AUTUNNO 1968
( chart USA + UK + Germania, settembre-ottobre-novembre )

# TITOLO INTERPRETE Score
1HEY JUDEThe Beatles1886
2THOSE WERE THE DAYSMary Hopkin1242
3I'VE GOT TO GET A MESSAGE TO YOUThe Bee Gees853
4FIREThe Crazy World Of Arthur Brown842
5HARPER VALLEY P.T.A.Jeannie C. Riley738
6HELP YOURSELFTom Jones669
7HOLD ME TIGHTJohnny Nash570
8LITTLE GREEN APPLESO.C. Smith563
9LITTE ARROWSLeapy Lee552
10DO IT AGAINThe Beach Boys494
11LIGHT MY FIREJose Feliciano478
12I SAY A LITTLE PRAYERAretha Franklin458
13JESAMINECasuals453
14PEOPLE GOT TO BE FREEThe Rascals438
15LOVE CHILDDiana Ross and the Supremes412
16THE GOOD, THE BAD AND THE UGLYHugo Montenegro409
17MIDNIGHT CONFESSIONSThe Grass Roots382
18ELENOREThe Turtles375
19GIRL WATCHERThe O'Kaysions373
20ON THE ROAD AGAINCanned Heat350
21LADY WILLPOWER Gary Puckett and the Union Gap344
22OVER YOUGary Puckett and the Union Gap305
23WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDSJoe Cocker302
24MAGIC CARPET RIDESteppenwolf299
25ALL ALONG THE WATCHTOWERThe Jimi Hendrix Experience294
26BORN TO BE WILDSteppenwolf284
27MONY MONYTommy James And The Shondells273
28YOU'RE ALL I NEED TO GET BYMarvin Gaye and Tammi Terrell272
29WHITE ROOMCream267
30LES BICYCLETTES DE BELSIZEEngelbert Humperdinck267
31CLASSICAL GASMason Williams265
32REVOLUTIONThe Beatles264
33DU SOLLST NICHT WEINEN Heintje261
34HUSHDeep Purple256
35HELLO, I LOVE YOUThe Doors254
361, 2, 3, RED LIGHT1910 Fruitgum Co.253
37MY LITTLE LADYThe Tremeloes251
38TIME HAS COME TODAYThe Chambers Brothers242
39SAY IT LOUD - I'M BLACK AND I'M PROUD (PART 1)James Brown236
40SLIP AWAYClarence Carter236
41SUZIE Q. (PART 1)Creedence Clearwater Revival234
42MY SPECIAL ANGELThe Vogues233
43ELOISEBarry Ryan231
44THE FOOL ON THE HILLSergio Mendes and Brasil '66225
45ICE IN THE SUNThe Status Quo223
46PIECE OF MY HEARTBig Brother and the Holding Company218
47ONLY ONE WOMANMarbles209
48A DAY WITHOUT LOVELove Affair204
49THIS OLD HEART OF MINEIsley Brothers202
50HEY, WESTERN UNION MANJerry Butler200
51THE HOUSE THAT JACK BUILTAretha Franklin196
52HEIDSCHI BUMBEIDSCHI Heintje192
53THE RED BALLOONDave Clark Five187
54SUNSHINE GIRLHerman's Hermits184
55DREAM A LITTLE DREAM OF MEMama Cass with the Mamas and the Papas184
56ABRAHAM, MARTIN AND JOHNDion181
57YUMMY YUMMY YUMMYOhio Express176
58WHO'S MAKING LOVEJohnnie Taylor169
59HIGH IN THE SKYAmen Corner163
60SWEET BLINDNESSThe 5th Dimension159
61STREET FIGHTING MANThe Rolling Stones159
62SHAPE OF THINGS TO COMEMax Frost and the Troopers158
63LISTEN TO METhe Hollies157
64THIS GUY'S IN LOVE WITH YOUHerb Alpert157
65BREAKING DOWN THE WALLS OF HEARTACHEBandwagon154
66MAGIC BUSThe Who151
67FOOL FOR YOUThe Impressions151
68SUNSHINE OF YOUR LOVECream150
69LIEBER MAL WEINEN IM GLÜCK Renate Kern144
70I PRETENDDes O'Connor144
71THE WEIGHTThe Band132
72THE WRECK OF THE ANTOINETTEDave Dee, Dozy, Beaky, Mick And Tich130
73IN-A-GADDA-DA-VIDAIron Butterfly127
74YESTERDAY'S DREAMSFour Tops127
75BANG-SHANG-A-LANGThe Archies126
76FOR ONCE IN MY LIFEJackie Wilson125
77(THE LAMENT OF THE CHEROKEE) INDIAN RESERVATIONDon Fardon122
78CHEWY CHEWYThe Ohio Express120
79ARRIVEDERCI HANS Rita Pavone118
80MATHILDA Udo Jürgens118
81HI-HEEL SNEAKERSJose Feliciano115
82QUICK JOEY SMALL (RUN JOEY RUN)The Kasenetz-Katz Singing Orchestral Circus111
83MAMA Heintje110
84LAST NIGHT IN SOHODave Dee, Dozy, Beaky, Mick And Tich109
85ALWAYS TOGETHERThe Dells108
86HARD TO HANDLEOtis Redding108
87CHAINEDMarvin Gaye107
88KOMM UND BEDIEN DICH Peter Alexander106
89BABY, COME BACKThe Equals105
90AIN'T GOT NO . . . I GOT LIFE / DO WHAT YOU GOTTA DONina Simone105
91COURT OF LOVEThe Unifics104
92WICHITA LINEMANGlen Campbell101
93THE SNAKEAl Wilson101
94YOU KEEP ME HANGIN' ONVanilla Fudge100
95KEEP ON LOVIN' ME HONEYMarvin Gaye and Tammi Terrell99
96I LIVE FOR THE SUNVanity Fare98
97STORMYThe Classics IV Featuring Dennis Yost97
98MEXICOLong John Baldry95
99HIP CITY (PART 2)Jr. Walker and the All Stars93
100I LOVE HOW YOU LOVE MEBobby Vinton90

L'AUTUNNO DEL 1968 – Il metallo pesante della psichedelia

L’autunno di una delle annate più ricche e rivoluzionarie della storia del Rock. Mentre 500.000 persone marciano a Washington contro la Guerra in Vietnam, le Olimpiadi in Messico vengono macchiate dal massacro di Tlatelolco avvenuto il 2 ottobre, dieci giorni prima dell’inizio della manifestazione sportiva, che passerà agli annali per la leggendaria foto col pugno alzato in guanto nero di Tommie Smith e John Carlos. Il black power è sorto e James Brown è uno dei suoi profeti. Il 5 novembre Richard Nixon diventa presidente degli USA. Nella Vecchia Europa la contestazione è all’ordine del giorno. La rivoluzione investe tutto: i tempi son drasticamente cambiati e pure il pop riflette questo sconvolgimento. Le classifiche vedono una collisione di generi. I Beatles parlano di rivoluzione, le Supremes di figli illegittimi, e pure il country diventa sexy e femminista con Jeannie C. Riley. Il pop bubble gum invece domina il mercato preadolescenziale. Più del 10% degli hit in circolazione nella Top 10 USA è costituito da cover che spesso ribaltano come calzini i brani originali, diventando più famose di questi ultimi. La psichedelia impera ancora e influisce sugli altri generi, generandone di fatto di nuovi. L’hard rock emette i primi vagiti come commistione di blues rock e psichedelia e nasce il termine “heavy metal” grazie agli Steppenwolf. E parlando di rock duro, il 7 settembre suona per la prima volta la nuova band di Jimmy Page. Al concerto vengono ancora chiamati The New Yardbirds (la disciolta band di Page), ma il loro nome è Led Zeppelin…

E iniziamo dal N. 1 del classificone: e stavolta non potremmo iniziare in modo migliore…

The Beatles – La canzone di Jude: prendi una canzone triste e volgila al meglio

The Beatles - Hey Jude / Revolution Immaginate di essere un bambino di 6 anni di nome Julian i cui genitori stanno divorziando. Immaginate che il divorzio l’abbia chiesto il vostro papà dicendo che la vostra mamma non è un fiorellino innocente, anche se alla fine quello che ha sempre corso la cavallina è stato lui. Ora immaginate che il vostro papà, un musicista molto famoso, un giorno vi presenti la signora per cui sta mollando la mamma. Una signora che pure lui chiama "mamma”. E vi trovate di fronte Yoko Ono che vi fissa. Ce n'è abbastanza per passare il resto della vostra vita in analisi... Durante il divorzio tra John e Cynthia (i due divorziano l’8 novembre), Paul McCartney, amico di Cynthia, un giorno si reca a Kenwood, la villa stile tudor in cui vivono la futura ex moglie di John e suo figlio, Julian Lennon. Leggenda vuole che durante il viaggio componga un brano, destinato a confortare il piccolo durante il divorzio dei suoi genitori. Paul è molto affezionato a Julian, tanto che quest’ultimo in seguito affermerà di essere stato sempre più vicino a Paul che non al proprio padre. Il brano abbozzato da Paul è una ballata, intitolava “Hey Jules”. Julian tuttavia scoprirà che il brano è nato come dedicato a lui solo oltre 20 anni dopo, anche perché il titolo del brano viene cambiato poco dopo in HEY JUDE (questo nome è più facile da cantare). In seguito John affermerà di aver pensato che il pezzo fosse in un certo senso dedicato a lui. In effetti la frase “prendi sta brutta cosa e cerca di andare oltre” si addice in pieno a uno che gira con una cosa come Yoko… Comunque la lista di chi pensa che la canzone gli sia stata dedicata è bella lunga. D’altra parte Paul dirà pure di essersi in parte dedicato la canzone: stava uscendo dalla relazione con Jane Asher e alcune strofe son riferite a un uomo adulto.

The Beatles - Hey Jude / Revolution Sebbene scritta solo da Paul, è comunque accreditata, come consuetudine, a Lennon/McCartney. La canzone viene registrata agli Abbey Road Studios le notti del 29 e 30 luglio 1968. Il master tuttavia viene registrato ai Trident Studios in quanto dotati di un 8 piste (agli Abbey c’è solo un 4 piste). Il master della sezione ritmica viene realizzato il 31 luglio. Il primo agosto la canzone viene completata includendo la registrazione di un’orchestra di 36 elementi. L’orchestra viene invitata poi a battere le mani e a cantare il ritornello per il coro finale: tutti accettano meno uno che dice: “non batterò le mani e canterò una dannata canzone di Paul McCartney!”. Una curiosità: la registrazione viene iniziata senza la batteria di Ringo, che è andato in bagno senza che nessuno se ne accorga… E giusto per citare un’altra nota curiosa, nell’intervallo tra 2:56 e 2:58 dall’inizio è possibile udire John imprecare "Oh! Fucking hell!".

