AUTUNNO 1982
( chart USA + UK + Germania, settembre-ottobre-novembre )

# TITOLO INTERPRETE Score
1HARD TO SAY I'M SORRYChicago985
2EYE OF THE TIGERSurvivor950
3JACK AND DIANEJohn Cougar914
4ABRACADABRAThe Steve Miller Band820
5WHO CAN IT BE NOWMen At Work697
6UP WHERE WE BELONGJoe Cocker and Jennifer Warnes562
7EYE IN THE SKYThe Alan Parsons Project555
8DO YOU REALLY WANT TO HURT MECulture Club474
9HEART ATTACKOlivia Newton-John452
10I KEEP FORGETTIN' (EVERY TIME YOU'RE NEAR)Michael McDonald449
11WORDSFR David448
12GLORIALaura Branigan424
13YOU CAN DO MAGICAmerica408
14LOVE COME DOWNEvelyn King376
15PASS THE DUTCHIEMusical Youth355
16HEARTLIGHTNeil Diamond342
17SOMEBODY'S BABYJackson Browne342
18ADIOS AMORAndy Borg328
19HEARTBREAKERDionne Warwick316
20NUR GETRÄUMTNena307
21I DON'T WANNA DANCEEddy Grant304
22TRULYLionel Richie299
23YOU SHOULD HEAR HOW SHE TALKS ABOUT YOUMelissa Manchester296
24ZOOMFat Larry's Band285
25MUSCLESDiana Ross274
26STERNENHIMMELHubert Kah272
27I RAN (SO FAR AWAY)A Flock Of Seagulls272
28STARMAKERKids From 'Fame'264
29BREAK IT TO ME GENTLYJuice Newton262
30MANEATERDaryl Hall and John Oates250
31MAD WORLDTears For Fears248
32WALKING ON SUNSHINERocker's Revenge feat. Donnie Calvin240
33GIVE ME YOUR HEART TONIGHTShakin' Stevens237
34COME ON EILEENDexy's Midnight Runners With The Emerald Express233
35HURTS SO GOODJohn Cougar231
36GYPSYFleetwood Mac230
37PRIVATE INVESTIGATIONSDire Straits229
38YOU DON'T WANT ME ANYMORESteel Breeze226
39THE ONE YOU LOVEGlenn Frey223
40DON'T GOYazoo223
41MICKEYToni Basil218
42SADDLE UPDavid Christie217
43I KNOW THERE'S SOMETHING GOING ONFrida216
44WHAT'S FOREVER FORMichael Martin Murphey216
45STEPPIN' OUTJoe Jackson214
46SAVE A PRAYERDuran Duran214
47HOLD ONFleetwood Mac211
48NOBODYSylvia204
49THERE IT ISShalamar204
50THE BITTEREST PILL (I EVER HAD TO SWALLOW)Jam202
51BLUE EYESElton John201
52BIG FUNKool and the Gang194
53EVEN THE NIGHTS ARE BETTERAir Supply185
54ANNIE I'M NOT YOUR DADDYKid Creole And The Coconuts182
55IT'S RAINING AGAINSupertramp173
56THE MESSAGEGrand Master Flash and the Furious Five feat. Melle Mel and Duke Bootee171
57THE GIRL IS MINEMichael Jackson And Paul McCartney171
58SOUTHERN CROSSCrosby, Stills and Nash171
59AMERICAN HEARTBEATSurvivor167
60ATHENAThe Who165
61NEW WORLD MANRush165
62ALL OF MY HEARTABC164
63LOVE IS IN CONTROL (FINGER ON THE TRIGGER)Donna Summer163
64HOLD MEFleetwood Mac163
65WHYCarly Simon161
66LOVE ME DOBeatles159
67ROCK THIS TOWNThe Stray Cats156
68DON'T FIGHT ITKenny Loggins with Steve Perry155
69JOHN WAYNE IS BIG LEGGYHaysi Fantayzee154
70JUMP TO ITAretha Franklin151
71PRESSUREBilly Joel151
72THINK I'M IN LOVEEddie Money151
73LIFELINESpandau Ballet151
74TAKE IT AWAYPaul McCartney149
75JUST WHAT I ALWAYS WANTEDMari Wilson148
76ONLY TIME WILL TELLAsia144
77SWEET TIMEREO Speedwagon143
78FRIEND OR FOEAdam Ant142
79HI FIDELITYKids From 'Fame' feat. Valerie Landsberg140
80I WANNA DO IT WITH YOUBarry Manilow139
81JACKIE WILSON SAIDKevin Rowland And Dexy's Midnight Runners138
82MAID OF ORLEANSOMD138
83THE LOOK OF LOVE (PART 1)ABC136
84(SEXUAL) HEALINGMarvin Gaye135
85LOVE ME TOMORROWChicago132
86DO YOU WANNA TOUCH ME (OH YEAH)Joan Jett and the Blackhearts132
87WO BIST DU?Spider Murphy Gang131
88HOUSE OF THE RISING SUNAnimals130
89JEDE STUNDEKarat130
90STATE OF INDEPENDENCEDonna Summer127
91LOVE WILL TURN YOU AROUNDKenny Rogers126
92HOT IN THE CITYBilly Idol124
93OOH LA LA LA (LET'S GO DANCIN')Kool And The Gang124
94WHATSoft Cell124
95LET ME TICKLE YOUR FANCYJermaine Jackson123
96YOU DROPPED A BOMB ON METhe Gap Band123
97GLITTERING PRIZESimple Minds121
98REAP THE WILD WINDUltravox120
99VOYEURKim Carnes119
100WEIL I DI MOGRelax118

L'AUTUNNO DEL 1982 – MTV, la Crisi e un Boy

Autunno 1982. La chart americana ha bisogno di nuova linfa. Nonostante la presenza di qualche nuovo nome, c'è puzza di stantio nella classifica USA e ai primi posti si trovano molti vecchi leoni, non sempre all'altezza della loro fama. L’onda modaiola figlia della new wave che arriva dall’Europa (e non solo) consentirà (nel bene e nel male) il definitivo cambio generazionale. Tutto sta ad adattare le orecchie degli americani alle nuove sonorità. Ci vorrà un po’ di tempo, ma alla fine capitoleranno, grazie anche all’aiuto di MTV, nata l’anno precedente. Son proprio le band britanniche le prime ad impiegare nel modo migliore lo strumento video, anche per le innegabili ascendenze teatrali che le caratterizzano (il glam rock fa parte del loro patrimonio genetico). D’altra parte, il Regno Unito è un continuo ribollire di nuovi nomi (la novità di stagione sono i Culture Club della neo-star Boy George). La variegata ondata inglese sembra la risposta (a volte una fuga, altre un attacco frontale) nei confronti dell’imperante grigiore thatcheriano (per altro siamo pure in piena guerra della Falklands). Gli USA stanno affrontando la più grande crisi economica dai tempi della Grande Recessione. I tagli al bilancio aumentano la percentuale di poveri ai livelli più alti degli ultimi due decenni. La crisi viene registrata dal Boss, che racconta della provincia dimenticata mentre, dal Bronx, Grandmaster Flash informa sulla disperata povertà dei ghetti. La musica hip hop sta emergendo dall’ambito underground. Curiosamente è proprio il mercato britannico, più incline alle novità, ad accorgersi del fatto. Anche perché in America al momento MTV non fa vedere video di artisti neri. In questa fase MTV è il perfetto strumento per instillare ottimismo reaganiano tipicamente WASP. Il pubblico americano cerca di rimuovere i problemi, troppo gravi. È probabilmente anche per questo motivo che un classico cinematografico come “Blade Runner” fa fiasco negli USA. Troppo apologo pessimista, con un finale terribilmente ambiguo. Un curioso corto circuito cinematografico riguarda proprio la scena finale di "Blade Runner" (versione originale): Harrison Ford e Sean Young guidano su una strada tra boschi. È l’unica scena in pieno sole di tutto il film. Infatti è stata attaccata all’ultimo momento, utilizzando riprese scartate per i titoli di testa di un altro film della Warner di due anni prima: “Shining” di Kubrick. Deckard e Rachel stanno quindi guidando verso l’Overlook Hotel. Il futuro nonostante il sole non appare per niente roseo… E un’altra auto finisce la sua corsa su un’altra strada immortalata dal cinema. È così che se ne va Grace Kelly il 14 settembre. Non è proprio più tempo di favole nemmeno per le Principesse, ma il pop di MTV vuole ancora farci credere (sperare?), per qualche minuto, il contrario.

Dicevamo che, nonostante la nuova ondata in arrivo, le classifiche son dominate da "vecchiacci". Basta vedere chi c’è al primo posto del classificone…

Chicago – È difficile chiedere scusa, ma alla fine paga...

