Settimana 15 Gennaio 1966
( da Ciao Amici e Musica & Dischi)

1. Stasera con te - Rita Pavone
2. Lei - Adamo
3. La casa del Signore - Bobby Solo
4. Ora o mai più - Mina
5. Solo tu - Rita Pavone
6. La festa - Adriano Celentano
7. Non mi tenere il broncio - Adamo
8. Plip - Rita Pavone
9. L'amore - Don Backy
10. Non son degno di te - Gianni Morandi
11. Per qualche dollaro in più - Ennio Morricone
12. Satisfaction - Rolling Stones
13. Il silenzio – Dalida
14. Grazie a te - Rokes
15. La notte - Adamo

=================== 33 giri ===================

1) Around and around - The Rolling Stones
2) Mary Poppins - Colonna sonora originale
3) Help! - The Beatles
4) Un'orchestra nella sera - Franck Pourcel
5) Stasera Rita - Rita Pavone

Si conclude il 1965, un'annata davvero particolare per la musica mondiale. L'avvento del beat scuote il torpore di un ambiente ancora adagiato su sonorità e moduli stantii dei precedenti due-tre anni.

BEATLES

I Beatles sono i numero uno nel mondo. La beatlesmania dilaga inarrestabile. La Regina insignisce ognuno di loro col titolo di baronetto dell’Ordine dell’Impero Britannico perchè grazie alla vendita dei loro dischi all’estero hanno contribuito a diminuire il deficit della bilancia dei pagamenti. Sono quindi un’industria di interesse nazionale.
In Italia sono arrivati in estate e, sebbene le classifiche li abbiano ospitati più di una volta, la loro è una fama ancora circoscritta ad ambienti ristretti, specialmente tra i teen agers. I loro concerti sono considerati degli eventi ma non c'è il pienone (si pensi che a Roma hanno suonato in un teatro-cinema!). La stampa nazionale si sofferma soprattutto sulla zazzera di Paul o sugli anelli di Ringo, trattandoli spesso come semi-deficienti.
Bollati come fenomeno di costume giovanile, ancora sono al di là dal diventare quel "mostro" che nel 1966 diverranno, con la stampa italiana pronta a fare ammenda e a giudicarli per quello che valgono realmente,lasciando da parte le caricature folcloristiche dei primi tempi.
A gennaio George Harrison si sposa con Patty Boyd, una modella inglese ventunenne. Lo fanno ad Epsom, con una breve cerimonia alla quale presenziano solo i genitori degli sposi e i testimoni. Uno di questi, l’unico (al momento) scapolo del gruppo, è Paul. John e Ringo sono già sposati con Cynthia e Maureen e non partecipano al matrimonio perché in vacanza. HELP è il 33 giri ancora in classifica in Italia sebbene la sua uscita risalga al 28 settembre. Nel 1980 John Lennon disse che aveva scritto questa canzone quasi sull'orlo di una crisi nervosa (una delle tante). Fiaccato da due anni di continui tour mondiali, con una moglie parecchio severa riguardo l'uso smodato che John faceva degli stupefacenti, tutto quanto contribuiva a far montare un malessere fisico e mentale che nei due anni successivi avrebbe raggiunto il massimo livello. HELP è quindi il suo grido d'aiuto in chiave beat. Stupenda è dir poco, con la stessa voce di John duplicata per creare l'effetto eco e con l'egregio lavoro della chitarra di Harrison. Nello stesso album troviamo anche YESTERDAY, uno dei massimi capolavori del gruppo di Liverpool.
Nel Guinnes dei Primati il libro che ogni anno aggiorna record mondiali tra i più svariati, questa canzone risulta essere la più eseguita da cantanti ed orchestre di tutto il mondo sin da quando esiste il supporto discografico. Pensare che era destinata a rimanere fuori dal 33 giri e forse neanche ritenuta meritevole di incisione. Paul McCartney, l'autore, si chiedeva se davvero l'avesse scritta lui perchè quella melodia gli sembava aleggiasse nell'aria da generazioni. Un presagio? Sta di fatto che fino all'ultimo fu indecisissimo sul da farsi. Compose questa canzone di getto, appena svegliato. Invece di andarsi a prendere un caffè si mise al pianoforte e gli accordi vennero magicamente da soli, come se l'avesse conosciuta da sempre. Le prime parole che gli vennero furono "scrambled eggs", ossia uova strapazzate, quello che avrebbe voluto mangiare per colazione. L'incisione avvenne quasi di straforo, alla fine del turno pomeridiano, quartetto d'archi compreso. Il risultato è quello che conosciamo tutti.

