THE BEAT GOES ON, cantano Sonny & Cher nel loro più recente singolo. Un
doppio significato: beat come metafora del tempo scandito e beat come
moda e stile di musica. Ma in questa prima parte del 1967 il beat inteso
come moda, musica e fenomeno di costume sembra frenare.
Un complesso fantasma, di quelli da sala d'incisione (di cui ci siamo già
occupati in una precedente classifica, quindi tracciarne un profilo non
sarebbe propriamente indispensabile) canta la marcia funebre al beat. Loro
sono la NEW VAUDEVILLE BAND e la canzone è WINCHESTER CATHEDRAL, prima in
classifica in Italia questa settimana. La New Vaudeville Band colpisce
per aver fatto il contrario di ciò che fanno gli altri, cioè un netto
passo indietro quando tutti fanno dei passi avanti.
Cosa che ripeterà
pari pari Celentano nella sua canzone estiva TORNO SUI MIEI PASSI (torno
sui miei passi, sulla vecchia strada, sulla via del rock and roll, mentre
il mondo è tutto beat). Una specie di addio in pompa magna alle chitarre
elettriche, al ritmo di shake e a tutto l'armamentario che gira intorno
alla moda beat. Pare difatti chiaro che le mode musicali da seguire in
questo scorcio di 1967 sono il rythm'n'blues della Motown e il revival
che avrà, come spesso abbiamo sottolineato, il suo punto massimo nel
1968, con la moda anni trenta.
Anche un complesso beat (e per adesso
poco conosciuto) come i Camaleonti, si rifà alla musica e alla melodia
degli anni passati come si può ben notare dal loro primo vero successo
discografico da classifica, quel PORTAMI TANTE ROSE che questa settimana
è entrato alla quattordicesima posizione. Il beat chiassoso, quello
suonato dai vari complessini sorti come funghi nell'ultima annata sembra
già destinato al tramonto. Ma i più preparati ed intelligenti sanno già
dove andare a pescare. In fondo, basta saper cogliere l'esempio di
gruppi come i Kinks o i Lovin' Spoonful (DAYDREAM e SUNNY AFTERNOON o
LITTLE MISS QUEEN OF DARKNESS) per capire che il beat canonico può
essere rispolverato sotto forma di nuovi ritmi o idee. Ora le New
Vaudeville Band e il loro gusto retrò non saranno molto nuovi ma di
certo sono originali. Chi avrebbe mai immaginato in pieno 1967 un ritorno al
passato, alle atmosfere che sembrano uscire da un grammofono del 1926?
Eppure il suono è fresco, giovane, originale. Un'operazione commerciale
in grande stile tanto che la canzone è entrata nelle classifiche di
tutto il mondo creando un caso ed una moda. E qui da noi è arrivata in
un battibaleno alla prima posizione, complice un'apparizione televisiva
nel programma condotto dalla Caselli e da Giorgio Gaber dal titolo
"DIAMOCI DEL TU".
THE MONKEES
Anche dei Monkees abbiamo parlato in precedenza tracciandone
un minimo di profilo. Gruppo americano esploso sin dal primo disco (LAST
TRAIN TO CLARKSVILLE) e indicato come la risposta americana ai Beatles
(non certo per inventiva e capacità artistica ma per mania collettiva).
Tipico gruppo da sala d'incisione, riesce a fare centro nuovamente
grazie alla convincente I'M A BELIEVER. Numero uno in America e numero
uno in Inghilterra, senza elencare gli svariati paesi in cui i Monkees
sono arrivati alla prima posizione. È stato disco d'oro ancora prima di
uscire con ben 1.300.000 copie prenotate in anticipo. In Inghilterra il
primo singolo non andò tanto bene ma grazie al loro tour inglese e alla
serie di telefilm che li vede protagonisti, Peter, Mike, David (l'unico
inglese del gruppo) e Mickey riescono a vendere tonnellate di dischi a
45 e 33. Con i due singoli successivi e il LP riescono a guadagnare 300
mila dollari a cranio e appena arrivati a Londra i Beatles, incuriositi
da tutto questo clamore attorno ai monacelli (la traduzione del loro
nome in italiano) vogliono conoscerli.
Anche il loro primo 33 prima
ancora di uscire raggiunge la quota di 450 mila copie vendute a scatola
chiusa. MORE OF THE MONKEES contiene anche la sigla della loro serie tv,
THEME FROM MONKEES. Ma quello che piace al pubblico è la varietà di
stili in questo primo long playing. Dal country western di PAPA JEAN'S
BLUES ad un anticipo di bubblegum music (praticamente la inventano loro)
con TAKE A GIANT STEP che sarà reinciso anche dai gruppi della
Kamasutra, casa nota per essere leader nel genere. C'è il folk alla
Donovan (I WANNA BE FREE) e la voglia di provare con canzoni in stile
Detroit Sound (TOMORROW'S GONNA BE ANOTHER DAY). Il loro sound è sempre
piacevole, fresco e senza complicazioni. Si sente moltissimo l'influenza
dei Beatles sebbene il loro periodo di riferimento ai quattro di
Liverpool non sia quello di REVOLVER ma quello di A HARD DAY'S NIGHT ed
HELP. LET'S DANCE ON, altro brano incluso nell'album, sembra davvero
una rivisitazione di TWIST AND SHOUT con arrangiamenti naturalmente più
moderni.
Tornando a I'M A BELIEVER, il loro successo nelle classifiche
italiane, si deve dire che è una bella canzone, molto molto
orecchiabile. Una ballata beat dalla facile melodia. Troppo perfetta per
non essere un successo di queste dimensioni. Comunque per chi non
sapesse di quale canzone si stia parlando, basta dire che Caterina
Caselli la incide in italiano, assicurandosi un successo che si porterà
dietro per tutta l'estate, SONO BUGIARDA. Ma la cosa che fa più
impressione è che sebbene il singolo della Caselli sia stato già
ascoltato varie volte in tv (era la sigla di DIAMOCI DEL TU) a fare
l'esordio in classifica da noi per prima è la versione originale, quella
dei Monkees. Mentre solitamente le versioni originali vendevano molto
meno rispetto alla versione italiana (se fatta bene, s'intende). Anzi il
più delle volte venivano proprio segate, commercialmente parlando. I'M A
BELIEVER per i Monkees è però già storia vecchia perché alla fine di
marzo è uscito il loro nuovo singolo intitolato A LITTLE BIT OF ME, A
LITTLE BIT OF YOU, scritto anch'esso da Neil Diamond, lo stesso autore
della precedente canzone.
