( da Musica & Dischi ) 1. Pensiero d'amore - Mal (RCA) 2. Rose rosse - Massimo Ranieri (CGD) 3. Lisa dagli occhi blu - Mario Tessuto (CGD) 4. Non credere - Mina (PDU) 5. Il primo giorno di primavera - Dik Dik (Ricordi) 6. Soli si muore - Patrick Samson (Carosello) 7. Acqua di mare - Romina Power (Parlophone) 8. Storia d'amore - Adriano Celentano (Clan) 9. Ti voglio tanto bene - Rossano (Variety) 10. Ballad of John and Yoko - Beatles (Apple) 11. Pomeriggio ore sei - Equipe 84 (Ricordi) 12. Pensando a te - Al Bano (VdP) 13. Parlami d'amore - Gianni Morandi (RCA) 14. Je t'aime... moi non plus - Jane Birkin (Fontana) 15. Una ragione di più - Ornella Vanoni (Ariston)
Mentre la stagione estiva volge al termine, con i Dik Dik lanciati verso
la vetta della Hit Parade grazie alla loro ultima incisione,IL PRIMO
GIORNO DI PRIMAVERA, cantanti e compositori lavorano per l’autunno, per
il periodo che va da settembre al febbraio sanremese. C’è Canzonissima,
è vero, ma le nuove canzoni entrano in lizza solo nella fase finale,
vale a dire a metà dicembre. Che cosa ci riserverà l’autunno canoro? La
risposta all’interrogativo ci arriva da Venezia,che dovrebbe dare
un’incisivo scossone alla situazione stagnante della Hit Parade italiana
la quale, come sempre, in questo periodo dell’anno è in condizioni di
attesa. Parlare di Venezia senza parlare specificamente delle canzoni lanciate (non sono ancora in classifica) è un peccato. Ci limitiamo quindi ad accennarne alle aspettative, visto che la manifestazione veneziana confermerà i buoni propositi e farà vendere tanti dischi. La forza di Venezia riposa essenzialmente nell’importanza del cast, di levatura mondiale, e nella presentazione di canzoni nuove (da quest’anno), ad una delle quali verrà assegnata la Gondola D’Oro l’anno successivo, quando si saprà 1ual’è la più venduta nel periodo che va dal settembre dell’anno in corso a fine febbraio dell’anno successivo. È la prima volta che Venezia slitta a settembre. Fino ad ora, sono cinque le edizioni fin qui disputate, era sempre partita a luglio. Ma in estate ci sono troppe manifestazioni, mentre a settembre non ce n’è alcuna. Grazie a questo meccanismo si sa già con certezza che la canzone che si aggiudicherà la Gondola D’Oro per il periodo che va da luglio a dicembre 1968 (i limiti di tempo stabiliti la volta precedente) sarà LA BAMBOLA di Patty Pravo (canzone non inedita al momento perchè in circolazione già da aprile). Il singolo ha venduto 805.928 copie. Seguito da LUGLIO di Riccardo Del Turco (511.035), canzone che si ascoltava regolarmente nelle vetrine de Un Disco Per L’Estate fin da aprile, e ANGELI NEGRI, terza classificata (492.284), motivo del 1938 cantato da Fausto Leali. In realtà le cose vanno diversamente. Nei bollettini della Sedrim (società che controlla il mercato discografico) nel periodo che va dal 1 luglio al 31 dicembre 1968 il disco che più ha venduto tra quelli presentati a Venezia non è LA BAMBOLA ma LUGLIO. LA BAMBOLA ha sì venduto 805.928 copie ma in totale, cioè dal momento della sua emissione sul mercato. Quindi, con un nuovo conteggio più corretto, LA BAMBOLA ha venduto copie 248.877 e LUGLIO copie 419.888. Sorprendentemente ANGELI NEGRI sorpassa la Pravo nello stesso periodo con 294.106 copie. In realtà, questa volta a vincere doveva essere la CGD, casa di Del Turco. Patty Pravo, molto arrabbiata, decide di disertare la manifestazione. La sua canzone sarebbe stata NEL GIARDINO DELL’AMORE (RAIN di Feliciano) L’Ente Provinciale Per il Turismo di Venezia ha deciso di consegnarle verso la fine dell’anno, nel corso di un’esibizione, un premio speciale dal sapore consolatorio. Danno forfait anche la Caselli e la Tartan (quest’ultima per un forte raffreddore, mentre la Caselli non è ancora tornata da un giro in barca al Pireo). Patty Pravo è vittima di un aggressione molto volgare in quel di Aprilia, vicino Roma. Durante una sua serata in piazza (per la quale aveva percepito un milione e trecentomila lire), un gruppetto di ragazzi, tipici bulletti da paese, continuava a farle gesti osceni e a dire cose non proprio eleganti. Dopo un po’ che la storia stava andando avanti, la Pravo perde le staffe e risponde al gruppetto con un gestaccio accompagnato dal relativo sonoro. Poi si gira e mostra il didietro al pubblico (naturalmente non denudandoselo). Il gesto dà fastidio alla gente che ha cercato di invadere il palcoscenico per fare giustizia sommaria di questa bionda così sfrontata che “oltretutto pretende anche di difendersi” dalle proposte oscene e squallide della meglio gioventù locale. È stata costretta a concludere la sua esibizione rifugiandosi nel palazzo comunale da dove è uscita solo qualche ora più tardi mentre centinaia di persone fuori di certo NON la invitavano a prendere un thè con loro. È sembrato di capire questo, almeno dalle loro labiali! Pensare che Patty aveva appena sfidato un intero esercito napoleonico! In Unione Sovietica, sul set del film WATERLOO prodotto dalla De Laurentis, sono in 15 mila le comparse (non pagate perchè i russi le avevano reclutate fra i militari) che seguono il concerto (termine non appropriato) della Pravo ad Uzgorod. Prima di ogni canzone un ufficiale sovietico traduceva incredibilmente