Uno di questi è Gianni Meccia, che aveva esordito in TV nel 1959 scandalizzando gli spettatori del "Musichiere" con un pezzo di stampo cabarettistico, dal titolo provocatorio: Odio tutte le vecchie signore.
Dopo questa apparizione in tivù, era intervenuto Enzo Biagi, sollecitato dalle lettere dei soliti benpensanti, scrivendo su Epoca un commento sui giovani maleducati. Meccia, con più intelligenza, gli rispose in maniera garbata facendogli capire che si trattava di una boutade e niente più.

Passato alla RCA, il talent scout cuce addosso a Gianni una immagine meno aggressiva e più minimalista, e crea per lui questa nuova etichetta di cantante-autore, che d'ora in poi verrà attribuita a una intera categoria di artisti.

Il barattolo precorre i tempi, proponendo (forse involontariamente) una metafora dell'uomo-oggetto, reso schiavo per amore da una donna cinica che lo fa "girare qua e là, senza nessuna pietà". La struttura è melodica, una ballata a tempo di beguine caratterizzata dal tanto abusato "giro di DO", senza frasi di grande respiro musicale; ma il brano si fa notare soprattutto per l'originale arrangiamento di Morricone, che per l'occasione registra come effetto sonoro il suono di un vero barattolo che rotola legato ad una corda.

Quando uscì il 45 de Il barattolo (Rca Camden 45CP-71 in coppia con Quanta paura), il disco veniva venduto con un barattolo di cartone portapenne sul quale era incollata la copertina del disco, che raffigura a sua volta un arrugginito barattolo sul quale è disegnato un cuore rosso infilzato da una freccia. Il barattolo è su un tappeto di spighe di grano e sembra patire un calcio dal piede di una donna che calza scarpe nere col tacco cort mentre la gonna, pruderie del tempo, arriva fin sotto al ginocchio.
Forse primo esempio di “gadget” associato a un disco. Peccato che nessuno lo abbia conservato! Sarebbe oggi un cimelio rarissimo.

(Orlando R.)