2005: Bonolis non esclude il ritorno
di Vincenzo Carlomagno



Dopo la tormentata edizione targata Tony Renis, è tempo di riportare la kermesse sanremese agli antichi splendori. Ricucito lo strappo con le case discografiche, si affida a Paolo Bonolis l'arduo compito di rialzare il livello del Festival. Alla fine, si potrà dire che il tentativo sia riuscito, con il ritorno in gara dei Big e l'apporto di Antonella Clerici ad alleggerire la conduzione. Completa il trio di conduttori la modella Federica Felini, non ricordata per particolari doti artistiche (e infatti pressoché sparita dai radar dopo un tentativo piuttosto velleitario di lanciarsi come cantante).

  Il Sanremo di Bonolis, innanzitutto, ripresenta la gara dei Giovani, ma la novità più importante è la suddivisione dei Big in categorie. Divisi nelle categorie Uomini, Donne, Gruppi e Classic, i 20 Big dovranno affrontare anche le temute eliminazioni, fino ad arrivare ai vincitori di categoria, che nella finalissima del sabato si scontreranno tra loro (e con il vincitore della categoria Giovani) per il titolo di vincitore assoluto dell'edizione 2005. Se da una parte questa divisione ha il merito di dare visibilità nella categoria Classic ad artisti troppo presto relegati ai margini (accanto ad artisti che ai margini forse sarebbero dovuti restare), dall'altra si presta a delle forzature per la loro composizione, per esempio con la creazione di gruppi appositamente per l'occasione. Altra novità, la serata dei duetti, il venerdì: ogni cantante può portare sul palco uno o più ospiti, sia italiani che stranieri, per una versione rivisitata della propria canzone. Gli esiti, però, saranno altalenanti, tra chi presenta una versione sostanzialmente uguale della canzone in gara, e chi porterà attori o ballerini, che non aggiungono nulla dal punto di vista musicale. Infine, per la prima volta, Bonolis porta sul palco opinionisti e figuranti, che fanno da cornice alle esibizioni dei cantanti.

  Nota a margine: fuori gara verrà presentata, nell'ambito di una campagna umanitaria, Quando i bambini fanno oh di Povia. Il brano era in lizza per partecipare nella categoria Giovani ma poi si scoprì che era stato già presentato in pubblico e che quindi non era un brano inedito. Bonolis apprezzò così tanto questa canzone da volerla presentare comunque sul palco dell'Ariston, dandole visibilità e un successo clamoroso. Nelle prossime recensioni dovremo tristemente ritornare su ciò che è diventato Povia nel tempo, ma per ora lasciamoci così.


CATEGORIA BIG
Il trionfatore assoluto è il vincitore della categoria Uomini, Francesco Renga, con Angelo. A decretare la sua affermazione nella finalissima a cinque giudicata dal solo televoto fu oltre la metà dei voti totali. Una grintosa intro lascia spazio a una delicata dedica a sua figlia Jolanda, avuta dall'allora compagna Ambra Angiolini (peraltro sul palco come opinionista). Questo brano segna la definitiva affermazione di Renga come solista e mette d'accordo tutti sulla sua vittoria. Il suo duetto, però, è uno dei più furbi: presentandosi sul palco col coautore del brano, nonché suo maestro di canto, Renga presenta sostanzialmente la stessa versione della canzone, leggermente più acustica.