Chicago - Chicago 16 La band guidata da Peter Cetera ormai è diventata un’altra cosa rispetto al brillante collettivo jazz-rock-soul emerso alla fine degli anni ’60. La “colpa” è di “If You Leave Me Now”, ballata ruffiana ma innegabilmente seducente, datata 1976, che ha fatto assaporare alla band il primo posto su ambo le sponde dell’Atlantico. Ovvio che un tale successo abbia influito sull'evoluzione della band, che si sposta sempre più verso un pop patinato d’alta classifica buttando a mare i fiati. A questo ha sicuramente contribuito anche la tragica scomparsa del co-fondatore Terry Kath, fautore dell’indirizzo jazz-rock della band sin dagli esordi, morto in modo assurdo nel gennaio del 1978, per un colpo di pistola partito accidentalmente (a dire il vero sembra si sia sparato durante una sbronza, per dimostrare che la pistola era scarica…). Nel 1981 la band va in studio con il nuovo produttore David Foster e due nuovi membri, Bill Champlin e Chris Pinnick, per incidere un nuovo album per una nuova etichetta discografica (la Warner Brothers). Per l’album, il sedicesimo della band (chiamato, come tradizione della band, “Chicago 16”) non si bada a spese e si chiama a suonare la crema dei musicisti da sala, tra cui parte dei Toto (Steve Lukather, David Paich e Steve Porcaro). Nulla è lasciato al caso. E infatti, a distanza di 6 anni dal precedente N. 1 USA, la band ripete il colpo con un’altra ballatona: HARD TO SAY I’M SORRY. I fiati che erano il marchio di fabbrica del gruppo lasciano spazio a un arrangiamento patinato con sintetizzatori, che tuttavia nel complesso riesce ancora a mantenere un certo equilibrio e non naufraga nella melassa (la produzione viene etichettata come “di classe”). Il brano rilancia i Chicago a livello mondiale, arrivando, tra l’altro, al N. 4 in UK, al N. 6 in Germania e al N. 1 pure da noi (dove duella in classifica nientemeno che con "Carletto" di Corrado). In realtà la vecchia anima dei Chicago non è completamente assente: nell’album la ballata sfuma in coda in un altro pezzo, "Get Away", che ricorda le vecchie produzioni con fiati del gruppo. Spesso però la coda è tagliata dalle radio USA che programmano il pezzo. Il pubblico preferisce i lenti e la band lo asseconderà sempre più, diventando sinonimo di ballatone sempre più saccariniche e standardizzate, che se all’inizio addolciscono la bocca, nel corso degli ’80 causeranno drammatiche carie ai denti... Anche quando Peter Cetera, principale fautore dei lentazzi del gruppo, deciderà di fare in proprio nel 1985, la band non riuscirà a fare a meno delle ballate e otterrà un terzo N. 1 USA dopo altri 6 anni, nel 1988. Cetera parteciperà nel 1997 alla fastidiosissima cover R’N’B di “Hard To Say I’m Sorry” degli Az Yet, ancora una volta top 10 transatlantico.

Steve Miller Band - Abracadabra Sulla strada dello sbracamento commerciale lontano anni luce dal rock blues degli esordi anche la Steve Miller Band, che ottiene il terzo (e ultimo) N. 1 USA con ABRACADABRA, singolo piuttosto facilotto. Il singolo arriva al N. 1 ma vi resta solo 7 giorni, cedendo il posto al pezzo dei Chicago. Dopo 2 settimane tuttavia ritorna in vetta per un’altra settimana. Poi verrà definitivamente scalzato da John Cougar. Il singolo arriva anche al N. 2 UK e tedesco, diventando il più grande hit internazionale del musicista che, dopo l’insuccesso del precedente album, “Circle Of Love” (uscito nel 1981), ha ben pensato di andare sul sicuro, abbracciando i synth a svantaggio della fida chitarra (maltrattata peraltro nel tremendo l'assolo) che pure l'ha accompagnato nei gloriosi '70.

John Cougar – La storia di Jack e Diane lancia in orbita il Coguaro

John Cougar Mellencamp - American Fool Non manca tuttavia qualche segnale di rinnovamento della classifica USA. Tra i nomi nuovi in classifica c’è il miglior cantautore rock a stelle e strisce (dopo il Boss) del decennio. Il cantautore dell’Indiana, all’epoca John Cougar e poi noto con il suo vero nome, John Mellencamp (il suo manager Tony De Fries diceva che Mellencamp non funzionava e gli ha appioppato il "Coguaro"), non è proprio un debuttante, avendo esordito nel 1975. Già nel 1979 è riuscito a piazzare un discreto hit in classifica con “I Need A Lover”, tuttavia il suo anno è il 1982, quando l’album “American Fool” e i singoli da esso estratto lo catapultano in vetta alla classifica USA. HURTS SO GOOD è stato il successo dell’estate, arrivando al n. 2 della Billboard chart. Ora è il turno di un hit ancora maggiore, l’unico N. 1 del Coguaro, JACK & DIANE. Il pezzo parla di gioventù fugace nella provincia rurale americana, quasi una malinconica versione USA della “Canzone di Bacco” (“Oh yeah life goes on/Long after the thrill of livin is gone”), e rimane per ben 4 settimane in vetta alla classifica americana a Ottobre. La canzone (soprattutto il suo inconfondibile intro - a proposito, la chitarra nel brano è suonata dall'ex Ragno di Marte di Bowie, Mick Ronson) verrà campionata nel 2000 dall’insulsa Jessica Simpson nell’insulso pezzo “I Think I'm In Love With You” (“Think”? Da quando in qua la sciacquetta è capace di pensare?!).

Men At Work – L’onda nuova che arriva dall’Australia

Men at Work - Business As UsualLa rotazione dei video a ciclo continuo su MTV porta al grande pubblico americano anche una band della Terra dei Canguri, i Men At Work, che diventano in un batter d’occhio la band più popolare d’America. A dirla tutta, poco più di un anno dopo saranno già archiviati, però la fiammata, finché è durata, è stata bella alta. La band, guidata dal cantante strabico di natali scozzesi Colin Hay, ha riscosso un grande successo in patria nel 1981 con il N. 2 WHO CAN IT BE NOW, pop-rock dal testo paranoico e dall’inconfondibile intro col sax soprano, e l’album che lo contiene, “Business As Usual”, il loro debutto. Il sound della band è piuttosto simile a quello dei Police, seppur meno raffinato rispetto a quello dei tre poliziotti. Tentano l’esportazione negli USA, ma la Columbia non li ritiene adatti al mercato americano. Pochi mesi dopo, MTV e un tour come gruppo di supporto dei Fleetwood Mac dimostrano il contrario e “Who Can It Be Now” arriva al N. 1 USA a fine Ottobre '82. L’album diventa a sua volta un best seller (15 settimane al N. 1 a partire da novembre!), generando un altro N. 1, la divertente “Down Under” (il loro maggiore successo nonché il loro pezzo migliore, nel frattempo già diventato un hit in Europa Continentale). Il successo americano fa da sponda a quello inglese e all’inizio del 1983 la band arriverà al primo posto di album e singoli sia negli USA sia in UK. Mai nessun gruppo autraliano è mai più riuscito nell’impresa.

La piccola invasione reggae di Albione

Nell’autunno 1982 si assiste nelle chart britannica a una piccola invasione di pezzi pop-reggae (molto slavati a dire il vero) e per l’unica volta nella sua lunga storia tre brani di ispirazione reggae arrivano consecutivamente al N. 1. Il più famoso dei tre è senza dubbio il primo hit di un gruppo guidato da un personaggio a dir poco particolare…

Culture Club – Oh Boy!

Culture Club - Kissing to Be Clever Si chiama George O’Down ed è un ragazzotto 21enne di origine irlandese a cui piace vestirsi e truccarsi da fanciulla, facendosi però chiamare Boy George. Si è fatto notare negli anni precedenti come addetto al guardaroba del club Blitz di Covent Garden, il leggendario locale gestito da Steve Strange, cantante e immagine dei Visage, la culla del movimento New Romantic londinese. Prima che venga buttato fuori dopo essere stato beccato a sgraffignare quattrini dalle borse, il ragazzotto è notato nientemeno che da Malcolm McLaren (il creatore dei Sex Pistols). McLaren lo fa così esibire con la sua nuova band-giocattolo, i Bow Wow Wow. All’epoca si fa chiamare Lieutenant Lush e ruba la scena alla cantante della band, la lolita Annabella Lynn, che lo odia. Il nostro a sto punto incontra il bassista Mikey Craig, che gli propone di formare un gruppo. Arriva poi Jon Moss, ex batterista di Adam & The Ants, nonchè moroso di George. Il chitarrista dell’Essex Roy Hay chiude il quartetto che si fa chiamare Culture Club in onore del melting pot culturale che rappresenta, comprendendo un irlandese, un giamaicano, un ebreo e un inglese. Il gruppo, grazie anche all’immagine del Boy, firma per la Virgin. Tuttavia il primo singolo, “White Boy”, fa fiasco. La stampa inglese già inizia a sfotterli, ma il Boy è contento: ha venduto 5000 copie del singolo a gente che neppure lo conosce! Il secondo singolo fa un altro buco nell’acqua. Ma ecco che il terzo singolo, quando tutti li danno già per finiti, compie il miracolo. Si tratta di DO YOU REALLY WANT TO HURT ME?. Stroncato dalla critica, il brano arriva sparato al N. 1 UK in ottobre, rimanendovi per 3 settimane. Al successo del pezzo, un delizioso pop-reggae che parla proprio della sofferta relazione tra il Boy e Moss, contribuisce una clamorosa esibizione della band a Top Of The Pops. Il giorno dopo tutta l’Inghilterra parla di questo strano tipo chiedendosi cosa esattamente sia. Il Boy diventa una star. Il suo look non è propriamente quello di un travestito che esalta le componenti femminili. Anzi, è piuttosto castigato: tunicone, capelli rasta, cappellini. Il trucco ricorda quello di una bambola giapponese. L’insieme rende il personaggio quasi asessuato (come lui dichiarerà, il sesso non lo interessa, preferisce una tazza di tè al sesso… Evidentemente deve aver cambiato idea col passare degli anni, stando alle ultime tristi cronache…). E così diventa l’idolo non solo dei teenager, ma anche di mamme e nonne… Nei mesi successivi il brano replicherà il successo a livello mondiale (da noi la band esordisce in TV ospitata da un imbarazzato Mike Bongiorno), arrivando al N. 1 in 18 paesi (alcune fonti dicono 23) e piazzandosi al n. 2 negli USA nel marzo 1983. Il Boy si piazzerà alto a fine anno nei sondaggi, sia nella categoria “miglior cantante uomo” che in quella “miglior cantante donna”... A tale proposito c’è una leggenda metropolitana a proposito del video: sembra che Keith Richards dei Rolling Stones sia in camera d’albergo e quando lo vede per la prima volta in TV chiama subito Mick Jagger per fargli vedere “una pollastra fantastica”… (se è vera, avete una prova che le droghe rincoglioniscono!)

