ROMA CAPOCCIA
(di A.Venditti)

  • Anno: 1972
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: Antonello Venditti

  • HitParade: #17, Gennaio 1973
  • Chart annuale: Top 100

  • Altri interpreti: Schola Cantorum
  • Nel 1972 la trasmissione radiofonica Supersonic, uno dei più accreditati trampolini discografici dell'epoca, manda ripetutamente in onda la ballata di uno sconosciuto cantautore romano, che lancia alla sua città un messaggio di rabbia e di affetto.
    Tre cose di questo brano colpiscono, e in qualche caso irritano, l'ascoltatore: la voce aggressiva e vibrante, i versi in dialetto, l'arrangiamento ricco e studiato.

    Roma capoccia è incluso in un album (Theorius Campus) che vede il contemporaneo esordio di Antonello Venditti e Francesco De Gregori, entrambi provenienti dal Folkstudio, un locale alternativo situato in uno scantinato nel cuore di Roma. Gli amici dei due raccontano che Antonello un po' si vergognava di questa canzone, che non veniva eseguita quasi mai nelle serate del Folkstudio perché troppo poco "impegnata".
    Fu proprio Roma capoccia invece, il brano che gli diede notorietà (De Gregori, pur avendo partecipato all'album con quattro brani da solo, più due cantati con Venditti, dovette attendere il successivo Alice per uscire dall'anonimato): il dialetto dava la giusta coloritura ai versi ed era usato in maniera non gratuita; la musica non era uno scarno accompagnamento al testo, come avveniva in quegli anni per la canzone d'autore, ma un vero e proprio arrangiamento orchestrale; la voce sanguigna e il modo di percuotere i tasti del piano, simile alla tecnica dell'allora giovane Elton John, fecero il resto.

    I primi a credere nei due giovani cantautori furono Vincenzo Micocci, titolare dell'etichetta "It", e il produttore Italo ("Lilli") Greco, che decise di sperimentare per questo disco un suono diverso da quello minimalista in voga all'epoca tra gli artisti cosiddetti "impegnati". A suonare vengono convocati i Godfather, un gruppo inglese di cui facevano parte Dave Summer (ex Primitives, poi Dire Straits), Derek Wilson, Douglas (Dougie) Meakin e Mick Brill, insieme a Giorgio Lo Cascio e a Maurizio Giammarco. Allo "Studio 38" di Roma, con un modesto 4 piste, si tenta di ottenere un effetto orchestrale "alla Phil Spector". La prima versione è ancora più ricca di quella definitiva, ma sia Venditti che De Gregori temendo di veder snaturate le proprie creature, optano per un mixaggio più austero.

    Roma capoccia fa parte di un gruppo di brani composti da un Venditti quindicenne. L'autore stesso racconta che all'epoca pesava 93 chili, aveva pochi amici e spendeva le sue domeniche pomeriggio in casa davanti al pianoforte. In queste noiose domeniche nascono anche Sora Rosa, e E li ponti so' soli (uscita nel successivo album L'orso bruno e, con un diverso arrangiamento, in Le cose della vita). La descrizione di ambienti e figure di una Roma popolare, che a una prima lettura può sembrare bozzettistica e adolescenziale, e a volte anche un po' ruffiana, in realtà non è mai priva di spunti critici, e talvolta di invettive graffianti.
    La stessa Roma capoccia è una trasparente dichiarazione di amore-odio verso una città che contiene in sé il bene e il male del mondo, il vecchio e il nuovo, il sacro e il profano (il Cupolone e il Colosseo).

    Roma Capoccia venne pubblicata anche su 45 giri, abbinata a Ciao Uomo, traccia numero 1 dell'album. Vi fu anche un discreto successo di vendite, che forse avrebbe potuto essere maggiore se alla successiva Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, Venditti avesse scelto di presentarla al pubblico dell'Eurovisione anziché esibirsi con la facciata B.

    (Orlando R.)