HEY JUDE
(di John Lennon - Paul McCartney)

  • Anno: 1962
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: The Beatles

  • HitParade: #4, Settembre 1968
  • Chart annuale: Top 30

  • Altri interpreti: Wilson Pickett
  • Paul McCartney restò sempre legato da una sincera e disinteressata amicizia a Cynthia Powell, moglie separata di John Lennon dopo che questi l'aveva lasciata per andare a vivere con Yoko Ono. Un giorno stava andando a trovare lei ed il piccolo Julian nella loro casa di Weybridge. Sull'auto, da solo, pensando alla situazione non certo facile, dal punto di vista degli affetti, di un bimbo di quattro anni che vede i propri genitori separarsi, iniziò a canticchiare un motivetto: "Hey Jules, non essere giù di morale", dove poi, di seguito, forse anche per evitare riferimenti personali, Jules divenne "Jude".

    Nacque così uno dei più grandi successi dei Beatles. Otto milioni di copie vendute in tutto il mondo, in cima a quasi tutte le classifiche, addirittura negli USA al primo posto dal 28 settembre sino al 23 novembre 1968 (Billboard Chart). Si ripete per l'ennesima volta il miracolo della caratteristica peculiare che fa di McCartney uno degli autentici geni della musica degli anni sessanta: con le prime tre-quattro battute la melodia si scolpisce subito ed in maniera indelebile, positivamente ossessiva, nella mente dell'ascoltatore.

    Il primo tema si sviluppa per otto misure su una sequenza di accordi semplicissima - Fa - Do - Do7 - Fa - Si bem - Fa - Do7 - Fa, ripetuto. Segue un secondo tema, questa volta sviluppato melodicamente sulla sequenza armonica - Fa7 - Si bem - Sol7 min - Do7 - Fa - Fa7 - Si bem - Sol7 min - Do7 - Fa, a cui segue un "ponte" per ritornare al tema iniziale, ma che propone il primo abbozzo, variato, dell'inno reiterato, quasi ipnotico e famosissimo della chiusura. Vengono ancora ripetuti il "tema 1" ed il "tema 2", ancora una volta il "tema 1" che sfocia, dopo un "to make it better, better, better..." a proporre la sillabazione della parola "bet - ter" scalare armonicamente le note Mi-Fa-Sol diesis-La-Si naturale-Do-Mi-Fa-Sol diesis-La-Si naturale-Do-Mi, sull'armonia dell'accordo di "Fa" per concludere nelle quattro misure finali reiterate sugli accordi - Fa - Mi bem - Si bem - Fa.

    Nel luglio 1968 gli artisti EMI che incidevano negli studi di Abbey Road non disponevano ancora di un sistema di registrazione ad otto piste. In realtà, ad Abbey Road c'era una macchina ad otto piste della 3M nuova di zecca, ma ancora prima che essa fosse resa disponibile per le registrazioni era stato deciso dai tecnici di apportare complesse modifiche ai sistemi di regolazione (pitch) della trazione del nastro che presero molto più tempo del previsto. Questa è la ragione per cui "Hey Jude" fu, stranamente, figlia ibrida di Abbey Road e dei Trident Studios di Londra, già dotati di un "otto piste" funzionante e quindi un passo più avanti rispetto alla EMI.

    Le prime sessioni di registrazione di svolsero ad Abbey Road. Presso gli studi Trident, già noti a Paul e George che li usavano per le produzioni di nuovi (allora) artisti quali Mary Hopkin e James Taylor, ingaggiati per la loro etichetta indipendente "Apple" (di cui, fra le altre cose, "Hey Jude" fu la prima release assoluta, anche se i codici del disco restano coerenti al catalogo EMI Parlophone), furono rifatte le registrazioni, tra l'altro con l'apporto di una orchestra di 36 strumentisti. I mixaggi furono fatti in parte ai Trident ed in parte ad Abbey Road, dopo la scoperta che il "suono Trident" era qualitativamente poco soddisfacente. Di conseguenza, e anche con una punta di legittimo orgoglio, i tecnici EMI rimisero mano ai nastri, migliorando l'equalizzazione ed il bilanciamento dei toni, assolutamente carenti nelle frequenze più alte. "Hey Jude", dal punto di vista della produzione discografica, fu pianificato da subito per essere il lato A di un 45 giri, pur essendo le fasi di registrazione avvenute nel periodo in cui stava prendendo forma sonora tutto il materiale che sarebbe andato a formare "The Beatles", il doppio LP più noto come "The White Album". Con questa registrazione i Beatles portarono a compimento la loro opera "più lunga", sfatando il luogo comune che una canzone stampata su 45 giri non poteva durare più di tre minuti.

    La versione finale di "Hey Jude" si sviluppava, per causa o merito del famoso "repeat" finale diventato un cult vero e proprio, per ben sette minuti ed undici secondi. Il problema fondamentale, posto ai tecnici che si occupavano della stampa del disco, fu quello di "fare entrare" tutta la registrazione nello spazio fisico della facciata. Recuperando il massimo sia sugli spazi della traccia di entrata che su quella di uscita, si poteva disporre al massimo 35 secondi e non più, per cui venne deciso di diminuire al minimo possibile il "passo", ossia la distanza tra gli assi dei solchi. Questa soluzione però aggiungeva il problema delle possibili interferenze (più chiaramente, la puntina percepiva, a causa della eccessiva vicinanza tra loro il suono dei solchi precedenti o conseguenti quello effettivamente tracciato in quell'istante) per cui si decise, contemporaneamente, di diminuire la profondità del solco, con una conseguente perdita di dinamica che fu giudicata comunque accettabile.

    Di fatto, "Hey Jude" poteva venir letto con adeguata precisione solamente da puntine di qualità e con una usura minima. Gli "zaffironi" di cui erano per lo più forniti i giradischi dei comuni mortali a quell'epoca si trovavano in grossa difficoltà a mantenersi "sulla retta via", esibendosi, specie nella parte finale dove la velocità tangenziale si riduceva di molto, in improvvisi e poco graditi "salti" da un solco all'altro. La soluzione più comune per ovviare all'inconveniente era l'aggiunta di un peso supplementare alla testina, come, ad esempio, la classica moneta da dieci lire. Il risultato immediato poteva sembrare efficace. Di certo, la conseguenza nel breve termine era la irrimediabile "zappatura" del disco il quale, da li a poco tempo, diventava praticamente inascoltabile.

    Più fortunati furono gli americani, che ebbero modo di disporre della stampa di "Hey Jude" sulla prima traccia del lato "B" di un LP omonimo, pubblicato in fretta e furia come banale compilation di materiale già conosciuto, dopo lo scioglimento ufficiale del gruppo, il 29 febbraio 1970. Per sentire "Hey Jude" in tutto il suo originario splendore, rimasterizzato, i fans dovettero però attendere la riedizione su CD, avvenuta a fine anni '80.

    Leonardo Viani