L'ESTATE DEL 1987
Allora… il 1987… L’estate dell’anno del definitivo ritorno in Italia dei
grandi concerti. Nei mesi precedenti son usciti album epocali, come “The
Joshua Tree” degli U2 e “Sign O’ The Times” di Prince. Tuttavia il pop
non sembra stare molto bene. La British Invasion di pochi anni prima sta
sfiorendo e tra i singoli domina un pop prefabbricato, accomunato da
grandi sventagliate di sintetizzatori e batterie elettroniche. In
Inghilterra stiamo entrando nell’era del trio Stock, Aitken & Waterman,
che con una carrellata di divetti usa e getta e marcette monocordi
dominerà le charts mondiali per un paio di anni. Urge una rivoluzione, i
cui primi segnali sono già nell’aria, che esploderà solo tra qualche
mese: la house music sta arrivando. Intanto dall’America arrivano le
mega-star multimediali, mentre la classifica degli album è presa
d’assedio dal glam-metal portato avanti da band più attente al trucco e
all’acconciatura dei lunghi capelli (non per nulla è stato definito hair
metal...) che alla musica. Insomma, un panorama non proprio esaltante a
prima vista… Anche se cercando si trovano alcune grandi perle...
Whitney Houston - La megastar canterina alla conquista del mondo
Dopo aver stracciato parecchi record con l’album di debutto, Whitney
Houston è tornata in maggio col nuovo singolo,
I WANNA DANCE WITH SOMEBODY (WHO LOVES ME),
che ha preceduto la pubblicazione dell’album “Whitney”, uscito a giugno. Il piano era la
dominazione globale e le è pienamente riuscito: singolo e album
raggiungono il N. 1 ovunque. Il pezzo, un accorato appello in cui la
cantante implora di ballare con uno che la possa amare veramente, è
stato scritto da George Merrill e Shannon Rubicam, già autori di un
precedente – e simile - N. 1 della Houston, “How Will I Know”. La coppia
entrerà in prima persona nelle top 10 tra il 1988 e il 1989 con la
zuccherosa “Waiting For A Star To Fall” sotto il nome di Boy Meets Girl.
La produzione, ricca in glassa, invece è di Narada Michael Walden e
rappresenta è un tipico esempio di pop/soul della seconda metà degli
anni ’80: completamente privo di ogni aspetto “black”, sintetico,
perfettamente assemblato e oggi tremendamente datato. Non che la cosa
preoccupi la Diva, che oramai è una superstar di prima grandezza, tipica
immagine della brava ragazza della porta accanto che tanto piaceva
all’America dell’epoca. Whitney è la prima donna a debuttare
direttamente al N. 1 della Billboard chart con un album che, per la
cronaca, ha venduto più di 12 milioni di copie, piazzando ben 4 singoli
al N. 1 USA (solo Michael Jackson saprà fare meglio)!
Cotanto successo non è stato privo di controversie. La più importante è
quella che ha visto l’album rimanere al n. 1 davanti a
GIRLS, GIRLS, GIRLS
dei Motley Crue, nonostante quest’ultimo avesse venduto più
copie. Questo perché all’epoca, prima dell’avvio nel 1991 del sistema
Soundscan, che basa le classifiche sulla rilevazione diretta dei dati
delle vendite e dei passaggi radiofonici, il sistema si basava sui dati
comunicati da negozi e discografici. Ovviamente, alla band glam metal
con i suoi messaggi a base di sesso e violenza da fumetto
(complessivamente innocui tutto sommato, ma ricordiamo che era l’America
di Reagan), l’industria, impaurita dai comitati di mamme antirock (con
Tippy Gore in prima linea), ha preferito la brava cuginetta di Dionne
Warwick che ricordiamo, all’epoca non aveva ancora conosciuto né Bobby
Brown né tantomeno i paradisi artificiali…. Certo che il tempo riserva
delle belle sorprese… Ah, I Motley si rifaranno 2 anni dopo, con l’album
“Dr. Feelgood” al n. 1 USA. Per la cronaca sembra che un caso analogo
sia accaduto in UK nel lontano 1977, con protagonisti il “buono” Rod
Stewart (che se non altro per bevute e femmine era sicuramente meno
raccomandabile dell’allora virginale Whitney) e i “cattivi” Sex Pistols…
Ma questa è un’altra storia…
Heart - Il cuore delle sorelle Wilson soffre di solitudine in vetta
Negli USA dopo Whitney arrivano in vetta gli Heart, il gruppo guidato
dalle belle sorelle Wilson, Ann e Nancy (una mora e l’altra bionda).