le parole della canzone che Patty avrebbe cantato. Chissà come si è trovato nel tradurre una frase come il paradiso tu vivrai se tu scopri quel che hai, vista la nota avversione e il materialismo comunista che si è sempre espresso contro tutti i valori religiosi! Un'altra trasmissione televisiva canora dell’epoca, che lanciava spesso buoni successi, è CAMPIONI A CAMPIONE. Lo slogan sa di trito scioglilingua e neppure troppo originale ma calza a pennello per questa manifestazione che opera un gemellaggio tra spettacolo e sport a Campione d’Italia sul lago di Lugano. Spettacolo e sport a braccetto sebbene i rappresentanti del secondo gruppo siano di numero notevolmente inferiore ai primi. Ecco gli sportivi premiati: Giacomo Agostini per il motociclismo (è campione del mondo), Paola Pigni per l’atletica leggera, Chris Amon per l’automobilismo, De Sisti e Rivera per il calcio. Per il cinema Jean Sorel, Alberto Sordi,Monica Vitti, Pierre Clementi, Lino capolicchio. Enzo Biagi per i servizi giornalistici in Dicono Di Lei, televisivi, Anna Maria Guarneri e Valeria Moriconi per la prosa, Abbado e Accardo per la musica classica, Morricone e Piero Piccioni per le colonne sonore. I presentatori sono Paolo Villaggio e Ornella Vanoni. Poi una sfilata di cantanti di varia estrazione. Una passerella, non esiste gara. Per questo motivo vanno volentieri anche personaggi di solito restii. Dall’Inghilterra Barry Ryan, dalla Francia Francoise Hardy, Marie Laforet e France Gall. E poi Little Tony che lancia NON È UNA FESTA, Maurizio(Arcieri), Tony Del Monaco tenta la carta UNA SPINA E UNA ROSA, Sergio Leonardi, Fausto Leali con PORTAMI CON TE (versione italiana di un vecchio standard americano, FLY ME TO THE MOON), Caterina Caselli, Michele, Wess, Equipe 84, New Trolls, I Camaleonti e I Nuovi Angeli. C’era anche Sergio Endrigo il quale, giunto tardi, era stato escluso dalla ripresa tv. Enzo Trapani, il regista, gli dice senza giri di parole che essendo arrivato in ritardo non può cantare per il pubblico televisivo. Lo può fare per quello presente ma non verrà ripreso. Endrigo afferra il microfono (nella foto) e risponde a Trapani per le rime: “non sono uno scolaretto, non mi hanno neanche pagato per venire qui e nessuno mi ha dato un cartellino da timbrare per la presenza. Quindi vi dico che mi avete rotto…” Tutte le persone presenti, signore ingioiellate, playboy di mezza tacca, lo stato maggiore delle più note case discografiche e giovani in cerca di emozioni solidarizzano subito con Endrigo. Che ha avuto il merito di movimentare la serata quando era al massimo della fiacca. Trapani ci pensa un po’, prende anche lui il microfono ed esprime alcune considerazioni sul comportamento di Endrigo, che trovano consensi ma anche fischi di disapprovazione. Ricondotto a miti consigli dall’amico paroliere Sergio Bardotti, non ostante nel contempo fosse riuscito a litigare anche con l’organizzatore della manifestazione Francesco De Crescenzo, Endrigo si riconcilia più tardi col regista ma quando comincia a cantare la sua MILLENOVECENTOQUARANTASETTE il pubblico sta già sfollando la sala. Succede dopo l’elezione a ‘Campione tra i campioni’ di Fausto Leali, designato dai colleghi. Ma in fondo, cosa sarebbe Sergio Endrigo se gli si togliesse quel viso dall’espressione così malinconica e quel carattere così rompiscatole? Probabilmente sarebbe diventato un impiegato qualunque e non un cantautore. E sarebbe stato un peccato senz’altro perchè questa MILLENOVECENTOQUARANTASETTE (1947, intesa come data) è molto carina e malinconica: la malinconia nelle sue canzoni è una costante e soltanto lui sembra renderla accettabile al pubblico offrendo una dimostrazione di autenticità. La canzone è un acquarello dell’autore, un ricordo lontano nel tempo,di quando Endrigo aveva 15 anni: la solita casa, una strada e il ricordo dell’ adolescenza in un mondo che sembra oggi così irreale ma che invece è esistito davvero. Il dopoguerra italiano, per la precisione, della provincia del nord est. I versi sono semplici, la vena melodica non dispiega mai le ali definitivamente ma l’atmosfera così struggente rende viva l’immagine raccontata. Merito anche dell’ottima orchestrazione che ricorda a tratti il suo hit TERESA. Sul retro un omaggio ad una donna famosa, SOPHIA. Inutile specificare il cognome. Una sorta di manifesto, un omaggio particolare e in controtendenza perchè finalmente non postumo. Altra trasmissione al nastro di partenza è Canzonissima, puntuale come ogni anno (nonostante i ripetuti cambi di nome). Dopo l’edizione boom del 1968-69, quella in cui le cartoline pervenute furono 19 milioni e gli spettatori circa venti milioni per puntata (presentava Mina, Walter Chiari e Paolo Panelli), eccoci a quella che sarà ricordata come la più criticata e vituperata edizione di Canzonissima, fino a quando la palma dell’edizione più brutta passerà a Pippo Baudo nel 1973. Ma di questo è ancora prematuro parlare. La prima trasmissione andrà in onda il 27 settembre. I conduttori sono Raimondo Vianello, Johnny Dorelli e le gemelle Kessler. Ma quali saranno le novità di quest’anno? Per prima cosa una scenografia “lunare”, grazie a Cesarini Da Senigallia. Specchi e specchietti che coprono le pareti