Il Grande Mazinger: azione e sentimento
di Valerio

Titolo originale
Anno di uscita (in Italia)
Ideatore
Episodi
Sigla


 


NOTE DI COSTUME

Nessuno può affermare, in tutta onestà, di non aver mai sentito parlare di una serie televisiva intitolata Il grande Mazinger, meglio noto come Mazinga. Ma chi è stato nel tempo questo eroe di metallo (sia pure di carta) che ha trascinato la fantasia di una generazione di giovani fans, incollandoli allo schermo nella speranza di pilotare nella loro fantasia il Brian Condor, magari ripetendo la sequenza ormai storica dell'agganciamento nel capo concavo di Mazinga?

Probabilmente questo è stato, come molti altri personaggi, molto più di un cartone animato. Le armi di Mazinga erano un modo per sentirsi più forti, più sicuri di se stessi; le sue strategie di lotta, escogitate quasi all'ultimo secondo, facevano breccia nella fantasia dei giovani spettatori, che si sentivano al suo fianco mentre assistevano ai suoi scontri, aspettando la mossa successiva, pensando a come fare per vincere una battaglia ormai quasi irrimediabilmente persa.

La vittoria? No. Il rialzarsi dopo la caduta. Questo il tema più toccante dell'intera serie. Meglio ancora che vincere sempre e facilmente, è il vincere dopo essere caduti, magari col volto insanguinato, il modo migliore per appassionare. Non c'è formula più centrata e vincente di quella che segue ogni episodio della serie. Non a caso i Superobots ne colsero abilmente spunto per osannarne le cadute ai limiti della sconfitta, per poi rialzarsi e trionfare. Bravi anche loro, con una sigla che nessuno riesce a gettare nel dimenticatoio della Tv di un tempo.


L'AMBIENTAZIONE

La serie offre molti elementi per inserirla in un preciso periodo storico.

- Tokyo invasa dai mostri dell'Imperatore delle Tenebre: siamo in un'epoca estremamente vicina ai nostri tempi, o meglio, ai tempi dell'uscita della serie.

- Alcuni piccoli protagonisti, intorno ai 10 anni, vanno ancora a scuola. Gli autori sottolineano la similitudine tra i personaggi della serie e chi dovrebbe assistere alle loro avventure. Quasi come ad avvicinare le realtà vissute e rendere più verosimile le gesta di Tetsuya.

- Abbiamo persino una curiosa ambientazione in un centro di bellezza, con tanto di moderni caschi per acconciature femminili e cure estetiche. L'obiettivo esplicito e deliberato sembra quello di proiettare la serie in un mondo che ci appartenga, quasi che affaccinandoci alle finestre di casa possiamo avere la fortuna di scorgere il robot imbattibile che sfreccia solcando i cieli sopra le nostre teste.

- Peraltro alcuni caratteri sono decisamente fantascientifici: la tecnologia del grande Mazinga sembra di tempi piuttosto lontani dai nostri, il che stride, senza disturbare, con il tenore dei paesaggi del Giappone contemporaneo.


LA TRAMA

La vicenda è lineare: il Centro Ricerche denominato Fortezza della scienza, ideata e diretta dal dottor Kenzo Cabuto, è l'unico laboratorio in grado di contrastare gli attacchi dei micidiali mostri dell'Imperatore delle Tenebre. Grazie al gioiello tecnologico Mazinger, la Terra respinge gli attacchi dell'invasore. Le battaglie sono protagoniste della serie intera, con buona dose di adrenalina e poco spazio per sentimentalismi e indagini psicologiche.


Personaggi

Tetsuya

Spavaldo, impulsivo, orgoglioso. Questo ragazzo, dotato di doti e qualità fuori del comune, è l'unico in grado di pilotare il magnifico robot, che sembra quasi essere la sua trasposizione meccanica.

Pur essendo orfano di genitori, figlio adottivo del dottor Cabuto, mancano quasi del tutto i conflitti interiori cui ci avevano abituato i due "cugini" nati dalla fantasia dello stesso autore, Goldrake e Jeeg. Tetsuya è dipinto a tinte precise per agire e combattere. Si realizza pienamente nel suo Brian Condor. Il suo ideale è lo stesso robot che pilota, il robot stesso vive tramite la sua mente e le sue strategie di battaglia. Sembrano vivere in un rapporto imprescindibile, così come ogni individuo con i propri sogni e le proprie aspirazioni. Verso il finale della serie emergono stati d'animo di grande invidia verso la famiglia dei Kabuto che si ricostituisce. Poi riscopre che la sua grande famiglia, ormai, è l'umanità stessa, che egli deve difendere, la sua missione è già assegnata.