ROLLING STONES

Diversi nel repertorio, uniti nella fama. Sono i Rolling Stones che con un brano a dir poco eccezionale trovano la via delle classifiche italiane, fino a quel momento ostiche a soluzioni musicali troppo lontane dalla melodia tradizionale. (I CAN’T GET NO) SATISFACTION diviene così la sigla, l’inno del gruppo che l’accompagnerà per sempre. E' il loro settimo singolo e il primo a salire fino alla posizione numero uno sulle due sponde dell'Atlantico. Prima negli USA dove è uscito addirittura con due mesi di anticipo rispetto al mercato inglese. E' senza dubbio l'introduzione più famosa della musica moderna. Io non posso ottenere soddisfazione e ci provo, canta Mick con le mille smorfie che hanno reso famosi la sua bocca e il suo volto di ex adolescente già disilluso dalla vita. La soddisfazione che chiede è affogata da notizie nuove ed informazioni inutili (...and that man comes on the radio and he's tellin'me more and more about some useless information supposed to fire my immagination) e "quell'uomo della pubblicità che viene avanti in tv per dire che la mia camicia non è poi così bianca non può essere un vero uomo perchè non fuma le stesse sigarette che fumo io" ('cause he doesn't smoke the same cigarettes as me) ed è abbastanza chiaro che le sigarette non si differenziano attraversola marca!
Va più sul pesante Mick quando parla della soddisfazione sessuale. Sempre nella canzone si dichiara stufo delle ragazze madri-spose. Le quali gli dicono sempre di "ripassare la settimana prossima" (better come back late, next week) mentre lui continua a non ottenere alcuna soddisfazione.
La loro tournee americana ha mietuto un successo superiore a tutte le aspettative. La British Invasion, come la chiamano negli Stati Uniti, non si arresta ai soli Beatles. Gli Yardbirds, i Who, i Them, i Manfred Mann, gli Hollies, sono alcuni dei complessi che sfondano clamorosamente negli States. A New York 15 mila persone sono andate a vederli al Boston Garden. La stessa accoglienza si è ripetuta ad ogni loro esibizione in tutto il paese, abituandoli al tutto esaurito. Gli Stones sono al loro terzo tour americano, in una nazione che li ha sempre amati moltissimo, forse più di quanto sia avvenuto in patria.
Ci sono trattative in corso per portarli in Italia ma il loro chachet è altissimo e gli impresari sono incerti se affrontare un simile rischio. In fondo gli stessi Beatles in Italia non hanno fatto il tutto esaurito, nonostante il nome, e gli impresari ci rimisero. C’è da dire che non erano ancora maturati i tempi anche se il panorama giovanile si sarebbe evoluto rapidamente. Quello che era valido ieri non lo è più oggi e i passi dei teen agers italiani si fanno molto più lunghi avvicinandosi sempre di più a quelli dei loro coetanei inglesi o americani. La Decca intanto (la loro casa discografica) rinnova il loro contratto per cinque anni per la cifra di un milione di sterline. Un miliardo e settecentocinquanta milioni di lire del 1966. Adesso siamo abituati a milioni di euro nelle tasche dei calciatori come fossero monetine ma a quei tempi non era da tutti portare a casa contratti miliardari.
Ad esempio, quando la Juventus si interessò a Gigi Riva ed arrivò ad offrirgli un miliardo di ingaggio la cosa fece gridare allo scandalo. Poi venne il turno di Paolo Rossi e nel '78 il Vicenza chiese 5 miliardi, una valutazione che indusse l'allora commissario della Lega Calcio, Franco Carraro, a dimettersi per protesta. Per 13 miliardi, nel 1984, arrivò a Napoli Diego Maradona. Ma questa è un'altra storia.