come un mosaico. Così tanti che ancora adesso al Delle Vittorie non hanno finito di toglierli (non è una battuta: è proprio così!). Per quanto riguarda gli autori, l’anno prima c’erano Terzoli, Vaime e Marcello Marchesi. Questa volta manca Marchesi e si è aggiunto Dino Verde. Maestro d’orchestra, riconfermato Bruno Canfora. Anche quest’anno il Sindacato dei cantanti ha arginato l’invasione degli stranieri accettandone solo cinque e cioè Rocky Roberts, Dalida, Shirley Bassey, Sylvie Vartan e Mal. Antoine è stato escluso tra le polemiche (Antoine non gode delle simpatie dei cantanti italiani) altri sono stati interpellati ma si son guardati bene dall’intervenire (Adamo , Hallyday e Becaud). Defezione, anche, di alcuni cantanti che a Canzonissima sono sempre andati come la Cinquetti e la Caselli. Al Bano va ma controvoglia. IL suo aut aut alla Rai non ha dato i risultati sperati: vengo se fate partecipare anche Romina. Ma la Rai risponde che la Power non è un personaggio televisivamente importante sebbene abbia vinto il Festivalbar sezione giovani. Allora Al Bano risponde che Romina ha più diritto di Rosanna Fratello, nuovo personaggio dell’Ariston. Lei è addirittura un’emerita sconosciuta per la maggior parte del pubblico sebbene abbia partecipato a Sanremo 1969 in extremis al posto dell’aspirante suicida Anna Identici. Allora la promessa della Rai di farle largo nei varietà televisivi (ad aprile presenterà accanto a Ranieri, Bice Valori e Noschese la nuova edizione di DOPPIA COPPIA). Invitato Lucio Battisti, il vincitore del Festivalbar dei big, che neanche risponde. Fuori dalla trasmissione altri dominatori dell’estate canora. Ma loro malgrado. Basti pensare a Rossano (vincitore al Cantagiro e a Settevoci) o ai complessi dei Dik Dik (premio della critica al Festivalbar), i Camaleonti(premio della popolarità) e dell’Equipe 84, sempre off limits per la Rai. Complessi che hanno all’attivo dei veri best seller come TUTTA MIA LA CITTÀ, VISO D’ANGELO e IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA, tanto per fare alcuni esempi recenti. Ritorni attesi, quello di Modugno e della Pavone. Il primo ritroverà il successo, la seconda confermerà il suo periodo nero. Se il buongiorno si vede dal mattino, allora era prevedibile che Canzonissima sarebbe sopravvissuta alla meno peggio. Come la sigla QUELLI BELLI COME NOI cantata dalle Kessler. A parte il fatto che appena uscito il disco ne vengono subito incise diverse versioni (ad esempio quelle della Pavone e di Carmen Villani) sebbene non faccia centro nemmeno quella originale. Ma la cosa buffa è che la vera sigla non doveva essere quella vista dagli spettatori a casa. Falqui, Cesarini Da Senigallia e Canfora avevano preparato una sigla che utilizzava un nuovo sistema di riprese , il kromakee. Le Kessler stagliate su sfondi riproducenti i più bei panorami italiani. Trovata requisita dal telegiornale per una nuova trasmissione supplementare. Willi De Luca, direttore del TG, aveva avuto il necessario placet già da aprile. Falqui non sapendo che i suoi amici di Via Teulada procedevano nella stessa direzione si diede da fare nell’utilizzarlo. Ai responsabili di Canzonissima non è restato che studiare in gran fretta un’altra soluzione. Non si capisce perchè non si sia potuto utilizzare questo kromakee (che poi sarebbe stato d’uso comune per tutti gli anni settanta) per entrambe le trasmissioni, alla luce dei fatti che ormai la sigla era bella che preparata. Mah, i soliti misteri della Rai. Quest’anno la RAI TV ha lasciato piena libertà ai cantanti nella scelta delle canzoni vecchie e nuove delle prime due fasi. Dal 13 dicembre arriveranno i motivi inediti nei quali sarà la futura Canzonissima 1969-70. Vietate le elaborazioni di testi classici (l’anno scorso fecero discutere l’inedita MATTINO di Al Bano tratta dalla MATTINATA di Leoncavallo e la barcarola di Offenbach in bocca a Villa col titolo POVERO CUORE). Chi canta in diretta e chi in playback. In diretta cantano Morandi, Modugno, Villa e Shirley Bassey, personaggi che non hanno paura di prendere stecche. La Bassey addirittura otterrà dei grossi vantaggi da questa scelta : affidandosi alla sua bravura e all’arte di far scena mista alla conoscenza dei vari tipi di pubblico, ogni canzone la termina con un piantarello di commozione ed un profondo inchino. E da casa, giù a mandare cartoline! C’e chi si lamenta della paga bassa (400 mila lire a puntata per cantante) e chi fa la spia (Patty Pravo percepisce un milione di lire ad intervento). Insomma, tutto è come prima. O almeno sembrerebbe. Staremo a vedere. Si farà un articolo a parte dedicata alla finalissima del 6 gennaio commentando l’intera trasmissione e le canzoni finaliste. Mal, il cantante rivelazione di questo 1969, che al solo apparire sulla scena fa strappare i capelli alla maggior parte delle quindicenni italiane, avrebbe tutti i motivi per essere strafelice. La sua canzone è prima in classifica, la sua estate professionale è stata, a dir poco, strepitosa. Film e televisione in abbondanza. Ma proprio quando le cose cominciano ad andare per il meglio ecco la tegola che frenerà una carriera tutta in ascesa. Patrizia Viotti, una ragazza diciannovenne di professione fotomodella, conosciuta