June

La giovane June è orfana dei genitori, motivo per cui si considera sorella del compagno di battaglia Tetsuya. Il suo ruolo sembra secondario, ma a ben vedere, è secondaria solo la potenza delle sue armi. June si rivela un riferimento insostituibile per il suo adottivo fratello impulsivo. Riesce a portarlo sui binari dell'equilibrio, sa interagire con lui anche quando gli altri falliscono. Diventa davvero determinante per costituire l'unità delle forze di difesa della Terra. Nell'unico episodio che la riguarda da vicino si perde nelle proprie incertezze e nel disagio affrontato in tenera età. Naturalmente il suo complesso è solo un artificio di sceneggiatura, inserito appositamente per lasciare un quasi scontato messaggio di uguaglianza tra individui. Lei, figlia di padre nero e madre giapponese, fatica a considerarsi come gli altri, ma quello che interessa lo spettatore non è certo il colore della pelle. La si ama al di là delle differenze di colore.

Kenzo Cabuto

Mente strategica dell'intera serie, modello per i figli adottivi (o naturali, che siano). Il vero paradosso è che il personaggio più umano e carico di valori della serie è un uomo solo per minima parte umano. L'incidente che lo colpisce negli antefatti degli episodi lo rende robotizzato in tutto, tranne nella mente. L'ennesima dimostrazione che nemmeno la perdita totale (o quasi) della propria corporeità può privare l'uomo della sua essenza ultima e vitale: Kabuto ha perso il corpo ma non l'anima. Chiude gli episodi nel modo migliore: sacrificandosi per la vita dei suoi figli.

Shiro

Piccolo, per molti versi immaturo, grande ammiratore di Mazinga e del suo pilota, Shiro deve rappresentare la nuova generazione: sognatrice, ambiziosa, impaziente di crescere e dimostrare il suo valore, molto prima del tempo opportuno. Vorrebbe essere in prima linea nella guerra dei suoi beniamini, ma il tentativo si rivela decisamente inadeguato. Ma poco importa. Il suo compito unico è di trasportare nella vicenda i desideri e le aspirazioni di tutti i piccoli appassionati che seguono le emozioni dei combattimenti con il loro eroe.

Aruna

Per quanto non sia tra i protagonisti assoluti della serie, ci piace ricordare il ruolo di questa bambina, compagna di Shiro. La ragione della scelta è semplice e presto spiegata: è l'unica coppia dell'intero cartone di cui si è certi esistere un sentimento (sia pure in erba) esplicito. Non vuole questo essere un improbabile gossip animato, quanto l'attestazione che l'intento della serie non è l'aspetto sentimentale.

Boss

Impacciato, caotico, a volte comico e persino ridicolo. Boss è l'elemento "normale" della serie. Nella sua disarmante inadeguatezza riesce a riportare a portata d'uomo comune tutte le vicende cui assistiamo che, in sua assenza, risulterebbero fuori portata e più lontane dallo spettatore. Questo goffo personaggio, dal cuore tenero e dai propositi nobili, anche se utopistici, ci unisce alle meraviglie imprendibili del grande e irraggiungibile Mazinga. Persino il suo esplicitato sentimento verso June, dichiarato già dal primo episodio, risulta agli occhi di tutti irrealizzabile. Ma lo si ama così com'è, come dovrebbe essere di ogni essere umano.

Il Corvo

Nella serie viene chiamato spregiativamente cornacchia, perché sottovalutato e utilizzato per brevi ma spesso serie comunicazioni. Ha una caratteristica che lo rende protagonista: è sempre presente, accompagna con una costanza che stupisce, tutte le vicende degli esseri umani, con i quali parla e si confronta, come lo fosse anch'esso. Per noi lo è. Gli viene appioppato persino un vistoso e folkloristico paio di occhiali, quasi a sottolineare la sua umanizzazione: eppure più volte i suoi inascoltati avvertimenti sembrano vedere ben più oltre rispetto a quanto riescono gli occhi dei protagonisti umani.

Imperatore delle Tenebre

Stavolta il nemico, più che un essere diabolico, sembra proprio il demonio in persona. Questo imponente personaggio raffigurato come una gigantesca creatura di fuoco, a ricordo del mondo degli inferi, comanda le operazioni dei generali che si alternano per rendere difficile la vita a Tetsuya e compagni. La sola maniera per sconfiggerlo e cessare i combattimenti. Il dottor Cabuto lo sa bene.

