Settimana 8 Novembre 1968
( da Ciao BIG )

1) RAIN AND TEARS - APHRODITE'S CHILD
2) HEY JUDE - THE BEATLES
3) SIMON SAYS - 1910 FRUITGUM CO.
4) IL GIOCATTOLO - GIANNI MORANDI
5) APPLAUSI - I CAMALEONTI
6) SENTIMENTO - PATTY PRAVO
7) UN ANGELO BLU - EQUIPE 84
8) AZZURRO - ADRIANO CELENTANO
9) FIRE - THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN
10) INSIEME A TE NON CI STO PIU' - CATERINA CASELLI
11) LA TUA STORIA E' UNA FAVOLA - ADAMO
12) IL BALLO DI SIMONE - GIULIANO E I NOTTURNI
13) THOSE WERE THE DAYS - MARY HOPKIN
14) MONY MONY - TOMMY JAMES & THE SHONDELLS
15) LE MOND EST GRIS LE MOND EST BLEU - ERIC CHARDEN

=================== 33 giri ===================

1) DELILAH - TOM JONES
2) WHEELS OF FIRE - CREAM
3) THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN - THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN
4) THE LOST CHORD - THE MOODY BLUES
5) FABRIZIO - FABRIZIO DE ANDRE'

Canzonissima di quest'anno, oltre a richiamare milioni di persone davanti alla tv (30 milioni a puntata), riesce anche a far vendere dischi, sebbene non siano ancora state presentate le canzoni inedite della fase finale. Il trio dei presentatori, ovvero Walter Chiari, Paolo Panelli e Mina, si divertono e fanno divertire. Eppure se il buongiorno si vedesse dal mattino, il risultato avrebbe potuto essere catastrofico. Siamo nel 1968 e il vento della contestazione non risparmia nemmeno il mondo dello spettacolo.

Si comincia con un'assemblea generale dei cantanti partecipanti riuniti in un sindacato,la CISAS. Si precisano alcuni punti:
- no alla ripetizione della canzoni in gara da parte di Mina (i più feroci contro la presenza della "tigre di Cremona" sono Tony Renis (il quale anni dopo dovrà proprio a Mina la sua resurrezione come autore), Gianni Morandi, Fred Bongusto, Jimmy Fontana e Little Tony;
- no assoluto all'incisione da parte della stessa Mina delle canzoni finaliste (che segherebbero le gambe agli interpreti originali, come sempre è successo per le canzoni di Sanremo incise da Mina a pochi giorni dalla fine della gara); - diritto ad una retribuzione minima e ad un cospicuo rimborso spese; - riduzione degli interpreti stranieri a quattro (scelti: Sylvie Vartan, Dalida, Rocky Roberts ed Antoine); - i 24 cantanti esclusi dalle semifinali potranno presentare la loro canzone in spettacoli RAI-TV.

Roberto Carlos, uno degli esclusi ci rimane molto male. L'amarezza sale quando viene a sapere che tra i tanti contrari ci sono anche colleghi italiani per i quali si è adoperato quando sono andati a cantare in Brasile. E in special modo per Sergio Endrigo (con il quale ha vinto Sanremo) e Morandi, che fu suo ospite. Come sempre, i più scatenati sono Claudio Villa e Don Backy; quest'ultimo, per quel suo modo di fare così polemico, prettamente toscano, si alienerà la simpatia del pubblico e molte porte gli si chiuderanno. Non sempre dire quello che si pensa paga, purtroppo.
Villa, ad esempio, nel corso di una conferenza stampa indetta per presentare un suo disco dedicato all'operetta è ostile alla presenza di Mina come presentatrice. Le imputa il fatto di poter cantare 3-4 canzoni a puntata rimanendo fuori dalla mischia delle palette e della giuria. In più polemizza a distanza con Antoine e gli stranieri in generale.

