Anno: 1956
Altri titoli: -
Interpreti: Johnny Cash
HitParade: -
Chart annuale: -
Altri interpreti: -
|
Sono passati 47 anni dal debutto ufficiale di questo titolo, ma l'impatto emotivo
sul pubblico, sia pure abituato ad altre modalità musicali, non sembra mutare con
il trascorrere dei decenni. Storicamente, nel 1956, lo stile del brano era innovativo:
in tempo di rock e rockabilly, "I Walk The Line" sembrava non appartenere a nessun
genere predefinito: esecuzione secca, compatta, lineare, nessun fronzolo e nessun
assolo spaccaorecchie, tonalità basse piuttosto che urletti e falsetti allora di moda,
ritmo monolitico e scandito dalla potente voce mascolina di Johnny Cash che la
proietta sull'accompagnamento twang dei Tennessee Two, Luther Perkins (chitarra solista)
e il contrabbassista Marshall Grant, che schiaffeggia il suo strumento; non esiste la
batteria: il ritmo viene provvisto dal cantante medesimo con un pezzo di carta inserito
fra le corde della sua chitarra ritmica e l'effetto è eguale al suono delle spazzole che
accarezzano il rullante. Un sound unico, il famoso "boom chicka boom" che The Man In Black
usò in quasi tutte le sue esecuzioni.
Luther Perkins era un pessimo chitarrista, dice la storia, mancava di fantasia e di
orecchio, ma il suo suono rimane negli annali della musica non solo country proprio
grazie alla semplicità e spontaneità del suo tocco. Sono rimasti immortali e
divertenti (riportati freddamente in alcune registrazioni da collezionista) i
caziatoni che Johnny indirizzava al malcapitato strumentista quando, durante le
incisioni, sbagliava la tonalità o gli assoli ("Key of E, Luther, Key of E !!!").
Ciò non toglie che i due rimasero attaccatissimi fino alla scomparsa di Perkins;
addirittura Cash compose la canzone "Luther plays the boogie woogie" in onore del
suo solista.
La canzone presenta 5 stanze musicalmente eguali, ma in ogni passaggio dall'una
all'altra vi è un cambio di tonalità, telefonato da Johnny stesso con un muggito,
così da orientare i musicisti e il pubblico; l'ultimo passaggio è su una tonalità
bassissima, e viene da chiedersi come farà l'artista a prendere l'ultima nota sulla
frase "because you're MINE": l'Uomo in Nero la prende bene, siamo noi ascoltatori
che non riusciamo a concepire mentalmente un suono tanto profondo.
Successo mondiale, dunque: in America al numero 1 per 6 settimane nella classifica
country e n. 17 in quella pop. La canzone è comunque importante, anzi è una
pietra miliare nella carriera del cantante, che finalmente oggi viene considerato
per quello che è: una leggenda vivente (anche se, si teme, vivente ancora per poco),
uno degli ultimi testimoni della autentica musica autoctona degli Stati Uniti che
in Italia non ha mai avuto vita facile, a causa delle disinformazioni della critica
paludata ed ufficiale, con pochissime eccezioni.
Esistono altre versioni del brano, tutte pessime, tranne quella strumentale di
Don Costa (alla chitarra forse Al Caiola); un paio d'anni fa, l' ex genero di
Johnny, Rodney Crowell, ha inciso "I walk the line rivisited" insieme con l'antico
suocero; si tratta però di altra canzone, volutamente simile, ma non eguale, al vecchio
hit.
Per chi vorrà approfondire, sarà facile procurarsi compilation di Johnny Cash, in
vendita ovunque, anche al supermercato; si tratta, per lo più delle incisioni
storiche per l'etichetta SUN, di conseguenza interressantissime. Comunque, esiste
un sacco di materiale relativo a tutti i periodi discografici (Sun, CBS, Mercury)
da avere soltanto imbarazzo nel comprare. Dirò di più: nessuna raccolta è una
fregatura.
(Giovanni Villata)
|