dal cantante al Piper di Roma, si ritrova al quinto mese di gravidanza senza poter dire che è per opera dello Spirito Santo. I genitori della ragazza hanno denunciato il cantante al commissariato di Ponte Milvio a Roma per sottrazione consensuale di minorenne (all’epoca la maggiore età era ancora fissata a 21 anni). La vicenda comincia a febbraio scorso, con Mal reduce dalla sua prima vera affermazione discografica presentata a Sanremo. Al Piper incontra questa ragazza che già si era fatta un piccolo nome lavorando nei fotoromanzi di una nota rivista sexy dove il successo, più che all’originalità del racconto, era affidato alla plasticità di corpi giovani, ritratti senza veli. Il suo nome era Lunella (nel 1969 la luna la schiaffavano ovunque). Dopo quell’incontro l’organizzatore delle serate del cantante fece in modo che gli spettacoli avessero luogo in Lombardia, dove la ragazza girava i fotoromanzi. Quattro mesi di vita in comune in un residence milanese e poi l’annuncio fatidico: aspetto un figlio. Panico. Mal, padre e sposo, preoccupa e molto la sua casa discografica. La sua immagine potrebbe risentirne e con quella molto del fascino che ha irresistibilmente preso le sue giovanissime ammiratrici. La stampa dà un risalto spropositato al fatto, tanto che alcuni quotidiani a tiratura nazionale sbattono il mostro in prima pagina e scoppia un caso, che Mal chiama “commedia all’italiana”. Mal è inglese, quindi ha un’altra mentalità rispetto all’italiano medio per il quale una ragazza madre è sempre un dramma. Si trova ad un bivio importante e reagisce nella maniera sbagliata, cercando di scaricare le proprie responsabilità e offrendo alla ragazza del denaro, con l’impegno di occuparsi lui del bambino. In alternativa propone l’interruzione della gravidanza. I genitori di lei sono arrabbiatissimi: se non sposa la figlia gli faranno una guerra senza quartiere impedendogli di girare il film con Silvia Dionisio e di partecipare a Canzonissima (farà poi entrambe le cose) . Passati i tempi in cui le frasi d’amore si scrivevano su fogli leziosi in carta azzurrina, adesso si passa alla carta bollata con querele e diffide. La storia andrà avanti in maniera drammatica. In pretura, Mal, scortato da discografici e press agent dichiara di non avere avuto mai rapporti sessuali con la Viotti e per questo non può essere il padre del nascituro. Dichiara che sì, c’è stata una storia ma è subito finita etc. Il suo scopritore Alberigo Crocetta (come vediamo più avanti) interviene nella faccenda sostenendo che se una ragazza come la Viotti, che gode di ampia libertà in famiglia, che vive da sola in un’altra città, che gira fotoromanzi erotici e che frequenta il mondo dello spettacolo non la si puo’ considerare minorenne sebbene lo sia. A 19 anni si è donne e quindi anche Patrizia non poteva ignorare le responsabilità alle quali sarebbe andata incontro facendo determinate scelte. Insomma, non è quella santarella sedotta e abbandonata che i genitori e certa stampa vorrebbe far credere. Cosa succede a questo punto? Succede la sola cosa che fa concludere la storia al meglio per Mal: la ragazza “perde” improvvisamente il bambino. I giornali scrivono che viene colta da forti dolori ed emorragia interna e che il bambino, al quinto mese e mezzo di gravidanza nasce morto. Che si sia suicidato perché stressato da tanto fragore?? Comunque, tutto è risolto per il meglio, così almeno dicono alla casa discografica di Mal, che da questo momento può pensare senza preoccupazioni alla canzone nuova da portare nella prossima fase di Canzonissima. Peccato però che sarà bocciata! Da questo momento, per Mal ci sarà una serie di complicazioni e problemi che gli distruggeranno la carriera, tanto che nel 1971 emigra in Germania. Per un ritorno sulle scene italiane e il successo dovrà aspettare ancora qualche anno, fino al 1975. Ma chi è Mal o, come lo chiama la stampa, Sua Eccellenza Mal dei Primitives, con tanto di camicie con jabot e gorgiere settecentesche? Approda in Italia nel 1966, facendo parte di uno sconosciuto complesso inglese dal nome Primitives. Da aspirante elettricista di Oxford decide di fare il grande passo e diventare un nome nel mondo della musica. Il suo nome d’arte è Mal Ryder, cucitogli da un press agent di serie C in Inghilterra. Con queste credenziali si presenta in Italia; ha tremila lire in tasca e fa capo a Alberigo Crocetta, inventore del Piper e manager di Patty Pravo, cantante che stava lanciando con accurata campagna pubblicitaria studiata sotto tutti i profili proprio in quel fine 1966. In Italia si era ancora delusi dall’esclusione dai mondiali di Inghilterra della nazionale italiana(1 a 0 contro la Corea) Perchè Mal va diretto da Crocetta? Perché lo aveva ascoltato a Londra in un locale dove si avvicendavano per un audizione una quarantina di complessi (la cosiddetta battle of the bands)in una atmosfera tipica da mercato di bestiame. I più credevano di essere dei musicisti soltanto perchè avevano a tracolla una chitarra e portavano i capelli all’altezza del collo. Dopo due pezzi, quelli che non trovavano un compratore venivano scaraventati a calci dalla porta d’ingresso. Crocetta fu colpito dai Primitives e da Mal che considerava di grande