PICCOLO UOMO
(di D.Baldan Bembo - A.La Bionda - B.Lauzi - L.Ricchi)

  • Anno: 1972
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: Mia Martini

  • HitParade: #4, Settembre 1972
  • Chart annuale: Top 20

  • Altri interpreti: -
  • Dopo il ritorno sulla scena con il poco fortunato album "Oltre la collina", Mia Martini lascia nel 1972 la RCA e viene accolta alla Ricordi da un team di musicisti, tra cui Dario Baldan Bembo e i Fratelli La Bionda, che cercano di imporre in quegli anni un pop melodico italiano di buona fattura ma di sicuro impatto commerciale.

    "Piccolo uomo" porta i versi di Bruno Lauzi e segna il primo grande successo discografico della cantante calabrese, oltre alla vittoria della nona edizione del Festivalbar. Grazie anche alla intensa promozione radiofonica ad opera soprattutto di Arbore e Boncompagni, che programmano il brano quasi tutti i giorni in "Alto Gradimento", il 45 giri scala la graduatoria di vendita e, pur non raggiungendo il primo posto, rimane in classifica per ben cinque mesi.

    Mia Martini porterà questo brano anche all'estero, incidendone una traduzione sia in francese che in spagnolo.

    (Orlando R.)

    Sulla musica di Dario Baldan Bembo, il testo di Bruno Lauzi racconta lo stato d'animo di una donna disperata. Non riuscirà più a vivere se rimane da sola e implora il suo "piccolo uomo" di non mandarla via.

    Destinata inizialmente ai Camaleonti, la canzone viene lanciata al festival "Pop, Beat, Western Express" di Londra il 26 maggio 1972. Proposta al "Disco per l'Estate" viene però esclusa alle selezioni. Iscritta al Festivalbar risulta essere la più gettonata nei juke box durante l'estate del 1972 e trionfa così alla manifestazione.

    Una quasi sconosciuta Mia Martini, svestiti i panni di ragazza ye ye ed abbandonato il linguaggio forte, per l'epoca, del suo album precedente (censurato dalla RAI), si presenta al pubblico in modo forse meno ruvido, ma piena di grinta - e di voce - e lascia intendere che fa sul serio.

    La canzone è inserita nell'album "Nel mondo, una cosa" dove ci sono, oltre a una cover di John Lennon ed una di Elton John, alcune perle destinate a diventare dei classici del suo repertorio. Ne esiste una versione più recente, reincisa dalla stessa Martini nel 1994, pubblicata nell'album "La musica che mi gira intorno", oltre alle versioni in francese (Tout petit homme - 1973) e spagnola (stesso titolo italiano e stesso anno).

    (Roberto Rungg)

     

    Piccolo uomo è il primo grande successo di Mia Martini, che con questo brano vinse il Festivalbar 1972. La cantante calabrese era appena passata dalla RCA alla Ricordi, trovando sicuramente un ambiente molto stimolante, con musicisti come i fratelli La Bionda e Dario Baldan Bembo, e un paroliere d'eccezione quale era Bruno Lauzi. Il brano ha sicuramente un forte contenuto emotivo, con un bel connubio tra testo e musica. La tonalità, mi bemolle maggiore, è piuttosto particolare, mentre il tempo è un classico 4/4 cantato piuttosto lentamente.

    Introduzione


        | Mib     | Sib  Lab  | Mib    | Sib  Lab  |
    Mib:  I         V    IV     I        V    IV

        | Mib     | Sib  Lab  | Mib    | Sib  Lab  |
          I         V    IV     I        V    IV

    L'introduzione, puramente strumentale, comprende otto battute e presenta quello che possiamo definire il tema principale del brano, che definirei in un certo senso "reggae alla rovescia". Mi spiego: un brano reggae è costruito su una struttura di base composta di due battute. La prima battuta è sulla tonica, la seconda è divisa a metà tra dominante e sottodominante, per una struttura che possiamo indicare | I   | IV V |. In questo caso abbiamo sì due battute con gli stessi accordi, ma nella seconda battuta sono suonati in ordine inverso: | I   | V IV |.  Quando si inizia a studiare armonia, il passaggio V-IV è assolutamente vietato: in seguito la restrizione viene eliminata, ma comunque bisogna fare un po' attenzione a un simile passaggio, per evitare un certo senso "di caduta" nella sensazione sonora. Bene: in questo caso non solo si vuole avere questa caduta, ma persino la melodia è fondamentalmente discendente. D'altra parte, se la protagonista è appena stata lasciata non sarà poi tanto felice, no?

