Settimana 5 Aprile 1965
( da Tuttamusica & Musica e Dischi)

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Io che non vivo senza te Pino Donaggio  
2Le colline sono in fiore The Minstrels  
3Viva la pappa col pomodoroRita Pavone  
4Un anno d'amore Mina  
5E se domani Mina  
6Se piangi se ridi Bobby Solo  
7Il silenzio Nini Rosso  
8Amici miei Gene Pitney  
9Per un pugno di dollari Ennio Morricone 
10Non son degno di te Gianni Morandi  

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Le canzoni dello Zecchino D'OroAA.VV.  
2Beatles for sale The Beatles 
2Gian Burrasca Rita Pavone 
4Canti della libertà Milva  
5Meeting with the Shadows The Shadows 

 

Gemelle Kessler

Inutile tergiversare: non c'è niente di più allettante di un supershow del sabato sera nell'Italia del 1965. Il cinema ne risente molto anche se la crisi che arriverà da qui a poco non si fa ancora sentire. I grandissimi ascolti lo confermano. STUDIO UNO edizione primavera 1965 è il non plus ultra dell'eleganza, della raffinatezza e del buon gusto all'italiana. Mina, Lelio Luttazzi, Milly, Luciano Salce, Paolo Panelli e le gemelle Kessler. Le quali fanno un'apparizione che certo non manca di farsi notare: scendono dal cielo del Teatro Delle Vittorie, issate su una piattaforma circolare con un palo nel mezzo, a sua volta attaccata ad un argano. Piano piano scendono giù e cantano la sigla iniziale della trasmissione LA NOTTE E' PICCOLA. E naturalmente è subito successo. Alle volte basta anche un azzeccata combinazione scenografica per decretare il favore del pubblico e questa di certo non passa inosservata. Sembrano di panna montata invece sono di acciaio. Così dicono in Rai delle gemelline (già 29enni). Arrivano con precisione teutonica alle prove, inflessibilmente autodisciplinate, amministrano con estrema oculatezza gli impegni di lavoro e la fortuna in marchi tedeschi dopo anni di attività. Sono arrivate ad accumulare un miliardo di lire (del 1965). A paio di gambe, naturalmente. Hanno deciso di non sposarsi per non avere intoppi nella loro carriera anche se si lasciano andare a flirt con uomini italiani come Enrico Maria Salerno per Alice ed Umberto Orsini per Ellen. La loro grazia apparente nasconde in realtà una ferrea determinazione ma anche un comportamento molto signorile. Nessuno si è mai lamentato per uno sgarbo avuto dalle due "Kessler Zwillinge". Hanno sempre lasciato buoni ricordi. La loro storia è abbastanza particolare. Nel 1955, a 19 anni, Alice ed Ellen erano due semplici ballerinette che lavoravano al Palladium di Düsseldorf. Molto magre, non per scelta ma per fame. A Lipsia o meglio Nerchau, dove sono nate, erano cresciute con l'incubo della guerra ed erano maturate con la distruzione del loro paese e la spartizione del territorio tedesco fra le quattro potenze vincitrici. Il padre,ingegnere meccanico, era fuggito nella Germania ovest, due fratelli maggiori erano morti in guerra mentre loro due riuscirono a fuggire dalla DDR servendosi di un lasciapassare falso. Per guadagnare qualche marco diventarono ballerine d'avanspettacolo e i primi rudimenti di danza classica, iniziati quando ancora la guerra non aveva cominciato a prendere una brutta piega, gli sono serviti almeno per stare su un palcoscenico e differenziarsi dalle altre. Un impresario del Lido di Parigi le notò e le volle lanciare nelle sue fastose riviste francesi tanto che divennero elementi di spicco delle Bluebell. Da allora non si sono più fermate. In Italia sono apparse per la prima volta in GIARDINO D'INVERNO e STUDIO UNO del 1961 e da quel momento, fino alla fine del decennio, furono protagoniste fisse degli show televisivi tranne una breve pausa tra il 1967 e il 1968, quando portavano in giro per l'Italia la commedia musicale di Garinei e Giovannini VIOLA VIOLINO E VIOLA D'AMORE (scritta da Luigi Magni, Garinei e Giovannini, con musiche di Bruno Canfora e con la partecipazione di Pippo Franco ed Enrico Maria Salerno) che debuttò a Roma al Sistina il 18 novembre 1967. Quando fecero la loro apparizione alla tv italiana (che ancora era sconvolta dalle curve di Abbe Lane) successe un mezzo finimondo. Troppo "tedesche e cavallone", altissime e con delle gambe perfette riuscirono a sconvolgere il pubblico maschile ancora poco avvezzo a certe immagini televisive. Tanto che la Rai, accusata di assecondare i bassi istinti dei televedenti cedette alle pressioni di mogli e preti facendo indossare alle due gemelle calze e collant nero fumo che invece di nascondere "mortificando" certe sinuosità armoniche ne accentuarono il carattere altamente erotico. A Studio Uno sono seconde (per indice di gradimento) solo a Mina, con la quale hanno un buonissimo rapporto, da vere professioniste. Il loro compenso Rai per questo STUDIO UNO è di un milione alla settimana a testa. La loro canzone diventa ben presto un tormentone arrivando ad occupare il nono posto della classifica dei singoli più venduti, nonostante la loro casa discografica italiana, la Derby (appoggiata alla CGD) non abbia mai fatto nulla o quasi per loro (tanto che dovettero cambiare casa discografica approdando alla Carosello). Anzi, erano loro che facevano promozione alla Derby portando ogni sabato sera la canzone sigla in tutte le case italiane. Altre canzoni che hanno avuto una discreta fortuna nel nostro paese sono POLLO E CHAMPAGNE (1961, un secondo posto) DA-DA-UM-PA (1961, 14° posto) e LASCIATI BACIARE COL LETKISS (1965, 7° posto) che lanciò la moda - seppur effimera - del Letkiss. Non dimentichiamo la sigla iniziale della Canzonissima 1969 che comunque, sebbene non abbia venduto, è rimasta nella memoria di tanti: QUELLI BELLI COME NOI. Per quel che riguarda la canzone LA NOTTE E' PICCOLA, diciamo anche che non è niente di straordinario. Uno schema già vecchiotto (stile SABATO NOTTE), che fa molto Broadway, un testo che inneggia al nottambulismo con sottintesi vagamente sessuali ma giusto en passant, ben eseguito sebbene alla fine risulti troppo freddo e perfetto, un po' il limite che hanno sempre avuto le due troppo professionali sorelle. Che non dovrebbe assolutamente essere considerato un limite ma che, delle volte, stranamente lo è. Il retro, come accennato, è LASCIATI BACIARE COL LETKISS. Il Letkiss era un ballo che si voleva a tutti i costi lanciare per sostituire il surf che ormai era caduto in disgrazia. Di origini finlandesi, basato su una danza tradizionale folkloristica lappone (nome finlandese Letkiss-Jenka), fu composta e lanciata da Rauno Lehtinen ed incisa dall'orchestra di Ronnie Kranck nel 1963. Il Letkiss si balla con mosse figurate: piedi uniti , la coppia si avvicinava e si allontanava per poi ricongiungersi e darsi un bacio a tempo. Troppo stupida per noi all'epoca, spopolerebbe nei villaggi turistici per celebrolesi in tutta Italia, adesso. I passi sono ripresi e riadattati dal Madison, dalla conga e dal bunny hop (danza lanciata nel 1962 dall'americano Dick Clark). La canzone ebbe 92 versioni in tutto il mondo. In Italia il testo (scritto da Pallavicini) recitava per ballare il letkiss non c'è altro da imparare, lasciati baciare, lasciati baciare... qualche passo indietro poi ti devi avvicinare, lasciati baciare col letkiss. Diciamo tranquillamente che in realtà il Letkiss è una polka rivisitata e corretta. Lo stesso movimento rapido e lo stesso ritmo binario. La canzone ebbe vita abbastanza lunga perché nella trasmissione LA PROVA DEL NOVE, legata alla Lotteria Di Capodanno 1965-66, fu in gara nella speciale categoria "cantando e ballando" ed arrivò in finale. Curiosamente la incisero anche i Giganti, non ancora molto famosi, nella serie dischi pop che lanciò nel 1965 la Ri.Fi: ossia dischi a 45 giri di dimensione minore con cover di canzoni famose incise da cantanti della casa discografica milanese come Giorgio Gaber, la Zanicchi e Fabrizio Ferretti. Il singolo dei Giganti uscì con, stampato sul retro, prima un pezzo di Tony Dallara e poi, nella emissione successiva del 1966, uno di Ferretti che reintepretava NESSUNO MI PUO' GIUDICARE.