CATERINA CASELLI
Ma tornando a Caterina Caselli, è il caso di occuparci
della sua canzone in classifica questa settimana al quinto posto, IL
CAMMINO DI OGNI SPERANZA. Una canzone che all'inizio sembrava
interessare poco il pubblico. Anzi, sembrava decisamente il primo flop
della cantante di Sassuolo. Ma col passar dei mesi è improvvisamente
diventata un successo. Specie dopo che il ricordo della pessima
esibizione della stessa canzone da parte di Sonny & Cher in quel di
Sanremo s'era ormai affievolito. La Caselli era stata molto svantaggiata
dall'accoppiamento che sulla carta sembrava perfetto. Sonny & Cher era
il massimo che si poteva sperare per una cantante che si rivolge ad un
pubblico giovane. Ma purtroppo erano ubriachi fradici e la cosa non
piacque alla giuria che bocciò la canzone non facendola arrivare in
finale. Fatto clamoroso perché la Caselli praticamente era stata la
vincitrice morale del festival precedente e puntava molto se non nella
vittoria almeno in un buon piazzamento. Invece la canzone scritta da
Umberto Napolitano che si rifaceva alla famosa linea verde, quella
cosiddetta di protesta (una protesta abbastanza blanda, molto
commerciale) non era per niente male.
Anche il retro era da considerare da linea verde. Si chiama LE
BICICLETTE BIANCHE e si rifà al caso dei provos (da provocatore)
olandesi che sono fortemente organizzati politicamente (tipo gli odierni
no-global) e che si stampano anche un giornale proprio, PROVO1,
riuscendo a fare entrare un loro rappresentante nel consiglio municipale
di Amsterdam. In una loro manifestazione dimostrano il proprio
disappunto sul traffico inforcando delle biciclette bianche auspicando
la soppressione dell'automobile. Da qui lo spunto per la canzone. IL
CAMMINO DI OGNI SPERANZA era ben scritta e caso strano anche ben
interpretata dalla Caselli, che sebbene abbia una certa presenza scenica
non può certo contare altrettanto sulla sua voce. Sempre al limite della
stonatura, della nota calante. Ogni tanto tenta dei vibrati ed è il
panico. I virtuosismi non fanno ancora per lei. Molto meglio quando la
voce esce sparata e diretta, così, alla buona. Ma il peggio è quando
crede di poter fare il blues o lo spiritual alla modenese. Una cosa
imbarazzante tanto che ci si domanda com'è possibile che la sua casa
discografica le abbia permesso una cosa simile, al limite del
controproducente. O la gente non aveva orecchi per sentire o non c'è
spiegazione al perché non le abbiano messo una museruola. Basta sentire
la sua versione di PUOI FARMI PIANGERE o quella tremenda della canzone
dei Rokes È LA PIOGGIA CHE VA per rendersi conto della situazione. Da
mettersi le mani nel.. caschetto. Però da qualche tempo ha smesso di
roteare le mani con quell'assurdo gesticolare preso a prestito dall'atto
di mungere le mucche (parole sue di cui bene o male siamo tutti a
conoscenza) in una ridicola stilizzazione dello shake. Sembrava una
mossa studiata ma era timidezza e soprattutto inesperienza e impaccio.
Il classico caso della debuttante rapita dalla stalla della nonna e
portata alla ribalta del successo nazionale. Insomma, la Caselli, mano a
mano impara a raffinarsi sempre più anche se in questo primo periodo del
1967 ancora piega la testa in avanti per poi ritirarla su di colpo in un
specie di shake rivisitato e corretto che allo sguardo dei più
smaliziati appare alquanto ridicolo. Comunque un anno di grande successo
e di studi hanno portato a risultati eccellenti. La ragassuola sembra
trasformata anche nel make up, molto più londinese e sempre meno
contadina. Se la cava benissimo in tv nel già citato DIAMOCI DEL TU e
questo successo televisivo fa sì che la sua canzone che dapprima
sembrava destinata al dimenticatoio si faccia largo a distanza.
Un altro bel colpo per la sua carriera è stata la consegna del suo primo disco
d'oro per la vendita di un milione di dischi con i tre 45 giri
del 1966 e le riprese del suo nuovo film IO NON PROTESTO IO AMO. Ma il
destino avverso è sempre in agguato e accanto a tante notizie positive
ce n'è una spiacevole che la vede protagonista di un incidente
automobilistico per il quale rischia davvero grosso. Il 3 di maggio la
Fiat 2300 guidata da Ivo Callegari (suo cugino e manager) va fuori
strada in Calabria (Belvedere Marittimo) e la Caselli riporta la
frattura del malleolo sinistro. La mattina avevano lasciato Frosinone ed
erano diretti a Vibo Valentia dove Caterina avrebbe dovuto cantare in
uno spettacolo presentato da Daniele Piombi. I ragazzi del complesso
precedevano la macchina della cantante di alcune ore, a bordo di un
pullmino. In una doppia curva, a causa delle pessime condizioni del fondo
stradale, la Fiat 2300 sbanda urtando più volte contro il parapetto di
un ponte. I due devono la vita ad un casellante e ad un manovale i
quali, assistendo al capitombolo li soccorrono prima che perdessero
conoscenza. Interviene un camionista che li seguiva a breve distanza. La
Caselli aveva una serie di impegni, tra i quali questa tournee in
Calabria che, saltando per motivi di forza maggiore, le farà perdere la
somma di 25 milioni (che credo non fossero pochi nel 1967). Esce
comunque il suo nuovo LP dal titolo DIAMOCI DEL TU che si muove molto
bene nelle classifiche di vendita sebbene contenga anche delle cover che
forse non avrebbe dovuto includere. Una di queste è CIELO GIALLO (MELLOW
YELLOW) di Donovan...
