Settimana 30 Marzo 1968
( da Musica & Dischi )

1. La tramontana - Antoine
2. Canzone - Don Backy
3. Gimme little sign - Brenton Wood
4. Casa bianca - Marisa Sannia
5. Canzone per te - Sergio Endrigo
6. Affida una lacrima al vento - Adamo
7. Canzone - Adriano Celentano
8. The ballad of Bonnie & Clyde - Georgie Fame
9. Un uomo piange solo per amore - Little Tony
10. Deborah - Wilson Pickett
11. Vengo anch'io.. no tu no - Enzo Jannacci
12. Siesta - Bobby Solo
13. Words - Bee Gees
14. Come un ragazzo - Sylvie Vartan
15. Quando m'innamoro - Anna Identici
16. Lady Madonna - Beatles
17. Il volto della vita - Caterina Caselli
18. Canzone per te - Roberto Carlos
19. La siepe - Al Bano
20. Chimera - Gianni Morandi

Come spesso succede, quando si scrive di certi periodi "pieni", c'è molta carne al fuoco. Quindi, chi non se la sente di leggere tutto, scelga gli argomenti che più gli interessano contraddistinti dai capitoli col titolo in neretto. Ok?

È primavera e la voglia di bella stagione e di novità cerca di farsi largo anche nelle classifiche che, comunque sia, sono ancora monopolizzate dai motivi sanremesi, almeno per quel che concerne le primissime posizioni. Una classifica che, eccezion fatta per i nomi dei Beatles, dei Bee Gees, della nuova stella Georgie Fame e di Brenton Wood, parla prevalentemente italiano. Sedici canzoni su venti sono nella nostra lingua anche se alcune sono eseguite da cantanti stranieri. L'anticipo di una calda estate ci arriva dalle nuove entrate della Caselli, di Morandi, della Vartan e di Adamo. A parte Silvie Vartan, le altre tre procureranno dei best seller per tutto il periodo estivo contribuendo allo stallo delle classifiche discografiche del periodo primavera-estate 1968. Con lo scarso ricambio ai vertici delle hit parade coloro che sono capaci di insediarsi ai primissimi posti nel periodo maggio-giugno riusciranno a rimanerci per tutta la stagione vacanziera, settembre incluso. Poi ci sono le canzoni a scoppio ritardato, cioè quelle uscite alla fine dell'anno precedente ma che cominciano ad ingranare soltanto in questo periodo. Come Bobby Solo e la sua SIESTA, presentata a Partitissima 1967 e che fino ad ora sembrava non avere chance nelle classifiche.

ENZO JANNACCI

E che dire della la surreale VENGO ANCH'IO NO TU NO di ENZO JANNACCI, personaggio milanese molto noto nella capitale lombarda ma che fino ad ora non era riuscito a farsi apprezzare fuori dalle mura della città e dai frequentatori dei cabaret milanesi. Eppure Jannacci sono anni che si agita (non è un caso se si usa questo verbo!) nel mondo della canzone, soprattutto quella di un certo tipo, cara ai salotti bene dell'intellighenzia meneghina. Quei salotti in cui è facile trovare personaggi come Dario Fo, i Gufi, Franca Mazzola, Maria Monti, etc.
Artisti che gioiscono ad essere considerati di nicchia e quasi si dispiacciono del raggiungimento della popolarità. Si sta così bene negli scantinati!! Fa così "alternativo"! Però, come si sa, negli scantinati c'è umidità e dopo un po' cominciano ad arrivare i primi dolori alle ossa e quindi bisogna darsi da fare per uscirne fuori e farsi vedere, magari in tv. "Sai quella scatolina che la gente ostina a tenere nel salotto e che è così poco chic...". Ecco, proprio quella. E improvvisamente la sovraesposizione televisiva di Jannacci è così massiccia che addirittura la Rai decide di dare il titolo di VENGO ANCH'IO ad una trasmissione estiva di punta del sabato sera su Rai Uno, presentata da Raffaele Pisu e... Provolino. La sigla iniziale a cartoni animati è proprio quella di Jannacci, anche se a cantarla non sarà lui ma degli anonimi coristi. VENGO ANCH'IO è la storia buffissima di un uomo che viene respinto da ogni evento, perfino dal suo stesso funerale. Viene scambiata per una canzone prettamente umoristica ma in realtà la tematica di fondo è un po' più complessa. Un'analisi cruda di molti uomini che vivono ai margini della società, isolati in modo assurdo, come ci spiega l'autore, al punto di non poter partecipare ad eventi che li vedono in prima linea. La cantano i bambini e quando i bambini cantano una canzone significa che davvero ha fatto centro. VENGO ANCH'IO NO TU NO diviene un modo di dire che ancora è valido adesso e anche la pubblicità ne fa uso. Sul retro GIOVANNI TELEGRAFISTA, che presenta in uno spettacolo di Antoine dal titolo ZUCCHERO E CANNELLA. Una spallata alla struttura poetica delle canzoni comuni fisse al solito frasario che sembra nato dalla penna di Martinetti. Sdoganato Jannacci, quindi. Eppure solamente un anno prima registrò con Lauzi, Lino Toffolo e Felice Andreasi un programma che non venne mai trasmesso dalla Rai, dal titolo CHI FA DA SÉ, perché utilizzava un tipo di comicità che la gente non capisce, quella poi portata al successo da Cochi e Renato, con i quali Jannacci ha collaborato per anni. La stessa collaborazione che ebbe con Gaber insieme al quale diede vita ad un duo, i Corsari. Nel 1959 incisero insieme UNA FETTA DI LIMONE. La RCA ha comunque creduto in lui e dopo anni di tentativi incompresi dal pubblico gongola per essere riuscita ad imporre un personaggio così strano come questo pallido e stralunato internista di una clinica chirurgica milanese con l'hobby dello spettacolo.

