( da Musica & Dischi )
Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno
dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine
dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non
usati) nelle odierne mostre-mercato.
Quattro mesi di gara ed un arrivo al fotofinish. Sembra strano ma il
primo Disco Per L’Estate termina alla fine di ottobre. Scattato in
giugno con quarantadue canzoni finaliste e giunto ora alla conclusione
con quattordici finaliste. Avrebbe dovuto essere il festival della
chiarezza, si diceva che solo il bollettino SIAE avrebbe fatto testo. Ma
evidentemente nei festival di canzoni non esistono garanzie, soprattutto
se dietro ci sono motivi economici ed anche questo Disco Per L’Estate è
finito nel modo più trito. Le previsioni sono sui tre motivi che più di
tutti hanno venduto quest’estate (motivi naturalmente tra quelli usciti
dalla competizione Rai) e sono SEI DIVENTATA NERA dei Marcellos Ferial,
CON TE SULLA SPIAGGIA di Nico Fidenco e AMORE SCUSAMI di John Foster. A
vincere è proprio la prima canzone, ma quanto ha venduto? Il famoso
bollettino della società degli autori non è comparso. Perché? I
presentatori Pippo Baudo ed Enzo Tortora che per tutta la durata della
manifestazione parlavano per l’appunto di bollettini ufficiali provano
forse un po’ di imbarazzo a proclamare la vincente senza tirar fuori le
carte ufficiali. Ci si è praticamente affidati alle dichiarazioni della
case discografiche, una specie di autocertificazione e così al secondo
posto si è classificato il motivo di Fidenco e al terzo posto la bella
canzone di John Foster, al secolo Paolo Occhipinti. Stando alle
classifiche di vendita apparse sui vari periodici a vincere sarebbe
toccato proprio a lui. Invece l’hanno spuntata i Marcellos Ferial che si
presume abbiano venduto trecentomila copie, qualcosina di meno John
Foster e, buon terzo, Nico Fidenco con duecentoquarantamila. Come
abbiamo visto la classifica si è rovesciata nella finale per merito di
chissà quale sortilegio. La finale si è svolta con molto garbo grazie
più che altro alla presenza di Tortora, un vero signore. Baudo non era
ancora presenzialista a tutto campo e soprattutto c’erano ospiti come
Noschese e il duo Antonella Steni ed Elio Pandolfi. Un’ultima
precisazione prima di darvi la classifica finale: vale la pena di
sottolineare che la canzone dell’estate più venduta in assoluto non
faceva parte di questa triade e soprattutto non era in lizza in quel
concorso. Questa canzone, anzi il disco, è IN GINOCCHIO DA TE di Gianni
Morandi con circa 900.000 copie a tutt’oggi. Inutile specificare che dei
dischi finalisti del concorso nessuno è ancora nelle classifiche di
vendita. Richard Anthony
Sergio Endrigo Sergio Endrigo è in uscita col suo secondo long playing edito dalla RCA. Il titolo è semplicemente ENDRIGO. Come spesso si è detto in questa rubrica Sergio Endrigo, essendo una delle personalità più originali della canzone italiana, non può sempre essere classificato in una categoria. E’ un cantautore ma è differente da un Paoli o da Donaggio (per nominare due tra i più famosi di questi tempi). Canta sussurrando con rare impennate ed i suoi pezzi non escono a getto continuo, quasi a documentare la fatica e i ripensamenti che sono dietro ogni sua composizione. Spesso le sue canzoni diventano note parecchio tempo dopo l’uscita sul mercato. E’ il caso, ad esempio, di ERA D’ESTATE, popolare nel 1964 e lanciata con la campagna della RCA FESTIVAL IN CASA nell’estate del 1963. Oppure SE LE COSE STANNO COSI’, con quell’introduzione in stile western che ricorda il De Guello comincia a carburare dopo parecchio, quasi come se le sue canzoni per essere assimilate dal pubblico ed entrare in profondità debbano essere ascoltate più volte. Questo ritardo si trasforma in un vantaggio per Endrigo perché le sue canzoni durano di più, si fanno ascoltare più