DONOVAN
Il "menestrello" cambia stile e si conforma alla moda imperante del
1967, quella psichedelica. Un nuovo sound più ricco, più complesso e più
grintoso. Sembra dire basta allo strimpellio della chitarra e
all'armonica a bocca che spesso lo fanno passare per una semplice copia
europea di Bob Dylan. Donovan però non ha nulla di Dylan, né la sua
voglia di perpetua crociata né le tematiche dei testi se si escludono
delle somiglianze in COLOURS, CATCH THE WIND o UNIVERSAL SOLDIER, le
prime sue ballate che diventano note anche al pubblico italiano. Però
quando Dylan arrivò in Inghilterra per un tour, i giornali inglesi
abbozzarono una finta rivalità tra i due. In realtà lo spirito di
Donovan è molto differente. Il suo linguaggio è poetico ma mai
graffiante come quello dell'americano. Si potrebbe dire quindi che il
Donovan polemico e ribelle non è mai esistito. Fu soltanto il prodotto
fantasioso dell'industria discografica che al momento del lancio aveva
bisogno di mettere in qualsivoglia schieramento lo scozzese. E difatti il
1967 segna un nuovo periodo per Donovan.
Già il 1966 si era aperto con
canzoni come SUNSHINE SUPERMAN, SEASON OF THE WITCH corrompendo la sua
solitaria acustica, abbandonando qualsiasi maschera dylaniana ed
elettrificando la strumentazione nelle sue composizioni. Viene subito
accusato di essersi aggregato al grande carrozzone commerciale della
psichedelia, del flower power, degli hippies. Comincia ad intraprendere
lunghi viaggi ma la posa più fotografata dai media è quella che lo vuole
seduto accanto a George dei Beatles sulle rive del fiume Gange, alla
corte del guru Maharishi. Un breve incontro con la droga che subito
rifiuta e poi il suo capolavoro mondiale, MELLOW YELLOW, che si dice sia
dedicato all'arte di essiccare le bucce di banana per poi fumarsele
nelle cartine. Un metodo molto economico e naturale per farsi uno
spinello.
La droga è ovunque nel mondo della musica pop e rock in questo
1967. Inutile sfuggire. Non c'è nessuno che (anche se non gli viene
espressamente richiesto) non dichiari di fare uso di lsd, marijuana, etc.
La copertina del 33 giri ha una grafica che vuole essere un misto tra la
moda del liberty tornata in auge nelle vetrine di Carnaby Street e i
colori intensi e forti del flower power. MELLOW YELLOW diventa subito
disco giallo a Bandiera Gialla per ben 5 settimane consecutive
spodestando THE BEAT GOES ON di Sonny & Cher e resistendo agli assalti
dei Camaleonti (PORTAMI TANTE ROSE), dei Los Bravos (Baby Baby), delle
Supremes (LOVE IS HERE AND NOW YOU'RE GONE) e così via fino a farsi
battere dall'Equipe 84 con la loro 29 SETTEMBRE.
In aprile Donovan fa un
concerto all'Olympia a Parigi. Il folk singer scozzese si presenta in
palcoscenico con un paio di pantaloni gialli (in onore alla sua
canzone), una camicia con i colori della bandiera francese ed una
scimmiotta al guinzaglio. I biglietti venduti portano un incasso di poco
inferiore al record che spetta ancora a Johnny Hallyday. Dopo qualche
mese Donovan incide un doppio LP molto particolare e con una copertina
veramente bella. Lui in primo piano che indossa un caffettano con sullo
sfondo un castello a simboleggiare il suo interesse per il Medioevo e
per strumenti come il liuto e il clavicembalo (di cui farà molto uso in
questo periodo) con un fiore tra le mani che fa molto figlio dei fiori.
Il disco si chiama A GIFT FROM A FLOWER TO A GARDEN ed è uno dei due
dedicati ai bambini.
EQUIPE 84
La musica,o meglio il modo di fare musica, non sta cambiando
solo all'estero. Anche in Italia i più accorti si rendono conto che la
spinta iniziale del beat sta esaurendosi e, per sopravvivere senza farsi
prendere alla sprovvista dai nuovi stili e dalle varie mode, bisogna
avere l'occhio lungo. Il complesso più all'avanguardia in Italia è
quello dell'Equipe 84. Tanto per cominciare a fianco della loro
produzione musicale pongono interessi alternativi. Uno di questi è
L'Equipe 84 Bazar s.r.l, in Via Solferino a Milano; lì dove c'era una
drogheria ora c'è un negozio di abbigliamento per giovanissimi e questo
prima ancora che i Beatles pensassero di fare la stessa cosa con il
negozio della Apple, nel 1968. L'Equipe 84 è quindi arrivata prima!
Lascia l'insegna liberty in oro con su scritto "Drogheria Solferino -
liquori e profumi" anche se con fatica perché il comune pretendeva
l'aggiornamento della ragione sociale così come l'organizzazione dei
commercianti. Abbastanza bizzarro che un negozio che vende mini pull,
mini gonne e pantaloni a vita bassa, rechi la scritta drogheria. Ma
forse il doppio senso a cui si poteva alludere era ciò che faceva
divertire maggiormente Alfio, Victor, Maurizio e Franco, già all'epoca
non estranei a certi vizi.
L'Equipe 84 musicale ci presenta un singolo
che sarà definito in seguito il Sgt. Pepper's della musica italiana.
