2009: Sanremo era gay


Le forumle si usurano. Sanremo si è trasformato da tempo in un puro spettacolo televisivo più che in una gara (o contest, come è in voga chiamarle) musicale. Il maggiore artefice di questa trasformazione, l'immarcescibile Pippo Baudo, era stato chiamato l'anno prima al capezzale della saga televisiva per risollevarlo dai disastri dell'edizione Panariello del 2006. Ma dopo la lieve ripresa del 2007, questa edizione 2008 risulta a tutt'oggi la meno vista dell'intera storia del Festival (ovviamente da quando esistono le rilevazioni Auditel) con il 35,64% di share. Altro record negativo: per la seconda volta nella storia, una serata festivaliera viene battuta negli ascolti da altro programma in onda contemporaneamente (la serata del venerdì fu battuta dalla 5a puntata de "I Cesaroni" in onda su Canale 5). Da allora Baudo non fu più chiamato a condurre la kermesse sanremese.

  Il Pippo nazionale chiama al suo fianco per la kermesse televisiva tenutasi dal 25 febbraio al 1° marzo il co-conduttore Piero Chiambretti, che ritorna a Sanremo dopo la co-conduzione del 1997 ed il Dopofestival del 1998. In realtà prima di Chiambretti era stato chiamato Fiorello ma lo showman siciliano rifiutò. Come "vallette", immancabilmente, Baudo sceglie la solita coppia bruna/bionda, con la prima impersonata dalla mediterranea Bianca Guaccero (che avrù una lunga e fortunata carriera televisiva) e la seconda dalla modella e attrice ungherese Andrea Osvart. Insomma, il trionfo dei clichè, come da lunga tradizione.

  Ma c'è qualcuno tra i protagonisti di questa edizione che batte di gran lunga il record di presenze di Baudo: lo scenografo Gaetano Castelli, arrivato quest'anno alla 15-esima presenza (contro le 13 di Baudo) e che incrementerà il suo record sino al 2022 portandolo a 22 presenze. In questa edizione si supera con l'orchestra che si solleva da terra, elementi che spariscono e ricompaiono sulla scena e un palco che cambia ogni sera. E un grande diamante che luccica davanti al palco, voluta a simboleggiare Sanremo come gioiello della musica italiana. Vabbe'... comunque una grande professionalità e capacità scenografica di tutto rispetto.

  La formula è la solita degli anni Duemila: edizione fiume da 5 serate televisive, con 20 "campioni" votati da una giuria di "qualità" (dio mio! uno scandalo), da una giuria demoscopica e dal voto telefonico. Sezione Giovani di 10 "promesse", di cui 6 vanni in finale e le prime tre vengono premiate. Più l'immancabile serata dei duetti dove le 20 canzoni in gara tra i Big vengono reinterpretate in compagnia di ospiti vari. E questa volta vengono comunicate tutte le posizioni dei Big in gara con relativi punteggi ottenuti, mentre dei Giovani vengono comunicate solo le prime tre posizioni.

  Il festival senza polemiche non sarebbe il festival. E anche quest'anno non sono mancate. La più rilevante riguarda l'esclusione dalla gara di Loredana Bertè perchè il suo pezzo Musica e parole non era inedito. Loredana aveva supplicato Baudo di farla partecipare al festival dopo 6 anni dalla sua ultima partecipazione, nella speranza di un'ennesima rinascita puntando a vincere il premio della critica intestato a sua sorella Mia Martini. Dopo la prima esecuzione scoppia la grana: il brano è un plagio di un brano del 1988 inciso da tale Ornella Ventura intitolato "L'ultimo segreto", scritto per la verità dagli stessi autori Oscar Avogadro e Alberto Radius, che ovviamente non hanno alcun interesse a denunciare la cosa, ma la pensa diversamente il produttore del brano, Tullio De Piscopo, che invece lo fa. La Bertè viene esclusa dalla gara ma in realtà senza alcun danno, anzi. Infatti le viene concesso sia di partecipare come "ospite" alla serata dei duetti con Ivana Spagna, sia alla quarta serata, provocando i mugugni di diverse case discografiche per la "concorrenza sleale" perchè temono che in futuro chiunque potrebbe farsi squalificare ricavandone un vantaggio pubblicitario notevole. Sono invece a livello di marachelle altri episodi quali il "Gigi ti amo" esclamato timidamente da Anna Tatangelo rivolto ovviamente a Gigi D'Alessio suo compagno all'epoca, gridato alla fine della sua esibizione nella serata finale, o lo "stronzo" rivolto da Tricarico a un irritante Chiambretti che l'aveva preso in giro per una sua scivolata sul palco.