a lungo e vendono a distanza più di qualche altra composizione che magari arriva ai primissimi posti, ci rimane per una mesata e poi sparisce per sempre dalla lista dei primi venti. Questo secondo microsolco (come si diceva una volta) esce a parecchia distanza di tempo dal primo. Oltre a contenere i due brani testé citati c’è anche la sua ultima novità, ANNAMARIA, e un‘altra vecchia conoscenza del pubblico, ORA CHE SAI. A differenza di quasi tutti gli album che escono sul mercato e che sono spessissimo una raccolta di successi dell’ultima annata, con pochi inediti, questo di Endrigo invece non lesina novità. Troviamo canzoni come I PRINCIPI IN VACANZA, LA GUERRA, LA ROSA BIANCA e due canzoni degli anni trenta, cioè CANTA PIERROT (di Bixio) e DEVI RICORDAR di Rastelli e Casiroli. E’ appunto nel rifacimento di questi due brani del passato, coadiuvato dagli ottimi arrangiamenti di Enriquez ( e come avrebbe potuto essere altrimenti!) che Endrigo stupisce non poco, affrontando due canzoni differenti tra loro e soprattutto non sue. Ma abbastanza malinconiche per potersele sentire addosso. I due motivi sono completamente trasformarti, piegati alla sua personalità e soprattutto ammantati dal suono spettacolare delle registrazioni RCA dell’epoca. Eppure non perdono nulla della loro atmosfera del tempo (chi scrive non aveva mai sentito DEVI RICORDAR e quindi non può fare un preciso confronto tra le due versioni). Neil Sedaka Parliamo di dischi appena usciti che non si possono certo definire dei successi sebbene i loro interpreti siano importanti. Non ancora in classifica (e non ci arriverà neanche) la nuova canzone di Neil Sedaka, che incide due brani tratti dalla colonna sonora del bel film IL GAUCHO con Gassman e Manfredi. Le canta in spagnolo sotto i titoli di MANUELA e LUNITA CONSEJERA; sono state composte da Armando Trovajoli che firma anche l’intera colonna sonora del film. Dopo il grande successo estivo de LA NOTTE E’ FATTA PER AMARE ci voleva forse qualcosa di più incisivo che due brani cantati in lingua spagnola, con lui che tenta di fare il verso al famoso Trini Lopez anche se non è il suo campo. Ascoltato ora si può certamente affermare che dietro c’è un bel lavoro ma all’epoca canzoni di questa fattura erano all’ordine del giorno e quindi non facevano di certo gridare al miracolo. Se la RCA ha deciso di fare uscire il singolo è soltanto perché ha sotto mano sia l’interprete che le edizioni oltre che l’autore della colonna sonora sotto contratto; è solita (come tutte le altre case al periodo) far uscire qualsiasi cosa, tanto qualche migliaio di copie le vende comunque. In special modo se a cantarle è una figura di primo piano come Sedaka. Paul Anka Altro big nord americano, compagno di scuderia di Neil Sedaka, che si cimenta spesso con la lingua italiana è Paul Anka che fa uscire un nuovo disco. Troppo spesso si pretende l’impossibile e anche i grandi hanno le loro brave battute d’arresto. Questa volta tocca a lui. Le due canzoni HU, HU e PARLIAMO ANCORA non sembrano all’altezza del cantante canadese e il primo brano è davvero poco originale, soprattutto parecchio brutto. Non si capisce perché una grande casa, accorta come la RCA e grande in tutto, certe volte faccia dei buchi nell’acqua di queste dimensioni. Ancor più grave se a rischiare è un cantante famosissimo come Paul Anka. Il secondo brano, PARLIAMO ANCORA, sebbene sia nettamente inferiore a tutta la produzione precedente è una cover che porta la firma di Franco Migliacci ed è proprio il testo ad essere questa volta più convincente della musica, molto scontata e prevedibile. L’arrangiamento attutisce la discordanza tra testo e musica ma d’altronde tutti gli arrangiamenti RCA sono eccellenti se ci sono Bacalov, Enriquez e Morricone. Questi tre nomi crediamo bastino a spiegare il perché. Vanna Brosio Una nuova cantante che nel tempo