Anno:
1982
Altri titoli:
Interpreti:
Rettore
HitParade: #6
Chart annuale: Top 50
Altri interpreti: D-Cue, Pay-
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Nel 1982, Rettore mette a segno il suo quarto successo consecutivo nella
classifica dei singoli con Lamette. Dal 1979, anno in cui ha
sfondato con Splendido Splendente, la bionda cantante di
Castelfranco Veneto non ha sbagliato un colpo e sembra inarrestabile.
Anche se non è stato facile inventarsi ogni anno un nuovo personaggio,
un motivo che non suonasse come la copia carbone del successo
precedente, un testo che catturasse immediatamente l'attenzione del
pubblico; specie quando l'arte di rinnovarsi ad ogni nuova uscita
discografica era ben lontana dal rappresentare l'ordinaria
amministrazione. Lo stesso Renato Zero era legato ormai da anni allo
stesso personaggio, agli stessi travestimenti e a uno stile musicale che
alternava ballate moralizzatrici a "pochade" da discoteca più o meno
divertenti. Invece, il pop leggero (ma non stupido) di Rettore si era
sempre evoluto di pari passo con il personaggio, cogliendo puntualmente
nel segno grazie anche a un abile dribbling tra le sonorità più alla
moda: dalla quasi dance di Splendido Splendente al reggae
di Kobra, fino allo ska di Donatella. E, complici le varie
"trovatine" contenute nei testi, le cose erano sempre andate più che
bene.
Forse rimasta a corto di idee dopo il successo dell'ultimo
quarantacinque giri, Rettore si reca a Londra in cerca di nuove
ispirazioni, con la speranza di poter proficuamente sciacquare i panni
in Tamigi. E il caso vuole che, proprio in questo periodo, in Albione si
respiri un'atmosfera piuttosto pesante a causa della guerra che
contrappone l'Inghilterra all'Argentina per il controllo delle Isole
Falkland. Fatto sta che, tornata in patria, la nostra si scopre
improvvisamente impallata con...il Giappone e i kamikaze; evidentemente
gli eventi bellici le hanno riportato alla mente i piloti suicidi della
seconda guerra mondiale, mentre l'interesse per il Sol Levante potrebbe
esserle stato suscitato dai tanti cartoni animati di produzione
nipponica che ormai da tempo imperversano sui teleschermi di tutto il
mondo; cartoni che, quando non si occupano di orfanelli e animaletti
vari, non lesinano a grandi e piccini scene di violenza e distruzione.
Il risultato finale di questa accozzaglia di ispirazioni dà vita a un
album intitolato "Kamikaze rock'n roll suicide", quasi tutto
incentrato sul tema del suicidio e sulla cultura e le tradizioni
giapponesi. Si comincia dalla particolarissima copertina, dove
titolo, artista e brani sono transcodificati in caratteri giapponesi
senza neppure riportarne, nei primi due casi, il corrispettivo italiano;
sul retro, il significato di parole più o meno oscure utilizzate nei
testi é svelato ai profani da un breve glossario (intitolato, con un
eccesso di possessivi dal sapore un po' infantile "le mie annotazioni
sul mio disco") che chiarisce il significato di termini come
karakiri - che è anche il titolo di uno dei brani più riusciti - e
kaishaku. Figura che, nel rito nobiliare dello squarcio dell'addome (il
karakiri, per l'appunto, anche se sarebbe più corretto scrivere
harakiri), riveste un ruolo paragonabile - in senso molto lato - a
quello del padrino nel duello. Altra informazione, di non minore
interesse, è che anche Rettore ha i suoi tre kaishaku: Claudio Rego,
Pinuccio Pirazzoli e Roberto Dané. Anzi, sono quattro perché ce n'è uno
di riserva: Paolo Steffan, che ha dato una mano "mettendola un po'
dappertutto" e rappresenta l'unica "new entry" nell'affiatatissima
squadra che ha già lavorato, con risultati eccellenti, ai tre precedenti
album.
Lamette, dicevamo, è il singolo scelto per trainare il trentatré
giri: un pop-rock leggero leggero con qualche venatura punk e un testo
che, in questo caso, non necessita di particolari spiegazioni o
glossari. Perché qui Rettore si limita a sbeffeggiare la tecnica di
suicidio, decisamente più occidentale di quelle descritte altrove, del
taglio delle vene, inanellando rime demenziali e fregandosene di urtare
la sensibilità di chicchessia o di travalicare la sottile linea che,
talvolta, separa l'ironia dal cattivo gusto. Un rischio che incombe
anche sulla già citata copertina dell'album, sul cui sfondo viene
rappresentata una battaglia aerea con un velivolo che esplode in volo.
In primo piano, una Rettore noncurante di quello che sta avvenendo sopra
la sua testa siede, agghindata con una giacca dell'aviazione giapponese
e una chitarra a tracolla, su una pila di pneumatici posti a fianco di
un aereo militare in attesa di decollare. E' senza dubbio una veste
grafica molto curata, con un tratto "fumettistico" che vorrebbe
sdrammatizzare il tutto. Ma, a scanso di equivoci, non viene ripresa per
la copertina del singolo, che ci mostra invece un primo piano
fotografico di Rettore con quello che, a suo avviso, costituirebbe un
perfetto "look kamikaze". L'effetto tormentone c'è, e resiste ancor oggi
("Dammi una lametta che mi taglio le vene..."), ma in molti
storcono il naso e alla fine le vendite non uguagliano quelle dei
singoli precedenti, nonostante la quarta posizione raggiunta in hit
parade. Pubblicato all'estero con qualche timido riscontro in
Francia e in Giappone, vende meno del solito anche l'album, pur in
presenza di alcuni pezzi pregevoli dal sapore new wave che
spaziano tra dance, elettropop e rockabilly (da segnalare, in proposito,
anche il contributo di Kim And The Cadillacs). Sarà rivalutato con gli
anni. Basti pensare che la ristampa su CD di qualche anno fa é andata
esaurita prima ancora di quelle di altri lavori di Miss Rettore che, a
suo tempo, godettero di maggiore fortuna.
. (Luca)
 
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