Musical Youth – I Jackson 5 del reggae

Musical Youth - The Youth of Today I Culture Club sono preceduti al N. 1 invece dai Musical Youth, un gruppo di 5 ragazzini (di cui 2 coppie di fratelli, Michael e Kelvin Grant e Patrick e Junior Waite) formato a Birmingham nel 1979, sotto la guida del padre di due di loro, Frederick Waite, ex membro del gruppo giamaicano The Techniques. All'epoca papà canta e le due coppie di fratellini suonano (non siamo ancora nell’epoca in cui non è necessario fare nulla per aver successo), diventando un’attrazione dei pub della città natale. Scoperti dal DJ John Peel, firmano con la MCA che aggiunge un quinto ragazzino, Dennis Seaton, che sostituisce il "vecchio" Frederick come cantante della band. Nell’autunno del 1982 il loro debutto diventa il singolo venduto più velocemente dell’anno in UK e arriva al N. 1. La loro canzoncina si intitola PASS THE DUTCHIE, che sta per “passa la pentola” (si parla di dare cibo ai poveri). In realtà si tratta di una cover di un pezzo dei Mighty Diamonds che si intitolava “Pass The Kouchie" (ovvero passa la maria…). Per cui abbiamo al N. 1 UK una band di ragazzini che canta una canzone che in origine parla di cannabis (come non potrei amare una chart che offre queste chicche?!). Il brano arriverà anche nella top 10 USA e venderà oltre 4 milioni di copie. Ad esso seguiranno altri hit tratti dall'album "Youth Of Today" e una collaborazione con Donna Summer, "Unconditional Love". Poi le cose andranno maluccio, uno di loro avrà guai seri con la giustizia (è passato ai fatti, spacciado droghe) prima di andarsene per problemi cardiaci. La band oggi, ridotta al duo formato da Michael Grant e Dennis Seaton, continua e esibirsi in festival sull’onda della nostalgia per gli anni ’80. Una curiosità, sia Boy George che i Musical Youth finiscono davanti a un giudice nei rispettivi video. Un altro trend?

Eddie Grant – Non vuol ballare ma canta al N. 1

Eddy Grant - I Don't Wanna Dance / I Don't Wanna Dance (Accapella) Il trio di hit reggae al N. 1 UK è completato in novembre anche dal quinto singolo solista di Eddie Grant. Edmond Montague Grant, nato in Guyana, è l’ex leader della band anni ’60 degli Equals. Con questo collettivo multirazziale Eddie aveva già conosciuto l’onore della vetta inglese nel lontano 1968 con “Baby Come Back”. Adesso però vi ritorna da solista. I DON’T WANNA DANCE è un pop reggae elettronico piuttosto banalotto, arrivato però al momento giusto. Questo N. 1 sarà seguito dalla migliore e più famosa “Electric Avenue”, che diventerà il suo primo e maggiore hit negli USA. A noi sbancherà solo nel 1988, con la famigerata “Gimme Hope Jo Anna”.

Nel frattempo, un brano scritto da Eddie, WALKING ON SUNSHINE (niente a che fare col pezzo omonimo con cui Katrina & The Waves scaleranno le classifiche tre anni dopo), viene portato al N. 4 britannico dai Rockers Revenge featuring Donnie Calvin. La produzione è una delle più tipiche anni ’80. Un proto-hip hop-funk-reggae-elettronico futurista, prodotto dal mago Arthur Baker, talmente anni ’80 che potrebbe tornare di moda da un momento all'altro...

E ora facciamo un giochino che vi farà venire mal di testa: “chi ha preso da chi”. "Walking On Sunshine" è stata ufficialmente campionata da Norman Cook, prima di diventare Fat Boy Slim, sotto lo pseudonimo di Pizzaùù àman, nel pezzo “Trippin On Sunshine” del ‘94. A sua volta tuttavia il brano dei Rockers Revenge "rubacchia" da un brano uscito poco tempo prima e anch'esso prodotto da Arthur Baker...

Afrika Bambaataa - I Kraftwerk diventano funk sul Pianeta Rock

Afrika Bambaataa & the Soulsonic Force - Planet Rock: The AlbumIl brano in questione è PLANET ROCK di Afrika Bambaataa. Il seminale brano è nella top 100 di Billboard in settembre. Bam, nome preso da un capo Zulu del 19esimo secolo dopo un viaggio in Africa, è con Grandmaster Flash e Kool Herc uno dei tre grandi pionieri dell'hip hop. I suoi set da DJ nel Bronx son leggendari. Soprannominato "Master Of Records", la sua specialità è miscelare brani di qualunque genere, non limitandosi pertanto alla musica black, al fine di ricavarne break ballabili e creare di fatto nuove soluzioni musicali. Ed è quello che fa anche in “Planet Rock”. Ha infatti "rubato" elementi dei suoi brani preferiti, “Trans Europe Express” e “Numbers” dei Kraftwerk (che passeranno i 10 anni successivi a fargli causa). Gli elementi campionati non sono una semplice base su cui rappare (come per esempio avveniva per "Good Times" degli Chic in "Rapper's Delight"), ma vengono alterati, combinati e intrecciati per creare una cosa nuova. Anche per questo il brano è uno dei più influenti del decennio. In aggiunta, oltre ad essere il primo brano del genere che usa una drum machine, ha dato il via al genere electro (ovvero l'hip hop elettronico), infuenzando tutta la produzione successiva (a partire dai Run DMC). E ha di fatto gettato le basi per la musica house. Baker, il produttore, la sera dopo averla incisa confessa alla moglie: "abbiamo appena scritto una pagina di storia della musica".

Ovviamente "chi la fa l'aspetti" e “Planet Rock” è stata a sua volta campionata da miriadi di brani. Tra gli altri, è stata impiegata, “zuh zuh zuh” compreso, anche da LL Cool J e Jennifer Lopez nell’hit del 2006 “Lose Control”. Il pezzo è stato campionato anche da Ice Cube in “You Can Do It”, suo hit nel 2000 (e nel 2004 in UK). Ice Cube tuttavia è un notorio recidivo, e ha pure usato nella sua “Check Yo Self” del ’93 un altro grande classico del rap, anch’esso nelle classifiche nell’autunno 1982...

Grandmaster Flash & The Furious Five – Il messaggio è ricevuto

Grandmaster Flash & The Furious Five - The Message In settembre arriva nella Top 10 britannica un altro classico, THE MESSAGE, di Grandmaster Flash & The Furious Five. Grandmaster, all’anagrafe Joseph Saddler, nato a Barbados e cresciuto nel Bronx, è il più "tecnico" dei grandi pionieri dell’hip hop, inventore e maestro dell’arte del “cutting”, ovvero della riproduzione manuale in loop (e a tempo) di "ritagli" di brani, che vengono così riprodotti e ricombinati (da questa tecnica è poi derivato anche lo scratching). Già famoso nei locali del Bronx, il suo nome arriva al grande pubblico grazie a “Rapture”, l’esperimento pop-rap dei Blondie (il primo N. 1 USA con un passaggio di rap), in cui Debbie Harry lo nomina nel testo ("Flash is fast, Flash is cool"). Adesso ottiene un grande hit. E che hit! Tratto dall’album omonimo, il brano parla delle condizioni di vita nei ghetti neri e dello stato di disperazione delle loro popolazioni ("Don't push me 'cuz I'm close to the edge"). Va detto che il testo si deve a un'idea di Sylvia Robinson, già mente dietro "Rapper's Delight", e che Flash e i Furious Five non volevano saperne di trattare argomenti politico-sociali. Alla fine la Robinson la spunta, Melle Mel, MC di Flash, scrive il testo e nasce così il rap impegnato. La base del brano, col caratteristico riff al sintetizzatore è stata campionata non solo da Ice Cube, ma anche dal “solito” Puff Daddy, nel suo N. 1 USA del 1997 "Can't Nobody Hold Me Down". Oggi “The Message” è considerato uno dei brani più importanti del decennio e Grandmaster Flash è stato il primo artista hip hop ad essere inserito nella Rock ‘N’ Roll Hall Of Fame. Ah, per concludere, il pezzo di LL Cool J e J.Lo che ho nominato prima, “ruba” anche a un altro classico di Grandmaster Flash, “White Lines” del 1984.

Se volete saperne di più, vi consiglio un bel libro sulla storia della musica da discoteca: "Last Night A DJ Saved My Life" di Bill Brewster e Frank Broughton!

Parlando di ritratti della dura realtà non si può non nominare un certo signore nato negli USA…

Bruce Springsteen – il Boss va in Nebraska con la chitarra acustica

Bruce Springsteen - NebraskaLa classifica degli album USA è dominata da John Cougar, ma alle sue spalle c’è il suo “fratello maggiore”, ovvero il Boss, che, dopo il successo commerciale di “The River”, decide di cambiare registro pubblicando un album acustico, notturno e malinconico. Registrato durante l’inverno in casa con un 4 piste senza la E-Street Band, l’album “Nebraska” non contiene singoli da classifica. Questo porta alla rottura tra l’artista e la casa discografica, che teme un suicidio commerciale. Il disco, aperto dall’armonica del Boss nella title-track, parla di realtà provinciali, povere, di criminalità e disoccupazione. Non certo temi all’ordine del giorno in era Raeganiana. Gli “eroi” cantati son eroi negativi, falliti, vinti dalla vita e dalla solitudine. La title track addirittura tratta degli omicidi seriali di Charlie Starkweather. E ATLANTIC CITY descrive la città come un covo di falliti. Il Boss si rifà alla tradizione folk guardando al presente. L’album smentisce i timori dei discografici e arriva nelle top 3 USA e UK, ponendosi come un altro successo, rivelando l’aspetto più intimista dell’autore di “Born To Run”. Aspetto che emergerà periodicamente in altri album, come “The Ghost Of Tom Joad”.