The Beatles - Hey Jude / Revolution La ballata, che dura oltre 7 minuti viene pubblicata il 26 agosto in America e il 30 agosto in UK, come primo singolo della neonata etichetta Apple. Il lato B è REVOLUTION (il suo autore, John, la voleva come lato A). Il pezzo è un esperimento votato all’ottenimento del massimo livello di distorsione dei suoni compatibile con la musica. Il testo invece ne fa la prima canzone “politica” dei Fab Four. John approva la rivoluzione in atto, ma non quella violenta, e lo ribadisce con “count me out”. Il singolo arriva al N. 1 UK l’11 settembre, rimanendovi “solo” due settimane (poco male, verrà rimpiazzata da un altro singolo della Apple, come leggerete tra poco), ma vendendo oltre 2 milioni di copie. La durata del pezzo è proporzionale al suo successo nella Billboard chart: il brano arriva al N. 1 il 28 settembre e vi rimane per 9 settimane, diventando il maggior successo americano dei Beatles (venderà oltre 8 milioni di copie a livello mondiale, arrivando al N. 1 in almeno 11 paesi). All’epoca è la canzone più lunga arrivata al N. 1 britannico e americano (verrà superata solo nel 1993, da "I'd Do Anything for Love (But I Won't Do That)" di Meat Loaf). Le stazioni radio USA son tuttavia poco avvezze a programmare pezzi più lunghi di 3 minuti, per cui la Capitol ne fa anche una versione accorciata proprio per le radio. Per altre informazioni su questo storico brano, vi rimando alla scheda di Leonardo Viani

E il 22 novembre esce il nuovo album dei Beatles, “The Beatles” universalmente noto come “The White Album”. Dominerà le classifiche invernali mondiali. Ne riparleremo!

Come prima ho detto “Hey Jude” in UK è costretta a mollare l’osso, ovvero il primo posto, dopo sole due settimane, per lasciar posto a un altro singolo pubblicato dalla Apple, ma non interpretato e neppure scritto dai Fab Four…

Mary Hopkin – I giorni delle mele

Mary Hopkin - Those Were the Days / Turn, Turn, Turn A interpretarlo è la 18enne gallese Mary, che arriva al successo col programma televisivo “Opportunity Knocks”, uno show di nuovi talenti molto famoso all’epoca. Twiggy, la famosa modella, la nota e la raccomanda a Paul McCartney, che prontamente la mette sotto contratto. Paul le produce quindi il singolo di debutto, THOSE WERE THE DAYS, che la lancia in orbita. Il pezzo altro non è che la versione inglese di una canzone russa del primo novecento, scritta da Boris Fomin con parole del poeta Konstantin Podrevskii. La versione inglese è stata curata da Gene Raskin, con un testo che rimpiange i giorni in cui il folk dominava. La versione della Hopkin ne segue molte altre, tuttavia diventa la più popolare. In contemporanea esce anche una versione del pezzo ad opera di Sandie Shaw, che tuttavia ottiene un successo nettamente inferiore a quello di Mary.

Pubblicata il 30 agosto, arriva al N. 1 UK (rimanendovi 6 settimane!) e al N. 2 USA. Mary ne fa anche versioni in altre lingue (spagnolo, tedesco, francese e italiano: quest'ultima versione, “Quelli Eran Giorni”, diventa anche un hit anche per la sua coetanea italica, Gigliola Cinquetti). Per altre informazioni, l'ottima scheda di Christian. L’anno successivo Mary otterrà un altro grande hit, scritto da McCartney, ma stavolta dovrà accontentarsi di arrivare al N. 2 UK: al primo posto infatti ci saranno proprio i Beatles, con “Get Back”.

Joe Cocker – Come diventare una star con un piccolo aiuto di quattro amici...

Joe Cocker - With a Little Help From My Friends / Something's Coming On E giusto perché non c’è due senza tre, anche il pezzo che il 9 novembre scalza la Hopkin dal n. 1 UK ha a che fare con i Fab Four. Si tratta infatti di una cover di un loro brano, contenuto in “Sgt. Pepper”: WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS. La porta in vetta un interprete decisamente agli antipodi rispetto alla graziosa biondina Mary. È infatti un corpulento e irsuto essere ad alto contenuto alcolico dalla clamorosa voce rasposa che mentre canta si lancia in mosse spastiche mimando una air guitar. Sto parlando di John Robert “Joe” Cocker. All’epoca ha solo 24 anni ma sembra ne abbia 20 di più. Joe si è fatto le ossa nei pub della natale Sheffield. Poi, adottando il nome d’arte di Vance Arnold, forma una band, Vance Arnold and the Avengers, con cui nel 1963 fa da spalla agli emergenti Stones a un concerto tenutosi allo Sheffield City Hall. Nel ’64, con la Joe Cocker Big Blues pubblica il primo singolo, una cover dei Beatles, "I'll Cry Instead". E quattro anni dopo, dopo aver incontrato il produttore Denny Cordell, sfonda con la sua travolgente cover blues di "With A Little Help From My Friends", in cui compaiono la chitarra di Jimmy Page e l'organo di Steve Winwood. La versione di Cocker è splendida e stravolge la dolce versione dei Fab Four, uno dei rari pezzi cantati da Ringo. I Beatles dichiarano di amare questa cover e Joe diventa una star, arrivando ad interpretarla sul palco di Woodstock l’anno dopo. E per ribadire che non c’è due senza tre, Joe pubblicherà nel ’70 un’altra cover dei Beatles, stavolta "She Came in Through the Bathroom Window" da “Abbey Road”, contenuta nel suo leggendario “Mad Dogs and Englishmen”. "What would you think if I sang out of tune/ Would you stand up and walk out on me?"

John Lennon & Yoko Ono - Unfinished Music No. 1: Two Virgins Insomma i Beatles dominano. Ma a dire il vero non tutto quello che i Beatles toccano diventa oro… Per la serie supplementi di Halloween, ecco l’album che John pubblica con l’amata Yoko, "Unfinished Music No.1: Two Virgins". Un album sperimentale che deve la sua fama alla tremenda copertina in cui i due figurano ignudi come vermi. E non si può dire sia un gran bel vedere… Le reazioni riguardo alla copertina sono ovviamente isteriche: la Polizia del New Jersey sequestra 30.000 copie dell’album all’aeroporto di Newark Airport, accusando la copertina di pornografia. A Chicago la polizia fa chiudere un negozio che espone il disco. L’album è stato registrato in una notte a Kenwood il 19 maggio e, per aggiungere orrore all’orrore, John dirà che il nome deriva dal fatto che i due hanno consumato solo dopo averlo registrato. L’effetto Yoko ha avuto inizio.

George Harrison - Wonderwall Music Tuttavia non è John il primo Beatles a produrre un disco solista. Il primo a farlo è George Harrison, che pubblica il 1 novembre la colonna sonora del film “Wonderwall”. “Wonderwall music”, prevalentemente strumentale e registrato tra Inghilterra e India, non è un successo, tuttavia ispirerà il titolo del più famoso brano degli Oasis 27 anni dopo. Per voi SKY ING.


E se i Beatles incidono Revolution, gli Stones non possono essere da meno…

The Rolling Stones – Tumulti di piazza in musica

The Rolling Stones - Street Fighting Man / No Expectations Se i Beatles son attivissimi su più fronti, gli Stones sono temporaneamente tranquilli (ma è la calma prima della tempesta: a dicembre uscirà “Beggars Banquet”). Nelle classifiche c’è tuttavia un loro singolo, STREET FIGHTING MAN, che come di consueto, causa non poche controversie. La più “simpatica” riguarda il bando del brano dalle radio di molte città americane: si teme possa fomentare nuovi scontri dopo i disordini accaduti attorno alla Convenzione Democratica di Chicago. Il pezzo, successivamente inserito in “Beggars Banquet”, è pubblicato su singolo il 31 agosto e non è un grande hit negli USA, proprio a causa del boicottaggio delle radio (non va oltre la N. 48, mentre va decisamente meglio in Europa, eccetto la Gran Bretagna, dove verrà pubblicato solo nel 1971). Originariamente intitolato "Pay Your Dues", è uno dei pezzi più “politici” scritti da Mick Jagger e Keith Richards, ispirati dagli scontri del maggio francese. Il pezzo inchioda subito l’ascoltatore col riff di chitarra che lo apre. “Everywhere I hear the sound of marching, charging feet, boy/ Cause summer's here and the time is right for fighting in the street, boy”. Loro però si limitano a osservare, in quanto “Well now what can a poor boy do, Except to sing for a rock & roll band?”. La band usa anche lo shehnai, tipico strumento indiano, suonato nel disco da Dave Mason dei Traffic.

Mentre i Beatles sono al primo posto in Inghilterra con “Hey Jude”, al secondo e terzo posto ci sono altre due band che hanno fatto la storia, entrambe con due ex N. 1 britannici. Iniziamo con un gruppo capitanato da tre fratelli di origine australiana…

Bee Gees – Un pensiero d’amore dalla sedia elettrica

Bee Gees - I've Gotta Get a Message to You / Kitty Can Si tratta ovviamente dei Fratelli Gibb, che, con il chitarrista Vince Melouney e il batterista Colin Petersen, anch’essi australiani, arrivano al N. 1 UK il 7 settembre con I'VE GOTTA GET A MESSAGE TO YOU, uno dei loro brani più noti degli anni ’60. Come già altri loro brani (uno per tutti, il singolo di debutto “New York Mining Disaster 1941”) l’argomento trattato è piuttosto inquietante e macabro: un uomo condannato alla sedia elettrica manda un ultimo messaggio alla moglie. Il singolo accompagna il terzo album della band, “Idea”, pubblicato nell’agosto del 1968. L’album contiene un altro grande hit, “I Started A Joke”, e anche l’unico brano della band non cantato da uno dei Gibb, ovvero “Such A Shame”, interpretata da Melouney. Il pezzo rimane in vetta alla classifica britannica per una sola settimana, poi arriva Jude. Il pezzo è strafamoso anche in Italia, grazie alla versione italiana ad opera di Mal, “Pensiero D’Amore”. Solo che nella sua cover non si parla di condannati a morte…

E per concludere la terna…

Beach Boys – Fallo ancora Brian

The Beach Boys - Do It Again / Wake the World I Beach Boys stanno cercando di cambiare immagine e suono ma sono minati dai problemi che attanagliano la mente Brian Wilson. In particolare il gruppo sembra aver perso il successo negli States, poco propensi ad abbracciare l’evoluzione musicale del gruppo e al contempo stanchi delle loro surf song. In Europa la situazione è ben diversa, e l’ultimo singolo DO IT AGAIN arriva in vetta alla UK chart all’inizio di settembre (diventando poi un grande hit anche in Germania). Scritta da Wilson e Mike Love e inclusa nell’album “20/20” (che vedrà la luce il febbraio successivo), rappresenta l’ultimo tentativo di catturare il classico suono dei ragazzi da spiaggia. Da notare che il successo del singolo porta nella classifica inglese anche il precedente album “Friends”, che non contiene il brano. L’album pubblicato in giugno è stato un fiasco negli USA anche perché il sound è decisamente più acustico e sofisticato, e risente delle esperienze di meditazione trascendentale fatte dal gruppo (con a capo Mike Love) sotto la guida del guru Maharishi Mahesh Yogi, già discusso maestro dei Beatles. I Beach Boys in primavera hanno addirittura fatto un controverso tour americano con il guru che tuttavia si è rivelato un fiasco (la gente non è sensibile alle perle di saggezza che il guru elargisce tra un brano e l’altro e al concerto di New York sono presenti solo 200 persone!) Si tratta tuttavia dell’ultimo album creato e supervisionato interamente dal genio di Brian Wilson prima della sua crisi.

Negli USA invece, prima dei Beatles, al N. 1 c’è un pezzo di matrice country.