    Strofa

    | Mib     | Sib  Lab  | Mib    |      | Sib  Lab  | Mib     |     |
      I         V    IV     I               V    IV     I

    | Sib  Lab  | Mib    | Dom Fa7    | Sib    | Sidim  | Dom Mib/Sib |
      V    IV     I        vi  V-di-V   V        vii      vi  I(6/4)

    | Lab  Sib  |
      IV   V

    La strofa è composta da quindici battute: un numero piuttosto strano. La ragione di ciò è la struttura del brano, che in un certo senso "mangia" battute in giro. Già la prima battuta da un certo punto di vista si può considerare come la fine della strofa: il canto inizia infatti inusualmente sul terzo tempo. Non è strano che una canzone inizi in levare, ma generalmente si sceglie il secondo o il quarto tempo; partire così a metà dà all'ascoltatore un senso di spiazzamento. Lo spiazzamento cresce ancora quando si accorge che il riff iniziale, che poi è quello dell'introduzione, viene ripetuto tre volte: noi siamo abitudinari, e ci saremmo aspettati una quarta ripetizione, mentre invece l'armonia vira, proprio mentre nel testo troviamo la frase chiave: "oggi tu ti liberi di me". Troviamo una micromodulazione verso la dominante, e poi un accordo diminuito che però preferisco leggere in questo contesto come un accordo sul settimo grado. Tale accordo, avendo all'interno un tritono, è molto poco usato in quanto instabile; in un certo senso è però un succedaneo di quello di dominante, e non è pertanto strano che come in una cadenza evitata in questo caso risolva sulla relativa minore. Più strano forse il passaggio col basso discendente vi-I-IV; la successione è abbastanza comune, ma in questo caso la nota sul basso è così importante che ho indicato esplicitamente il rivolto. Finalmente si arriva alla cadenza finale: il primo punto nella canzone in cui abbiamo la classica cadenza IV-V-I.

    Ritornello 1

    | Mib     | Sib  Lab  | Mib   | Sib  Lab  | Mib     | Dom  Fa7   | Sib    |
      I         V    IV     I        V    IV    I         vi  V-di-V   V

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam6 Sol7 | Dom  Dom/Sib |
      IV  V         iii  vi     ii   III    vi  

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam  Lab  | Sib   |
      IV  V         iii  vi     ii   IV     V

    | Fam  Lab   | Sib     |    |
      ii   IV      V


    Il ritornello è presente in due versioni leggermente diverse. La prima è formata da 18 battute, divise in 7+8+3: come si può notare, continuiamo a non avere una struttura regolarmente divisa. La sezione iniziale, dopo avere ripreso la successione I-V-IV, passa alla dominante riutilizzando l'accordo sul secondo grado visto come "dominante della dominante"; nella seconda sezione abbiamo invece un uso meno spartano degli accordi, trovando finalmente tutti i cinque accordi "vicini" a quello di tonica; curiosamente è proprio quest'ultmo a mancare, come se l'interprete si fosse persa e non riuscisse a tornare più a casa, nonostante il ritmo più veloce: ogni battuta ha infatti due accordi al suo interno. Nelle ultime battute sembra che Mia Martini si sia arresa; il ritmo rallenta e abbiamo una vera e propria cadenza sospesa... che però viene immediatamente tappata con l'inciso "perciò ti dico" pronunciato quasi come un ripensamento.

    Intermezzo - Finale

    | Mib     | Sib  Lab  | Mib    | Sib  Lab  |
      I         V    IV     I        V    IV

    | Mib     | Sib  Lab  | Mib    | Sib  Lab  |
      I         V    IV     I        V    IV

    L'intermezzo, così come il finale, riprende il giro di accordi I-V-IV. È l'unica parte della canzone con un numero regolare di battute, per la precisione otto; il testo corrispondente è quasi una preghiera all'amato, perché non se ne vada, e anche l'armonia rimane coerente alle parole.

    Ritornello 2

    | Mib     | Sib  Lab  | Mib   | Sib  Lab  | Mib     | Dom  Fa7   | Sib    |
      I         V    IV     I        V    IV    I         vi  V-di-V   V

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam6 Sol7 | Dom  Dom/Sib |
      IV  V         iii  vi     ii   III    vi  

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam  Lab  | Sib   |
      IV  V         iii  vi     ii   IV     V

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam6 Sol7 | Dom  Dom/Sib |
      IV  V         iii  vi     ii   III    vi  

    | Lab Sib/Lab | Solm Dom  | Fam  Lab  | Sib   |
      IV  V         iii  vi     ii   IV     V

    La seconda apparizione del ritornello elimina le tre battute finali che abbiamo visto in precedenza, e raddoppia le otto battute centrali. Trovo molto toccante l'urlo di dolore "io posso - io devo – io voglio vivere" che sostituisce il più asettico "è l'ultima occasione per vivere" del primo ritornello: Mia Martini si rende conto che le sta crollando tutto addosso, e lotta con tutte le sue forze contro il destino che l'ha portata a quel punto. Purtroppo nella vita reale non sia riuscita a fare lo stesso...

    Concludendo

    Come ho detto all'inizio, il testo di questa canzone è di Bruno Lauzi, un grande "piccolo uomo". La poesia nel brano si vede già nei primi due versi: "Due mani fredde nelle tue / bianche colombe dell’addio". Ma anche il modo con cui fa scusare l'interprete è molto bello; e in questo caso l'accordo diminuito sulle parole "da sola mi farei un rimprovero" accentua ancora di più l'aria quasi da bambina della cantante.

    Un'ultima curiosità: il nome "A. La Bionda" di per sé non esiste: i fratelli La Bionda sono infatti Carmelo e Michelangelo. Il loro nome forse non dirà molto, ma chi ha più di trent'anni sicuramente si ricorda di "Vamos a la playa" dei Righeira: bene, la musica è appunto di Carmelo La Bionda!

    .mau.