Arrivate al successo alla fine degli anni ’70 con un rock-blues dalle
venature hard e dai riff travolgenti (qualcuno ricorda “Barracuda”?), le
sorelle hanno tuttavia cambiato gradualmente il sound spostandosi verso
un pop rock d’alta classifica dal suono un po’ tronfio che ben si addice
alle radio americane della seconda metà degli anni ‘80. La drammatica
power-ballad ALONE,
tratta dall’album “Bad Animals”, diventa il loro
maggior hit in luglio e nel mese successivo la troveremo anche nella top
3 UK. Si potrebbe definire un onesto prodotto da classifica, anche se i
tempi di brani come “Crazy On You” sono ben lontani. Della loro svolta
commerciale preferisco l’album del 1985, “Heart” che contiene hit come
“Never” e “These Dreams” (il loro primo N. 1 USA).
George Michael - Sesso in vendita
E parlando di polemiche e superstar, non può mancare il buon George, che
sta scalando le chart mondiali con la sua
I WANT YOUR SEX,
un elettro-funk in puro stile anni ’80 che non manca di scatenare
controversie a causa del suo testo. George si difende dicendo che è un
inno alla monogamia, ma il video, in cui il nostro flirta con la
splendida modella Kathy Jeung e si diverte a scribacchiarle sul corpo
col rossetto la frase "explore monogamy" (probabilmente per spiegare
alla fanciulla che lui non tradiva il moroso… - poveraccio, che s’ha da
fare per vendere dischi!), scatena i censori. Casey Kasem si rifiuta di
nominare il brano durante l’American Top 40 Show e MTV censura il video.
Tutto questo porta all’inevitabile conclusione: il pezzo arriva al N. 2
USA in agosto e vende più di 2 milioni di copie… In Europa le polemiche
sono minori e il brano si assesta al N. 3 sia in UK sia in Germania. Poi
George tornerà in autunno con un brano e un album nuovi. Abbiate “fede”,
sarà un successo…
Madonna – Chi è quella ragazza, ovvero gli intoppi della multimedialità
Se “l’acquasanta” Whitney trionfa, il “diavolo” Madonna che fa? L’altra
superdiva degli anni ’80, all’epoca Signora Sean Penn (matrimonio molto
burrascoso che terminerà l’anno successivo), reduce dal successo globale
di “True Blue” (l’ultimo hit estratto dal fortunato album, “La Isla
Bonita”, si trova ancora in molte classifiche), ha già pubblicato un
nuovo singolo, WHO’S THAT GIRL
che luglio arriva al N. 1 in UK e al N.
2 in Germania. La canzoncina, con influenze caraibiche, segue la
falsariga di “La Isla Bonita”, ed è la title track della colonna sonora
del tremendo film omonimo. Se la colonna sonora è un successo, il film è
invece l’ennesimo sonoro fiasco di celluloide per la cantante (eccetto
in Italia, dove a seguito della storica calata in settembre l’artista
acquista poteri taumaturgici e diventa in grado di operare autentici
miracoli commerciali…). Non che la cosa debba crucciare particolarmente
la Ciccone, dato che il suo tour mondiale, intitolato anch’esso “Who’s
That Girl”, sta andando a gonfie vele. Il singolo sale rapidamente anche
la USA chart, dove arriverà in vetta in agosto…
Madonna come al solito fiuta l’aria e si è resa conto che negli USA sta
funzionando un mix tra sonorità dance-soul e suoni latino-americani. Se
Gloria Estefan ne è la versione pop-caraibica, Lisa Lisa & The Cult Jam
ne costituiscono l’anima più “urban” del genere. Il 1987 è il loro anno
e si portano a casa ben due N. 1 USA dal loro album “Spanish Fly”,
HEAD TO TOE
e la deliziosa LOST IN EMOTION.
I pezzi oggi risultano un po’
datati ma comunque a mio avviso più spontanei e godibili delle
produzioni della Houston realizzate nello stesso stile.