personalità e li prese sotto contratto inventandosi per l’Italia che loro erano già dei numero uno in patria. Il lancio ufficiale fu al Piper di Viareggio. Trentamila a sera e tutti contenti. Era per l’appunto il 1966. Nel 1967 il loro debutto discografico al Cantagiro con YEEEEH! e Mal sempre in prima fila a sussurrare frasi in italiano maccheronico. Poi mano a mano il complesso diventa solo una scusa per accompagnare il leader che è Mal. È Mal che conquista le platee. Arriva il Cantagiro del 1968 e BAMBOLINA (versione italiana di ANY DAY NOW), così improvvisamente scoprono Mal. Le ragazzine si buttano letteralmente sotto la sua macchina urlando il suo nome. Poi BETTY BLU (JE N’AURAIS PAS LE TEMPS di Michel Fugain), TU SEI BELLA COME SEI a Sanremo e PENSIERO D’AMORE (ÌVE GOTTA GET A MESSAGE TO YOU dei Bee Gees). Il Cantapaiper (scritto proprio così) del 1969 è il definitivo lancio. Insieme ad altri giovani della RCA (il complesso dei Four Kents, Ugolino, Anna Maria Baratta ed altri) Mal prende d’assalto il pubblico femminile (e i fischi da quello maschile che per invidia lo appella con epiteti quali culattone e frocio a secondo della latitudine e regione). Le ragazzine lo trovano tenero e fragile, un ragazzo ingenuo che non crea problemi alla loro appena sbocciata adolescenza. Lui è l’angelo erotico, il personaggio che incarna l’effetto materno insito nell’animo femminile. Un desiderio che è contrastato dalla spinta all’incesto suscita amori romantici come i suoi abiti tipici da Lord dell’ottocento. Esce il suo primo LP intitolato per l’appunto SUA ECCELLENZA MAL DEI PRIMITIVES in cui appare vestito di tutto punto, in un salone inglese sfarzoso, con una ragazza nuda dietro di lui della quale si vede ben poco. All’interno foto dello stesso a torso nudo, sdraiato su una poltrona con finta noncuranza o in altre pose ingannevolmente innocenti: una strategia di mercato eccellente. Per l’estate cambio di rotta. Non più abiti improbabili ma alla moda, camicie coloratissime e pantaloni sormontate da cinturoni in voga all’epoca, oppure casacca nude look e foulard. Sulla faccia stampato un sorriso malizioso da figlio di buona donna (detto con simpatia, naturalmente). Esalta lo spirito ludico delle ragazzine con questi repentini cambi di immagine e passa con grande naturalezza dalle sale di registrazione alle camere da letto. In una di queste è capitata Patrizia Viotti e il risultato è quello che abbiamo scritto. Ha una collaboratrice che la RCA assume soltanto per il compito di leggere le lettere delle ammiratrici che sono trecento al giorno e alle quali deve rispondere. E non sono lettere che potrebbero definirsi innocenti, sebbene l’età di chi scrive si aggiri tra gli undici e i sedici anni. Com’era prevedibile, la censura radiotelevisiva sulla canzone di Jane Birkin e Serge Gainsbourg JE T’AIME, MOI NON PLUS, ha sortito l’effetto contrario. Il disco è vendutissimo e copiato da orchestre e cantanti italiani. Le versioni più note sono quelle di Ombretta Colli e di Giorgio Albertazzi & Anna Proclemer. La versione della Colli è molto più castigata di quella della coppia di attori. Lei è espertissima nell’arte di filtrare il troppo osè e cantare con aria apparentemente distaccata. Le prove le aveva già fatte con LA MOTO (HARLEY DAVIDSON nella versione originale francese, cantata dalla Bardot e scritta dallo stesso Gansbourg). La sua traduzione è abbastanza prudente, non rispetta lo spirito originale e la voce maschile si riduce a piccoli interventi. Difatti è un operazione che non porta risultati. Di tutt’altro tenore la versione di Albertazzi e della sua compagna. La Proclemer interpreta il testo molto intensamente (a volte arriva ad essere addirittura esagerata per come strafà) da far proprio pensare ad un momento intimo tra due che si amano. Lo stesso vale per Albertazzi. Ma all’inizio dell’estate c’è stata una caccia alle streghe verso questa canzone, addirittura inventando il testo. L’OSSERVATORE ROMANO,con la traduzione fatta da un suo giornalista che probabilmente non aveva letto neanche il testo originale ma che si era troppo lasciato suggestionare dall’atmosfera erotica e dalle assonanze linguistiche aveva tradotto vague (onda) per vulva. Il testo era tu es la vague et moi l’ile nue e lui ha pensato bene di tradurre tu sei la vulva e io ci penetro ! E poi l’amour physique est sans issue per amore fisico che fa sudare mentre significa l’amore fisico è senza scopo (o non appaga). Il secondo singolo della Birkin e di Gainsbourg si intitola 69 annee erotique e non viene nemmeno stampato in Italia. Quando è troppo è troppo. In Spagna si decide di ritirarlo in seguito alla proibizione italiana anche se un quotidiano faceva notare che suddetta canzone veniva regolarmente trasmessa dalle radio spagnole. Il giornale ARRIBA, organo del Movimento Nazionale invoca severe misure per impedire che una canzone venga trasmessa nonostante la proibizione in altri paesi d’Europa. In Francia, la Philips, casa discografica per la quale la nota canzone era stata incisa, decide di vendere i diritti della stessa ad un altro editore stanca di essere tirata in ballo in questa vicenda che ha dell’incredibile. Questo, nonostante la possibilità di continuare a