Le Snobs

Si chiamano Le Snobs e sono un complesso musicale femminile in forza alla Durium. In Italia il mondo dei complessi è abbastanza maschilista. In Usa sono anni che band al femminile (specie black) fanno sfracelli nelle classifiche discografiche: le Ronettes, le Crystals, le Marvelettes, le Supremes e tante altre. Da noi, il genere beat (che emette in questo 1965 i primi flebili vagiti) sembra appannaggio di gruppi prevalentemente al maschile. Le quattro ragazze, nonostante il nome, non fanno parte dei circoli mondani di Via Montenapoleone o di Piazza Di Spagna. Sono quattro sorelle (Annamaria, Gianna, Ornella e Renata Giusti) nate e cresciute a Desenzano del Garda, appartenenti ad una famiglia della piccola borghesia di lunga tradizione musicale. Il padre, professore di musica, fa da consigliere artistico ed accompagnatore ufficiale alla figlie, dato che solo una è maggiorenne e la più piccola ha 14 anni. Tutte e quattro però sono giunte con pieno diritto nell'intricato mondo della musica leggera di questi convulsi anni, giacché posseggono una notevole preparazione musicale. La più grande, Gianna, è diplomata al conservatorio in pianoforte, altre due sono studentesse di violino e pianoforte e la più piccola, Annamaria, suona la batteria cercando di ricalcare le impronte di Ringo Starr. Al contrario dei complessi al maschile, cercano di fare meno "rumore" possibile, incidendo brani delicati e romantici, come compete ad un gruppo di ragazze. Il loro primo disco è già un discreto successo: AMORE TI RICORDI. L'ha scritta per loro il giovane cantante Beppe Cardile, in forza nella stessa casa discografica. La musica è di Marcello Minerbi, dirigente della Durium, arrangiatore e fondatore dei Marcellos Ferial. In pochi giorni, dopo aver preso parte ad un paio di trasmissioni televisive, il disco ha raggiunto la cifra di 50.000 copie vendute e sembra intenzionato a rimpinguare il bottino. Consideriamo che all'epoca, se un disco si fosse fermato a quel livello di vendita, sarebbe stato considerato un mezzo fallimento. Ora, una notizia del genere, avrebbe l'onore delle prime pagine sui quotidiani. La canzone (così come il retro, LA BALLATA DI JOHNNY MCRAE) è una ballata western. Il loro impasto vocale non si può certo dire innovativo. Difatti la loro giovane età stona col genere musicale che hanno intrapreso. Le voci sono prive di originalità e non si capisce bene a quale pubblico facciano riferimento. Le Snobs presenteranno la canzone al prossimo Cantagiro anche se sono già in procinto di lanciare la prossima canzone, NON CI PENSARE PIU', versione italiana di DO WHAT YOU DO DO WELL di Ned Miller, con la traduzione di Giorgio Calabrese accoppiata a RITORNERANNO I GIORNI BELLI di Gentile-Lentini. Il primo brano riprende il genere country-western ed è vagamente più brioso del primo singolo. Il secondo pezzo inizia (per i primi 5 secondi) uguale a SE MI VUOI LASCIARE di Michele. Stessa introduzione. Anche qui un canto simil-popolare americano, supportato da un testo che definiremmo vecchio di almeno un decennio. Il tappeto musicale è scarno quanto quello delle altre tre incisioni. Di certo le ragazze devono invertire la loro marcia per riportarsi nella giusta direzione. Dopo la sorpresa iniziale, il pubblico comincia a stancarsi della ripetitività della loro produzione ed il loro terzo singolo si accosterà di più al genere musicale che va per la maggiore. Macario aveva proposto loro di fare "compagnia" per l'anno successivo ma non hanno accettato l'offerta. La Durium suggerisce al padre che fare una tournèe teatrale con un attore di una certa età come Macario, in calo di popolarità, avrebbe nuociuto alla carriera delle ragazze. E lo stesso papà Giusti non era molto contento che le sue quattro figlie andassero a calcare la ribalta di palcoscenici di periferia e non con una compagnia di rivista.

Sonia e le Sorelle