 


CATEGORIA BIG
A vincere, con una percentuale del 5,17% dei voti espressi, è Colpo di fulimen, un brano di Gianna Nannini, concepito e originariamente destinato come parte integrante della sua opera pop 2008 "Pia de' Tolomei" e poi portato a Sanremo dalla coppia costituita dalla argentina Lola Ponce e dal pescarese Giò Di Tonno, già protagonisti dell'opera teatrale "Notre-Dame de Paris" di Riccardo Cocciante. All'epoca molti pronosticarono per la coppia lo stesso destino dei Jalisse, vincitori di Sanremo 1997 e poi scomparsi nel nulla. Beh, un po' la profezia si è avverata in quanto la coppia non si segnala per nessun altro exploit comunque i singoli componenti del duo avevano, e hanno continuato ad avere una loro carriera autonoma, pur senza raggiungere le vette del successo sanremese che, tra l'altro, è risultato anche il brano più venduto tra quelli in gara.

  Curiosamente "Colpo di fulmine" era anche il titolo di un brano di un paio d'anni prima della seconda classificata con una percentuale del 4,88%, Anna Tatangelo, che interpreta Il mio amico scritta dal suo compagno Gigi D'Alessio. La canzone tratta di un presunto miglior amico gay della cantante che naturalmente riesce a scontentare anche le associazioni omosessuali che lamentano che il testo del brano non rappresenterebbe la realtà dei gay. Come se i testi delle canzoni rappresentassero la realtà di chicchessia. In realtà si tratta di una sfilza di luoghi comuni e di progressismo da 4 soldi. La Tatangelo sarebbe comunque la grande delusa del festival perchè data per vincitrice certa, si consola con il buon successo di vendita (il 3° tra i brani festivalieri dell'anno). Il livello si alza con la terza classificata con il 4,36%, Eppure mi hai cambiato la vita di Fabrizio Moro, già vincitore a Sanremo Giovani dell'anno prima con "Pensa". Niente di trascendentale ma una bella linea melodica preceduta da una introduzione rappeggiante ed un testo non banale che, seppur trattando della solita storia d'amore finita male, riconosce che quella storia gli ha cambiato la vita.

  Ai piedi del podio non è che le cose vadano meglio. Subito vi troviamo il solito eterno secondo Toto Cutugno che questa volta deve accontentarsi della quarta posizione con Un falco chiuso in gabbia, brano senza infamia e senza lode scritto insieme a Davide De Marinis che aveva avuto qualche istante di notorietà negli anni passati con "Troppo bella". Al quinto posto troviamo un gruppo che dovebbe raccogliere i consensi dei gggiovani: i legnanesi Finley. Sponsorizzati da Claudio Cecchetto, hanno avuto una qualche notorietà nella seconda metà degli Anni Zero del Duemila ma senza mai arrivare alla grande popolarità. E non lo fanno neanche con questa Ricordi, brano monocorde e che scivola via senza lasciare traccia nè a livello di testo e nè musicale. L'edizione 2008 non è stata l'ultima solo per Baudo ma anche per diversi altri partecipanti, tra cui (fortunatamente) il 6° classificato Paolo Meneguzzi, che si esibisce in una insulsa Grande, non riscattata neanche dalla performance in coppia con Tony Hadley degli Spandau Ballet nella serata dei duetti.

  Con il 7° posto de L'amore non si spiega di Sergio Cammariere siamo in pura area cantautorale, considerando anche il testo del fido Roberto Kunstler. Nonostante le doti canore di Cammariere non ci esaltino, il brano si avvale di un ottimo arrangiamento in stile bossa nova, tant'è che nella serata dei duetti si esibisce insieme alla cantante brasiliana Gal Costa. Discreto il successo di vendita, il suo secondo in ordine di quantità dopo la precedente "Tutto quello che un uomo" del 2003.

