. A noi italiani, il suo nome, non dirà quasi nulla. Qualcosina in più lo dirà a chi era già nato alla fine degli anni '50. In Usa era famosissimo soprattutto per aver sposato una delle icone americane, Lucille Ball (nella foto, insieme) Per moltissimi anni aveva recitato nel serial I LOVE LUCY, una serie di enorme successo (la parola enorme non dà l'esatto senso del successo della trasmissione) e ad un certo punto i due coniugi la produssero autonomamente. La loro unione artistica ed affettiva era cominciata nel 1940. Nel 1951 Lucille lo volle come compagno nel programma radiofonico della CBS, MY FAVORITE HUSBAND. Da lì una serie di film di grande successo al botteghino e, la serie citata, anche in tv. Nel 1960 si separano e nel 1963 separano anche gli affari e Arnaz cede alla ex moglie la sua parte di società. Cary Grant Muore ad 82 anni il famoso attore Cary Grant. Era nato a Bristol, in Inghilterra, nel 1904 ed aveva un nome altisonante, da lord inglese, Archibald Alexander Leach, anche se in realtà era figlio di un sarto. A 13 anni era scappato di casa per andare a recitare insieme ad un gruppo di saltimbanchi. Nel 1920 sbarca a New York e trova lavoro come guardia del corpo. Poi arriva il momento delle operette e del teatro leggero a Broadway e naturalmente il cinema. Il contratto con la Paramount è datato 1932, l'anno in cui esordisce in THIS IS THE NIGHT, al quale fanno seguito altri sei film nello stesso anno, come ad esempio VENERE BIONDA al fianco di Marlene Dietrich. Il '33 è un altro anno molto proficuo per il giovane Cary che recita con attrici del calibro di Mae West. Nel 1937 cambia ditta e passa alla RKO ed inizia la stagione più felice. In quei primi anni recita in film molto famosi come GUNGA DIN, LA SIGNORA DEL VENERDI', IL SOSPETTO, SCANDALO A PHILADELPHIA, SUSANNA, L'ORRIBILE VERITA'. Scoppia la guerra e lui non va al fronte anche se sullo schermo, come pilota di aerei, si comporta molto bene (GLI AVVENTURIERI DELL'ARIA e DESTINAZIONE TOKIO). Nel 1944 uno dei suoi capolavori, ARSENICO E VECCHI MERLETTI ed ancora, NIGHT AND DAY, quando recita la parte di Cole Porter. Dal dopoguerra in poi comincia a diradare i suoi impegni: un paio di film all'anno e di grande richiamo: CACCIA AL LADRO, NOTORIUS, INTRIGO INTERNAZIONALE, IO ERO UNO SPOSO DI GUERRA, IL MAGNIFICO SCHERZO, etc. Una seconda giovinezza cinemtografica la vivrà negli anni sessanta quando reciterà in commedie brillanti come CAMMINA NON CORRERE (la sua ultima apparizione nel 1966) o in pellicole sentimentali (INDISCRETO) o in gialli come SCIARADA. C'è tempo anche per una commedia molto carina quale L'ERBA DEL VICINO E' SEMPRE PIU' VERDE. Si sposerà quattro volte: nel 1933 con Virginia Cherrill (la fioraia cieca di LUCI DELLA CITTA'), nel 1942 con Barbara Hutton (miliardaria), nel 1961 con la ventottenne Barbara Harris e nel 1965 l'attrice Dyane Cannon dalla quale ha avuto la sua unica figlia. Dal 1966 al 1986 si occupa di sport, dirige un'industria di cosmetici e passa molto tempo ad occuparsi dei suoi diritti cinematografici (la figlia erediterà circa 70 milioni di dollari). La morte non faceva parte dei programmi di Cary Grant: in oltre 70 film non era mai morto. Ad un certo punto, però, succede che non siamo sulla scena... Campionato Calcio
E, per concludere, la solita panoramica sull'ultima giornata calcistica
del 1986, quella datata 21 dicembre, prima del riposo festivo. La 13°
giornata del campionato 1986/87 vede in testa il Napoli con 20 punti,
seguito dall'Inter con 18. Ad inseguire queste due ci sono la Roma, la
Juventus, il Milan ed il Verona. Il Milan ha appena battuto la Roma
all'Olimpico con doppietta di Virdis (un gol su rigore), la Juventus è
stata battuta per 4 a 1 a Marassi dalla Sampdoria (doppietta di
Vialli),l'Inter ha battuto l'Ascoli per tre reti a zero e il Napoli il
Como per 2 a 1 (due gol di Caffarelli) - Riepilogo finale della giornata: Detto questo, auguro un buon fine d'anno a tutti ed un inizio favoloso. Non sarà originale come augurio... ma questo è quel che passa il convento! Christian Calabrese