Altro complesso "in rosa": Sonia E Le Sorelle. Tre nomi esotici (Sonia, Nadia e Luana) per tre ragazze di Prato. Sonia è la più piccola: ha 14 anni (essendo nata il 17 agosto 1951) Poi c'è Nadia (18 anni) e Luana (23 anni), la "vecchia" del gruppo. Di cognome fanno Natali e sono figlie d'arte, visto che il padre fu attore di prosa. Le tre ragazze, come sempre accade, hanno cominciato a cantare per gioco fin quando il padre ha fatto ascoltare il trio ad un gruppo di amici in un locale dopolavoristico di Prato. Era prassi comune, negli anni sessanta, in pieno boom discografico, che i genitori facessero quello che nel decennio precedente facevano in altri campi: il cinema e i concorsi di bellezza. Ossia cercavano di spingere i loro figli in competizioni canore con la segreta speranza che un Teddy Reno qualsiasi potesse scoprirli e lanciarli nella serie A della musica leggera. Tutti credevano di avere tra le mani la nuova Rita Pavone mentre la realtà era orribilmente diversa. Personaggi improponibili si presentavano a concorsi di canzoni rionali così come oggi shampiste e coattelli col tatuaggio sulla schiena si presentano ai casting dei vari Grandi Fratelli e di Amici. Tornando a Sonia e le sue sorelle, di loro si accorse Narciso Parigi che le portò a Radio Firenze. Le presentò ai dirigenti della sua casa discografica, la Voce Del Padrone, che fecero loro un contratto. Prima di lavorare a tempo pieno nell'industria musicale, erano impiegate in una sartoria e Sonia fece in tempo ad essere nominata "sartina d'Italia", titolo che per lei aveva un enorme significato, come aver vinto il Festival di Sanremo. Il loro primo disco lo presentano al Festival delle Rose 1964. La canzone è SE MI LASCIO BACIAR (di Lentini e Nisa). Il retro è NON TI ACCORGI DI ME (di Dorgia e Di Paoli). Tutti e due sono brani in linea con i dettami del periodo. Il primo è un hully gully, il secondo un pezzo in stile Pino Donaggio. Con queste due canzoni prendono parte a tutte le trasmissioni di Toscana Canta, il cui presentatore è Corrado. Toccano tutti i paesi della regione concludendo il giro con la partecipazione al programma televisivo UN GIORNO A LUCCA per la regia di Enzo Trapani. Il secondo disco è BIANCO ROSSO GIALLO E ROSA (di Salerno e Nisa), un altro hully gully in stile DATEMI UN MARTELLO. La canzone è il leit motiv dell'omonimo film che ha per interpreti Aldo Giuffrè e Anita Ekberg. Il retro si chiama NON SEI PIU' NIENTE PER ME (di Donaggio e Pallavicini) e ricalca altri motivi del periodo, di cantanti come Isabella Iannetti e Rosy. Per l'estate saranno (come le Snobs) nella categoria B del Cantagiro e la canzone che porteranno si chiamerà SULLA SPIAGGIA C'ERA LEI, versione italiana di THE BIRDS AND THE BEES di Jewel Akens, tradotta da Nisa. Questa sarà quella che si potrebbe definire la loro canzone-manifesto, il loro biglietto da visita. Che sebbene non si inerpichi sulle vette più alte della classifica dei singoli più venduti, riesce a diventare uno dei brani più ascoltati dell'estate 1965. Partecipano anche a varie trasmissioni tv come LA FIERA DEI SOGNI di Mike Bongiorno. Una parola sul loro stile: le voci sono squillanti e le sanno modulare molto bene senza rischiare di essere mai monotone e ripetitive. Il genere è quello adatto per le feste da ballo ginnasiali. Dopo un disco dei Beatles o uno della Pavone, Sonia E le Sorelle ci stanno bene. Né troppo ritmato né troppo lento. Una via di mezzo. Anche qui vale il discorso fatto prima per le Snobs: bisogna sapersi rinnovare altrimenti da qui a sei mesi rischiano di sparire. Ritmi ibridi o adatti a balli che ormai hanno dato già tutto quello che potevano, come l'hully gully, sono in forte calo. La svolta beat è alle porte. Chi non si adegua scompare nel nulla. Il 1966 le troverà preparate con un brano adeguato ai tempi: UN RIPARO PER NOI. La versione dei Nomadi, in compagnia dei quali affrontano il Festival Delle Rose, è beat. Nella loro versione c'è parecchio Bob Dylan ed echi stile Barry McGuire. Col 1967 c'è lo scioglimento del gruppo ed inizia il periodo di Sonia come solista. Le altre due si limiteranno ad accompagnarla nelle serate e in sala d'incisione.