Generale Nero

Per una buona parte della serie, è il nemico principale del grande Mazinga. Riesce a creare seri problemi al suo nemico, ne inventa davvero di tutti i colori pur di eliminarlo, ma riesce solo a sacrificare se stesso per ottenere almeno gli onori delle armi.

Marchesa Yanus

Divide a metà la serie, almeno per quello che riguarda la schiera nemica. Si distingue per una abilità strategica e una prolifica mente analitica. Più volte è sull'orlo della vittoria, che le sfugge (ovviamente) ora per la rivalità con altri suoi "colleghi", ora per la forte unità delle forze di difesa terrestri. Morirà proprio sotto i colpi congiunti delle forze del Bene.




Censuriamo la censura


Un altro robot, un'altra serie. Quindi, altre critiche: di che stupirsi? Nemmeno il Grande Mazinga sfugge alle osservazioni che vengono (venivano) mosse agli altri protagonisti di acciaio. Violento, combattivo, istigatore di odio verso l'altro, spietato distruttore delle forze nemiche: chi più ne ha più ne metta (un tempo si diceva così). Oggi, simili osservazioni si perderebbero nell'oceanico flusso di messaggi forti e diseducativi che arrivano direttamente e senza alcuna azione censuratrice dal tubo catodico che incontrastato collega il mondo con le case degli italiani. Nessuno si preoccuperebbe più di condannare senza appelli armi come una punta metallica apposta su un ginocchio per perforare e (possibilmente) eliminare, un nemico sgradito. Ma allora perché non additare anche nel raggio gamma o nel pugno atomico alcuni tra i nemici della pace nel mondo? Nel lontano 1979 (quando si dice che il tempo passa in fretta...) questi erano considerati tutti messaggi di violenza: chi poteva impedire al piccolo appassionato di cartoni giappponesi di identificare un suo scomodo rivale, un antipatico compagno di classe, in uno dei mostri nemici del suo invincibile robot? Come impedire la diffusione di idee di guerra e di ostilità, per sostituirle con messaggi inneggianti perdono e fratellanza?

Questi ed altri gli interrogativi che in quel lontano anno attanagliavano gli educatori e i critici televisivi dell'epoca. Pare che simili timori si siano dileguati con il passare degli anni, nella convinzione da parte dei più, che la violenza da combattere, quella vera, sia ben altra. Non era un colpo di fulmine a poter deviare il retto cammino dei giovani fan di Tetsuya. Forse è stato (sarebbe) meglio occuparsi della violenza che indisturbata, seria, voluta, autorizzata, imperversa oggi molto più pericolosa della spada del grande Mazinga e che, quella sì, sarebbe utile, oggi, per debellarla.


LA RECENSIONE

Se qualcuno si è chiesto come fare per ideare tre serie, senza mai ripetersi e senza annoiare, può avere risposta esauriente pensando al colossale lavoro di Go Nagai. Non è semplice, ma lui ci riuscì. Si assomigliano, questo sì, ma non sono uguali. I tre "figli" della mente di questo acuto ideatore di soggetti, hanno fatto breccia nella fantasia e nella voglia di "diverso" del giovane spettatore occidentale. Il Grande Mazinger si eleva una spanna sopra gli altri innumerevoli robot della storia televisiva italiana (eccezion fatta per Goldrake e Jeeg, si intende), incollando alla sedia davanti allo schermo della tv milioni di giovani che cercavano di indovinare la mossa successiva in grado di togliere dalle spine l'intera Fortezza della Scienza. Bene. Tutto qui il segreto della serie? Una trasposizione su carta di un moderno thriller mozzafiato di hollywood? No. Naturalmente no.

Tetsuya e June (come Hiroshi e Miwa...che coincidenza!) sono una coppia (lasciamo da parte i sentimentalismi) che non hanno genitori. Meglio, ce li avevano, ma non li conosciamo. Quelli di June ci vengono presentati di sfuggita, per rammetarci che non è nata per conto suo; quelli di Tetsuya quasi peggio. All'anagrafe dei cartoni animati li dobbiamo registrare come figli di ignoti o vogliamo dargli una appartenenza? Oggi, sicuramente, i due "fratellini per caso" preferirebbero non avere casato cui essere ricollegati. Meglio restare, piuttosto, nel museo dei robot dove la serie li inserisce, alla fine, come oggetti di culto. Eppure all'impavido Tetsuya e alla dolce ma coraggiosa June, credeteci, oggi non sarebbe affatto gradita l'esposizione in un museo, sotto i riflettori e magari inseguiti da centinaia di fans in cerca di un autografo e di una foto ricordo. Essi cercherebbero ancora l'azione, la lotta contro l'ingiusto e l'oppresso. Per quello sono nati, per quello vivono. Nati dal coraggio e figli della speranza, genitori che non si dimenticano e non rimangono come semplice foto ricordo. A tanti "Shiro" di oggi spetta ripercorrere quel sentiero, quella strada, quell'impervio cammino che potrebbe (e di speranza ce ne vuole..e tanta) portare alla pace, quella vera, ovvio.