smetterà i panni musicali (ma mai del tutto) per cucirsi addosso quelli di presentatrice o inviata è Vanna Brosio, che tra il 1964 e la prima metà degli ottanta ha imperversato nostro malgrado in televisione. Abbastanza carina, con molta voglia di mettersi in luce, è stata aiutata (e parecchio) da una parentela importante (nipote del segretario generale della NATO). Negli anni a venire la vedremo presentare 5 edizioni di ADESSO MUSICA accanto a Nino Fuscagni (anche lui raccomandato di ferro) o fare la smorfiosa nelle interviste ai giocatori di IL PROCESSO DEL LUNEDI’ di Biscardi. Tornando al presente (1964), un falso flirt montato ad arte con il re delle gaffes Mike Bongiorno la sbatte sulle cronache rosa e lei non perde tempo per dire la sua. Lo fa incidendo un dischetto per La Voce Del Padrone, COME MIO PADRE (disco abbastanza raro da trovare), un motivo lento con un testo niente male scritto da Natale Massara, valorizzato da un interessante giro di chitarra. Lei è anche bravina nel canto e forse avrebbe dovuto continuare a fare la cantante perché, sia detto con estrema simpatia anche perché la conosco, nella presentazione era davvero tragica. Non riusciva , nel periodo di ADESSO MUSICA, a completare un intera frase senza fare almeno un errore. Praticamente era passata inosservata all’epoca una sua versione di IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA dei Dik Dik (1969), particolarmente interessante e molto bene interpretata. Comunque, sia detto a suo favore, una come lei nella televisione di oggi non sfigurerebbe affatto di fronte a personaggi deficienti come Flavia Vento e compagnia. Dopo Giovannona coscialunga alias Edvige Fenech, sarebbe giusto sdoganare anche la Brosio. Quartetto Cetra Imprevedibile ed inesauribile la capacità del Quartetto Cetra a rifare il verso a sé stessi, ai tempi e alle mode. Eccoli ora in edizione Liverpool. Nel 1957 il mondo impazziva per i Platters e a loro dedicarono una canzone, UN DISCO DEI PLATTERS, che varcò i confini della curiosità vendendo anche molto bene. Ora è la volta dei Beatles e di UN DISCO DEI BEATLES dove con molto garbo e finezza, tipica dei quattro Cetra, rifanno il verso alle mode correnti prendendo in giro sia i Beatles (molto stereotipata la macchietta, comunque) che i cantanti yè-yè del momento. Assai carino e divertente anche il secondo brano, LA MANO SUL FUOCO, una storiellina a ritmo di twist (ahi ahi, cari Cetra! Non sapete che il twist non va più?) che racconta la storia di un marito, troppo fiducioso nei confronti della moglie, che vuole essere a tutti i costi moderno, che si tramuta in un novello Muzio Scevola. Beatles E, a proposito del celeberimmo quartetto inglese, è uscito il nuovo singolo dei Beatles, cioè I SHOULD HAVE KNOW BETTER accoppiato a TELL ME WHY. In effetti e con tutta sincerità, cosa si potrebbe dire ancora di loro che non sia stato detto anche su queste pagine? La copertina italiana ritrae i Beatles degli esordi, quelli del 1962, ma il sound, naturalmente, è quello del 1964. Due soli anni ma sembrano già 10. Gli anni sessanta musicali sono da paragonare agli anni dei cani. Ad ognuno ne corrispondono perlomeno sette, per la velocità con la quale si evolve la musica, il suono e le mode. I Beatles, in otto anni di carriera hanno cambiato quattro volte pelle. I Litfiba (o Pelù) dopo 25 anni di carriera fanno (fa) ancora le stesse cose. Questo singolo è tratto dalla colonna sonora del loro primo film , A HARD DAY’S NIGHT, tradotto da noi in TUTTI PER UNO, diretto dal folle regista Richard Lester. Disdegnando una trama precisa questo film finge di seguire una giornata qualunque dei quattro, che sebbene circondati da ragazzine isteriche e urlanti, imprigionati dalla loro fama e dall’impossibilità di vivere normalmente non si lasciano corrompere dal mondo e continuano ad ostentare un’innocenza a volte fuori