guadagnare milioni su milioni grazie ad un 45 giri che vende davvero tanto, ma tanto. Anche sotto banco ed anche nonostante la Hit Parade italiana tenda ad inserirla molto in basso rispetto alla vera posizione raggiunta con le vendite. Così facendo, si evita di farla ascoltare per radio. Lelio Luttazzi difatti deve limitarsi a leggere il titolo e gli interpreti per poi dire passiamo ora alla posizione numero.. Ma chi controlla allora i dischi che la domenica mattina si vendono a Porta Portese a Roma a prezzi stracciati, che trattano di stornelli libertini dai titoli buffi e ridicoli al tempo stesso come AI ROMANI PIACEVA LA BIGA, MESSALINA LO FA LA MATTINA, ROSSANA E LA MAZZA etc.? Dischi che trovi oggi stampati su CD nei mercatini rionali e che negli anni settanta ed ottanta allietavano i viaggi dei camionisti sotto forma di musicassetta. Gli antenati di JE T’AIME MOI NON PLUS Nel 1963 scoppia il caso Profumo in Inghilterra. Una modella di singolare bellezza diventa di casa per gli acquirenti di riviste rosa, grazie al suo legame con un ministro. Da Londra parte un ordine: fatene subito un disco. Che in patria non ottiene il successo che ottiene da noi, popolo di morbosi provinciali. La canzone si chiama CRISTINE (come il nome della modella che era Christine Keeler) e a cantarla era un ufo (nel senso letterale del termine)di nome Miss X. La copertina recitava maliziosa DATA LA NATURA DEL DISCO LA FAMOSA INTERPRETE INTERNAZIONALE (ma de che?) PREFERISCE MANTENERE L’ANONIMO. E nel corso di un amplesso amoroso, la famosa interprete internazionale faceva sentire gridolini di piacere, sospiri infuocati e molte risatine. In virtù di questo ipotetico amplesso sessuale su disco, in pochi giorni l’incisione viene venduta ad un grosso manipolo di onanisti folli : 150 mila copie. Subito replicato da un altro disco scritto nientemeno che dallo strano (a dir poco) fratello della regina del Belgio, Fagiolo. Nacque così LA SORELLA DI CRISTINE in due versioni, una maschile ed un’altra femminile. Quest’ultima, anche grazie al prezzo di vendita molto al di sotto del normale per un 45 dell’epoca (300 lire)vende sottobanco (fiere paesane) 300 mila copie. Nel disco la donna si offriva a tutti i piacere dell’uomo assecondandone tutti i desideri …tranne che uno. All’ascoltatore il compito di stabilire quale. Ma nessuno pensò di censurare. E si era ancora nel 1963. Altra canzone censurata in Rai è quella recitata (sulla scia di Je T’aime) da Marisa Solinas e Andrea Giordana dal titolo ESTASI. Però, pur insistendo parecchio su sospiri e gemiti non cade mai su parole scabrose e trova il via libera anche a Radio Vaticana che la trasmette regolarmente. Si ripete il caso di DIO È MORTO o PREGHIERA IN GENNAIO. La Rai censura, il Vaticano no. I casi sono due: o la Rai è troppo solerte o la radio Vaticana gioca a fare la moderna e l’anticonformista a tutti i costi. Comunque resta il fatto che Andrea Giordana cantante non è da augurare neanche ad un nemico. IL MERCATO A 33 GIRI IN ITALIA I dischi a 33 giri non hanno mai avuto fino ad ora un grosso successo commerciale in Italia. Nel 1968 il mercato discografico ha visto passare 3.139.246 long playing e 34.083.824 quarantacinque giri(In UK i 33 venduti erano stati 49 milioni e 184.000 unità). Questo nonostante i grandi sforzi delle case discografiche italiane (la RCA metteva in vendita già nel 1965 LP nuovi di cantanti famosi al prezzo modico di 1980 lire). Negli USA invece il 33 è alla base della produzione discografica e se ne vendono sicuramente molto più dei singoli. Difatti, come poi si sarebbe verificato anche in Italia, i cantanti sono soliti incidere prima il 33 per poi estrapolarne due o tre singoli per il mercato a 45 giri. Si presenta così materiale già collaudato, di sicuro successo e già sottoposto al giudizio del pubblico. In Italia si comincia ad andare nella stessa direzione. Fino al 1967-1968 la maggior parte degli LP dei nostri cantanti non erano altro che resoconti dell’annata discografica precedente o in corso, senza spazio per inediti. C’erano naturalmente delle eccezioni. La RCA, come si è già detto, già dal 1961 stampava materiale su 33giri di cantanti noti infarcendoli di inediti. Mina, da quando ha la PDU, fa la stessa politica. Incide brani che difficilmente avrebbero potuto trovare posto su facciate A o B di singoli. Un discorso a parte va fatto per i complessi, gli unici a saper sfruttare in pieno il long playing. Sulla scia di illustri predecessori come Beatles, Beach Boys e Rolling Stones, i nostri gruppi sperimentano in lungo e in largo proprio nei 33giri così come fanno i Pooh con il loro ultimo album MEMORIE, un concept album le cui canzoni sono legate da un sottile filo invisibile. O il bel long playing di Bruno Lauzi, uno che comunque non ha mai venduto dischi a palate. Il suo ultimo album si chiama CARA e canta canzoni non sue ma di Tito Fontana (Ariston)di difficile diffusione sia su 45 giri sia per via radiofonica. Anche gli ultimi 33 giri di Mal, Patty Pravo, Dino e prossimamente anche di Nada (il primo) e Morandi(tutti su RCA) spingono sugli inediti, sulla grafica di sicuro effetto della copertina e sulle interpretazioni spesso controcorrente rispetto ai loro stessi singoli. Troviamo difatti canzoni molto più curate e con arrangiamenti raffinati. CONCERTO PER PATTY è un classico esempio. Così calzante che, uscito su singolo, non ha avuto il minimo riscontro di vendita. Il 13 settembre, il reuccio della canzone italiana Claudio Villa compie 25 anni di carriera. E questo traguardo all’epoca sembrava sensazionale. 