Rita Pavone

Tre canzoni piazzatissime in classifica non è cosa da tutti i giorni per un cantante. Si potrebbe obiettare che la risonanza avuta dallo special in quattro puntate dal titolo STASERA RITA, iniziato il 13 novembre, l’abbia aiutata e non poco. Ma il lavoro svolto in questo show, il primo dedicato dalla Rai alla minuscola cantante torinese, è stato egregio. La bravura della Pavone e la caparbietà dimostrata nell’imparare i passi di danza, i tempi scenici, i siparietti con ospiti d’onore quali Tognazzi, Salce, Aldo Fabrizi, Vianello e la Lollobrigida non lasciano dubbi sulla grossa professionalità della cantante che, quanto a grinta e presenza scenica, potrebbe dare dei punti alle più grandi vedettes internazionali. La Rita Pavone di ALTA PRESSIONE e del primo STUDIO UNO non esiste più. Ha lasciato il posto ad una preparatissima professionista che, più che da un anonima periferia torinese, sembra uscita da una scuola americana in stile Saranno Famosi. Non è più solo una interprete di canzoni ma una vera show girl. I duetti con Mina e le Kessler (nella canzone e nel ballo) non la fanno sfigurare, anzi. I suoi ospiti musicali, oltre a Mina, sono Gianni Morandi, Paul Anka, Adamo e i Rokes.
Le sigle sono (quella iniziale) STASERA CON TE, quella finale cambia ogni volta e la interpreta insieme ad un gruppo che non riesce ad imporsi, i Talismen, vestiti come degli Sherlock Holmes, con tanto di cappello e pipa. Porta in tv la moda OP che tanto successo avrà nel 1966, il bianco e nero negli abiti uniti al senso geometrico. SOLO TU è un'altra canzone che presenta durante la trasmissione e diverrà colonna portante del film che interpreta con Totò, del quale parleremo più avanti.
Il PLIP è un divertissment musicale di Migliacci e Meccia. Inventarsi un ballo per una trasmissione non era cosa fuori dal mondo all'epoca. Sperare in un riscontro di vendite sostanzioso forse era cosa più azzardata. Arrivare primi in classifica con lo stesso, addirittura da folli. Beh, Rita Pavone riesce a portare PLIP al primo posto in classifica. "Tocca il pollice con il mignolo di quell'altra mano tua, poi col mignolo l'altro pollice e continua a fare così". Il giorno dopo (anzi, il giorno dopo no perchè era domenica) averlo visto in tv, tutti i ragazzini in età da scuola media dell'epoca andarono ad acquistare il disco per poterlo ballare nelle festicciole a casa. Due mesi dopo se lo sarebbero scordati, ma che importa? Un disco viene confezionato anche per questo. Il fatto che il 45 giri fosse rivolto ad un pubblico adolescente lo dimostra la scelta del lato B che è SUPERCALIFRAGILISTICESPIRALIDOSO, tratto da MARY POPPINS, che riesce ad entrare esso pure nelle classifiche sebbene sia solo un retro.
In classifica è anche presente nei 33 giri al quinto posto con l'album che racchiude tutte le canzoni cantate durante la trasmissione (alcune divertenti come ORAZI E CURIAZI e LA BRETELLA), oltre alla canzone vincitrice del Cantagiro 1965, LUI. La trasmissione inizia solitamente con una canzone ed un numero ballato dedicato alle danze più in voga del momento (shake, letkiss, grab, sirtaki). L'accompagnano i "collettini" e le "collettone" che tra le fila annoverano personaggi alle prime armi come i teen agers Renato Zero, Stefania Rotolo, Loredana Berté, Giuliana Valci e Mita Medici. Tutti frequentatori del Piper romano. La trasmissione confezionata su misura per Rita dall'abile mano di Antonello Falqui raggiunge i 16 milioni di spettatori a puntata.
L'anno prima, il lavoro televisivo de IL GIORNALINO DI GIANBURRASCA la mette in mostra anche come attrice di un certo livello e non dimentichiamoci che in quello sceneggiato lavorarono i più grandi attori del teatro e della televisione dell'epoca. Da Ivo Garrani a Milena Vukotic, passando per Arnoldo Foà, Bice Valori e Sergio Tofano; tanto per fare alcuni nomi. Sulla carta si trattava di un esperimento assurdo, al limite dell’ambiguo. La Pavone è così convincente in quel ruolo da farci dimenticare che, in fondo, è una donna di diciannove anni e non un ragazzino di dodici. E questo, in parte, sarà il suo piccolo "dramma" negli anni a venire. Nei cinema è presente con il film RITA, LA FIGLIA AMERICANA, per la regia di Piero Vivarelli. Con lei lavora niente di meno che Totò. Nella parte musicale l’affiancano i Rokes, scoperti da Teddy Reno e prodotti da lui.