Jeannie C. Riley – Minigonne a Nashville

Jeannie C. Riley - Harper Valley P.T.A. Si tratta di HARPER VALLEY PTA, scritta da Tom T. Hall e interpretata da Jeanne Carolyn Stephenson, alias Jeannie C. Riley. Il brano è anche l’unico grande successo della cantante texana, già segretaria a Nashville del compositore country Jerry Chesnut. Il pezzo parla di una donna che si chiama Mrs. Johnson che si scontra con la locale associazione genitori-insegnanti dopo che sua figlia ha ricevuto una nota per il comportamento della madre, che porta la minigonna e esce con uomini. La reazione della donna è schietta e smaschera le ipocrisie di ciascun membro dell’associazione ("This is just a little Peyton Place/ And you're all Harper Valley hypocrites"). Evidentemente il ’68 passa anche a Nashville. Il successo del brano (6 milioni di copie -il singolo country più venduto di sempre), baciato anche da un Grammy, è tale che 10 anni dopo genererà un film e, nel 1981, uno show televisivo. Jeannie avrà la consueta crisi religiosa e si convertirà a metà anni ’70, ma la sua minigonna e i suoi stivali alla moda hanno aperto le porte del country a una nuova figura femminile, molto sexy ed emancipata, anticipando di 30 anni le varie Shanya Twain e Faith Hill.

Dopo le 9 settimane di “Hey Jude” invece arriva al N. 1 USA, il 30 novembre, il nuovo singolo di uno dei gruppi di maggior successo del decennio. Anzi del gruppo femminile N. 1 del decennio. E anche loro, come la Riley, fanno la loro piccola rivoluzione.

Diana Ross & The Supremes – Il figlio della colpa del trio in crisi

The Supremes - Love Child Diana Ross, Mary Wilson e Cindy Birdsong (aggregatasi nel 1967 come sostituta di Florence Ballard), sono all’epoca tra i pochi gruppi di colore famosi tanto tra i bianchi che i neri, abbattendo molte barriere razziali. Tuttavia il successo è accompagnato da varie grane che nel 1968 sembrano causarne il declino. Gelosie interne alla Motown (altri gruppi si lamentano che Berry Gordy, capo della Motown, si occupa troppo di Diana – che guarda caso è la sua compagna - e socie, sentendosi trascurati). Poi il cambiamento dei tempi: il suono dominante della musica black non è più l’allegro pop Motown del trio, ma l’intenso soul gospel di Aretha e Gladys Knight. E non mancano le accuse alla Supremes di non essere “abbastanza nere”, cosa che gioca loro parte del mercato di colore. Ma il problema vero si ha nel 1967, quando il trio di autori e produttori Holland-Dozier-Holland, responsabili dei più grandi hit delle ragazze, abbandonano la baracca dopo dispute sulle royalties (i tre formeranno una propria etichetta e creeranno le Honey Cone, quasi un clone delle Supremes). L’abbandono, che finisce in tribunale, ha un effetto nefasto sulla produzione del trio delle meraviglie, che per di più sta iniziando a sfaldarsi. E i cui ultimi due singoli del gruppo non sono arrivati neppure in Top 20!

The Supremes - Love Child / Will This Be the Day Urge pertanto un rimedio. Berry Gordy, capo della Motown convoca al Ponchartrain Hotel di Detroit una riunione d’emergenza del “Clan”, ovvero della summa degli scrittori e dei produttori dell’etichetta. Bisogna uscire rapidamente dalla crisi e realizzare un singolo di successo per Diana e le ragazze. Basta canzonette d’amore. I tempi son maturi per altro! E allora ecco LOVE CHILD, un brano in cui una donna prega l’amato di attendere ancora un po’ prima di “cogliere la sua virtù”, perché teme di concepire un figlio illegittimo (il "love child"). E si scopre che anche lei è una figlia illegittima, che ha molto sofferto della sua condizione, crescendo in un "old, cold, run-down tenement slum". Diana interpreta la protagonista ed è l’unico membro delle Supremes che di fatto compare nel disco. Infatti sia Mary Wilson sia Cindy Birdsong appaiono sempre meno sui singoli del trio, venendo sostituite da coriste, in questo caso The Andantes. Mary non gradisce, ritenendo la mossa l’ennesimo espediente di Gordy per far fare carriera a Diana a scapito delle compagne (qualcuno ha visto “Dreamgirls”?). Questa situazione avrà termine solo nel 1969, quando Diana lascerà per dedicarsi a una vera e propria carriera solista. Il pezzo fa il suo debutto il 29 settembre con l’esibizione di Diana Ross & the Supremes all’Ed Sullivan Show (sono uno dei pochi artisti di colore che vi compaiono all’epoca). Le ragazze vestono non nel solito modo glamour, ma con abiti di strada (uno stile “urban” dell’epoca), poco trucco e sono a piedi scalzi. Il pubblico gradisce e spedisce il pezzo al N. 1. Diventa il singolo più venduto in assoluto del gruppo negli USA (in UK le cose vanno meno bene, arriva solo al N. 15). Il pezzo darà il nome anche al nuovo album del trio, che uscirà in dicembre, e avrà pure un sequel, "I'm Livin' In Shame". Una curiosità: la relazione tra Diana e Gordy porterà alla nascita qualche anno dopo di una “love child”…

Vanilla Fudge - Vanilla Fudge E tra agosto e settembre arriva al N. 6 USA una cover delle Supremes, YOU KEEP ME HANGIN' ON, interpretata dai Vanilla Fudge. Si tratta di un quartetto formato dall’organista Mark Stein, dal bassista Tim Bogert, dal chitarrista Vince Martell e dal batterista Carmine Appice. La band viene dalla scena di New York ed è nota proprio per le sue cover allucinate in salsa psichedelica: i brani vengono rallentati, infarciti di variazioni e caricati emotivamente. “You Keep Me Hangin’ On” viene scelta per il testo: la versione pop delle Supremes è allegra, ma il testo suggerisce una ben maggiore drammaticità. Il pezzo, registrato in una sessione, è il loro maggior successo in terra americana, mentre l’anno dopo la band otterrà un grande successo in Italia con “Some Velvet Morning”, cover di un successo di Lee Hazlewood e Nancy Sinatra.

The Casuals - Jesamine / I've Got Something Too Il pezzo invece verrà riportato al N. 1 USA nel 1987 dalla versione Hi-Energy di Kim Wilde. Kim è la figlia di Marty Wilde, uno dei maggiori rocker britannici di fine anni ’50. E Marty firma uno dei maggiori hit del periodo, JESAMINE dei The Casuals, pezzo pop-psichedlico sognante (che non sfigurerebbe nelle chart di inizio anni '90) che arriva al N. 2 in UK e al n. 9 in Germania. I Casuals sono una one hit wonder in patria, tuttavia la band è in circolazione da un po’ di tempo. Il gruppo guidato da Howard Newcomb inizia nel 1958 come un duo e si fa le ossa a Liverpool. Nel 1966 arriva in Italia, dove pubblica singoli cantati in italiano come "Il Sole Non Tramonterà” e nel 1969 arriverà pure a suonare a San Remo con “Alla Fine Della Strada” cantata in abbinamento con Junior Magli. Son un tipico gruppo beat dell’epoca e arrivano anche a fare un disco con Gino Paoli: "Gino Paoli and the Casuals". Per la cronaca da noi “Jesamine” diventa “Jezamine”…

Ma a questo punto parliamo per bene della psichedelia, il genere che sta permeando la maggioranza della musica del periodo… Nelle classifiche c’è spazio anche per uno strano tipo che gira con una specie di fiaccola in testa dicendo che è il “Dio del Fuoco Infernale”…

The Crazy World Of Arthur Brown – Un successo incendiario

The Crazy World of Arthur Brown - The Crazy World of Arthur Brown In agosto il suo singolo è arrivato al N. 1 UK, e nel corso dell’autunno diventa un clamoroso hit mondiale, arrivando al N. 2 in America ed entrando addirittura nella nostra classifica (per cui è proprio uno di quegli hit che arrivano ovunque). Arthur Brown è un inglese dello Yorkshire ed è anticipatore, con la sua psichedelica coreografica, dello shock rock teatrale di Alice Cooper e Kiss, con elementi oltraggiosi e macabri. Sembra che in alcuni show il nostro compaia nudo come mamma l’ha fatto. Una cosa non manca però: l’elmetto che spara fiamme, che gli procura a volte non poche noie: malamente isolato (l'ha fatto in casa), gli causa spesso ustioni, e durante uno show a Windsor il nostro rischia di finire arrosto, salvato solo dal pubblico che gli versa addosso birra… Forma con il tastierista Vincent Crane, il bassista Nick Greenwood e il batterista Drachen Theaker la band The Crazy World Of Arthur Brown, con cui ottiene il suo unico hit, FIRE appunto, che, come detto sopra, diventa uno dei classici del periodo. Il singolo lancia anche l’album “The Crazy World Of Arthur Brown”, prodotto nientemeno che da Pete Towshend dei The Who. Il brano, in cui è assente la chitarra elettrica, è trascinato dall’organo Hammond di Crane, che con Greenwood formerà poi gli Atomic Rooster.

The Crazy World of Arthur Brown - Fire / Rest Cure Con lo scioglimento della band, Brown forma gli Arthur Brown's Kingdom Come con cui realizzerà negli anni ’70 tre album che tuttavia non ripeteranno il successo incendiario del primo. In seguito comparirà nel film “Tommy” nei panni del Prete e parteciperà come cantante all’album degli Alan Parsons Project “Tales of Mystery and Imagination”, dedicato a Edgar Allan Poe. Collaborerà anche con gli Hawkwind. Ancora oggi il buon Arthur incide e fa show.“I Am The God Of Hell Fire And I Bring You, Fire!”

The Who - Magic Bus / Armenia City in The Sky Nelle Top 40 su ambo le sponde atlantiche sono presenti anche gli Who del produttore di "Fire", con la loro classica MAGIC BUS. Il pezzo è stato scritto da Pete ai tempi di “My Generation” ma alla fine è stato pubblicato solo ora. Il pezzo riguarda la vendita mancata di un autobus tra l’autista e uno che lo usa tutti i giorni per raggiungere la sua ragazza. Il duetto tuttavia sembra essere una metafora per le droghe… Memorabile la versione in “Live At Leeds” di oltre 8 minuti. Tuttavia Pete e compari hanno in serbo già qualcos’altro. Il 22 settembre i quattro entrano negli studi di registrazione IBC di Londra per lavorare al nuovo disco, che sarà un doppio. Si tratta di un’ambiziosa rock opera che tratta di un ragazzino cieco e sordomuto che diventa un mago del flipper. Qualcuno ha capito di che sto parlando? Beh, l'ho nominata poco fa...

Deep Purple – Per il momento c’è solo l’ombra della leggenda rock, ma intanto arriva silenziosamente arriva l’hit

Deep Purple - Shades of Deep Purple Debuttano nella Top 10 USA, arrivando al N. 4 il 21 settembre, i Profondo Porpora con HUSH. La band è inglese, tuttavia son gli americani a scoprirla per prima. Infatti il gruppo dovrà aspettare ben due anni prima di essere scoperto in patria (ma si rifarà con gli interessi…). Il gruppo nasce nel 1967 su iniziativa dell’ex batterista dei Searchers, Chris Curtis. Vuole formare un nuovo gruppo chiamato Roundabout, ovvero giostra: l’obiettivo è che i membri cambino di continuo, come se salissero e scendessero da una giostra. Edwards è interessato e ci mette i soldi. Recluta così il virtuoso dell’organo Hammond Jon Lord (ex Artwoods) e il chitarrista Ritchie Blackmore. Purtroppo Curtis non ha tenuto conto che sarebbe stato il primo a scendere dalla giostra… I due superstiti assoldano così il bassista Nick Simper, il cantante Rod Evans e il batterista Ian Paice dei The Maze. Nella primavera del 1968 il gruppo cambia nome su suggerimento di Blackmore. Diventano così i Deep Purple, dal titolo della canzone preferita dalla nonna di Ritchie. All’inizio la nuova band è ben diversa da quella che dominerà i primi anni ’70 canonizzando l’hard rock. Si dedica infatti a una musica a metà strada tra rock progressivo e psichedelia. "Hush" è una cover psichedelica del musicista country Joe South, tratta dall’album di debutto “Shades Of Deep Purple”. Il lancio della band è aiutato anche dal fatto che apre per i Cream nel loro tour d’addio. Il pezzo è già stato inciso l’anno prima da Billy Joe Royal e ne esistono già varie cover, tuttavia è la versione dei Deep Purple che diventa quella di successo, sebbene come detto prima, gli inglesi la snobbano. Infatti per trovare una versione di “Hush” nella Top 10 UK è necessario andare nel 1997, anno in cui quella dei Kula Shaker arriverà al N. 2.

