Ultima occasione, per i cantanti in classifica in questo fine 1986, di
affinare le armi ed avvantaggiarsi delle feste natalizie per riuscire a
vendere più dischi: in gara i Duran Duran, Mina, gli Spandau Ballet e
Gianna Nannini. Gli altri sono solo "comparse" riempitive dei top ten
oppure piccoli fuochi di paglia, come il singolo HOLIDAY RAP del duo
M.C. Miker & Deejay Sven. Ma ci sono delle eccezioni, come il disco dei
Communards, con la versione "eighties" di DON'T LEAVE ME THIS WAY. E la
conseguente voce penetrante ed acuta di Jimmy Sommerville, che non è né
una comparsa né un fuoco di paglia.
Cindy Lauper
Procediamo con ordine e occupiamoci
di una cantante che questa settimana impegna il quinto posto dei singoli
più venduti. Il 1984 era stato l'anno di Cindy Lauper, il 1985 quello di
Madonna, nel 1986 ritorna la musica della bionda Cindy e, cosa più
importante, torna nelle classifiche di vendita. Per qualche strano
scherzo del destino, in questi anni, Madonna e Cindy Lauper sembrano
somigliarsi come immagine e come repertorio: se una sbanca il mondo con
GIRLS JUST WANT TO HAVE FUN, l'altra risponde nella stessa maniera con
INTO THE GROOVE. Madonna diventa più introspettiva con LIVE TO TELL e
Cindy risponde con TRUE COLORS. Entrambe sono le perfette americane che
fanno dischi perfettamente americani e si rivolgono ad un pubblico che
da loro vuole esattamente questo. TRUE COLORS poi è un inno dell'America
reganiana. I veri colori della canzone sono quelli della bandiera
americana e i valori della stessa per quello che rappresenta nel mondo
intero. Un brano lentissimo , sussurrato con la voce nasale e quindi
americanissima della finta oca giuliva Cindy Lauper. Un disco che,
comunque sia, entra in classifica anche da noi, anche se americani non
siamo e quindi potremmo perfino non capire il senso delle parole e dei
sottintesi. Ma piace l'atmosfera e forse il video. Siamo negli anni
ottanta, l'era dei video musicali, che fanno da enorme traino a canzoni
che forse, senza l'ausilio visivo, non interesserebbero a nessuno. Ma un
buon regista e delle belle immagini ripetute dieci o più volte al giorno
in tv (vi ricordate VideoMusic?) riescono a vendere anche l'invendibile.
In questo periodo troviamo in classifica dei singoli, come WORD UP o
AMANDA dei Boston, che senza l'aiuto di un buon videoclip, così si
chiamavano allora, probabilmente non avrebbero mai palesato la loro
esistenza. Tornando alla Lauper, anche il suo album vende bene ma chi si
aspettava un disco come il precedente trentatrè si trova spiazzato. La
perfezione la frega. Un personaggio estemporaneo, fintamente pazzarello
come lei che improvvisamente si mette nelle mani di produttori e
musicisti perfezionisti come Nile Rodgers con le sue schitarrate, che
lasciano molto poco al caso e all'atmosfera di festa tipica nei brani di
Cindy per andarsi ad infilare in antri quasi jazzistici, rende tutto
quanto molto artificiale. Cosa c'entra il funky degli Chic con la
platinatissima Cindy Lauper che pare la parodia più estrema delle dive
oche e glamour prepotentemente bianche? E cosa c'entrano brani in stile
new wave e rock come WHAT'S GOING ON? Si trova certamente molto più a
suo agio (per quanto neanche quella sia la musica che la caratterizza)
con canzoni come IKO IKO che fanno pensare all'Africa intesa soprattutto
come "festa etnica". Detto così, sembrerebbe che questa cantante debba
essere legata per forza ad un genere tipicamente festaiolo e non debba
uscire dai binari predisposti per non deragliare. Ma ognuno è quello che
è e che rappresenta. Cindy Lauper dà una precisa immagine di sé, non può
fare la Patti Smith o l'underground. Al massimo le si può concedere un
ritmo alla Tina Turner o un brano-ballata nello stile di TIME AFTER TIME
che, nel gioco Cindy Lauper vs. Madonna, potrebbe essere la risposta a
PAPA DON'T PREACH. Non puoi vestirti con gonne di carta stracciata,
capelli bicolori, vocetta stile Minne e fare la perfezionista, perché
l'insieme non sta in piedi. E non ha neanche la pazzia geniale di una
Lene Lovich o di una Nina Hagen. E' solo una ragazzotta che ha trovato
la canzone giusta al momento giusto e che ha una voce irritante. Ai più
pare strano che ancora "giri" , come si dice in gergo. Madonna le ha
tolto visibilità e spazio mediatico (almeno in Italia). Sono passati
solo due anni da quella famosissima GIRLS JUST WANT TO HAVE FUN ma sono
stati anni in cui Veronica Ciccone si è data da fare alla grande ed è
senza ombra di dubbio la cantante numero uno al mondo per fama,
popolarità e vendite di dischi. In Italia, esterofili come siamo,
amplifichiamo tutto e lei ci pare un gigante della musica davanti al
quale tutti i nostri scompaiono, mentre invece basterebbe togliersi gli
occhiali con le fette di prosciutto annesse e vedremmo (o avremmo visto)
una tracagnotta un po' burina, con la classica faccia da italo americana
di paese che per farsi notare diventa volgare. Ma tant'è, Madonna, il
nulla musicale fattasi persona, tutto fumo e niente arrosto e quindi la
personificazione dei luoghi comuni più triti e ritriti, a quasi 50 anni
ancora "gira", come si diceva prima. Un vero "mistero della fede", tanto
per sconfinare nel profano. Ma per una che si fa chiamare Madonna non ci
dovrebbero essere problemi. Tornando ai nostri tempi, la Lauper, invece,
è da parecchio che non gira più. E' diventata una di quelle cantanti che
per far vedere che ancora esiste deve incidere il suo bravo dischetto
natalizio, classica operazione di marketing che in Usa fanno da una vita
e sempre con buoni risultati.