  Un trio piuttosto variegato per completaree i primi dieci classificati. Per la gioia delle ragazzine in tempesta ormonale, all'8° posto troviamo Gianluca Grignani con il suo pop lagnoso di Cammina nel sole. Insomma, siamo alle solite rime più o meno baciate da terza elementare e lo stile strascicato da figlio illegittimo del rocker di Rocca. Ultima apparizione sanremese anche per l'eterno Little Tony che presenta, un po' provocatariamente, Non finisce qui (9° posto), scrittto da Danilo D'Amerio che gli confeziona una sorta di "My way" in cui ripercorre la sua vita che si spegnerà 5 anni dopo. Tutt'altra musica, tutt'altra storia e tutt'altra qualità per Grande Sud di Eugenio Bennato che chiude i primi dieci. Fratello del più celebre Edoardo, è sempre stato più rigoroso e concentrato sul recupero e la promozione dell'immenso patrimonio popolare meridionale, ad iniziare dal 1969 con la fondazione (insieme ad altri) della Nuova Compagnia di Canto Popolare e nel 1976 dei Musicanova. Nel 1999 fonda il movimento Taranta Power cui il brano presentato a Sanremo si ricollega, con un ritmo incalzante tipico delle tarantelle e un testo di tutto rispetto ("di chi parte contadino ed arriverà terrone"). Poteva essere la consacrazione definitiva per questo ottimo cantautore napoletano invece il riscontro delle classifiche fu piuttosto scarso: forse non era il momento socio-politico favorevole. Fatto sta che l'interpretazione nella serata dei duetti, dove chiamò ad accompagnarlo Pietra Montecorvino, non ha aiutato molto presentando un arrangiemento ed una interpretazione che ha snaturato il brano che rende molto di più nella versione su disco con il controcanto femminile di Sonia Totaro.

  A differenza degli anni immediatamente precedenti, quest'anno le posizioni in classifica vengono comunicate anche oltre i primi dieci. E immediatamente dopo la Top Ten troviamo la tarantina Mietta con Baciami adesso con un testo scritto da Paquale Panella e musica del cantuatore Daniele Ronda. Niente di memorabile ma un dignitoso esempio di pop melodico nella tradizione italiana, con un inciso breve ma che resta nell'orecchio. I risultati di vendita non sono granchè e si mantengono a livello di successo minore della cantante, e nella media di questa edizione piuttosto sottotono.
Al 12° posto Il solito sesso di Max Gazzè che si contende la palma di miglior brano di questa edizione con il pezzo di Tricarico e che viene gratificato da un buon successo di vendita, soprattutto radiofonico (è risultato il brano sanremese più trasmesso). Il brano è strutturato come se si trattasse di una telefonata fra un uomo e una donna che ha catturato la sua attenzione, e con la quale vuole instaurare una relazione, seppure clandestina, considerando che lei ha già un compagno. La "telefonata", però è ascoltata solo dalla parte dell'uomo, che pertanto risponde a domande e provocazioni della donna, che essendo dall'altro capo del telefono, e quindi virtualmente inesistente per l'ascoltatore, sono "sottintese".

  Altro bel pezzo è quello di Laura Abela, in arte semplicemente L'Aura, che con Basta!, scritto da lei stessa, accantona le tipiche tematiche amorose e si cimenta con un testo pacifista senza se e senza ma. "C'è qualcuno là che ci aiuterà a dire "Basta!"? C'è qualcuno là che fermare potrà la violenza?" scandisce nell'inciso con una voce cristallina e limpida. Poteva essere la sorpresa del Festival ma si limita ad un discreto successo commerciale, tra l'altro non ripetuto negli anni successivi.
Anche il testo di Rivoluzione presentato dal rapper Framkie Hi-Nrg Mc è piuttosto distante dagli usuali testi sanremesi, trattando tematiche in qualche maniera politiche e sociali: "Qui si fa la rivoluzione senza alcuna distinzione Sesso, razza o religione: tutti pronti per l'azione". Un inciso piuttosto orecchiabile tra un effluvio e l'altro di parole che richiamano le cronache degli ultimi anni. Il brano cita durante tutta la sua durata il motivo fischiato dell'introduzione di "Storia di un impiegato" di Fabrizio De Andrè, album il cui inizio viene fatto ascoltare all'interno della sua esibizione.