U2 – Bono forse ha trovato quello che cercava
Anche se il titolo del secondo N. 1 USA
( I STILL HAVEN'T FOUND WHAT I'M LOOKING FOR )
della band irlandese sembra
affermare il contrario, Bono ha decisamente raggiunto l’obiettivo:
l’America dopo la pubblicazione di “The Joshua Tree” è ai suoi piedi,
come d’altra parte il resto del pianeta. La band nel corso dell’estate
intraprende un tour mondiale trionfale, che verrà documentato
dall’autocelebrativo film “Rattle And Hum” e dal doppio album “Rattle
And Hum”. Proprio quell’album, troppo americano, sembra sancire la
trasformazione della band in megalomane gruppo da stadio USA. Per
fortuna una salutare trasferta in terra tedesca, sulle orme del Bowie
berlinese, darà i suoi frutti nel ’91 (anche se una certa megalomania
sarà dura a morire).
Los Lobos – La resurrezione della Bamba
Tra i film dell’estate americana (e dell’autunno/inverno del nostro
scontento) c’è "La Bamba”, biografia romanzata de povero Ritchie Valens
(Richard Steven Valenzuela), la prima star chicana del rock’n’roll,
tragicamente scomparso il 3 febbraio 1959 nell’incidente aereo in cui se
ne andò anche Buddy Holly (“the day the music died", come cantò Don
McLean). Valens all’epoca aveva ottenuto tre successi, uno dei quali era
stata la versione rock’n’roll di una canzone tradizionale messicana,
LA BAMBA,
risalente a più di 300 anni fa. La versione 1987 della canzone,
impiegata nel film, è stata invece realizzata dai Los Lobos, una band
rock tex-mex attiva da fine anni ’70, che negli anni precedenti aveva
ottenuto un considerevole successo di critica con album come “How Will
the Wolf Survive?”, prodotto da T-Bone Burnett. La nuova versione del
brano ottiene un successo enorme, piazzandosi in vetta sia in UK che
negli USA in agosto. Da noi si sentirà solo in autunno, ma il risultato
non cambierà (ovvero N. 1 anche qui). Dopo un tale successo i Los Lobos
sono ritornati alla loro musica, dedicandosi a sperimentazioni
miscelando sonorità rock, country, e suoni tradizionali di matrice
ispano-americana.
Bob Seger & The Silver Bullet Band – Come ottenere l’unico N. 1 di una
carriera leggendaria con un pezzo minore
Arriva al N. 1 USA anche il leggendario rocker del Michigan. Si tratta
dell’unico N. 1 di una carriera iniziata nel lontano 1966 e capace di
regalare tra i ’70 e gli ‘80 classici del rock come “Still The Same”,
“Turn The Page”, “Against The Wind” e soprattutto “Night Moves”. E come
spesso accade, questo unico N. 1,
intitolato SHAKEDOWN,
è un brano decisamente minore e anomalo
del suo repertorio (con invadenti sintetizzatori). Il suo successo
principalmente è dovuto al fatto che è stato inserito nella colonna
sonora del film di maggiore successo dell’estate, il mediocre “Beverly
Hills Cop 2” con Eddie Murphy (in cui compare anche l’allora signora
Stallone, la monumentale Brigitte Nielsen). Scritto da Harold
Faltermeyer, già autore anche della colonna sonora del primo episodio,
doveva essere interpretato dall’ex Eagle Glenn Frey (che aveva già
interpretato per la soundtrack del primo episodio l’hit “The Heat Is
On”). Alla fine Frey non era disponibile e così il pezzo è passato a
Seger. Il brano è anche l’ultimo top 10 USA del rocker che comunque non
deve averlo mai amato granché, dato che non l’ha neppure inserito nel
suo fortunato (8 milioni di copie vendute) “Greatest Hits” del 1994.
Una curiosità: anche “I Want Your Sex” compare nel film, in una scena
ambientata in un locale di lap dance (che fantasia, eh?).
Pet Shop Boys – Pop intelligente dalla perfida Albione
Tra tante pop star USA, gli inglesi non stanno certo a guardare. Il 1987
è l’anno della definitiva affermazione commerciale e artistica del duo
Tennant-Lowe, ovvero i Pet Shop Boys. Con il loro secondo album
“Actually” i due mettono a segno uno degli album di pop elettronico di
maggior peso degli anni ’80, e il successo del primo singolo estratto,
ITS A SIN
(N.1 in UK e Germania) li conferma come una delle punte di
diamante della musica britannica. Autentico peana sul senso di colpa
cattolico vissuto da Neil Tennant, educato in una scuola cattolica,
caratterizzato da sottili allusioni all’omosessualità, questo singolo è
un vero tour de force produttivo, con creazione di un imponente suono
orchestrale al fine di ottenere il maggior impatto drammatico e
teatrale. Non per niente i due son andati a scuola da Morricone e
Badalamenti prima di realizzare l’album… Da ricordare anche il video,
diretto da Derek Jarman. Per il singolo successivo i due arriveranno a
rispolverare la grande Dusty Springfield, diva anni ’60 caduta in
disgrazia e risorta proprio grazie a loro.