Rokes

I Rokes sono presenti in classifica con GRAZIE A TE, quello che avrebbe dovuto essere il disco dell'estate precedente (ma che ebbe successo solo dopo il boom di C'E' UNA STRANA ESPRESSIONE NEI TUOI OCCHI). Era la cover di I'M ALIVE, degli Hollies, uno dei gruppi inglesi più in vista, provenienti da Manchester. Alla RCA lo scelsero come lato A sebbene si pensasse dapprima di farlo uscire come retro de LA MIA CITTA'. L'immagine particolare del gruppo, con quei capelli troppo lunghi per l'epoca, gli stivaletti a punta con i quali si aiutavano ritmicamente battendone il tacco, le chitarre dalla strana forma e il braccio a roteare dopo ogni esecuzione in una specie di ringraziamento, fecero dei Rokes uno dei gruppi in assoluto più importanti del biennio 1966-1968. Le canzoni eseguite in maniera impeccabile, l'accento inglese di Shel e il loro modo di vestire di tutto punto nei primi tempi contribuiscono alla creazione di un personaggio adattabile ad ogni componente del gruppo. Johnny, Shel, Bobby e Mike erano arrivati in Italia senza un soldo in tasca dall'Inghilterra. L'inflazione di gruppi in patria aveva spinto alcuni gruppi ad espatriare per cercare gloria all'estero. I Rokes sarebbero diventati i leader di una fitta schiera che annovera nomi come i Motowns (di Lally Stott), i Sorrows (noti soprattutto nel nord Europa), i Renegades con Kim, il biondo del gruppo che nel 1978 fondò i Kim & The Cadillacs, i Primitives con Mal.
Shel Shapiro e compagni avevano fatto gavetta suonando al Roaring Twenties di Londra col nome di Shel Carson Combo. Passati poi in Germania, vennero a Roma dove si misero in luce al Festival degli Sconosciuti di Ariccia, patrocinato da Teddy Reno e divennero il gruppo che accompagnava Rita Pavone nelle serate e in televisione. Teddy Reno suggerì loro di lasciarsi crescere i capelli (all'inizio li avevano molto corti) e fece loro incidere il primo singolo, SHAKE, RATTLE AND ROLL e QUAND'ERI CON ME. Era stato inciso anche da Dino per la stessa casa discografica, l'ARC. Poi venne UN'ANIMA PURA, cover di UN'ANIMA TRA LE MANI incisa nel 1960 da Don Marino Barretto jr. e la celeberrima C'E' UNA STRANA ESPRESSIONE NEI TUOI OCCHI, versione italiana di un brano di Jackie De Shannon (WHEN YOU WALK IN THE ROOM) che gli aprì la strada del successo. Nel 1966 sarebbero diventati il gruppo numero due alle spalle dei Beatles nella preferenza dei ragazzi italiani.