GIANNI MORANDI

È finita. Morandi è tornato borghese. Per fortuna sua e degli italiani obbligati a leggere le imprese dal fronte del cantante emiliano tutte le settimane sui maggiori rotocalchi italiani. Il suo rientro è troppo importante e lui sta pianificando il tutto con il fido Migliacci e la RCA. Gianni ha fondato, insieme a Franco Migliacci, la Mi.Mo, casa editrice che nel 1970 diverrà anche discografica. La Mi.Mo ha al suo attivo il best seller morandiano inciso prima di entrare in caserma e che è stato per tutto il 1967 la sua personale colonna sonora. Stiamo parlando di UN MONDO D'AMORE. Quale sarà la canzone che decreterà il rientro ufficiale di Gianni nel mondo della musica in abiti borghesi? Ma facciamo un passo indietro e torniamo a gennaio, quando tutto era ancora da decidere. Cade l'occhio su una canzone dal titolo provvisorio di BAMBOLA. Il provino con la chitarra iniziale che ricorda molto quella di Mauro Lusini, buon amico del clan Morandi, tenta l'ex milite. Se non ché anche la Caselli pare ci abbia buttato gli occhi, in cerca di un altro hit importante, visto che la sua ultima incisione dal titolo SOLE SPENTO non ha funzionato come avrebbe dovuto. Anche a Little Tony avevano sottoposto questa canzone ma lui era rimasto scandalizzato perché la sua immagine di sciupafemmine ne avrebbe risentito molto se avesse cantanto frasi come "tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola". No, non era proprio il caso. Cosa fare? La Caselli vorrebbe inciderla e lui non è contrario a questa soluzione. Le edizioni resterebbero quelle della Mi.Mo e il suo riscontro economico l'avrebbe avuto ugualmente. Bisogna però cercare una canzone che sia valida quanto quella BAMBOLA. E magari affiancargli un film che abbia lo stesso titolo della canzone, da girare con la moglie. Ecco quindi uscire dalla penna di Migliacci e di Bruno Zambrini la canzone boom dell'estate 1968 per Gianni Morandi, CHIMERA, che ricalca volutamente i successi del periodo d'oro (vedere classifica commentata del 30 giugno 1968) e che, sebbene faccia vendere molti dischi è un passo indietro rispetto alla produzione precedente, quella di UN MONDO D'AMORE, SE PERDO ANCHE TE o C'ERA UN RAGAZZO CHE COME ME. Comunque sia, firma un contratto quinquennale molto ma molto redditizio con la RCA che se lo assicura fino al giugno 1973. A Roma, insieme ad Aldo Fabrizi, Modugno, Carlo Dapporto , Montesano ed altri, presenzia all'inaugurazione del nuovo locale di Lando Fiorini, il Puff, a Trastevere (lo vediamo in quella occasione nella foto). Lo invitano a cantare e non si fa pregare. Imbraccia la chitarra e canta C'ERA UN RAGAZZO, senza microfono proprio come si addice ad un locale off, alternativo. Sebbene sia abituato ai palazzetti dello sport e agli stadi.

WILSON PICKETT

Attenzione: ci sono in giro prati di sabbia ed ali di fuoco! Ce l'hanno detto urlando Fausto Leali e Wilson Pickett in DEBORAH. E siccome sono due brave persone perché non credergli? Solo non si vede l'ultilità dei prati di sabbia. A chi servono? Ai cavalli a dondolo? Scherzi a parte, DEBORAH è un successo clamoroso, grazie alla voce del negro bianco Fausto Leali, alle prese col primo vero rhytm'n'blues della sua carriera ma anche grazie alla voce tonante dell'americano Wilson Pickett che, essendo lui un re del genere R&B, trova pane per i suoi denti e ne scodella una versione fantastica che in un certo qual modo oscura quella del cantante di Nuvolento, almeno nelle classifiche di vendita. La canzone di Pallavicini-Conte sembra realmente uscita dalla fucina di idee di Detroit, capitale riconosciuta del genere in questo momento più alla moda, quello sfornato dall'Atlantic, dalla Tamla Motown e dalla Stax, tre delle maggiori case discografiche per cui incidono i migliori artisti mondiali della musica black. Pickett appartiene all'Atlantic, la stessa casa della Franklin e di Otis Redding, deceduto da pochissimi mesi a causa di un incidente aereo. La registrazione del pezzo sanremese è durata all'incirca 5 ore dopodiché il cantante ha detto agli emissari della casa discografica italiana (la RiFi distribuisce i dischi dell'Atlantic) di non volere più sentire parlare del Festival di Sanremo fino al momento in cui salirà sull'aereo che dagli Usa lo porterà a Nizza e da lì una Rolls, richiesta espressamente dall'artista, l'accompagnerà al teatro per le prove. Con Pickett arrivano anche i nove componenti del complesso che sono soliti accompagnare il capo negli spostamenti di lavoro, più il suo manager, Mr. Evans. Pickett riceverà un compenso di 16 mila dollari più dieci biglietti andata e ritorno in prima classe per New York. Dopo il festival, a differenza degli altri colleghi stranieri si ferma in Italia per registrare alcune partecipazioni televisive per trasmissioni di punta, come ad esempio Settevoci di Pippo Baudo, la seguitissima gara canora della domenica con ospiti veramente molto importanti. A Roma si esibisce al Teatro Olimpico entusiasmando il pubblico insieme al suo gruppo, i Mighty Cruds. Duemila persone all'interno del teatro e parecchia gente fuori rimasta senza biglietto. La canzone che Wilson Pickett (o meglio la sua casa) aveva tirato fuori prima di DEBORAH era la bellissima I'M SORRY ABOUT THAT. Melodia lenta e un sax che spadroneggia, quando ad un tratto Pickett si scatena tenendo note lunghissime che danno l'idea di una richiesta di comprensione (il titolo della canzone è "Mi dispiace di questo"). In contemporanea la RiFi (che come si è detto distribuisce l'etichetta americana di Pickett) fa uscire due dischi a 45 giri già noti in Usa MUSTANG SALLY e STAG-O-LEE. Naturalmente gli abbina un long playing con i maggiori successi del cantante. La copertina è orribile. Ci mostra un Wilson Pickett più giovane di 7-8 anni, così come non l'hanno visto gli italiani al festival.

ARETHA FRANKLIN

Il R&B sta vivendo in Italia una stagione da leone. È la volta di Joe Tex e Aretha Franklin. Il primo, con la canzone SHOW ME arriva primo a Bandiera Gialla. Una canzone elettrizzante che sprigiona una tonnellata di R&B, implacabile e martellante. Sul lato B c'è una versione di FOR YOUR LOVE degli Yardbirds. Aretha aggiunge un'altra perla alla collana di successi ottenuti in Italia ma più che altro nel mondo. Dopo RESPECT è la volta di CHAINS OF FOOLS. Disco che ha stazionato per più di un mese nelle primissime posizioni USA e nella speciale classifica R&B di Billboard arrivando al primo posto assoluto. È la storia di un amore senza futuro tra due persone che prendono la vita così come viene, in modo da viverla intensamente minuto per minuto. Più che un Rhytm'n'Blues lo si potrebbe definire un blues per struttura musicale. La voce della Franklin, capace di virtuosismi eccezionali, dona un ritmo incredibile al pezzo. Proprio in questi giorni le viene consegnato il quinto disco d'oro dalla RIAA (Record Industry Association of America) per avere venduto un milione di copie del singolo SINCE YOU'VE BEEN GONE. Gli altri 4 li aveva ricevuti per I NEVER LOVED A MAN (THE WAY I LOVE YOU), RESPECT, BABY I LOVE YOU e CHAINS OF FOOLS. A Detroit, sua città natale, per un concerto dopo un anno intero, 12 mila persone le dedicano l'ARETHA'S DAY.