Billy Joel - The Nylon CurtainPubblica un nuovo album con un occhio sui tempi che corrono, “The Nylon Curtain”, anche Billy Joel. L’album vende oltre 2 milioni di copie e rappresenta uno dei lavori più ambiziosi del cantautore newyorkese, che tuttavia a volte eccede un po’, come nel singolo apripista PRESSURE, un po’ troppo barocco (anche se i cambi di ritmo che lo contraddistinguono sono davvero notevoli). Alla fine il pezzo di maggior successo sarà la più classica e riuscita ALLENTOWN, in cui Joel ritrae la crisi, dopo il boom degli anni ’70, dell’omonima cittadina della Pennsylvania (e di molte altre) provocata dalla chiusura delle industrie metallurgiche locali. "No they never taught us what was real; / Iron and coke, /chromium steel; / And we're waiting here in Allentown". Tremendo invece il video dell’epoca. Altro grande classico inserito nell’album è GOONIGHT SAIGON, dedicato alla generazione perduta con la Guerra in Vietnam.

TV, Celluloide e Canzoni

Nell’autunno del 1982 son numerose le colonne sonore che vagano per le classifiche. Il rapporto tra Hollywood e il mondo del pop è più forte che mai e ben due brani da film arrivano in vetta alle charts. Ma ci sono anche rockstar che si dedicano alla celluloide, opere rock e serie TV tratte da film musicali…

Survivor – Una Tigre per Rocky

Survivor - Eye of the Tiger Prima del trio reggae, al N. 1 UK in settembre arriva EYE OF THE TIGER dei Survivor. La band è in circolazione dal ’77 e ha avuto un piccolo hit con "Poor Man's Son". A Sly Stallone il pezzo piace e chiede loro di prepararne uno simile per il suo nuovo film di Rocky. Il gruppo così sfodera il testosteronico brano che musica “Rocky III”, in cui Stallone prende a pugni nientemeno che Mr. T (ricordate ”A Team”?). Il film fa pena, ma ha successo, e lancia in orbita il singolo della band, la cui fama è in gran parte legata proprio a Rocky. Infatti l’altro loro grande hit planetario, “Burning Heart” del 1986, è tratto dal quarto capitolo delle avventure del pugile, stavolta contro il sovietico Ivan “Io Ti Spiezzo In Due” Drago (il prossimo che si lamenta dei film attuali lo lego a una sedia e gli faccio sorbire stile “Arancia Meccanica” la produzione anni ’80 di Stallone!). Se “Burning Heart” è un rockazzo brutto ma proprio brutto (rappresentante del peggior rock USA e getta anni ’80), l’occhio della tigre, pur grezzo, ha un suo fascino e aderisce perfettamente alle esigenze del film. In ogni caso il micidiale intro è costruito ad arte per mettere in circolo dosi di testosterone e adrenalina, diventando un inno per incontri di boxe (ovviamente), baseball e wrestling (oltre che per le risse degli “Amici” della De Filippi…). Il pezzo arriva al N. 1 USA e vi resta per 6 settimane tra luglio e settembre, diventando il primo dei 5 top 10 USA della band. Poi arriva al n. 1 in UK e diventa un hit un po’ dappertutto (in Italia in classifica arriva pure una versione dei Nighthawk – ovvero i “Falchi della Notte”, titolo di un precedente - stavolta discreto - film di Sly). È il sound che piace all’America che bussa rumorosamente alle porte prima di sfondarle. Vince pure un Grammy, ma per l’Oscar deve cedere il passo a un altro brano…

Joe Cocker & Jennifer Warnes – Joe, dal sarcofago a forma di bottiglia a lassù, dove osano le aquile!

Joe Cocker - Up Where We Belong  / Sweet Little Woman Tra grandi N. 1 USA del periodo c’è infatti un altro pezzo tratto da una colonna sonora. Si tratta di una ballatona, inserita nel commento musicale di “Ufficiale e Gentiluomo”, il noto film con Richard Gere e Debra Winger (memorabile la scena finale con lui di bianco vestito che la porta via in braccio dalla fabbrica al suono della canzone: una perfetta macchina per produrre estrogeni e lacrime a manetta). Scritto da Buffy Sainte-Marie con Will Jennings e Jack Nitzsche, UP WHERE WE BELONG rappresenta la rivincita dell’autrice, nativa americana, nei confronti dello show business USA, che l’ha di fatto emarginata all’inizio degli anni ’70 a causa del supporto da lei fornito al movimento di protesta degli indiani d’America.

Il pezzo serve anche al rilancio di un altro veterano dato per disperso, Joe Cocker. All’epoca il cantante dalla leggendaria voce rasposa ha solo 38 anni, ma ne dimostra almeno 15 di più, a causa del mix di droghe e alcol in cui ha immerso la propria carcassa per tutti gli anni ’70. Ripulito, il gallese ha già fatto capolino con alcuni concerti quando viene chiamato a interpretare il brano con Jennifer Warnes, ex-corista di Leonard Cohen che ha già avuto qualche hit negli anni ’70. Il contrasto tra la voce roca (e i movimenti “air guitar”) di Joe e quella calda e posata di Jennifer funziona e i due si ritrovano "lassù dove volano le aquile" vendendo oltre 2 milioni di copie solo negli States. Entrambi rinnoveranno la fama nel corso del decennio con temi da film. Jennifer con "(I've Had) The Time of My Life" (altro duetto, con Bil Medley stavolta) da “Dirty Dancing”, Joe con “You Can Leave Your Hat On” che sonorizza lo strombazzatissimo strip tease di Kim Basinger in “9 Settimane e Mezzo”. “Up Where We Belong” diventa un hit in vari paesi, meno che in Italia, dove in compenso avrà successo la "versione italiana” (virgolettata perché in realtà si tratta di plagio), ovvero “Sarà Quel Che Sarà”, pezzo vincitore di San Remo ’83 interpretato da Tiziana Rivale.

Miglior piazzamento di sempre per Jackson Browne, che arriva al N. 7 USA con SOMEBODY’S BABY, pezzo simpatico che tuttavia non è certo il migliore del cantautore californiano. Eppure questo brano, tratto dalla colonna sonora del filmetto giovanilistico “Fuori Di Testa” (con protagonista un giovane Sean Penn), è solo il suo secondo e ultimo hit da top 10 (il primo, “Doctor My Eyes” risale addirittura al 1972).

Clannad – il folk gaelico va in classifica grazie alla TV

Clannad - Theme From Harry's Game / Strayed Away Clamoroso successo da top 5 inglese a fine novembre (non c’è nel classificone perché è uscito verso al fine del periodo esaminato) per la band irlandese di folk celtico dei Clannad e la loro THEME FROM “HARRY’S GAME”. Il brano atmosferico, accarezzato dalla voce magica di Moya (o Marie) Brennan (all’anagrafe Máire Ní Bhraonáin) deve il suo inatteso successo al fatto che è la sigla di un fortunato film TV. Il pezzo rimane l’unico successo da top 5 inglese cantato interamente in gaelico ed ha poi vinto il prestigioso premio Ivor Novello. “Harry’s Game” è stata poi oggetto di una cover trance nel 1999 ad opera di Chicane, intitolata “Saltwater”, che ha riportato la voce di Marie nella top 10 britannica. Un curiosità: la sorella di Marie ha lasciato la band poco prima della pubblicazione del loro primo hit dopo 6 album. Mossa azzardata? Mah, vedete voi, lei si chiama Eithne Patricia Ní Bhraonáin, ma in arte si fa chiamare Enya.

E parlando di successi nati dalla Tv, non si può ignorare quello di…

The Kids From “Fame” – Buoni sentimenti dall’Academy School Of Arts

The Kids from Fame - The Kids from Fame A proposito della De Filippi prima nominata (prometto non lo farò più!)… Clamoroso successo nella chart britannica per i protagonisti del telefilm “Saranno Famosi”, spin off televisivo del noto film di Alan Parker (ovviamente depurato di tutti gli aspetti più spinosi). I ragazzi, uniti sotto il nome di Kids From Fame arrivano prima al N. 5 col singolo HI FIDELITY e poi al N. 3 con STARMAKER. Il video di quest'ultima è nello stile “volemose bene anni ’80” poi portato agli eccessi da “We Are The World” ed è il pezzo d'addio a Mr. Crandall, il personaggio seduto al centro della scena nel video (l’attore che lo interpretava, Michael Thoma, è morto pochi mesi dopo per cancro). Il successo della serie della NBC è tale da creare scene di isteria di massa quando i ragazzi arrivano in tourneè in UK. E i Kids riescono a piazzare ben 2 album, straripanti di buoni sentimenti, in Top 3 contemporaneamente! Il successo del telefilm ha già portato in estate al N. 1 il tema del telefilm (e del film), “Fame”, scritto da Michael Gore e interpretato da Irene Cara, pezzo con già due anni sul groppone. In Italia la serie arriverà l’anno dopo con grande successo, venendo replicata all’infinito dalla Rai.

Ma i Kids son diventati davvero famosi? I protagonisti della serie dell’epoca sono andati incontro a destini molto diversi. Debbie Allen (l’insegnante di danza Lydia Grant) è una nota coreografa e produttrice televisiva. Lori Singer (Julie) ha interpretato alcuni film, tra cui “Footloose” e “America Oggi”. Erica Gimpel (Coco) ha partecipato a varie serie TV. Lee Curreri (Bruno) scrive musica per la Tv e la pubblicità. Valerie Landsburg (Doris Swartz) si è dedicata a una carriera underground di attrice, regista e compositrice, mentre Carlo Imperato (Danny Amatullo) ha abbandonato il mondo dello spettacolo. La sorte peggiore è toccata al protagonista maschile della serie, Gene Anthony Ray (Leroy), che invece ha avuto seri problemi di droga ed è morto a soli 41 anni per complicazioni da HIV. Dal 1984 la serie ha tuttavia ospitato per un po’ una futura superstar: Janet Jackson.