Suzanne Vega – Il ragazzino del secondo piano ha qualche problema in
famiglia
In agosto arriva un po’ a sorpresa nella top 3 americana il singolo
della cantautrice di Santa Monica (ma trapiantata subito a New York). In
un momento in cui le figure femminile nel pop americano sono
prevalentemente intrattenitrici (più o meno di classe…), Suzanne
rappresenta la capostipite della nuova generazione di cantautrici che
sta per invadere le classifiche e che comprenderà nomi come Tracy
Chapman. Il suo nome oramai è ben conosciuto agli appassionati sin dal
1985, anno di pubblicazione del suo album di debutto, che includeva
pezzi eccellenti come “Marlene On the Wall” e che ha conosciuto un buon
successo in Gran Bretagna. In più la ragazza ha iniziato ad acquisire
una discreta fama anche presso il grande pubblico americano, grazie
all’inclusione nel 1986 della sua “Left Of The Center” (con Joe Jackson
al piano!) nella colonna sonora del blockbuster giovanile “Bella In
Rosa”. Nel 1987 pubblica l’album “Solitude Standing” che diventa
immediatamente un grande successo di critica e pubblico, trainato
dall’inatteso successo del singolo
LUKA.
Il pezzo è davvero buono, un
pop-rock acustico e delicato, in cui la voce della Vega diventa quella
di Luka, un ragazzino vittima di violenze in famiglia. Il tema all’epoca
è ritenuto poco adatto a una canzone pop, tuttavia Suzanne riesce ad
evitare tutte le trappole del caso e realizza un brano sinceramente
commovente. L’album contiene anche un brano eseguito a cappella, “Tom’s
Diner”. Tre anni dopo un gruppo di produttori inglesi, i DNA, lo
abbinerà a una ritmica dance in stile Soul II Soul creando un hit
internazionale.
Bruce Willis - Quando la TV genera hit
…a volte fa danni. Che diavolo ci fa Bruce Willis al N. 2 della UK
chart?? Semplicemente, il corpulento ex marito di Demi Moore, all’epoca
ancora dotato di capelli, star cinematografica in ascesa e affermata
star televisiva grazie alla serie “Moonlighting”, è sempre stato un
appassionato di musica, e in particolare di soul e R’n’B. Pertanto,
sfruttando un alter ego, il cantante blues Bruno, il nostro, all’apice
della fama televisiva, ha ben pensato di confezionare un album, “The
Return Of Bruno” da cui sono stati tratti ben due hit da top 10,
“Respect Yourself” (cover di un successo del ’71 degli Staple Singers) e
UNDER THE BOARDWALK,
la cover del classico datato 1964 dei Drifters, che in luglio è al N. 2
UK. Diciamo che il risultato commercialmente ha funzionato, ma che le
vendite sono state dovute essenzialmente alla fama dell’interprete, dato
che la cover in questione non è decisamente all’altezza dell’originale.
Per una cover interessante del pezzo, vi consiglio di rivolgervi ai Tom
Tom Club. Per la cronaca, Bruce ha pubblicato altri due album, ma per
fortuna alla fine ha preferito dedicarsi esclusivamente al cinema.