Paul McCartney
Un altro disco brutto, anche se dispiace dirlo. E' quello di Paul
McCartney che sembra incidere per routine e non perché abbia qualcosa
che valga la pena di far ascoltare. Il disco si chiama PRESS TO PLAY e
le cose migliori dell'album sono la title track, che comunque vive di
un'unica strofa, e la copertina: non tanto per l'immagine (lui e
l'onnipresente moglie Linda in stile DOUBLE FANTASY di John Lennon) ma
per il fotografo, che è George Hurrell, il famoso ritrattista delle dive
degli anni '30. Un disco in cui l'IO smisurato di Paul McCartney
sopraffà ogni cosa. Ormai a lui tutto è concesso e non c'è nessuno che
gli negherebbe una collaborazione perché collaborare con Paul, anche per
un artista affermato, è comunque una tappa importante. Quindi
svogliatezza assoluta nelle canzoni, mancanza di stimoli e noia
nell'ascoltatore. E pensare che con lui c'erano Phil Collins e Pete
Townshend, cioè Genesis e Who, senza dimenticare Eric Stewart dei 10 CC.
La cosa che più infastidisce chi normalmente ama McCartney è questo
strizzare l'occhio ad una musica commerciale in stile elettronico pop
dell'epoca, tipo Paul Hardcastle (quello di 19,) o a banalissimi brani
dance. Ma come, tu Paul McCartney che ti adatti a ricalcare sonorità di
altri e per giunta brutte? Tu che hai rivoluzionato la musica del
ventesimo secolo? Allora ti devi fermare e capire cosa ti stia
succedendo perché non puoi mettere in gioco la tua reputazione. Un conto
erano le polemiche a distanza con Lennon quando ti accusava di fare
muzak (musicaccia) e tu nel frattempo uscivi con cose meravigliose come
MY LOVE o MULL OF KYNTIRE; un conto è fare quello che fai ora (1986),
canzoni inutili, tanto per andare in sala d'incisione. Sicuramente il
disco più brutto della sostanziosa discografia solistica di Paul
McCartney. Tant'è vero che per un anno se ne sta buono buono a leccarsi
le ferite per poi uscire con il pluripremiato ALL THE BEST, una raccolta
di successi ed un inedito semplicemente meraviglioso, ONCE UPON A LONG
AGO, alla fine del 1987 e presentato sul palco di Sanremo '88, per la
prima volta ospite in tv in Italia. C'è anche chi difende il disco
dicendo che Paul sta guardando in avanti, ai Genesis di INVISIBLE TOUCH
o a David Bowie di TONIGHT, e chi lo incensa (le critiche di Billboard e
della stampa inglese in generale) ma la pochezza dei contenuti è
sconcertante: in PRESS il singolo, non si contano tutte le volte che
ripete Darling I Love You Very, Very, Very Much o Never Like This... it
Was Never Like This. Certo, la musica è di quelle che rimangono nella
testa ma non può bastare. Il disco viene pubblicato a settembre in UK e
raggiunge la posizione numero 8 nelle classifiche inglesi, la posizione
numero 30 in America e la dodicesima qui da noi. Cosa dire ancora? Che
il 33 giri dell'epoca aveva dieci tracce e il cd, uscito sempre nel
1986, tre bonus track. Nella riedizione in cd degli ultimi anni, le
tracce sono diventate 15, con l'immissione di SPIES LIKE US, dal film
con Dan Aykroyd e Chevy Chase, e della versione più lunga di ONCE UPON A
LONG AGO. C'è una canzone che comunque, nella pochezza melodica del
gruppo, risalta un po' di più ed è l'ennesima ballata intervallata da
sprizzi pop e di elettronica: FOOTPRINTS, che parla della solitudine di
una persona anziana i cui amici stanno morendo poco a poco e lui passa
il tempo in un giardino pubblico sfamando gli uccelli e termina con
"It's getting dark outside, the old man going home, has he someone
waiting there or is he living on his own?" (sta facendo buio e ritorna a
casa. Ci sarà qualcuno ad aspettarlo o vive da solo?) Ricalca un pochino
la solitudine del personaggio di ELEONOR RIGBY. Le "orme" del titolo
(footprints) sono quelle che il protagonista della canzone non ha mai
fatto, che non ha mai lasciato sulla neve, le orme della memoria. Alla
fine del 1986, Paul incide insieme ai figli Mary, Stella e James (ai
cori) SIMPLE AS THAT, per l'album a fine benefico THE ANTI HEROIN
PROJECT nel quale ci sono anche due pezzi di Ringo Starr. Questa canzone
(un reggae) sarà inclusa nella ristampa, come bonus track, del cd di
PIPES OF PEACE.
Duran Duran
Restiamo ancora in Inghilterra parlando del disco più venduto questa
settimana, NOTORIUS dei Duran Duran. Dopo la loro apparizione a
Fantastico con Pippo Baudo, Lorella Cuccarini ed Alessandra Martines, il
loro disco subisce un impennata nelle vendite italiane e si assesta alla
prima posizione dei singoli e degli LP più venduti, spodestando i Pooh
di GIORNI INFINITI e l'orecchiabile HOLIDAY RAP del duo M.C.Maker G. e
Dee Jay Seven. Il quintetto, diventato trio dopo la defezione di Andy e
Roger Taylor, ora è composto da Simon Le Bon, John Taylor e Nick Rhodes.