Pink Floyd - When the Tigers Broke Free / Bring the Boys Back HomeNel frattempo, esce nei cinema anche “The Wall”, ultima fatica di Alan Paker, il regista di “Fame”. Il film è tratto dall’album omonimo dei Pink Floyd. Protagonista il leader dei Boomtown Rats e futuro salvatore del Mondo Bob Geldof. Il film è una “mattonata” (beh, parlando di muri...) pretenziosa, invecchiata malamente. Ha qualche momento notevole, ma è come una maionese impazzita scappata dalle mani del regista che inizia a mostrare tutti i suoi limiti. Forse si è capito che non mi è piaciuto, eh? Comunque l’album che l’ha ispirato è un’altra cosa. Il film non include solo pezzi dell’album omonimo, ma presenta anche brani inediti, tra cui quello pubblicato su singolo, WHEN THE TIGERS BROKE FREE. Il pezzo, scritto da Waters, parla della morte del padre nella Battaglia di Anzio, durante il Secondo Conflitto Mondiale ("the Anzio bridgehead was held for the price / Of a few hundred ordinary lives"). Le “Tigri” altro non sono che i carri armati tedeschi “Tiger I”. Non è stato esattamente un hit (N. 39 in UK) e non è stato poi incluso nel successivo album della band, “The Final Cut”.

Sting - Spread a Little Happiness / Only You Parlando di rock e cinema, da segnalare anche il debutto da protagonista al cinema di Sting (non è il suo debutto reale, ha già recitato in “Quadrophenia”, ma è il suo primo vero ruolo da protagonista). Il film è “Brimstone and Treacle”, tratto da un dramma teatrale, in cui il nostro interpreta un losco figuro che irrompe nella vita di una famiglia (originariamente la parte era stata offerta a Bowie). Dal film viene tratto anche un singolo che è il debutto solista del Poliziotto. Si tratta di SPREAD A LITTLE HAPPINESS, cover di un pezzo di un musical degli anni ’20. Il singolo si piazza a sorpresa nella top 20 britannica in settembre.

 


British Invasion
La musica delle nuove band inglesi incontra parecchia resistenza negli USA all’inizio (“Hey, ‘ste band non fanno rock vero!”), anche perché non si sa bene come inquadrare queste band che flirtano pericolosamente con più generi. Il problema è di marketing per le rigide radio americane, ancora sotto shock per colpa del primo album solista di Phil Collins, in cui comparivano i fiati degli Earth, Wind & Fire. Le radio pop non potevano mettere su pezzi in cui suonava una band soul! Si rischiava di minare l’ordine naturale delle cose! MTV invece le accoglie a braccia aperte grazie ai video decisamente più inventivi di quelli dei colleghi americani. Tuttavia solo quando verrà loro data un’etichetta che riusciranno a sfondare anche negli USA. Spesso l’etichetta sarà dance, in quanto è possibile ballare i successi inglesi in discoteca. Tuttavia è estremamente riduttiva per un’ondata che comprende molte anime.

Duran Duran – Una preghiera da classifica tra Rio e Sri Lanka

Duran Duran - Save a Prayer I Survivor tengono lontano dal N. 1 UK uno dei migliori singoli dell’anno, SAVE A PRAYER dei Duran Duran. Il singolo è il terzo estratto dal secondo album dei 5, “Rio”, il loro miglior lavoro, nonché uno degli album che meglio hanno definito il pop new wave della seconda British Invasion. Dopo “My Own Way” e “Hungry Like The Wolf” (che si appresta a diventare l’hit che bucherà il mercato americano), la seducente ballata elettronica solidifica la fama della band in patria. Il pezzo racconta di un incontro casuale di una notte ed ha il ritornello modellato sulla struttura di “If You Could Only Read My Mind” di Gordon Lightfoot. Il successo del brano è sicuramente aiutato anche dallo splendido video girato in Sri Lanka da Russell Mulcahy (futuro autore di “Highlander"), uno dei tre famosi video esotici della band, con “Hungry Like The Wolf” Duran Duran - Rioe RIO (la bella title track che arriva in ottobre nella top 10 britannica è accompagnata da un video girato ad Antigua). I video in realtà fanno parte di un progetto di 11 video, realizzati per i brani di “Duran Duran” (il loro primo album) e “Rio”, con cui la band intende dare la scalata alla chart americana a suon di heavy rotation su MTV. La Tv musicale non si fa pregare e l’America, fino a quel momento fredda nei loro confronti, alla fine aprirà i cancelli. Tuttavia "Save A Prayer" negli USA non verrà pubblicata su singolo fino al 1985. "Some people call it a one night stand/But we can call it paradise/Don't say a prayer for me now/Save it 'til the morning after".

Spandau Ballet - LifelineArriva al n. 7 britannico anche LIFELINE degli Spandau Ballet. La band dei fratelli Kemp passa dal funky-pop stilizzato degli esordi a un pop solare di più facile fruizione. Il successo del singolo è una boccata d’ossigeno per la band, i cui ultimi singoli son andati maluccio. Il brano apre la strada all’album più fortunato del gruppo, “True”.

Wham! - Young Guns (Go For It) / Going For It! E in ottobre debuttano nella UK chart due pischelli che rispondono al nome di George Michael e Andrew Ridgeley, in arte gli Wham!. A dire il vero la loro YOUNG GUNS (GO FOR IT) è un funkettino-pop-rap pieno di synth che non fa certo presagire che ci troviamo al cospetto di una delle maggiori pop star del decennio. Il brano deve il successo a un passaggio dei due a Top Of The Pops, come sostituzione dell’ultimo minuto. I due, grazie anche a un’esibizione indovinata, diventano gli idoli delle ragazzine, e il pezzo, che fino a poco prima strisciava nelle parti basse della UK chart, arriva sparato al N. 3 in novembre. Divertente il testo: un ragazzo cerca di convincere il miglior amico (definito "sucker", ovvero fesso) a non rovinarsi la vita sposandosi con la ragazza che l'ha "incastrato" rimanendo incinta. Prima di "explore monogamy" il motto di George è "caution pays". Anni dopo però Andrew si è sposato, con Karen Woodward delle Bananarama.

ABC - All of My Heart / Overture Terzo top 10 dallo splendido “The Lexycon Of Love”, debutto in pompa magna degli ABC, all’epoca un quintetto formato da Martin Fry, Mark White, Stephen Singleton, David Palmer e Mark Lickley. Il singolo che arriva al N. 5 UK in autunno è la bella ALL OF MY HEART (video recente su youtube), brillante ed elegante new wave orchestrale prodotta dal grande Trevor Horn.


Kid Creole & the Coconuts – I suoni tropicali di Augusto e le sue Noci di Cocco

Kid Creole & The Coconuts - Tropical Gangsters Sonorità caraibiche in un altro grande N. 2 inglese del periodo, si tratta della divertente ANNIE I'M NOT YOUR DADDY, il più grande hit di Kid Creole & The Coconuts. Il collettivo americano guidato da Thomas August Darnell Browder, alias Kid Creole (ricavato dal film di Elvis Presley “King Creole”), dall’inconfondibile look da pappone anni ‘40, offre all’epoca una brillante ricetta a base di calypso, soul e pop che non fallisce l’appuntamento con la classifica britannica. Il gruppo, che tenderà in seguito ad abusare degli stessi schemi compositivi, non è più riuscito a replicare un simile successo, pur ottenendo alcuni hit minori nel corso degli anni successivi (in Italia li si scoprirà solo nell’85 con la mediocre “Endicott”). Oltre alle tre Coconuts, tra cui l’allora moglie di August, Adriana Kaegi, il collettivo comprende anche il percussionista Andy Hernandez, alias Coati Mundi. Il singolo è tratto dal fortunato terzo album della band, “Tropical Gangsters” (N. 3 in UK), da cui son stati tratti altri due hit, "Stool Pigeon" e "I'm a Wonderful Thing, Baby". Negli anni a venire, August alternerà tour con le Coconuts a musical teatrali.

Ma accanto a queste band più pop, dall’Inghilterra arrivano anche suoni più “seri”…

Dire Straits – Mark imita Marlowe

Dire Straits - Love Over Gold Il miglior piazzamento di sempre nella top 10 dei singoli britannici per i Dire Straits è PRIVATE INVESTIGATIONS, che arriva al n. 2. Il brano è un hit atipico. Si tratta di una ballata riflessiva nello stile di Mark Knopfler. Parte lentamente con piano e chitarra fino all’irruzione di un battito dettato dal basso che anticipa l’esplosione finale. Anticipa l’album “Love Over Gold”, che arriva al n. 1 in ottobre. L’album, il quarto della band, è il primo prodotto da Mark ed è composto da lunghi pezzi prevalentemente strumentali che si ispirano al rock progressivo. L’album, forse un po’ pretenzioso, è poco “radio friendly” è questo ne limita il successo in America, dove vende solo mezzo milione di copie. In compenso diventa un grande successo in Europa. Ovviamente col successivo i Dire Straits ritorneranno verso una scrittura più pop che consentirà loro di vendere milioni di copie in tutto il mondo. L’album doveva includere un pezzo intitolato “Private Dancer”, tuttavia alla fine Knopfler l’ha scartato ritenendolo più adatto all’interpretazione da parte di una voce femminile. Due anni dopo la canzone diverrà la title track del famoso album della rinascita di Tina Turner.