Bandiera Gialla

E a proposito della trasmissione di Boncompagni, che abbia dato uno scossone alle case discografiche è indubbio. Lo prova la decisione di pubblicare in Italia le novità discografiche contemporaneamente alla loro uscita all'estero. Questo fine mese è ricco di novità presentate in trasmissione televisiva il sabato. Da FOXY LADY di Hendrix a SPOOKY dei Classic IV, alla versione originale del brano della Caselli, THE DAYS OF PEARLY SPENCER di David McWilliams, a MIGHTY QUINN dei Manfred Mann. I Beatles apriranno la puntata odierna, quella del 30 marzo, con LADY MADONNA. È la terza settimana consecutiva che il quartetto britannico compare alla ribalta della trasmissione Bandiera Gialla con la nuova canzone ma il disco, pur avendo raggiunto facilmente le finali nelle due precedenti occasioni non è riuscito ad aggiudicarsi la vittoria che è andata ai Manfred Mann e alla loro MIGHTY QUINN scritta da Bob Dylan, disco giallo da tre settimane. Ora si profila all'orizzonte Arthur Conley e la travolgente FUNKY STREET che sicuramente darà parecchio fastidio al complesso dei Manfred Mann.

MARISA SANNIA

È da un anno che questa graziosa cantante sarda si aggira nel mondo della musica italiana. Molto carina, bionda, slanciata. Sembra il prototipo di figlia di quelle famiglie americane che dimorano nel capoluogo sardo. Nata ad Iglesias nel 1947. Il suo vero nome è Sannias. E come tantissimi personaggi nuovi, anche lei è stata lanciata da Settevoci. Il suo repertorio è molto particolare e soprattutto non va dietro ai generi di moda. Tutte le sue incisioni possono forse dirsi ripetitive(?) ma non sono mai di lana grezza. È molto seguita dalla sua casa (la Fonit Cetra) che le affianca Sergio Endrigo il quale la prende in simpatia (e non solo) guidandola in un percorso musicale di buon livello. Premio della critica discografica nel 1967, vincitrice assoluta a Settevoci. Fragili, aeree e delicate sono le sue canzoni costruite appositamente sul suo personaggio di brava ragazza (ma che è lontanissimo da quello costruito ai suoi tempi per la Cinquetti). Lei non attende a casa telefonate o l'età giusta per amare. Lei si fa sotto ma sempre con grazia, senza volgarità e senza scadere nel melenso. Fa sport (pallacanestro) e va a ballare come tutte le ventenni ma senza mai strafare. Insomma, le hanno cucito addosso un personaggio che tiene nel tempo, interessante soprattutto nel repertorio. Forse le si potrebbe imputare poca potenza vocale ma canta con naturalezza e quello che canta, sebbene non venda a dismisura (riesce ad essere moderata anche in questo!) è sicuramente di un certo livello. Soprattutto riesce a non creare forti antipatie attorno a sé. Nei rapporti con i colleghi si mantiene distante da polemiche e competizioni sul piano personale che sembrano non toccarla, facendosi scivolare sempre tutto addosso. Prima di Sanremo le avevano confezionato un singolo veramente interessante. Da un lato c'era NON È QUESTO L'ADDIO, con un coro che ricorda le prime incisioni delle Supremes, e dall'altro una specie di madrigale dal titolo SONO INNAMORATA (MA NON TANTO). Entrambe le canzoni sono composte dal suo pigmalione Endrigo che l'avrebbe voluta accanto a sé a Sanremo al posto di Roberto Carlos. La sua esecuzione di CANZONE PER TE non è affatto male e lo dimostra incidendola su un LP insieme ai suoi passati successi: TUTTO O NIENTE, UNA CARTOLINA (davvero bruttina), SARAI FIERO DI ME (di Migliacci-Zambrini e Bacalov)e la già citata NON E' QUESTO L'ADDIO. Dai titoli potete ben vedere che non sono propriamente dei successi ma il sorriso gentile di Marisa fa bella mostra dalle pagine dei settimanali di musica e dal tubo telescopico. Buca lo schermo e i registi televisivi lo sanno. E' per questo che per tutto il 1967 Marisa sarà invitata a tantissime trasmissioni televisive sebbene non abbia un brano che bruci le classifiche. Anche i registi cinematografici se ne accorgono e la vogliono in due film , I RAGAZZI DI BANDIERA GIALLA (a proposito: chi avesse questo film su vhs o dvd me lo faccia sapere) e STASERA MI BUTTO.
A Sanremo viene accoppiata ad Ornella Vanoni, cantante non ancora nelle grazie di tutto il pubblico italiano per causa di quell'alone di antipatia a pelle che esiste nei confronti dell'incolpevole artista , almeno fino a L'APPUNTAMENTO. E sembra quasi che Marisa debba soccombere in questa accoppiata all'apparenza sfavorevole per lei. Invece accade il contrario. CASA BIANCA diventa un successo ma nella versione della Sannia che batte anche quella dell'autore Don Backy. Per ben quattro volte la Vanoni ha fatto cambiare l'ordine di entrata tra lei e la cantante sarda, cosa accolta tranquillamente (come sempre) dalla Sannia, col sorriso sulle labbra. Sarà stata la bella orchestrazione di Detto Mariano, oppure la più convincente lettura del brano da parte della ragazza ma il successo di CASA BIANCA è da attribuire sicuramente a Marisa. La sua giovinezza acqua e sapone, i trasalimenti emotivi contenuti nei passaggi di tonalità sono elementi che concorrono a definire una bella interpretazione. Se si considera che la canzone non è un capolavoro dal punto di vista letterario aumentano ancora di più i meriti dell'interprete. Forse la Sannia in quel momento non si rendeva neanche conto di quello che le stava accadendo. Accoglie tutte le decisioni della cantante più anziana e più famosa e i suggerimenti dell'autore e fa la sua uscita sul palco senza particolari patemi d'animo. Così fa centro. Per una che viene dalla pallacanestro, è il minimo che potesse accaderle. A corto di notizie i giornalisti a Sanremo si scatenano per trovare un fidanzato segreto alla cantante che poi viene individuato come il suo parrucchiere di fiducia, venuto apposta da Roma per sistemare la sua tipica pettinatura a frangetta. Bastava cercare meglio... vabbè che non era facile giacché il fidanzato è arrivato a Sanremo con tanto di moglie al seguito. Ma bastava metterci un po' più di malizia... Un mese prima Mario Minasi (il manager) Endrigo e la stessa Marisa avevano smentito le voci di un presunto legame affettivo fra loro. E allora le si è cercato un fidanzato a tutti i costi affiancandole un giovane studente di ingegneria nativo di Cagliari. Comunque CASA BIANCA non ha nulla a che vedere con quella che si trova a Washington D.C. La casa bianca in questione è la giovinezza e l'infanzia. Si vorrebbe sempre restare bambini e mai lasciare una situazione di sicurezza e tranquillità per affrontare l'ignoto, cioè l'età adulta che, comunque sia, arriva. Pezzo lento, classicheggiante con violini e violoncelli ad evocare il rimpianto del passato. Tipica melodia alla Don Backy, in cui si percepisce quell'impasto rinascimentale che tanti autori toscani hanno in comune. Ad esempio, Masini e Don Backy sebbene differenti si avvicinano in alcune trame musicali comuni che vengono da molto lontano nel tempo. Sul retro un'altra composizione di Endrigo dal titolo VORREI AVERE TANTE COSE. CASA BIANCA vende 320 mila copie nella versione di Marisa e batte la canzone vincitrice del festival, CANZONE PER TE, scritta ed interpretata da Endrigo (e Roberto Carlos) che supera di poco le 300 mila unità. L'arrangiamento di CASA BIANCA, versione Vanoni, è stato fatto da Gino Paoli perché secondo la cantante soltanto lui avrebbe saputo farle cantare una canzone di quel genere, con delle note tenute lunghe sino alla fine senza calare. Don Backy ci rimane male. L'autore preferiva usasse il suo di arrangiamento (o meglio, quello di Detto Mariano) ma la Vanoni gli fa capire che a cantarla così, come l'autore avrebbe desiderato, sarebbe stata sbattuta fuori fin dalla prima serata. Da parte sua Don Backy viene citato in giudizio dal compositore Eligio Della Valle che ha chiesto al cantante il risarcimento dei danni morali e materiali per essersi appropriato della paternità della musica. Secondo la citazione presentata dall'avvocato del querelante i diritti della canzone vennero ceduti da Don Backy e dallo stesso Della Valle alle Edizioni Musicali Clan che inviarono la canzone a Sanremo. Gli autori affidarono la trascrizione e l'arrangiamento al maestro Mariano per l'esecuzione fonografica. Successivamente Don Backy affermava di essere, insieme a Detto Mariano, l'autore della musica. In seguito affermò che soltanto Detto Mariano ne era l'autore. Lui si era limitato a scriverne il testo. Naturalmente escludendo Della Valle. Oltre a ciò i due pseudo autori cedevano i diritti della stessa alla editrice El And Chris con sede a Roma. Ora il vero compositore ha denunciato Don Backy, Detto Mariano e la nuova casa editrice. Don Backy si consola in altre maniere. Ad esempio al cinema ci sono in cartellone due sue interpretazioni: BANDITI A MILANO, che racconta la famosa rapina del bandito Cavallero nel 1967, e I SETTE FRATELLI CERVI, noiosissimo film propagandistico di Gianni Puccini interpretato dai militanti Gianmaria Volonté e Carla Gravina.