  A contendere la vittoria di categoria a Renga è il favorito della vigilia, Gigi D'Alessio, con L'amore che non c'è. Tralasciando il valore artistico della canzone (che in sostanza non c'è, come l'amore del titolo), D'Alessio nella serata dei duetti sdogana a Sanremo i ragazzi di Amici di Maria De Filippi, che negli anni a seguire domineranno anche la kermesse sanremese (generalmente con pochi meriti). L'altro finalista della categoria Uomini è il campione in carica, Marco Masini, con Nel mondo dei sogni. La canzone, nelle atmosfere, ricalca proprio la canzone vincitrice del Festival 2004: vi sfido a non canticchiare "L'uomo volante" nel ritornello di "Nel mondo dei sogni", e viceversa. Buono il duetto con Jessica Morlacchi, ex vocalist dei Gazosa. Ad abbandonare la gara in semifinale è un altro reduce dell'edizione 2004, Paolo Meneguzzi, che dopo il quarto posto generale deve accontentarsi di un poco lusinghiero quarto posto di categoria. La sua Non capiva che l'amavo, però, sarà uno dei pezzi più ascoltati in radio, e uno dei suoi maggiori successi. Fanalino di coda della categoria Uomini, e primo eliminato senza arrivare alla serata dei Duetti, è Umberto Tozzi, con l'intimista Le parole. Senza timore di smentita, si può parlare di eliminazione ingiusta per questa accorata canzone, accompagnata da un testo ispirato. Tant'è, contro Gigi e Meneguzzi il buon Tozzi poco poteva fare (ricordiamo che tra le varie giurie c'era anche il televoto a dare un peso rilevante).

  Secondo classificato nella finalissima è l'eterno secondo, Toto Cutugno, riesumato dopo otto anni dall'ultima partecipazione grazie all'introduzione della categoria Classic, da lui vinta in coppia con Annalisa Minetti, tornata all'Ariston dopo l'improbabile (e improponibile) vittoria del 1998. Questa Come noi nessuno al mondo ci trasporta indietro di almeno 40 anni e si traduce in una gara a chi urla di più tra i due cantanti. Inutile dire che nella categoria Classic c'era di meglio, e che questo meglio è finito nelle ultime due posizioni. Andando per ordine, finalista di categoria è Marcella, con la provocatoria Uomo bastardo, ovvero gli improperi di una donna tradita dal bastard.ops, uomo in questione, per una donna che secondo la cantante meglio di lei non è (apprezziamo il coraggio. Forse). La signora Bella, dopo la delusione della bocciatura dell'anno precedente per mano di Tony Renis, si presenta in versione panterona con tanto di scritta glitterata "Uomo bastardo" sul fondoschiena, ma, al netto delle provocazioni, la canzone composta dal fratello Gianni (sai la novità) non lascia il segno e svanisce con la fine della kermesse. Altro finalista è il redivivo Peppino Di Capri con La finestra. Mr. Champagne fa una buona figura, presentando un brano dignitoso, al netto del suo cantato che può piacere o non piacere (e per la cronaca al sottoscritto infastidisce alquanto, ma tant'è).

  Il vincitore morale della categoria (nonché del Premio della Critica) è un arzillo vecchietto che per vitalità sembra il nipote di Toto Cutugno e di diversi rappresentanti della categoria Giovani, ovvero il re dello swing Nicola Arigliano. L'allora 82enne ritorna al Festival, dopo ben 41 anni, con Colpevole, un pregevole swing che manda in visibilio l'Ariston ma deve inspiegabilmente fermarsi in semifinale. Ma sapete come funziona, per chissà quale motivo Toto Cutugno è amato dalle giurie popolari e dal televoto.

  Altrettanto inspiegabile (se non con un'antipatia pregressa che si porta dietro) è l'ultimo posto di categoria per Franco Califano. Il Califfo torna per la terza volta a Sanremo con la struggente Non escludo il ritorno, scritta con Federico Zampaglione dei Tiromancino (che in seguito la reinterpreterà, come ha di recente fatto anche Tiziano Ferro): le atmosfere dei Tiromancino sono infatti inequivocabili nell'arrangiamento. Interpretazione sentita e convincente da parte di Califano per la canzone che porta come titolo una frase che diventerà talmente significativa da essere riportata, in seguito, sulla lapide del cantautore romano, oltre a dare il titolo a un film a lui dedicato.