Don Backy crea una grana agli autori e al regista al momento della registrazione della sigla in cui tutti i cantanti partecipanti alla trasmissione cantano la sigla iniziale ZUM ZUM ZUM (poi reincisa dalla Vartan e da Mina). I cantanti uomini devono indossare uno smoking nero. Falqui avvista una macchia bianca: è quella di Don Backy che si giustifica dicendo che "il nero lo sbatte". Falqui dice di non volere sentire storie e allora Don Backy indica con la manina Claudio Villa che da fumantino quale è replica in questo modo: "gli incompetenti non dovrebbero mai parlare". Si riferisce al fatto che il colore verde scuro, sul video bianco e nero risulta inevitabilmente nero.
Quattro ore di prove per una sigla che dura tre minuti e venti secondi di presenza in video. Ottanta violinisti Rai hanno la loro frazione di celebrità in video. Così come il Piccolo Coro Dell'Antoniano, che dà dei punti ai colleghi adulti quanto ad organizzazione e professionalità. Costo finale della sigla 33 milioni di lire.

Intanto Mina, malgrado sia stata attaccata con cattiveria, si rifiuta di alimentare polemiche inutili sebbene ritenga esagerato il niet dei colleghi all'ipotesi di farle ripetere dieci secondi scarsi delle canzoni in gara. Una curiosità: la sigla d'apertura non è inedita. Venne presentata per la prima volta da Mina nel maggio 1967 in una puntata di Sabato Sera, con l'accompagnamento della banda della Marina degli Stati Uniti. In quella puntata, oltre a cantare DEBORAH di Leali, esegue per la prima volta in tv SACUMDI' SACUMDA', retro del singolo contentente la sigla finale di Canzonissima (VORREI CHE FOSSE AMORE).

Quest'anno come non mai il pubblico delle giurie in sala sembra si diverta a diffondere il panico tra i cantanti. Sarà l'estrema vicinanza in linea d'aria dal Delle Vittorie al Colosseo, sarà che a certa gente piace avere tra le mani la possibilità di distruggere od esaltare un loro simile appena se ne presenta l'occasione (pollice verso o pollice in su). Il risultato è che artisti in declino come Jula De Palma, Fidenco, Di Capri, Vianello e Bindi (grossi nomi fino a 5 anni prima) si ritrovano sbigottiti ed umiliati davanti a tanti zero, come quelli dati dalle giurie che non valutano il cantante e il suo valore quanto quello che rappresenta al momento, cioè l'immagine di un ex numero uno ridotto a figura di contorno a nomi sulla cresta dell'onda. Altrimenti non si spiegherebbe come può una Marisa Sannia arrivare seconda (non per sminuire la grazia e la dolcezza della cantante sarda) dietro Morandi e nella stessa puntata vedere Paoli tristissimo fanalino di coda.

La puntata del 9 novembre, la settima, prevede la partecipazione della Sannia che presenta il successo sanremese CASA BIANCA e di Gianni Morandi che presenta il suo nuovo singolo tratto da un'operetta, TU CHE MI HAI PRESO IL CUOR, di Lehar. Fa parte del nuovo LP di Gianni dal titolo GIANNI 5 che, oltre ad includere le note CHIMERA e IL GIOCATTOLO, ultimi best sellers del ragazzo di Monghidoro, ci presenta altri tre brani del passato come IN CERCA DI TE ("solo me ne vo' per la citta"), POLVERE DI STELLE (STARDUST) e la celeberrima FUMO NEGLI OCCHI (SMOKE GETS IN YOUR EYES). Questa canzone è protagonista di un fatto curioso. Nel 1983 viene usata come sigla di una telenovela brasiliana dal titolo "Ciranda de pedra" e ne viene pubblicato un 45 giri che raggiunge la hit parade. 15 anni dopo l'incisione originale! Le altre canzoni sono le italianissime LA MIA CHITARRA e LA MIA RAGAZZA. Poi una perfetta esecuzione di IO PER LEI, successo estivo dei Camaleonti e PRENDI PRENDI (BEND ME SHAPE ME) degli Amen Corner, incisa anche da Claude Francois.