luogo. Nel film un simpaticissimo Wilfrid Brambell, che fa il nonno cattivo di Paul Brambell, cerca di far fare al gruppo cose che lo danneggerebbero, gli crea delle noie e tenta di soggiogare un candido Ringo Starr in un ruolo perfetto per lui. Il film in Italia non se lo fila nessuno, non ha abbastanza successo anche perché per capire bene il film bisogna avere una visione precisa del fenomeno Beatles (non ancora arrivato in Italia in toto) che non tutti gli spettatori potevano avere all’epoca. Un film che con il suo bagaglio di belle canzoni, di gags e di situazioni al limite del surreale fa passare un paio d’ore allegre agli spettatori. Anche se non si dovessero conoscere le vere motivazioni che hanno spinto il regista a girare questo film, si può sempre immaginare di vedere all’opera quattro attori che fingono di essere un gruppo celebre perseguitato dai fans e dall’industria consumistica. I SHOULD HAVE KNOW BETTER è una canzone che inizia con un armonica alla Bob Dylan e che verrà scopiazzata un paio di anni dopo da Antoine per le sue celebri elucubrazioni ( LE ELUCUBRAZIONI DI ANTOINE). Le parole, come diranno in seguito, non avevano un gran senso e la registrazione venne interrotta ben ventidue volte dal gran ridere di Lennon, sorprendentemente sorpreso dall’amenità del testo. Certamente da noi il testo era la cosa meno importante e la canzone piace molto tant’è vero che viene subito incisa una cover cantata da Dino dal titolo CERCA DI CAPIRE. Anche il retro diventa subito noto, TELL ME WHY. Scritta come la precedente da Lennon come riempitivo per l’album e il film, è interessante per i cambi di tonalità in stile Shirelles o Ronettes, due complessi femminili che andavano per la maggiore in Usa prima dell’avvento (proprio in quell’anno) delle Supremes. In Inghilterra uscirà un LP con le suddette canzoni più IF I FEEL e AND I LOVE HER, ma solo il sei novembre, più di un mese dopo l’uscita in Italia. Gabriella Ferri e Luisa De Santis Luisa e Gabriella, ossia Gabriella Ferri e Luisa De Santis, venute fuori grazie alla trasmissione televisiva di Mike Bongiorno La Fiera Dei Sogni, sono di nuovo in pista ma stavolta sul palcoscenico del Parioli di Roma. Lontane dalla tv, insieme ad Alida Chelli, a Fiorenzo Fiorentini e a Riccardo Billi danno vita ad una commedia intitolata La Manfrina (termine romanesco che significa lusingare anche in maniera bonariamente ipocrita), uno spettacolo collage sul mondo di Giacchino Belli, famoso poeta romano dell’ottocento. Una vicenda ritmata sui sonetti, un mosaico di poesie legate tra loro da una storia, trasferita dalla rigida forma del sonetto alla recitazione pura, con l’omissione di qualche termine irripetibile in teatro (Belli,nelle sue poesie, utilizzava molto spesso un linguaggio crudo, popolano). Naturalmente c’è anche la musica come espressione di stati d’animo ironici, comici e sentimentali. Dall’organo della chiesa agli stornelli nelle osterie per arrangiare e reinterpretare questa Roma ottocentesca in chiave musicale si mobilita Ennio Morricone, il quale si ispira a motivi popolareschi dell’epoca per scrivere le musiche sulle quali le due cantanti romane eseguiranno le canzoni originali coi testi di Ghigo De Chiara. Le due ragazze interpretano con grande capacità e dolcezza brani che davvero farebbero rabbrividire qualsiasi altra cantante non dotata di particolare spirito o timorosa delle reazioni del pubblico. Difatti i testi, pur essendo scritti appositamente per la rappresentazione teatrale, cercano di conservare lo spirito del Belli. Loro si adoperano anche nella recitazione, una scuola questa che alla Ferri tornerà molto utile in futuro. Teatro Dieci Eccoci all’autunno e alle nuove produzioni televisive che ci terranno compagnia per breve o lungo tempo. Tra quelle di breve durata, giusto citare una trasmissione che avrà un suo seguito solamente sette