ORNELLA VANONI dal canto suo approfitta della ribalta sanremese per far uscire un LP che contiene i suoi motivi più noti dei mesi precedenti. Si comincia dal samba estivo che ha segnato la bella stagione della cantante milanese e cioè la versione italiana di TRISTEZA (alla quale si è aggiunta una Z in più nel titolo) e che ha portato al successo in tutto il mondo Astrud Gilberto, cantante brasiliana vicinissima a Tom Jobim. Altra canzone nota è SENZA DI TE, lanciata da Leali al Disco per L'Estate 1967 ma che è stata praticamente oscurata dall'altro brano di Fausto, che era A CHI, in realtà lanciato in inverno con scarsi risultati. La versione della Vanoni è buona sebbene certe volte sembra miagoli. E ancora il rifacimento di UN'ORA SOLA TI VORREI, che lei stessa aveva inciso quando era alla Ricordi anni prima, ripresa in fretta in omaggio al boom di canzoni degli anni trenta e quaranta verificatosi nel periodo. Poi ancora LA MUSICA È FINITA, uscita a Sanremo l'anno precedente con scarsi risultati di vendita, una sigla tv CORDIALMENTE (programma di Enza Sampò), ORE D'AMORE che è poi la stessa canzone incisa da Fred Buongusto, la cover di THE WORLD WE KNEW (OVER AND OVER), successo del 1967 di Frank Sinatra dopo THAT'S LIFE e SOMETHING STUPID. Un disco per tutti i gusti che si venderà bene.

Sanremo

In testa alle classifiche a 33 giri c'è più di una compilation dedicata a Sanremo. Quelle della Fonit Cetra, della CGD, della Carosello e della RIFI. Claudio Villa, che era presente al festival come giornalista per un noto quotidiano romano, non ha perso tempo ed occasione per dire la sua a festival concluso, trovando falle ovunque nella baracca sanremese. Le sue continue intrusioni hanno dato fastidio a tutti. Esprimendo giudizi su tutto è riuscito a far aumentare il nervosismo di molto. Ha pronosticato un grande successo per Pino Dosaggio accoppiato con Timi Yuro: subito esclusi. Così ad un certo punto si è sparsa la voce che Villa portasse jella e tutti speravano che non facesse MAI nomi o pronostici. All'annuncio della canzone vincitrice ecco le lacrime aziendali del reuccio che si è commosso solo per Endrigo e la Sannia (facenti parte della sua stessa casa discografica) fregandosene altamente sia della Vanoni sia di Roberto Carlos. Alè! Ma forse a Villa bruciava il fatto di non aver preso parte alla competizione perché al posto suo a Sanremo è andata Bobbie Gentry, l'americana di ODE TO BILLY JOE che in coppia con Al Bano ha presentato LA SIEPE. E' una canzone che, sebbene ricordi nel fraseggio del ritornello l'"addio monti" di Lucia Mondella, di manzoniana memoria, vince il premio della critica intitolato a Luigi Tenco. Villa per puro spirito polemico la incide ugualmente e fa sentire come avrebbe dovuto cantarla in quel di Sanremo la raffinata Bobbie, che non ha dato un grosso aiuto al povero Al Bano. Bobbie veniva da un grande successo mondiale come ODE TO BILLY JOE, storia di un ragazzo che si uccide perché non si sente accettato dai suoi coetanei. Canzone ripresa in italiano da un'ancora ignota Paola Musiani. Come sempre si mandano gli stranieri allo sbaraglio facendo interpretare a loro canzoni che non sono nelle loro corde, cercando di sfruttare il nome in termini di vendite e di audience. In questo caso Villa non ha tutti i torti. La sua versione de LA SIEPE è nettamente superiore a quella della cantante americana perché eseguita in voce così come avrebbe dovuto essere. Villa la incide in un 45 giri che naturalmente non comprerà nessuno (il lato B è TU CHE NON SORRIDI MAI presentata a Sanremo dalla Berti e da suo cugino Piergiorgio Farina) ma la Fonit la include nella sua personale selezione del festival insieme ai brani di Pettenati, di Endrigo, della Sannia, etc. Interessante ascoltare la canzone MI VA DI CANTARE nell'interpretazione di Carmen Villani, de GLI OCCHI MIEI in quella della Sannia e de LE OPERE DI BARTOLOMEO, quasi una pietra tombale sulla carriera dei Rokes, nella versione inedita di un altro cantante della scuderia Fonit Cetra e cioè Patrick Samson.
Penoso è il 33 della Carosello dove l'unica versione originale è quella di Elio Gandolfi che in coppia con la Bassey ha interpretato LA VITA, una stupenda canzone subito esclusa dalla competentissima giuria sanremese. Tutte le altre canzoni sono state reincise da interpreti della Carosello sconosciuti al pubblico. Alcuni esempi: CANZONE PER TE interpretata da Gian Gazzola (!!), LA TRAMONTANA da Giuliano Selleri e DEBORAH da Edo Beato. La CGD fa invece le cose per bene avendo buoni cantanti tra le sue file. Quindi anche quella canzoni non eseguite all'origine da interpreti appartenenti alla scuderia milanese trovano ottime repliche come ad esempio CASA BIANCA cantata per l'occasione dai Camaleonti, CANZONE dal giovanissimo Massimo Ranieri, IL RE D'INGHILTERRA dai Profeti. La Rifi invece affida tutte le canzoni finaliste all'orchestra di Lester Freeman e la Voce Del Padrone (Emi) al maestro Enrico Intra che insieme ad una buonissima orchestra ripresenta tutte le 24 canzoni sanremesi. Un modo come un altro per differenziarsi dal mercato.
PER VIVERE, la canzone portata a Sanremo dalla Zanicchi e da Udo Jurgens e che non ha avuto assolutamente successo (l'ha scritta Umberto Bindi) è stata incisa dall'inglese Ken Dodd. E' una specie di Robertino d'oltremanica col titolo di AND YOU WERE THERE ed è entrato nelle classifiche britanniche, che oltre ad essere ricettacolo di musica pop e psichedelica lo sono anche di cantanti amati da un pubblico più adulto (come Andy Williams e Humperdinck). C'è anche una versione francese del pezzo, cantato da Line et Willy, un duo monegasco che rappresenterà il Principato a Londra il 6 aprile all'Eurofestival.