Naturalmente Gianni è in testa alle classifiche di Canzonissima con una somma di voti pari a quella di un partito di massa. Un milione 186.956 voti! Nella classifica generale aveva fatto scalpore l'en plein di Dorelli (voti 570.000). Pensare che la seconda classificata nella puntata al quale partecipava Morandi (la Sannia) aveva racimolato 232 mila voti. Ultimo Gino Paoli con 51.000, da tempo in crisi.
Si calcola che il 70% dei voti ricevuti da Morandi vengano dal sud ed il resto ripartito equamente tra Nord e Centro. Gianni si è sostituito nell'immaginario collettivo a Claudio Villa. Sebbene Canzonissima sia uno spettacolo prettamente seguito da un pubblico adulto (e lo si vede dalle prime posizioni in classifica generale della Berti, di Dorelli e dello stesso Villa), si fa più trasversale quando si tratta di Morandi. Anche se, dobbiamo dirlo, non è più l'idolo delle ragazzine come ai tempi di SE NON AVESSI PIU' TE. Si è sposato ed è in attesa di una figlia. E questo ha definitivamente spostato la sua popolarità verso un pubblico più anziano, fatto di mamme, di padri e di nonne che vedono in lui il ragazzo per bene e di successo da far sposare alle proprie figlie, tutto casa e lavoro e con la sua buona dose di drammi personali. Un personaggio da settimanale illustrato, poco in sintonia con un pubblico giovane che con questo tipo di figure ha poco da spartire.
Questo non siginifica che Morandi non piaccia più ai giovani ma diventa estraneo ad un certo tipo di gioventù, quella tipologia di giovani che aveva reso possibile il suo successo 6 anni fa. Grazie (o purtroppo) al 1968 e ai venti di ribellione che ha portato nelle nuove generazioni, personaggi semplici e ingenui sono diventati improvvisamente vecchi. Al loro posto si cerca il cantautore, il messaggio nella canzone, le idee e i problemi di tutti i giorni. Ed è così che personaggi famosissimi fino a pochi mesi fa, nel giro di un anno e mezzo saranno bruciati (lo stesso Morandi, Little Tony, la Caselli, la Pavone, etc.) rimpiazzati dai veri De Andrè, Battisti, Dalla etc.

Meritatissima la poplarità improvvisa del trio greco alla loro prima prova discografica col nome di Aphrodite's Child. Uno dei dischi più originali usciti negli ultimi tempi. RAIN AND TEARS è la ripresa del Canone di Pachalbel (1650 circa) e la cosa stupefacente è che hanno mantenuto la stessa delicata atmosfera dell'epoca riuscendo nel contempo a dargli una modernità nei suoni che si rifanno comunque al periodo della stesura originale. La voce solista è quella di Demis Roussos. Vangelis Papathanassiou (mente del gruppo) e Lucas Sideras. Degli Aphoridite's Child se n'è gia' parlato in una classifica precedente (quella del maggio 1970), ma per dovere di cronaca scriviamo qualche riga per spiegare come il caso abbia voluto che il successo dei tre ragazzi greci fosse partito da Parigi. Qualche mese prima del grande successo erano stati bloccati da uno sciopero all'aereoporto di Orly. Avrebbero dovuto prendere un aereo per Londra ma durante il loro soggiorno forzato un produttore li ascoltò e ne intuì le capacità artistiche. Il produttore era Pierre Sberro della Philips. Propose a Vangelis di realizzare una canzone dal canone dell'abate Pachalbel, progetto al quale pensava da tempo (dopo il successo dei Procol Harum) e di riarrangiarlo con un ritmo moderno. Il risultato è quello che conosciamo tutti.