  La vincitrice della categoria Donne non ha bisogno di presentazioni. Antonella Ruggiero si aggiudica la categoria e il terzo posto nella finalissima con la raffinata ed evocativa Echi d'infinito, scritta per lei da Mario Venuti e Kaballà, che mettono in risalto l'indubbia classe e le proverbiali doti vocali dell'ex cantante dei Matia Bazar. Piazza d'onore nella categoria Donne per Alexia. La cantante spezzina ritorna alla dance sulla falsariga di "Dimmi come" con questa Da grande che, dopo una intro da ballad si apre fino a permettere ad Alexia di scatenarsi e mettere in evidenza le sue doti vocali. Il risultato, però, non convince più di tanto, e stride un po' che a cantare un brano così leggero (anche come testo) sia una cantante ormai alle soglie dei 40 anni. Da segnalare l'esibizione nella serata dei duetti con la banda dei Funkoff e il commento fuoricampo della Gialappa's Band che, in realtà, sembra un po' forzato, fuori luogo e poco divertente. Altra finalista di categoria è, purtroppo, Anna Tatangelo, con la famigerata Ragazza di periferia, polpettone di retorica in salsa trash cucinato per lei da Gigi D'Alessio, allora suo compagno. L'allora diciottenne ragazza di Sora sciorina una serie di luoghi comuni e frasi fatte a proposito di una ragazza di provincia come lei, mollata da un "ragazzo di città", al quale lei ricorda che "con te ho speso tutta la mia età" (18 anni, ribadiamo). Ok, andiamo avanti.

  Per fare spazio alla Tatangelo, deve fermarsi in semifinale, ahimè, Marina Rei con Fammi entrare, ed è un vero peccato. Scritto con Daniele e Riccardo Sinigallia, questo brano si fa apprezzare soprattutto per l'arrangiamento, a tratti ipnotico, e il testo che oserei definire claustrofobico. Curiosità: sul palco dell'Ariston, per l'occasione, la Rei dimostra anche le sue doti di percussionista. Fanalini di coda per la categoria Donne sono Paola e Chiara, che sono due come il duo Cutugno e Minetti ma Bonolis decide che valgono uno. Le sorelle Iezzi si presentano con un'insolita, per loro, veste intimista. La loro A modo mio è un brano intenso giocato sulla complicità delle due interpreti ma, va detto, ricorda troppo alcuni passaggi di "All by myself".

  Veniamo alla categoria Gruppi, nella quale troveremo alcune forzature regolamentari. A vincere la categoria, per poi finire quarti nella finalissima, sono i semisconosciuti Nicky Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet con Che mistero è l'amore. La raffinata Nicky Nicolai, accompagnata dal marito, il sassofonista Stefano Di Battista, e dal quartetto jazz di quest'ultimo, si fa apprezzare per classe ed eleganza. L'anno seguente, però, a proposito di misteri, troveremo la Nicolai da sola, nella categoria Donne. Secondi di categoria sono gli immarcescibili Matia Bazar, con Grido d'amore. E di un vero e proprio grido si tratta. Il gruppo si ripresenta dopo tre anni dalla vittoria del Festival con una nuova vocalist al posto di Silvia Mezzanotte, uscita dal gruppo con l'ambizione di avere una carriera da solista. A sostituirla è tale Roberta Faccani, vocalist molto dotata vocalmente. Forse troppo. La Faccani canta questa "Grido d'amore" a pieni polmoni, forse desiderosa di far vedere quanto è brava: memorabile la mimica facciale con tanto di occhi sbarrati durante le note più alte. Tralasciando questi particolari forse un po' inquietanti, la canzone è cucita perfettamente sulle doti vocali della sua interprete, ed è sicuramente un passo avanti rispetto al brano che assegnò al gruppo la vittoria tre anni prima (Messaggio d'amore). A concludere il lotto dei finalisti di categoria sono Le Vibrazioni, al debutto sanremese con Ovunque andrò. La band guidata da Francesco Sarcina convince grazie ad atmosfere rock anni '70 e un arrangiamento incalzante.

  Si fermano in semifinale i Velvet, al debutto tra i Big dopo un anonimo passaggio tra le Nuove Proposte nel 2001. Questa volta si presentano con un brano decisamente più rock e convincente, Dovevo dirti molte cose, che rispecchia meglio l'identità del gruppo, ormai affrancatosi dall'immagine leggera e commerciale della loro prima hit, Boyband. A chiudere la classifica di categoria è un gruppo che francamente non è un gruppo, la Dj Francesco Band. Per piazzare di nuovo in gara Facchinetti junior, infatti, si allestisce per l'occasione questo gruppo, affiancando al "cantante" due musicisti, i fratelli Bassi. Il gruppo durerà, però, il tempo della settimana sanremese. La loro Francesca è abbastanza inutile ma quantomeno è un passo avanti rispetto alla canzone dell'anno precedente: se ne sarebbe comunque potuto fare tranquillamente a meno.