France Gall

A Napoli è terminato l'Eurofestival o Gran Premio Eurovisione 1965. A vincerlo è stata France Gall. Il settimanale parigino Tele 7 Jours, il più diffuso periodico francese di televisione, nel numero 262 ha rivelato che la votazione del Gran Premio era truccata. I punti assegnati dalle giurie per telefono? Inventati. Il piccolo termometro luminoso che dava la temperatura dei concorrenti. Non funzionava. La prova? Eccola: il disco di France Gall inviato ai critici una settimana prima del "Gran Premio Eurovisione 1965" portava già questa etichetta: Gran Premio Eurovisione 1965. Una maniera per dire e non dire ossia: la canzone ha vinto il Gran Premio Eurovisione o può anche essere interpretata come partecipante al Gran Premio Eurovisione. In quel caso ci sarebbe dovuto essere la dicitura "partecipante", come hanno fatto le altre case discografiche. La canzone vincente si chiama POUPEÉE DE CIRE, POUPEÉ DE SON. Parole e musica di Serge Gainsbourg. Il disco si vende al ritmo di 18.000 esemplari al giorno. A tempo di primato è stata lanciata la versione italiana dal titolo IO SI TU NO, che perde molto del suo brio originale cantata nella nostra lingua, nonostante France Gall sfoggi una buona pronuncia. Ma si intuisce che le sfugge il senso delle parole, anche se non è un male grave visto che il testo (scritto da Vito Pallavicini) è alquanto banale. Il retro reca SE AGLI AMICI DIRAI (traduzione di DIS A TON CAPITAINE a cura di Leo Chiosso). France Gall partecipa per il Lussenburgo. Perché? Perché i francesi, monopolizzatori della gara dai suoi albori, vorrebbero sempre vincere e se non ci riescono con i propri mezzi, cosa fanno? Prestano cantanti a paesi francofoni. Lussemburgo, Monaco, Svizzera e Belgio. E questi "legionari" della musica leggera transalpina affrontano sempre con puntualità ed impegno le loro battaglie canore. Quattro anni fa, a Cannes, Jean Claude Pascal vinse, sotto la bandiera lussemburghese, il festival con la canzone NOUS, LES AMOREUX. Ora è la volta della ragazzina francese. Il testo della canzone della Gall prende a modello quello col quale Gigliola Cinquetti vinse l'anno precedente, ossia NON HO L'ETA'. Dice pressappoco così: bambola di cera, bambola di stoppa, sono meglio sono peggio di una bambola da salotto. Mi chiedo a cosa valga cantare l'amore che ignoro. Ma un giorno vivrò anch'io le mie canzoni senza aver paura dell'amore. Certo, il testo è molto più particolare di quello della Cinquetti ma il senso è lo stesso. Un tema, quello delle ragazzine gettate nella mischia del mondo della musica leggera, per cantare canzoni che parlano d'amore senza sapere davvero cosa sia. Una sottile descrizione della classica ragazzina yè-yè dell'epoca. Per la parte musicale, Gainsbourg non è che si sia spremuto le meningi più di tanto. Un ritmo andante con una forte connotazione surf. France Gall in realtà si chiama Isabelle ed è nata a Parigi nel 1947. Suo padre Robert è l'autore de LA MAMMA, di Charles Aznavour e suo nonno uno dei fondatori della Petits Chanteurs A La Croix De Bois, scuola musicale per ragazzi che quest'anno compie i cento anni, essendo stata creata nel 1907. Isabelle fa corsi di chitarra e di piano e nel 1963, a 16 anni, incide un brano che il padre distribuisce direttamente nelle radio. Denis Burgeois ascolta il brano e le fa firmare un contratto per la Philips. Il suo repertorio è molto vicino a quello di un'altra stella dello yè-yè francese, Sheila. In comune hanno entrambe la capacità di non saper cantare o quasi. France Gall non ha voce ed è al limite della quadratura musicale. Sheila è monocorde come un flauto di pan. La canzone SACRÉ CHARLEMAGNE diventa un "tube" fenomenale (tube in francese sta a significare un grosso hit). In Italia viene incisa da Milena col titolo di CARLOMAGNO (versione curata da Giorgio Calabrese) ed è una lamentela in entrambe le versioni (francese ed italiana) di una ragazzina che se la prende con Carlo Magno che ha "inventato la scuola". Il sequel naturale della canzone di Sheila L'ECOLE EST FINIE per un target di età inferiore. La versione francese vende la bellezza di due milioni di dischi. Ricordiamo, per dovere di cronaca, che Milena era una delle tre vallette di Mike ne LA FIERA DEI SOGNI. Le altre due erano Anna Identici e Anna Marchetti. Tornando all'Eurofestival 1965, questa edizione è servita ad illustrare il fatto che gli italiani quando scopiazzano non hanno da insegnare più niente a nessuno. La canzone svizzera NON À JAMAIS SANS TOI cantata da Yovanna sembra tolta para para da un 78 giri di Edith Piaf. La canzone della Jugoslavia, EZNIA, cantata da Vice Vukov riecheggia motivi da Chopin e Schubert. La canzone in gara per la Svezia, ANNORSTÄDES VALS di Ingvar Wixell è (o perlomeno sembra) un'antica ballata russa in stile OCI CIORNIE. E così via. Solo la canzone italiana ossia SE PIANGI SE RIDI di Bobby Solo non denunciava somiglianze di sorta.