L'industria musicale americana ha inventato un nuovo filone, la bubblegum music, la musica da masticare e da gettare via dopo l'uso. Prodotto confezionato appositamente per ragazzi dai 10 ai 15 anni i quali non ancora coinvolti in atteggiamenti protestatari conservano una disponibiltà infantile alla spensieratezza. Ma se il filone avrà un largo seguito in Usa e durerà per circa 3-4 anni (Osmonds, Jackson Five, The Partridge Family, Box Tops, The Archies, etc.) in Italia non attecchisce più di tanto se non nel primo periodo (estate 1968-inizio 1969). L'iniziativa è stata presa da un ex cantante degli anni cinquanta non molto noto, Neil Bogart, promosso direttore generale dal boss della Buddah Records, nuova label per lanciare cantanti e complessi esclusivamente teen, consorella della Kamasutra che annovera nomi come i Lovin' Spoonful, per fare un esempio, (quelli di DAYDREAM e SUMMER IN THE CITY).
L'idea di creare un genere "usa e getta" viene proprio da Bogart che costruisce ad hoc un gruppo dal nome preso in prestito da una vecchia marca di gomme da masticare, i 1910 Fruitgum Co. SIMON SAYS, oltre ad essere il primo disco in classifica della nuova etichetta, arriva primo in classifica anche in Italia e contribuisce alla fortuna di una band italiana che incide per la RIFI, Giuliano e i Notturni. Sei ragazzi veneti, capitanati da Giuliano Cederle, che reinterpretano la canzone intitolandola IL BALLO DI SIMONE. Bollata come idiozia allo stato puro, come tutte le idiozie fa breccia e conquista la classifica nella doppia versione.
Diventa subito l'inno delle feste dei ragazzini della scuola media. "Butta in aria le mani e poi falle vibrar, se fai come Simone non puoi certo sbagliar" sono le parole che restano più in testa. Un po' un tormentone come lo fu la MACARENA o ASEJERE.
Lievità e trasparenza negli impasti sonori e vocali contrapposte ad un ritmo ben scandito. Il tutto in funzione di una melodia posta in primo piano. Questa è la bubblegum music. Gli interpreti si somigliano spesso, anche nel tono della voce, un po' nasale. Caratteristica degli appartenenti a questa musica è la giovane età, cosa normale giacchè il loro pubblico è quello dei ragazzini. Senza altre pretese che quella di far ballare i ragazzini alle feste, i 1910 Frutgum Co. lanciano il loro secondo 45 sul mercato italiano: 1,2,3 RED LIGHT che viene subito manipolato per i Quelli, complesso della Ricordi e futuri PFM con il titolo HIP HIP HIP HURRA. Per la cronaca, ne incide una versione anche Bruno Filippini.

E' in orbita un altro complesso facente parte dello stesso filone e casa discografica dei 1910 Fruitgum Co. Loro sono gli OHIO EXPRESS e la canzone che ci presentano con grosso successo si chiama YUMMY YUMMY YUMMY. ("Yummy yummy yummy I got love in my tummy" oppure "Yummy yummy yummy il mio amore per Jenny"). Avrà la sua brava versione italiana (stesso titolo) cantata dai Ribelli e dagli stessi OHIO EXPRESS che parteciperanno ad una puntata di CHISSA' CHI LO SA e da lì arriveranno alle prime posizioni.
Un altro gruppo ma meno noto in Italia forse perchè, sebbene etichettati come esponenti della Buddah e della Bubblegum Music, inacidivano i loro suoni con spruzzi di psichedelia e di flower power (giunto ormai al capolinea) erano i Lemon Pipers che lanciarono con grande successo GREEN TAMBOURINE. Prodotti dagli alfieri della bubblegum music e cioè Kasenetz and Katz, non avrebbero voluto incidere quel brano che giudicavano troppo semplice ma gli serviva mantenere in vita il rapporto con la Buddah. Il disco vendette più un milione di copie. Si sciolsero l'anno dopo ma il chitarrista Bill Bartlett rimase nel giro e qualche anno dopo si rifece vivo come membro dei Ram Jam, quelli di BLACK BETTY (rivisitata da Tom Jones e diventata un hit del 2003). Oltre ad un'indubbia piacevolezza nel farsi ascoltare, la bubblegum music servì molto a movimentare un mercato, quello americano, che l'anno precedente aveva avuto dei momenti di crisi in quanto a vendite.