Simple Minds – I nuovi sogni dorati di Jim Kerr e soci

Simple Minds - New Gold Dream (81-82-83-84) Esce il 13 settembre e si piazza trionfalmente al N. 3 britannico l’album capolavoro dei Simple Minds, NEW GOLD DREAM (81, 82, 83, 84). La band scozzese ha già pubblicato 5 album, gli ultimi dei quali si sono avventurati l’anno precedente nella top 20 britannica. Tuttavia è questo l’album che trasforma le Menti Semplici in una delle band guida del rock britannico anni ’80. La sofisticata e armoniosa sintesi tra sonorità romatiche e new wave elettronica, unita a una sensibilità pop, assicura alla band i primi hit con GLITTERING PRIZE (il singolo in top 20 questo autunno), PROMISED YOU A MIRACLE e SOMEONE, SOMEWHERE, IN THE SUMMERTIME. L’unione tra basi ritmiche variegate e basate sull’impiego della batteria acustica in un periodo in cui son di moda le batterie elettroniche, le melodie create dal connubio tra le tastiere di Michael MacNeil e la chitarra di Charlie Burchill, e la voce e i testi evocativi di Jim Kerr, porta l’album in orbita, sotto il controllo del produttore Peter Walsh.

Tears For Fears – C’è poco da piangere: Roland e Curt hanno tra le mani un classico

Tears for Fears - Mad World / Ideas as Opiates A novembre arriva al N. 3 UK un singolo di un duo formato da due ragazzi di Bath, Roland Orzabal e Curt Smith. Il nome deriva da un testo di psicologia che trattava della terapia della regressione, sviluppata da Arthur Janov (i due incontreranno il terapeuta a metà anni ’80 e rimarranno molto delusi dal fatto che il tipo è una specie di medico delle star – tra i suoi ex pazienti c’è stato anche John Lennon - più interessato a trarre musical dalle sue teorie che a svilupparne di nuove). La ragione del nome deriva dal fatto che si tratta di due figli di “Broken Homes”, traumatizzati dai divorzi dei rispettivi genitori. Il loro album di esordio, “The Hurting”, che vedrà la luce nel 1983, altri non è che una lunga seduta dall’analista in cui riemergono tutti i ricordi dell’adolescenza segnata dai drammi famigliari. Il loro esordio risale al 1981, e MAD WORLD è il loro terzo singolo, ma diventa il primo a scalare le classifiche. È un ottimo pezzo elettronico che descrive la visione del mondo circostante attraverso gli occhi di un teenager. Il video è diretto da Steve Barron, futuro autore di classici del videoclip come “Billie Jean” e “Take On Me”. Nel 2003 la versione acustica per piano del brano, realizzata da Michael Andrews per la colonna sonora del cult “Donnie Darko”, verrà pubblicata con il cantato di Gary Jules. Diventerà a sorpresa meritatamente il N. 1 natalizio inglese.

The Jam - The Bitterest Pill (I Ever Had to Swallow) / Pity Poor  Alfie - Fever Smith e Orzabal prima dei Tears For Fears hanno formato un gruppo mod chiamato The Graduate (dal film con Dustin Hoffman). E parlando di band mod, i Jam di Paul Weller ottengono un altro grande N. 2 britannico con THE BITTEREST PILL (I EVER HAD TO SWALLOW), un’intensa ballata soul. Ma una pillola ben più indigesta la devono ingoiare i molti fan della band: il 30 ottobre Paul Weller annuncia lo scioglimento del trio. Sta già lavorando ad un nuovo progetto, gli Style Council, con il pianista Mike Talbot. La band pubblicherà in dicembre un ultimo singolo “Beat Surrender” (che ovviamente finirà sparato al N. 1 UK). Poi, si aprirà un nuovo capitolo della sua storia musicale, con una nuova creatura che conquisterà le classifiche mondiali.

Una breve scorsa alla album chart britannica del periodo per trovare qualche altro nome. Al N. 2 arriva "Too-Rye-Ay" dei Dexys Midnight Runners di Kevin Rowland, reduci dal singolo di maggior successo dell'anno in UK, la travolgente "Come On Eileen", seguita in autunno dalla cover del pezzo di Van Morrison "Jackie Wilson Said" (niente video ahimè!). C'è pure il secondo album dei Depeche Mode, "A Broken Frame", uscito a settembre. L'album entra nella top 10 britannica dimostrando che il quartetto elettronico può sopravvivere all'abbandono di Vince Clarke, autore dei pezzi del loro album di debutto. E proprio gli Yazoo, formati da Vince con la pingue Alison Moyet, arrivano al N. 2 UK con l'album "Upstairs At Eric's". La loro “Don’t Go”, grande hit estivo in UK, è attualmente nella chart tedesca. Di Ultravox - Quartetquesti nomi ne riparaleremo a tempo debito, quando tratteremo i mesi primaverili ed estivi del 1982. Successo da top 10 anche per gli Ultravox e l'album "Quartet", trainato dal bel singolo REAP THE WILD WIND. Ventata di rock dark gotico in classifica invece con i Bauhaus. Sull'onda del successo di ZIGGY STARDUST, cover del brano di Bowie approdata in Top 20 UK, l'album della band, "The Sky's Gone Out", uscito a ottobre, diventa il loro lavoro di maggior successo commerciale, arrivando al N. 4 UK.

A Flock Of Seagulls – Un successo da parrucchieri

A Flock of Seagulls - I Ran C’è chi invece al momento non vende una copia nella patria britannica, ma si rifà con gli interessi oltreoceano. È il caso degli A Flock Of Seagulls (nome ricavato da un brano degli Stranglers), band synthpop di Liverpool guidata dai fratelli Mike e Ali Score. Va detto che il successo durerà giusto una stagione, anche perché la fortuna della band è più che altro dovuta a MTV che lancia i loro video. E l’unica cosa speciale dei video son le buffe acconciature di Mike Score, ottenute con tonnellate di lacca (il buco dell’ozono è sicuramente colpa sua!). Inutile dire che col tempo lo Stormo di Gabbiani sarà oggetto di numerose battute e scherzi (un episodio di “Friends”, con un flashback relativo agli anni ’80, vede Chandler sfoggiare un’improbabile acconciatura alla Gabbiani…). I RAN (SO FAR AWAY), il pezzetto che piazzano al N. 9 USA (e al N. 1 australiano), tutto sommato è un synth pop decente che merita un ascolto. Apre l’album col nome del gruppo, che racconta di un’invasione aliena. Il pezzo in realtà si intitola nell'album solo “I Ran”, ma le tensioni tra USA e Iran fanno venire alla casa discografica la brillante idea di aggiungere il “(So Far Away)”. Se volete vedere a che punto arrivavano le loro acconciature, eccovi il video di SPACE AGE LOVE SONG. La band alla fine riuscirà pure a piazzare l’anno dopo un hit nella top 10 UK con “Wishing”, a dire il vero un po’ troppo monotona e sulla falsariga degli altri pezzi. Oggi la band, con gran parte dei membri cambiata, partecipa a molti revival anni ’80 con i suoi due hit.

Billy Idol - Billy IdolSempre negli States, ottiene il primo successo un altro personaggio snobbato nella nativa Gran Bretagna. Si tratta di William Michael Albert Broad, nato nel Middlesex. Forse questo nome non vi dice niente. Meglio presentarlo col nome d'arte allora, ovvero Billy Idol. Ex membro del gruppo punk Generation X, Billy, dopo lo scioglimento della band, si trasferisce a New York, dove inizia a collaborare col chitarrista Steve Stevens. Ebbene, il personaggio, un po' tamarro ma simpatico, con capelli ossigenati, ghigno satanico e completi in pelle, sembra la risposta ai desideri di MTV. Billy cavalca la tigre e così a settembre piazza al N. 22 della USA chart il suo primo hit, HOT IN THE CITY, grazie anche al video trasmesso in heavy rotation. Il brano, tratto dall'album di debutto solista di Idol, rientrerà nelle classifiche 6 anni dopo, a seguito della pubblicazione della sua prima raccolta di successi, accompagnato da un nuovo video (molto più "hot").

La British Invasion non riguarda ovviamente solo gli States, ma ovviamene colpisce anche il continente più vicino alle Isole Britanniche… Tra le band inglesi nella top 10 in Germania ci sono anche gli Haysi Fantayzee, Haysi Fantayzee - John Wayne is Big Leggy / Sabres of Paradise guidati dai cantanti Jeremy Healy e Kate Garner. Con uno stile a metà tra quello dei Culture Club e quello dei Bow Wow Wow e Adam & The Ants, ottengono un successo superiore a quello raggiunto in patria con JOHN WAYNE IS BIG LEGGY. La canzoncina, arrivata all’inizio dell’estate al N. 11 UK, ora si invola nella top 3 tedesca. Non allude tuttavia alle dimensioni delle gambe di The Duke, ma a quelle di un’altra sua appendice…

The Beatles - Love Me Do Parlando di British Invasion, va segnalata la presenza di due titoli della prima storica invasione degli anni ’60 nella top 10 britannica. Per festeggiare il ventennale della sua pubblicazione, il singolo di debutto dei Beatles, LOVE ME DO, è stato ripubblicato come picture disc. La prima volta si è fermato al N. 17. Stavolta va meglio, arrivando al N. 4, ma non raggiunge la sperata prima posizione (sarebbe stato il loro 18esimo N. 1). Anche THE HOUSE OF RISING SUN degli Animals di Eric Burdon viene ripubblicata e va anch’essa in Top 10.