E parlando di cover…

Josè Feliciano – Come far aprire le Porte dell’America

José Feliciano - Feliciano! Del buon José Montserrate Feliciano García abbiamo già parlato nell’autunno del 1971, quando la sua “Che Sarà” spopola in Germania. Il chitarrista portoricano, già una star in sudamerica, nel 1967 si trasferisce a Los Angeles entra in contatto col produttore Rick Jarrard. Il produttore è venuto a sapere dai Jefferson Airplane, con cui sta lavorando, di una disavventura accaduta a Josè a Londra. Josè doveva esibirsi a Londra, ma è stato bloccato alla frontiera perché non viene concesso il visto al suo cane-guida (Feliciano è cieco dalla nascita - scriverà il pezzo “No Dogs Allowed” sull'accaduto). I due iniziano a collaborare al primo disco americano del chitarrista. E per aprire le porte del mercato USA niente di meglio di una cover delle "Porte" e così ecco LIGHT MY FIRE (qui il video è più statico ma si sente meglio), che si piazza per ben 3 settimane al N. 3 della Billboard chart. Il pezzo ha lanciato Jim Morrison e compari l’anno prima e ora Josè lo stravolge, trasformando l’epica cavalcata psichedelica in un raffinato pop-jazz latino da cocktail. Il suo arrangiamento (vincitore di due Grammy) verrà poi utilizzato da una moltitudine di artisti in seguito, tra cui, in tempi recenti,Will Young, arrivato con la sua cover di “Light My Fire” al N. 1 UK nel luglio 2002. La versione di Feliciano diventa un successo anche in UK (stavolta gli concedono il visto!), dove invece i Doors si sono fermati al N. 49 (!). Per vedere la versione originale in Top 10 UK bisognerà aspettare il 1991, quando la ristampa del singolo in occasione dell’uscita del film biografico di Oliver Stone “The Doors” arriverà al N. 7.

A proposito dei Doors, ottengono il primo hit in UK con “Hello, I Love You”, mentre il loro secondo album, “Waiting For The Sun”, arriva al N. 1 USA in settembre. Il singolo è diventato all’inizio di agosto il loro secondo N. 1 americano. Parleremo di singolo e album quando affronteremo l’estate.

José non è l’unico sudamericano che scala la Billboard Top 100. C’è anche Sergio Mendes che, con i suoi Brasil ’66, si piazza al N. 6 in settembre con un’altra cover lounge, quella di THE FOOL ON THE HILL firmata Lennon/McCartney (e mai pubblica su singolo dai Fab Four). Il singolo segue in Top 10 il successo estivo del musicista, “The Look Of Love” firmata Bacharach/David. Il Re della Bossa Nova ritornerà nella Top 10 USA nel 1983, mentre lo rivedremo nella Top 10 UK nel 2006, collaborando con i Black Eyed Peas.

Tornando a José, diventato una star negli USA, viene chiamato a suonare l’inno americano (“The Star-Spangled Banner”) al Tiger Stadium durante una partita delle World Series di baseball. La sua versione, acustica e latin-jazz suscita molte polemiche in quanto ritenuta “eretica”. Tuttavia non impedirà alla sua registrazione di entrare nella Top 100 di Billboard in novembre… E meno di un anno dopo l’inno verrà rivoltato come un calzino da un altro chitarrista che ne farà una versione incendiaria sul palco di Woodstock…

Della distorsione e di come nasce un genere

Allora, per definire l’hard rock e l’heavy metal, potremmo sparare: “rock aggressivo caratterizzato da un uso della chitarra elettrica distorta”. La distorsione nasce nella seconda metà degli anni ’60 ed è una conseguenza dell’ondata psichedelica che dal ’67 si abbatte sul mondo della musica cambiandone le coordinate. L’espansione sensoriale che la psichedelia porta con se porta alla sperimentazione di suoni ampliati verso i limiti. Il profeta della distorsione arriva da Seattle. Con lui la chitarra distorta diventa il nuovo simbolo del rock e dello stile di vita che esso rappresenta. E in un’era di crisi sociale e di guerra, questa musica rappresenta al meglio la rabbia della società. E trova numerosi proseliti.

Jimi Hendrix Experience – Dalla torre di vedetta si vede arrivare la terra delle donne elettriche

Jimi Hendrix - All Along the Watchtower / Can You See Me L’autunno del 1968 vede l’uscita del nuovo album del profeta della chitarra distorta: Jimi Hendrix. Il chitarrista di Seattle, pioniere della tecnica del feedback e maestro della Fender Stratocaster, arriva con i suoi Experience (ovvero Noel Redding e Mitch Mitchell) al terzo e ultimo album, “Electric Ladyland”. Registrato tra il 1967 e il 1968, arriva “solo” al N. 5 in UK ma invece diventa il suo unico N. 1 USA. L’album, un doppio, presenta un caleidoscopio di stili e generi con Jimi al massimo del virtuosismo ed è il primo ad essere prodotto sotto la totale supervisione del musicista. In essi sono contenuti classici come VOODOO CHILE, “Voodoo Child (Slight Return)", “Crosstown Traffic”, BURNING OF THE MIDNIGHT LAMP e la straordinaria cover del brano di Bob Dylan, ALL ALONG THE WATCHTOWER, con cui Jimi trasforma un pezzo folk in un inno elettrico, con assoli di chitarra elettrica che sostituiscono l’armonica. La cover gli fa ricevere i complimenti dell’autore, che è talmente contento di questa versione che da ora in poi eseguirà il pezzo nella versione di Jimi, che diventa così quella definitiva. Pubblicata su singolo in settembre, anticipa l’album e arriva al n. 5 UK e nella Top 20 di Billboard (l’unico Top 40 USA di Hendrix).

Jimi Hendrix - Electric Ladyland L’album che la contiene tuttavia ha una genesi problematica. Jimi, ritornato negli USA dall’Inghilterra, inizia la costruzione di un costosissimo e complesso studio personale, chiamato Electric Lady, che dovrebbe consentirgli di sfruttare il massimo della tecnologia di registrazione dell’epoca. Purtroppo la lavorazione dello studio va a rilento (verrà ultimato solo nel 1970) e così si trova a registrare l’album ai Record Plant Studios. Hendrix, anche a causa della dipendenza da droghe, esaspera il suo notorio perfezionismo e al contempo assume una condotta estremamente irregolare durante le registrazioni, entrando in sala ai più disparati orari (pure a notte fonda), dando il via a una serie interminabile di sessioni incompiute che portano il produttore Chas Chandler a gettare la spugna nel maggio 1968. Jimi fa una serie infinita di registrazioni di ciascun pezzo, cercando la perfezione. Per "Gypsy Eyes" sembra abbia fatto 43 registrazioni e non è ancora contento. Costringe il chitarrista Dave Mason a fare 20 registrazioni della chitarra acustica per "All Along the Watchtower", per poi alla fine, insoddisfatto, tagliare la sua parte. Oltre al povero Mason, Hendrix collabora durante la lavorazione dell’album con molti altri musicisti, tra cui altri due Traffic, Chris Wood e Steve Winwood, nonché l’organista Al Kooper, già collaboratore di Dylan.

Il trio degli Experience tuttavia è arrivato alla frutta: i rapporti tra Jimi e il bassista Noel Redding sono sempre più tesi. Noel suona anche con un’altra band, i Fat Mattress (materasso grosso), che Jimi ribattezza ironicamente Thin Pillow (cuscino sottile). Jimi crede che questa seconda band distolga Noel dalle registrazioni con conseguenti scontri. L’andamento delle sessioni fa il resto. Noel, stressato, se ne va via per calmarsi più volte, salvo poi tornare e trovare la sua parte già registrata, suonata da Jimi. Questo sembra essere successo anche durante le registrazioni di "All Along The Watchtower": mentre Redding va a prendere una birra, Hendrix prende il suo basso suonandolo nel pezzo. Alla fine, eccetto la batteria, tutti gli strumenti nel pezzo saranno suonati da lui…

Jimi Hendrix - Electric Ladyland L’album viene realizzato negli USA il 16 ottobre, mentre esce in UK il 25. La pubblicazione in Gran Bretagna è accompagnata da numerose grane legate alla copertina. La copertina scelta da Hendrix non arriva in tempo per la stampa e così viene pubblicata una copertina con una foto di donne nude, diventata celebre, ma non amata dallo stesso artista (io però ve la faccio vedere perché so che siete degli sporcaccioni, e anche perché dopo avervi propinato Yoko nuda, non posso lasciarvi con una tale idea distorta della femminilità…). In seguito la copertina adottata per l’album sarà quella scelta inizialmente da Hendrix. Per poco l’album esce in UK anche con un titolo diverso da quello scelto da Jimi: un tecnico di studio sbagliando lo intitola “Electric Landlady”. Jimi se ne accorge in tempo e fa il diavolo a quattro, riuscendo a fermare le stampe e facendo rimettere il titolo originario...

Come Jimi, vi sono gruppi che iniziano a usare tutte le possibilità offerte dalla distorsione. Per esempio c’è chi, in Inghilterra, si dedica all’espansione e alla distorsione del sound del blues rock di marca britannica coniugandolo con la psichedelia… Si tratta di un altro grande “power trio” che, come l’Esperienza di Jimi, scoppia nell’autunno del 1968, non prima di aver segnato in modo indelebile la scena rock.

Cream – La crema acida si dissolve in modo spettacolare

Cream - Sunshine of Your Love / S.W.L.A.B.R. I Cream di Eric Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce arrivano nella Top 10 USA con due superclassici. SUNSHINE OF YOUR LOVE (N. 5 all’inizio di settembre), tratta dal leggendario album del 1967 “Disraeli Gears”, in cui il supertrio miscela il rock blues con la psichedelia. Scritta da Bruce, Pete Brown e Clapton presenta uno dei più memorabili riff della storia del rock. Nata nel gennaio 1967, inizialmente viene rifiutata dalla Atlantic (e te pareva!). Poi, dietro le pressioni di Booker T. Jones, rispettato musicista dell’etichetta, il singolo viene pubblicato. Il brano inizialmente si piazza al N. 36 della USA chart in febbraio. Poi rientra in agosto sull’onda del successo dell’album e dei tour della band e arriva in Top 10. Alla fine, diventa il più venduto all’epoca negli USA dall'Atlantic.