Il successo italiano dei Duran Duran nel periodo 1984-1986 non è
paragonabile a niente che possa rapportarsi con l'attuale scena non solo
italiana. Era come se gli adolescenti, soprattutto ragazze, di quel
preciso momento avessero cercato qualcuno e qualcosa sui quali rivolgere
un fanatismo estremo. Dal tempo dei Beatles non si assisteva ad un
fenomeno simile con alcune differenze. Per prima cosa i Beatles
musicalmente erano, e rimangono, qualcosa di irripetibile nel tempo; se
vogliamo paragonare i due gruppi potremmo farlo in questa maniera: i
Beatles stanno ai Duran Duran come Laurence Olivier sta ad un discreto
comprimario. Detto questo dobbiamo anche aggiungere che i ragazzi degli
anni ottanta erano più liberi di esprimere le loro, anche sciocche,
preferenze musicali facendole sconfinare in idolatria senza scomodare
sociologi e benpensanti, così come invece successe alla fine degli anni
sessanta. Inoltre i Beatles, a parte la tournèe italiana in occasione
della quale ancora non erano veramente famosi, non erano soliti venire
dalle nostre parti, non partecipavano a trasmissioni televisive. Quindi
erano praticamente inavvicinabili, salvo le immagini su pagine di
giornali e voci su disco. Il rapporto con i Duran Duran e i loro fan è
diverso. C'è una sorta di interscambio tra pubblico e cantanti. Il fan
(dall'inglese "fanatic") vede il proprio idolo e ricambia questa
disponibilità con urli di ammirazione, atteggiamenti sopra le righe
forse nemmeno sentiti veramente. Ma lo fa la moltitudine e il singolo si
adegua. Infine i Duran Duran erano famosi soprattutto come immagine. La
loro musica era discreta, ma paradossalmente, era il fattore meno
interessante del fenomeno. I Duran Duran "esistevano" perché esistevano
i video musicali, le trasmissioni tv come Fantastico che li ospitavano,
i giornali per ragazzini dove erano costantemente in copertina perché
erano dei bei ragazzi secondo i canoni estetici dell'epoca. I Beatles in
copertina, anche sui giornali musicali per giovani, ci sono stati molto
poco (sfogliare le annate di Big, Giovani e Ciao Amici per controllare).
I quattro di Liverpool, oltre ad essere un fenomeno di costume mondiale,
erano soprattutto "musica" al 100%. Non erano considerati dei belli (a
parte una breve parentesi all'inizio ma subito rientrata) e venivano
giudicati per quello che realmente erano e facevano. I Duran Duran sono
qui per la maggior parte del tempo. Simon Le Bon dice "ciao Roma" e le
ragazzine svengono. John Taylor si sistema i capelli con mosse studiate
e altre quattro scoppiano a piangere. Non sono stupidi; sanno che
facendo leva soltanto sulla loro musica probabilmente sarebbero soltanto
quello che sono in patria, cioè un complesso come tanti e neanche dei
più acclamati.
I ragazzi di quel periodo erano perfettamente consapevoli delle loro
azioni, del fatto che nessuno avrebbe loro impedito qualcosa perché
quelle stesse scene di isteria collettiva le avevano viste decine e
decine di volte in televisione ed ora, finalmente,toccava a loro!
Volevano viverle in prima persona e i primi bellocci disponibili di quel
periodo si chiamavano Duran Duran (o Spandau Ballet). Detto questo,
dobbiamo anche dare a Cesare quel che è di Cesare. I Duran Duran non
erano certo geni musicali ma abili strateghi di mercato con un un occhio
particolare all'immagine e una saggia amministrazione di loro stessi.
Vendevano per oro quello che probabilmente era ottone. Ma lo facevano
con furbizia ed una certa classe, tanto che quasi ti faceva piacere
cascarci. Canzoni come THE WILD BOYS o A VIEW TO A KILL sono state dei
piccoli gioiellini nel loro genere. Hanno inciso dischi sofisticati,
moderni, forse furbi, ma fatti bene. Una mossa intelligente è stata
quella di contornarsi da gente veramente in gamba, musicisti bravissimi
estranei al gruppo, gente padrona del mestiere. Questa volta si sono
affidati a Nile Rodgers (ancora lui??) e Steve Ferrone. Incontrano
Rodgers a Parigi alla fine di aprile mentre stava registrando con Grace
Jones. A giugno avevano pronte le 14 canzoni ma non erano tranquilli
perché erano insicuri del giudizio di Nile Rodgers. Il produttore
tranquillizza gli animi dicendo che i pezzi sono belli e tutto procede
in scioltezza. Perché NOTORIUS? Per una strana concidenza esce quando
muore Cary Grant, che di NOTORIUS il film, insieme ad Ingrid Bergman,
era stato il protagonista. NOTORIUS come operazione di spionaggio? Negli
ultimi tempi i Duran Duran hanno giocato un po' agli agenti segreti. Sia
con la colonna sonora del film di 007 in cui hanno cantato A VIEW TO A
KILL, sia nel confondere le tracce ai fan con sottogruppi come gli
Arcadia e i Powerstation. A suonare con i Duran Duran anche Walter
Cuccurullo, nome tipicamente "americano", che suonerà con loro anche nel
tour dell'87. La presenza di Nile Rodgers spiega da sé il principale
risultato al quale volevano arrivare i Duran: perfezione stilistica e
raffinata mistura fra musica black e dance americana al pop rock
inglese. I ritmi sono un po' strani per i Duran Duran: ritmi ai quali
non erano abituati e conseguentemente non lo era il pubblico. Un po' di
Prince in SKIN TRADE, confusionaria canzone ma molto piacevole e
suggestiva che dà l'esatta percezione del nuovo corso del gruppo, così
come MEET EL PRESIDENTE o AMERICAN SCIENCE. Non dimentichiamo
naturalmente NOTORIUS che forse ricalca un po' troppo la passata
produzione. Non poteva mancare una ballata in stile SAVE A PRAYER che
questa volta si chiama WINTER MARCHES ON e l'intelligente e futurista
VERTIGO. Particolare e curatissimo il video di NOTORIUS. Girato a
Manhattan, è un assemblaggio di immagini e cambi di ripresa rapidissimi,
così come si usa in un certo cinema d'azione o thriller. I presupposti
per continuare ad essere dei numero uno ci sono tutti: il disco vende
(più da noi che nel mondo, a dir la verità : in UK arriva al 16° posto e
in Usa al 12°), loro continuano ad essere adeguati ai tempi ma c'è
qualcosa che inspiegabilmente si interrompe tra di loro e col pubblico.
