Anno: 1915
Altri titoli: -
Interpreti: Freddie Cannon
HitParade: -
Chart annuale: -
Altri interpreti: Peerless Quartet -
Paul Whiteman - Blossom Seeley - Frankie Laine & Jo Stafford
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La canzone fu composta da Henry Creamer e J.Turner Seeley nel 1915, quando erano di gran
moda il vaudeville e il burlesque, gli antenati della "musical comedy" di Broadway.
Nel 1922, fu portata al numero 9 della classifica americana dal mitico gruppo vocale
Peerless Quartet, del quale faceva parte il leggendario lead tenor Henry Burr, uno
dei vocalisti più amati della prima metà del 1900, dotato di una voce splendida e
purissima; questo complesso fu attivo dal 1904 al 1926 con più di cento entrate nella
hit parade; il loro maggior successo fu lo standard "Let Me Call You Sweetheart", numero
1 per 7 settimane nel lontano 1911. "Way Down Yonder" è eseguito dal quartetto con
armonie vocali serratissime, su di un accompagnamento che pare preso di peso da un
inno dell'Esercito della Salvezza: questo era lo stile dell'epoca, non così lontano,
però, da quello dei Four Aces o degli Ames Brothers. Si tenga comunque presente che
non si tratta di esecuzione stridula o gracchiante, ma, fatte le debite proporzioni
con i brani odierni, di un impasto vocale di prima qualità.
Due anni dopo, l'orchestra di Paul Whiteman, il celebre mentore ed amico di George
Gershwin, la riprese in una delle sue memorabili esecuzioni, (N° 5 in classifica) e,
nello stesso anno, anche Blossom Seeley, la reginetta del vaudeville americano, la portò
al N° 5. La versione di Frankie "Tram" Trumbauer and his Orchestra è del 1927: Frankie,
morto nel 1956, fu uno dei più importanti sassofonisti della storia, prima in coppia con
Bix Beiderbecke nell'orchestra di Jean Goldkette, poi in quella di Paul Whiteman ed
infine con un proprio gruppo, ancora con Bix. Il suo stile influenzò Lester Young e
addirittura qualche traccia si risente nel be bop degli anni '50. La sua esecuzione è
di una ballabilità inimitabile e di uno swing perfetto, soprattutto nella commistione
meravigliosa tra la cornetta di Bix Beiderbecke e il sax di Frankie. La registrazione,
anche grazie all'ausilio dell'elettronica, sembra sia stata fatta oggi.
Voglio chiarire che ben pochi viventi sono in possesso dei dischi originali sopra
citati; eppure esistono incisioni del Peerless Quartet e di Trumbauer facilmente
ascoltabili; basta avere la volontà di cercare.
Si arriva al 1953 con Frankie Laine in coppia con Jo Stafford (N° 26) e finalmente
al 1960 con Freddie Cannon (N° 3 nella hit list): questa è la versione più vicina a
noi ed anche, dal punto di vista artistico, la peggiore. Non mi stancherò di ripetere
che Freddie non sapeva cantare; quello che piaceva era la sua carica esplosiva. Anche
in questo caso, su un tappeto di pumping piano, boom boom boom del tamburo muto, un
apocalisse di fiati rhythm and blues, rozzamente mescolati tra loro, la voce di Cannon
starnazza tra urletti, perdite improvvise di fiato e stonature in vario assortimento.
Tutto il suo primo album, con canzoni che hanno nel titolo un nome di città (The Explosive
Freddie Cannon), è su questo piano; eppure il risultato, dal punto di vista dei kids
che lo apprezzavano, è sicuramente grandioso e di notevole impatto spettacolare.
Chi vorrà ascoltare Freddie (o Freddy) Cannon, potrà procurarsi una compilation, purchè
contenga Tallahassie Lassie, Okefenokee, Muskrat Ramble, Buzz buzz a-diddle-it, Transistor
Sister, Palisades Park, Action, The Dedication Song: zero in arte, 10 in ritmo e grinta.
(Giovanni Villata)
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