Cream - White Room / Those Were the Days Il secondo singolo, WHITE ROOM (N. 6 in novembre), è invece tratto dal successivo doppio album “Wheels Of Fire”, uscito a luglio, che comprende un disco in studio e uno dal vivo e che ha passato il mese di agosto in vetta alla Billboard chart. “White Room” è uno dei massimi esempi di psichedelia britannica. Scritta da Jack Bruce, presenta un testo, scritto dal poeta beat Pete Brown (paroliere anche di molte altre canzoni del trio), che descrive un’esperienza di disperazione e depressione indotta dagli acidi in un appartamento vuoto (esperienza questa, sembra, vissuta da Bruce, che ne è uscito così spaventato da non ripeterla più in futuro). Il brano è un perfetto esempio dell’uso del pedale wah-wah da parte di Clapton e dello stile alla batteria di Baker. Da notare che Clapton non suonerà più il pezzo dopo lo scioglimento dei Cream fino al 1985.

Cream - Wheels of Fire La band è tuttavia giunta al capolinea. In realtà è già un miracolo che sia durata due anni. Baker e Bruce si detestano e continuano a litigare. E il grande mediatore, Eric Clapton, si sta stancando del progetto e punta ad imbarcarsi in nuove avventure (formerà di lì a poco un nuovo supergruppo dalla vita ancor più breve, i Blind Faith, di nuovo con Ginger Baker). Il trio inizia così le registrazioni di un ultimo album intitolato opportunamente “Goodbye”. L’album contiene 3 pezzi da studio e 3 registrazioni live tratte da un concerto tenutosi il 19 ottobre e Los Angeles. Il concerto è incluso nel tour d’addio della band, 22 concerti tenuti negli USA tra il 4 ottobre e il 4 novembre. La band da l’addio definitivo con due concerti alla Royal Albert Hall il 26 novembre (i tre si riuniranno solo nel 1993). Dal tour dovrebbe essere tratto un nuovo doppio, comprendente anche materiale da studio, ma oramai i membri della band non ne possono proprio più e allora si decide per un album singolo di soli 6 pezzi, “Goodbye”, appunto, che uscirà a gruppo sciolto. I due concerti londinesi sono filmati dalla BBC e successivamente escono come il Concerto d’Addio dei Cream (sebbene, come ribadito dai tre musicisti stessi, si tratta di concerti piuttosto deludenti).

Allora l’aggressivo connubio britannico tra rock blues e psichedelia accende la miccia che farà detonare la variante più dura del rock. La psichedelia inglese infatti è ben più dura di quella americana, più spostata verso il folk. Tuttavia proprio negli USA c’è una band che oltre a usare la distorsione, ci mette qualcosa di più. Introduce per la prima volta le parole che saranno il nome del genere…

Steppenwolf – Il motociclista sul tappeto magico

Steppenwolf - Steppenwolf I Lupi della Steppa hanno ben due singoli nella Top 10 USA. Il primo è la celeberrima BORN TO BE WILD, che arriva al N. 2 tra agosto e settembre. La band, un quintetto, è nata nel 1967 a Los Angeles dalle ceneri del gruppo canadese dei The Sparrows, è guidata dal cantante tedesco Joachim Krauledat (meglio noto come John Kay). Il 1968 è il suo anno. Il suo aggressivo mix tra blues e psichedelia esplode nelle charts costituendo di fatto un mattone importante per la definizione del suono hard rock. Kay fa uso di un’immagine che ricorda gli Hell’s Angels, con giubbotto in pelle e occhiali da sole (che in realtà porta per problemi alla vista). “Born To Be Wild” è il terzo singolo dei cinque e ne fa delle star, anche se il successo in Europa sarà a scoppio ritardato, in quanto il brano diverrà famoso solo a cavallo tra il 1969 e il 1970, grazie a un film. Nel 1969 infatti, assieme alla loro cover del pezzo di Hoyt Axton THE PUSHER, verrà impiegata nel cult “Easy Rider”. Il brano entrerà nella leggenda accompagnando i titoli di testa del film, con Peter Fonda e Dennis Hopper sulle loro Harley che sfrecciano nel paesaggio del West americano. La canzone, scritta dal fratello maggiore del batterista Jerry Edmonton, Dennis, da allora sempre associata ai motociclisti, introduce per la prima volta nel mondo del rock il termine “heavy metal”, che compare nel testo – riferendosi tuttavia alle moto ("I like smoke and lightning, heavy metal thunder, racin' with the wind..."). E pensare che si tratta di un ripiego: Peter Fonda voleva Crosby, Stills & Nash.

Steppenwolf - Magic Carpet Ride / Sookie, Sookie MAGIC CARPET RIDE (altro video qui)è il secondo singolo e si piazza al N. 3 in novembre. È il pezzo di punta del secondo album della band, “Steppenwolf The Second”. Il pezzo presenta la versione dell’album notevolmente diversa da quella pubblicata su singolo. Anche questo brano viene inserito nella soundtrack di un film. Si tratta dello strano “Candy”, autentico guazzabuglio psichedelico (con un cast che comprende Ewa Aulin, Marlon Brando, Richard Burton, Ringo Starr e Charles Aznavour!) che dimostra cosa viene fuori quando tutto il cast fa uso massiccio di lsd.


E parlando di acidi e precursori dell’hard rock, c’è un’altra formazione in California…

Iron Butterfly – Dal bozzolo psichedelico esce la farfalla di metallo dell’hard rock

Iron Butterfly - In-A-Gadda-Da-Vida Ecco a voi “In The Garden Of Eden”, ovverosia IN-A-GADDA-DA-VIDA - parte 1 - e - parte 2 - (su youtube la si trova solo così!), il più grande successo degli Iron Butterfly. La band formatasi nel 1966 a San Diego è stata definita la prima band di “heavy metal”, grazie proprio al brano citato, un’epica cavalcata di 17 minuti che da il nome al loro secondo album occupandone l’intero lato B. Caratterizzato da un inconfondibile riff di chitarra, il pezzo fa entrare nella storia la farfalla d’acciaio. Segna infatti, alla pari degli Steppenwolf e dei Blue Cheer, il momento in cui la psichedelia genera l’heavy metal. Il pezzo, inizialmente concepito come una ballata, diventa un leggendario mostro in acido con distorsioni e organo, con un famoso assolo di batteria di oltre 2 minuti. Celebre è anche la storia della nascita del titolo. Esistono almeno tre versioni a riguardo. La più verosimile (e ufficiale) è la seguente: Doug Ingle, il cantante, figlio di un organista da chiesa, con l’aiuto di un po’ di alcol compone il pezzo una sera. Più tardi, il batterista, Ron Bushy, al ritorno dal suo lavoro di pizzaiolo, colpito dal brano che ha scritto, gli chiede come si intitola. Ingle gli dice "In the Garden of Eden", ma essendo sbronzo, le parole gli escono biascicate, e così Bushy le trascrive foneticamente come le sente… La versione due dice invece che il titolo è stato dato da Ingle sotto l’effetto dell’LSD (versione più “maledetta”). La versione tre parla solo di cattiva recezione da parte di Bushy che stava ascoltando il pezzo con le cuffie e così non ha capito bene il titolo (versione “non esplicita”). Quale delle tre preferite?

Il brano lascerà il segno: molti ne faranno cover e verrà campionata anche dal rapper Nas. E molti film se ne ricorderanno: vale la pena citare “Manhunter” il bel film di Michael Mann in cui compare per la prima volta al cinema il personaggio di Hannibal Lekter, per tacer dell’episodio dei Simpson in cui Bart vende la propria anima a Milhouse...

La rabbia della generazione del 1968 ha così trovato la sua espressione musicale. La codificazione avverrà a breve, ma il suono distorto veloce e arrabbiato si diffonde rapidamente nelle metropoli. Detroit, la città delle armonie della Motown è una delle capitali della nuova scena: emergono garage band come Stooges e MC5. Questi ultimi proprio il 31 ottobre iniziano le registrazioni del loro esordio: “Kick Out The Jams”. Il seme da cui germinerà il punk è stato gettato.

Se un nuovo genere sta nascendo, nello stesso tempo vi sono gruppi dediti ad altri stili musicali che fanno il debutto discografico. Uno di questi gruppi presenta dei punti di unione sia con gli Steppenwolf che con Jimi Hendrix. Infatti, Jimi ha fatto una cover di Bob Dylan, mentre gli Steppenwolf hanno contribuito alla soundtrack di “Easy Rider”. Ebbene, c’è una band che ha accompagnato il cantautore di Duluth e che ha realizzato un brano che compare nella colonna sonora di “Easy Rider”, sebbene nella versione di un altro gruppo…

The Band – Un pezzo pesante di storia del rock

The Band - Music From Big Pink Sto parlando di The Band (così battezzata in quanto quando accompagnava Dylan era nota solo come “la band di Dylan”) di Robbie Robertson e del suo classico THE WEIGHT, che appare in "Easy Rider" nella versione ad opera degli Smith per problemi contrattuali. "The Weight" parla del viaggio di un personaggio che arriva a Nazareth (la band Nazareth prenderà il nome da questo brano) in Pennsylvania, dove incontra vari abitanti del luogo. Deve fare una commissione per l’amica Miss Fanny, e questo diventa il suo “peso”, dato che il compito si complica sempre più man mano che interagisce con gli abitanti del posto (i cui nomi sono di amici e conoscenti del gruppo). Il “peso” ha anche riferimenti biblici (la colpa). Il brano è ispirato ai film di Luis Buñuel e all’impossibilità della santità e sull’impossibilità di agire bene (buone persone che alla fine agiscono male). Il singolo, uno dei loro pezzi più noti nonché simbolo della controcultura del periodo, è estratto dal primo album della Band, “Music From Big Pink”, in cui vengono mescolati rock, folk, country e soul. L’album viene creato in una casa condivisa dai membri del gruppo a Saugerties, vicino Woodstock, colorata in rosa (da qui il titolo dell’album). Nonostante le critiche eccellenti, all’epoca l’album non vende molto, arrivando al N. 30 della Billboard chart. Anche il singolo non va oltre la 63esima posizione. Ciò non impedisce tuttavia ad album e brano di diventare classici imperituri del rock. Anche perché “The Weight” verrà interpretata da una pletora di artisti diversissimi, come Aretha Franklin (che la porterà in Top 20 USA nel 1969), Sheryl Crow, Diana Ross & The Supremes con i Temptations, The Allman Brothers Band, gli Hanson, The Staple Singers, Travis…

Ma The Band non è il solo gruppo a debuttare discograficamente…

Creedence Clearwater revival – Il revival inizia con Suzie

Creedence Clearwater Revival - Creedence Clearwater Revival Alla fine degli anni ’50, a El Cerrito, California, c’è un musicista di nome Tom Fogerty che suona accompagnato da un trio strumentale chiamato Blue Velvets, formato dal suo fratello minore John, da Doug Clifford e Stu Cook. Nel ’64 i quattro registrano per la Fantasy Records di San Francisco, come The Visions. Poi vengono rinominati The Golliwogs e incidono alcuni singoli. Ma niente, il successo non arriva. Nel ’67, dopo che John Fogerty e Doug Clifford vengono congedati dall’esercito, il nuovo proprietario della Fantasy offre alla band la possibilità di incidere un album intero, purché cambino il nome. I quattro accettano senza riserve e diventano i Creedence Clearwater Revival. Il nome viene così assemblato: “Creedence” deriva da Credence Nuball, conoscente di Tom, “clearwater” deriva da una pubblicità di una birra e vuole sottolineare l’interesse per l’ambiente dei quattro, mentre “revival” sta per “il ritorno” della band: i quattro mollano i lavori per dedicarsi solo alla musica convinti di sfondare. E ci riescono.Creedence Clearwater Revival - Suzie Q (Part 1) / Suzie Q (Part 2) Il loro sound non è molto allineato con i suoni dominanti. Ma un loro pezzo inizia a girare per le radio acquistando sempre più punti di airplay. Il brano, tratto dal primo album intitolato col nome della band, è SUZIE Q ed entra nella Top 40 arrivando al N. 11 il 2 novembre. “Suzie Q” è l’unico Top 40 della band non scritto da John Fogerty: si tratta infatti di una cover di un pezzo del 1957 di Dale Hawkins, musicista rockabilly della Lousiana. Dall’album viene pubblicata un’altra cover come singolo, “I Put A Spell On You” di Screamin’ Jay Hawkins. "Suzie Q." compare in una delle scene madri di “Apocalypse Now”, il ballo delle conigliette di Playboy davanti alle truppe infoiate.