MINA

Finita la buriana del festival i cantanti esclusi o quelli che non hanno voluto partecipare attingono alla fonte sanremese per recuperare in qualche modo lo svantaggio (o il vantaggio) di essersene rimasti a casa. Come ogni anno Mina è la prima a scegliere le canzoni da incidere (e spesso rimane la sola a farlo). Regala al suo pubblico una magistrale interpretazione de LA VOCE DEL SILENZIO che oscura anche la versione di Dionne Warwick. Il 45 giri edito dalla PDU però comprende il pezzo vincitore del festival, CANZONE PER TE, e porta sul retro una canzone di Carlo Alberto Rossi dal titolo CHE VALE PER ME, interpretata da Gagliardi e dalla cantante jazz Ertha Kitt. Gagliardi accoglie non molto favorevolmente la decisione della tigre di Cremona, giacché sarebbe la seconda volta che Mina gli scippa un pezzo della manifestazione. La prima volta toccò a SE TU NON FOSSI QUI e in quell'occasione Peppino Gagliardi non vendette quasi niente del suo singolo. Chi segue la strada di Mina è Carmen Villani che incide la simpatica MI VA DI CANTARE presentata al festival da "Satchmo" Armostrong e da Lara Saint Paul. Ne fa una versione allegra e divertente, in stile dixieland che dà al pezzo nuovo smalto e vivacità. Tornando a Mina, il gruppo editoriale che è a capo delle testate Amica, La Domenica Del Corriere e La Tribuna Illustrata chiede alla cantante di incidere un LP da regalare a coloro che sottoscrivono l'abbonamento ad uno dei tre settimanali. Le indicazioni musicali arrivano proprio dai lettori. Dallo spoglio delle schede inviate deriverà un graduatoria e le dodici canzoni in testa vengono incise dalla cantante che si trova a confezionare un long playing non ufficiale, fuori dalle consuetudini dei canali commerciali. Il titolo dato al 33 è LE PIU' BELLE CANZONI ITALIANE INTERPRETATE DA MINA e include anche canzoni che lei aveva precedentemente inciso nel corso degli anni e che qui si rifanno il trucco con un nuovo arrangiamento. Questa è la tracklist:
1 - Il cielo in una stanza
2 - E se domani
3 - Munasterio 'e Santa Chiara
4 - Canzone per te
5 - Ma l'amore no
6 - Se stasera sono qui
7 - 'O sole mio
8 - La musica è finita
9 - Io che amo solo te
10 - Non ti scordar di me
11 - Silenzioso slow (Abbassa la tua radio, per favore)
12 - Roma nun fa la stupida stasera.
Molte di queste canzoni saranno poi recuperate nell'album I DISCORSI del 1969.
Mina incide anche un LP, il primo per la PDU. Il titolo è DEDICATO A MIO PADRE e si cimenta in standard americani come I SHOULD CARE o JOHNNY GUITAR. C'è posto anche per BESAME MUCHO, MA SE GHE PENSO, canzone genovese alla quale è indotta poco spontaneamente da Augusto Martelli e da Giorgio Calabrese e LA CANZONE DI MARINELLA di De Andrè che Mina fa conoscere a tutti quanti. Da quel momento Fabrizio De Andrè avrà vita facile ed una maggiore attenzione e visibilità dal pubblico italiano. Da anni considerato uno dei più preparati cantautori italiani, non è mai stato toccato dalla notorietà. Essere sdoganato in maniera così prorompente da una cantante come Mina, la quale interpreta egregiamente una testo particolare come LA CANZONE DI MARINELLA (si diceva portasse male!), lo porta al successo che probabilmente avrebbe meritato in precedenza. Domanda lecita: se Mina non avesse mai incrociato la strada di Fabrizio De Andrè, le cose per lui sarebbero andate nello stesso modo? GIGLIOLA CINQUETTI

