Anno:
1965
Altri titoli:
Interpreti:
Sergio Endrigo
HitParade:
-
Chart annuale:
-
Altri interpreti: -
|
Proprio nel momento in cui imperversano gli urlatori alla Dallara, un
manipolo di matti come Paoli, Bindi ed Endrigo sognano di portare un
nuovo linguaggio nella canzone italiana. Piacciono molto alle ragazze
romantiche e piacciono molto ai loro fratelli maggiori, quelli che 5
anni prima si sono lasciati tentare da testi alla Brassens e da
atmosfere intimistiche, malinconiche e spesso anche snob.
Il genere di Sergio Endrigo non è certo quello che può entusiasmare un
teen ager. Le sue canzoni sono episodi legati allo stesso filo
conduttore (per questo molti lo accusano di ripetersi), il suo stile è
quanto di più lontano si possa immaginare dalle mode del momento, e
anche la sua immagine così compita, sempre in giacca e cravatta, è
lontana mille anni luce dagli eroi adolescenziali degli anni sessanta.
Se ha un difetto, è quello di essere sempre coerente al suo personaggio,
e sebbene la canzone in stile francese non vada più come prima, il suo
modo di comporre si è evoluto in maniera propria, senza snaturarsi.
In questo modo Endrigo si ritaglia un suo posto tra il pubblico, e fra
la sorpresa generale riesce ad ottenere, nel passaggio dalla RCA alla
Fonit-Cetra, un ingaggio favoloso.
Mani bucate è il primo 45 giri che esce con la nuova etichetta.
Con quell'introduzione di chitarra che sa di antico, di trovatori del
trecento, e quel testo che parla di rimpianto e di vendetta ma senza
rancore, quasi dolcemente, fa subito centro. La lancia a Studio Uno in
presenza di Mina, che si congratula con lui. Il retro è Dimmi la
verità, che usa la melodia di Giochi proibiti per un delicato
contrappunto. Ineccepibili gli arrangiamenti del maestro Mario
Migliardi, che li taglia su misura per il bravo cantautore.
(Christian Calabrese)
 
|