The Nice - America (2nd Amendment) / The Diamond Hard Blue Apples of the Moon C’è un altro gruppo che debutta nelle classifiche con una cover. Si assite infatti alla prima comparsa nella Top 40 britannica dei The Nice del grande tastierista Keith Emerson. Il singolo in classifica è AMERICA, rielaborazione del noto pezzo scritto da Leonard Bernstein per il musical “West Side Story”. Emerson considera “America” come il primo pezzo strumentale di protesta. Il pezzo osa miscelare “America” con la Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorák. Il singolo si chiude con un bambino (il figlio di 3 anni di P.P. Arnold, la cantante soul a cui la band agli esordi ha fatto da accompagnamento) che dice "America is pregnant with promises and anticipation, but is murdered by the hand of the inevitable". Il suono della band miscela psichedelia, jazz e classica, costituendo di fatto la base del suono progressivo che caratterizzerà la successiva creatura di Emerson, ovvero il trio Emerson, Lake & Palmer.

Molti altri brani in classifica sono cover…

Aretha Franklin – Una preghiera per Burt

Aretha Franklin - Aretha Now È un periodo d’oro per “Lady Soul”. Tra il 1967 e il 1968 Aretha porta a casa ben 10 Top 10 USA. Solo nel 1968 ha già ottenuto hit enormi con “Chain Of Fools”, “Since You’ve Been Gone” e “Think”, praticamente un classico dietro l’altro. Porta inoltre due album in Top 3, diventando l’artista più popolare negli States dell’anno, che conclude con altri due grandi successi. Si tratta dei due pezzi che costituiscono il lato A e B del suo nuovo singolo, “The House That Jack Built” (N. 6 in settembre) e I SAY A LITTLE PRAYER (N. 10 USA in ottobre), quest’ultima una cover del pezzo scritto da Burt Bacharach e Hal David e già portato al successo da un’altra Signora della Musica, Dionne Warwick, l’anno prima. Tuttavia il buon Burt dirà che la versione di Aretha è la migliore in assoluto. Una curiosità: mentre la versione della Warwick ha fatto flop in UK, quella di Aretha arriva al N. 4.

Erma, la sorella maggiore di Aretha, ha inciso nel 1967 un brano che, nel 1992, arriverà in Top 10 UK grazie a uno spot della Levi’s. Tuttavia questo autunno il brano entra nella leggenda grazie alla versione di un gruppo che sta dominando la classifica degli album USA…

Big Brother And The Holding Company – Un pezzo del cuore martoriato di Janis

Big Brother & the Holding Company - Cheap Thrills Il Grande Fratello è tra i migliori frutti della San Francisco psichedelica e dopo un primo album del ’67, intitolato col nome del gruppo, ora arriva nell’Olimpo col secondo album, “Cheap Thrills”, che arriva al N. 1 della album chart USA in ottobre e vi rimane per ben 8 settimane, vendendo in meno di un mese più di 1 milione di copie. L’ascesa della band è stata inarrestabile e nel giugno del 1967 è stata responsabile di una clamorosa esibizione al Festival di Monterey. L’asso nella manica del gruppo è la cantante. Reputata forse la più grande voce blues bianca del rock. Una voce straziata che sconvolge e che trasforma ogni pezzo in un’esperienza viscerale. Il nome della ragazza è Janis Joplin. Si è unita alla band nel 1966 e ne è diventata l’elemento di spicco. Basta ascoltarla nel singolo che fa da traino all’album, la cover al fulmicotone del pezzo inciso da Erma Franklin, (TAKE A LITTLE) PIECE OF MY HEART. L’interpretazione di Janis riesce ad estrarre ogni singola goccia di passione dal pezzo, trasformandolo in una specie di preghiera disperata all’amante. Il brano arriva al N. 12 USA. Non è l’unica cover presente nell’album, ve ne sono altre due, veramente memorabili, una di SUMMERTIME e una di BALL AND CHAIN. Dato che le cose belle durano poco, Janis alla fine dell’autunno annuncia che lascia il gruppo. Formerà prima con Sam Andrew i Kozmic Blues Band, per poi dare il via ad una brevissima carriera solista interrotta dalla sua tragica fine. I Big Brother hanno proseguito, pur senza ripetere il successo di “Cheap Thrills”, di cui vale la pena di ricordare anche la grande copertina disegnata dal fumettista underground Robert Crumb.

Canned Heat – Il blues di Chicago ritrova la strada della classifica in California

Canned Heat - Boogie With Canned Heat E parlando di blues, ecco a voi i Canned Heat. Frutto del revival blues-rock che investe la California a fine anni ’60 (con un po’ di ritardo quindi rispetto all’Inghilterra, dove il recupero del blues tramite il rock è cosa che risale ai primi anni ‘60, vedi gli Stones), il gruppo, creatosi nel 1965 attorno ad Alan "Blind Owl" Wilson (chitarra, voce), Bob “The Bear” Hite (voce, armonica) e Henry Vestine (chitarra), deve il nome al brano "Canned Heat Blues" di Tommy Johnson, datato 1928. Il Canned Heat è un carburante ricavato da alcol denaturato che viene miscelato con altri liquidi per produrre bevande alcoliche nelle comunità povere degli USA (causerà parecchi avvelenamenti da metanolo). Nata come “jug band”, ovvero gruppo con strumenti fatti in casa, la band si trasforma in breve in un moderno gruppo di blues elettrico che nel corso della propria storia travagliata collabora col fior fiore dei musicisti storici blues di Chicago. Dopo un’apparizione al Festival di Monterey e un primo album, intitolato “Canned Heat”, entrambi del 1967, inserito nell’organico il batterista Adolfo “Fito” De La Parra, la band ottiene il primo grande hit con ON THE ROAD AGAIN (qui video a colori) (N. 16 negli USA, N. 8 in UK, N. 13 in Germania), probabilmente il loro brano più famoso. Anche questo pezzo, incluso nel secondo album, “Boogie With Canned Heat”, è una cover. Si tratta della rielaborazione di un blues del 1953 registrato dal bluesman di Chicago Floyd Jones, collaboratore della band. Il pezzo del ’53 era a sua volta un adattamento di un brano del 1928, "Big Road Blues". La versione dei Canned Heat fa uso di un effetto “drone”, simile a quello prodotto dagli strumenti indiani che accompagnano il sitar (ricordiamo che Ravi Shankar è molto famoso all’epoca e influenza molta musica pop, in primis i Beatles). L’effetto consiste nella ripetizione di una nota durante tutto il pezzo al fine di conferirgli una tonalità su cui viene costruito. Tale effetto conferisce un carattere quasi ipnotico: praticamente psichedelico. Il pezzo è cantato da Bob Hite, mentre Wilson vi suona l’armonica. La canzone, uno degli inni rock definitivi, diventerà famosa in Italia nel 1978 con la cover elettronica (space-disco) dei francesi Rockets.

E a proposito di Italia…

Hugo Montenegro – Un Moog per uno Spaghetti Western

Hugo Montenegro - The Good, the Bad and the Ugly / March With Hope Ecco qua un’altra cover: stavolta però si tratta di una colonna sonora, ovvero di quella firmata dal grande Ennio Morricone per il leggendario “Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo”. L’album della colonna sonora diventa nel 1968 un hit internazionale, arrivando al N. 4 negli USA. Il Tema del film (THE GOOD, THE BAD AND THE UGLY) è uno dei capolavori di Morricone e presenta la famosa melodia in due note che ricorda l’ululato di un coyote. Nel film il brano accompagna i tre personaggi suonato da strumenti diversi: per il Buono (Clint Eastwood) c’è il flauto, per il Brutto (Eli Wallach) la voce umana, per il Cattivo (Lee Van Cleef) l’ocarina. A portare il tema nelle classifiche internazionali dei singoli ci pensa il compositore newyorkese Hugo Montenegro, già autore delle colonne sonore per vari film e telefilm, tra cui “Organizzazione U.N.C.L.E.” (“The Man From U.N.C.L.E.”), nonché noto come sperimentatore del leggendario sintetizzatore Moog. E la sua versione orchestrale del pezzo, dopo essersi piazzata al N. 2 negli USA in giugno, arriva al N. 1 a fine novembre in Gran Bretagna. Il successo del brano rispecchia quello del film di Sergio Leone. Il film, che conclude la “trilogia del dollaro”, esordisce sui cinema italiani per il Natale 1966, ma diventa un successo mondiale nel 1968. Negli USA infatti esce nel dicembre del 1967 (un anno dopo la sua uscita italiana) e in UK nell’agosto del 1968. Inizialmente criticato per la violenza, verrà in seguito definito lo “spaghetti western definitivo” e Tarantino lo definirà uno dei film meglio diretti di sempre. Oltre a essere stato inserito in numerose liste dei migliori film, è tra i pochi film che godono di un 100% di gradimento nel feroce sito di critica cinematografica “Rotten Tomatoes”. Insomma, una volta il nostro cinema aveva “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”. Adesso è rimasto solo "Il Moscio".

Tom Jones - Help Yourself / Day by Day Tom Jones ottiene l’ennesimo hit con HELP YOURSELF. Il gallese al momento non ha certo bisogno di aiuto. Reduce dal successo planetario di “Delilah” (l’album omonimo è al N. 1 UK in settembre), nel ’68 tiene una serie di serate al Copacabana di New York, che ogni volta portano torme di donne al delirio e si concludono col palco ricoperto dalla biancheria intima gettata dalle invasate. Il singolo non è un grande successo in America, ma diventa un enorme hit in Europa, arrivando al N. 5 in UK e al N. 1 in Germania. E anche questa è una cover. E indovinate un po’ di cosa? Di un pezzo italiano! Si tratta infatti della versione in inglese di "Gli Occhi Miei", scritta da Carlo Donida e portata al successo da Dino e Wilma Goich, che l’hanno interpretata al Festival di Sanremo del 1968.


The Grass Roots – Confessioni di mezzanotte con fiati

The Grass Roots - Golden Grass Ottengono il più grande hit della loro carriera gli americani The Grass Roots, arrivando al N. 5 della Billboard chart in novembre. La band, attiva tra il 1965 e il 1975, è guidata dal duo P.F. Sloan e Steve Barri. MIDNIGHT CONFESSIONS è il secondo dei 3 Top 10 del gruppo. Il loro suono appare molto diverso rispetto a quello delle altre band dell’epoca, miscelando beat inglese, soul, rhythm and blues e folk. Inoltre son degli innovatori, in quanto adottano nei loro dischi una sezione fiati, cosa inusuale all’epoca (i massimi esponenti dello stile, i Chicago, son ancora allo stadio embrionale). E anche sta band farà una cover di un brano italiano. Nel 1969 arriverà infatti al N. 28 USA con il brano BELLA LINDA, ovvero la cover in inglese di "Balla Linda" di Lucio Battisti (che non avrà ottenuto successo come interprete sul mercato anglosassone, ma qualche soddisfazione come autore se l’è presa…). Un’altra curiosità: il chitarrista Creed Bratton è oggi un attore che partecipa alla versione americana della premiatissima sitcom inglese “The Office”.

