IL CIELO IN UNA STANZA
(di Mogol / Toang [alias Gino Paoli])

  • Anno: 1960
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: Mina

  • HitParade: #1, Ottobre 1960
  • Chart annuale: Top 10

  • Altri interpreti: Gino Paoli - Franco Simone (#14, Novembre 1977, Top 100) - Giorgia
  • Per la prima volta con questo brano, Mina raggiunge il traguardo discografico del primo posto nelle vendite, dopo un'accoglienza comunque buona riservata ai precedenti Tintarella di luna, E' Vero e Coriandoli.
    Il cielo in una stanza entra al settimo posto nell'estate 1960 e sale fino al primo, rimanendo in classifica fino all'inizio dell'anno successivo.
    La canzone viene proposta a Mina da un giovane Mogol, ma lei non sembra convinta; in effetti il brano era già stato rifiutato da altre interpreti, tra cui Jula De Palma e Miranda Martino. L'autore, Gino Paoli (che non compare nei credits perché non ancora iscritto alla SIAE), la fa ascoltare a Mina al pianoforte e alla fine l'artista la incide più per le pressioni dei discografici che per sua convinzione.

    In quello stesso periodo escono anche La gatta e Sassi, due brani-chiave del primo periodo di Gino Paoli, quello che potremmo definire "gregoriano". L'incipit di questa canzone, infatti, richiama quello del Te Deum, anzi si potrebbe dire che è lo stesso con una nota in meno. Sarà un caso, ma la coincidenza è intrigante.
    Decisamente meno gregoriani sono certi riferimenti nel testo: il tema è un atto d'amore tra un uomo e una donna, che si consuma trasfigurando ambienti e cose. Si dice che Paoli abbia composto il brano ispirandosi a un rapporto occasionale, e che il soffitto viola fosse quello di una casa d'appuntamenti. Ma la vera rivoluzione è che a cantare un simile tema vi sia per la prima volta una donna.

    Assistiamo così alla prima delle mille metamorfosi di Mina: l'urlatrice e interprete di cover di brani rock si trasforma in musa della canzone d'autore. Accompagnata dall’orchestra di Tony De Vita, la sua versione è indimenticabile e insuperabile (Italdisc MH 61, accoppiata con La notte di Reverberi-Franchi). L’ouverture e l’inciso col crescendo di violini sono ancor oggi davvero straordinari.

    Il cielo in una stanza è diventato un classico della canzone italiana, e conta decine di versioni, tra cui quattro dello stesso Paoli: una incisa per la Ricordi con un piccolo gruppo, una seconda per la RCA con l'orchestra di Ennio Morricone, una terza registrata per la Durium con l'accompagnamento di un vero organo da chiesa nel 1971 (la partitura per organo era di Giampiero Boneschi), una quarta, arrangiata da Peppe Vessicchio con tastiere elettroniche e un intrigante sax soprano, che è quella che Gino esegue ancor oggi nei concerti dal vivo.
    Mina intanto invia in giro per il mondo le versioni in lingua inglese (The World We Love In, poi ricantata anche da Connie Francis), spagnola (El cielo en casa), tedesca (Wenn Du an Wunder glaubst), francese.

    Diciassette anni dopo Mina, Il cielo in una stanza torna in Hit Parade con la cover neo-romantica di Franco Simone, e nel 1999 la versione "soul" di Giorgia esce come colonna sonora di un "dimenticabile" film dei Vanzina.
    Nulla a che vedere con La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini, un classico del cinema italiano nella quale figura un vero campionario di successi di quel periodo. In questo film, Il cielo in una stanza nella versione originale di Mina fa da sfondo alla sequenza con Claudia Cardinale sulla spiaggia e Riccardo Garrone che tenta di baciarla; sequenza che precede la scazzottata finale (con il sottofondo di Tintarella di luna) fra lo stesso Garrone e Jacques Perrin all’ombra del grattacielo di Milano Marittima. Gli esterni del film, infatti, sono stati girati nella cittadina balneare romagnola.
    Gli ipercritici, quando uscì il film, dissero che la cosa più bella era la valigia! Giudizio troppo severo. Il film non è male e Claudia è stupenda. Altro che valigia!

    (Franco Gàbici)