Rivediamoli insieme

Inutile specificare che in una serie prevalentemente d'azione, non potevamo che ricordare scene d'azione. I momenti di grande sentimentalismo si contano sulle dita di una sola mano. Quelli drammatici sono più numerosi, ma l'appassionato ricorda (dovrebbe ricordare) con più gradimento le scene d'azione.

Da qui la scelta di inserire frammenti movimentati e, inevitabilmente, all'adrenalina.

Il Grande Signore contro Kenzo

Dentro la scena

La situazione è piuttosto ingarbugliata. Tetsuya è impegnato in un combattimento a Tokyo. Sappiamo tutti che la Fortezza delle Scienze corre seri pericoli, il solo a ignorarlo è proprio lui, Tetsuya. Abbiamo quindi impazienza di farlo arrivare in tempo per salvare la vita al dottor Cabuto che si immola per salvare il figlio e Boss.

La tensione aumenta quando assistiamo al distacco doloroso del figlioletto dal padre. Vorremmo avvisare Mazinga evitare il peggio. Ma ci pensa June ad interpretare il pensiero di tutti. La volata finale è degna delle più riuscite scene finali dei lungometraggi americani, tutta da gustare, anche se decisamente caricata.

L'inferno dei ramarri

Dentro la scena

Questa volta abbiamo a che fare proprio con rettili robot. A molti personaggi della serie non stanno proprio simpatici, se ci mettiamo anche la loro oggettiva pericolosità, ne viene un temibile avversario, che Mazinga si trova a dover fronteggiare. Il dottor Kabuto è la solita mente strategica che muove le pedine al punto giusto. Ma chi deve realizzare il piano sul campo sono loro Tetsuya e June. La scena è studiata molto bene: si incastrano perfettamente le caratteristiche dei robot con ciò che di noto conosciamo nelle armi e delle potenzialità di Mazinga.

Il contrattacco di Whrath

Dentro la scena

E' stato inevitabile tagliare quanto risultava accessorio, senza eliminare le parti più emozionanti.

Gli eventi precipitano. Mazinga è di nuovo bloccato, stavolta da un mostro che riesce a privarlo delle braccia, tanto utili per l'uso delle sue armi. Ma qui arriva il bello dell'episodio: Tetsuya sferra un colpo da stratega e abbatte l'avversario.

Intanto Kabuto è deciso a scagliarsi contro la fortezza di Mikeros pur di non darsi per vinto. Sarebbe tutto finito, se Mazinga, con un trionfale ingresso in scena, non fermasse lo scontro frontale tra le grandi basi.

Gli elementi decisamente apolattici non mancano affatto. La sceneggiatura, apprezzabile, ricorda i film d'azione dove il protagonista esce dai guai nel scondi finali, senza che alcuno possa prevederne il modo. L'abilità degli sceneggiatori riesce a creare atmosfera di suspence già dalla metà dell'episodio.


EPISODI
Nota di redazione

Gli episodi evidenziati in rosso sono approfonditi nella sottosezione Rivediamoli insieme.

L'edizione italiana de Il grande Mazinger si compone di 56 episodi:

  1. L'eroe dei cieli
  2. Garaliya, l'assassino delle tenebre
  3. L'indomita Venus
  4. Assalto alla Fortezza delle Scienze
  5. L'attacco dei mostri guerrieri
  6. Tetsuya va all'inferno
  7. Il bugiardo ha paura
  8. Operazione pugno atomico
  9. Jun combatte per l'umanità
  10. Attenzione, l'onore e' in arrivo
  11. Shiro impara la lezione
  12. Bisogna colpisce duro
  13. Il Grande Signore contro Kenzo
  14. Salvate la Fortezza delle Scienze!
  15. L'inferno dei ramarri
  16. Sorgi, principe di Mikene
  17. Tetsuya esce dalle tenebre
  18. La trappola nera
  19. Giovane sangue sulle neve
  20. Disperata resistenza
  21. L'indignato Imperatore delle Tenebre
  22. La morte di Gorgon
  23. La marchesa Yanus, discutibile comandante
  24. La grande scommessa
  25. Atterraggio sulla base avanzata
  26. Il segreto del dottor Kabuto
  27. Il contrattacco di Whrath
  28. L'attacco di Yanus
  29. L'arma segreta
  30. Il generale nero assapora la vittoria
  31. La fine del Generale Nero
  32. Il mistero della mente di Mazinger
  33. Le gambe del grande Mazinger
  34. Ora o mai più
  35. Cattloo Corp
  36. Resurrezione d'amore
  37. Assassino alle tre del mattino
  38. Trattieni le lacrime, Tetsuya!
  39. La fine di Mikeros
  40. La fiammeggiante croce della morte
  41. L'invincibile demone
  42. La profonda fossa marina
  43. La fortezza delle scienze
  44. L'ultimo contrattacco
  45. Il Grande Mazinger perde la testa
  46. Coraggio oltre la morte
  47. Il potente super-razzo
  48. Operazione attacco speciale
  49. Non c'è riposo per gli eroi
  50. Il sole dietro le lacrime
  51. Il ritorno di Mazinger - Z
  52. Morire giovani
  53. Tetsuya e Koji all'inferno
  54. L'invincibile doppio attacco
  55. Tetsuya e Koji all'inferno
  56. La campana della pace suona per gli eroi


