A DAY IN THE LIFE
(di J.Lennon - P.McCartney)

  • Anno: 1967
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: The Beatles

  • HitParade: -
  • Chart annuale: -

  • Altri interpreti: -
  • Questa canzone chiudeva l’album Sgt Pepper ed esulava dall’atmosfera ilare e circense che permeava il disco. Questo fu il motivo per cui venne inserita a fare da epilogo dopo la breve ripresa del brano che dava il titolo all’album. Nel gennaio 1967 Lennon stava leggendo sul giornale della morte di Tara Browne, ventunenne erede dell’impero Guiness. Decise di scriverci una canzone su: "ho letto il giornale oggi / in merito a un uomo fortunato che ha raggiunto la meta / la sua mente è volata via in un’automobile...". La seconda strofa era un chiaro riferimento al film che Lennon aveva appena girato sotto la regia di Richard Lester "How I Won the War"”: "Ho visto un film oggi / l’esercito inglese aveva appena vinto la guerra...". A un certo punto la sua attenzione fu colpita da una frase di un altro articolo comparso sullo stesso quotidiano: "Ci sono 4.000 buche a Blackburn, Lancashire, ovvero un ventiseiesimo di buca per ogni abitante. Se l’esempio di Blackburn può essere preso a campione, ci sono due milioni di buche sulle strade della Gran Bretagna". Era qualcosa di troppo assurdo per non stimolare la sua fantasia e scriverci su un’altra strofa: "ho letto il giornale oggi / di quattromila buche a Blackburn Lancashire / e sebbene le buche siano troppo piccole / devono contarle tutte / ora sanno quante buche ci vogliono per riempire l’Albert Hall". L’ultima frase era davvero surreale, ma – pensandoci bene – degna dell’articolo.

    In ogni caso, la canzone non decollava. Mancava qualcosa. Lennon si rivolse a McCartney il quale aveva abbozzato un brano che, nonostante fosse melodicamente distante e dal ritmo assai più sostenuto, sviluppava anch’esso il tema di un giorno qualunque nella vita di una persona: "Mi sono svegliato / sono sceso dal letto / ho passato il pettine tra i capelli". Fu deciso di fondere le due canzoni. Le prime due strofe sono di Lennon, poi interviene il brano di McCartney per poi tornare sulla terza strofa scritta da Lennon, quella sulle buche di Blackburn. A questo punto mancava soltanto qualcosa che unisse le due parti, così diverse tra loro musicalmente. Ancora una volta la genialata fu di McCartney: un crescendo suonato da una vera e propria orchestra. Lennon capì subito le potenzialità di questa trovata: poteva essere l’Armageddon, il Giorno del Giudizio, quello che ci manca in "Un Giorno della Vita". Furono così messi sotto contratto 40 membri della Royal Philarmonic e della London Symphony Orchestra. Per la precisione: 12 violini, 4 viole, 4 violoncelli, 2 contrabbassi, 1 oboe, 2 flauti, 3 trombe, 3 tromboni, 1 tuba, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni francesi, 1 arpa e 1 percussionista. Non fu data loro una partitura scritta, avevano soltanto la nota più bassa e quella più alta della triade di mi maggiore ottenibile dai loro strumenti e, fra l’una e l’altra, sarebbero stati liberi di improvvisare. L’accordo finale sarebbe invece stato suonato su tre pianoforti diversi da McCartney, Lennon, il produttore George Martin e il road manager Mal Evans. Ovviamente, gli orchestrali dovevano essere vestiti in abito da sera, anche se alcuni di loro indossavano pure maschere carnevalesche distribuite dagli stessi Beatles. La registrazione avvenne il 10 febbraio 1967 e furono invitati, per assistervi, alcuni amici come Mick Jagger, Keith Richards e Donovan.

    L’effetto finale fu sconvolgente: non era una canzone, erano due che però si erano fuse in una; non era rock, non era pop, ma era qualcosa di completamente nuovo e inaudito, con quel crescendo finale che ti inebria, ti disorienta e infine ti appaga; era un testo impegnato e forte per i canoni Beatles, ma era anche una performance musicale (ancora una volta McCartney dimostrava tutta la propria abilità al basso) di altissimo livello. Chicca finale: una nota di 20mila hertz, al termine del crescendo, che soltanto i cani possono percepire. Narra la leggenda che sia stata voluta da McCartney affinché pure Martha, il suo cane da pastore, potesse godere la canzone. "A Day in the Life" ebbe seri problemi con la censura. Tre i passaggi contestati. Il primo è quello delle buche: secondo le severe autorità dell’epoca erano un chiaro riferimento ai buchi dei tossicodipendenti. Il secondo punto incriminato riguarda il passaggio di McCartney là dove dice (una volta alzatosi dal letto e salito sul pullman) "fumai / qualcuno parlò e io andai in un sogno". Il terzo era la frase che precedeva il crescendo: "I’d love to turn you on" (che potremmo tradurre con "mi piacerebbe eccitarti"), frase presa dallo slang dei tossicodipendenti londinesi del periodo.

    Feliciano)