CATEGORIA GIOVANI
Dopo la pausa di un anno, torna come categoria distinta la categoria Giovani. Purtroppo, il livello medio delle 12 proposte in gara è tragicamente fermo a due anni prima, con una sola clamorosa eccezione, anche se ad emergere saranno in due. A trionfare, abbastanza misteriosamente, è Laura Bono, con Io non credo nei miracoli. Canzone senza infamia e senza lode, vocalmente la cantante ricorda troppo da vicino Gianna Nannini. Nonostante l'affermazione nella categoria (e l'ultimo posto nella finalissima a cinque), questa sarà l'unica presenza sanremese per la cantante, per la quale non servirà a lanciare la sua carriera neanche il riciclo, l'anno seguente, nel reality Music Farm. Non emergeranno neanche gli altri due finalisti di categoria, La Differenza e Veronica Ventavoli. I primi presentano una gradevole e radiofonica Che farò, ritmata e incalzante (tanto da contenere un testo abbastanza lungo in appena 3:24), tutt'altro che facile da cantare (a livello di fiato) nonostante l'impronta pop. Peccato per alcune facilonerie del testo ("E arriva un punto improvviso che non ci sto più dentro", "E nel futuro cosa c'è? Io non lo so e nemmeno te"). Precipita, invece, il livello con L'immaginario di Veronica Ventavoli. Stucchevole questa "La solitudine 2.0", tra autobus delle 7:30 ed esami di maturità. Peccato che la Pausini all'epoca avesse 18 anni e non 26 come la Ventavoli. Imbarazzante, soprattutto per il testo ("ma non c'è nient'altro da fare che sentirsi un po' così, come un'onda nel mare", "e dietro il mio sipario, ora un'altra storia non c'è").

  Passiamo ai semifinalisti di categoria. Reduce da "Nuda", tormentone dell'estate precedente, ebbe discreta visibilità Max De Angelis, con l'intensa Sono qui per questo, che probabilmente avrebbe meritato la finale di categoria. Buona prestazione da parte degli Equ con L'idea. Apprezzabili le sincopi che spezzano il ritmo. Curiosità: il gruppo deve togliere dal proprio nome il numero 28, in quanto Equ 28 avrebbe rimandato all'omonima birra, e la promozione di marchi è vietata al Festival. Miracolata della semifinale è Giovanna D'Angi con la discutibile Fammi respirare. Con la D'Angi si ripete lo schema visto l'anno prima con Linda: il vocione di turno al servizio di una canzone inconsistente, il tutto condito da un testo banale e scontato ("Aria, fammi respirare aria". Ah, ok).

  È nel primo turno che si consuma l'eliminazione più scandalosa (forse una delle più scandalose di sempre nella storia della categoria). Le giurie sanremesi, forse complice la stanchezza per la tarda ora, eliminano subito nientemeno che i Negramaro, con quello che sarà uno dei loro più grandi successi, Mentre tutto scorre. Alla band di Giuliano Sangiorgi le giurie preferiscono Giovanna D'Angi (argh), ma le vendite post Sanremo metteranno le cose a posto: il singolo avrà immediato successo, lanciando i Negramaro nel firmamento della musica italiana, e l'album raggiungerà la seconda posizione in classifica. Di Giovanna D'Angi, invece, nessuna traccia.