 


Di tutto di pop. Altri grandi successi del periodo

Alan Parsons Project – L’occhio nel cielo punta le zone alte delle classifiche

The Alan Parsons Project - Eye in the Sky Tra i successi dell’autunno c’è il singolo che contiene la title-track dell’ultimo album dell’ingegnere del suono di “The Dark Side Of The Moon”. L’album, registrato negli studi di Abbey Road, è in circolazione già da qualche mese (è uscito a maggio), ma è proprio EYE IN THE SKY a lanciarlo verso le parti alte delle classifiche. Si tratta del maggior successo commerciale del progetto di Alan Parsons e Eric Woolfson. È un buon pezzo pop elettronico, cantato da Woolfson, che, al di là delle sonorità dolci modellate dal fairlight di Parsons, presenta un testo tutt’altro che rassicurante con riferimenti all’orwelliano Grande Fratello (no, non il reality!). Sembra che il brano sia stato ispirato da una visita in un casinò del Nevada, stracolmo di telecamere che controllavano i giocatori. Nell’album, “Eye In The Sky” è introdotta dalla strumentale “Sirius”, nel video live le potete sentire entrambi.

Michael McDonald – La voce più calda del rock diventa solista

Michael McDonald - If That's What it TakesIn ottobre arriva al N. 4 USA anche il singolo di debutto solista di Michael McDonald, grande cantante e tastierista, già collaboratore degli Steely Dan e membro a partire dal ‘75 dei Doobie Brothers, con cui ha ottenuto grandi successi come “What A Fool Believes”, N. 1 USA nel '79. Dall'81 Michael cambia aria e si dedica a una carriera solista che gli porterà non poche soddisfazioni nel corso degli anni ’80. Il debutto si intitola “If That's What It Takes” (quasi una frase di sfida: se è questo che ci vuole per aver successo…) è celebrato dalla critica e diventa un buon successo di pubblico, grazie soprattutto al successo del raffinato singolo I KEEP FORGETTIN’ (EVERYTIME YOU’RE NEAR), cover di un brano del '62 scritto da Jerry Leiber e Mike Stoller. 12 anni dopo il giro di basso della canzone verrà campionato e riportato nella top 10 USA da “Regulate” dei rapper Warren G and Nate Dogg.

Diana Ross – Diana vuole i muscoli (o li vuole Michael?)

Diana Ross - Silk Electric I primi anni ’80 son caratterizzati dall'ennesima fuga di massa dalla Motown. Tra i transfughi c’è anche Diana, che nel 1981 ha mollato in modo movimentato l’etichetta di Detroit, considerata una prigione dorata, per la RCA. Dopo un primo album di successo, la cantante piazza nell’autunno ’82 al N. 10 USA, per sei settimane, un nuovo singolo, MUSCLES. Il pezzo (bruttarello) ovviamente parla di muscoli e vede l’ex Supreme in versione soft core. Anche il video, un po’ trash (e ovviamente censurato), non scherza, con Diana intenta a sorvolare montagne di muscoli. Diana ha un debole per la carne? Certamente. Tuttavia la faccenda diventa un po’ più inquietante se poi vediamo che la canzone è stata scritta nientemeno che da Michelino Jackson... E lui non migliora la situazione dicendo che la canzone è stata ispirata dal suo serpente (Cicciolina e Pito Pito?). Forse questi dubbi devono aver colto anche gli acquirenti di dischi, dato che l’album che contiene il pezzo, “Silk Electric”, nonostante la copertina realizzata nientemeno che da Andy Warhol, non sarà un grande successo (non andrà oltre la 27esima posizione negli USA). I tempi di “Diana”, uscito 2 anni prima, sembrano lontani lontani. Ah, dimenticavo, Michael ha sulla rampa di lancio (uscirà a dicembre) un nuovo album che si intitola “Thriller”. Qualcuno ne ha sentito parlare?

Dionne Warwick - HeartbreakerUn’altra grande Signora (e futura carampana) della musica R’N’B torna nelle classifiche tra ottobre e novembre. Si tratta di Dionne Warwick, che con HEARTBREAKER, scritta per lei da Barry Gibb dei Bee Gees (e si sente), ottiene un grande N. 2 in Gran Bretagna (e ritornerà nella top 10 americana due mesi dopo).

Donna Summer - Donna Summer Chi ha ben due singoli in circolazione nelle classifiche è Donna Summer. Tuttavia, se confrontiamo le posizioni attuali con quelle dell’estate 1979, trattata poche settimane fa, vediamo che i tempi delle vacche grasse son ormai (quasi) finiti. Finita la collaborazione con il pigmalione Moroder, Donna si affida a Quincy Jones, che le produce l’album che porta il suo nome. LOVE IS IN CONTROL (FINGER ON THE TRIGGER), primo estratto, la riporta nella top 10 USA. A questa segue STATE OF INDEPENDENCE, dalle sonorità Donna Summer - Love Is In Control / Sometimes Like Butterflies reggae-gospel. Si tratta della cover del brano scritto da Vangelis e Jon Anderson degli Yes all’epoca della loro collaborazione come duo. Quincy fa le cose in grande per Donna e fa cantare nel coro del brano una pletora di star, tra cui Michael Jackson (all’epoca ubiquitario), Christopher Cross, James Ingram, Kenny Loggins, Michael McDonald, Lionel Richie, Dionne Warwick e Stevie Wonder. Praticamente la prova generale di “We Are The World”. Purtroppo gli sforzi non sono ripagati in pieno e il brano, pur piazzandosi al n. 14 in UK (e al N. 1 in Olanda), non va oltre la posizione N. 41 negli USA.

Chi domina invece le piste delle discoteche USA nell’autunno 1982 è…

Laura Branigan – L’americana trova l’America grazie a un hit italiano

Laura Branigan - Gloria / Living a Lie Al N. 3 della Billboard chart arriva GLORIA di Umberto Tozzi, ovviamente nella versione in inglese di Laura Branigan. Il testo in inglese è molto diverso dall’originale (anche perchè strofe come "manchi a questa mano che lavora piano" non si addicono propriamente a una Signora...) e parla di una donna sola sull’orlo dell'esaurimento. Sull'onda del successo nelle disco (specie in quelle gay, dove funzionano i prodotti europei) il brano scala la classifica e porta la cantante di origini italo-irlandesi, ex corista di Leonard Cohen (la seconda che incontriamo, dopo la Warnes), sotto la luce dei riflettori. Contenta dei risultati, Laura inciderà una versione inglese anche di "Ti Amo". L’anno successivo porterà al successo una versione inglese di un hit francese (“Solitaire”) e nel 1984 sarà il turno di un altro hit italiano, stavolta però non bisognoso di traduzioni, “Self Control” di Raf. I successivi lavori, tra cui altre (troppe) cover (è dura quando non si ha uno staff che ti cuce addosso le canzoni), vanno incontro a un successo minore. Manterrà tuttavia un buon successo in Australia e America Latina e parteciperà ad alcuni musical. Morirà nel 2004 a causa di un aneurisma. Una professionista seria che merita rispetto, cosa che le ha negato Gianni Minà quando l’ha etichettata “scarto da classifica USA” quando è venuta a partecipare come ospite straniero a San Remo ’91.

Fleetwood Mac - Gypsy / Cool Water Per restare in tema di voci femminili, nel classificone sono presenti ben due hit dall’ultimo album dei Fleetwood Mac, uscito in estate. Se “Hold Me”, successo estivo per la voce di Christine McVie, sta scendendo, il secondo singolo, GYPSY, interpretato dalla grandissima voce di Stevie Nicks, sale fino al N. 12 della classifica USA. Olivia Newton-John - Heart Attack Top 3 hit negli USA anche per la sempre sexy-virginale Olivia Newton John, che dopo aver infestato le classifiche per mesi con l’inno sexy-parrocchiale “Physical”, ci propone la mediocre HEART ATTACK. La bella australiana è ancora una delle artiste di maggior successo mondiale, anche se anche la sua stella è in declino. L’anno successivo realizzerà un nuovo film con John Travolta, ma il successo di “Grease” sarà lontano anni luce…

C’è anche a chi riesce un ultimo colpo di coda…

America – La magia riesce ancora per una volta

America - View From the Ground Tra i clamorosi ritorni in classifica c’è quello degli America, ridotti al duo Gerry Beckley e Dewey Bunnell. La band non entra nella top 40 USA da ben 6 anni. Che il 1982 sia l’anno buono per loro lo ha già dimostrato il successo italiano del loro album del 1980 “Alibi”. Un miracolo dovuto alla partecipazione come ospiti stranieri al Festival di Sanremo ’82 con il brano “Survival”. Il brano e il relativo album, vecchi di più di 2 anni, si involano così nelle zone alte della nostra classifica (una cosa analoga succede anche ai Village People in goffa versione new romantic, fiasco in tutti i mercati tranne nel nostro...). Con l’autunno tuttavia la band torna anche nella Top 10 della Billboard Chart con YOU CAN DO MAGIC. Il brano, scritto dall’ex chitarrista e leader degli Argent Russ Ballard, è tratto dal decimo album della band, “A View From The Ground”. Il pezzo, banolotto, ben si allinea con le sonorità della classifica USA del periodo e si inchioda la N. 8 per 5 settimane a partire da metà ottobre, diventando l’ultimo hit della band, che tuttavia è ancora in circolazione ed è tornata a incidere da poco. Non si sa mai…

