CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE
(di F.Battiato)

  • Anno: 1981
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: Franco Battiato

  • HitParade: -
  • Chart annuale: -

  • Altri interpreti: -
  • Alla fine degli anni settanta, il fallimento delle utopie giovanili e il nuovo benessere economico determinano l'inversione di rotta verso il "privato". Battiato cavalca la confusione e la massificazione delle idee di quegli anni, creando una nuova forma di canzone, frutto di una geniale sintesi di slogan studenteschi e messaggi subliminali, melodramma italiano e rock britannico, citazioni scolastiche e luoghi comuni.

    Dopo nove anni di sperimentazioni dedicate a un pubblico ristretto, una trilogia di album ("L'era del cinghiale bianco" nel 1979, "Patriots" nel 1980 e "La voce del padrone" nel 1981) che raggiungono i vertici della Hit Parade, fa vincere al cantautore una singolare sfida con i suoi discografici: quella di saper confezionare a tavolino dischi di sicuro successo.

    "La voce del padrone", che stabilisce un primato (è il primo album italiano che supera il milione di copie vendute), ha come brano trainante "Centro di gravità permanente": un ritornello orecchiabile con un arrangiamento che fonde, in maniera originale, elettronica e tradizione. Per la prima volta, dai tempi di Lucio Battisti, una canzone italiana diventa un inno multigenerazionale, un vero fenomeno di costume.

    (Orlando R.)

    Centro di gravità permanente è il brano che ha reso di colpo noto Franco Battiato al grande pubblico: basti pensare che l'album La voce del padrone che lo contiene è stato il primo LP italiano a superare il milione di copie vendute. La giustapposizione di immagini assolutamente improbabili, unita a una melodia orecchiabile ma "strana", quell'estate sembrò essere il non plus ultra. Questo non era certo il primo lavoro del cantautore siciliano, e nemmeno il primo album di stile a primo impatto orientaleggiante: la sua struttura è però molto più classica di quello che sembra.

    Intro


    | Rem | Dom | Sol | Mib | Dom/La | Sol | Mib | Sol | |
    Sol: v iv I bVI iv I bVI I

    L'introduzione è formata da 9 battute, un numero assolutamente incongruo per gli standard... e ancora di più se pensiamo che in realtà la cadenza era già tranquillamente terminata con l'ottava battuta, e quindi si sarebbe potuto tranquillamente rimanere con la durata usuale. Ma fossero solo queste le peculiarità armoniche! Ho etichettato il brano in tonalità di sol maggiore, e in effetti la cadenza finale
    I-bVI-I, anche se non è abituale, è abbastanza forte per definire la tonalità. Però il primo accordo è un re minore, che non fa parte di quelli vicini alla tonalità, per non parlare del do minore che lo segue subito... Il punto è che tutti gli accordi di questa introduzione sarebbero perfetti se fossimo in tonalità di sol minore e non maggiore. Anche il mi bemolle sarebbe un tranquillo accordo sul sesto grado, e non ci sarebbe nulla di strano. Cosa è successo? Battiato per creare il brano ha in pratica "quasi" usato la scala maggiore melodica, quella cioè con la terza giusta ma la sesta e la settima minore. Il "quasi" è legato all'accordo di mi bemolle, dove anche la modale (il si) viene abbassata di mezzo tono per evitare un tritono. L'effetto pratico dell'uso di questa scala è un certo disorientamento, aiutato anche dal passaggio iniziale v-iv che è sempre visto in modo preoccupante dall'armonia classica. Come ultimo punto, si può notare nei primi accordi una scala discendente re-do-si-sib-la-sol... il che spiega il fatto che il do minore in quinta battuta abbia un la al basso.

    Strofa


    | Rem | Dom | Sol | Mib | Dom/La | Sol | Mib | Sol | Mib | Sol | |
    Sol: v iv I bVI iv I bVI I bVI I


    | Rem | Dom | Sol | Mib | Sol |
    Mib | Sol | |
    v iv I bVI I bVI I

    | Rem | Dom | Sol | Mib | Dom/La | Sol | Mib | Sol |
    v iv I bVI iv I bVI I


    La prima strofa è composta da 27 battute, sempre un numero strano: però la cosa buffa è che la si può suddividere in tre segmenti da 11+8+8 battute, e quindi è solo l'inizio a mandare il tutto fuori dagli standard. Il giro di accordi è praticamente quello dell'introduzione, con alcune piccole differenze. Nel primo segmento, la cadenza I-bVI-I viene ripetuta, come per fare capire che il leit-motiv del brano è proprio il gioco cromatico in direzioni opposte tra i due accordi (se si prende il primo rivolto dell'accordo di mi bemolle e lo si mette dopo quello di sol, notiamo appunto che le triadi sol-si-re e sol-sib-mib sono molto vicine tra di loro); il secondo elimina tre accordi a metà, e il terzo riprende l'introduzione, eliminando quell'ultima battuta in più che sparigliava il tutto. Il senso di caduta del passaggio v-iv è accentuato dal canto: Battiato lascia un ottavo di pausa prima di pronunciare la sillaba ("Una vecchia / ( ) bretone"), scompigliando ancora di più gli accenti ritmici.
    Nella seconda strofa, il segmento di mezzo viene eliminato, lasciando pertanto una frase di 11+8 battute. È divertente notare che l'ultima battuta del primo segmento è arrangiata in maniera completamente diversa dal resto del brano, e a primo ascolto si direbbe un'interpolazione che allunga la strofa; bisogna ascoltare attentamente per accorgersi che non è così.

    Ritornello


    | Do | Lam | Fa | Sol | Do | Lam | Fa | Sol |
    Do: I vi IV V I vi IV V


    | Do | Lam | Fa | Sol | Do | Lam | Fa | Sol |
    I vi IV V I vi IV V

    | Re | Mib | Sol |
    Do: II bIII V

    Sol: V bVI I

    Dopo tutto questo turbinio di tonalità, il ritornello è quanto di più banale ci si possa immaginare: un giro di do ripetuto più volte. Battiato canta da solo le prime otto battute, e il coro lo riprende per altre otto. Beh, qualcosa di particolare c'è: non siamo più in tonalità di sol, ma di do maggiore. Il passaggio è assolutamente brutale, visto che non c'è stata nessuna preparazione armonica: non che ci volesse molto, visto che sarebbe bastato un sol settima per spostarsi. Però di nuovo non ci si accorge della cosa: i quattro colpi secchi che segnano il tempo sono più che sufficienti come stacco. Questa volta, come in ogni canzonetta pop che si rispetti, le sillabe cantate a inizio battuta sono leggermente anticipate: anzi, per la precisione, forse lo sono un po' più del solito.
    Il rientro alla tonalità di sol maggiore, invece, avviene con l'aggiunta di tre battute alla fine del ritornello; il re maggiore, che potrebbe quasi indicare il salto di una tonalità, è immediatamente seguito dall'ormai usuale cadenza mib maggiore-sol maggiore che ci fa capire che siamo di nuovo nel territorio iniziale.

    Finale

    | Do | Lam | Fa | Sol |
    Do: I vi IV V


    Sul finale non c'è molto da dire: si riprende il giro di do, mentre Battiato canticchia qualcosa in inglese.

    Concludendo

    Franco Battiato non è uno che si dà delle pose da intellettuale, ma ha studiato davvero. Anche in questo brano si vedono da un lato le sue indubbie capacità compositive, e dall'altro l'abilità nel riuscire a vendere un giro di do come un'innovazione epocale. Ma anche questa è bravura, non trovate?

    .mau.