Michael Jackson – Sta tornando ed è veramente cattivo
… tenete alla larga i bambini! Ops.. Battutaccia… Torniamo seri. Cosa
fare quando il tuo album precedente (per i 3 che non lo sanno si tratta
di “Thriller”) ha venduto uno spirilione di copie? Semplice: fai un
album con lo stesso produttore (Quincy Jones) cercando di superare il
predecessore per imponenza, audacia e “cattiveria” (anche se Michael in
completino borchiato di pelle non da proprio l’idea del teppista di
strada…) Il risultato ottenuto non ha eguagliato “Thriller”, ma ha
comunque venduto 32 milioni di copie piazzando ben 5 N. 1 negli USA
(record questo rimasto ineguagliato). Come primo singolo Jacko fa uscire
una ballata, eseguita in duetto, esattamente come aveva fatto con
“Thriller”. Allora “The Girl Is Mine” con l’amico di una volta Paul
McCartney, stavolta
I JUST CAN’T STOP LOVING YOU,
eseguita con Siedah Garreth, autrice del brano e protetta di Quincy Jones. A dire
il vero l’intenzione era di duettare con Barbra Streisand, Whitney Houston o
Aretha Franklin, ma non tutte le ciambelle riescono col buco… (una
curiosità, anche il pezzo “Bad” doveva essere un duetto, con Prince, che
però rifiutò dicendo che il pezzo sarebbe stato comunque un hit a
prescindere dalla sua presenza). In ogni caso la ballata, comunque di
buona fattura, arriva al N. 1 USA e UK, mentre in Germania si deve
accontentare della seconda piazza, per colpa di una strana tizia
francese con la chioma a scopettone di nome Desireless e della sua
VOYAGE VOYAGE,
rimasta inchiodata in vetta alla classifica tedesca per
buona parte di agosto e tutto settembre… A settembre partirà anche il
tour mondiale di Jackson, che ovviamente sfracellerà ogni record
precedente. Tra le coriste del tour c’è una futura star: Sheryl Crow.
Cosa clamorosa, per la ballata Jackson non ha preparato nessun video.
Tuttavia su YouTube un suo fan ne ha realizzato uno montando una serie
di suoi video. Almeno così posso farvi ascoltare il pezzo…
Debbie Gibson – Quando le teenager pens(av)ano
Negli USA uno dei nomi nuovi che stanno esplodendo nelle charts è quello
di Debbie, una sedicenne che diventa rapidamente l’idolo delle teenagers
americane. La ragazzina è la classica biondina acqua e sapone made in
USA, per cui le mamme approvano, e arriverà a piazzare ben quattro
singoli in top 5 dall’album di debutto “Out Of The Blue”, compreso un N.
1, “Foolish Beat”. Attualmente è in classifica con il suo primo singolo,
ONLY IN MY DREAMS,
un pezzettino dance-pop molto facile ma
contagiosissimo (non nascondo che mi è sempre piaciuto). La sorpresa è
che la ragazzina scrive sia musica sia testi delle canzoni, tanto da
farle guadagnare l’appellativo di Billy Joel dei teenagers. La carriera
di Debbie procede senza intoppi per altri 2-3 anni, poi le vendite
iniziano a calare con il passaggio del pubblico verso sonorità diverse.
La ragazza allora cambia piazza e dal 1992 partecipa ad alcuni musical
di Broadway e del West End. Parallelamente alla carriera teatrale,
incide ancora dischi e recentemente è ricomparsa in Tv grazie alla
versione USA di “Pattinando con le stelle”. Ah, nel 2005 la ragazzina
acqua e sapone, oramai cresciuta, ha mostrato le tette in un numero di
Playboy (beccatevi queste mamme antirock anni ’80!).
Terence Trent D’Arby – Il fascino discreto della modestia
Al N.1 degli album Gran Bretagna c’è invece un tizio che si è
autoproclamato un genio della musica dicendo che il suo album di debutto
è migliore di “Sgt. Pepper”. A dire il vero qualcuno pure arriverà a
credergli, vista la qualità del suddetto album, che tutt’oggi regge
bene, anche se un po’ penalizzato da certa produzione dell’epoca. Stiamo
parlando di Terence Trent D’Arby, che dopo aver debuttato con il gioioso
singolo soul “If You Let Me Stay”, arriva al N. 4 UK con
WISHING WELL.
Il pezzo, un funk-soul minimalista molto contagioso, arriverà nel 1988
al N. 1 USA. Dall’album, che vende un milione di copie in una settimana,
vengono estratti altri due grandi hit. Gli album successivi, più
sperimentali, non hanno replicato il colpo, pur vendendo in discrete
quantità. Passati i giorni da pop star, Terence ha anche sostituito per
un breve periodo il povero Michael Hutchence come cantante degli INXS…
Libero da contratti con case discografiche, ora pubblica album,
disponibili solo tramite il suo sito web, con il nuovo nome di Sananda
Maitreya.