O.C. Smith - Little Green Apples / Long Black Limousine Ben piazzato nel nostro classificone anche Ocie Lee “O.C.” Smith, nato in Louisiana e attivo nel mondo del jazz dal 1955. Già vocalist per il grandissimo musicista jazz Count Basie dal 1961 fino al 1965, incide anche per conto proprio senza tuttavia ottenere successo. Nel 1968 la Columbia sta per scaricarlo quando la sua "Son of Hickory Holler's Tramp" arriva al N. 2 in UK. Sull’onda del successo O.C. incide la cover di un pezzo di Bobby Russell, LITTLE GREEN APPLES (qui un altro video), che non solo arriva al N. 2 della Billboard chart, ma si porta pure a casa un Grammy, diventando il suo più grande successo. Otterrà altri successi minori di genere country-soul negli anni ’70, per poi diventare un pastore di una delle tante Chiese americane, la City of Angels Science of Mind Centre (da lui fondata), fino alla sua morte, nel 2001.


Ci son poi brani originali che in futuro ritornaranno nelle versioni di altri artisti…

Marvin Gaye & Tammi Terrell – Amore e malattia

Marvin Gaye & Tammi Terrell - You're All I Need A settembre arriva al n. 7 USA un altro hit del duo vocale di punta della Motown: Marvin e Tammi. La loro YOU'RE ALL I NEED TO GET BY è un altro gioiello scritto da Nickolas Ashford & Valerie Simpson (vera coppia anche nella vita). Marvin e Tammy non fanno coppia nella vita (oltretutto Marvin è sposato con Anna, la sorella del boss della Motown, Berry Gordy), ma, come Marvin avrà a dire, lui è veramente innamorato di Tammy durante i tre minuti in cui interpreta una canzone con lei. In realtà sembra che tra i due ci sia davvero qualcosa al di là delle canzoni. Purtroppo la salute di Tammy sta deteriorandosi: ha un male incurabile e l’album “You're All I Need”, il secondo della coppia, è anche l’ultimo in cui Tammy interpreta tutti i pezzi. E' durante la sua registrazione che i sintomi del male diventassero inesorabilmente evidenti: Tammi collassa sul palco durante un concerto tra le braccia di Marvin. Come ricordato a proposito dell’estate 1969, nel terzo album attribuito alla coppia, “Easy”, sarà l’autrice Valerie Simpson a cantare i pezzi, dato che Tammy non sarà più in grado di farlo. Dall’album son stati tratti due Top 10, "Ain't Nothing Like The Real Thing" e la gemma in Top 10 USA questo autunno, un soul dalle tinte gospel, registrato da Marvin e Tammy separatamente per ridurre i tempi di registrazione a causa della salute di Tammy. Memorabili anche i cori, cantati dai due autori. Nel 1995 il brano tornerà nella Top 10 USA quando Method Man ne farà una cover hip hop inquietante con Mary J. Blige (vedi estate 1995).

 


Altri hit del periodo

James Brown – Black Pride

James Brown - Say It Loud - I'm Black and I'm Proud (Parts 1 & 2) James Brown, il Padrino del Soul proclama al N. 10 della classifica americana SAY IT LOUD - I'M BLACK AND I'M PROUD (Part 1)! Attivissimo per la causa della gente di colore, viene visto come un vero e proprio leader dalla comunità nera che riconosce in lui un portavoce. Il brano, un trascinante funk soul, rappresenta ormai il personalissimo stile musicale sviluppato dal musicista, basato su intrecci ritmici secchi e declamazioni di sermoni alla stregua di un predicatore. Il pezzo, i cui primi versi riprendono lo spiritual "I've Been 'Buked" ("We've been 'buked and we've been scorned/We've been treated bad, talked about as sure as you're born"), diventa di fatto uno degli inni delle “Pantere Nere”. Il pezzo vede la partecipazione di un coro di bambini. Il coro è però formato prevalentemente da bambini bianchi e asiatici, in quanto nei sobborghi losangelini in cui registra il brano, Brown non trova molti ragazzini neri…

La canzone gli gioca parte del pubblico bianco, ma James non se ne cruccia, anche se dice di non essere stato capito. In effetti lui col brano vuole insegnare alla gente di colore l’orgoglio, anche se molti lo interpretano come un inno alla ribellione. È anche per questo motivo che dopo un anno Brown deciderà di non interpretarlo più in concerto per un lungo periodo. D’altra parte James ha sempre detto che non intende appoggiare alcuna ribellione violenta. Non vuole mandare a ferro e fuoco l’America perché lui la considera ancora la terra delle opportunità a cui è grato: “son passato dal pulire le scarpe a stringere la mano del Presidente”. E infatti dopo l’assassinio di Martin Luther King compare in televisione come "estintore", allo scopo di calmare le folle, riuscendoci. E chi avesse dubbi sul suo potere di persuasione, dia un'occhiata a questo video, in cui riesce a far cantare a bianchissime fanciulle di esser fiere di essere nere…

Jerry Butler - The Iceman ComethUn altro grande della musica black, Clarence Carter, ottiene un ottimo N. 6 USA con SLIP AWAY, il suo primo vero grande hit. E tra i soulmen, non si può non citare Jerry Butler, ovvero “l’uomo di ghiaccio”, a causa dell’atteggiamento distaccato con cui canta pezzi carichi di emotività. Nel 1968 realizza il suo undicesimo album, “The Ice Man Cometh”, a cui lavorano i futuri creatori del Philly Sound, ovvero Thom Bell (produttore), Kenneth Gamble e Leon Huff (co-autori), all’epoca collaboratori della Atlantic Records. HEY, WESTERN UNION MAN è il singolo che fa da apripista all’album e si piazza al N. 16 americano in novembre.


Isley Brothers – Il cuore batte in ritardo in Albione

The Isley Brothers - This Old Heart of Mine Torniamo ora alla Motown. I fratelli Isley firmano per la storica etichetta nel 1965. Dopo una brillante serie di hit nei primi anni ’60, con classici come “Shout!” e “Twist & Shout”, la band stava attraversando un periodo di appannamento, nonostante la qualità delle offerte. Nel 1964 i fratelli hanno formato una propria etichetta, la T-Neck Records, con cui pubblicano alcuni singoli. In un paio di questi compare un giovane chitarrista di Seattle, tal Jimmy James, che poi si dedicherà a una carriera solista usando il nome di nascita: Jimi Hendrix. Sempre nello stesso tempo il gruppo fa un tour inglese, assoldando un giovane pianista che si fa chiamare Elton John… Tuttavia gli hit non arrivano e così i fratelli passano alla Motown. E arriva il successo. Il trio dei miracoli Holland-Dozier-Holland scrive e produce loro THIS OLD HEART OF MINE (IS WEAK FOR YOU) che arriva al n. 12 della Billboard chart nel 1966. A questo punto direte voi: perché sto cretino parla di un pezzo del ’66 quando l’articolo riguarda l’autunno 1968? Semplice, perché il successo del brano in Gran Bretagna è a scoppio ritardato, ma ancor maggiore: il brano arriva al N. 3 nel novembre 1968. Il successo del brano, in cui canta Ronald Isley, tuttavia resta un caso isolato, in quanto la Motown non sembra considerarli una priorità. Anzi, sembra che il loro hit non fosse altro che uno scarto delle Supremes. E così i fratelli decideranno che è meglio passare a un’altra etichetta, la Buddha. Ronald tornerà nella Top 10 USA con questo pezzo nel 1990, cantandolo assieme a Rod Stewart, già interprete di una cover del brano nel 1976.

Sempre in Inghilterra, dietro Hugo Montenegro si piazza al N. 2 uno di quei singoli che hanno segnato un’epoca in Europa.

Barry Ryan – Per Elisa

Barry Ryan - Eloise / Love I Almost Found You Si tratta di ELOISE di Barry Ryan. Figlio d’arte, inizia la carriera a 15 anni col fratello gemello Paul (scomparso nel 1992 a soli 44 anni), con cui ottiene, e partire dal 1965, una serie di hit da Top 20 britannica. Paul tuttavia non regge lo stress dello show business e allora i due decidono di cambiare strategia. Mentre Paul scriverà i brani, Barry li interpreterà da solo. “Eloise” lancia la carriera solista di Barry. Ai limiti del kitsch, il pezzo sfrutta un arrangiamento sinfonico tumultuoso e melodrammatico. Il pezzo, di oltre 5 minuti, vende oltre 3 milioni di copie, diventando un hit in tutto il vecchio continente. Gli USA invece stranamente lo snobbanno. Mentre in patria non otterrà più hit di pari livello, Barry in Germania diventerà popolarissimo, incidendo anche in tedesco. Poi sparirà dalle scene, sembra a causa di un incidente in sala di registrazione che gli procura ustioni sul volto. Ricomparirà solo a fine anni ’90. La sua “Eloise” tuttavia rimane un classico e nel 1986 verrà riportata al N. 3 della Top 10 inglese dai Damned. Nello stesso periodo circolerà anche una versione della Far Corporation, gruppaccio messo su da Frank Farian (creatore di Boney M e Milli Vanilli). Tuttavia Barry, interpellato, dirà alla stampa di preferire quella dei Damned.

E da Eloise, passiamo a un altro nome di donna che inizia per E…

The Turtles – La battaglia delle tartarughe porta pioggia in Italia

The Turtles - The Turtles Present the Battle of the Bands Dopo un trionfale 1967 (con il megahit “Happy Together”), le Tartarughe californiane iniziano il 1968 in modo non proprio travolgente, con due singoli che fanno fiasco. Tornano quindi con il produttore dei Monkees, Chip Douglas, con cui realizzano un concept album intitolato “The Turtles Present the Battle of the Bands”, in cui il gruppo impersona 11 differenti gruppi di diverso genere. L’album è accompagnato da due grandi hit, di cui ELENORE (N. 6 USA in novembre e N. 7 UK) è il primo. Il pezzo, forse l’unico Top 10 a contenere le parole “et cetera” nel testo, è la risposta alla casa discografica che voleva un’altra “Happy Together”. Dietro la confezione pop, infatti, il gruppo ha deciso di usare nel testo tutti i cliché delle canzoni d’amore, parodiandoli e stravolgendoli ("Gee I think you're swell...", "You're my pride and joy et cetera"). Come dite? Che anche questa canzone vi fa venire in mente la parola “cover”? Beh, considerato che in seguito un tale di nome Gianni Morandi ne farà una versione in italiano in cui canterà di come “Scende La Pioggia” forse avete ragione…

E ora parliamo del bubblegum. La “gomma da masticare” musicale fa il suo “pop!” proprio nel tumultuoso ’68. Mentre i fratelli maggiori manifestano in piazza, i ragazzini ballano scatenati gli allegri motivetti proposti, caratterizzati da una base ritmica sostenuta e melodie orecchiabilissime. Il genere durerà un buon lustro e contribuirà alla definizione di un genere pop che sarà duro a morire. Anche a fine anni ’90, per indentificare gruppi come gli Aqua si userà il termine bubble gum. Ma nessuna band è più bubble gum dei...