A Salerno non ha cantato ma ha disegnato, al cospetto di una sorridente commissione esaminatrice, il prospetto di una piazza. Lei è GIGLIOLA CINQUETTI e la scuola è l'istituto tecnico commerciale Antonio Genovesi, dove si svolgono gli esami di abilitazione all'insegnamento del disegno nelle scuole secondarie. La candidata che un mese fa aveva superato la prova scritta con il punteggio di ventiquattro trentesimi ha affrontato la prova alla lavagna e gli orali di storia dell'arte con una certa sicurezza. La prova ha avuto esito positivo e Gigliola è stata abilitata con il punteggio di 67 su 75. La Cinquetti non ce l'ha fatta a portare in classifica la sua SERA, canzone scritta da Roberto Vecchioni e Andrea Lo Vecchio, canzone non molto orecchiabile. A Sanremo l'accompagna GIULIANA VALCI, su cui la CBS punta molto. Prima di Sanremo le fa incidere un brano molto bello dal titolo UN INUTILE DISCORSO, versione italiana di una canzone di Paul Simon (THE DANGLING CONVERSATION). Nel retro c'è una canzone, QUANDO GLI OCCHI SONO BUONI, firmata da un ragazzo di belle speranze che risponde al nome di Lucio Battisti. Per questo motivo il disco è uno dei più collezionati e ricercati nelle varie fiere-mercato. UN INUTILE DISCORSO viene presentato a Bari durante la manifestazione Caravella Di Successi al teatro Petruzzelli e vince la competizione indossando un lungo abito nero che riecheggia visivamente la magia del brano. Poi eccoci al pre-Sanremo. Roberto Vecchioni compone la canzone espressamente per Giuliana, nell'intimità della sua casa milanese e ne fa sentire i passaggi alla chitarra man mano che nascono mentre la mamma di Vecchioni rifocilla i due artisti con il tè. La Cinquetti aveva presentato alla commissione sanremese il brano GUARDA GUARDA, VOLANO LE RONDINI, che fu bocciato. Ma chiaramente la CGD (consorella della CBS) non poteva assolutamente perdere il treno della riviera perché Ola era nettamente in ribasso. La cantante di Verona ascolta il provino e se ne innamora (provino fatto dalla stessa Valci). Chiede alla casa discografica di togliere di mezzo la Valci ma la CBS s'impunta e vanno insieme a Sanremo. In partenza la Valci avrebbe dovuto doppiare la Warwick (che da parte sua avrebbe dovuto presentare due canzoni) ma poi sceglie un brano più adatto ai suoi virtuosissimi, LA VOCE DEL SILENZIO. Ma i rapporti fra le due cantanti continuano a non essere affatto idilliaci. La prima sera quando Gigliola vede l'esibizione della sua collega davanti al video se ne esce dicendo che in fondo è una cantante vecchio stampo, bocciandola inesorabilmente. Resta il fatto che se SERA raggiunge la finale lo deve esclusivamente all'interpetazione validissima di Giuliana e quel poco che vende è merito della cantante romana. La Cinquetti ci rimane malissimo quando Roberto Vecchioni e Andrea Lo Vecchio, il sabato, appena saputo dell'arrivo in finalissima vanno di corsa ad abbracciare Giuliana Valci, quasi dimenticandosi di lei. Ma fu una cosa spontanea, assolutamente senza malizia. In fondo SERA era nata per lei e lei ne aveva vissuto insieme agli autori la gestazione, come una vera mamma. Giuliana non è estranea al mondo dello spettacolo. Il padre è un paroliere di un certo livello tra gli anni trenta e i quaranta (HO UN SASSOLINO NELLA SCARPA) ed ha un'orchestra propria in Rai. In più è autore di colonne sonore per documentari. La mamma invece è una cantante nel periodo 1942-1946 (Marcella Lumini) e lei, insieme alla sorella Roberta e al fratello Roberto, sono spessissimo in tv e in radio, a Bandiera Gialla e come collettine di Rita Pavone in Stasera Rita e Studio Uno. A quell'epoca (siamo nel 1965-1966) si fa chiamare Ginevra Valci. Un altro sgarbo le arriva da Antonello Falqui che in quella primavera 1968 stava girando una serie di operette per il primo canale. A lei era toccata ADDIO GIOVINEZZA, di Camasio e Oxilia (1927). Uno scambio d'opinioni con il regista le costa la parte nella produzione e tutte le scene da lei girate saranno poi nuovamente rifatte con l'attrice che la sostituisce e cioè Pierpaola Bucchi. Nel cast c'è anche la sorella Roberta e, guarda caso, proprio la Cinquetti! Dietro alla motivazione ufficiale (secondo Falqui, Giuliana avrebbe avuto un accento romanesco troppo spiccato per interpretare quella parte) gira la voce che proprio la sua partner sanremese l'abbia fatta allontanare. Quando si dice la caparbietà!

ANNA IDENTICI

La canzone che fra pochissimo farà il giro del mondo, grazie alla voce di Engelbert Humperdinck col titolo A MAN WITHOUT LOVE, parte da Sanremo e si chiama QUANDO M'INNAMORO, (questa settimana al 15° posto) cantata dalla bella voce di Anna Identici. Nata a Castelleone in provincia di Cremona nel 1947, nel 1964 partecipa a Castrocaro e arriva terza, perdendo l'occasione per un posto a Sanremo che spetta ai primi due classificati. Ma per lei, essere arrivata in quel di Castrocaro ed "aver visto da vicino Mike Buongiorno" è già un premio. In quell'occasione aveva presentato CIN CIN di Richard Anthony e AMORE SCUSAMI di John Foster. Da quattro anni, quindi, inseguiva ul successo pieno. L'aveva sfiorato più volte, a partire dal Festival di Zurigo quando raggiunse il primo posto grazie ad una canzone scritta da Giorgio Calabrese, dal titolo UN BENE GRANDE COSI', dedicata alla mamma ma scritta senza retorica e soprattutto cantata con estrema convinzione e partecipazione dalla Identici. La canzone arrivò al decimo posto in classifica e divenne l'inno della festa della mamma giacché una notissima industria regala il disco agli acquirenti di dolciumi confezionati appositamente per quell'occasione. A "LA FIERA DEI SOGNI", programma di Mike Buongiorno, Anna faceva la valletta e sinceramente sembrava sprecata in quel ruolo. L'occasione di ripetere il boom della prima canzone arriva al Sanremo del 1966 con UNA ROSA DA VIENNA. Canzone molto carina che però vende soprattutto in Spagna dove la cantò in lingua spagnola. Poi vennero alcune prove incolori anche se Anna Identici, con quel suo modo modo garbato e con quel bel visino si faceva sempre notare. Si era ormai ritagliata una fetta di mercato e conquistato un notevole successo di pubblico e di visibilità nell'affollatissimo mondo della canzone dove la concorrenza era agguerrita e tutto si giocava sulla qualità. Ed ecco Sanremo 1968 e quella gradevolissima canzone che Antoine durante le prove cantava molto più volentieri che la sua TRAMONTANA. I Sandpipers, complesso statunitense, accompagna la Identici nella doppia esecuzione e piacevolmente ne danno una bella interpretazione anch'essi. Canzone che poi porteranno in giro per il mondo nella versione italiana ed inglese. In meno di venti giorni QUANDO M'INNAMORO raggiunge le 150 mila copie vendute e porta Anna Identici ad essere una cantante di richiamo tanto che le offerte le piombano copiose anche dall'estero, specialmente da quei paesi nei quali la melodia italiana è accolta bene. In Spagna e in Argentina arriva ai primissimi posti della classifica.

Un'altra nuova voce è quella di Giusi Romeo, palermitana diciassettenne che avrà il suo boom discografico qualche anno dopo quando si farà chiamare Giuni Russo. Arriva a Sanremo in punta di piedi, direttamente da Castrocaro. A Palermo, oltre ad andare a scuola aiutava il padre al mercato del pesce e intanto racimolava qualche soldo cantando a feste private o nelle sagre paesane. La gente si entusiasmava per la facilità con la quale la giovanissima Giusi tirava fuori note basse per poi farle diventare altissime in poche battute. Con qualche sacrificio economico arriva a Castrocaro nel 1967 e vince insieme ad Elio Gandolfi. A Sanremo presenta una canzone in coppia con Sacha Distel dal titolo NO AMORE, scritta da Intra e Pallavicini.

