Anno: 1952
Altri titoli: -
Interpreti: Amalia Rodriguez
HitParade: -
Chart annuale: -
Altri interpreti: Poker di Voci
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Il "fado" sta al Portogallo come il tango sta all'Argentina: anche questo stile
musicale è nato verso la fine del 1800, nel quartiere popolare di Lisboa, denominato
Alcama, frequentato allora da marinai, prostitute, gente di malaffare che andava nelle
taverne a bere, mangiare ed ascoltare la musica. Spesso lo stesso Re del Portogallo
si mescolava in incognito al popolaccio, non disdegnando affatto qualche incontro
occasionale con le cantatrici dei locali, che godevano fama di una certa leggerezza
di costumi. Le canzoni spesso erano tristi, parlavano di amori spezzati, di marinai
perduti in paesi lontani, di feste locali, di tradimenti, della tristezza del popolo
portoghese storicamente succubo della Spagna fin dal 1600, e, soprattutto, della
"saudade", il piacere sottile della malinconia e del dolore.
Musica popolare, dunque, la cui tradizione continua con successo ancora oggi senza
essere solo una mera attrazione turistica, con molti punti di contatto con la antica
canzone napoletana ed il country classico americano. Il fado si ascolta in piccoli
locali, in un silenzio da chiesa, con arrangiamenti strettamente acustici, e senza
alcun impianto di amplificazione; l'atmosfera raccolta si rompe solo con l'applauso
finale all'esecutore, unito ai complimenti lanciati all'interprete, "A fadista!"
oppure "Boca linda!" che sono il massimo del gradimento.
Gli strumenti che accompagnano il vocalista sono la "guitara portuguesa", specie di
mandolino gigante a 12 corde dal suono intenso e commovente e la chitarra classica
spagnola, in funzione ritmica.
Ancora oggi la regina del fado, sia pure a qualche anno dalla morte, è Amalia Rodrigues,
la meravigliosa, bellissima e drammatica artista, che ha trovato la sua sepoltura
nel Pantheon di Lisboa, insieme con gli eroi del Portogallo: la sua voce si ascolta
ovunque e il suo ricordo e le sue immagini accompagnano il visitatore nelle sue
passeggiate nelle località portoghesi. Qualche anno fa, la cantante era stata messa
un po' da parte a cause di dicerie, vere o false che fossero, inerenti un suo
coinvolgimento nell'orrendo regime autarchico, sanguinoso e ridondante del duce
Salazar: oggi, per fortuna, queste cose sono state superate ed Amalia è ritornata
la Regina di sempre. Non mi dilungo oltre, poichè tutti possono trovare in rete
notizie ben più efficaci delle mie (consiglio www.amalia.com).
UMA CASA PORTUGUESA (scritta da Vascos Matos Sequieira, Rinaldo Ferreira e Artur
Vaz Fonseca negli anni '50) è uno dei più conosciuti fado di tutti i tempi: descrive
un ambiente portoghese, povero ma felice, dove si può trovare un attimo di amicizia
e di gioia, un piatto caldo per il visitatore occasionale, un simbolo religioso
(San Jose di Azulejos), una promessa di baci ed amore per tutti: se c'è tutto questo,
è una casa portoghese con certezza. Amalia la interpreta però in modo altamente
drammatico, per cui la canzone, all'ascolto, pare una tragedia greca messa in musica.
A prescindere dalla voce della Rodrigues, si tratta di un fado allegro ed ottimista,
stupendamente evocativo ed orecchiabile, amatissimo sia dai turisti che dagli esperti,
che devono però sottoporsi ad un piccolo rito: quando la cantante pronunzia la
frase "uma promessa de beijous", la musica tace e il pubblico deve mandare baci,
possibilmente rumorosi, all'interprete, che risponde analogamente; interviene poi
il chitarrista che, con un bellissimo "running" di chitarra riporta la canzone sui
giusti binari: è questo l'unico momento di "rumore" permesso, a memoria d'uomo) in un
fado, durante una esecuzione.
La canzone fu proposta in italiano dal quartetto vocale Poker di Voci, che operava
negli studi radiofonici di Torino, con l'orchestra di William Galassini: il ritmo
malinconico del fado era però sparito, per lasciare il posto ad un normale
accompagnamento orchestrale: i lettori di memoria lunga ricorderanno l'esecuzione
dei quattro torinesi che non era per nulla sgradevole, anzi era uno dei pezzi
preferiti di questo modestissimo estensore, allora infante, che la sapeva tutta
a memoria e la canticchiava per ore intere.
(Giovanni Villata)
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