LAMETTE
(di Rettore, Claudio Rego)

  • Anno: 1982
  • Altri titoli:
  • Interpreti: Rettore

  • HitParade: #6
  • Chart annuale: Top 50

  • Altri interpreti: D-Cue, Pay-
  • Nel 1982, Rettore mette a segno il suo quarto successo consecutivo nella classifica dei singoli con Lamette. Dal 1979, anno in cui ha sfondato con Splendido Splendente, la bionda cantante di Castelfranco Veneto non ha sbagliato un colpo e sembra inarrestabile. Anche se non è stato facile inventarsi ogni anno un nuovo personaggio, un motivo che non suonasse come la copia carbone del successo precedente, un testo che catturasse immediatamente l'attenzione del pubblico; specie quando l'arte di rinnovarsi ad ogni nuova uscita discografica era ben lontana dal rappresentare l'ordinaria amministrazione. Lo stesso Renato Zero era legato ormai da anni allo stesso personaggio, agli stessi travestimenti e a uno stile musicale che alternava ballate moralizzatrici a "pochade" da discoteca più o meno divertenti. Invece, il pop leggero (ma non stupido) di Rettore si era sempre evoluto di pari passo con il personaggio, cogliendo puntualmente nel segno grazie anche a un abile dribbling tra le sonorità più alla moda: dalla quasi dance di Splendido Splendente al reggae di Kobra, fino allo ska di Donatella. E, complici le varie "trovatine" contenute nei testi, le cose erano sempre andate più che bene.

    Forse rimasta a corto di idee dopo il successo dell'ultimo quarantacinque giri, Rettore si reca a Londra in cerca di nuove ispirazioni, con la speranza di poter proficuamente sciacquare i panni in Tamigi. E il caso vuole che, proprio in questo periodo, in Albione si respiri un'atmosfera piuttosto pesante a causa della guerra che contrappone l'Inghilterra all'Argentina per il controllo delle Isole Falkland. Fatto sta che, tornata in patria, la nostra si scopre improvvisamente impallata con...il Giappone e i kamikaze; evidentemente gli eventi bellici le hanno riportato alla mente i piloti suicidi della seconda guerra mondiale, mentre l'interesse per il Sol Levante potrebbe esserle stato suscitato dai tanti cartoni animati di produzione nipponica che ormai da tempo imperversano sui teleschermi di tutto il mondo; cartoni che, quando non si occupano di orfanelli e animaletti vari, non lesinano a grandi e piccini scene di violenza e distruzione. Il risultato finale di questa accozzaglia di ispirazioni dà vita a un album intitolato "Kamikaze rock'n roll suicide", quasi tutto incentrato sul tema del suicidio e sulla cultura e le tradizioni giapponesi.
    Si comincia dalla particolarissima copertina, dove titolo, artista e brani sono transcodificati in caratteri giapponesi senza neppure riportarne, nei primi due casi, il corrispettivo italiano; sul retro, il significato di parole più o meno oscure utilizzate nei testi é svelato ai profani da un breve glossario (intitolato, con un eccesso di possessivi dal sapore un po' infantile "le mie annotazioni sul mio disco") che chiarisce il significato di termini come karakiri - che è anche il titolo di uno dei brani più riusciti - e kaishaku. Figura che, nel rito nobiliare dello squarcio dell'addome (il karakiri, per l'appunto, anche se sarebbe più corretto scrivere harakiri), riveste un ruolo paragonabile - in senso molto lato - a quello del padrino nel duello. Altra informazione, di non minore interesse, è che anche Rettore ha i suoi tre kaishaku: Claudio Rego, Pinuccio Pirazzoli e Roberto Dané. Anzi, sono quattro perché ce n'è uno di riserva: Paolo Steffan, che ha dato una mano "mettendola un po' dappertutto" e rappresenta l'unica "new entry" nell'affiatatissima squadra che ha già lavorato, con risultati eccellenti, ai tre precedenti album.

    Lamette, dicevamo, è il singolo scelto per trainare il trentatré giri: un pop-rock leggero leggero con qualche venatura punk e un testo che, in questo caso, non necessita di particolari spiegazioni o glossari. Perché qui Rettore si limita a sbeffeggiare la tecnica di suicidio, decisamente più occidentale di quelle descritte altrove, del taglio delle vene, inanellando rime demenziali e fregandosene di urtare la sensibilità di chicchessia o di travalicare la sottile linea che, talvolta, separa l'ironia dal cattivo gusto. Un rischio che incombe anche sulla già citata copertina dell'album, sul cui sfondo viene rappresentata una battaglia aerea con un velivolo che esplode in volo. In primo piano, una Rettore noncurante di quello che sta avvenendo sopra la sua testa siede, agghindata con una giacca dell'aviazione giapponese e una chitarra a tracolla, su una pila di pneumatici posti a fianco di un aereo militare in attesa di decollare. E' senza dubbio una veste grafica molto curata, con un tratto "fumettistico" che vorrebbe sdrammatizzare il tutto. Ma, a scanso di equivoci, non viene ripresa per la copertina del singolo, che ci mostra invece un primo piano fotografico di Rettore con quello che, a suo avviso, costituirebbe un perfetto "look kamikaze". L'effetto tormentone c'è, e resiste ancor oggi ("Dammi una lametta che mi taglio le vene..."), ma in molti storcono il naso e alla fine le vendite non uguagliano quelle dei singoli precedenti, nonostante la quarta posizione raggiunta in hit parade.

    Pubblicato all'estero con qualche timido riscontro in Francia e in Giappone, vende meno del solito anche l'album, pur in presenza di alcuni pezzi pregevoli dal sapore new wave che spaziano tra dance, elettropop e rockabilly (da segnalare, in proposito, anche il contributo di Kim And The Cadillacs). Sarà rivalutato con gli anni. Basti pensare che la ristampa su CD di qualche anno fa é andata esaurita prima ancora di quelle di altri lavori di Miss Rettore che, a suo tempo, godettero di maggiore fortuna. .

    (Luca)