E' scoppiata la guerra tra i Beatles e Sandie Shaw. Casus belli è la canzone THOSE WERE THE DAYS. La cantante scalza (ora con le scarpe) ha inciso il brano mettendo in difficoltà la scoperta di Paul McCartney, la giovanissima Mary Hopkin, diciassettenne gallese. Sandie Shaw, che avrebbe dovuto partecipare a Canzonissima con la stessa canzone, dopo il veto dei colleghi italiani i quali le ribadiscono il loro no, si trova quindi tra le mani un'altra grana. Paul si dichiara sopreso dall'iniziativa della cantante anche perchè il suo ultimo singolo si muove bene nelle classifiche inglesi (TOGETHER): sul Melody Maker è apparsa una pagina pubblicitaria della Apple in cui si legge: "Ascoltate Mary Hokin cantare THOSE WERE THE DAYS, poi ascoltate la versione di Sandie Shaw. Comprate il disco che preferite".
Il successo della giovane protetta di McCartney è dieci volte più grande ed ha risonanza mondiale. Le stime di vendita dicono che il disco della nuova popstar si vende al ritmo di 15 mila copie al giorno. I dati arrivati alla Emi, casa che distribuisce l'etichetta dei Beatles, dichiarano le copie vendute ammontare a tre milioni e novecento mila. Un successo aldilà di ogni immaginazione. Il colossale successo di THOSE WERE THE DAYS ha indotto la Apple a non immettere un altro singolo della cantante sul mercato perlomeno fino alla fine di dicembre. La prima volta che Paul sentì parlare della Hopkin fu quando Twiggy, famosissima modella inglese della swinging London, conosciuta anche con l'appellativo di grissino, disse allo stesso Beatle di aver sentito una cantante molto brava, con una voce particolare, cantare in tv in un programma intitolato Oppurtunity Knocks, una specie di Settevoci inglese.
Allora Paul prese il telefono e la chiamò chiedendole, a nome della Apple, se fosse interessata a incidere per l'etichetta. Arrivata a Londra scortata dalla mamma, McCartney fece notare alla giovanissima interprete che la sua voce era troppo similare a quella di Joan Baez. Lei disse che avrebbe potuto modulare a suo piacimento il timbro vocale, cosa che fece durante il provino. Mancava la canzone. Paul si ricordò di aver sentito un paio di anni prima un duo americano (i Limelighters) cantare un vecchio brano russo intitolato DARAGOIDIMMOYO senza che nulla fosse accaduto in termini di vendite. L'unica cosa da fare era cambiare il titolo. THOSE WERE THE DAYS, un titolo che si racconta da sè. Una melodia nostalgica, un testo che rievoca tempi lontani e quattro milioni di copie vendute in meno di due mesi. In Inghilterra raggiunse in men che non si dica la vetta della classifica e in Usa arrivò al secondo posto perchè il primo era già occupato dal suo stesso produttore che insieme ad altri tre amici cantavano una canzone dedicata ad una ragazza di nome Jude, posizionata al secondo posto nella classifica di questa settimana.
THOSE WERE THE DAYS diventa subito un successo internazionale e sarà reinterpetato da decine di cantanti e da orchestre. In Italia ce ne sono quattro versioni: quella della Cinquetti, di Dalida, di Sandie Shaw e della stessa Hopkin in versione italiana ed inglese. In Francia diventa LES TEMPS DES FLEURS e in Spagna la Cinquetti e la stessa Hopkin la traducono con il titolo di QUE TIEMPO TAN FELIZ e AQUELLOS FUERON LOS DIAS, buon successo anche sul mercato argentino. Con una differenza: a dispetto del titolo, la versione della Hopkin è cantata in inglese. Quella della Cinquetti in spagnolo.