Bello ma impossibile

Questa, come tutte le serie ambientate in un contesto per molti versi fantascientifico, soffre del "male comune" delle altre serie: realizza e concretizza molte situazioni inverosimili, facendole diventare possibili.

Non staremo qui ad elencare quanto di colorito la serie ci offre, non è il nostro obiettivo.

Vediamo piuttosto cosa prendiamo come dati di fatto:

  • Questi robot sono proprio umanizzati: Boss Robot piange, suda, ride come il suo pilota. Se non bastasse, si muove da solo per abbracciarlo e si commuove con lui in un fiume comune di lacrime.
  • Mazinga non è molto differente: in un episodio il robot sanguina di fronte alle impietose frustate del nemico. Lo vediamo persino affisso ad una croce quasi fosse un martire della cattiveria del Male.
  • Kenzo Cabuto è un misto tra un umanoide cui è stato impiantato il suo cervello originario, e un robot con meccanismi e funzionamento da androide.
  • Venus raggiunge l'apice dell'umanità robotizzata (o meglio della robotica umanizzata) con le sue fattezze femminili, tanto fedeli e verosimili da indurre Boss a scusarsi di qualche gesto troppo "audace" nei suoi confronti, nel tentativo di soccorrerla.
  • In ultimo, dato il simpatico dettaglio già sottolineato, il curioso e divertente paio di occhiali che la cornacchia di Boss indossa.

    Tutto quello che segue, è un elenco di contraddizioni che invece prescindono dalle scenografie e dai colori della serie:

    -Tetsuya e June supereroi...di rapidità: entrambi quando stanno per incamminarsi ai rispettivi tunnel di lancio si cambiano rapidamente: Tetsuya che entra ed esce dalla camera pronto per imboccare il canale del Brian Condor; June batte ogni record. La vediamo in sala controllo vestita normalmente, poi, nel fotogramma successivo, mentre corre, è già cambiata di abito. Ma più che della loro velocità, parrebbe il caso di parlare di economia sui secondi in fase di montaggio, che oltre ad essere migliore spiegazione, è anche la verità.

    - Tetsuya e le ferite: il nostro eroe si ferisce durante un terremoto, nel 18° episodio. La sua spavalderia di fronte all'evento sismico è oggetto di scherno da parte di June; peccato che la sua ferita sulla fronte sparisca al fotogramma successivo. Era proprio cosa da nulla..

    - Le ferite di Cabuto: che il dottore sia un umanoide, nessuno può porlo in discussione. Dovremmo però metterci un po' d'accordo. Se umanoide rimane, non può piangere e commuoversi come i comuni mortali e non può nemmeno provare grandi sentimenti, come invece fa'. L'unica spiegazione è proprio quella di cui sopra: l'umanità del personaggio va oltre le apparenze e la materialità.

    - L'ingessatura di Cabuto: non sembra essere invece giustificata l'ingessatura del dottore quando, dopo l'attacco alla Fortezza, egli rimane gravemente ferito. Un robot dovrebbe essere riparato, più che ingessato, quasi avesse ossa da rimettere in sesto. Ma non basta: dal 26° al 27° episodio gli viene invertita l'ingessatura. Prima, il braccio leso era il sinistro, successivamente, diventa il destro.

    - Tetsuya e il dottor Kabuto: in fase di doppiaggio padre e figlio si sono sempre dati un confidenziale "tu". Dal 31° episodio invece si passa al "lei", per tornare al "tu" dopo una decina di episodi. Glielo perdoniamo facilmente.