  Scorrendo la classifica finale, al 15° posto troviamo un veterano del festival con le sue 8 partecipazioni a partire dal 1981, Michele Zarrillo con L'ultimo film insieme. Il brano è perfettamente coerente con lo stile del cantautore romano: un pop melodico con qualche eccesso di romanticismo, dovuto soprattutto ai testi del vecchio compagno Giampiero Artegiani con cui aveva militato nei Semiramis all'inizio degli Anni '70. Come usuale per Zarrillo, il brano necessita di più ascolti per apprezzarlo e non ottiene un grande successo nè sul palco sanremese e nè nelle classifiche. Ma è tra quelli che regge meglio a distanza di tempo.

  Al quartultimo posto troviamo il vincitore del Premio della Critica della sezione principale: Vita tranquilla di Tricarico. Come sapete questo premio viene assegnato dai giornalisti musicali presenti al festival e non sempre le scelte sono risultate azzeccate. Il premio era nato per premiare la partecipazione di Mia Martini al festival del 1982 (con "E non finisce mica il cielo" di Ivano Fossati) e da allora assegnato ogni anno, tant'è che nel corso della serata è stato consegnato postumo alla sorella Loredana Bertè (perchè nella prima edizione il premio non era stato formalizzato). Non sappiamo quali sono le qualità che la stampa specializzato ha trovato nel pezzo di Tricarico, musicalmente e letterariaremente piuttosto monocorde. Personalmente glielo avrei dato per aver sfanculato in diretta Chiambretti (e magari la stessa motivazione ha mosso i giurati) e comunque la cosa ha fatto sì che il brano abbia avuto un qualche successo commerciale (è tra i 7 brani sanremesi ad aver conquistato un disco d'oro o di platino).

  Dato alla vigilia come uno dei pezzi favoriti per la vittoria finale, forse una frase del testo ("Tanto a me della musica non mi frega più niente") ha procurato al Il rubacuori dei Tiromancino il terzultimo posto nella classifica finale. La canzone tratta di un dirigente tagliatore di teste incaricato di licenziare 35 persone evidentemente da una casa discografica, e questa cosa ovviamente non poteva far piacere ai principali attori della kermesse sanremese. E' comunque uno dei pochi pezzi, se non l'unico, a ricordarci che siamo nel pieno della crisi finanziaria dei subprime del 2007-2008, anche se il tema viene affrontato solo moralisticamente senza scalfire alcun aspetto delle cause profonde di questa crisi sia generali che specifiche dell'industria musicale.

  Altro veterano del festival è Amedeo Minghi, giunto anche lui alla ottava partecipazione, cui sembra partecipare per questioni di necessità, rassegnato a svolgere il ruolo di comprimario e, soprattutto, nella consapevolezza che le canzoni in questa kermesse sono solo un orpello, un pretesto per imbastire uno spettacolo televisivo dall'audience elevata assicurata. Il pezzo che presenta è Cammina cammina certamente non tra i suoi migliori e che infatti non lascerà alcuna traccia nè nelle classifiche di vendita nè nella discografia del suo interprete.
L'ambito ultimo posto quest'anno è appannaggio del cantautore siciliano Mario Venuti con A ferro e fuooco, scritta a 4 mani con l'amico e corregionale Kaballà con cui aveva avviato una collaborazione decennale. Ambito perchè molto spesso agli ultimi posti a Sanremo si sono classificati veri e propri classici della canzone italiana. Solo per fare qualche esempio a caso: "Vita spericolata", "Il ragazzo della via Gluck" o "Donne".

  Insomma un festival che, a dispetto del livello tutto sommato mediamente buono dei vari pezzi in gara, non riesce a imporre nella memoria collettiva nessun brano memorabile. Che verrà ricordato per episodi extramusicali: i bassi ascolti che sanciscono l'ultima conduzione di Pippo Baudo, l'esclusione di Loredana Bertè, e cose così.