GEORGIE FAME

I fiori del Flower Power sembrano appassiti prematuramente. Il genere, nato soltanto una manciata di mesi prima, sembra destinato al tramonto e con lui tutte le iniziative commerciali come i tatuaggi removibili da applicarsi alle guance o i 45 giri al profumo di fiori (quello dei Rokes, CERCATE DI ABBRACCIARE TUTTO IL MONDO COME NOI). E allora si cerca di sfruttare il filone revival iniziato con la New Vaudeville Band l'anno precedente e cioè la moda degli anni ruggenti. L'industria continua a sfornare prodotti in stile Al Capone, dixieland e folk abbinati ad un anacronistico e artificioso ritmo charleston che negli anni trenta era ormai tramontato. Era già tutto nell'aria, prevedibile. Dopo il film campione d'incassi GANGSTER STORY, interpretato da Faye Dunaway e Warren Beatty sulle gesta dei famosi Clyde Barrow e Bonnie Parker, sono tornati di moda i roaring 20's. E allora ecco arrivare Georgie Fame, direttamente dalle classifiche inglesi dove ha detronizzato i Beatles inserendosi al posto di HELLO GOODBYE alla prima posizione. Nasce a Leigh nel Lancastershire e il suo vero nome è Clive Powell; presagendo di dover seguire le orme paterne come minatore si butta anima e corpo a suonare l'organo nella chiesa locale dove scopre una sua vocazione per la musica. In quel periodo l'Inghilterra era scossa dalla musica rock proveniente da oltre oceano, dai vari Elvis Presley e Buddy Holly. Clive mise su un complessino e girò per tutta l'Inghilterra a caccia di notorietà o solo di contratti per sale da ballo. Tutto pur di non finire in miniera. Eccoci quindi arrivati al 15 gennaio 1965 quando con YEH! YEH! si inserisce al primo posto della classifica inglese anche allora scansando i Beatles con I FEEL FINE. Da quel momento la sua carriera è in continua ascesa pur non ripetendo il grosso exploit che lo vide capolista della Hit Parade di Sua Maestà. Innamorato del jazz, nel 1967 effettua un tour con Count Basie nel corso del quale dimostra di essere un ottimo vocalist. Quando uscì THE BALLAD OF BONNIE & CLYDE la critica lo bollò come cantante finito, ridotto a seguire una moda proveniente dagli schermi cinematografici. Invece per la prima volta si fa conoscere dal pubblico di tutto il mondo uscendo dai lidi patri, mischiando pop, jazz e dixieland. Il successo del disco gli ha fatto piovere sul tavolo decine di buone proposte, come l'incisione del motivo conduttore di un film con la Taylor e Burton e una quantità di partecipazioni a trasmissioni televisive in tutto il mondo. Per il mercato italiano Fame inciderà la canzone in lingua ma avrà più successo con la versione originale. Arriva a Roma il 9 di marzo (venerdì) e viene accolto come una star. Servizio d'ordine molto attivo ed uscite secondarie riattivate allo scalo romano di Fiumicino. Giunge dalla Germania dove si trova per una serie di concerti. Appare molto lusingato dal fatto che una considerevole folla l'attende spingendo le vetrate esterne. Circa 500 ragazzi e ragazze, molte delle quali in perfetta tenuta stile Bonnie. Accenna scherzosamente ad un passo di danza e i giovani cominciano ad urlare (probabilmente lo avrebbero fatto anche se avesse sputato per terra). In serata era atteso al Titan Club dove si sarebbe esibito. Il giorno dopo l'attendeva Pippo Baudo a Milano per registrare Settevoci dove sarebbe apparso come ospite.

In Italia, come sempre, la moda del revival degli anni 'venti-'trenta arriva come rimbalzo dall'estero. Sebbene i sarti avessero decretato ancora per gli orli delle gonne sopra il ginocchio, le ragazze più alla moda allungano improvvisamente l'indumento di trenta centimetri. La Bardot e Sandie Shaw rinnegano le striminzite mini con le quali si erano fatte vedere appena qualche settimana prima per adottare la maxi alla Bonnie Parker. Addirittura, Sandie Shaw, da furba creatrice di moda acchiappa al volo l'idea e crea una linea primavera estate dedicata agli anni 'trenta, facendosi fotografare con tanto di mitra in mano accanto ad una fuoriserie dell'epoca, per il lancio della collezione. A Parigi la coppia Hallyday-Vartan interpreta in tv la famosa ballata e i vestiti sono come vogliono i dettami della moda. Lei in gonna lunga, capelli platinati alla Jean Harlow, basco sulla testa. Lui con un gessato e una finta cicatrice sulla guancia. Cicatrici che a Londra vanno molto di moda. Removibili, naturalmente! Serge Gainsbourg e Brigitte Bardot interpretano la stessa canzone che vola in classifica. A Roma al Titan, il rivale del Piper, si dà una festa in onore della nuova moda. Numerosissimi i presenti, facenti parte del mondo dello spettacolo e del jet set: coniugi Morandi, Isabella Biagini, Mita Medici (che deve avere sbagliato festa visto che si presenta col colbacco e una mini!) ed altri. Grazie a questo rilancio di un epoca si farà conoscere un cantante dallo stile spiritoso e scanzonato, Rinaldo Ebasta che gettandosi nella moda anni 'venti-'trenta incide la versione italiana di THE BALLAD OF BONNIE & CLYDE e anche un'altra canzone in stile charleston che già dal titolo fa capire che aria tira: VADO PAZZO PER LOLA. Il 1968 sarà prodigo di canzoni in stile revival, specie nel periodo primavera -estate (ad autunno la moda sarà di nuovo cambiata). Escono difatti altri due titoli che non avranno grandissimo successo ma che rimangono nelle orecchie di chi li ascolta: L'AMICA DI MARLENE del gruppo dei Rolls'33 e LA BALLATA DI FRANKIE E JANE del nipote del supermolleggiato, Gino Santercole che già dal titolo si rifà chiaramente al brano di Georgie Fame. Entrambe sono molto carine. Quella che però avrà più successo anche se non venderà una caterva di dischi è TORPEDO BLU di Giorgio Gaber, alla quale la moglie Ombretta Colli risponde con una simpaticissima RICCIOLI A CAVATAPPO in perfetto stile dixieland. Zitti zitti anche gli artefici primari di questo improvviso interesse per un periodo storico lontano sfruttano la moda di Bonnie e Clyde incidendo per l'appunto BONNIE & CLYDE. Sono la New Vaudeville Band che tra l'altro è al centro di uno scandalo in UK perché si è venuti a conoscenza del fatto che nessuno dei componenti del gruppo ha partecipato all'incisione di WINCHESTER CATHEDRAL, la canzone che ha dato loro il successo mondiale. Bonnie & Clyde, due furfanti da strada diventati mito. Non sarebbe successa la stessa cosa se fossero stati italiani. Pensate alla moda Franca e Pippo oppure Nando e Marina!!! Roba che neanche i cantastorie da fiera strapaesana vorrebbero. Siamo sempre lì... è la lingua che ci frega!