Intanto la Apple sta per rovesciare sul mercato mondiale una consistente ondata di dischi, tra cui la colonna sonora del film Wonderwall, curata da George Harrison e registrata per metà a Bombay e parte a Londra. Poi c'è l'esordio di James Taylor per la casa dei Beatles e l'album della stessa Mary Hopkin dal titolo POSTCARD che sarà completato per il 7 di dicembre. Mary sta contrattando per la sua presenza a Sanremo 1969 che la vedrà in coppia con Sergio Endrigo.
Intanto il 16 novembre la Apple pubblicherà il doppio album dei fab four intitolato THE WHITE ALBUM, che nonostante consti di due LP sarà venduto al prezzo speciale di uno. La strenna natalizia beatlesiana ai fans.

"S'io fossi foco" recitava 800 anni fa Cecco Angiolieri. Arthur Brown sembra averne incarnato lo spirito. Il fuoco nel titolo della sua canzone (FIRE) non è niente paragonato a quello che porta sulla testa ogni volta che si esibisce in pubblico. Lunghe lingue di fuoco che si innalzano dalla testa di Arthur Brown le cui intensità si differenziano a secondo del tipo di suono emesso dagli strumenti. Il governo tedesco (DDR) ha proibito il mini tour di tre giorni al cantante dopo aver visionato la trasmissione inglese Beat Club, dichiarando che oltre ad essere un gruppo di sovversivi, il fuoco avrebbe potuto costituire un pericolo. Lui si limita ad alzare le spalle anche perchè il compenso gli era stato pagato in anticipo. Oltre il fuoco ci sono le urla infernali, l'abbigliamento assurdo da gran cerimoniere e il make up sbalorditivo del cantante spalleggiato dal gruppo The Crazy World a fare parlare di lui. La copertina del 33 (più che quella del singolo) ne dà una riprova. Nella band suona Carl Palmer che da lì a poco dara vita agli Atomic Rooster e poi, insieme a Emerson e Lake, al famoso trio. Oltre a questi cenni di colore sul personaggio, che ne è della sua musica?
In Italia ci sono due versioni della canzone, cantate da Popi e dai Motowns. Nessuna delle due avrà grande successo. Ascoltando il long playing si può certo dire che è sicuramente figlio di Frank Zappa e del Rhytm'n'Blues di cui si nutre. C'è una buonissima interpretazione di I PUT A SPELL ON YOU, ad esempio. Il secondo singolo italiano fu NIGHTMARE ma non bissò il successo del precedente. Sebbene assente dalle classifiche mondiali (il suo secondo LP registrato nel 1969 fu pubblicato solo nel 1988!) il suo nome continua a circolare negli ambienti musicali anglosassoni esibendosi dal vivo fino alla fine degli anni settanta quando Brown decise di ritirarsi dallo showbiz.
Oggi, quando se ne presenta l'opportunità, Arthur Brown continua ad indossare il suo braciere a mo' di berretto facendo ancora fuoco e fiamme (è il caso di dirlo).

In testa alle classifiche dei long playing arriva Tom Jones, con l'album che dà il titolo alla canzone regina dell'estate. 500 mila copie vendute del singolo, un successo che continua nonostante l'uscita del nuovo singolo del cantante gallese, HELP YOURSELF che continua la tradizione di brani italiani in lingua inglese incisi dalla Tigre del Galles. Questa volta si tratta della canzone che Dino presentò a Sanremo col titolo di GLI OCCHI MIEI. Tom Jones ne fa una versione particolarmente brillante, piena di verve e ritmo, con un ottimo arrangiamento. Il retro è DAY BY DAY, un classico del gospel. Anche qui la professionalità e la splendida voce del cantante rende personalissima l'incisione. Tom Jones è nelle esperte mani di Gordon Mills, Reed e Mason, che oltre a produrlo si occupano del repertorio, quasi tutto firmato dal duo Reed-Mason. Tom Jones ha appena terminato una tournee in Inghilterra, accompagnato da un'orchestra, quella di Ted Heath, una delle più note della Gran Bretagna. A Natale volerà in Usa e per tre serate a Las Vegas incasserà un milione di dollari.

