- Il diavoletto biondo - di Antonio Sciotti
Ester Bijou è il nome d'arte di Giovanna Santagata. Nasce a Capua (Napoli) il 19 luglio 1883 e muore a Napoli il 4 luglio 1912, all'età di 29 anni non ancora compiuti. Biondissima e con due occhi di colore azzurro, la sciantosa napoletana è definita, fin dall'inizio della sua carriera, il "Diavoletto biondo" per la sua capacità di scatenarsi sul palcoscenico e di coinvolgere e far scatenare il pubblico in sala. Ester debutta giovanissima nel varietà, insieme con i duettisti Trombetta e con il macchiettista Mimì Albin, e riesce, in breve tempo, a staccarsi da questi artisti per volare verso una gloriosa quanto breve carriera. La grande occasione arriva nel 1904, quando è invitata a partecipare alla sua prima audizione di Piedigrotta dall'editore Capolongo. Ad Ester sono affidate le seguenti canzoni: "A figlia 'e Iorio", "Core 'e cane" e "A ronna".
La giovane sciantosa raggiunge, grazie a questa partecipazione, tanta di
quella popolarità, che, oltre a ricevere un'immediata scrittura per il
prestigioso Salone Margherita, il giornale più importante dell'epoca,
l'Eldorado" (un mensile di teatro e musica), le dedica addirittura la
copertina, oltre che un ricco quanto interessante articolo: "Quando
abbiamo notato, due o tre anni fa, quest'artistina, nonostante notandone
l'intuito e la prontezza di spirito non comune, non avremmo mai potuto
prevederne il rapido progresso che in poco tempo la rende, ora, una tra
le ètoiles disputate del nostro campo artistico. In soli quattro anni (1901-1905), il diavoletto biondo riesce a passare dal pur prestigioso palcoscenico del Teatro Eden a quello del Salone Margherita, eseguendo addirittura il cosiddetto numero di centro, prerogativa, fina a quel momento, soltanto delle sciantose straniere. Nel 1906, Ester lascia il Salone per approdare nei più prestigiosi salotti e Café Chantant di Parigi e di Malta (è stata la prima donna italiana a raggiungere questi luoghi, domìni di sole sciantose francesi, ungheresi e spagnole). Donna molto vanitosa, ha sempre amato circondarsi di gioielli, corteggiatori e del lusso in generale, spendendo la maggior parte dei suoi guadagni in preziosi, abiti, costumi di scena, quadri di valore e arredamenti d'epoca. Nella simpatica e pettegola rubrica "Medaglioni" della rivista "Varietà", ecco quanto si legge della vanità della Bijou: "La Bionda diva, trasmutata per 15 giorni nella "terribile" professione di massaia, ha sorvegliato con vigile cura all'allestimento e assestamento della sua Reggia. Lieta corona di rosee fatiche, soggiorno principesco, per la reginetta Ester Bijou!". Amatissima e nello stesso tempo molto odiata da uomini e donne, Ester, nonostante il suo temperamento vivace e la sua corazza indifferente ai continui attacchi di colleghe invidiose e giornalisti respinti, è stata una donna molto sensibile, soffrendo in silenzio per la sua promiscua vita privata, mai serena e sempre travagliata da dolorose relazioni d'amore e false amicizie. Nonostante il disagio nella sua vita privata, Ester continua a mietere successi teatrali e musicali, riuscendo ad arrivare là dove solo poche elette sono riuscite. In un articolo del 1907, infatti, si legge che la sciantosa napoletana presenzia addirittura il castello di Luigi XV: "Nell'ombra trepida e discreta del salotto Luis XV le bionde e brune divette, fanno corona alla più bionda trionfatrice del momento concertistico. Il loro omaggio è materiato di curiosità e di ammirazione per la fulgida donnina, che in un anno di vedette internazionale, ha identificato intorno a sé una leggenda di adresse e di valore che non è infondata, e una fortuna che rigurgita nelle casse autentiche della Banca Commerciale Italiana. Nell'ombra trepida del salotto Luis XV tutto bianco e oro, il cicaleccio delle elegantissime ospiti è un bavardage continuo, un riso perenne, un fresco orgoglio esclusivo e invidioso per la divetta bionda che saluta gli ospiti per la sua partenza a Parigi".
Le richieste concertistiche, negli anni tra il 1905 ed il 1910, sono
così numerose, che spesso la sciantosa partenopea le rimanda o,
addirittura, non tiene parola ai suoi impegni, facendo impazzire gli
impresari che continuamente annunciano un suo concerto o spettacolo
teatrale, e che poi devono annullare per il disimpegno. Nel 1908, il diavoletto biondo svolge la sua attività in particolar modo all'estero: pagata profumatamente, Ester gestisce i suoi impegni soprattutto tra la Francia e l'isola di Malta, e solo raramente si esibisce in Italia e solo al Salone Margherita di Roma e di Napoli.
La popolarità della sciantosa è tale che, in occasione di un suo
concerto all'isola di Malta nell'agosto del 1907 (al Café du Commerce),
il gestore del Salone (un certo Cav. Vincenzi), per contenere le
prenotazioni, decide di aumentare il biglietto d'ingresso, e a grande
sorpresa, nonostante ciò, trova il suo locale zeppo di pubblico
brillante e rumoroso che quasi danneggia il suo ritrovo (n.b. dalla
cronaca maltese). Il grande afflusso di gente attira inevitabilmente la
Stampa del luogo, la quale puntualizzerà, il giorno successivo al
concerto, che la bella figura della Bijou, accompagnata dalla sua
travolgente simpatia e dalle sue qualità interpretative, non sono pari
alla sua voce, senz'altro gradevole, ma non sufficientemente estesa. Certo è che se la Stampa encomia la sciantosa napoletana, non riconoscendole qualità interpretative, il Monsignore il Vescovo di Malta grida allo scandalo e scomunica l'artista, pregando i gestori dei Café di annullare i contratti e lasciare che la Bijou termini di esibire le sue grazie onnipossenti. Il Vescovo protesta per tutti il mese di tournèe della cantante, anche se non sarà assolutamente ascoltato dagli impresari maltesi, i quali vedono nella sciantosa una miniera di dollari. Ester Bijou canta fino a che, il 4 luglio del 1912, dopo uno spettacolo teatrale al Salone Margherita, è ritrovata morta in un albergo di Napoli, suicidatasi con un colpo di rivoltella al cuore. Ma è stato veramente un suicidio? La cronaca racconta che la tragedia nasce dal dolore per l'abbandono del suo amante, il Principe di Fondi, un elegante e aristocratico giovane napoletano, nel quale la cantante aveva riposto le sue illusioni. ANTONIO SCIOTTI
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