anni dopo e con presentatori differenti , TEATRO DIECI. Il primo TEATRO DIECI della storia della tv, difatti non è quello visto e rivisto del 1972 (con Mina e Alberto Lupo, quello del famoso duetto fra la tigre di Cremona e Lucio Battisti) o quello dell’anno prima solo con Lupo, ma è questo del 1964, presentato da Lelio Luttazzi, che per la prima volta appare come elemento di punta in uno spettacolo televisivo di prima serata. Nel contratto fattogli dalla Rai Luttazzi sarà stato sicuramente ingaggiato sotto la voce di presentatore ma bisogna stabilire quale tipo di presentatore egli sia. Da Mario Riva in poi il presentatore era parte in causa dello show se ci sapeva fare. E Luttazzi, a dispetto dalla sua immagine così compita da ragioniere irreprensibile, ha un anima da capace showman, anche se sembra timido. Ma non è timidezza: è solo rispetto del pubblico e consapevolezza dei propri limiti. Quelle virtù che mancano a presentatori da strapazzo come Bonolis, che oltre ad essere volgare, petulante, spocchioso ed antiestetico, non conosce né la dizione né la vergogna e viene pagato milioni di euro alla faccia di chi onora l’abbonamento televisivo. Finita la digressione, riprendiamo da Luttazzi, dicendo che prima di tutto è un eccellente musicista, pianista e compositore con lo swing nel sangue. Perché è stato scelto lui? Perché è il prototipo di quello che deve essere un presentatore moderno, una specie di ponte tra il pubblico e spettacolo, un elemento che s’inserisce con delicatezza e garbo nei vari numeri dello show. In TEATRO DIECI sono protagonisti tutti coloro che vi prendono parte e sono davvero tanti, in quattro puntate. Ci sono davvero i più bei nomi della canzone e della tv, del momento e non solo. Mina, Domenico Modugno, Ornella Vanoni, Gianni Morandi, Gino Paoli, Milva, Michele, Adriano Celentano, Nana Mouskouri, Luciano Salce, Sandra Milo, Mike Bongiorno, Paolo Panelli, Sandra Mondaini e l’onnipresente Quartetto Cetra. E questi sono solo i più famosi. La formula dello spettacolo (che va in onda dal Teatro Delle Vittorie) è quella che poi assumeranno nel tempo tutti gli altri spettacoli del genere, cioè un’apertura iniziale del presentatore dopo la sigla in diretta (eseguita dall’orchestra della Rai di Roma diretta da Gianni Ferrio), qualche battuta per scaldare il pubblico, il primo cantante, un balletto (con la coreografia di Don Lurio) e via di questo passo. Sembra semplice e scontato ma questa formula, davanti ad un pubblico immenso come quello del Delle Vittorie, era la prima volta che veniva provata. La regia è naturalmente di Antonello Falqui e i testi dei bravi Antonio Amurri e Francesco Luzi. Questo e Quello
Napoli contro tutti
Festival di Castrocaro Eccoci all’ottavo capitolo del Festival di Voci Nuove di Castrocaro Terme. Quest’anno il concorso ha visto una notevole affluenza dovuta al successo dell’anno precedente della Cinquetti che, partita da qui, ha poi vinto Sanremo e l’Eurofestival. Nelle edizioni precedenti il Festival aveva già lanciato parecchi cantanti che poi si sono fatti un nome, come ad esempio Carmen Villani, Fabrizio Ferretti, Iva Zanicchi e Piero Focaccia. Tuttavia un caso come quello della Cinquetti è il migliore spot per il Festival. Sembra fatto apposta per lanciare il messaggio che se si va a Castrocaro si diventa un cantanti famosi. Dal 1962 il Festival è legato a quello di Sanremo: chi vince va di diritto nel cast dell’anno successivo. Nel 1962 i vincitori di Castrocato furono Gianni La Commare ed Eugenia Foligatti, nel 1963 la già citata Gigliola (NON HO L’ETA’)e Bruno Filippini che cantò SABATO SERA. Si capisce il perché dei 2187 aspiranti di quest’anno (sembrano niente se si pensa alla ressa che c’è quando devono essere selezionate le nuove veline di Striscia La Notizia o i deficienti che andranno a prendere parte a Il Grande Fratello). Una