VENTINOVE SETTEMBRE, una data casuale per un successo istantaneo. Una
storia senza dubbio singolare quella che si racconta nel testo, uno dei
pochi davvero riusciti a Mogol, sicuramente un autore sopravvalutato dei
nostri tempi, su una musica eccezionale di Lucio Battisti, che qui si fa
conoscere da tutti gli addetti ai lavori come nuovo ed interessante
autore. La canzone che ben conosciamo si articola in due giorni: il
primo giorno, il 29 settembre un uomo è seduto in un bar quando
improvvisamente incontra il sorriso di una donna e ancora prima di
capire si ritrova sottobraccio a lei mentre la serata si dipana tra un
ristorante ed un locale da ballo per poi finire... nello svegliarsi nel
proprio letto ed una voce impietosa scandisce il nuovo giorno, 30
settembre. Non era altro che un sogno. L'utilizzo dello speaker alla
radio è certamente un'idea innovativa (precedentemente era stata usata
da Otello Profazio in una canzone folk dal titolo IL TRENO DEL SOLE),
come una nuova idea è il testo, la ricerca di nuove strade,
l'arrangiamento ben congegnato, la voce di Maurizio, che vocalizza
l'angoscia del brusco risveglio alla realtà, ben coadiuvato dagli altri
tre. Un brano veramente moderno, vicino alla nuova produzione dei Beach
Boys o dei Beatles ma senza per questo scimmiottarli o prenderli ad
esempio. Se Donovan e i Kinks cercano nuove strade in UK,
l'italianissima Equipe 84 cerca nuove sonorità a casa propria
confermandosi il complesso numero uno, il più preparato, l'unico che
possa permettersi certi esperimenti all'infuori del classico pezzo beat
chitarra-basso e giro armonico in ciclostile. Arriva alla prima
posizione in classifica e al primo posto a Bandiera Gialla,
confermandosi disco giallo per parecchie settimane. Il retro si chiama È
DALL'AMORE CHE NASCE UN UOMO, sullo stile di AUSCHWITZ o di PER FARE UN
UOMO (dei Nomadi e della Caselli), dove un'altra volta Vandelli fa
sfoggio della sua voce così particolare. E proprio il principe
(soprannome di Vandelli) ne è l'autore. La canzone sarebbe perfetta anche
per i mercati stranieri e così la incidono anche in inglese (retro
AUSCHWITZ) anche se sanno che finora l'unico complesso non di lingua
inglese che è riuscito a sfondare in Inghilterra è quello dei Los Bravos
con la loro BLACK IS BLACK, stravenduta in tutto il mondo. Comunque loro
ci provano ugualmente e la data di uscita del disco è quella dal 10
maggio.
SABATO SERA
La nuova serie di Studio Uno cambia nome e location. Non più
al Delle Vittorie ma nel vero Studio Uno di Via Teulada. Difatti era da
qui che partì il primo Studio Uno nel 1961 e che poi migrò al vicino
Delle Vittorie, palcoscenico più imponente per uno spettacolone che era
diventato il fiore all'occhiello della Rai Tv. La produzione è sempre di
Guido Sacerdote e la regia del suo compare Antonello Falqui. Le musiche
del grande Bruno Canfora e le coreografie di Don Lurio. Con uno
spiegamento tecnico di questa portata, chi volete che sia messo alla
conduzione se non Mina? Questa volta affiancata (ma praticamente mai
insieme nelle riprese) dalla ballerina Lola Falana, già partner di Sammy
Davis Jr. nella commedia teatrale The Golden Boy ma da noi ancora
sconosciuta. Lola Falana diventa subito un personaggio di spicco della
televisione italiana. I telespettatori non possono fare a meno di notarla
anche perché il suo nome: durante le sue apparizioni in Sabato Sera è
scritto a lettere cubitali. Ma anche perché i suoi costumi di scena sono
spesso audaci e il suo modo di ballare così sexy e provocante confina il
ricordo delle Kessler di due anni prima (quello della sigla LA NOTTE E'
PICCOLA) in soffitta tra i ricordi della televisione paleozoica. E a
proposito delle Kessler, la Falana ha da dire qualcosa. E cioè che
ballano come due marionette tirate con i fili. Tutto studiato e tutto
calcolato. Una macchina perfetta ma fredda. In una sola parola, tedesca!
Anche il cinema si accorge di lei e viene scritturata subito per due
film tratti dalle canzoni di successo QUANDO DICO CHE TI AMO e STASERA
MI BUTTO. Porta nella trasmissione quel tocco (per allora) di esotismo
sempre desiderato dai telespettatori. Naturalmente non mancherà di
incidere un singolo lanciandolo in tv. La canzone è un vecchio brano che
ricorda di quando la gente di colore lavorava nelle miniere di carbone
(WORKING IN THE COAL MINE). Sul retro un altro vecchio pezzo, questa
volta di Harry Belafonte, COCONUT GROOVE. La casa discografica è la
Reprise, quella di Sinatra, amico di Sammy Davis Jr il quale, amico di
Lola Falana, ha chiesto se per favore, etc. etc. Una mano lava l'altra,
tutte e due spingono Lola.
Altra ospite fissa una divertentissima Franca
Valeri all'apice della sua carriera televisiva comica. Interpreta veri
personaggi, tra cui la spiritossima mamma beat, che si concia come la
figlia adolescente. Una delle sue graffianti parodie del (mal)costume
della nostra epoca.