 


CATEGORIA GIOVANI
Anche in questa edizione in tono minore del Festival, il suo sporco lavoro di lanciare nuovi interpreti lo svolse. E' il caso del duo di fratelli veronesi Luca e Diego Fainello, i Sonohra, che vincono la sezione Giovani con il brano L'amore. E un certo successo il duo lo ottiene a ridosso del festival ma piuttosto effimero, nonostante gli sforzi di lancio internazionale in grande stile. Il brano non brilla per originalità nè per il testo (un amore mancato tra il protagonista e una ragazza inglese conosciuta di sfuggita e ripartita per l'Inghilterra dopo pochi giorni) nè per la musica, accusata di plagio del brano "Cannonball" di Damien Rice. Ed effettivamente le assonanze sono notevoli. I Sonohra scompariranno dalla scena musicale dopo appena un paio d'anni.

  Va un po' meglio, almeno musicalmente, con il 2° classificato nella categoria Giovani: Il nostro tempo della band romana La Scelta al loro esordio assoluto. Il brano è caratterizzato da una sezione ritmica con incessanti percussioni africane, con molti riferimenti etnici, citati anche nel testo genericamente "globalista": "La mia casa è un altopiano al centro di Milano \ E mi sento umano \ E mi sento un africano metropolitano \ Con gli occhi da orientale \ E il cuore di chi sa che andrà lontano". Insomma, pura ideologia dominante da Open Society di Soros...
Ancora Roma al 3° posto con il ragazzotto Jacopo Troiani (17 anni all'epoca) con un brano nella "tradizione" sanremese, cioè con una melodia abbastanza insulsa e un testo all'altezza della melodia. Beh... se il target della canzone era la platea dei liceali direi che non è stata raggiunta considerando lo scarso successo del brano e che ha forse segnato la non-carriera del Troiani che si è poi cimentato più come attore che come cantante.

  La formula della categoria Giovani prevedeva 14 brani, di cui 8 si sarebbero classificati per la serata finale (il venerdì), con comunicazione della classifica per i primi tre classificati. Alle spalle dei su citati 3 primi classificati, diamo uno sguardo agli altri 5 finalisti. Ad iniziare dal vincitore della Critica per questa categoria: Para parà ra rara di Frank Head, che non ho capito se sono un gruppo (sul pasloscenico si sono esibiti in trio) o solo uno pseudonimo inglesizzato di Francesco Testa. Fatto sta che così come sia un mistero che uno sconosciuto possa divenire subitaneamente una star grazie al Festival, è altrettando misterioso come artisti che avrebbero tutte le credenziali per imporsi scompaiano dopo pochi mesi. Ed è il caso anche di Frank Head: cresciuto al CET (la scuola per autori di Mogol), entrato in contatto con figure importanti ed influenti del panorama musicale italiano e internazionale quale Geoff Westley (collaboratore dei Bee Gees, Peter Gabriel, Phil Collins e tanti altri big), presentatosi con un pezzo niente male musicalmente e come testo, finita la spinta dell'apparizione sanremese, siano scomparsi dalla scena. Bah...

  Un'altra interprete che avrebbe potuto avere un grande futuro è tale Giua, eterna promessa mai mantenuta, che vanta un pedigree di tutto rispetto tra premi vinti, collaborazioni d'autore e quant'altro. Nononstante sia sulla scena dal 2004 non ha mai raggiunto il grande pubblico. La sua apparizione a Sanremo 2008, cui fu ammessa in quanto vincitrice di Sanremolab 2007, poteva essere la sua grande occasione ma il pezzo presentato, Tanto non vengo, era piuttosto sciatto lasciandola in quell'area senza infamia e senza lode.
Totalmente trascurabile Domani del duo acustico emiliano Milagro, il cui cantante si limita a sussurrare dei versi dimenticabilissimi. Siamo dalle parti dei Tiromancino, ma ancora più noiosi.
Totalmente differente il pezzo presentato da Valerio Sanzotta, ascrivibile al genere canzone "militante": porta una canzone progettualmente non banale per il palco del'Ariston come Novecento: una cavalcata dylaniana, chitarra e armonica tra le cronache del millennio appena concluso, avendo il coraggio (o l'incoscienza) di parlare al Festival di Piazza Fontana, Guido Rossa e Enrico Berlinguer. Il pezzo non è brutto ma direi che non raggiunge il grande pubblico del festival e risulta piuttosto ingenuo per un pubblico un po' più "impegnato". Saggiamente Sanzotta decise di continuare i suoi studi di filologia svolgendo un altro mestiere.
Chiude il gruppo di finalisti della sezione Nuove Proposte la 18enne torinese Ariel, anch'essa proveniente da SanremoLab e che punta tutto sulla fisicità, grazie ad un corpo longilineo esaltato da pose a gambe divaricate in jeans attillatissimi e dalla vocalità grintosa da rocker. Ribelle è un pezzo insulso. Carriera praticamente conclusa.

