Anno: 1977
Altri titoli: -
Interpreti: Amanda Lear
HitParade: #3, Settembre 1977
Chart annuale: Top 20
Altri interpreti: CCCP feat. Amanda Lear
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L'unico uomo per il quale Malgioglio abbia scritto (ipse dixit, con
buona pace di Pupo ed altri, evidentemente non abbastanza "machi" per
lui) si chiama Amanda Lear. Da che pulpito, verrebbe da dire. Ma
lasciamo perdere e occupiamoci piuttosto di una diva della disco music
che imperversa in Italia nella seconda metà degli anni settanta. E'
alta, bionda, dotata di grande fascino e senso dell'umorismo e parla
correntemente almeno cinque lingue (tra cui l'italiano). E c'é un altro
piccolo particolare: dicono che sia un uomo, o che lo sia stata. I
tratti androgini del viso e la voce da maggiordomo Lerch della Famiglia
Addams (peraltro poca e non troppo intonata) sembrerebbero, in effetti,
dare ragione a chi va raccontando che la "signorina" abbia un passato da
maschio. Circolano anche due nomi che la riguardano: Alain Tap, che
sarebbe il suo nome di nascita, e Peki D'Oslo. Pseudonimo che avrebbe
utilizzato quando, negli anni sessanta, si esibiva al Carrousel di
Parigi con la compagnia di transessuali capitanata da Coccinelle, il
primo transgender (diremmo oggi) francese ad averci dato un taglio. Al
passato, sia ben inteso. La data di nascita di Amanda oscilla tra quella
della seconda guerra punica e il 1952 e anche il luogo che può fregiarsi
di averle dato i natali é incerto (lei dice a Hong Kong da padre
franco-inglese e madre russo-asiatica). La sua storia personale é sempre
stata come la dicitura che attualmente si trova in quasi tutte le
sezioni del suo sito ufficiale, compresa quella dedicata alla biografia:
"under construction".
La musica, dicevamo. Impegnata com'era a costruirsi un'identità,
studiare belle arti e fare da musa ispiratrice a Salvador Dalì (con
grande gioia della di lui moglie), la nostra non aveva molto tempo da
dedicare a questa forma d'espressione. Poi, però, nella sua vita sono
entrati i musicisti: conosce Lou Reed, Brian Jones, si fidanza con David
Bowie (il primo ad avere l'idea di lanciarla come cantante, ma alla fine
non se ne farà nulla), posa per la famosa copertina dell'album "For your
pleasure" dei Roxy Music (ah, già, nel frattempo si era messa anche a
fare la modella). La prende alla lontana, insomma. Fino a che non decide
di cavalcare l'onda della disco europea che ha il suo centro nevralgico
nella città di Monaco. Qui, nei Musicland Studios di Giorgio Moroder, é
nato il fenomeno Donna Summer e qui la portano ad incidere prima i
fratelli La Bionda per il singolo d'esordio del 1975 ("Trouble", una
cover di Elvis Presley che Amanda riproporrà anche in francese con il
titolo "La Bagarre") e poi il cantante e produttore tedesco Anthony
Monn, che realizzerà tutti i suoi album più importanti, a partire da "I
am a photograph" del '77. E proprio da questo disco é tratto il singolo
della (ehm) cantante che ha riscosso maggiore successo in Italia. Si
intitola "Tomorrow" e si rifà, più che ai suoni elettronici della
Summer, all' easy listening dei Boney M e alla prima disco music del
Philadelphia Sound, stile già mutuato, con grande successo a livello
planetario, da un altro gruppo "made in Germany", le Silver
Convention.
Il testo, come in tutte le produzioni di questo genere, é minimale ma di
fondamentale importanza per la buona resa del pezzo che, per essere
venduto e ballato a tutte le latitudini, non deve incontrare barriere
linguistiche (e culturali) di sorta. Amanda, che é cittadina del mondo e
profonda conoscitrice delle mode, queste cose le sa bene, e le tiene a
mente mentre scrive, in inglese, le parole della canzone. A ben vedere,
forse non sarebbe nemmeno in grado di fare di più. Ma é pur sempre una
poliglotta, e allora le viene l'idea di ricorrere a una seconda lingua -
quella che presumibilmente conosce meglio, vale a dire il francese - per
aggiungere al brano un pizzico di sensualità e di "esotismo" e renderlo
così più accattivante. Le due espressioni "voulez-vous" e "rendez-vous"
sembrano fare al caso suo, anche perché rìmano tra di loro e sono
comprensibili anche da chi non é nato sotto la Tour Eiffel. Così come
non é necessario avere studiato ad Oxford per sapere cosa significa
"tomorrow".
Quello che probabilmente Amanda non sa (o per lo meno non é in grado di
prevedere) é che quelle tre parole, messe in fila l'una dopo l'altra,
non si schioderanno più dalla testa degli italiani. Basterà presentare
il pezzo nelle trasmissioni giuste, aggiungere al sex appeal una buona
dose di ironia e assecondare la particolare curiosità che il pubblico di
casa nostra nutre, in questo momento, nei confronti di tutto ciò che é
"ambiguo". E infatti il motivo entra prepotentemente in hit parade.
Nella settimana in cui conquista la vetta, in top ten stazionano Giorgio
Moroder, Donna Summer, Roberta Kelly, Boney M e Silver Convention. Come
dire, un vero e proprio trionfo sull'italico suolo della disco music di
produzione tedesca, tale da far sembrare la nostra classifica una specie
di Oktoberfest improvvisata (con teutonica precisione, visto che il mese
é quello giusto). Il singolo si comporta bene anche in Germania, dove l'intero album da
cui é tratto risulta vendutissimo, mentre, per ironia della sorte, viene
del tutto ignorato in Francia. Ma il "rendez-vous" col popolo d'oltralpe
é solo rimandato.
Nel 1988, i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti,
coadiuvati dalla stessa Amanda, riproporranno "Tomorrow" alla loro
maniera, cioé in chiave punk-rock. E a quel punto potremo dire di averle
viste proprio tutte.
(Luca)
 
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