25 anni e ancora canta, dicevano i più. Ora, con venticinque anni di carriera sei ancora una nuova proposta (o almeno vieni considerato quasi uno nuovo per la massa). Esce un long playing per la Cetra che solennizza l’evento . I titoli sono i soliti cavalli di battaglia di Villa e cioè GRANADA, NANNI’, BINARIO, TU CHE M’HAI PRESO IL CUOR, MEXICO ed altre. Il titolo è semplicemente CLAUDIO VILLA – 25 ANNI DI CANZONI. Anche la Rai decide a festeggiare l’evento e lo fa con una trasmissione dal titolo IL DIVO CLAUDIO presentata da Alberto Lupo, Renzo Arbore e la giovanissima Loretta Goggi. Altri cantanti non ce ne saranno tranne Marcella Pobbe, una soprano molto famosa. Preferisce non si facciano paragoni (che comunque potrebbero andare tutti a suo vantaggio). C’è da chiedersi come mai un cantante che dura oltre i quarant’anni di età (Villa, sembra strano, ma ne ha solo 43!)è così raro tanto da doverlo celebrare in tv mentre all’estero Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald, Maurice Chevalier, Leò Ferrè, Aznavour sono portati su un palmo di mano. È anche quello che si chiedono altri cantanti come la Pizzi, Oscar Carboni, Flo Sandon’s, Wilma De Angelis, Carla Boni, Giorgio Consolini, Achille Togliani, Emilio Perricolo e Luciano Tajoli. Perchè noi siamo esclusi e ci trattate come dei matusalemme? In fondo il più vecchio di loro ha solo sessant’anni, tanto quanti Morandi oggi. E la Pizzi all’epoca era più giovane di un Vasco Rossi o di un Baglioni di ben quattro anni. Villa era addirittura più giovane di quanto lo sia Ligabue oggi. I rivoltosi si incontrano nella villa di Ariccia di Teddy Reno e formulano un ordine del giorno affinché una loro delegazione si rechi in alto loco per fare sentire a chi di dovere che esistono anche loro e non soltanto i teen agers, e le trasmissioni a loro dedicate. E la Rai cerca di accontentare la loro voglia di rivalsa e anche parecchi abbonati a cui non dispiace vedere un Mal di meno e una Nilla Pizzi di più. Tornando a Claudio Villa, si deve dire che ha toccato il traguardo del quarto di secolo senza smettere mai di presentarsi al pubblico, affrontando anche platee maleducate (nei Cantagiri andava e ci beccava la sua dose di uova marce), vincendo Sanremo e Canzonissima anche in periodi recenti e il suo cachet è di settecentomila lire a sera (siamo nel 1969). Il suo primo tentativo nello spettacolo è datato 1937 (ad undici anni)quando si presentò al teatro Odescalchi di Roma e cantò LA MIA CANZONE AL VENTO. Il lancio ufficiale avvenne invece nell’ottobre del 1944 al cinema-teatro Altieri quando accompagnandosi con la fisarmonica cantò CASETTA FRA GLI ALBERI e VOGLIO VIVERE COSI’. Da lì, non si è fermato più. Per meglio festeggiare questo traguardo,il cantante trasteverino vince uno dei duemila festival canori che ogni anno si svolgono in Italia. Questo si chiama molto pomposamente Il Festival dei Festival e si svolge a Caserta. Lo scenario è naturalmente la reggia di Caserta e davanti alla fontana vanvitelliana un manipolo di eroi pugnano per conquistare il Trofeo Italia o le Regge D’Oro per le giovani promesse. L’Oscar della Canzone va per l’appunto a Claudio Villa; la cantante dell’anno è nientemeno che Miranda Martino che presenta una vecchia canzoni di Paoli-Bindi dal titolo IL MIO MONDO, la quale, secondo la giuria, è stata la canzone di maggior successo dell’anno in corso(!!)A parte l’assurdità del premio (a cui non ha creduto nemmeno la madre della stessa Miranda Martino), il cast comprendeva cantanti noti come Romina Power, Rossano, Al Bano, Iva Zanicchi, Herbert Pagani e Massimo Ranieri (che riesce perfino a farsi tirare una pietra in testa) ed altri. Tra le giovani promesse Maurizio - ex New Dada - (perchè tra i giovani?), Le Orme, Gli Alunni Del Sole, Paolo Mengoli, Four Kents, Alberto Anelli etc. Per festeggiare Claudio Villa l’organizzazione aveva fatto preparare una torta con venticinque candeline, tante quanti erano gli anni di milizia canora del popolare reuccio. Contrordine hippy ! La prevista serata di musica pop ed underground decisa per il 26 settembre c.a. non verrà più effettuata al Palazzo dello Sport dell’Eur. Ne ora ne mai. E pensare che gli hippy nostrani si erano muniti di sacchi a pelo, zainetti con dentro bibite e panini e foto di Bob Dylan! Già sognavano una Wight sul Tevere (ad agosto l’isola di Wight fu teatro di un celebre raduno musicale divenuto storico). E invece, niente. Il pomeriggio, prima che iniziasse lo spettacolo previsto per le 21 e 30, tremila persone si erano radunate davanti al tempio (allora) della boxe. I più creduloni. Perchè i più scaltri avevano già subodorato la fregatura che i sedicenti organizzatori stavano per dare e neanche sono andati all’appuntamento previsto. Tremila persone, difatti, sono un po’ pochine. Già questo doveva metterli in allarme. Ma era gente per lo più venuta da fuori Roma. Verso