Rick Astley – Inizia la pioggia di meteore dalla galassia Stock, Aitken
& Waterman
Solo pochi anni prima il pop britannico, rinvigorito dalla New wave,
aveva conosciuto una fioritura clamorosa, dando il via alla cosiddetta
seconda “British Invasion”, complice anche un’attenzione per il nuovo
mezzo di comunicazione, ovvero il video musicale. Proprio nel 1987 il
pop di matrice inglese va incontro a un’involuzione da cui si tirerà
fuori solo anni e anni dopo. La differenza sta nel fatto che le band dei
primi anni ’80 si sceglievano i produttori, mentre ora sono i produttori
a scegliere i cantanti… E si parla in particolare di un famigerato trio
di produttori, ovvero Stock, Aitken & Waterman, artefici di un pop da
batteria, caratterizzato da basi ritmiche preregistrate e
drammaticamente simili l’una all’altra. Davanti, a cantare le loro
marcette (alcune – poche - a dire il vero dotate di melodie accattivanti
e riuscite) il nefasto trio recluta una serie di belle faccine,
sprecandone a volte in modo spudorato il talento.
Il trio aveva già curato la produzione di alcuni grandi hit Hi-NGR nei
primi anni ’80, tra cui la memorabile “You Spin Me Round” dei Dead Or
Alive, il loro primo N. 1 UK. Tuttavia è proprio nel 1987 che i tre
creano la formula che caratterizzerà tutti i loro prodotti di fine anni
’80. Già in primavera hanno riassaporato la vetta della UK chart con
“Respectable” delle sorelline Mel & Kim. E ora è il turno del rosso
chiomato Rick Astley, il cui singolo di debutto
NEVER GONNA GIVE YOU UP,
arriva al N. 1 britannico in agosto, rimanendovi per 5 settimane
(il singolo più venduto dell’anno oltremanica). Di lì a poco diverrà un
hit mondiale (nel 1988 arriverà al N. 1 anche negli USA). Il pezzo è
divertente e Rick sa cantare e ha una voce potente, tuttavia il
materiale che il trio gli fornirà per assemblare il suo primo album sarà
una serie di copie carbone di questo primo hit, sciupando così ogni
possibilità di fare di lui una figura artisticamente più completa e
duratura. L’album conterrà anche una cover di “When I Fall In Love”,
brano portato al successo da Nat King Cole. La voce di Rick non sfigura,
anche se la produzione appare grossolana. Rick cercherà di sottrarsi al
trio di produttori-padroni e alla fine ci riuscirà, tuttavia non
riuscirà più a riagguantare il successo, anche a causa dei mutati gusti
del pubblico.
E il diabolico trio? Beh, ha altre frecce al proprio arco: Kylie Minogue
(che faticherà non poco a levarsi il marchio infamante SAW), Jason
Donovan, Bananarama (da “Venus” in poi), London Boys, Sonia…
Solo nell’estate 1987 i tre piazzano altri hit: FLM
per Mel & Kim,
I HEARD A RUMOUR
delle Bananarama (futuro N. 4 USA) e soprattutto
Sinitta, cuginetta di Amii Stewart, che proprio in agosto arriva al N. 4
UK con l’orripilante TOY BOY
(niente paura, visto che la volete ascoltare a tutti costi ve l'abbiamo linkata),
prodotta (e si sente) dai tre (in confronto alla quale, il pezzo di Astley è
un capolavoro di raffinatezza).
E proprio nell’estate 1987 mette pure a segno un hit a proprio nome, con
“Roadblock”, che poi è stato campionato dal pezzo che spodesterà Rick
Astley dal N. 1: il pezzo si intitola “Pump Up The Volume” e da allora
le cose (nel bene e nel male, a seconda dei punti di vista) non saranno
più le stesse…
New Order – L’estasi della vera fede arriva da Manchester
In agosto arriva al n. 4 della UK chart uno dei migliori singoli
dell’anno e, probabilmente, del decennio. Il singolo in questione è
TRUE FAITH
e riporta il quartetto di rock alternativo elettronico di
Manchester nelle parti alte delle classifiche definendo alla perfezione
lo stato dell’arte della musica elettronica dell’epoca. Scritto come
inedito per la raccolta “Substance 1987”, il brano riuscirà anche a
penetrare l’ostica Top 40 Americana grazie al memorabile video surreale
diretto da Philippe Decouflé, geniale coreografo e scenografo anche
della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Albertville
(1992). Questo nonostante il testo accennasse alle droghe (secondo
alcuni parla proprio della nuova droga che all’epoca si stava
diffondendo nei club britannici, ovvero l’ecstasy). I New Order godono
di un punto di osservazione privilegiato sulla materia, in quanto
all’epoca proprietari, con la Factory Records, del club The Haçienda,
storico locale di Manchester nato nel 1982, il primo a suonare house
music fuori dagli States nel 1986. Il locale è destinato a diventare la
culla dei movimenti musicali che caratterizzeranno la scena inglese di
fine anni ’80: l’acid house (versione britannica della house music
americana) e quella geniale mescolanza tra rock alternativo, funk,
psichedelia e ritmiche house che verrà definita “Madchester”, in onore
della città in cui è nato. Ma ne parleremo un’altra volta…
The Smiths – Tutte le cose belle son destinate a finire
Una notizia sconvolge la stampa musicale britannica in agosto: il
chitarrista John Marr, autore dei riff inconfondibili che caratterizzano
il sound della band di maggior culto degli anni ’80, ha lasciato gli
Smiths. In realtà Marr e Morrissey erano orami ai ferri corti da tempo.