DALIDA

E' sulla piazza da circa dieci anni questa cantante franco-calabra di nascita egiziana con un nome italianissimo, Jolanda Gigliotti. E’ nata nel 1934 e secondo un sondaggio svolto dall’Institut d’Opinion Publique, Dàlida (con l’accento sulla A alla francese) ha preso il posto lasciato vacante da Edith Piaf, morta nel 1963. Il pubblico francese preferisce Dalida ad ogni altra cantante. Nella scala del successo, dopo lei arriva Sheila, la Vartan, Francoise Hardy e Barbara. Nel 1965 ha denunciato al fisco francese mezzo miliardo di lire dell’epoca, cifra di tutto rispetto.
Oggi, anno 2004, 17 anni dopo la sua prematura scomparsa, Dàlida resta un mito (mai come questa volta la parola "mito", spesso usata a sproposito, ha ragione di comparire) e i suoi dischi sono sicuramente i più numerosi negli scaffali dei negozi di tutta la Francia nel reparto della musica nazionale. C’è una speculazione ed un commercio incredibile sull’immagine di Dalida, spesso legata al fratello che della cantante scomparsa è l’unico erede e depositario vivente. Un uomo senza scrupoli, una specie di Yoko Ono francese.
Tornando un attimo indietro nel tempo, Dalida si era fatta conoscere anche da noi alla fine degli anni cinquanta, quando interpretò la versione francese di un successo di Aurelio Fierro (GUAGLIONE) intitolandolo BAMBINO. Poi vennero altri successi come LES ENFANTS DU PYREE, LES GITANS, MILORD e COME PRIMA. Un momento di stasi e il boom dovuto a LA DANZA DI ZORBA nel 1965. Legato a doppio filo al film interpretato da Antony Quinn, questo sirtaki, una musica senza parole fatta solo per la danza, trova voce. In francese e in italiano. Ci pensano Francoise Dorin per la Francia e Giorgio Calabrese per l'Italia. Il successo è davvero grandissimo. Lei lo canta e lo balla come se fosse nata per il sirtaki. C’è un aneddoto. Ad ottobre, nell’albergo Hilton di Roma, Dalida è attesa per un servizio fotografico insieme al maestro coreografo Paul Costello. Nella hall, intanto, stanno girando il film SE NON AVESSI PIU’ TE e in quel momento sono presenti Morandi, Nino Taranto e il paroliere Franco Migliacci. All’aperto, vicino alla piscina, Dalida e il coreografo iniziano a ballare ripresi dalla tv francese. Morandi e la troupe si distraggono al suono di quella musica ed escono dalla hall andandosi a posizionare accanto ai due ballerini. Costello dice a Dalida di sorridere "altrimenti le fotografie vengono male" ma lei replica che "non si può sorridere durante il sirtaki" ed ha ragione perchè è una danza dai risvolti spesso drammatici e comunque molto seria. Dalida prende sempre le cose sul serio; è una prerogativa del suo carattere. Più vicina ad una danza di guerra che ad un ballo. Durante le feste in Grecia era col sirtaki che gli uomini iniziavano i corteggiamenti alle ragazze in età da marito.
Dalida continua a ballare e presa dalla danza si toglie le scarpe e batte le mani ritmicamente. Gli astanti sono ipnotizzati da quel ballo che sembra provenire dalla notte dei tempi e senza neanche accorgersene si lasciano trascinare dal ritmo. Lo stesso Morandi, di solito sciolto come un tronco d’albero, acquista miracolosamente armonia nei movimenti e si fa rapire dal ritmo. Tutto cessa quando Dalida si lascia cadere sulla sedia come se avesse ballato un giorno intero senza sosta e l’ipnosi generale cede il posto agli abbracci e alle congratulazioni di tutto cuore, ancora più veri perchè arrivati da personaggi dell’ambiente. Questo per spiegare l’impegno che Dalida metteva in ogni cosa che faceva, credendoci seriamente, ed il magnetismo che sapeva sprigionare. Non ultima una forte personalità che faceva a pugni con un'insicurezza ed una fragilità d’animo notevole. La stessa insicurezza che l’avrebbe portata nella tomba. La sua generosità era conosciuta da tutti.
Un altro aneddoto vissuto in prima persona (e non pubblicizzato sui giornali) dall’autore Giorgio Calabrese, proprio nello stesso periodo de LA DANZA DI ZORBA: all’aeroporto di Roma, in partenza per Milano, si prodiga per aiutare un emigrato calabrese che ha fatto male i conti del biglietto aereo per tornare in America. Il suo datore di lavoro penserà al rimborso del biglietto ma ora è nei guai. Dalida non ci pensa due volte e consegna all’impiegato della compagnia aerea la somma mancante adducendo la motivazione "che in fondo erano compaesani". Senza far pesare il fatto che lei era Dalida. Difatti l’emigrato neanche la conosceva.
Dopo LA DANZA DI ZORBA è la volta de IL SILENZIO, lanciato da Nini Rosso in tutta Europa (vende cinque milioni di copie) e ripreso da Dalida "localmente". Altro non è che il silenzio militare fuori ordinanza. IL SILENZIO, nella versione di Dàlida, diventa subito la canzone che tutti i militari di leva dedicano idealmente alle loro fidanzate lasciate nei luoghi natii. In un mese vende centomila copie. La traduce in spagnolo (EL SILENCIO), in francese (BONSOIR MON AMOUR) e in tedesco (ABSCHIEDSMELODIE).
Sul retro presenta UN GROSSO SCANDALO, versione italiana di SHAME AND SCANDAL IN THE FAMILY di Shawn Elliot, presentata in Francia da Sacha Distel col titolo di SCANDALE DANS LA FAMILLE. In Italia la presenta anche lo stesso Distel e il complesso pigmeo naturalizzato francese dei Surfs.