le 22 i cancelli ancora non si aprono. Allora cominciano le urla e il lancio di oggetti rivolto verso la polizia (e come ti sbagli!)I cancelli sono robusti e reggono l’urto dei ragazzi, ma il momento è delicato e si temono scontri con le forze dell’ordine che fino ad ora stanno facendo da tiro al bersaglio. Alle 22 e 15 un signore con in mano un megafono annuncia che il Festival Mondiale della Musica Pop non si farà per sopraggiunte difficoltà. Semplicemente non avevano contattato nessuno ma si erano fatti già pagare i diritti di prevendita. Addirittura non avevano neanche fatto montare microfoni ed amplificatori. Al grido di aridatece li soldi, mogi mogi e addentando un panino con la porchetta (comprato di fronte al teatro dell’evento fantasma) gli hippy più sfigati del mondo se ne vanno a rioccupare i loro posti sulla scalinate di Trinità dei Monti. Verranno altre Wight, magari in futuro. C’è qualcosa nell’aria, qualcosa di nuovo (e questa volta non è una SOLA, come si dice a Roma). Difatti c’è SOMETHING IN THE AIR, canzone di grande successo inglese, arrivata al numero uno a Top Of The Pops e in testa a tutte le classifica d’oltremanica a luglio quando la concorrenza si chiamava Beatles (con THE BALLAD OF JOHN & YOKO) e un rigenerato Presley (con IN THE GHETTO), distanziati al secondo e terzo posto. Il suo tirocinio nelle graduatorie musicali è stato di breve durata. Appena uscita è arrivata direttamente al diciassettesimo posto, per poi passare al decimo, la settimana successiva al terzo. Di lì al primo è uno scherzo. Ora questo disco, distribuito dalla Polydor in Italia (in Inghilterra è uscito su etichetta RAK) arriva anche da noi. La radio la fa ascoltare spessissimo, piace parecchio ma non sfonda come dovrebbe nelle classifiche di vendita. Poco importa, perchè a chi è piaciuto questo singolo, è subito corso a comprarselo, alla faccia delle classifiche italiane. Va bene, direte voi, ma dopo questo lungo preambolo ci volete dire chi la canta? Loro (o meglio lui) sono un gruppo di ragazzi dei quali è leader Andy Newman che, fino a qualche mese prima, lavorava come tecnico per la società dei telefoni inglese, la British Telecom. Il nome del complesso è Thunderclap Newman. Dopo il lavoro Andy si aggregava ad un gruppo di amici del quartiere Shepherds Bush e si esibiva in un locale dove suonava il pianoforte fino all’alba. Poi il colpo di fortuna: Pete Townshend dei Who lo sente suonare e lo porta negli studi di registrazione della sua casa discografica dove gli fa incidere un provino che piace parecchio. Townshend dice al ragazzo di procurarsi dei valenti musicisti e Andy sceglie il quindicenne Jimmy McCulloch come chitarrista, suo fratello Jack come batterista. Poi vengono Speedy Keene (chitarrista anch’egli) che è anche compositore e firma il pezzo e Jim Pitman Avory, un contrabbasista e bassista. La canzone è veramente bella. Anzitutto c’è lo stile del gruppo che è molto moderno, senza per forza sconfinare nell’underground o nell’hard rock. Pop, un pizzico di blues, un arrangiamento eccellente e il piano suonato alla Elton John, con quelle reminiscenze del periodo ragtime che danno al tutto un tocco di classe. Il gruppo non seppe ripetersi e il secondo singolo ACCIDENTS non ebbe il riscontro aspettato. WILD COUNTRY e THE REASON, i seguenti singoli, non furono praticamente neanche notati e fu così che decisero di sciogliersi alla fine del 1970. Jimmy McCulloch in seguito entrò a far parte dei Wings di Paul McCartney mentre il leader Andy Newman si occupò di produzioni discografiche. Trovare questa canzone su qualche CD in Italia è davvero compito arduo. Per fortuna nell’epoca di internet esistono i vari Amazon.com che rendono facile quello che fino a poco tempo fa sembrava difficilissimo. O per chi non vuole spendere, consiglierei (lo so che non dovrei dirlo!) un giretto su programmi peer to peer, perchè la canzone merita veramente l’ascolto. Ma anche per ricordare un brano troppo presto dimenticato così come i loro autori ed esecutori. Probabilmente non la ricorda nessuno e proprio per questo ci piace parlarne. Muore Vera Carmi al Policlinico di Roma. Il suo vero nome era Vera Dogliosi ed era nata a Torino nel 1917. Bionda, occhi chiari, esordì nel cinema nel 1940 in una parte in ADDIO GIOVINEZZA. Successivamente alternò parti drammatiche a parti comiche sentimentali da protagonista, spesso in coppia con Roberto Villa ed Amedeo Nazzari. Alla fine della guerra, la sua carriera subì un brusco stop. A parte alcuni attori, la gente voleva facce nuove, poco legate al periodo bellico e anche la giovane (allora) Vera Carmi dovette adeguarsi ai tempi nuovi. L’attrice appena trentenne ripiegò sulla rivista sostituendo Vivi Gioi nel 1945 nella compagnia di Dina Galli e Spadaro. Successivamente entrò anche nella compagnia di Eduardo De Filippo. Nel cinema ebbe poche chance. A parte un film di Luciano Emmer del 1949 molto carino (UNA DOMENICA D’AGOSTO) e un altro dal titolo AMICI PER LA PELLE (con il piccolo Nevola, figlio di Germi ne IL FERROVIERE) non le offrirono altre opportunità. Il tempo dei telefoni bianchi era passato da un pezzo e con lui il successo.
Christian Calabrese
 
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