Mina, dal canto suo, sembra scenicamente
trasformata. Non ha più ciglia e gli occhi sono sottolineati con una
matita nera; hanno una lucentezza spettrale. In ogni suo numero girato
all'esterno dello studio è truccata in maniera sorprendente. Le hanno
messo addosso vestiti di tutte le fogge, dalla damina del settecento
alla favorita orientale. Truccata in maniera stravagante e certe volte
appositamente grottesca, proprio come le pettinature studiate per le
riprese. Merito di Piero Ghepardi (uscito da poco da una collaborazione
di Fellini) che la dirige in caroselli che sono degli autentici
capolavori scenici. Quegli stessi Caroselli che sono usciti pochi mesi
fa in DVD. Naturalmente, quelli datati 1967 in cui si vede una Mina
vestita come Maria Antonietta o dallo sguardo spiritato mentre volteggia
nel bianco splendente dei palazzi mussoliniani dell'Eur o dello Stadio
Dei Marmi all'Olimpico. Nello spettacolo ha il compito di presentare
l'ospite d'onore e di fare un numero con lui. In una delle puntate era
previsto Totò ma la sua repentina morte ha scombussolato i piani degli
autori che hanno dovuto ripiegare su Bramieri. Quando inizia la
trasmissione avanza verso il centro della scena con un sorriso pieno di
confidenza. Ringrazia, manda un bacio sulle punta delle dita
all'orchestra e s'inchina verso l'Italia televisiva. Mina entra così per
dodici settimane consecutive. Le sue incisioni, al momento, sono le due
canzoni del nuovo singolo che su una facciata reca la sigla del
programma (di cui parliamo più sotto), sulla seconda una bellissima
SABATI E DOMENICHE, musicata da Gene Colonnello, una musica intrisa di
rimpianto così come il testo scritto da Mogol. Una canzone già bella di
per sè che, cantata da Mina, assume delle tonalità e delle sfumature
particolari. Non dimentichiamo il 33 che è ben piazzato nelle
classifiche. Col titolo MINA DUE/STEREO la cantante cremonese affronta
un repertorio internazionale tagliando corto con le mode ed affrontando
brani come EBB TIDE o MY MELANCHOLY BABY. Fa quasi il verso a se stessa
con brani come SE NON CI FOSSI TU o LUNEDI 26 OTTOBRE (bellissima
canzone sottovalutata), cosa che non soddisfa i critici che la
rimproverano di usare a sproposito la sua bravura. Specie quando
sottolinea ogni canzone con una forzata serie di mugolii e di note
tenute troppo lunghe. Naturalmente il disco sarà rimpiazzato nelle
charts al più presto dal nuovo 33 della cantante cremonese dal titolo
SABATO SERA - STUDIO UNO 1967 nel quale presenta tutte le canzoni che ha
cantato nella trasmissione televisiva.
Rocky Roberts
Nel contesto dello spettacolo televisivo, si realizza il successo di
ROCKY ROBERTS, ospite fisso della trasmissione con il suo gruppo e
presente per tutto il mese di maggio al Piper di Roma. Il che dimostra
chiaramente che la via da seguire in questo momento è l'italianizzazione
del r'n'b con arrangiamenti tipicamente italiani, di gusto particolare,
possibilmente di maestri quali Canfora, Cini o Morricone. Il r'n'b
spiegato al popolo. STASERA MI BUTTO, pezzo di Amurri e Canfora, è
riuscitissimo. Un r'n'b all'italiana, che coniuga l'eleganza delle
nostre cose alla spontaneità del genere in cui Rocky Roberts eccelle. È
vero che una trasmissione di successo come SABATO SERA riesce a rendere
popolarissima qualsiasi canzone, figuriamoci una sigla, ma è anche vero
che il cantante negro con gli occhiali da vista mascherati da sole che
lo rendono un personaggio, è molto bravo e la sua sigla riesce a
surclassare in fatto di vendite la forse troppo sofisticata sigla finale
incisa da Mina, la deliziosa CONVERSAZIONE, forse davvero troppo
elegante per essere una sigla del sabato sera televisivo. Una
raffinatissima bossa. In più, forse, la fama di Rocky Roberts viene
amplificata dal presunto(?) flirt a scopo pubblicitario con la fascinosa
collega Lola Falana. Il suo largo sorriso, la sua voce e il suo modo
molto atletico di ballare conquistano l'Italia.
STASERA MI BUTTO non è
nulla di particolare, ma diventa un successo clamoroso, uno dei dischi
più venduti dell'intera annata. La cantano i ragazzini e la cantano gli
adulti. I juke boxes sulle spiagge ne rimanderanno le note fino alla
fine della bella stagione. All'incedere galoppante dei bassi e al
contrappunto dei sax, Bruno Canfora ha appoggiato una linea melodica
estremamente orecchiabile. Con quell'espediente della nota iniziale
tenuta lunga ricorda molto da vicino il volare di Modugno, ormai nel dna
della gente. Quando allarga le braccia e intona quel staaa-sera mi
buccio, Rocky sembra proprio Modugno, nove anni prima, a quel glorioso
festival e, come Modugno, vola più che buttarsi. Poi il termine del
buttarsi, che sta per indicare la volontà del provarci, volente o meno
rimane un modo di dire che dura tutt'oggi, con chiaro riferimento alla
canzone. Insomma, una semplice sigla diventa suo malgrado un fenomeno
culturale. Bel colpo, per essere stata scritta esclusivamente come
apertura di uno show televisivo.
Esce subito un secondo singolo che
contiene REACH OUT I'LL BE THERE (la versione originale di GIRA GIRA) e
un brano che Rocky ha cantato anche nello spettacolo tv, GOT A THING
GOING. Si tratta di un disco che per la verità era uscito qualche mese
prima ma che, dato il successo, la Durium ha subito ristampato
aggiungendo la postilla dalla trasmissione televisiva Sabato Sera. Ma
chi è Rocky Roberts?
I ragazzi italiani lo conoscono da quando un suo
grido annuncia l'inizio della trasmissione che tutti aspettano, BANDIERA
GIALLA. La canzone sigla è T-BIRD che è l'abbreviazione di Thunderbird,
marca di una delle più famose macchine americane. Ma Rocky Roberts,
nativo di Miami, in realtà voleva fare il pugile, carriera che iniziò
con alterne fortune e praticò sino a quando entrò in marina. Fu lì che
incontrò il suo impresario, Doug Fowlkes, che da circa dieci anni è il
suo manager. Lo porta in Europa e gli fa incidere un disco che fa subito
fiasco, WILD IRISH ROCK. Ma il manager non si dà per vinto fino a quando
non esce per l'appunto T-BIRD nel 1962 che diventa un successo in tutta
l'Europa tranne che in Italia. Però lo diverrà nel 1966, grazie alla
trasmissione radiofonica che lo utilizzerà come sigla, anche se le
vendite del disco non saranno molto elevate. Il suo gruppo, gli
Airedales, si stacca nettamente dalla solita formula chitarre, basso e
batteria. È un gruppo di musica r'n'b. Sei elementi (il più noto è Wess
che diverrà solista già alla fine dell'anno) con tre sassofoni e un
organo, basso e batteria. Prima di SABATO SERA si presenta a SETTEVOCI
come ospite e a GIOCHI IN FAMIGLIA dove viene accolto con un'ovazione
accompagnata da centinaia di lettere recitanti il desiderio di rivederlo
ospite in tv. Ed eccolo in tv, 12 puntate durante le quali può far
vedere cosa è veramente capace di fare.