I fortunati produttori hanno sotto contratto anche l'altro grande crooner del momento, Engelbert Humperdink, nato per estasiare folle di tardone che accorrono numerosissime ai concerti del bell'Engelbert, labbroni tumidi e basettoni d'ordinanza. Nato a Madras, in India, ha lineamenti meticci che gli accrescono il fascino. E' l'unico cantante solista inglese che possa tener testa al suo collega del Galles, al momento. Il tirocinio fu lungo e le delusioni molte, poi incontrò Mills e la sua vita cambiò. Gli affidò il brano valzer musette THE LAST WALTZ inciso anche dalla Mathieu (LE DERNIERE VALSE) e da Dalida, che ne fece un grosso successo con il titolo L'ULTIMO VALZER. In estate Engelbert presenta A MAN WITHOUT LOVE, anche questa canzone attinta dal repertorio dell'ultimo Sanremo (QUANDO M'INNAMORO) che non fa che accrescere la sua fama a livello mondiale.

Si parla sempre di crisi dei compositori italiani accusati di scrivere brani di scarsa originalità e di ricorrere a versioni italiane di brani stranieri, ma qui capita l'esatto contrario. Gli esempi testè citati non sono naturalmente gli unici. Ad esempio i Tremeloes, complesso inglese misconosciuto da noi (fecero anche una versione italiana di un loro successo dal titolo SILENCE IS GOLDEN chiamandolo E IN SILENZIO), "coverizzò" UNO TRANQUILLO di Del Turco con il titolo SUDDENDLY I LOVE YOU. Lo stesso gruppo incise NON ILLUDERTI MAI della Berti con il titolo MY LITTLE LADY. Riccardo Del Turco protagonista suo malgrado con SOMETHING'S HAPPENING, che altro non era che LUGLIO. Questa volta ad interpretarla sono gli Herman's Hermits, da Manchester. Gli stessi che nel 1970 tentarono un rilancio presentando la versione inglese di LADY BARBARA, titolo rimasto invariato. Mentre il brano sanremese STANOTTE SENTIRAI UNA CANZONE, cantato da Annarita Spinaci senza fortuna, diventa UNA CANZONE e a lanciarla in lingua francese ci pensa Mireille Mathieu.

Termina con i due vincitori Paolo Mengoli e Rosalba Archiletti l'edizione 1968 del Festival di Castrocaro. Ma una brutta sorpresa per i vincitori è che per la prima volta non parteciperanno di diritto al Festival di Sanremo, per questioni di ripicche personali tra i due factotum Radaelli e Ravera. Comunque fanno il loro debutto televisivo il 26 di ottobre a Bari per la manifestazione CARAVELLA DI SUCCESSI, accanto a Sandie Shaw, la Cinquetti, Caterina Caselli e Sylvie Vartan. A dicembre la coppia vincitrice si imbarcherà sulla Stella Oceani, una nava italo americana allestita con l'intento di promuovere alcuni prodotti italiani. E come lasciare fuori il canto? Siamo o non siamo il paese della pizza, del mandolino e delle canzoni napoletane? Della Archiletti, ventenne frusinate, si può dire che ha una bella voce ma che non avrà molta fortuna in seguito. Di Mengoli (che a Castrocaro ha presentato PER UN MOMENTO HO PERSO TE e PORTAMI TANTE ROSE) sappiamo molto di più. A quell'epoca ricalcava troppo il modello Morandi mancando di personalità propria, cosa che lo fece rimanere per sempre un'eterna promessa (anche ora!) e un discreto calciatore nella nazionale cantanti. Tra gli altri partecipanti alla manifestazione Leo Maucieri (voce rhytm'n'blues) e Gaetano Vece, un'altra bella voce che non avrà fortuna, forse anche per il suo personaggio poco moderno (canta brani alla John Rowles e alla Bobby Goldsboro, per intenderci). Ma c'è anche spazio per Fiorella Mannoia che avrà il suo debutto ufficiale fra qualche mese con la Carish.