E' come se da un momento all'altro la gente avesse voluto voltare pagina
senza una ragione precisa. Forse le adolescenti del 1984 sono cresciute
e hanno altre priorità e a seguirli rimane solo la figlia di Pippo
Baudo. Comunque, da questo momento in poi i Duran Duran scompaiono
clamorosamente dalla scena musicale, il loro tour del 1987 si rivelerà
un mezzo fiasco e una cosa analoga accade anche per gli altri artisti
della loro epoca. Sembra quasi che tutti insieme si vogliano estinguere:
gli Spandau Ballet, gli Eurythmics (che comunque ritorneranno sia come
gruppo che solo con Annie Lennox), I Culture Club, i Talk Talk, gli
Wham. Come una lunga processione di elefanti che in fila indiana, vanno
a morire. Finiti da un giorno all'altro. Nel 1987 gli idoli saranno
altri: Rick Astley, Nick Kamen, Terence Trent D'Arby, Robbie Nevil o lo
stesso George Michael, liberatosi dal fardello degli Wham! E da Andrew
Ridgeley. Ma torniamo a quel dicembre 1986: i Duran Duran scendono
all'Excelsior di Roma, tra Villa Borghese e Via Veneto. Davanti
all'albergo dimorano centinaia di ragazzine urlanti per tutto il loro
soggiorno. Le urla si sentono già da Porta Pinciana. I tre sono arrivati
da Parigi su un aereo privato, e scese le scalette sono stati caricati
su un furgone della polizia che sarebbe stato il loro mezzo di trasporto
per tutto il fine settimana. Hanno presentato il loro disco a Fantastico
e a Domenica In e poi sono tornati in albergo. Alcune ragazzine
cercavano di entrare ostentando un fintissimo accento francese e
obiettando che erano delle clienti. Peccato che avessero 12 anni e
appena vista un'ombra che vagamente poteva somigliare a qualcuno dei
tre, dimentiche dell'accento francese, si mettessero ad urlare ed
invocare i loro idoli con cadenza tipicamente romana. Risultato, fuori
dall'Excelsior in un secondo. C'è chi dorme davanti all'albergo e ci
passa la notte. Ragazze arrivate da tutt'Italia alle quali i camierieri
la mattina portano cappuccini e cornetti caldi, considerando la non
tiepida temperatura della notte romana. Ogni tanto si sente un boato: i
Duran Duran escono sul balcone e benedicono la folla adorante. I Duran
Duran torneranno in auge nel 1993 con ORDINARY WORLD e nel 2004 grazie
allo spot della Tim (SUNRISE). Ma è un altro tipo di ritorno. Gli
adolescenti di ieri, oggi trentenni, ricordano con nostalgia quel
periodo particolare della loro vita. Come dimenticare cose imbarazzanti
come diari segreti intitolati a Simon o John, telefonate immaginarie a
Nick Rhodes e cose del genere? Mi riferisco in particolare ad una certa
amica… E poi c'è questo reflusso degli anni ottanta, un decennio che
avrebbe dovuto essere dimenticato per mille ragioni e soprattutto per
aver dato molto poco ma che per pochezza attuale di situazioni e di
personaggi riesce a farsi riabilitare come uno dei più interessanti. Per
dire come nei fumetti: gulp!
Fausto Leali
La rinascita di Fausto Leali in questa seconda parte degli anni ottanta,
è dovuta sicuramente a Mina e alla canzone VIA DI QUA, sigla della
trasmissione televisiva condotta da Paolo Frajese 30 ANNI DELLA NOSTRA
STORIA. Il decennio, dal punto di vista musicale, per Fausto Leali era
cominciato con MALAFEMMENA, sigla di TUTTOTOTO', altra sigla tv che
riuscì a trovare la via delle classifiche discografiche. Poi un LP dal
titolo UN ATTIMO DI BLU e due dischi di scarsa fortuna come GENTE COMUNE
(1982) e la bellissima CANZONE AMARA, che lui portò al Festivalbar 1983
seguito da una lenta discesa nell'oblio. Poi, alla fine dell'estate
1986, come sempre, Giorgio Calabrese manda quattro pezzi a Mina, uno dei
quali precedentemente già musicato dal figlio di lei Massimiliano Pani.
E' VIA DI QUA. La storia di questa canzone è molto semplice: come ogni
estate, l'autore passa circa un mese in una zona dell'Oltrepò Pavese,
Santa Maria Della Versa, zona a lui congeniale perché ricca di vini
pregiati come ad esempio il Pinot. Essendo lui un esperto conoscitore di
vino ed un buon enologo ed avendo parecchi amici nella zona, ogni anno
si fa convincere (a dir la verità senza fatica) dai suoi figli ad
accompagnarli in quella zona dove di amici ne hanno parecchi. La
località è tranquilla, silenziosa, contornata da colline e vigneti.
