Anno: 1957
Altri titoli: -
Interpreti: Marisa Del Frate
HitParade:
Chart annuale: Top 30
Altri interpreti: Roberto Murolo, Fausto Cigliano, Giacomo Rondinella, Angela Luce, Flo Sandon's, Eddy Napoli
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Una donna abbandonata ripercorre i luoghi che l'hanno vista felice e innamorata, e nel trovarli trasfigurati dai colori tristi dell'autunno, si chiede perché il suo amore è finito e se l'uomo che ancora ama potrà mai tornare.
Questo lo scenario della canzone vincitrice del Festival di Napoli 1957. A presentarla è una bella e giovane esordiente romana: Marisa Del Frate aveva lavorato come indossatrice e partecipato ad alcuni concorsi di bellezza qualificandosi anche per Miss Universo. Forte del suo sex-appeal, si presenta sul palcoscenico con i capelli lunghi e neri che scendono su una generosa scollatura. Il successo è immediato, anche se non mancheranno le polemiche con i sostenitori di Lazzarella, di Pazzaglia e Modugno, vincitrice "morale", come si usava dire allora, del Festival, campione d'incassi discografici e titolo anche di un fortunato film.
Malinconico autunno è un vero e proprio melodramma in versione tascabile: preceduto da una lunga introduzione orchestrale e da un virtuoso "assolo" di violino (che sul palcoscenico di Napoli fu eseguito, si narra, da un leggendario professionista ungherese ingaggiato per l'occasione) si sviluppa come una beguine lenta, anche se il ritmo viene interrotto più volte da sottolineature drammatiche (gli accorati interrogativi "pecché... pecché...?") che rendono poco ballabile il brano.
La durata totale è fuori dagli standard dell'epoca, tanto che per i limiti tecnici del 78 giri, l'introduzione di violino fu ridotta a 40" nella versione pubblicata su disco (etichetta Cetra, facciata B: Bene mio). Ma l'interpretazione di Marisa supera a pieni voti i canoni del bel canto alla napoletana: la voce cesella con precisione tutte le vocali, le acciaccature sulla "o" di "malincònico" sono perfette, il risultato è un capolavoro del kitsch da riscoprire e rivalutare.
Ispirati forse dall'enorme successo internazionale di Les feuilles mortes di Prévert, che era ormai diventato un evergreen nell'interpretazione di Yves Montand, gli autori De Crescenzo e Rendine costruiscono una composizione molto ben articolata, una vera opera in quattro minuti, come si diceva poc'anzi. La melodia è ricca di spunti interessanti e il testo disperato e strappalacrime fa a gara con altri capisaldi del genere, quali Lacreme napulitane e Zappatore. Peccato che nel tempo questo brano abbia goduto di minor fortuna, e che la stessa interprete abbia preferito nel tempo seguire altre strade nello spettacolo.
Tutti infatti ricordano la Marisa Del Frate scanzonata soubrette nelle riviste di Macario, attrice di cinema in diverse commedie all'italiana, protagonista televisiva di enorme successo negli anni Sessanta con Corrado, Bramieri e Pisu ne L'amico del giaguaro e conduttrice di programmi di televendite negli anni Ottanta in numerose TV private, quando la sua carriera sfiora pericolosamente personaggi come Wanna Marchi. Nessuno, o quasi, ricorda invece questa sua vittoria al Festival di Napoli, che ai tempi era considerata una manifestazione prestigiosa e poteva costituire la base di una solida carriera.
Allo stesso modo, pochi hanno ripreso negli anni Malinconico autunno, che avrebbe potuto invece diventare un piccolo evergreen: ricordiamo soltanto una versione da "soprano leggero" che ne ha dato negli anni Settanta la cantante-attrice Angela Luce, e, più recentemente, lo strepitoso remake in versione latino-americana di Eddy Napoli, ex voce solista nell'Orchestra di Arbore e figlio del compositore De Crescenzo, che sfronda con coraggio gli inutili barocchismi dell'originale riproponendolo in una versione gradevole e ballabile.
(Christian Calabrese)
 
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