Per il giornale inglese MELODY MAKER il 1968 è già terminato e pubblica i risultati del suo referendum annuale indetto tra le migliaia di acquirenti del noto magazine. Chi ha predetto la fine dei Beatles si è dovuto mangiare il cappello come Rockerduck. Il quartetto è ancora lì, al primo posto per il sesto anno consecutivo. Dietro di loro i sempiterni Rolling Stones e i Cream. Il miglior cantante solista inglese è risultato Scott Walker, dei Walker Brothers, che ha scritto e prodotto un disco non semplice, una traduzione di brani di Jacques Brel in inglese. Al secondo posto Tom Jones e al terzo Donovan, il menestrello inglese del ventesimo secolo. La migliore cantante è Julie Driscoll, nome nuovo del panorama internazionale, seguita da Lulu e Dusty Springfield.
Chi è Julie Driscoll? Non è certo una cantante da migliaia di copie vendute qui in Italia ma i ragazzi del Titan Club di Roma se la ricordano bene quando con voce arrochita e movenze particolarissime interpretava un brano della regina del soul Aretha Franklin, SAVE ME, rendendolo allucinato a causa dell'accompagnamento musicale ossessivo dovuto al grande Brian Auger, di casa a Roma in quegli anni, quasi quanto Hendrix e altri big della musica. Insieme ad Auger formano un gruppo dal nome Julie Driscoll & Brian Auger & The Trinity. Trinità formata dallo stesso Auger, dal chitarrista David Ambrose e dal batterista Clice Thaker. La stampa italiana se ne occupa per un presunto idillio con Lucio Battisti, montato ad arte per fare pubblicità ad entrambi, ancora poco noti e in realtà legati solo dalla medesima casa discografica. Un'altra cosa (tipica della stampa italiana) è il parlare dei suoi capelli più che della sua musica: ispidi e a raggiera, nascosti da un cappellone a larghe falde, a metà tra una hippy e una diva degli anni trenta. Capelli che comunque i parrucchieri italiani ai quale si rivolse non riuscivano a pettinare come lei avrebbe voluto. Al che lei fece degli apprezzamenti sulla superiorità degli hairdressers inglesi rispetto ai colleghi italiani, perdendo molte simpatie tra la categoria!

I migliori strumentisti sono Eric Clapton, Jimi Hendrix e Herb Alpert, forte del successo strepitoso di THIS GUY'S IN LOVE WITH YOU. Gli Union Gap sono la rivelazione dell'anno. In Italia non li conosce nessuno di nome, ma un loro brano nel 1968, YOUNG GIRL, ebbe discreto successo anche da noi ed Elio Gandolfi lo tradusse col titolo UN ANNO DI PIU' (che non ha nulla a che vedere con l'omonimo brano del 1977 di battistiana memoria, naturalmente).
Sempre parlando di foreigner affairs è il caso di citare una citazione (scusate il gioco di parole) che i Beatles (sempre loro!) fanno ad Antoine, reo a loro avviso di aver plagiato YELLOW SUBMARINE. Alcune battute sarebbero state riconosciute nella canzone VOTEZ POUR MOI. Antoine replica chiedendo sei milioni di danni per calunnia giacchè YELLOW SUBMARINE sarebbe a sua volta un plagio da una sonata di Schubert. Allora, cari Lennon & Mc Cartney, come la mettiamo?

Christian Calabrese