Anno: 1973
Altri titoli: -
Interpreti: David Bowie
HitParade: -
Chart annuale: -
Altri interpreti: -
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Il periodo è quello in cui a David Bowie piaceva baloccarsi con la fantascienza:
il periodo di "Starman", "Space Oddity", "Ziggy Stardust", "Moonage daydream". Tutte
canzoni che hanno in comune una cosa: l'assoluta mancanza (nonostante l'argomento
fantascientifico) di suoni "sintetici", sostituiti da chitarrone spesso acustiche,
suoni d'organo molto tradizionali, belle batterie fracassone, piano acustico e anche
tanti violini.
Anche in "Life on mars" ci sono gli archi, ma qui è interessante il lavoro dei
violoncelli che con i loro suoni bassi danno una profondità incredibile, un senso di
dramma a tutto il brano. Una grande idea: nessun altro strumento, se non il violoncello,
avrebbe potuto rendere quell'effetto. La stessa sensazione di profondità e drammaticità
che ritroviamo nel breve finale alla fine del quale ecco un'altra intuizione geniale: i
tipici timpani di "Also Spracht Zarathustra" (a ricordarci un'altra odissea nello spazio)
introducono giusto poche note di un pianino da saloon.
Un suono tanto lontano da sembrare veramente perso nello spazio. Tutto perfetto: le
profondità spaziali, forse un barlume di vita su Marte, fievole come quel pianino perso
tra le stelle... Peccato che se poi uno va a leggersi il testo, scopre che Marte e lo spazio
non c'entrano assolutamente nulla, le parole della canzone significano poco o niente e
"Life on mars" era solo il titolo di una trasmissione tv inglese degli anni '60...
(Lucio Mazzi)
dalla sua Enciclopedia della Musica Dance.
 
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