Tutta un'altra cosa rispetto alla frenesia di Roma e alle riunioni in
Rai. In più, non c'erano i cellulari e il numero dell'albergo lo avevano
solo i parenti più stretti. Riposo assoluto e rigenerante. Da qui lo
spunto per scrivere il testo della canzone: le colline, la serenità, il
camminare più lento della piccola comunità: cioè la differenza
sostanziale del modus vivendi delle persone che colpiva già dal primo
impatto. In città le strade che ti stringono addosso ed ogni semaforo
rosso è un insulto alla tua libertà. Di semafori nella zona ce ne
saranno due partendo da Zavattarello per arrivare a Stradella, cioè
lungo un percorso di circa 35 chilometri. Chi ci abita sogna forse la
città e le comodità che la stessa potrebbe dare ma questo distacco, alla
fine, non c'è mai: via di qua, dove il tempo si riposa e dove l'ombra si
dirada. Dove fare un passo è già considerato un avvenimento e il
proposito di andarsene è forte. Ma poi ci si crogiola tra le sicurezze
di sempre, tra la gente della propria tribù, dove anche un camion della
spazzatura col suo lampeggiatore è un rumore amico, col suo orario e le
abitudini. Quando Mina legge il testo se ne innamora all'istante e pensa
subito a Fausto Leali come seconda voce, perché la canzone ha una
seconda chiave di lettura: quella del protagonista che vive in quella
zona, combattuto se restare od andarsene e i pensieri di quello che nel
posto ci va per riposarsi e che invece ne vede solo le virtù. I due
personaggi non si incontrano mai ma i loro pensieri si accavallano nello
spazio e nel tempo (che è il medesimo), come nella scena di un film,
dove la macchina da presa si sposta fra l'uno e l'altro, rimarcando la
loro diversità che paradossalmente è anche il loro punto in comune. Due
mondi molto diversi che convergono sullo stesso pensiero. La canzone
avrà un grandissimo successo e riporta Mina al primo posto (l'anno
precedente era salita fino alla seconda posizione). Del disco VIA DI
QUA, contenuto nell'album SI BUANA, esce anche un curioso disco mix per
le discoteche, della stessa durata del singolo normale. Fausto Leali,
dopo il grande successo riprende coraggio e a febbraio 1987 parteciperà
a Sanremo portando la canzone IO AMO, di Franco Fasano, Italo Janne e
Toto Cutugno, dei quali tutti conosciamo gli splendidi risultati.
Sorpasso Fininvest
A dicembre, per la prima volta, Fininvest sorpassa negli ascolti la Rai.
Un passaggio che il gruppo di Berlusconi sognava da quel 13 novembre
1980, giorno mese ed anno in cui nacque il marchio Canale 5. La
responsabilità è dovuta ad un film, quello del lunedì sulla prima rete:
I CANNONI DI NAVARONE, film trasmesso molte volte, interpretato da
Gregory Peck. In concorrenza diretta veniva trasmesso NON CI RESTA CHE
PIANGERE, con Troisi e Benigni, in prima visione e naturalmente non c'è
stata partita. Oggi la cosa non farebbe certamente effetto ma nel 1986
una televisione privata che batte la Rai, intoccabile azienda entrata
nel dna degli italiani, era qualcosa di incredibile. Tanto che
presidente e direttore generale non hanno commentato il fatto
trincerandosi dietro un no comment carico di nervosisimo.
Frank Sinatra
Ad un mese di distanza dall'intervento allo stomaco cui è stato
sottoposto, Frank Sinatra torna a cantare in pubblico. Per questa
rentrèe ha scelto un posto ed un'occasione particolare: il Carnegie Hall
di New York, tempio della musica, che era rimasto chiuso per qualche
tempo in vista di un accurato maquillage. Il pubblico è quello delle
grandi occasioni: Vanderbilt, i Rockfeller, ma anche i protagonisti
della serie Dallas, Larry Hagman e Linda Gray. Molti gli artisti che
hanno voluto festeggiare Sinatra e la riapertura del Carnegie Hall.
All'eccezionale serata hanno partecipato Wladimir Horowitz, grande
pianista e Leonard Bernstein che ha diretto la Filarmonica di New York
proponendo brani di Haydn, Bach e Wagner ed omaggiando The Voice.
Gorbaciov
Gorbaciov comincia ad attuare la promessa della trasparenza (glasnost)
liberando dall'esilio Andrej Sakharov dopo 6 anni. Il fisico dissidente,
padre della bomba H, premio Nobel, torna a Mosca insieme alla moglie
Elena Bonner (accusata di attivita anti-sovietiche) con tutti gli onori,
dopo esserne stato cacciato per "calunnie contro lo stato". Fu la
pubblicazione clandestina di un suo saggio il pretesto colto dal PCUS
per escludere lo scienziato da ogni ricerca scientifica. Sakharov era
nato a Mosca nel 1921 e lo si può definire figlio d'arte perché suo
padre era insegnante di fisica all'Istituto Pedagogico Lenin. Nel 1942
Andrej si laurea all'Università di Mosca con una tesi che, secondo gli
americani, fu la più brillante dissertazione in fisica mai presentata in
un'università. Nel 1948 diventa membro di un gruppo di ricerca sulle
armi termonucleari e nel 1953 l'Unione Sovietica sperimenta il suo primo
ordigno nucleare, la bomba all'idrogeno. Due mesi dopo Sakharov viene
eletto membro dell'Accademia di Scienze diventando il più giovane
accademico della storia (32 anni). Nel 1968 comincia ad avere una
coscienza politica propria, che gli conferisce un ruolo fondamentale
nella storia del dissenso nei regimi comunisti ma nessuno dei suoi
scritti viene pubblicato in URSS. Circolano invece in edizione
clandestina libelli come PENSIERI SUL PROGRESSO, LA COESISTENZA PACIFICA
E LA LIBERTA' INTELLETTUALE. Nel 1975, proprio per la sua attività in
difesa dei diritti civili gli viene conferito il premio Nobel, cosa che
in patria verrà definita "un' operazione di pornografia politica". Il
PCUS (che ricordiamo, significa Partito Comunista Dell'Unione Sovietica)
gli nega il visto per Oslo perché il suo viaggio potrebbe costituire un
pericolo per la sicurezza nazionale, essendo lui a conoscenza di segreti
di stato. Questo significa che il regime già non si fida più tanto di
lui. Nel 1980 viene esiliato a Gorkij con l'accusa di attività
sovversive e privato di tutte le onorificenze. In realtà stava
protestando per l'invasione sovietica in Afghanistan e fu mandato in
esilio perpetuo a Nihzny Novgorod, una cittadina lontana dagli occhi del
mondo. L'ordine era di esiliarlo e non ucciderlo perché personaggio
troppo in vista per poterlo far scomparire come una persona qualsiasi.