BOBBY SOLO

La versione italiana di CRYIN' IN THE CHAPEL di Elvis Presley, pressoché passata inosservata da noi, è il nuovo successo di Bobby Solo (LA CASA DEL SIGNORE), il quale da parecchio non si vedeva in classifica. E’ pronto per la sua partecipazione al Festival di Sanremo dopo che la Rai ritira il veto pregiudiziale sul cantante. Cos’era successo? A giugno 1965 durante la finalissima del concorso Un Disco Per L’Estate, classificatosi al sesto posto con la canzone QUELLO SBAGLIATO rifiuta in pieno svolgimento della diretta televisiva di salire sul palco perchè "offeso del sesto posto".
Ad ottobre Bobby Solo accetta di presentare la canzone MORE nello spettacolo LA PROVA DEL NOVE. E’ atteso negli studi per le 10 e 30 dal maestro Gianni Ferrio e dall’orchestra. Ma si presenta alle 14 dicendo che l’aereo che lo ha appena portato da Tokyo a Roma ha fatto ritardo. Mentre invece era arrivato il giorno precedente. Viene perdonato ma comunque la sua partecipazione sfuma perchè "non trova di suo gusto l’orchestrazione preparata da Ferrio". Pretende di sostituirla con un’altra tratta dal disco ma il suo atteggiamento supponente irrita i funzionari che lo invitano senza mezzi termini ad andarsene dagli studi. La Rai mette in quarantena il cantante ribelle ma una svista dei programmatori lo manda in video allorché va in onda una trasmissione registrata un mese prima, CAMPIONI A CAMPIONE. Si pensa ad un perdono ma non è così. Gianni Granzotto, amministratore delegato della Rai comunica personalmente a Gianni Ravera, organizzatore del Festival che il cantante non è gradito dall’azienda. Ci si mette di mezzo anche la casa discografica Ricordi con il presidente e il veto rientra ma Bobby Solo deve scrivere una lettera di scuse ai vertici Rai "verso i quali ho mancato di rispetto promettendo di essere più disciplinato per l’avvenire". Sembra la lettera di Pinocchio alla fatina turchina, invece è solo quella di "ciuffone" Bobby Solo. Accontentiamoci.

