Anno: 1975
Altri titoli: -
Interpreti: Claudio Baglioni
HitParade: #1, Agosto 1975
Chart annuale: Top 10
Altri interpreti: -
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La vita può essere crudele. Aspetti di vedere la tua ragazza per tutta
la settimana e, quando finalmente l'agognato sabato arriva, lei ti dà il
benservito. E ti ritrovi a supplicarla di non andare via e a ricordarle
i bei momenti trascorsi insieme, sperando di farle cambiare idea. Ma che
ci volete fare, l'esistenza umana é una continua attesa e il rischio di
rimanere delusi é sempre incombente, perché ciò che si aspetta potrebbe
non arrivare mai o non essere all'altezza delle nostre aspirazioni. In
fondo é questa la sottile e mutevole linea che separa l'essere felici
dal non esserlo. Lo sa bene Baglioni che, dopo aver raccontato le scene
da un "piccolo grande amore" e le scorribande con l'automobile Camilla,
insiste con il concept e nel 1975 confeziona per il suo quinto album,
intitolato "Sabato pomeriggio", dodici storie accomunate, per l'appunto,
dal tema dell'attesa. Un'attesa quasi sempre vana, come quella di chi
ripone le proprie speranze di una vita migliore in una schedina del
Totocalcio ("2, 1, X") o quella della giovane al primo appuntamento che
aspetta davanti alla stazione un ragazzo che non arriverà mai ("Lampada
Osram"). La canzone che dà il titolo al disco é quella conclusiva e di
per sé non ha nulla a che vedere con l'argomento trattato; il compito di
ricondurla ad esso é demandato ad altri due brani: quello introduttivo
("Aspettare"), dove Baglioni canta, per l'appunto, "passerotto ti ho
aspettato tanto e adesso tu sei qui", e il penultimo ("Ed aspettare"),
una specie di ripresa del precedente dove le voci "ospiti" della Schola
Cantorum intonano un elenco dei più disparati eventi che possono essere
attesi nell'arco della vita di un uomo (si spazia con disinvoltura
dall'autobus alla promozione sul lavoro all'amore della propria vita). A
un certo punto la musica e il coro si interrompono bruscamente, per
lasciare spazio all'attacco di "Sabato pomeriggio". Questa particolare
sequenza della tracklist lascia intendere che tutte le storie narrate
nel disco non hanno solo la funzione di sviluppare il tema comune, ma
anche quella di scandire la spasmodica attesa del "passerotto" (al quale
é dedicata anche "Doremifasol").
Naturalmente, "Sabato pomeriggio" esce anche su 45 giri e balza subito
in testa alla hit parade dove staziona per ben quattordici settimane,
superando la permanenza al vertice di "Questo piccolo grande amore" e "E
tu...". Successo scontato per l'interprete e un pò meno per la canzone
in sé, che non ha la stessa immediatezza delle precedenti e si appoggia
su una melodia un pò desueta. Ma l'incipit fulminante "passerotto non
andare via", degno successore della "maglietta fina", e il generale
senso di strazio per l'abbandono che percorre il brano e culmina nel
difficile acuto del ritornello (acuto che, come ha raccontato Christian
nel suo blog, fece applaudire i musicisti che accompagnavano Baglioni
durante le registrazioni) fanno di "Sabato pomeriggio" la terza colonna
portante della carriera del cantautore e una delle canzoni italiane più
radicate nella memoria collettiva. E stiamo parlando di un pezzo il cui
testo é stato scritto in un'ora.
Ad arrangiare l'album viene chiamato Luis Enriquez Bacalov, che riporta
l'artista a sonorità più classiche dopo la "full immersion" nel suono
elettronico di Vangelis che ha caratterizzato il precedente "E tu...".
Le tastiere si ritirano per lasciare nuovamente spazio a pianoforte e
orchestra e sull'intero lavoro aleggia una dimensione più pacata,
talvolta acustica (Cat Stevens sembra un punto di riferimento).
In questo periodo Baglioni é all'apice della popolarità. Nell' Agosto
del '75 partecipa come ospite speciale alla trasmissione "Senza rete"
dove esegue, ovviamente, "Sabato pomeriggio" e il lato B "Poster", altro
futuro evergreen del suo repertorio. La serata é attesa dagli spettatori
come un grande evento e l'ovazione del pubblico in sala é pressoché
scontata. Tra poco partirà per una tournée di due mesi in Sudamerica,
che lo vedrà trionfare un pò dappertutto, mentre il singolo arriverà
addirittura al primo posto in Spagna. Qui vengono pubblicati anche
l'album nella sua versione italiana, che vende molto bene, e una
raccolta di vecchi successi cantati in spagnolo, completata dalle
versioni in lingua di "Sabato pomeriggio" ("Sabado por la tarde") e
"Poster". Giusto per capitalizzare sulla grande popolarità della quale
il cantautore gode al di là dei Pirenei. Ma...c'é sempre un ma. I
rapporti con i discografici della RCA, che non sono mai stati idilliaci,
si complicano ulteriormente. Baglioni pretende maggiore autonomia; é
stanco di sottostare a decisioni che si ripercuotono sul risultato
finale del suo lavoro (dischi ritirati dal mercato, canzoni censurate,
album dimezzati, un pezzo dato senza il suo consenso al primo Gianni
Nazzaro di passaggio, ed altro ancora) e ora sente di avere sufficiente
potere contrattuale per imporre le sue scelte artistiche. A cominciare
da quella di lavorare da solo a musiche e testi, senza la costante
presenza di qualcuno che intervenga a mettergli a posto le note. Quel
"qualcuno" si chiama Antonio Coggio, e presto dovrà farsi da parte. Con
la conseguenza che "Sabato pomeriggio" é l'ultimo album di Baglioni
realizzato con la supervisione del musicista ligure ("Gesù caro
fratello", contenuta nel disco successivo, é in realtà il riadattamento
di un brano che i due avevano composto tempo addietro per "Oltre la
collina" di Mia Martini). Questa concessione non basterà a colmare le
divergenze con la RCA e, nel giro di un paio d'anni, il contratto sarà
definitivamente sciolto, non senza pesanti strascichi per il nostro. Di
fatto, il sabato di Claudio segna la fine di un'importante fase della
sua carriera.
(Luca)
 
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