Frida - I Know There's Something Going On / Threnody Russ Ballard è autore anche di un altro hit del periodo. Si tratta di I KNOW THERE’S SOMETHING GOING ON di Frida, la rossa degli Abba, sua prima uscita dopo lo scioglimento del quartetto svedese. Il brano, ben piazzato nelle classifiche, è prodotto da Phil Collins e in effetti ricorda molto le produzioni di Phil dell’epoca, con la sezione ritmica ben in evidenza. Sembra che per Frida lavorare con Phil sia stato un po’ uno shock: lei è abituata a comportarsi in sala d'incisione come un impiegato del catasto, timbrando il cartellino e seguendo attentamente le istruzioni impartite, mentre Collins è più “artisticamente improvvisatore” (si, come un bancario...). Il singolo è in classifica in contemporanea con l’ultimo hit del suo ex gruppo, THE DAY BEFORE YOU CAME, ultimo estratto da “The Visitors”, ben assestato nella top 10 tedesca. Un pezzo che miscela synth pop con le melodie tipiche dei quattro rivelandone tuttavia il lato più cupo. Il buon Phil nel frattempo fa uscire a novembre il suo nuovo album, il secondo solista, “Hello I Must Be Going”, il cui primo singolo “Thru’ These Walls”, replica la struttura del suo primo successo solista, “In The Air Tonight”, senza tuttavia replicarne il successo. Si rifarà a breve col secondo singolo, una cover delle Supremes (!). Phil e i Genesis, sono artefici di una clamorosa reunion al Milton Keynes Bowl il 2 ottobre con Peter Gabriel. Peter Gabriel - Peter Gabriel Il concerto serve per compensare parte delle perdite provocate dal festival Womad lanciato da Peter a luglio. Intanto anche Peter pubblica il suo nuovo album, il quarto, in cui miscela ritmiche etniche con suoni elettronici. Benché l'album sia ben accolto dalla critica e sia un discreto successo in patria (N. 6 in classifica), il singolo SHOCK THE MONKEY si rivela stranamente un (immeritato) fiasco in patria. In compenso il pezzo sarà il suo primo top 40 hit negli USA (anche grazie all’inquietante video) e una provvidenziale esibizione al nostro Festival di San Remo ’83 (con tanto di volo sulla folla di beoti accorsi per Toto Cutugno e schianto sul palco dell’Arcangelo) lo farà diventare un hit sulle nostre sponde (ennesimo miracolo sanremese quindi). Da notare che il pezzo non parla di scimmie, ma di sentimenti che svelano il lato animalesco delle persone: è la gelosia la scimmia di cui si parla.

La disco sarà anche morta, ma il rap ne è un erede diretto. Inoltre l’ombra degli Chic è ben presente in molta della musica soul-dance dell'epoca. Shalamar - FriendsCome tipica produzione soul da discoteca dell’epoca potete ascoltare THERE IT IS, secondo grande hit britannico per gli Shalamar tratto dal loro fortunato album “Friends”. La cantante Jody Watley dopo aver lasciato la band, diverrà una diva dance della seconda metà degli anni ’80. Tra i pezzi soul "da struscio", la Fat Larry's Band ottiene il suo maggiore successo con il n. 2 UK ZOOM. La band si scioglierà nel 1987, in seguito alla prematura scomparsa di Fat Larry ovvero Larry James. E a proposito di lutti, la musica da discoteca perde il 12 novembre il produttore e mago del sintetizzatore Patrick Cowley, tra i creatori del sound Hi-NGR (ovvero la musica elettronica da discoteca dal ritmo sostenuto e dalle melodie accattivanti) e produttore di nomi come Sylvester (per cui ha prodotto "You Make Me Feel (Mighty Real)" e, già in punto di morte, DO YOU WANNA FUNK). Cowley è la prima vittima nota in campo musicale dell’AIDS e Sylvester lo seguirà sei anni dopo… Eh si, la festa in discoteca è davvero finita… Beh, per modo di dire. In discoteca la gente ci va meno, ma balla ancora. E nella classifica dance USA si nota per la prima volta un nome: è una tipa che si chiama Madonna ed è al n. 3 con la sua EVERYBODY, scritta con Steven Bray.

F.R. David - Words / When the Sun Goes Down Strabordante successo nella classifica tedesca (e continentale, Italia compresa) per il francese di origine tunisina Elli Robert Fitoussi, meglio noto come F.R. David. La sua WORDS è un tipico europoppettino di quelli facili facili e melensi che ben si addicono alle orecchie ancora innocenti delle ragazzine dell'epoca, in piena fase “Tempo Delle Mele” (oggi probabilmente sono casalinghe disperate). Venderà 8 milioni di copie, arrivando pure al N. 2 UK. Tipica one hit wonder, di F.R. non avremo più notizie. Mi sa che ci campa ancora di rendita.

Nena - Nur geträumt / Ganz oben Tra i nomi autoctoni, molte novità. Da segnalare il primo grande hit per Gabriele Susanne Kerner, ovvero Nena, futura interprete del famigerato hit mondiale “99 Luftballoons” e destinata a diventare la rock star femminile più popolare di Germania, tuttora di grande successo, con NUR GETRÄUMT, bell’esempio di rock-new wave di marca teutonica che approda al n. 2. Hubert Kah - Sternenhimmel / Tanzen geh'n Neue Deutsche Welle con gli Hubert Kah e la loro STERNENHIMMEL, N. 2 in patria. L'eccentrico Hubert Kemmler in seguito collaborerà a molti hit di Sandra. Ma ora che ci penso, forse volete vedere qualcosa che solo i nostri amici d’Oltralpe possono regalarci… Che ne dite di Andy Borg, autentica superstar teutonica all’epoca? Beccatevi ADIOS AMOR, successo al N. 1 quasi da lissio! In confronto Al Bano e Romina sembrano Lennon e McCartney. A proposito, in Germania c’è anche una specie di Italian Invasion. Ci son in classifica sia i Ricchi e Poveri (con “Made in Italy”) sia Claudia Mori (con “Non Succederà Più”).

 


USCITE CHIAVE

Kate Bush - The DreamingChe a Kate Bush potesse mancare un venerdì lo si sospettava fin dal suo esordio nel '78. Il 13 settembre 1982 se ne ha la certezza. Esce infatti in tale data THE DREAMING, l’album che esprime tutti i demoni della Signorina Cespuglio. Avrà a dire “io non ho incubi. Mi preoccupo soltanto”. Sta di fatto che il sogno che ci propina ha tutte le caratteristiche di un incubo che alterna orrore e tenerezza. L’album sancisce la follia creativa di Kate, che non esita a fornirci la chiave per entrare nel suo mondo. La chiave è il tema ricorrente dell’album e figura anche nella copertina: lei è intenta a passarne una con un bacio al Mago Houdini, a cui dedica un brano. Secondo alcuni questo album segna il punto di non ritorno della ricerca musicale di Kate. In alcuni brani dell'album, come nell’omonimo singolo, incubo aborigeno australiano, tale ricerca sfiora il delirio. Il singolo non è un hit, ma l’album arriva al N. 3 UK e sbanca in tutta Europa. E due anni dopo, un patto con Dio le permetterà di ritornare in alto anche nelle classifiche dei singoli, compresa quella USA. Intanto ci ha dato la chiave che apre le porte alla stranezza. E se qualcuno è fuggito via spaventato, l'invito è stato sicuramente accettato dai suoi numerosi seguaci. Bellissimo il video da Discoring con Kate che aspetta scazzata che la logorroica mitragliatrice Pettinelli finisca di presentarla...

Prince - 1999 Il 27 di ottobre esce il nuovo disco di un artista in ascesa. È un doppio album di funk elettrico e elettronico che guardando al passato (Funkadelic su tutti, ma compaiono pure i Kraftwerk!) anticipa la musica degli anni a venire (da Janet Jackson ai Neptunes). Non per nulla si intitola “1999”. L’artista in questione è ovviamente Prince Rogers Nelson, giunto al suo quinto album. L’album, in cui il nostro è affiancato dai fidi Revolution, ribolle di erotismo. E in “Let’s Pretend We’re Married” si lancia in dichiarazioni al calor bianco (poi omesse quando Tina Turner ne farà una cover, la Tina è una Signora per bene!). L’album parte in quarta con un trittico perfetto (guarda caso i tre hit che verranno estratti), ovvero l’inno da party apocalittico 1999, LITTLE RED CORVETTE e “Delirious”.

Donald Fagen - The Nightfly Nell’ottobre 1982 esce anche “The Nightfly”, album di debutto solista del grande Donald Fagen. Membro degli Steely Dan, la band che ha cambiato negli anni ’70 le coordinate del jazz rock descrivendo cinicamente la California degli anni ‘70, Fagen realizza una specie di Amarcord in cui rivisita gli anni della sua giovinezza (gli anni ’50) con meno malizia e più affetto. È un affettuoso e raffinato omaggio alle giornate e soprattutto alle notti passate ad ascoltare la radio che trasmetteva jazz. Omaggio che appare sin dalla bella copertina. Tra le perle pop-jazz vale la pena di ricordare i due hit, NEW FRONTIER (su un party tenuto in un rifugio antiatomico) e I.G.Y (dedicata all’ottimismo dell’International Geophysical Year, l’evento scientifico che avvenne tra il ’57 e il ’58 e che vide collaborazioni internazionali per lo studio delle scienze della Terra). Realizzato col produttore Gary Katz e il tecnico del suono Roger Nichols, è il primo album pop registrato interamente in digitale.

Violent Femmes - Violent FemmesA fine novembre esce anche l’album di debutto dei Violent Femmes. Il trio di Milwaukee debutta per un’etichetta indipendente, la Slash, dopo aver firmato un contratto per la cifra di 0 dollari. La scena indipendente americana è ancora lontana dalle classifiche, tuttavia i semi che spanderà daranno origine alle molteplici realtà che affolleranno la fine del decennio e l’inizio degli anni ’90. Non per nulla all’inizio del nuovo decennio questo album finalmente arriverà alla quota di 1 milione di copie vendute. Merito di un suono semplice, basato su chitarra, basso e batteria, che mescola con freschezza folk e punk, a cui si sovrappongono gli umoristici testi di Gordon Gano, che li fa eleggere a “cronachisti della sfiga”. Per voi due chicche dall’album: BLISTER IN THE SUN e soprattutto GONE DADDY GONE (recentemente rifatta dagli Gnarls Barkley).

Tra due settimane visita a un autunno in cui John ci chiede di fare uno sforzo d'immaginazione (baruffando a distanza con Paul), Rod ci presenta una sua amica più grande ed esperta...

Marco

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