  Eliminata anche tale Sabrina Guida, un clone di Jennifer Lopez, che porta Vorrei, uno sfacciato plagio di "Seven days" di Craig David. Fuori subito i Concido con Ci vuole K., dove la K sta per culo, ripetuta decine di volte, senza quindi incappare in alcuna censura: i tempi cambiano anche per Sanremo. Se non fosse per questa parola, però, nessuno si sarebbe accorto di questa scialba canzone, che quindi rimane solo una provocazione fine a sé stessa ("ci vuole culo per riuscire a navigare, perché la vita è una barchetta in mezzo al mare"). Non passa in semifinale nemmeno Enrico Boccadoro, prematuramente scomparso nel 2017 a soli 42 anni. La sua Dov'è la terra capitano? ha il merito di portare sul palco dell'Ariston il tema dell'immigrazione, ma non brilla per originalità e forse scade un po' nella retorica. Giustamente rispedito subito a casa il giovane (ma solo sulla carta d'identità) Christian Lo Zito, che presenta l'antichissima Segui il tuo cuore. Il diciottenne in questione vuole ricalcare lo stereotipo del ragazzino piacente e ammiccante alle telecamere, stereotipo peraltro già stroncato l'anno prima con André. La canzone è una melassa fuori dal tempo e anche dalla logica, con un testo imbarazzante, che si merita la citazione a fine articolo nell'angolo delle Perle di saggezza. Completano il tutto l'esibizione a piedi scalzi e la partenza seduto sulle scale, illuminato solo dall'occhio di bue. Da smontare e ricostruire completamente, come artista. Concludiamo la carrellata degli eliminati della categoria Giovani con gli unici artisti, insieme ai Negramaro, riusciti a resistere al tempo tra i 12 giovani in gara. Si presentano al grande pubblico, infatti, i Modà. La band di Kekko Silvestre però non riesce a qualificarsi per la semifinale, presentando Riesci a innamorarmi, ballad dignitosa ma nulla di più, sicuramente non uno dei suoi maggiori successi. Silvestre e compagni, però, si riscatteranno negli anni seguenti, anche al Festival di Sanremo.

  Riassumendo, l'edizione targata Bonolis riporta il Festival ad antichi fasti, ottenendo ascolti altissimi come non succedeva da anni. Musicalmente assistiamo al lancio di artisti come i Negramaro (e i Modà, anche se in maniera meno immediata) e alla consacrazione di Francesco Renga, si riportano alla ribalta vecchie glorie come Arigliano e Califano, diverse canzoni passeranno in radio e le vendite dei dischi torneranno a livelli consoni. Come Paganini, però, Bonolis non concederà il bis (almeno non nell'immediato) e a questo Festival ne seguiranno altri non di altrettanto successo. Ma questo discorso lo rimandiamo alla prossima recensione.

 


TOP3 BIG
1) Non escludo il ritorno - Franco Califano
2) Fammi entrare - Marina Rei
3) Colpevole - Nicola Arigliano

TOP SHIT BIG
1) Come noi nessuno al mondo - Toto Cutugno e Annalisa Minetti
2) Ragazza di periferia - Anna Tatangelo
3) L'amore che non c'è - Gigi D'Alessio

TOP3 GIOVANI
1) Mentre tutto scorre - Negramaro
2) L'idea - Equ
3) Sono qui per questo - Max De Angelis

TOP SHIT GIOVANI
1) Segui il tuo cuore - Christian Lo Zito
2) Fammi respirare - Giovanna D'Angi
3) L'immaginario - Veronica Ventavoli

FRASE DELL'ANNO BIG:
Le parole, quante volte rimangono,
le parole feriscono, le parole ti cambiano,
ti bastava anche un filo di voce per dirmi ti amo,
ma quante volte mi hai urlato sul viso che valevo poco
(da "Le parole", Umberto Tozzi)

FRASE DELL'ANNO GIOVANI:
Conosci te stesso? No, con gli estranei non parlo mai
(da "L'idea", Equ)

PERLE DI SAGGEZZA BIG:
Con te ho speso tutta la mia età,
cosa ne farò di quelle frasi scritte sul telefono
(da "Ragazza di periferia", Anna Tatangelo)

PERLE DI SAGGEZZA GIOVANI:
Segui il tuo cuore e mi troverai, dove c'è amore tu ci sarai,
e saremo sempre liberi contro ogni logica,
segui il tuo cuore e vedrai, segui il tuo cuore e non perderai
(da "Segui il tuo cuore", Christian Lo Zito)

VINCENZO CARLOMAGNO

Continua...