1910 Fruitgum Co. – Il semaforo della caramella

1910 Fruitgum Company - 1, 2, 3 Red Light D'altra parte la band prende il nome dall’etichetta di una caramella. Il gruppo alfiere della Buddah Records di Neil Bogart, già responsabile di "Simon Says" (ovvero “Il Ballo Di Simone”), adesso torna con 1-2-3 RED LIGHT. In realtà la band rappresenta uno dei primi esempi di gruppo assemblato dal produttore, che ne cambierà anche la formazione. Da segnalare che il brano conoscerà anche la sua versione italiana d’epoca. Si tratta di “Hip Hip Hip Hurra” ad opera di I Quelli (nientemeno che la futura PFM!). Cosa dite? La PMF che suonava bubble gum vi ha sconvolti? Beh, sappiate che i pezzi dei 1910 Fruitgum Company sono stati poi oggetto di cover da parte di svariati gruppi punk e new wave. I Ramones li hanno citati tra le loro fonti di ispirazione e i Talking Heads, quando ancora compaiono come The Artistics, suoneranno spesso la loro versione di "1-2-3 Red Light"…

Gary Puckett and the Union Gap - Over You / If the Day Would Come Gary Puckett & The Union Gap, la band pop rock melodica che veste le divise dell’Unione (no, non quella di Prodi, quella della guerra civile americana!) sta ottenendo un notevole successo. Nell’arco di 3 anni, tra il 1967 e il 1969 ottiene una mezza dozzina di hit, spesso dai testi un po’ spregiudicati (per l’epoca ovviamente). LADY WILLPOWER è stato N. 2 USA in estate e ora arriva in Top 5 UK e nella classifica germanica. Mentre OVER YOU diventa il quarto Top 10 USA consecutivo della band. Altra band di grande successo sono i londinesi Love Affair di Steve Ellis, che stanno conoscendo un momento di enorme successo grazie a un suono che ricorda quello Motown. Reduci da un N. 1 come “Everlasting Love”, la band nel 1968 vende più singoli in UK di ogni altra band, eccetto ovviamente i Beatles. Merito di pezzi come A DAY WITHOUT LOVE, che arriva al N. 6 britannico. La band tuttavia non avrà vita lunga e nel 1969 si scioglierà.

Debutto in Top 5 su ambo le sponde dell’Atlantico per il cantante di colore texano Johnny Nash. Già arrivato alla fama come attore, Johnny ottiene il primo hit con il pezzo reggae HOLD ME TIGHT. Il buon Leapy Lee (all’anagrafe Graham Pulleyblank) ottiene l’hit della carriera in questo periodo, col N. 2 UK LITTE ARROWS, canzone pop-country arrivata anche nella Top 20 americana. Leapy in seguito conoscerà la galera (per una rissa), si trasferirà in Arabia Saudita e alla fine aprirà un bar a Maiorca, dove vive tuttora. Pop soul bianco per i The O'Kaysions, one hit wonder la cui GIRL WATCHER arriva in Top 5 USA a ottobre. Questa canzone verrà ripresa nel 1987 e verrà trasformata nella sigla della versione americana della “Ruota della Fortuna” (ripresa poi anche nella versione italiana - "Gira La Ruota"). Altra one hit wonder sono i The Marbles, formati dai cugini Graham Bonnet e Trevor Gordon. Messi sotto contratto da Robert Stigwood, manager dei Bee Gees (che scriveranno pezzi per loro), i due ottengono un N. 5 in Gran Bretagna con il pezzo ONLY ONE WOMAN. Da segnalare tuttavia che Graham Bonnet andrà incontro a una lunga carriera come cantante di molti gruppi hard rock, tra cui i Rainbow.

Aphrodite's Child – Pianti greci sotto la pioggia

Aphrodite's Child - Rain and Tears / Don't Try to Catch a River Presenza nella Top 40 UK di un brano che diventerà un grande hit anche sulle nostre sponde. A proporlo è nientemeno che un gruppo greco, gli Aphrodite's Child. Il gruppo, un quartetto formato nel 1967, è guidato dal tastierista Vangelis Papathanassiou (futuro autore di colonne sonore da Oscar) e dal bassista e cantante Demis Roussos (futura star sovrappeso del pop anni '70). La band, bloccata a Parigi sulla via di Londra, firma per la Mercury Records, realizzando il primo singolo, RAIN AND TEARS, rielaborazione del Canone dell'Abate Pachelbel. Il pezzo ha un successo clamoroso in Francia, ripetendolo poi in mezza Europa (stranamente non in Germania). In ottobre la band realizza l’album di debutto, “End of the World”, influenzato dalla psichedelia e dal pop sinfonico di Procol Harum e Moody Blues. Per ulteriori informazioni, vi rimando alla bella scheda di Christian

Heintje - Heintje Allora tutto bene? NO! Perché in realtà di disgrazie ve ne sono anche in questi tempi dorati. Avete presente quando parlavo di bambini prodigio nello speciale di Halloween dedicato al 1997? Bene ce n’è uno che infesta la Germania e sembra fisicamente la versione maschile e tediosa di Rita Pavone. Il moccioso si chiama Heintje ed è protagonista di pezzi tremendi che solo i nostri teutonici amici sono in grado di digerire… La creatura, nata in Olanda come Hendrik Nikolaas Theodoor Simons, è famosa all’epoca sia come cantante e attore. Cresciuto, il moccioso ha assunto il nome di Hein Simons e continua a cantare per la gioia dei mitteleuropei… Tra ‘68 e ‘69 il suo album omonimo sta al N. 1 tedesco per 36 settimane (!!!), duellando nientemeno che con il “White Album” dei Beatles. E adesso, per il vostro piacere più infimo... HEIDSCHI BUMBEIDSCHI, che segue al N. 1 “Du Sollst Nicht Weinen”. Ah, a proposito, la nostra Rita Pavone è proprio in classifica in Germania con l’allegra marcetta ARRIVEDERCI HANS.

 


USCITE CHIAVE

Traffic - Traffic Secondo album per i Traffic, intitolato col nome della band. Jim Capaldi, Chris Wood, Dave Mason e Steve Winwood sotterrano (per breve tempo) l'ascia di guerra per realizzare un lavoro che esplora una grande varietà di stili e generi. L’album esce in ottobre e arriva al N. 9 in UK e al N. 17 negli USA. L’album segna il temporaneo ritorno nella band del chitarrista Mason, che la aveva abbandonata subito dopo la pubblicazione del primo album “Mr. Fantasy” (costringendo nel successivo tour Winwood a fare un superlavoro per compensarne l'assenza: pigia il pedale del basso, suona le tastiere e canta!). Subito dopo la pubblicazione dell’album la band intraprende un tour americano che porterà al successivo “Last Exit”, con una facciata registrata dal vivo. Durante il tour la band va tuttavia incontro al definitivo collasso: Mason viene licenziato e Winwood annuncerà lo scioglimento del gruppo (che si rivelerà temporaneo) all’inizio del 1969. Steve formerà i Blind Faith con Clapton e Baker. L’album è aperto dall’invito scritto da Mason, "You Can All Join In", ironico e dalle venature country. Il disco include anche "Feelin’ Alright" (di cui Joe Cocker farà una cover leggendaria) e CRYIN’ TO BE HEARD, sempre di Mason, e alcune composizioni della coppia Winwood/Capaldi, come 40.000 HEADMEN. Il modo in cui Chris Wood suona il flauto nell’album viene comparato a quello di un altro flautista rock…

Jethro Tull - This Was Debutta nella Top 10 UK “This Was”, il primo disco dei Jethro Tull, il gruppo di quel flautista, ovvero Ian Anderson. La band ha subito vari cambiamenti del nome prima di arrivare a quello definitivo. Il suono invece è ancora in evoluzione e per il momento è un rock-blues fortemente influenzato dal chitarrista Mick Abrahams. C'è anche qualche traccia di jazz, tuttavia, come SERENADE TO A CUCKOO, versione del pezzo di Roland Kirk, in cui Anderson può sfoggiare la sua tecnica flautistica, influenzata proprio da Kirk.

The Kinks - The Kinks Are the Village Green Preservation Society “The Kinks Are the Village Green Preservation Society” (dei Kinks, ovviamente) è invece un mezzo flop nella UK chart, ma oggi viene considerato un capolavoro dell'epoca. Il problema è che è uscito in contemporanea con un album bianco di un quartetto di Liverpool e questo ne ha segnato il destino. L’album è una sorta di viaggio del leader e autore Ray Davies nei ricordi adolescenziali. Davies descrive così una serie di quadretti idealizzati della old Britannia che probabilmente vengono recepiti male dal pubblico del 1968, mai così proiettato nel rabbioso presente. La title-track, che apre l'album, è un’ode alle marmellate, Paperino, Sherlock Holmes e al vaudeville, mentre la successiva DO YOU REMEMBER WALTER (video youtube di uno skateboarder – il pezzo parte al 25esimo secondo) parla di furti di sigarette effettuati con Walter, compagno di scuola. Il rimpianto del passato idealizzato diventa visione sconsolata del presente (“If you saw me now you wouldn't even know my name/ I bet you're fat and married and you're always home in bed by half-past eight”). Ci son poi gemme in cui la malinconia affiora dai suoni, come ANIMAL FARM, e gioielli pop perfetti come PICTURE BOOK (il cui riff è stato arraffato dai Green Day nella loro “Warning”) e il singolo STARSTRUCK.

Van Morrison - Astral Weeks Altro album, altro capolavoro. Ecco “Astral Weeks” di Van “The Man” Morrison. L’ex Them, allora ventitreenne, è reduce da grandi successi come “Gloria” e “Brown Eyed Girl”. Van non viene tuttavia da un gran periodo. Dopo la morte del produttore Bert Berns, proprietario della Bang Records per cui Van incide (nonché autore di un pezzo di cui abbiamo parlato prima, "Piece of My Heart"), l'irlandese si trova di fronte una bega legale con la vedova. Gli viene praticamente impedito di suonare e registrare a New York. Van è così costretto a spostarsi a Boston dove si trova in seria crisi professionale e personale. Finché la Warner non rileva il suo contratto. Deve solo registrare 36 canzoni per la Bang, cosa che fa a tempo record. A questo punto può dar sfogo alla propria creatività e lo fa nel modo migliore. Decide quindi di registrare un disco con la crema dei jazzisti di New York. L’album viene inciso in due sessioni. Il risultato viene definito come l’equivalente musicale dei quadri impressionisti. Tra le perle contenute, vale la pena di citare MADAME GEORGE, commovente racconto ambientato nella sua città natale, Belfast, che ha come protagonista un travestito invecchiato, o SWEET THING, dedicata alla futura moglie: l’unico pezzo in cui il musicista guarda al futuro in tutto l’album, orientato invece al passato. La title-track affronta per la prima volta un tema che riapparirà più volte nei suoi lavori: l’amore come esperienza mistica. E, una volta tanto, la casa discografica si dimostra illuminata. La Warner non entra nel panico quando l’album parte lentamente con scarse vendite. La critica lo adora (il leggendario critico musicale Lester Bangs ne parla come di un album che gli ha cambiato la vita). La Warner sa di avere un capolavoro che venderà nel tempo. E così sarà.

E dopo questa grandissima stagione, faremo un bel balzo verso l'alba del nuovo millennio. Madonna guida un esercito di donzelle che invadono le classifiche e i Radiohead portano la sperimentazione elettronica al primo posto. Ma tra tante novità, nonostante tutto, i Beatles vendono ancora più di tutti…

Marco

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