Una nota di colore (è proprio il caso di dirlo) è la protesta del
Ministro delle Poste sudafricano il quale ha dichiarato che la
televisione è spesso un male perché porta alla promiscuità delle razze.
E per dimostrarlo prende per esempio proprio SABATO SERA con Mina, la
Falana e Rocky Roberts. Come faccia un ministro del Sudafrica a
conoscere la tv italiana non è molto chiaro. Al limite sarebbe stato
certamente più facile prendere come esempio la tv americana. Da qui la
proposta di creare due canali distinti, una per i negri ed una per i
bianchi. E per gli incontri di boxe nei quali Cassius Clay mette KO
rappresentanti di razza ariana, come ci si regola?
I RAGAZZI DELLA VIA GLUCK
Ed è in questo programma che Adriano Celentano
presenta al pubblico italiano il suo nuovo complesso, che ha preso il
posto dei Ribelli (approdati alla Ricordi), I Ragazzi Della Via Gluck.
Il loro lancio non si può certo dire sia passato inosservato. A parte la
partecipazione al citato Sabato Sera, i 6 ragazzi sono comparsi nel
giro di un mese ben 5 volte in tv. Il loro leader si chiama Mimmo
Seccia, il cantante del gruppo. Si conoscono da sempre e da sempre hanno
avuto una passione per i fiati. Ma fino a quel periodo per i complessi
esistevano solo le chitarre. Sax e trombe erano fuori gioco. Fino a
quando il mercato italiano, in quel 1967 si apre verso il rythm and
blues (oddio, non è che poi presteranno fede cieca a questo tipo di
musica...). Ed ecco arrivato quindi il loro momento. Decidono di unirsi e
prepararsi un repertorio di circa dodici pezzi, arrangiati e riadattati
al loro gusto e sensiblità. L'esordio al Santa Tecla di Milano.
Suonarono due pezzi e poi stavano per andarsene quando il direttore del
locale li bloccò sulla porta e gli fece firmare un contratto per un
mese. Dopo qualche settimana e dopo aver constatato che il loro modo di
suonare aveva successo si presentano da Celentano che, dopo averli
ascoltati, li scrittura per il Clan, naturalmente "spersonalizzandoli" a
dovere con un nome che in qualche modo sarebbe stato ricondotto a lui.
Così nascono I Ragazzi Della Via Gluck, che sebbene non avranno mai il
successo che forse avrebbero meritato (se soltanto si fossero smarcati
dal padre-padrone) andranno avanti per circa quattro anni partecipando a
manifestazioni di rilievo come i vari Cantagiro, Disco per L'Estate e
Sanremo. La canzone scelta per il lancio ufficiale è la cover di HOLD
ON, I'M COMING di Sam & Dave, che in italiano viene tradotta come IL
CONTADINO.
UN DISCO PER L'ESTATE 1967
Il 20 aprile è partita la quarta edizione del
Disco Per L'Estate che si concluderà il 10 giugno a Saint Vincent. Sono
49 le canzoni in gara, 43 i solisti e sei i complessi beat (o pseudo). A
riprova che la Rai Tv non li ama, ne ammette solo un'esigua
rappresentativa e neanche, tra quelli, i più famosi. E sono: per la ARC
(RCA) i Girasoli con VOGLIO GIRARE IL MONDO (anche loro della linea
verde), gli Scooters per la SAAR con MI SEGUIRAI. Per la Durium i Nuovi
Angeli, non ancora molto conosciuti (il loro boom arriverà nel 1970) con
GUARDAMI NEGLI OCCHI, i Satelliti per la Ricordi con MONDO MIO e i
Delfini per la Decca con BEAT BEAT HURRÀ. Una canzone orribile: questo è
il grido che ci tiene uniti, beat beat hurrà. Fuori tempo e fuori dal
loro personaggio in stile impiegati di banca. Per ultimo un gruppo beat
abbastanza acido come gli Snakes che incidono per la Cinevox e
presentano una curiosa canzone dal titolo TANTA PARTE DI MALE.
Una curiosità è Wilma Goich che presenta una canzone di Tenco (quindi già
edita) dal titolo SE STASERA SONO QUI, tanto per non speculare sulla
morte del cantautore! Ma al Disco Per L'Estate le canzoni in gara non
dovrebbero essere inedite? Comunque il singolo avrà molta fortuna
durante l'estate, soprattutto al Cantagiro. Tony Renis è molto atteso
perché la Rai non lo ammise come cantante al festival di Sanremo, ma
solo come autore di QUANDO DICO CHE TI AMO, adducendo la scusa che come
cantante era ormai finito. Ora è in gara con una canzone dal titolo NON
MI DIRE MAI GOODBYE e combatte sotto le insegne della RCA. Altri
bocciati sanremesi si buttano a capofitto nella manifestazione della Rai
per prendersi una rivincita. Uno di questi è Jimmy Fontana, bocciato in
prima istanza dalle giurie della città dei fiori, ora si presenta con un
pezzo che diverrà il suo nuovo best seller e cioè LA MIA SERENATA (RCA).
Anche Carmen Villani si rifà sotto con HO PERDUTO TE (Cetra) sperando in
un colpo di fortuna così come Gian Pieretti (Vedette) che a Sanremo con
le sue PIETRE era stato surclassato e di molto dal suo collega francese
Antoine, restandogli nemmeno le briciole.
Una curiosità: l'11 giugno i
siciliani vanno alle urne per eleggere i deputati della nuova Assemblea
Regionale e la Dc lancia lo slogan sui cartelloni elettorali "La Sicilia
è stanca di quelli che tirano le pietre", riferito ai violenti militanti
del PCI e agli scontri che li hanno visti protagonisti. Qui è in gara
con JULIE 367.008 al quale la Rai toglie il numero telefonico facendola
diventare solo JULIE, perché c'è un numero telefonico uguale a Bologna.