Domenico Modugno e Claudio Villa

Storia di due insuccessi: SIFOLINA e COME SI FA A NON VOLERTI BENE. Le cantano rispettivamente Claudio Villa e Domenico Modugno. Un tempo acerrimi rivali a Sanremo ed oggi quasi comprimari nel rinnovato mondo della musica leggera. Come abbiamo spesso argomentato in queste colonne, sappiamo che Modugno vive un periodo di crisi lungo quasi un decennio, quello dei sessanta. Colpa delle canzoni che incide o colpa di un personaggio ormai diventato vecchio? Diciamo, tutt'e due le cose. Le canzoni non lo aiutano, la casa discografica (la Curci) non aiuta lui a togliersi da dosso quella patina di antico e di poco adeguato ai tempi. Stesso discorso per Claudio Villa, anche se lui stesso era già antiquato nel periodo 1956-57, quando Modugno diede il via ad una nuova stagione musicale italiana culminata con le due vittorie sanremesi del '58 e '59. Entrambi estromessi dalle classifiche discografiche hanno tuttavia un loro pubblico, ancorché differente. E continuano ad incidere. Il brano di Modugno è stato scritto da Pallavicini, Canfora ed Amurri. Non è male, ma non basta. Frasi studiate a tavolino alla ricerca di un effetto che non arriva mai. Uno scarto di Mina? Una canzone che avrebbe potuto calzare a pennello alla Shirley Bassey del periodo 1968-1969, quando cantava canzoni vecchiotte come CONCERTO D'AUTUNNO e CHI SI VUOL BENE COME NOI. La canzone comincia e finisce con la stessa frase del titolo, la melodia ha il respiro corto. Modugno cerca di fare del suo meglio mettendoci la solita grinta ma qualcosa non funziona. Sembra non crederci neanche lui. Eppure dopo TU SI' NA COSA GRANDE era tornato sugli scudi, riuscendo a ritrovare la strada delle hit parade. Anche se c'è da dire che quella canzone, il vero successo, forse l'ebbe dopo la sua rinascita del 1970. A Modugno non va bene neanche col teatro. Dopo aver perso un bel po' di milioni con la commedia musicale TOMMASO D'AMALFI, di cui era autore, protagonista e produttore, l'eclettico pugliese ha dovuto registrare un nuovo stop nella sua attività teatrale. Quest'anno infatti il popolare cantautore aveva voluto tornare al teatro di prosa come protagonista della commedia DELITTO ALL'ISOLA DELLE CAPRE di Ugo Betti. All'inizio tutto sembrava dover andare per il meglio ma dopo poche settimane dal debutto a Roma la compagnia ha dovuto sciogliersi per difficoltà finanziarie. Ora Mimmo punta tutto su SCARAMOUCHE, il teleromanzo. Anche qui però non mancano le difficoltà. Sandra Milo che avrebbe dovuto interpretare addirittura tre personaggi ha dato forfait (già, di parti, faceva fatica a farne una) e la sostituiranno Carla Gravina, Liana Orfei ed una giovanissima Raffaella Carrà. Per quel che riguarda la canzone di Villa, è una di quei motivi orribili che solo il Divo Claudio riusciva a cantare con una parvenza di credibilità. La storia surreale (un po' alla Edoardo Vianello ma senza la dovuta intelligente ironia) di una ragazza che ama così tanto i fischi da passare col semaforo rosso per il gusto di sentir trillare il fischietto del vigile. L'impianto musicale è frusto così quanto la sua interpretazione tanto che tutto sarebbe potuto andar bene in un contesto sanremese inizi anni cinquanta: AVEVA UN BAVERO e simili.

