Anno:
1958
Altri titoli:
Non finirò d'amarti - Se devo vivere
Interpreti:
Don Gibson
HitParade:
-
Chart annuale:
-
Altri interpreti: Ray Charles (#4, Luglio 1963 - Top 100)
- John Foster (#10, Luglio 1963 - To 50) - Mal (#17, Agosto 1976 - Top 100) - Paul Anka - Frank Sinatra -
Elvis Presley - Conway Twitty
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Scommetto che pochi conoscono Don Gibson, uno degli artefici del
Nashville sound, autore e cantante pop-country che andava al
massimo alla fine degli anni Cinquanta e che nel 1958 aveva piazzato due
brani (composti in mezza giornata!) in un 45 giri micidiale.
Gibson è scomparso nella "sua" Nashville il 17 novembre 2003. Aveva 75
anni. Il fatto è che questi personaggi della nostra adolescenza non
dovrebbero morire mai e invece…
Dunque torniamo al 45 micidiale (Rca, 45N 0673) che recava sul lato A
una ballatina country dal titolo Oh lonesome me! ("Everybody’s
going out and having fun…" ricordate?) mentre sul lato B c’era una
bomba inesplosa, quella I can’t stop loving you che poi avrebbe
fatto sfracelli e che, come dicono le agenzie, fu cantata da ben
settecento artisti. Però. Io per la verità ne ricordo pochissimi:
Paul Anka, Frank Sinatra (accompagnato da Count Basie, una roba da fuori
di testa, credetemi), Elvis Presley, e in italiano la lanciò John Foster
(pseudonimo di Paolo Occhipinti, giornalista di “Oggi”) col titolo Non
finirò d'amarti (meglio nota forse con l'iniziale dell'inciso "Se devo vivere",
incisa anche da Mal nel 1976). Poi, si capisce, ho presente quella di Ray Charles,
che nel 1962 ha fruttato al suo esecutore il terzo n°1 consecutivo (dopo
Georgia on my mind e Hit the road Jack) nelle charts
americane. Però la versione dongibsoniana, con l’accompagnamento dei
Jordanaires (quelli che accompagnavano anche Elvis Presley) è una spanna
sopra tutte. Sarà per affezione, ma per me è così.
Don Gibson! Faceva parte di quella combriccola di cantanti d’oltreoceano
che più che artisti sembravano vecchi “zii”, come Perry Como, Bill
Haley, Frankie Laine (Sinatra no, quello non ce l’aveva proprio l’aria
dello zio, e nemmeno Dean Martin, se proprio lo volete sapere).
I suoi 45 avevano copertine allegre disegnate da tal “Ferro 9” e
rappresentavano un cow boy in mezzo a un deserto dove l’unica parvenza
di vita era data da un cactus. In quella di Oh lonesome me il
cactus era piccolissimo e accanto ad esso c’era il solito teschio di
bufalo spolpato dagli avvoltoi. Sweet sweet girl (che aveva come
lato B To soon to know e come numero di catalogo 45N 0796) aveva
invece la copertina rossa e il cow boy cantava di fronte a un cactus sul
quale aveva piantato il ritratto di una ragazza.
Le foto ufficiali ritraevano Don Gibson a mezzo busto con i capelli
corti, alla Pat Boone per intenderci, il nastrino al collo e la
chitarra, pure lei a mezzo busto, nel senso che sporgeva solamente per
sei tasti. Sul retro delle copertine si leggeva sempre un po’ di
biografia, costruita all’americana si capisce, e infatti di Don Gibson
si diceva che aveva lavorato nelle fabbriche di cotone, tant’è che il
suo primo complesso si chiamava The King Cotton Kinfolks. Il
cotone richiamava in genere i poveri negri di Via col vento che
si spaccavano la schiena nelle piantagioni e invece il nuovo volto
dell’America ti sbatteva questo bravo zio che dalla fabbrica di cotone
era riuscito ad avere successo e dunque l’America era proprio un grande
paese, oh sì, l’America era proprio il nostro sogno e noi eravamo tutti
dei “Nando Moriconi” che sognavamo mostarda, yogurth e grattacieli.
(Franco Gàbici)
 
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