Gian Pieretti aveva presentato sia IN UN CAMPO DI FIORI sia L'UOMO SENZA
FORZA ma la commissione aveva poi optato per la più leggera delle tre.
L'UOMO SENZA FORZA è stata poi usata come lato B di JULIE 367.008 La
Villani finisce subito fuori gioco per via della sua canzone che è
alquanto impegnativa per estensione vocale. Cosa che avrebbe dovuto
evitare come una sciagura. Un po' di Bacharach che fa tanto serata
mondana, un pizzico di Dylan per far leva sui giovani e quel po' di beat
che non guasta mai. Risultato, cacciata via a fuga di cane (come si dice
a Roma).
Un no secco è arrivato per la Zanicchi e per Leali, entrambi in
forza alla RIFI. La prima cantava una canzone molto noiosa dal titolo
QUEL MOMENTO, il secondo un bel pezzo dal titolo SENZA DI TE, che
inciderà anche la Vanoni. Il brano della Zanicchi è valido solo a metà.
Inizia bene con una frase musicale che si gonfia progressivamente ma che
al ritornello si sgonfia invece di esplodere. Quello di Leali, come si è
detto meritava molto ma molto di più. Una bella canzone con richiami al
jazz e con un arrangiamento superbo. Ma Leali in questo momento non
necessita dei riconoscimenti e delle lusinghe di Saint Vincent. Il suo
ultimo disco (che poi in realtà è in circolazione da sei mesi ma che
comincia a vendere solo ora) è appena arrivato nelle classifiche e sarà
il disco più venduto del 1967 (A CHI).
Altri bocciati durante le selezioni
radiofoniche sono Gianni Pettenati (Cetra) che canta IO CREDO IN TE e
Annarita Spinaci (MRC) BALLA BALLA. Prendo per esempio questi due
cantanti perché entrambi arrivavano da un momento particolarmente
fortunato, con BANDIERA GIALLA (il primo) e QUANDO DICO CHE TI AMO (la
seconda), vera rivelazione di Sanremo 1967. La sua canzone non è
malaccio. Sfrutta il giochetto del dialogo tra voce e strumenti e lei ha
una notevole carica jazzistica e di swing. Forse il motivo principe del
suo insuccesso come cantante di musica leggera. Un altro che viene
escluso dalle finali è Pino Donaggio (Voce Del Padrone), che sembra
proprio non ce la faccia a tirarsi su. Eppure la canzone QUEL BRIVIDO DI
FREDDO non avrebbe certo sfigurato in finale. Nella struttura si sente
la mano del musicista autentico, di chi ha studiato al conservatorio.
Poi c'è un debutto ufficiale, sotto lo stemma della BLUEBELL. Ed è
quello di Fiammetta che presenta RICORDARE E DIMENTICARE. Fiammetta è
molto giovane (nata nel 1950) ed è la figlia del maestro Tombolato
dell'orchestra della Rai. Fiammetta ha avuto il suo battesimo del fuoco
durante il tour italiano dei Rolling Stones, dove ha cantato LITTLE MAN
e MILLE CHITARRE CONTRO LA GUERRA, del repertorio di Sonny & Cher e la
Villani.
Diciamo che di pezzi allegri estivi ce ne sono ben pochi. Tutti
sul triste o sul noioso spinto. Per trovare qualcosa di divertente
bisogna passare per Riccardo Del Turco (CGD) che presenta UNO
TRANQUILLO, una sambetta tanto per ricordare che lui è quello di FIGLIO
UNICO, Anna Marchetti (Meazzi) con GIRA FIN CHE VUOI o la Isabella
Iannetti (Durium) con CORRIAMO ma entrambi i pezzi sono davvero
inconsistenti. Allora tanto vale citare Robertino (Carosello) e la sua
ERA LA DONNA MIA. Lui è quello che è, cioè un Claudio Villa in minore,
però bisogna ammettere che la sua canzoncina è fresca ed anche
orecchiabile.
I MARCELLOS FERIAL
Una canzone suggeritami da un lettore della nostra
rubrica (Paolo di Orani in provincia di Nuoro) della quale nessuno parla
mai. Una canzone che ha avuto pochissimo riscontro nelle vendite ma che
vale la pena di commentare per ricordarla. La canta un gruppo di matusa,
ossia i Marcellos Ferial, seriosi professori d'orchestra che nel 1964
vinsero un Disco Per L'Estate con SEI DIVENTATA NERA. Tre simpatici
signori (che qui vediamo abbigliati nella maniera sarda) che rispondono
al nome di Marcello Minerbi, Tullio Romano e Carlo Timò che disponendo
di voci abbastanza anonime si affidano esclusivamente al repertorio che
può essere leggero ed estivo come la canzone appena citata oppure più
denso di significati come ANGELITA DI ANZIO.
Questa volta è il turno di
I VASA E I MAMIA, che i Ferial portano al Cantagiro dopo che la giuria
esaminatrice l'ha scartata da Sanremo per motivi di censura. Il
Cantagiro è una manifestazione che porta loro fortuna. L'anno precedente
hanno quasi rischiato la vittoria presentando JOHN BROWN. Quest'anno
puntano su qualcosa di completamente diverso, come direbbero i Monthy
Phyton. La canzone racconta di una faida tra due famiglie sarde (a
proposito, un saluto alla famiglia Mulas che ci legge sempre con
attenzione!) e di una capra. La capra dei Vasa viene uccisa dai Mamia
perché sorpresa a brucare l'erba sul loro territorio. Il fattaccio dà la
stura ad una serie di sanguinose vendette che si concludono con
l'annientamento totale delle due famiglie. A Sanremo non avrebbe
sfigurato ma gli organizzatori per evitare polemiche la fecero fuori,
anche perché era il momento del banditismo sardo e non si voleva
presentare una canzone che fosse forse ricollegabile ai luoghi più
comuni nella regione. Sul retro la canzone TU, SOLO AMORE MIO, un tema
orecchiabile che ricorda la loro prima incisione che fu un successo
nell'estate del 1962, QUANDO CALIENTA EL SOL.