Assegnato il premio Pagella TV Philips nel corso di una serata di gala al Casinò Municipale di Sanremo. Le trasmissioni prese in considerazione erano quelle andate in onda nel periodo marzo 1964-febbraio 1965. A vincere la targa d'oro è stata la trasmissione JOHNNY SETTE. Premiati - oltre all'animatore Johnny Dorelli - anche Paola Pitagora, il regista e co-autore Eros Macchi, Maurizio Jurgens, Guido Castaldo e Francesco Luzi (gli autori), Pino Calvi autore delle musiche originali, lo scenografo Giorgio Aragni e il costumista Folcol.

Provocazione in Polonia: un dirigente del Partito Comunista Polacco si lamenta per mezzo stampa del fatto che venti anni prima i tedeschi avrebbero (a suo dire) lasciato vivi troppi ebrei. Un nuovo movimento antisemita sta nascendo a Varsavia e trova proseliti soprattutto fra i giovani. Il Partito si serve della propaganda razzista per galvanizzare le nuove leve con un argomento "facile" agevolando nello stesso tempo le manovre dei Paesi Arabi, i quali vogliono coinvolgere nella loro politica anti-israeliana gli stati d'oltre cortina. Il governo sinora si è comportato con molta correttezza ignorando le pressioni arabe e rimanendo neutrale di fronte al fenomeno migratorio che, da qualche anno, si sta verificando fra le comunità ebraiche della Polonia. Nel 1965 vivono in questa nazione 30 mila ebrei ma il loro numero è destinato a diminuire gradualmente perché almeno mille ebrei ogni anno scappano dal regime comunista rifugiandosi in Israele e negli Stati Uniti.

Helena Rubinstein

Muore a 94 anni Helena Rubinstein, la sacerdotessa della bellezza. Nata a Cracovia nel 1871, dopo aver provato a studiare da medico (smise perché non sopportava l'odore degli ospedali) si trasferì in Australia. Rimase colpita dai volti aridi e rugosi delle donne, che contrastavano col suo, ammorbidito da una crema che aveva portato con sé dalla Polonia. Da quella crema, venduta dapprima ad alcune amiche e poi ad un numero sempre maggiore di donne, ebbe inizio la fortuna della Rubinstein. Il suo primo salone lo apre nel 1902 a Melbourne. Studiando accuratamente la pelle umana, mise a punto una speciale crema che fu letteralmente divorata dal mercato australiano tanto che in un anno e mezzo, la tenace polacca aveva guadagnato la bellezza di 100.000 dollari "aussie". Helena capì che la sua fortuna sarebbe stata maggiore in Europa, anche se lì non mancavano di certo i saloni di bellezza. Ma vi ritornò approfondendo i suoi studi di dermatologia e nel 1904 affittò un palazzo di venti stanze a Londra. Il successo arrivò in un attimo. Nel 1908 si sposa con il giornalista americano Edward Titus e nel 1912 apre un terzo salone a Parigi, all'epoca capitale mondiale della moda. Successo enorme anche lì. Nel 1915 apre il suo quarto salone a New York nella 49° strada, la Maison de Beautè. In un anno guadagnò quanto la Merryll Linch. Alla fine della prima guerra mondiale, sulle ali del boom economico americano, diede l'avvio alla produzione mondiale delle sue creme di bellezza. L'impero Rubinstein era ormai una certezza. L'impero, ossia la Helena Rubinstein Inc. è nelle mani del figlio Roy Titus, ultra cinquantenne.

Grave lutto anche nel mondo del calcio. E' morta Daniela, la figlia ventiduenne di Helenio Herrera, venuta a mancare per l'improvvisa recrudescenza di una malattia d'origine virale che l'aveva costretta per due anni a lunghe cure a Parigi. Daniela viveva nella capitale francese assieme alla madre, alle sorelle e al fratello.