L'ultimo gruppo è quello degi giovani bocciati alla prima apparizione. Nessuno di questi lascerà una qualche traccia nel panorama musicale italiano nonostante un paio vantino lignaggio d'alta popolarità, come Francesco Rapetti figlio del celeberrimo Mogol e Daniele Battaglia figlio del chitarrista dei Pooh, Dodi Battaglia.
Quest'ultimo si esibisce (penosamente) con un pezzo scritto da papà Dodi, Voce nel vento, ma brutto come pochi. Battaglia avrà più fortuna in altri settori dello show business quale partecipante a L'isola dei famosi e come conduttore televisivo ma la musica dovrà fare volentieri a meno dei suoi contributi.
Sorte analoga per il figlio di Mogol Francesco. Nonostante il pezzo con cui si esibisce, Come un'amante è scritto insieme al celebre papà raggiungendo vette quali "Tu non sei mia, tu non sei tua, ma di chi sei", viene eliminato al primo giro e comprende che la musica non è la sua carriera e approda ad altri lidi, televisivi tanto per cambiare.
Che Sanremo sarebbe senza una canzone dedicata alla mamma? Il compito se l'assume Andrea Bonomo con Anna ma senza grande fortuna, nononstante una scrittura di buona qualità. Infatti Bonomo avrà più fortuna come autore (per Ramazzotti, Nex e altri) che come interprete.
I Melody Fall sono un gruppo torinese definito di pop-punk ma che a prima vista non si distingue da una boy band adolescenziale. Ascoltami è il brano presentato e subito eliminato. Curiosamente sembra che la band abbia un qualche seguito in Giappone e Cina dove nel 2015 effettueranno un tour di 14 date. Bah...
Un altro pezzo con pretese di "impegno" è presentato da un cantante-militare di carriere, reduce da diverse missioni di "pace" in Bosnia, Kossovo, Macedonia e Afghanistan. Signorsì ha intenzioni in qualche maniera autobiografiche, dichiarata di essere stata scritta in una notte a Kabul, è un dialogo tra un militare e il suo superiore, al quale confessa le sue angosce sul compito che si appresta a fare. Come si sa, le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni.
Concludiamo la carrellata sui 34 pezzi di questa edizione con un brano che verrà ricordato, più che per le sue qualità musicali, per aver cantato l'amore lesbico sul palcoscenico sanremese. A differenza del pezzo della Tatangelo volutamente costruito al solo scopo di farsi pubblicità, questa Ore ed ore sembra più sincera trattandosi di una canzone d'amore tradizionale, in stile ballad da cantautrice, cantata da una lei ad un'altra lei.


TOP3 BIG
1) Grande Sud - Eugenio Bennato
2) Il solito sesso - Max Gazzè
3) L'amore non si spiega - Sergio Cammariere

  TOP SHIT BIG
1) Grande - Paolo Meneguzzi
2) Finley - Ricordi
3) Gianluca Grignani - Cammina nel sole

  TOP3 GIOVANI
1) Frank Head - Para parà ra rara
2) Valeria Vaglio - Ore ed ore
3) La Scelta - Il nostro tempo

  TOP SHIT GIOVANI
1) Daniele Battaglia - Voce nel vento
2) Jacopo Troiani - Ho bisogno di sentirmi dire ti voglio bene
3) Melody Fall - Ascoltami