curiosità: di questi 2187 partecipanti nessuno si è presentato con la canzone della Cinquetti di Sanremo. Ma vediamo i finalisti: Paolo Gualdi di Roma, Mariolino Barberis di Torino, Luisa Ghini di Sesto Imolese, Anna Identici di Castel Leone (Cremona), Vittorio Inzaina di Telti (Sassari), Anna Marchetti di Ferrara, Alberto Mazzuccato di Reggio Emilia, Luciano Tomei di Napoli, Franco Tozzi di Rodi Garganico in provincia di Foggia ma torinese di adozione, Marianella Morelli di Viareggio, Renata Pacini di Roma e Adriano Fiora di Cremona. I più esperti avranno sicuramente notato sei cantanti diventati noti (un paio di ragazze davvero notissime) . Quindi la formula Castrocaro funziona e soprattutto è seguita dall’industria del disco. Vincono Franco Tozzi e Vittorio Inzaina Franco Tozzi è rosso di capelli e, come si è detto, è d’adozione torinese, due cose che ricordano una sua celebre concittadina, diva del microfono, Rita Pavone, anche lei uscita da una gara canora. Franco Tozzi (fratello del dodicenne, all’epoca, Umberto) ottiene un contratto con la Fonit Cetra che si è affrettata a pubblicare le canzoni della rassegna e cioè DUE CASE, DUE FINESTRE e AMO LA MIA GIOVENTU’. Due pezzi molto ma molto semplici con melodie orecchiabili accompagnate da un arrangiamento ben orchestrato. Festival delle Rose
PAOLO MOSCA – IL THE (Paolo Mosca) € 13
La maggioranza delle canzoni sono buone. Come è anche vero che l’ago
della bilancia pende dalla parte della casa discografica RCA che si è
accaparrata la metà dei posti disponibili. Ma è anche vero che i signori
della Galleria del Corso a Milano, cioè i padroni delle ferriere nel
campo della musica, non hanno ritenuto il Festival degno di sforzi
produttivi. Così agli organizzatori romani non è rimasto che
accontentarsi di quelle etichette non legate agli interessi comuni a
quelle due o tre case milanesi. La RCA quindi, nonostante l’assenza
della radio e della tv (ripresa solo la serata finale), manda alcuni dei
suoi migliori giovani da lanciare e altri già noti. Non partecipano la
Pavone, Vianello, due grossi nomi della casa romana, sebbene all’inizio
avessero dato l’ok. Le più belle canzoni in assoluto, forse, sono TE LO
LEGGO NEGLI OCCHI cantata da Dino, TI AMO di Sergio Endrigo, lo
strepitoso spiegamento orchestrale di NON SONO DEGNO DI TE di Morandi
La RCA è alla fine riuscita a portare in finale sette cantanti su dodici (nella foto la locandina pubblicitaria della casa discografica). Eliminata subito Louiselle, la quale aveva portato una bella canzone interpretata molto bene. Il retro è FORSE UN GIORNO. Entrambi i pezzi sono azzeccati, ben arrangiati, pervasi da una forte carica emotiva che all’ascolto rende subito l’idea e che ancora tiene nonostante tutti gli anni passati. In specie il primo brano che poi è quello portato al Festival e cioè IL MOMENTO GIUSTO. Dopo aver fatto una breve sintesi di questa nuova manifestazione e di alcune canzoni in gara, parliamo un po’ di cosa ci aspetta in questo inverno musicale. Abbiamo già visto i prossimi successi di artisti del calibro di Richard Anthony e di Gianni Morandi, il quale ha già dichiarato che non andrà al Festival di Sanremo nonostante Carlo Alberto Rossi gli abbia scritto una melodia cucita sulla sua taglia vocale. Ma il suo nuovo 45 giri lo accompagnerà per tutto l’inverno combattendo fino all’ultima nota per il primato in classifica proprio con Richard Anthony e la sua LA MIA FESTA. Mina ha appena inciso un nuovo singolo su etichetta Ri.Fi dal titolo IO SONO QUEL CHE SONO accoppiato a TU FARAI, titolo che, comunque sia, salirà nelle graduatorie dei singoli più venduti anche se è uno dei meno interessanti della produzione di Mina nel periodo. Lo stesso dicasi per la Pavone, che forse per paura di inflazionare troppo la sua immagine, da un po’ di tempo non si faceva vedere alla ribalta discografica con un nuovo