GIANNI MORANDI

Termina la trasmissione legata alla Lotteria di Capodanno che quest’anno si intitola LA PROVA DEL NOVE. La presentano Corrado, Walter Chiari e le gemelle Kessler e a vincerla è Gianni Morandi con un distacco di quasi 400 mila voti dai secondi classificati, Domenico Modugno ed Ornella Vanoni, che in finale vanno con la stessa canzone portata al Festival di Napoli nel 1964, TU SI’ NA COSA GRANDE. La canzone che Morandi presenta è una vecchia conoscenza del pubblico italiano, NON SON DEGNO DI TE, già vittoriosa al Festival delle Rose del 1964 svoltosi a Roma, nell'ottobe di quell'anno. Per tutto il 1965 il disco si è venduto con progressione lenta ma inesorabile ed impressionante. Nonostante i nuovi singoli del cantante arrivassero in classifica, NON SON DEGNO DI TE non accennava ad uscirne. La canzone, in quell'anno solare raggiunge le 700 mila copie vendute e la Rai non può fare a meno di invitarla a concorrere alla trasmissione della Lotteria Italia tra le "nuove canzoni d'amore".
Vince quindi, Gianni, ottenendo da solo lo stesso numero di voti di tutte le altre canzoni concorrenti. Riceve più di settecentomila cartoline ad personam dimostrando per la prima volta, in una competizione nazionale, che il suo pubblico è omogeneo e non costituito solo di ragazzine. E questa è stata la vera sorpresa di questa edizione di Canzonissima, abbastanza fiacca per la verità, con un cast che lasciava ben poco spazio al pubblico giovane. Gianni arriva in finale con un vistoso livido all’occhio destro perché il 3 gennaio, 3 giorni prima, percorrendo la strada per Taranto con la sua Opel era andato contro una corriera. Pur non escludendo a priori il suffraggio di molti giovani deve la sua vittoria ad un pubblico decisamente più maturo. Un biglietto della lotteria costa 500 lire. Un ragazzo li spende nell'acquisto di una rivista, nel biglietto per il cinema o per un 45 giri che costa di più di 500 lire), piuttosto che spenderli attirato dal miraggio di diventare milionario.
Il film interpretato da Gianni e dalla futura moglie Laura Efrikian, con lo stesso titolo della canzone, doppia l'incasso del film precedente (IN GINOCCHIO DA TE) raggiungendo cifre incredibili considerando il fatto che esce solo nei cinema di seconda visione e nelle province.

LA PROVA DEL NOVE

In questa edizione di Canzonissima non importa presentare canzoni inedite nelle semifinali. E’ una gara a tema, con canzoni legate al mondo del cinema, della rivista, del ballo, alle nuove canzoni d’amore e a quelle di una volta. Si possono trovare in finale canzoni come C'E' UNA CHIESETTA (SPOSI), nel 1938 cavallo di battaglia di Rabagliati ed ora interpretata da Betty Curtis. O LA CANZONE DELL’AMORE cantata da Claudio Villa e risalente ai primi anni Venti. Terzo, quinto ed ottavo posto sono andati a tre motivi di altri tempi, dimostrando che il pubblico del sabato sera è formato in gran parte da persone di mezza età. In classifica, oltre al ritorno di NON SON DEGNO DI TE, non apparirà nessuna canzone legata alla manifestazione, eccezion fatta per la sigla finale, cantata da Mina, ORA O MAI PIU’. Esecuzione perfetta, accoppiata ad un pezzo (sul retro) dal titolo ADDIO, molto bello anche perchè dall'aria volutamente ispirata al duetto finale dell'AIDA di Verdi.

Una curiosa iniziativa che ricorderanno in pochi è il "pop disco". Pop inteso non come musica pop (che ancora non esisteva) ma come “popolare”. L’idea viene a Giovanbattista Ansoldi, futuro genero di Iva Zanicchi e titolare della Ri.Fi, casa discografica per la quale incidono Mina, la Zanicchi stessa, Gaber, Bongusto, Leali e i Giganti. Il disco Pop costa 400 lire, la metà circa di un normale 45 giri, e viene distribuito nelle edicole e nei grandi magazzini. Le canzoni sono extra-repertorio ufficiale. Difatti ci si può imbattere in Gaber che canta TE LO LEGGO NEGLI OCCHI (di Dino) e la Zanicchi in LA NOTTE (di Adamo) o i Giganti in LASCIATI BACIARE COL LETKISS. Canzoni che non fanno parte della discografia storica dei personaggi sopra citati. E’ una buona idea ma, per il fatto che il disco esce in versione tascabile ed è soltanto appannaggio dei cantanti di scuderia della Ri.Fi, non ha il successo che forse avrebbe meritato. Ci sarà una replica nel 1969 col disco STRIP (3 quarantacinque a 1000 lire) sempre alla Ri.Fi. Resta comunque l’idea di cantanti che si cimentano in composizioni non scritte per loro, in un mondo paludato e pieno di cavilli burocratici com’era quello della canzone italiana negli anni sessanta.

Christian Calabrese