Adesso Gorbaciov lo riabilita e con lui la Pravda che da parte sua
comincia a scrivere peste e corna su Breznev elencando tutti gli errori
commessi. La Pravda scrive di un tiranno, un despota sanguinario,
colpevole di autocompiacimento e di aver abusato dei beni del popolo per
un'ingiusta ripartizione. In parole povere, Breznev, famiglia e partito
mangiavano a quattro palmenti mentre il popolo, come sempre, tirava la
cinghia. In URSS era abitudine elencare gli errori commessi dai premier
a decesso avvenuto degli stessi. Così fece Krusciov con la buonanima di
Stalin, così fa la Pravda con il sempre accigliato Breznev (è il caso di
dirlo vista la complessità della sua arcata sopraccigliare). Coraggiosi
questi russi. Sacharov fu eletto parlamentare nel 1989, lo stesso anno
in cui morì a causa del suo fisico minato dalle sofferenze, a soli 68
anni. In effetti ne dimostrava venti di più. E' sepolto nel cimitero di
Vostryakovskoye, a Mosca.
Chi ci lascia
Ed eccoci alla consueta serie degli addii: muore a 85 anni, in Colorado,
l'architetto William Roper Sandifer, che aveva collaborato alla
progettazione dell'Empire State Building e ne aveva diretta la
costruzione. Nel 1930, dopo la laurea alla Columbia University, Sandifer
entrò nello studio degli architetti Shreve, Lamb e Harmon, al quale era
stata commissionata la progettazione del grattacielo, quello che poi
diverrà il simbolo dello skyline di New York. Aperto al pubblico il
primo maggio 1931, rimase fino al 1972 il grattacielo più alto del
mondo, cioè fin quando non furono innalzate le Torri Gemelle.
Immortalato decine di volte in film, la scena più famosa, che lo vede
come scenario "protagonista", è quella di King Kong (1933) in cui il
gorilla, arrampicatosi fino in cima, cerca di scacciare gli elicotteri
come fossero moscerini.
Muore a 69 anni Desi Arnaz, attore nato a Cuba ma che viveva vicino a
San Diego in California. A noi italiani, il suo nome, non dirà quasi
nulla. Qualcosina in più lo dirà a chi era già nato alla fine degli anni
'50. In Usa era famosissimo soprattutto per aver sposato una delle icone
americane, Lucille Ball (nella foto, insieme) Per moltissimi anni aveva
recitato nel serial I LOVE LUCY, una serie di enorme successo (la parola
enorme non dà l'esatto senso del successo della trasmissione) e ad un
certo punto i due coniugi la produssero autonomamente. La loro unione
artistica ed affettiva era cominciata nel 1940. Nel 1951 Lucille lo
volle come compagno nel programma radiofonico della CBS, MY FAVORITE
HUSBAND. Da lì una serie di film di grande successo al botteghino e, la
serie citata, anche in tv. Nel 1960 si separano e nel 1963 separano
anche gli affari e Arnaz cede alla ex moglie la sua parte di società.
Cary Grant
Muore ad 82 anni il famoso attore Cary Grant. Era nato a Bristol, in
Inghilterra, nel 1904 ed aveva un nome altisonante, da lord inglese,
Archibald Alexander Leach, anche se in realtà era figlio di un sarto. A
13 anni era scappato di casa per andare a recitare insieme ad un gruppo
di saltimbanchi. Nel 1920 sbarca a New York e trova lavoro come guardia
del corpo. Poi arriva il momento delle operette e del teatro leggero a
Broadway e naturalmente il cinema. Il contratto con la Paramount è
datato 1932, l'anno in cui esordisce in THIS IS THE NIGHT, al quale
fanno seguito altri sei film nello stesso anno, come ad esempio VENERE
BIONDA al fianco di Marlene Dietrich. Il '33 è un altro anno molto
proficuo per il giovane Cary che recita con attrici del calibro di Mae
West. Nel 1937 cambia ditta e passa alla RKO ed inizia la stagione più
felice. In quei primi anni recita in film molto famosi come GUNGA DIN,
LA SIGNORA DEL VENERDI', IL SOSPETTO, SCANDALO A PHILADELPHIA, SUSANNA,
L'ORRIBILE VERITA'. Scoppia la guerra e lui non va al fronte anche se
sullo schermo, come pilota di aerei, si comporta molto bene (GLI
AVVENTURIERI DELL'ARIA e DESTINAZIONE TOKIO). Nel 1944 uno dei suoi
capolavori, ARSENICO E VECCHI MERLETTI ed ancora, NIGHT AND DAY, quando
recita la parte di Cole Porter. Dal dopoguerra in poi comincia a
diradare i suoi impegni: un paio di film all'anno e di grande richiamo:
CACCIA AL LADRO, NOTORIUS, INTRIGO INTERNAZIONALE, IO ERO UNO SPOSO DI
GUERRA, IL MAGNIFICO SCHERZO, etc. Una seconda giovinezza cinemtografica
la vivrà negli anni sessanta quando reciterà in commedie brillanti come
CAMMINA NON CORRERE (la sua ultima apparizione nel 1966) o in pellicole
sentimentali (INDISCRETO) o in gialli come SCIARADA. C'è tempo anche per
una commedia molto carina quale L'ERBA DEL VICINO E' SEMPRE PIU' VERDE.
Si sposerà quattro volte: nel 1933 con Virginia Cherrill (la fioraia
cieca di LUCI DELLA CITTA'), nel 1942 con Barbara Hutton (miliardaria),
nel 1961 con la ventottenne Barbara Harris e nel 1965 l'attrice Dyane
Cannon dalla quale ha avuto la sua unica figlia. Dal 1966 al 1986 si
occupa di sport, dirige un'industria di cosmetici e passa molto tempo ad
occuparsi dei suoi diritti cinematografici (la figlia erediterà circa 70
milioni di dollari). La morte non faceva parte dei programmi di Cary
Grant: in oltre 70 film non era mai morto. Ad un certo punto, però,
succede che non siamo sulla scena...