singolo. Quando si dice un po’ di tempo significa quattro mesi. Difatti un cantante di successo all’epoca incideva almeno un singolo ogni quattro mesi. La sua novità si chiama L’AMORE MIO (traduzione della canzone REMEMBER ME) accoppiata ad una stranissima canzone che definire di chiesa sarebbe esagerato come anche definirla di musica leggera. Si chiama SAN FRANCESCO ed è la cover di SAINT FRANCIS OF ASSISI di Trini Lopez. In questa canzone la Pavone è accompagnata per la prima volta dal nuovo gruppo dei Rokes, messi sotto scrittura da pochissimo da Teddy Reno. Anche Nico Fidenco, dopo il suo successo estivo CON TE SULLA SPIAGGIA, affila le armi per la campagna autunnale. La sua canzone è A CASA DI IRENE, composta da Maresca e Pagano, due autori estranei al suo solito giro, e arrangiata da Luis Enriquez con l’accompagnamento dei 4+4 di Nora Orlandi. Una canzone differente dal suo solito standard, molto suggestiva ed interessante. Il retro, anche qui, è una cover e precisamente un successo americano dal titolo COME ON di Tommy Roe, tradotto come MA DAI da Vito Pallavicini. Bobby Solo si affida ad un singolo dal titolo CRISTINA (accoppiato a IN VITA MIA). Con un passato così recente ma così tosto alle spalle aspetta il prossimo Festival di Sanremo con ansia. Si dice che chi non vince quando meriterebbe, vince l’anno dopo. E lui ci spera. Un altro miracolato dell’estate, Fred Buongusto, forte della sua canzone UNA ROTONDA SUL MARE, lancia il singolo che ha presentato al Festival di Napoli dal titolo NAPOLI C’EST FINI. A fine anno gli scade il contratto discografico che lo lega alla Ri.Fi e per rinnovarlo chiede quaranta milioni come premio di reingaggio. La casa milanese avrebbe risposto picche ed allora è quasi sicuro che la sua prossima etichetta sarà la torinese Fonit Cetra che proprio in questi giorni ha perduto Domenico Modugno, passato alla Curci. La Fonit Cetra, pur avendo due grossi nomi in scuderia come Villa e Milva, non è molto contenta perché le loro vendite sono sempre basse rispetto alla media dei cantanti più in voga. Si aspetta quindi da Buongusto un buon picco di vendite. Già da ora si sa che andrà a Sanremo con la canzone ASPETTA DOMANI. Gigliola Cinquetti, nell’attesa di prepararsi al prossimo Sanremo, lancia contemporaneamente cinque dischi nell’arco di un mese! Forse per non tenere gli scaffali dei negozi di dischi orbi di sue incisioni, ma cinque sembrano davvero troppi. Il primo, il più particolare, è quello cantato in coppia con Maurice Chevalier ed è intitolato L’ITALIANO. Viene inciso su etichetta Festival che è francese distribuita (e consorella) dalla CGD, casa per la quale la Cinquetti incide. E’ una canzoncina senza troppe pretese a cui la presenza del famoso chansonnier (che potrebbe benissimo essere il nonno della Cinquetti) dà un certo sapore d’internazionalità e un tocco di classe. Il retro è cantato solo dal francese e si intitola MON COEUR EST UN JUKE BOX. Il secondo disco è invece tratto dalle canzoni presentate nello spettacolo tv JOHNNY SETTE, presentato da Dorelli, al quale partecipava anche la Cinquetti in qualità di ospite fissa. E’ un disco tris nel quale Dorelli fa la parte del leone con due incisioni mentre alla Cinquetti tocca la più insulsa, legata al suo personaggio acqua e sapone, ossia TUTTE MENO UNA, che racconta di come tutte le ragazze fanno questo e fanno quello, tranne lei, perché il suo ragazzo non vuole. E palle simili. L’altro disco è CARO COME TE che reca sul retro BARBABLU’, due canzoni differenti tra loro. La prima è la storiella di una ragazza fiduciosa nell’amore , la seconda è più movimentata e, diciamo così, divertente. Ed eccoci al quarto 45. Si tratta di un disco in cui la Cinquetti declama le sue poesie preferite, da brava ragazza romantica. Non si sa a chi possa interessare, è davvero un oggetto per feticisti e la Cinquetti non