Fare clic qui per inserire un commento a questo articolo. Fantastico 7 (1986) di David Guarnieri Settima edizione del fortunato programma abbinato alla Lotteria Italia. La trasmissione (nata nel 1979), dall'anno 1984 è ideata, pensata, vissuta e dominata dall'assoluto re dei presentatori tv: Pippo Baudo. Il conduttore di Militello (Catania), dopo due fortunate serie, vuole fare tris, possibilmente con un ascolto ed un gradimento maggiori. Accanto a sé raccoglie gli autori di fiducia: Bruno Broccoli, Franco Torti, Marco Zavattini, ai quali si aggiunge Pierfrancesco Pingitore (storico autore e regista di spettacoli del "Bagaglino" al "Salone Margherita" di Roma). A comporre le musiche e dirigere l'orchestra, Pippo Caruso (vero e proprio alter ego di Baudo); i costumi sono ideati da Luca Sabatelli; le scenografie sono curate da Gaetano Castelli; il produttore musicale è Sergio Bardotti (autore di tante canzoni di successo); le coreografie e la regia sono affidate all'estro di Gino Landi. Il cast artistico dello spettacolo è composto dalle due show-girl, Lorella Cuccarini, riconfermata a "Fantastico" dato il successo ottenuto l'anno precedente, Alessandra Martines, ex danzatrice classica (proveniente dal programma "Pronto, chi gioca?" condotto da Enrica Bonaccorti), dal comico Nino Frassica (reduce dall'affermazione di "Quelli della notte" con Renzo Arbore) e dal trio formato da Anna Marchesini, Massimo Lopez e Tullio Solenghi (rivelazioni dell'edizione 1985-86 di "Domenica in", con Mino Damato ed Elisabetta Gardini). La trasmissione, completamente in diretta, parte sabato 4 ottobre 1986. La sigla iniziale è "Tutto matto" (firmata da Bardotti e Caruso), cantata da Lorella Cuccarini. La soubrette romana è anche interprete - assieme ad Alessandra Martines - della sigla di coda, "L'amore è…." (Bardotti-Caruso). Il varietà prevede una gara - fortemente voluta da Baudo - tra giovani artisti (attori, ballerini, ginnasti, cantanti, cabarettisti, prestigiatori), i quali si contenderanno l'accesso alla finalissima del 6 gennaio 1987 (le mascotte del concorso sono due pupazzi: Pollice e Pepè). A giudicare le varie performance (oltre ai telespettatori con le consuete cartoline-voto), una giuria esterna, ospitata di volta in volta in paese dal nome "particolare" (da "Rai" a "Cenate", da "Sesso" a "Paperino", da "Russi" a "Canino", da "Penne" a "Mungivacca", da "Gallina" a "Pace"). I collegamenti sono affidati a Nino Frassica. I balletti sono, chiaramente predominio di Alessandra Martines e Lorella Cuccarini. La Martines, coadiuvata da Fabio Gallo, propone una serie di coreografie ispirati a grandi film internazionali, tra i quali: "Incontri ravvicinati del terzo tipo" "La signora in rosso", "La storia infinita", "Blade Runner", "Amadeus", "Cotton Club", "Tangos", "Rocky", "La mia Africa", "Carmen", "I predatori dell'Arca perduta". La Cuccarini (affiancata da Kirk Offerle) si divide tra motivi originali, che fanno parte del suo primo album ("Lorel") ed omaggi a celebri interpreti, italiani e internazionali (da "Slave To The Rhytm" di Grace Jones a "Grande, grande, grande" di Mina, da "Papa, Don't Preach" di Madonna, da "People" di Barbra Streisand, a "Tristezza" di Ornella Vanoni, da "Pazza idea" di Patty Pravo ad un medley di successi di Elvis Presley). Lo spazio comico è dominato dal trio Marchesini-Lopez-Solenghi. I tre attori presentano delle esilaranti interviste (doppiate dagli stessi) a politici esteri (Reagan, Gorbaciov, Thatcher, Gheddafi, Arafat) e nostrani (Cossiga, Jotti, De Mita, Craxi, Falcucci) e divertenti sketch su vari temi: da Adamo ed Eva alla "Tribuna Politica", dal Telegiornale a Carlo e Diana, dalle spedizioni di Messner a Romolo e Remo, da Cenerentola e il Principe Azzurro, dallo "Zecchino d'Oro" all'"Almanacco del Giorno dopo", dai genitori di Simon LeBon agli annunci dei programmi televisivi. La scenetta più nota (proposta nella puntata del 22 novembre 1986) scatena le furie dell'ambasciata iraniana a Roma e fa addirittura temere la rottura diplomatica tra Italia ed Iran. Nel numero comico, i tre attori mettono in scena un incontro tra il presidente americano Reagan (interpretato da Massimo Lopez), Khomeini impersonato da Tullio Solenghi) e la madre dell'Allatoyah (Anna Marchesini). Non è l'unico problema creato da un comico: Beppe Grillo, ospite della settima puntata (15 novembre 1986), durante