Campionato Calcio
E, per concludere, la solita panoramica sull'ultima giornata calcistica
del 1986, quella datata 21 dicembre, prima del riposo festivo. La 13°
giornata del campionato 1986/87 vede in testa il Napoli con 20 punti,
seguito dall'Inter con 18. Ad inseguire queste due ci sono la Roma, la
Juventus, il Milan ed il Verona. Il Milan ha appena battuto la Roma
all'Olimpico con doppietta di Virdis (un gol su rigore), la Juventus è
stata battuta per 4 a 1 a Marassi dalla Sampdoria (doppietta di
Vialli),l'Inter ha battuto l'Ascoli per tre reti a zero e il Napoli il
Como per 2 a 1 (due gol di Caffarelli) - Riepilogo finale della giornata:
ATALANTA - AVELLINO 1-1
BRESCIA - VERONA 1-1
EMPOLI - UDINESE 0-0
INTER - ASCOLI 3-0
NAPOLI - COMO 2-1
ROMA - MILAN 1-2
SAMPDORIA - JUVENTUS 4-1
TORINO - FIORENTINA 2-1
Detto questo, auguro un buon fine d'anno a tutti ed un inizio favoloso.
Non sarà originale come augurio... ma questo è quel che passa il
convento!
Christian Calabrese
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Fantastico 7 (1986)
di David Guarnieri
Settima edizione del fortunato programma abbinato alla Lotteria Italia.
La trasmissione (nata nel 1979), dall'anno 1984 è ideata, pensata,
vissuta e dominata dall'assoluto re dei presentatori tv: Pippo Baudo. Il
conduttore di Militello (Catania), dopo due fortunate serie, vuole fare
tris, possibilmente con un ascolto ed un gradimento maggiori. Accanto a
sé raccoglie gli autori di fiducia: Bruno Broccoli, Franco Torti, Marco
Zavattini, ai quali si aggiunge Pierfrancesco Pingitore (storico autore
e regista di spettacoli del "Bagaglino" al "Salone Margherita" di Roma).
A comporre le musiche e dirigere l'orchestra, Pippo Caruso (vero e
proprio alter ego di Baudo); i costumi sono ideati da Luca Sabatelli; le
scenografie sono curate da Gaetano Castelli; il produttore musicale è
Sergio Bardotti (autore di tante canzoni di successo); le coreografie e
la regia sono affidate all'estro di Gino Landi.
Il cast artistico dello spettacolo è composto dalle due show-girl,
Lorella Cuccarini, riconfermata a "Fantastico" dato il successo ottenuto
l'anno precedente, Alessandra Martines, ex danzatrice classica
(proveniente dal programma "Pronto, chi gioca?" condotto da Enrica
Bonaccorti), dal comico Nino Frassica (reduce dall'affermazione di
"Quelli della notte" con Renzo Arbore) e dal trio formato da Anna
Marchesini, Massimo Lopez e Tullio Solenghi (rivelazioni dell'edizione
1985-86 di "Domenica in", con Mino Damato ed Elisabetta Gardini).
La trasmissione, completamente in diretta, parte sabato 4 ottobre 1986.
La sigla iniziale è "Tutto matto" (firmata da Bardotti e Caruso),
cantata da Lorella Cuccarini. La soubrette romana è anche interprete -
assieme ad Alessandra Martines - della sigla di coda, "L'amore è…."
(Bardotti-Caruso).
Il varietà prevede una gara - fortemente voluta da Baudo - tra giovani
artisti (attori, ballerini, ginnasti, cantanti, cabarettisti,
prestigiatori), i quali si contenderanno l'accesso alla finalissima del
6 gennaio 1987 (le mascotte del concorso sono due pupazzi: Pollice e
Pepè). A giudicare le varie performance (oltre ai telespettatori con le
consuete cartoline-voto), una giuria esterna, ospitata di volta in volta
in paese dal nome "particolare" (da "Rai" a "Cenate", da "Sesso" a
"Paperino", da "Russi" a "Canino", da "Penne" a "Mungivacca", da
"Gallina" a "Pace"). I collegamenti sono affidati a Nino Frassica.
I balletti sono, chiaramente predominio di Alessandra Martines e Lorella
Cuccarini. La Martines, coadiuvata da Fabio Gallo, propone una serie di
coreografie ispirati a grandi film internazionali, tra i quali:
"Incontri ravvicinati del terzo tipo" "La signora in rosso", "La storia
infinita", "Blade Runner", "Amadeus", "Cotton Club", "Tangos", "Rocky",
"La mia Africa", "Carmen", "I predatori dell'Arca perduta".
La Cuccarini (affiancata da Kirk Offerle) si divide tra motivi
originali, che fanno parte del suo primo album ("Lorel") ed omaggi a
celebri interpreti, italiani e internazionali (da "Slave To The Rhytm"
di Grace Jones a "Grande, grande, grande" di Mina, da "Papa, Don't
Preach" di Madonna, da "People" di Barbra Streisand, a "Tristezza" di
Ornella Vanoni, da "Pazza idea" di Patty Pravo ad un medley di successi
di Elvis Presley).
Lo spazio comico è dominato dal trio Marchesini-Lopez-Solenghi. I tre
attori presentano delle esilaranti interviste (doppiate dagli stessi) a
politici esteri (Reagan, Gorbaciov, Thatcher, Gheddafi, Arafat) e
nostrani (Cossiga, Jotti, De Mita, Craxi, Falcucci) e divertenti sketch
su vari temi: da Adamo ed Eva alla "Tribuna Politica", dal Telegiornale
a Carlo e Diana, dalle spedizioni di Messner a Romolo e Remo, da
Cenerentola e il Principe Azzurro, dallo "Zecchino d'Oro" all'"Almanacco
del Giorno dopo", dai genitori di Simon LeBon agli annunci dei programmi
televisivi. La scenetta più nota (proposta nella puntata del 22 novembre
1986) scatena le furie dell'ambasciata iraniana a Roma e fa addirittura
temere la rottura diplomatica tra Italia ed Iran. Nel numero comico, i
tre attori mettono in scena un incontro tra il presidente americano
Reagan (interpretato da Massimo Lopez), Khomeini impersonato da Tullio
Solenghi) e la madre dell'Allatoyah (Anna Marchesini).