è certo Giorgio Albertazzi. Comunque, tanto per informarvi, sul mercato del disco e a causa della sua difficile reperibilità (non se lo è comprato praticamente neanche la madre della cantante) ha una quotazione abbastanza alta. Sempre per chi volesse sapere quali fossero all’epoca i poeti preferiti della leziosa cantante di Cerro Veronese sappiate che si trattava dei più classici e romantici: Pascoli, Carducci, Foscolo e Leopardi. Il disco non è edito dalla CGD ma dall’Istituto Internazionale Del Disco. Infine il quinto pezzo, che è quello di cui abbiamo parlato prima, cioè la sigla della trasmissione NAPOLI CONTRO TUTTI e una rinnovata versione (ma non tanto) di ANEMA E CORE. Che comunque, nonostante il gap della lingua, è forse il migliore di tutti questi citati fin’ora. Pirati... Se ne parlava già da qualche mese ma ora se ne è avuta la conferma. Della canzone sanremese della Cinquetti e di altre di grande successo (IN GINOCCHIO DA TE, E’ L’UOMO PER ME, UNA LACRIMA SUL VISO, QUANDO VEDRAI LA MIA RAGAZZA) sono state scoperte delle copie contraffatte. I falsari hanno ottenuto una matrice da una copia acquistata regolarmente dopodichè l’hanno riversata sull’acetato. Da qui un nuovo master per produrre lo stesso disco in migliaia di copie. Quindi, centomila copie false per la Cinquetti, lo stesso accade a Morandi e a Bobby Solo. Come sono stati scoperti i falsari? La CGD aveva segnato con un accorgimento speciale le copie di NON HO L’ETA’, il Bobby Solo falsificato aveva una tinta più arancione in copertina di quella autentica e la copertina delle copie falsificate di Morandi avevano una colorazione più scura dell’originale. Nell’etichetta interna di Bobby Solo erano presenti anche errori di stampa. Che danno economico ha causato questa falsificazione? I discografici calcolano che su ogni copia grava circa il 70% delle spese, i falsari eliminandole possono mettere sul mercato allo stesso prezzo della copia originale una merce che non costa più di 300 lire e la vendono a circa 800 lire (il costo di un singolo dell’epoca). Il margine diventa rilevante. Nana Mouskouri
CantaItalia L’organizzatore di spettacoli e concorsi Gianni Radaelli, ideatore del Cantagiro, ha presentato una diffida al Tribunale di Roma contro Carmine De Benedictis che ha annunciato l’intenzione di mettere in piedi una manifestazione turistico-musicale da lui battezzata CantaItalia. Radaelli afferma che altro non è che un doppione del suo Cantagiro e siccome il piano organizzativo dello stesso è depositato da tre anni presso un notaio, il signor De Benedictis si deve astenere dal presentarsi con uno spettacolo itinerante praticamente simile all’originale. La diffida è stata estesa anche a Rossano Brazzi che avrebbe dovuto essere il presentatore. Ormai questi cantaqualcosa sono come le lotterie e i decreti parlamentari: uno ne finisce ed uno ne comincia. Sembrerebbe finita lì ed invece il Canta Italia parte lo stesso: da Torino con i presentatori Corrado e Pippo Baudo e con l’idea di arrivare fino a Lecce. Ma si ferma mentre stava per percorrere le tappe emiliane. Le difficoltà hanno avuto il sopravvento, una organizzazione evidentemente non abbastanza solida è franata sotto il peso delle grane finanziarie, logistiche e pubblicitarie. Il primo sentore del crollo si è avuto a Mestre, durante la quarta tappa. La serata era passata quasi inosservata: scarsità di pubblico, soprattutto. A Parma la troupe è arrivata dimezzata. Parecchi cantanti abbandonano la carovana e altri hanno cominciato a protestare perché non pagati. Niente tappa a Fidenza, quindi e tutti a casa. In tutto è durato quattro giorni. Con estrema gioia di Radaelli, indicato come il boicottatore della manifestazione. Ma non era quello che gridava allo scandalo per la mafia nella musica leggera? Christian Calabrese
 
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