Gigi Meroni

Può un calciatore della Nazionale essere anticonformista al punto di spendere buona parte dei suoi guadagni in vestiti fantasiosi, occhiali da sole, stivaletti alla Beatles e capelli con la frangetta? Questa domanda curiosa se la rivolgono tanti giornalisti sportivi. Il calciatore di cui si sta parlando è Luigi Meroni, ala destra del Torino, che i tifosi chiamano Calimero per via della massa di capelli che gli copre la fronte a guisa di guscio d'uovo. La cosa non gli fa piacere perché si arroga il diritto di pettinarsi come più gli piace senza per questo dover essere criticato o preso in giro. L'estate scorsa arrivò dal Genoa al Torino che lo pagò 300 milioni di lire. Fabbri, l'allenatore della Nazionale, lo ha incluso nella comitiva azzurra ma a Varsavia, contro la Polonia, non lo fece giocare. Il motivo poco calcistico fu: o ti tagli i capelli o non giochi. Meroni rispose: io i capelli non me li taglio. Lei giudichi il calciatore non la sua capigliatura. La partita, per la cronaca, finì 0 a 0. Prima di dedicarsi al calcio professionalmente Luigi faceva il disegnatore in un'industria tessile di Como, sua città natale. Non aveva molti soldi e quelli che guadagnava li spendeva per gli abiti. Elegante è per lui sinonimo di vistoso (ma non pacchiano). E' lui che disegna i suoi cappotti e le sue giacche e, certe volte, anche le scarpe. Le cravatte sono fantasia (cosa che all'epoca era ancora vista come una stravaganza) e non sono annodate ma allacciate a mo' di foulard. I pantaloni sono larghi e senza piega (nel 1966 adotterà la moda del pantalone stretto e a vita bassa), i gilet sono di broccato, le camicie a jabot di seta bianca e bretelle disegnate. Gli occhiali scivolano sempre sulla punta del naso. Guida una Giulietta Sprint e una Balilla del 1935 con sedili foderati di velluto nero. Gli juventini gli danno dell'omosessuale, i torinisti lo chiamano dandy. In Italia, dal 1966, lo chiameranno semplicemente il calciatore beat. Scompare a soli 24 anni investito da una macchina dopo la partita Torino- Sampdoria nell'ottobre del 1967.

Gigi Meroni

Passiamo quindi al campionato di calcio. Siamo alla 27° giornata. Nonostante il lutto di cui si è detto sopra, l'Inter di Herrera, battendo il Bologna per due reti a zero, raggiunge il Milan in testa alla classifica totalizzando l'ottava vittoria consecutiva. L'Inter ha giocato col lutto al braccio, si è osservato un minuto di silenzio per Daniela Herrera. Un autogol di Janich su calcio di punizione di Corso ed un gol di Bedin chiudono la pratica felsinea. Il Milan pareggia zero a zero a Firenze (traversa di Hamrin che salva il portiere Ghezzi). La Juventus pareggia nel derby con il Torino (reti di Leoncini per i bianconeri e di Ferrini per il Toro). La coppia di testa (42 punti) è inseguita dalla Juventus e dal Torino (34 punti). Quinta la Fiorentina a 32 punti. Male si mette per la Lazio che rischia la retrocessione . Perde a Cagliari per 3 a 0 con gol di Martiradonna, Cappellaro e Gigi Riva. Ora è quart'ultima. Ma ecco i risultati completi:
CAGLIARI - LAZIO 3-0
CATANIA - ATALANTA 4-1
FIORENTINA- MILAN 0-0
INTER - BOLOGNA 2-0
JUVENTUS - TORINO 1-1
FOGGIA - L.R. VICENZA 1-0
VARESE - MESSINA 1-0
ROMA - MANTOVA 0-0
GENOA - SAMPDORIA 1-0

Christian Calabrese

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STUDIO UNO 1965
di David Guarnieri

Cari amici di "Hit Parade Italia", questa volta vi parlo di una vera e propria pietra miliare del varietà televisivo: "Studio Uno", precisamente della sua terza edizione (dopo quelle del 1961 e del 1962-63), quella del 1965. Il regista è sempre Antonello Falqui, assistito dal suo "braccio destro", il produttore Guido Sacerdote. I due allestiscono una rivista musicale tesa a soddisfare i gusti dell'esigente pubblico italiano, presentando un cast variegato e di sicura presa: dal conduttore Lelio Luttazzi (proveniente dalla positiva affermazione di "Teatro 10" dell'estate 1964) alle famose gemelle Alice ed Ellen Kessler (beniamine dei telespettatori, fin dagli esordi di "Giardino d'inverno" del 1961), dall'ironico Luciano Salce alla carismatica Milly, dall'effervescente Paolo Panelli al personaggio più atteso del cast: Mina. La cantante cremonese ritorna in qualità di vedette fissa in uno show tv, dopo la nascita del figlio Massimiliano (avuto da Corrado Pani) e il conseguente ostracismo (la condizione di ragazza madre non venne accettata dai dirigenti Rai del tempo, preoccupati di dare un'immagine "scandalosa" e lasciva dell'azienda di Stato). Gli autori dei testi sono Castellano e Pipolo (nomi d'arte di Francesco Castellano e Giuseppe Moccia); il direttore d'orchestra è Bruno Canfora; il costumista è Folco; lo scenografo è Cesarini da Senigallia; il coreografo è, nientemeno che Hermes Pan (glorioso nome, legato all'epoca d'oro di Broadway e alla Hollywood dei musical più importanti, interpretati, tra gli altri da Fred Astaire, Ginger Rogers, Judy Garland, Irene Dunne, ecc.). La trasmissione parte sabato 13 febbraio 1965. Nello specifico, parliamo della settima puntata, trasmessa il 3 aprile '65.