Non è l'unico problema creato da un comico: Beppe Grillo, ospite della
settima puntata (15 novembre 1986), durante il suo monologo racconta una
storiella: "Claudio Martelli e Bettino Craxi sono in Cina e mangiano
assieme. Martelli chiede a Craxi: "Ma è vero che i cinesi sono un
miliardo?" Craxi risponde: "Sì". "Ed è vero che sono tutti socialisti?".
"Sì". "E allora a chi rubano?"". La barzelletta di Grillo non piace a
Baudo, il quale si dissocia ufficialmente dal comico genovese,
dichiarando: "Prendo le distanze da quanto ha detto poco fa Beppe. I
comici ogni tanto smarronano". Il "caso Grillo" conquista le prime
pagine dei giornali: chi loda l'atteggiamento di Baudo, chi parla di
censura degna del "regime fascista". Il segretario del PSI, Bettino
Craxi getta acqua sul fuoco affermando di non essersela presa per le
battute di Grillo e la querelle, "apparentemente" rientra.
Comici a parte, "Fantastico 7" è soprattutto una grande sfilata di
ospiti d'onore, equamente divisi tra personaggi cinematografici e
musicali.
Tra gli attori presenti: Christopher Lambert (protagonista di "I Love
You" di Marco Ferreri), Gigi Proietti, Monica Vitti, Anthony Quinn,
Mariangela Melato e Michele Placido (interpreti di "Notte d'estate, con
profilo greco e profumo di basilico" di Lina Wertmüller), Lino Banfi,
Virna Lisi, Renzo Arbore, Roberto Benigni, Carlo Verdone e Renato
Pozzetto (intervenuti per lanciare "Sette chili in sette giorni" di Luca
Verdone), Francesco Nuti e Ornella Muti (per la presentazione di
"Stregati" dello stesso Nuti).
Moltissime le presenze musicali: da Riccardo Cocciante (con "L'onda") a
Tina Turner ("Typical Male"), da Ornella Vanoni ("E penso a te") a
Miguel Bosè ("Living On The Wire"), dai Sigue Sigue Sputnik ("21st
Century Boy") ai Pooh ("Giorni infiniti"), dagli Spandau Ballet
("Through The Barricades") a Corey Hart ("Angry Young Man"), da
Antonello Venditti ("Settembre") a Cyndi Lauper ("True Colors"), da
Fabio Concato ("Tornando a casa") a Charles Aznavour ("La mer a boire"),
da Al Bano e Romina Power ("Sempre sempre") a Gianna Nannini ("Bello e
impossibile"), dai Genesis ("Invisible Touch") ad Amii Stewart ("Love
Ain't No Toy"), da Ron ("È l'Italia che va") ad Adriano Celentano
("Veronica verrai", affiancato da una splendida e seducente Cuccarini),
da Billy Idol ("To Be A Lover") ai Frankie Goes To Hollywood ("Rage
Hard"), dai Duran Duran ("Notorius") ai Rondò Veneziano ("Fantasia
veneziana"), da Claudio Baglioni ("Il sogno è sempre") ad Eros
Ramazzotti ("Un nuovo amore"), da Edoardo Bennato ("Guarda là") a Renato
Zero ("Mamma").
I sei concorrenti selezionati per la finalissima del 6 gennaio 1987
sono:
GIULIO BRENNA - SABINA MARIN (pattinatori)
CLAUDIO CINELLI (marionettista)
ROBERTO DE MARCHI (fantasista)
CARLO FRISI (imitatore)
MIRKO e ORNELLA MENEGATTI (ginnastica ritmica)
LAURA NOSEDA (ginnastica artistica)
Tra gli altri partecipanti del concorso, ricordiamo: Tosca D'Aquino
(futura attrice e conduttrice tv), gli attori Pietro Ghislandi e Manlio
Dovì, il chitarrista Andrea Braido.
La settima edizione di "Fantastico" ottiene un successo plebiscitario.
Gli ascolti raggiungono una media di 16-18 milioni di telespettatori.
Pippo Baudo, seppur definito da alcuni, "accentratore" ed "egocentrico",
conferma di essere il personaggio numero uno della tv; il Trio
Marchesini-Lopez-Solenghi riesce ad abbinare il consenso popolare a
quello dei critici più severi; Nino Frassica risulta assai gradevole
nella sua conduzione "non-sense". L'aspetto che più piace dello show è
il confronto tra le due primedonne, Lorella Cuccarini e Alessandra
Martines. L'abbinamento tra lo stile sexy e grintoso della Cuccarini e
quello sofisticato ed altero della Martines divide gli italiani come ai
tempi di Bartali e Coppi e Loren - Lollobrigida. La vincitrice della
sfida è senza dubbio la bionda Lorella (un sondaggio del quotidiano "La
Repubblica" la vede al primo posto assoluto, quale donna più desiderata,
superando, nell'ordine: Catherine Deneuve, Serena Grandi, Stefania
Sandrelli e Sigourney Weaver), decisamente amata da grandi e piccini,
nonché premiata dagli acquirenti di dischi (i suoi singoli "Tutto matto"
e "L'amore è" giungono ai primissimi posti della classifica, cosa
avvenuta, in passato, solo a primedonne tv come Mina, Raffaella Carrà e
Loretta Goggi). Per l'elegante ed affascinante Alessandra, si registra
comunque una buona affermazione ed una notevole schiera di ammiratori.
A distanza di diciannove anni, "Fantastico 7" risulta apprezzabile per
la sua perfetta fusione tra eleganza e modernità, nonché per l'efficace
partecipazione dell'intero cast, senza dimenticare l'ottima ed attenta
regia di Landi.
Ciao a tutti!!!
David Guarnieri
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