il suo monologo racconta una storiella: "Claudio Martelli e Bettino Craxi sono in Cina e mangiano assieme. Martelli chiede a Craxi: "Ma è vero che i cinesi sono un miliardo?" Craxi risponde: "Sì". "Ed è vero che sono tutti socialisti?". "Sì". "E allora a chi rubano?"". La barzelletta di Grillo non piace a Baudo, il quale si dissocia ufficialmente dal comico genovese, dichiarando: "Prendo le distanze da quanto ha detto poco fa Beppe. I comici ogni tanto smarronano". Il "caso Grillo" conquista le prime pagine dei giornali: chi loda l'atteggiamento di Baudo, chi parla di censura degna del "regime fascista". Il segretario del PSI, Bettino Craxi getta acqua sul fuoco affermando di non essersela presa per le battute di Grillo e la querelle, "apparentemente" rientra. Comici a parte, "Fantastico 7" è soprattutto una grande sfilata di ospiti d'onore, equamente divisi tra personaggi cinematografici e musicali. Tra gli attori presenti: Christopher Lambert (protagonista di "I Love You" di Marco Ferreri), Gigi Proietti, Monica Vitti, Anthony Quinn, Mariangela Melato e Michele Placido (interpreti di "Notte d'estate, con profilo greco e profumo di basilico" di Lina Wertmüller), Lino Banfi, Virna Lisi, Renzo Arbore, Roberto Benigni, Carlo Verdone e Renato Pozzetto (intervenuti per lanciare "Sette chili in sette giorni" di Luca Verdone), Francesco Nuti e Ornella Muti (per la presentazione di "Stregati" dello stesso Nuti). Moltissime le presenze musicali: da Riccardo Cocciante (con "L'onda") a Tina Turner ("Typical Male"), da Ornella Vanoni ("E penso a te") a Miguel Bosè ("Living On The Wire"), dai Sigue Sigue Sputnik ("21st Century Boy") ai Pooh ("Giorni infiniti"), dagli Spandau Ballet ("Through The Barricades") a Corey Hart ("Angry Young Man"), da Antonello Venditti ("Settembre") a Cyndi Lauper ("True Colors"), da Fabio Concato ("Tornando a casa") a Charles Aznavour ("La mer a boire"), da Al Bano e Romina Power ("Sempre sempre") a Gianna Nannini ("Bello e impossibile"), dai Genesis ("Invisible Touch") ad Amii Stewart ("Love Ain't No Toy"), da Ron ("È l'Italia che va") ad Adriano Celentano ("Veronica verrai", affiancato da una splendida e seducente Cuccarini), da Billy Idol ("To Be A Lover") ai Frankie Goes To Hollywood ("Rage Hard"), dai Duran Duran ("Notorius") ai Rondò Veneziano ("Fantasia veneziana"), da Claudio Baglioni ("Il sogno è sempre") ad Eros Ramazzotti ("Un nuovo amore"), da Edoardo Bennato ("Guarda là") a Renato Zero ("Mamma").
I sei concorrenti selezionati per la finalissima del 6 gennaio 1987
sono: La settima edizione di "Fantastico" ottiene un successo plebiscitario. Gli ascolti raggiungono una media di 16-18 milioni di telespettatori. Pippo Baudo, seppur definito da alcuni, "accentratore" ed "egocentrico", conferma di essere il personaggio numero uno della tv; il Trio Marchesini-Lopez-Solenghi riesce ad abbinare il consenso popolare a quello dei critici più severi; Nino Frassica risulta assai gradevole nella sua conduzione "non-sense". L'aspetto che più piace dello show è il confronto tra le due primedonne, Lorella Cuccarini e Alessandra Martines. L'abbinamento tra lo stile sexy e grintoso della Cuccarini e quello sofisticato ed altero della Martines divide gli italiani come ai tempi di Bartali e Coppi e Loren - Lollobrigida. La vincitrice della sfida è senza dubbio la bionda Lorella (un sondaggio del quotidiano "La Repubblica" la vede al primo posto assoluto, quale donna più desiderata, superando, nell'ordine: Catherine Deneuve, Serena Grandi, Stefania Sandrelli e Sigourney Weaver), decisamente amata da grandi e piccini, nonché premiata dagli acquirenti di dischi (i suoi singoli "Tutto matto" e "L'amore è" giungono ai primissimi posti della classifica, cosa avvenuta, in passato, solo a primedonne tv come Mina, Raffaella Carrà e Loretta Goggi). Per l'elegante ed affascinante Alessandra, si registra comunque una buona affermazione ed una notevole schiera di ammiratori.
A distanza di diciannove anni, "Fantastico 7" risulta apprezzabile per
la sua perfetta fusione tra eleganza e modernità, nonché per l'efficace
partecipazione dell'intero cast, senza dimenticare l'ottima ed attenta
regia di Landi.
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