Anno: 1925
Altri titoli: -
Interpreti: Carlos Gardel
HitParade: -
Chart annuale: -
Altri interpreti: Xavier Cugat -
Nat King Cole
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Non è possibile pensare alla frase "tango argentino" senza immediatamente pensare a
Carlos Gardel, cantante, compositore, attore, nato a Parigi, ma diventato il simbolo
e la quintessenza del ritmo sudamericano che tanta fortuna continua ad avere anche oggi.
Musica, languida e potente, nata nei bassifondi e nei bordelli di Buenos Ayres all'inizio
del secolo, probita dalla decenza e dalla morale retrograda dell'epoca, ma arrivata ad
espandersi in tutto il mondo con le sue lancinanti melodie del bandoneon, del violino,
del contrabbasso e del pianoforte in ubriacanti misture musicali; non è possibile
resistere alla languidezza del tango, alla commozione intensa che si prova nel vedere
due ballerini che si allacciano e e si stringono nelle spire del ballo al Cafè Tortoni o
alla Confiteria Ideal della capitale portena.
Danza licenziosa? Certamente. Danza sessuale? Ancora di più. Il tango è sesso, amore,
passione, tradimento, delitto, colpa, espiazione. Il tango è canzone politica, canzone
di protesta, insulto, racconto, morte, storia, poesia, cronaca spicciola. Il tango è
tutto, ed ancora un po' di più. Il tango ancora oggi è l'anima dello sfortunato popolo
argentino. Chi è entrato anche una sola volta nella vita in una milonga della Capital
Federal o di Cordoba può capire a fondo il significato delle mie modeste parole.
Carlos Gardel è il TANGO: Carlos Gardel è vivo come non mai nel ricordo degli Argentini.
La sua statua che lo ritrae in atteggiamento irridente e machista nel Cementerio
Monumental di Buenos Ayres: guarda la città, osserva la popolazione, con occhio ironico,
e la popolazione lo adora. In qualsiasi momento della giornata, vi è chi porta nella
mano del monumento, elevato a grandezza naturale, una sigaretta accesa, affinchè la
sua anima si possa ristorare tra una canzone e l'altra, come l'artista era solito fare
nel 1925. L'arte di Carlos Gardel impregna l'Argentina, e l'Argentina non può fare a
meno di lui.
Come è possibile descrivere A MEDIA LUZ a persone che non hanno mai ascoltato Carlos, o
hanno ascoltato la canzone in versione parodistica dal Quartetto Cetra? E' un'impresa
assurda tentare di descrivere la passione, il modo di porgere, le inflessioni del sommo
artista, il suo modo di spezzare il ritmo del tango, talvolta in controtempo o in tempo
anticipato, la dolcezza, il pianto, la furia, la commozione che escono dalla sua voce per
colpire al cuore con la forza del sentimento. Non posso: ci rinuncio.
La canzone, composta da Edgardo Donato (musica) e Carlos Cesar Lenzi (parole) nel 1925
rappresenta il massimo della sensualità mai ascoltata in una canzone: amor terreno,
amore a pagamento in una garconniere di Avenida Corrientes 348 (strada famosa per i
suoi bordelli di lusso), arredata dalla ditta Maples, un tempo specializzata in mobili
per nidi di amore: un pianoforte, un grammofono Vitrola, un telefono sempre squillante
ed un gatto di porcellana "pa que no maulle al amor" (che non può miagolare all'amore).
Tutto a mezza luce, i baci e l'amore di coppia. Che stregone è l'amore! Che dolce
velluto (terciopelo) è l'amore a mezza luce. La stessa cosa accade in Avenida Juncal
1224: cambiano gli arredi, cambia lo stile di vita, ma l'amore sensuale è il medesimo.
Che stregone è l'amore! Capolavoro assoluto.
Consiglio l'ascolto prolungato di tangos, milongas, valses di Carlo Gardel senza
pregiudizi: molti potrebbero capire finalmente che cosa significa interpretare una
canzone; e bene farebbero a farlo molti canterini, non solo italiani, di oggi. Chi non
proverà commozione ascoltando "Mi Buenos Ayres Querido", canzone di nostalgia e di
rimpianto, non potrà mai più ritrovare un sentimento positivo dentro di sè.
(Giovanni Villata)
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