In settembre uscirà quindi l’ultimo album della band “Strangeways Here
We Come”, preceduto dal delizioso singolo
GIRLFRIEND IN A COMA.
I tentativi di rimpiazzare Marr infatti son destinati a falire e alla fine
gli Smiths cessano di esistere, lasciando Moz libero di intraprendere
una fortunata carriera solista che sta tuttora procedendo
brillantemente. Marr invece ha intrapreso una serie di collaborazioni
con il gotha del pop rock alternativo internazionale (l’ultima con i
Modest Mouse, risale a quest’anno – il 2007 intendo), formando, tra
l’altro, con Bernard Sumner dei New Order e Neil Tennant dei Pet Shop
Boys, il supergruppo Electronic nel 1989.
DI TUTTO, DI PIU'
In Inghilterra, va piuttosto bene anche una versione pop (un po’ tanto
slavata a dire il vero), del cosiddetto blue eyed soul, ovvero il soul
bianco. A portarlo nelle classifiche sono numerosi gruppi. L’estate vede

buoni piazzamenti per i Curiosity Killed The Cat con
MISFIT,
per
SWEET LITTLE MISTERY
dei Wet Wet Wet, e per il duo scozzese Hue & Cry,
con la travolgente
LABOUR OF LOVE
(il loro unico top 10). Anche
vecchie glorie dei primi anni ’80 come gli ABC, ormai ridotti al duo
Martin Fry e Mark White, piazzano un titolo di questo genere con
WHEN SMOKEY SINGS
(N. 11), pezzo che ricorda molto il northern soul
britannico, dedicato alla leggenda soul americana. Il pezzo diventerà
anche un top 5 USA. E proprio il grande Smokey Robinson arriva in luglio
al n. 8 USA con
JUST TO SEE HER,
un pezzettino senza infamia e senza
lode, ma che se non altro permette di apprezzare ancora una volta la sua
leggendaria voce di velluto.

Intanto in UK arriva in agosto al N. 2 un pezzo già noto alle platee
italiane:
CALL ME di Ivana Spagna, dimostrando ancora una volta
l’enorme successo internazionale della dance italiana. Gli inglesi
avevano resistito stoicamente di fronte ad “Easy Lady” (grande hit
continentale) ma son caduti di fronte al nuovo lavoro della nostra, che
comunque è piuttosto simile al precedente.
Si segnala inoltre l’arrivo nella top 5 britannica del pezzo dei titoli
di testa del nuovo 007. All’epoca James Bond era interpretato per la

prima volta da Timothy Dalton, e questa
THE LIVING DAYLIGHTS è stata realizzata dagli A-ha.
Il trio norvegese sembra non sbagliare un colpo dai tempi di “Take On
Me” e anche questo pezzo si arrampicherà rapidamente nelle charts
europee, nonostante la genesi tribolata con beghe in sala di incisione
col compositore John Barry.
Arriva invece nella top 10 USA la bella
SOMETHING SO STRONG
dei Neozelandesi Crowded House, reduci dal successo planetario della
splendida “Don’t Dream It’s Over”, quest’ultima poi massacrata poi da
Venditti col titolo “Alta Marea”.

E parlando di cover, un altro hit dall’Oceania approda in top 10 su ambo
le sponde dell’oceano. Si tratta degli australiani Pseudo Echo e della
loro cover synth pop di
FUNKY TOWN dei Lipps Inc. Molto meglio
l’originale.
Tra i maggiori hit del periodo ci sono due pezzi R’N’B che indicano come
il genere si stia incartando pericolosamente. Arriva al n. 1 USA e al N.