Lo show si apre (dopo la famosa sigla iniziale "La notte è piccola", cantata dalle gemelle Kessler) dal presentatore Lelio Luttazzi, il quale legge lettere inviategli dai telespettatori durante la settimana e rispondendo alle domande fattegli da alcune ammiratrici. È il momento del primo ospite dello spettacolo: Fred Bongusto. Il cantante molisano, conversando con Luttazzi annuncia la sua partecipazione alla seconda edizione di "Un disco per l'estate" (con il brano "Il mare, quest'estate"). Bongusto si esibisce (accompagnato al piano da Luttazzi) in una fantasia di suoi successi, composta dai brani: "Malaga", "Amore fermati", "Una rotonda sul mare" e "Va bbuono"). L'esibizione di Fred termina con il brano "Aspetta domani" (presentato con discreta fortuna al Festival di Sanremo '65, in coppia con Kiki Dee). A seguire, il numero musicale di Alice ed Ellen Kessler. Le gemelle tedesche presentano il loro nuovo 45 giri: "Lasciati baciare col Letkiss" (un ballo che avrà notevole successo nell'estate del 1965). Primo spazio umoristico con Luciano Salce, il quale, assistito da Luttazzi, commenta con la consueta verve i fatti della settimana: (dai derby calcistici di Milano e Roma, ai progetti spaziali degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, dalla censura radio-televisiva alle recensioni teatrali e cinematografiche, spesso incomprensibili rilasciate sui vari quotidiani italiani). La musica torna protagonista grazie alla raffinata voce di Milly. Quest'ultima propone due celebri brani: la romantica "Prime lacrime" di Gorni Kramer e la spiritosa "Si fa, ma non si dice". La trasmissione prosegue nuovamente con le gemelle Kessler, le quali, coadiuvate dal balletto di Hermes Pan si esibiscono in un omaggio a Broadway, cantando la leggendaria "Top Hat, White Tie And Tail". Il secondo spazio ironico vede protagonista Paolo Panelli. L'attore romano presenta una nuova puntata delle avventure di "Cecconi Bruno" (senz'altro, il personaggio più noto, nella lunga carriera di Panelli). Il balletto di Hermes Pan ha il compito di introdurre la parte di spettacolo affidata a Mina. La "Tigre di Cremona" interpreta il brano "Un anno d'amore" (dopo il lancio, avvenuto nella seconda puntata di "Studio 1"), sull'onda delle tantissime richieste dei telespettatori, dopodiché esegue (splendidamente), accompagnata da soli strumenti percussivi, il famosissimo brano "Bahia" di Ary Barroso. L'ospite d'onore di puntata, nella rubrica "L'uomo per me" è Enrico Maria Salerno. L'attore milanese, intervenuto per pubblicizzare il film "La bugiarda", da lui interpretato assieme a Catherine Spaak (diretto da Luigi Comencini), prende in giro bonariamente i colleghi intervenuti in precedenza in qualità di ospiti di Mina: da Nino Manfredi (garbatamente sfottuto per le sue origini ciociare) a Mastroianni (definito la "spalla della Loren"). Salerno, deciso a dimostrare le sue qualità di show-man balla poi il tamurè con Mina e le dedica alcuni versi poetici, per poi concludere l'esibizione, offrendole (primo ospite a farlo) un mazzo di fiori. La parata musicale di chiusura, eseguita da Mina, Lelio Luttazzi, le gemelle Kessler, Milly, il balletto di Hermes Pan e da un Paolo Panelli (di sublime auto-ironia) è composta dai brani: "Firenze sogna", "Un disco dei Platters", "Oh, come son felice", "Camminando sotto la pioggia", "On The Sunny Side Of The Street", "Bambina dall'abito blu", "El choclo", "Nessuno al mondo", "Tic-tì, tic-tà" e "Oh, What A Beautiful Morning". Lo spettacolo termina con la sigla finale, un bellissimo motivo di Bruno Canfora, intitolato "Soli", cantato da Mina.

"Studio Uno '65" ottiene un ottimo indice di ascolto (pari a 16 milioni e 200 mila teleutenti) ed un gradimento di 77. Il personaggio più apprezzato risulta Mina, seguita da Paolo Panelli, le gemelle Kessler, Lelio Luttazzi, Luciano Salce e Milly. Giudizio (personalissimo) di David: è difficile giudicare un programma come "Studio Uno", senza cadere nella retorica, nelle ripetizioni e nelle iperboli. Scrivo, semplicemente: 110 e lode (per regia, cast tecnico ed artistico).

Alla prossima!
David Guarnieri

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