Troppi favoritismi a Little Tony, sotto forma di sigle televisive e radiofoniche. Cosi decidono i funzionari Rai e per questa ragione è stata revocata al cantante la sigla per il nuovo programma radiofonico di Baudo dal titolo CACCIA ALLA VOCE. Difatti è già presente in radio con MILLE COME ME, sigla radiofonica di Le Mille Lire, trasmissione affidata a Grazia Maria Spina e Raffaele Pisu e in tv con TANTE PROSSIME VOLTE, sigla di SU E GIÙ, programma a quiz di Corrado.

La mamma di Romina Power, Linda Christian ex attrice e moglie del defunto Tyrone Power viene ricoverata alla clinica psichiatrica Santa Rita a Roma per avere gettato dalla finestra il proprio cane. Dopo il lancio del malcapitato cagnolino ha continuato a dare in escandescenze fino a quando la figlia Romina ha deciso di chiamare un'ambulanza che l'ha accompagnata al nosocomio. Qui, dopo un attento esame, il medico faceva presente la necessità di ricoverare d'urgenza la paziente nella clinica neuropsichiatria dell'Università. Che la signora Blanca Rosa Welter (vero nome della Christian) abbia saputo la notizia riguardante il legame che unisce la figlia ad Al Bano?

GIORGIO GABER è l'ultimo personaggio in ordine di tempo ad essere incluso nel kolossal televisivo NON CANTARE, SPARA. Un western sui generis in 8 puntate per una durata totale di dieci ore. È un western musicale, pieno zeppo di ospiti importanti. La regia è di Daniele D'Anza, i testi di Leo Chiosso e Tata Giacobetti. Che insieme agli altri tre Cetra fanno parte del cast fisso. Le musiche sono di Virgilio Savona e di Gianni Ferrio. I presupposti per il successo ci sono, i personaggi importanti anche: dalla Biagini a Mina, da Simonetti ai Rokes, da Tino Scotti ad Aroldo Tieri. Gaber avrà il compito di ricapitolare le puntate precedenti a mo' di cantastorie girovago.

BEATLES

I Beatles sono in classifica con la loro ultima canzone, LADY MADONNA ma per una volta occupiamoci di cose parallele alla loro professione primaria. John Lennon debutta a Soho, nel quartiere off londinese, come autore di una commedia. Il lavoro intitolato Scena Terza Atto Primo è tratto dal libro scritto da Lennon stesso, "In His Own Write" che ha venduto quasi due milioni di copie. I critici inglesi hanno commentato favorevolmente la commedia di John definendola un lavoro di avanguardia. Sempre John con l'ausilio di Paul patrocina una mostra di dipinti di un loro amico, Jonathan Hague che ha esposto le sue opere alla Royal Institute Gallery di Londra. Grazie alla presenza dei due Beatles la mostra è stata visitata da migliaia di persone e molti dei quadri esposti sono stati venduti a prezzi considerevoli. John conosce il pittore dal tempo della scuola, quando entrambi frequentavano il College of Art di Liverpool. I quadri, neanche a dirlo, rappresentano alcuni personaggi della scena pop inglese (ce n'è uno che rappresenta SGT. PEPPER'S) oltre ad altri soggetti, come i funerali di Churchill. George e John sono partiti per l'India per raggiungere il santone Maharishi Mahesh e darsi alla nuova moda del momento, la meditazione trascendentale. Luogo scelto per la meditazione è Rishikesh, a 160 km da Nuova Delhi. Lì si trovava anche Mia Farrow, anche lei affascinata da questa forma di preghiera indiana. Il problema è che di meditazione ce n'era davvero poca con tutti quei giornalisti provenienti dall'Inghilterra e dagli Usa arrivati fin lì a fotografare la vita monastica dei due Beatles, delle loro mogli e di altre celebrità. Soprattutto dopo l'arrivo degli altri due in limousine nera. Giusto in tempo per vedere una cerimonia nella quale un gruppo di 70 persone guidate dal guru Maharishi lascia l'albergo in preghiera per arrivare fino alle rive del Gange dove ognuno bagna il volto e le mani prima di iniziare gli esercizi di meditazione della sera. Mike Mc Gear è il nome d'arte che si è scelto il fratello di Paul per debuttare con un trio, chiamato The Scaffolds. È un gruppo molto particolare che si è subito saputo imporre per il repertorio, per così dire, desueto. Un po' come i Gufi in Italia. Il loro impegno consiste nell'esibirsi senza limitazioni di sorta, sia come formazione musicale sia come attori di cabaret. Sono disponibili, fanno "sapere", anche come attrazioni artisticamente impegnate in declamazioni di poesia di avanguardia o nel corso di riunioni politiche e universitarie. THANK YOU VERY MUCH è il loro strano disco d'esordio che, comunque sia, viaggia speditamente nelle classifiche inglesi. Ah, se per caso voleste ingaggiarli, mai di giovedì. Quel giorno sono di riposo (come i domestici).

Quando un cantante ha successo, specie se straniero, si dice subito che ha un riscontro mondiale, che è appena tornato da una trionfante tournee mondiale, etc etc. Ma è davvero così? Il più delle volte sono veline della case discografiche pronte a pompare il cantante in questione inventando partecipazioni a trasmissioni televisive con trionfo finale in posti improponibili e poco verificabili come l'Alaska, il Suriname, etc. Ma delle volte, che abbiano effettivamente successo in tutto il mondo è vero. È il caso di nomi come Tom Jones, che troviamo ai primi posti in questo periodo in Giappone, Belgio, Malesia e Spagna. Oppure Georgie Fame, in Svezia, Olanda e Argentina. Padroni assoluti delle classifiche sono i Monkees, i Beatles, i Rolling Stones anche in Malesia, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa. A Singapore e nelle Filippine a questi nomi si deve aggiungere quello di Cliff Richard e Cher. In Messico troviamo invece Perez Prado (da noi scomparso da circa dieci anni) al primo posto seguito dai Monkees e da un complesso, i Piccolinos, che rifà in versione mariachi IO, TU E LE ROSE di Orietta Berti, rinominandola YO, TU Y LAS ROSAS. Diverso il panorama nei paesi dell'est dove la cortina di ferro non ammette distrazioni! In Cecoslovacchia la Supraphone è la casa discografica statale ed è la sola autorizzata a vendere i dischi. Si tratta di versioni "liscio" di brani inglesi ed americani riproposti in versione ceca da cantanti locali assolutamente sconosciuti. Alcuni nomi, tanto per toglierci la curiosità sono Vondrachova, Nechar e Matusa. Mancano Igor, Natasha e Dimitri (gli stranieri!) e possiamo dormire sonni tranquilli.

Christian Calabrese