4 UK la ballatona
ALWAYS
degli Atlantic Starr, gruppo nato alla fine
degli anni ’70, che ha come marchio di fabbrica un R’N’B levigato e
suadente tipico dell’epoca. Produzione raffinata senza dubbio, ma
standardizzata e da sconsigliare ai diabetici. Al N. 4 negli Usa invece
arrivano i The System (
DON'T DISTURB THIS GROOVE),
ovvero Mic Murphy e David Frank, rappresentanti
di un soul-funk leggero leggero, elettronico, condito di cascate di
tastiere e batterie elettroniche che tanto è in voga in questo periodo.
Il duo non replicherà più il colpo, tuttavia Murphy otterrà delle buone
soddisfazioni come autore per altri artisti. “Genie In A Bottle” di
Christina Aguilera è scritta da lui (pertanto sicuramente non rischia di
morire di fame…).

Intanto in Germania, oltre alla già citata Desireless, vanno citati
alcuni prodotti tipicamente continentali, come gli australiani
trapiantati in Germania The Other Ones, la cui
HOLIDAY,
pezzettino tipico dell’epoca con cascate di fiati synth, sta diventando un hit di
considerevoli proporzioni.
Grande successo in terra tedesca ottiene anche Billy Idol in versione
acustica con
SWEET SIXTEEN,
N. 2 in luglio. Nel pezzo, che raggiunge
anche le top 20 USA e UK, l’artista inglese flirta con sonorità
country rock. Non è affatto male, ma io preferisco il simpatico truzzo
ossigenato in versione elettronico-elettrica… Comunque per il biondo dal
ghigno diabolico sta arrivando un autunno d’oro…
E vi propino anche l’hit
GUTEN MORGEN LIEBE SORGEN
di Jürgen von der Lippe, popolare star televisiva tedesca, arrivato al N. 3.
USCITE CHIAVE

In questo periodo vengono pubblicati album diversissimi, considerati
tuttavia tra i più importanti della seconda metà del decennio. “Appetite
For Destruction” dei Guns’N’Roses deriva dal glam metal per
distruggerlo, recuperando la rozzezza del suono anni ’70. L’album
esploderà solo dopo un anno, arrivando a vendere qualcosa come 25
milioni di copie (!), quando la fama del gruppo, alimentata dal carisma
dei componenti (su tutti il cantante Axl Rose e il chitarrista maestro
dei riff Slash), da comportamenti a base di sex, drugs & rock’n’roll, da
controversie legate anche alla copertina dell’album e da concerti
travolgenti avrà raggiunto vertici epocali. Eccovi a titolo di
esempio una versione live di
WELCOME TO THE JUNGLE
Sul versante del rock da stadio più commerciale, bisogna citare l’uscita

di “Hysteria” degli inglesi Def Leppard, che dopo alcune tragedie (il
batterista Rick Allen ha perso un braccio in un incidente), con la
produzione del mago dell’hard rock Mutt Lange, hanno piazzato più di 12
milioni di copie solo negli USA. Eccovi il rockazzo
ANIMAL,
il primo estratto, top 10 nel Regno Unito in agosto…
PAID IN FULL
di Eric B & Rakim è invece salutato come uno degli album

più influenti della storia dell’hip hop. Il lavoro possiede quello che
oggi l’hip hop sembra aver perduto: è inventivo, geniale e intelligente.
L’ironica title track è diventata un pezzo di culto, grazia anche al
leggendario remix ad opera dei Coldcut, ma l’album contiene anche altre
gemme come
I KNOW YOU GOT SOUL
che campiona brillantemente “I Want You Back” dei Jackson 5.
Esce anche “Darklands”, il secondo album dei Jesus & Mary Chain, la band

alternativa scozzese che ha influenzato in modo significativo la
produzione alternativa successiva stabilendo i canoni del suono indie:
feedback e distorsioni su melodie orecchiabili cantate con voci
sognanti. Il nuovo album tuttavia è una sorpresa, andato via il
batterista Bobby Gillespie, che nel frattempo ha formato un’altra band
di culto, i Primal Scream, questo album fa uso di chitarre acustiche e
batterie elettroniche, evitando i feedback che caratterizzavano il primo
lavoro. Il cambiamento è comunque ben accolto dai fan e l’album si
piazza nella top 5 britannica.
APRIL SKIES
è il singolo estratto.
Alla prossima, tra quindici giorni, quando parleremo di classifiche invase dalla disco music e dell'ascesa di una nuova onda...
Marco (aka ilgmk)
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