IL TITAN
Un nuovo locale per giovani è stato inaugurato da pochi giorni
a Roma. Si tratta del Titan e ne è fondatore un ex collettone della
Pavone, Massimo Bernardi. Completamente diverso dal Piper, il Titan
assomiglia ad una ballroom americana anche per via della tipica sfera
ruotante piena di specchietti sistemata al centro del soffitto. Ad
inaugurare musicalmente il nuovo locale sono i Motowns, il complesso
dell'inglese Lally Stott, che da un anno circa risiede in Italia e che
molto successo avrà al Cantagiro 1967 con PRENDI LA CHITARRA E VAI.
Il CANTADISCO è la novità della RCA in fatto di long playing. La
dinamica casa discografica romana anticipa i tempi di buoni venticinque
anni inventando il karaoke. Il disco difatti contiene quattordici
canzoni in versione base orchestrale. Le stesse sulle quali cantanti
come Morandi, la Pavone, Mina hanno realizzato i loro dischi. Il
cantadisco è difatti dedicato a tutti coloro che vogliono provare a
cantare. Fa leva su quanti, ascoltando un cantante alla tv si sono
detti: "Ma non potrei cantare come lui se non meglio?". Ecco quindi
l'occasione giusta. Con l'aiuto di un registratore chiunque è in grado
di eseguire i brani scelti (QUANDO DICO CHE TI AMO, LA FISARMONICA, SE
TELEFONANDO, FORTISSIMO). Inoltre gli acquirenti del disco, una volta
registrate le voci, possono partecipare ad una selezione effettuata
dalla stessa RCA, inviando il nastro inciso, ricevendo a casa l'esito
dell'esame o dell'agognata scrittura. Cosa reale perché la RCA tramite
concorsi vari indetti in sede ha scoperto tantissime nuove voci. Claudio
Baglioni è uno degli esempi più classici. Il quale, scritturato nel 1968
(lo stesso anno di Renato Zero), è una tipica creatura RCA. Queste erano
le traccie dell'album:
1) ENNIO MORRICONE La fisarmonica ( GIANNI MORANDI )
2) THE ROKES Piangi con me ( THE ROKES )
3) FRANCO PISANO Quando dico che ti amo ( LES SURFS )
4) GUIDO RELLY Domani (SANDIE SHAW)
5) ENNIO MORRICONE Ti vedo uscire ( DONATELLA MORETTI )
6) LUIS ENRIQUEZ Lui ( RITA PAVONE )
7) ENNIO MORRICONE Te lo leggo negli occhi ( DINO )
8) THE ROKES Bisogna saper perdere ( THE ROKES )
9) ENNIO MORRICONE Il mondo ( JIMMY FONTANA )
10) LUIS ENRIQUEZ Fortissimo ( RITA PAVONE )
11) GUIDO RELLY Se telefonando ( MINA )
12) GUIDO RELLY Vivrò ( ALAIN BARRIERE )
13) CARLO PES Pensiamoci ogni sera ( DALIDA )
14) ENNIO MORRICONE Se perdo anche te ( GIANNI MORANDI )
Rita Pavone
Il 27 maggio RITA PAVONE vince l'Europremio 1967 per il settore vedettes
internazionali, non senza qualche polemica. Il giurato norvegese voleva
a tutti i costi che fosse premiata una sua connazionale che non
conosceva quasi nessuno. Per un curioso senso di ospitalità (la
manifestazione aveva luogo a Venezia) i giurati italiani avrebbero
dovuto votare per una certa Solvi Wang e rinunciare a premiare Rita
Pavone. Di fronte a questa situazione i giurati italiani decidono di
astenersi dal voto in ognuna delle terne dove ci fosse un nostro
candidato. Ad ogni modo l'astensione della delegazione italiana non
impedisce alla Pavone di assicurarsi il premio, che in altri campi va
alla coppia anglo-russa Nureyev-Margot Fontane per il ballo, a Gino
Cervi per Maigret, a Mireille Mathieu per la musica leggera, alla
tedesca Schwarzkopf per la lirica, all'inglese Diana Rigg come attrice
drammatica.
Nel frattempo Celentano sta facendogli la corte. Nel senso
che saputo il desiderio di Rita di cambiare casa discografica, sta
proponendogli la possibilità di entrare nel suo Clan. Cosa che la Pavone
rifiuta. Chi si sta facendo sotto molto pesantemente con l'allettante
promessa di 120 milioni è la RiFi che accarezza l'idea di avere sotto la
sua insegna Mina, la Zanicchi e la stessa Rita. Non solo la RiFi non
avrà la Pavone ma come ben sappiamo perderà anche Mina a fine anno, in
procinto di avviare il lavoro nella propria casa discografica.
Perché questo desiderio di cambiare scuderia? Dalla RCA la Pavone percepisce
solo una minima percentuale sui dischi venduti mentre Teddy Reno
vorrebbe aumentare e di parecchio questa percentuale. In più la Pavone
accusa la Rca di averla lasciata sola tre anni prima quando i suoi due
dischi SCRIVI e L'AMORE MIO non si vendettero come i precedenti, cosa
che fece molto dispiacere alla cantante torinese. Si dimentica però che
due anni dopo (1966) la stessa RCA le comprò una Jaguar rosa per il suo
ventunesimo compleanno e per ringraziarla per il quasi milione di copie
vendute con i dischi della stagione primaverile IL GEGHEGÈ e FORTISSIMO.
Sul fronte cinematografico Rita sta girando il film che la vede insieme
a Lucio Dalla, LITTLE RITA NEL FAR WEST ma già Bolognini l'ha contattata
per girare un film su Pinocchio in chiave moderna, nel paese dei
balocchi beat con i costumi di Donati e le musiche di Nino Rota che già
aveva musicato IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA. Del progetto (che poi
verrà proposto anche a Celentano) non se ne farà più niente ma resta
l'idea di Franchi ed Ingrassia nel ruolo del gatto e la volpe ripreso
poi da Comencini per il suo Pinocchio televisivo.
Christian Calabrese